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𝘴𝘰 𝘩𝘢𝘷𝘦 𝘯𝘰 𝘳𝘦𝘨𝘳𝘦𝘵 / 𝘥𝘢𝘳𝘭𝘪𝘯𝘨, 𝘥𝘰𝘯'𝘵 𝘧𝘰𝘳𝘨𝘦𝘵

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˗ˏˋ ♡ ˎˊ˗
𝘴𝘰 𝘩𝘢𝘷𝘦 𝘯𝘰 𝘳𝘦𝘨𝘳𝘦𝘵
𝘥𝘢𝘳𝘭𝘪𝘯𝘨, 𝘥𝘰𝘯'𝘵 𝘧𝘰𝘳𝘨𝘦𝘵


Questo basta a far uscire Jungkook dal suo stato di shock, tanto da fargli salire un brivido di rabbia nel petto.

Non dirmi che ti sei dimenticato di tuo fratello.

Jungkook pensa che dovrebbe essere lui a dirlo.

«No, uh– ciao, sì, hey. Scusa, è solo che– sono davvero sorpreso.»

«Sì, immagino. Senti, um– so che è una cosa improvvisa, che io ti chiami di punto in bianco, ma voglio davvero vederti. Vivi ancora a casa di papà?»

Jungkook sbatte le palpebre un paio di volte. Questa è l'ultima cosa che si aspettava quando si è svegliato questa mattina, l'ultima cosa che si è aspettato negli ultimi cinque anni.

«Sì. Sì, per ora.»

«Possiamo vederci domani? Potremmo andare in quella caffetteria, che vende le ciambelle che prendevamo sempre, ricordi? Ti piacciono ancora?»

Jungkook si morde l'interno della guancia. Fa male che suo fratello debba chiederlo. Che sia passato così tanto tempo.

«Vuoi– vuoi venire a casa?»

C'è un attimo di silenzio, e Jungkook stringe più forte il telefono, con il terrore che Junghyun riattacchi. Ma dopo un attimo risponde e sembra nervoso.

«No, non... non sono pronto a vedere papà. E per favore, non dirgli nemmeno che mi devi incontrare.»

Ora è Jungkook a tacere, considerando la richiesta del fratello. Tra i due, allo stato attuale, Jungkook sceglierebbe sempre suo padre.

«So che ti sto chiedendo molto», aggiunge Junghyun frettolosamente. «E che non– non sono stato esattamente... un buon fratello. Ma per favore, Jungkook? Vorrei davvero vederti.»

Jungkook si pizzica il ponte del naso. Non sa se vuole vedere Junghyun. (È una bugia, in realtà vuole eccome). È solo che è davvero crudele, improvvisamente, il fatto che non abbia mai sentito una parola da suo fratello in cinque anni, nemmeno dopo la sua laurea.

«Ok. Ci vediamo domani alle nove.»

«Ok. Ciao, Jungkook.»

«Ciao.»

Poi riattacca, passandosi una mano tremante sul viso.

Ma che cazzo.

La mattina dopo si sveglia prestissimo e resta davanti all'armadio per troppo tempo, mentre discute su cosa indossare. Poi si mette la stessa identica cosa che indossa sempre, decidendo che suo fratello non merita la cortesia di vederlo nel suo aspetto migliore.

Si spazzola comunque i capelli, odiandosi per questo, per voler fare una buona impressione. Non è lui ad avere qualcosa da dimostrare. Non è lui che ha chiesto il numero di telefono di suo fratello e non l'ha usato per cinque anni, né per le vacanze, né per i compleanni, né per i momenti importanti a cui un fratello maggiore dovrebbe presenziare, a prescindere da tutto.

Jungkook deve fare dei respiri profondi per tutto il tragitto verso la caffetteria, costringendosi a rimanere calmo. È una cosa importante, vedere Junghyun dopo tutto questo tempo, e non vuole rovinare tutto arrabbiandosi. Si è già arrabbiato e non è cambiato nulla, quindi non ha senso riprovarci adesso.

È in anticipo di qualche minuto, quindi entra e ordina il caffè, spostando il peso da un piede all'altro mentre aspetta. È molto nervoso e vorrebbe più di ogni altra cosa che Taehyung fosse qui con lui in questo momento.

Poi si rende conto di non aver avuto alcuna notizia di Taehyung nelle ultime ventiquattro ore e questo non migliora affatto la situazione.

«Jungkook?»

Jungkook quasi fa un salto per lo spavento, e si guarda intorno per cercare Junghyun, ma è solo il barista che chiama la sua ordinazione. Prende il caffè e si siede a un tavolo vuoto, facendo a pezzettini un tovagliolo usa e getta mentre guarda la porta d'ingresso. Sente a malapena il sapore del caffè e la sua gamba rimbalza a un chilometro al minuto, a tempo con il suo battito cardiaco.

Sono le nove; suo padre probabilmente è in ufficio, ha appena iniziato la sua giornata lavorativa. Jungkook si sente ancora a disagio per non averglielo detto; ha mentito dicendo che andava a prendere un caffè con Jin.

Le nove diventano le nove e un quarto, e ogni minuto in più fa scorrere un brivido di delusione lungo la schiena di Jungkook.

Non verrà.

Jungkook non ha pensato a questa eventualità, nemmeno per un secondo, ma avrebbe dovuto. Non è mai stato capace di gestire le proprie aspettative, neanche da bambino, e si sente sempre più stupido man mano che i secondi passano e lui è ancora seduto da solo al tavolo.

Finisce l'ultimo sorso di caffè, con gli occhi ancora incollati all'ingresso, quando decide che è arrivato il momento di tagliare la corda. Vuole sentire Taehyung più che mai. Prima di alzarsi, tira fuori il telefono e controlla se Taehyung ha provato a contattarlo.

Niente.

«Jungkook?»

Stavolta non è il barista, ma Jungkook sobbalza comunque sulla sedia, alzando lo sguardo per vedere Junghyun in piedi davanti a lui.

«Ciao, uhm– hey», balbetta Jungkook, alzandosi incespicando dalla sedia.

Non è sicuro di cosa fare dopo; non sono abbastanza in confidenza per un abbraccio e una stretta di mano sembra troppo formale, quindi si limita a infilare goffamente le mani in tasca.

«Sei diventato alto», osserva Junghyun. «L'ultima volta che ti ho visto credo che mi arrivassi solo alla spalla.»

Jungkook immagina che Junghyun stia facendo la stessa cosa, scrutandolo dalla testa ai piedi, osservando quanto sono cambiati in questi cinque anni.

Junghyun sembra certamente diverso. Non tanto da non sembrare più Junghyun, ma Jungkook nota subito che il tempo non è stato gentile con lui. È più pallido, più scarno nei contorni della sua figura, ma molto più morbido al centro. Sembra che abbia più di ventisette anni. Yoongi ha ventisette anni, pensa Jungkook, e non sembra così stanco.

A Jungkook fa male il cuore pensare che avrebbe potuto esserci lui al posto suo, se non fosse rimasto con suo padre. Che avrebbe avuto un aspetto altrettanto sfinito, che le prove di una vita vissuta con tutte le sue difficoltà sarebbero state altrettanto evidenti su di lui.

«Sì, beh, è da un po' che non mi vedi.»

Junghyun sussulta, e Jungkook vorrebbe prendersi a calci per essere stato già così ostile.

«Scusa, è solo che... vuoi sederti?»

Junghyun annuisce, e i due si sistemano l'uno di fronte all'altro, mentre Jungkook mette frettolosamente da parte ciò che resta del suo tovagliolo stracciato.

«Mi ha sorpreso molto che tu abbia chiamato», dice.

Junghyun sospira, guardando il tavolo. È così strano vederlo, dopo tutto questo tempo, e le rughe sottili che già compaiono agli angoli degli occhi e della bocca lo fanno assomigliare ancora di più a loro padre.

«Sì. Senti, Jungkook, so che le scuse non bastano, ma... mi dispiace. Davvero. Dopo che me ne sono andato, io– non lo so. Più passava il tempo, più diventava difficile chiamare, e so che– che non è una scusa, ma... stavo cercando di capire me stesso, credo. E mi dispiace di non essere stato presente per te; avrei dovuto, ma non l'ho fatto, e mi dispiace. E– e voglio esserlo, in futuro, se me lo permetterai. Voglio provarci di nuovo. Ad essere un fratello migliore.»

Jungkook deglutisce il nodo che ha in gola, odiando il fatto di sentire già le lacrime addensarsi negli occhi. Erano anni che aspettava che Junghyun dicesse queste parole, che si scusasse con lui e che gli dicesse che dovevano provare a essere di nuovo una famiglia. Voleva tanto sentirselo dire, e ora lo ha fatto, ma il problema è che dentro di sé è ancora troppo ferito.

Vorrebbe più di ogni altra cosa premere un interruttore, perdonare e dimenticare, ma non ci riesce, non così in fretta.

«Io– Junghyun... non lo so.»

Un guizzo di delusione attraversa il volto di Junghyun, ma annuisce comunque. «Sì, lo capisco. Anche solo– anche solo un po', se tu fossi disposto... Voglio dire, il fatto che tu abbia accettato di incontrarmi oggi deve pur contare qualcosa, no?»

Jungkook si morde il labbro, lottando per non piangere.

«Sì. Sì, voglio– Mi sei mancato molto. Tantissimo. So che non eravamo molto uniti, ma avevo bisogno di te, sai? C'erano momenti in cui avevo bisogno di te, e tu non eri– non sapevo come...»

Jungkook si interrompe e si fissa le mani, stringendole a pugno per non vederle tremare.

«Mi dispiace», ripete Junghyun. «Mi dispiace, e continuerò a dirlo per tutto il tempo che vorrai. Mi dispiace. Avrei dovuto esserci, ma non c'ero e... spero che non sia troppo tardi. Ti prego, Kookie.»

Jungkook trasale al soprannome, quello con cui nessuno lo ha mai chiamato, tranne Junghyun, quando erano molto, molto piccoli. Pensava sinceramente che non l'avrebbe mai più sentito, ma sentirlo adesso, dopo tutto questo tempo, è sufficiente a fargli oltrepassare il limite.

Non importa che siano in un luogo pubblico, che l'uomo seduto di fronte a lui sia praticamente un estraneo, Jungkook non riesce a trattenersi. Crolla, lascia cadere la testa sul tavolo e singhiozza tra le proprie braccia. Cerca di fare silenzio, ma è sicuro di attirare comunque degli sguardi. Non c'è molta gente qui dentro, quindi quei pochi che ci sono non hanno molto altro da guardare.

Un attimo dopo sente la mano di Junghyun che gli accarezza goffamente il braccio.

«Jungkook, hey, andiamo. Non– mi dispiace, fratellino, non volevo– merda, andiamo in bagno, ok?»

Jungkook annuisce tra le proprie braccia, prima di rimettersi dritto e tenere gli occhi puntati sul pavimento mentre si preme una mano sulla bocca, nel tentativo di soffocare i singhiozzi. Non sa perché stia piangendo così forte; di solito, quando prova un miscuglio di sentimenti confusi, escono fuori in modo più rabbioso e violento.

Invece ora sta piangendo e non riesce a smettere, così lascia che Junghyun gli poggi una mano sulla schiena e lo guidi verso il bagno, dove si chiudono dentro e Jungkook può singhiozzare liberamente seduto sul water.

Junghyun si inginocchia davanti a lui, apparentemente imperturbato da tutte quelle lacrime e dal moccio. «Jungkook, devi calmarti. Fai un respiro profondo, ok? Inspira ed espira.»

Questo non fa altro che far piangere Jungkook ancora più forte, perché Junghyun è così gentile. Questo è esattamente ciò che ha sempre voluto, per cinque lunghi anni, ovvero che Junghyun si comportasse come un fratello maggiore, anche solo per una volta. E ora che sta accadendo, non riesce a gestirlo.

Trascorre un lasso di tempo imbarazzante prima che si calmi, ma alla fine lo fa, pulendosi il naso con una manica e asciugandosi gli occhi con l'altra. Junghyun fa un cenno di disapprovazione e si alza per andare a prendergli dei fazzoletti, glieli porge e lo guarda finché Jungkook non si è ripulito in modo soddisfacente.

«Scusa», borbotta Jungkook, ma Junghyun si limita a scuotere la testa.

«Non fa niente.»

Tornano al loro tavolo, Jungkook guarda di nuovo per terra per evitare gli occhi che sicuramente gli sono puntati addosso. Quando si siede di nuovo, non dice nulla, ma aspetta che lo faccia Junghyun.

«Allora mi sa che non devo più chiamarti così», scherza Junghyun. «Kookie.»

Jungkook scuote rapidamente la testa. «No, no, mi– mi piace, è solo che... mi hai colto di sorpresa, tutto qui. È passato– è passato tanto tempo, Junghyun.»

Junghyun sussulta. «Lo so. Mi dispiace.»

Jungkook pensa di aver sentito dire "mi dispiace" più in questi ultimi quindici minuti che in tutta la sua vita. Ma si limita ad annuire.

«Lo so. Ma... per ora andiamo avanti, ok? Dimmi come sei stato, cosa hai fatto.»

Junghyun gli fa un sorriso sbilenco, chiaramente sollevato dal fatto che Jungkook sia disposto a fare un tentativo con questa cosa del "fratello maggiore". Forse è un idiota per questo, per essersi fidato di nuovo di Junghyun così in fretta, ma Jungkook non può farci niente. Deve farlo. Junghyun è suo fratello, quindi deve farlo.

«Beh, ho una figlia.»

«Cosa?»

Gli occhi di Jungkook si spalancano; questa era l'ultima delle cose che si aspettava.

Junghyun annuisce, tira fuori il telefono e sfoglia la galleria per un attimo, prima di mostrare a Jungkook una fotografia.

«Yuna. Sta per compiere nove mesi, la prossima settimana.»

Jungkook fissa la foto della bimba sorridente che ha davanti, vestita con una tutina rosa e un grande fiocco in testa. È ancora piccolissima, ma Jungkook può già vedere che ha ereditato gli occhi della famiglia Jeon.

«Oh, Hyun», esclama, stupito dal fatto che a quanto pare abbia una nipote, »è bellissima.»

«Grazie. Voglio davvero che tu la conosca: continuo a parlarle dello zio Kookie e di quanto sia bravo a disegnare. È ancora piccola, ma le piacciono molto i colori e tutto il resto.»

Jungkook deglutisce a fatica, cercando di non piangere di nuovo.

«Papà– papà lo sa?»

Junghyun scuote la testa. »Nemmeno la mamma. Ma non le parlo da... forse tre anni? È sparita dalla circolazione; ha un nuovo fidanzato e l'ultima volta che l'ho sentita viveva da qualche parte qui vicino, ma non ne sono sicuro.»

Jungkook sospira, stranamente deluso. Non che muoia dalla voglia di parlare con sua madre, ma sarebbe comunque bello avere un modo per contattarla, semmai lo volesse davvero. Junghyun annuisce comprensivo.

«Lo so. La mamma è– beh, è fatta così, credo, quindi non sono rimasto del tutto sorpreso quando non si è più fatta viva. Le ho mandato un paio di messaggi, dopo la nascita di Yuna, ma...», fa spallucce. «Chi lo sa, lei è imprevedibile.»

Jungkook si morde il labbro, incerto su cosa dire. Junghyun conosce la loro madre meglio di lui.

«Kook, non ti ho mai– non ti ho mai ringraziato per avermi detto... di mamma e papà.»

Jungkook alza lo sguardo dal telefono di Junghyun per incontrare il suo sguardo.

«Mi ha raccontato un sacco di cose, nel corso degli anni. E ora so che non era la verità, ma per un po' ho odiato davvero papà. E se non mi avessi detto quelle cose, forse lo odierei ancora adesso.»

Sospira e rimette in tasca il telefono.

«Mi ci è voluto molto tempo per capirlo; sono stato piuttosto stupido per buona parte degli ultimi cinque anni. Ma poi con Yuna... ora è tutto diverso, capisci? Non voglio diventare come la mamma, non voglio arrabbiarmi per tutto. Voglio essere un genitore migliore.»

«Comunque penso che tu sia più simile a papà», lo rassicura Jungkook. «Voi due siete sempre stati quelli calmi. Sono io– sono io che divento come lei. Che mi arrabbio.»

Jungkook odia questo aspetto di sé, il fatto di avere così tanto dello spirito focoso di sua madre, anche senza che lei gli sia stata accanto per più della metà della sua vita. Odia il fatto di assomigliare a lei, perché è a tanto così dall'odiarla del tutto.

È solo che ha così tante cose per cui essere arrabbiato.

Junghyun sembra leggergli nel pensiero, perché la sua espressione si addolcisce e la sua mano, che prima era appoggiata sul tavolo, si sposta leggermente, quasi a voler afferrare quella di Jungkook.

«Io... ho letto quell'articolo su di te, l'anno scorso. Me l'ha mandato uno dei miei amici, chiedendomi se fossi tu il Jeon Jungkook in questione.»

Lo stomaco di Jungkook sprofonda e il cuore inizia a battergli forte nelle orecchie.

«Non è vero niente, non ho fatto nessuna di quelle cose, puoi chiedere a papà–»

«Lo so. Non ci ho creduto nemmeno quando l'ho letto. Ti conosco; so che non lo faresti mai.»

Jungkook lascia andare il fiato, sollevato e confortato dal fatto che Junghyun non abbia pensato male di lui, anche dopo tutto questo tempo in cui sono stati lontani.

«Sì, io... è un'altra cosa che rimpiango, di non averti contattato allora. Ma Yuna era appena nata e il tempo mi è sfuggito di mano... Ripeto, non è una scusa, ma... Mi dispiace. Ah, merda, hai detto che dovremmo... Ok, comunque– come va adesso? Con tutto quello che è successo, intendo.»

«Beh, vivo a casa con papà», sospira Jungkook, «quindi non benissimo. Ma papà è stato molto carino a riguardo. E sono in terapia, questo mi aiuta.»

Alza gli occhi su Junghyun nervosamente, chiedendosi come reagirà alla frase successiva.

«E ora sei qui, quindi... anche questo mi aiuterà.»

Junghyun gli rivolge il primo sorriso genuino da quando è entrato.

«Sì, ora sono qui. E ti giuro, Kook, che non vado da nessuna parte. Beh, a parte tornare a casa, ma sono solo quaranta minuti di macchina.»

Jungkook annuisce, sentendo un tepore confortante adagiarsi su di lui. Le rassicurazioni di Junghyun sono solo parole, al momento, ma Jungkook si concede di avere almeno un po' di fiducia nel fatto che manterrà la parola data.

«Allora, che mi dici della madre di Yuna, o... come stanno le cose tra voi?»

Junghyun sorride di nuovo. «Sì, Ari, la mia futura moglie.»

«Ti sposi?» esclama Jungkook. «Porca miseria, è fantastico!»

Lo è davvero, il suo fratellone sta mettendo su famiglia. Fa male che Jungkook si sia già perso così tante cose, ma si accontenta di ciò che ha. E se Junghyun è seriamente intenzionato a restare, Jungkook pensa che il loro piccolo e incasinato nucleo familiare potrebbe beneficiare di una bimba adorabile per stemperare la tensione.

«Beh, l'idea è questa», dice Junghyun con una risata esasperata. «Ma lei si rifiuta; ha detto che non mi sposerà se non ci sarà anche la mia famiglia.»

Il volto di Jungkook si incupisce. «Oh.»

Junghyun agita le mani, cercando di spiegarsi meglio.

«No, Jungkook, non è– non è per questo che ti ho chiamato. È solo che– è lei che mi ha spinto a riavvicinarmi, dal giorno in cui l'ho conosciuta. Lei... mi sta rendendo una persona migliore. E io sto cercando di essere meritevole di una persona come lei, e Yuna, e anche te e papà. Siete stati così buoni con me, e io sono stato un idiota per troppo tempo, ho sprecato un sacco di occasioni. Quindi non sono qui per chiederti nulla. Volevo solo rivederti, e voglio continuare a vederti d'ora in poi, se per te va bene. E riguardo le cose che vuoi fare, quanto vuoi essere coinvolto in questo rapporto, è una tua decisione.»

A Jungkook si riempiono di nuovo gli occhi di lacrime e se li asciuga a fatica con il dorso della mano.

«Merda, Hyun, certo che voglio venire al tuo matrimonio. È una cosa importantissima, cazzo. E voglio conoscere la piccola Yuna, voglio dire, sono diventato zio.»

Jungkook sta provando troppe emozioni in questo momento. Ci sono così tante informazioni che gli piovono addosso contemporaneamente, tante cose belle e felici, insieme a quelle brutte, alla tristezza per il tempo che hanno sprecato. Sono proprio i sentimenti negativi che lo bloccano, che gli fanno pronunciare quello che viene dopo.

«Vorrei, ma– ma devi parlare con papà. Non farò niente finché non andrai almeno a trovarlo.»

Incrocia le braccia al petto, cercando di avere un'aria intimidatoria, anche se un tempo era Junghyun quello che gli infilava la testa nel water quando faceva il rompiscatole.

Junghyun sospira, passandosi una mano tra i capelli. «Sapevo che l'avresti detto. È solo che... ho paura, Kookie. E se mi odiasse?»

«Non ti odia», risponde Jungkook con fermezza, scuotendo la testa. «Gli manchi e basta, Hyun.»

Junghyun non sembra convinto, così Jungkook si sporge oltre il tavolo e gli copre la mano con la sua.

«Verrò con te. E non devi farlo subito, solo... ti prego, Hyun. Gli manchi così tanto, cazzo. Manchi a tutti e due.»

Junghyun lo fissa, cercando qualcosa nel suo volto, e Jungkook ricambia lo sguardo. È così evidente che lui e Junghyun siano fratelli che è un po' come guardarsi allo specchio. Entrambi hanno preso dal padre. Persino le loro caratteristiche somatiche indicano che dovrebbero stare l'uno accanto all'altro, che dovrebbero essere una famiglia.

Jungkook non si è mai concesso di pensarci per tanto, tanto tempo. Una famiglia: lui, suo padre e Junghyun. Sua madre... beh, quella è tutta un'altra storia, ma per ora Jungkook vuole prendere quello che può, vuole aggrapparcisi con entrambe le mani e non lasciarlo più andare.

«Ok», acconsente Junghyun, dopo un attimo. «Ok, Kookie. Lo farò. Ma... non oggi, va bene? Credo di aver provato abbastanza emozioni per il momento.»

Jungkook annuisce. «Idem.»

Dopodiché, la loro conversazione passa a cose più leggere, a Yuna, principalmente, e a come Junghyun ha conosciuto Ari, due anni fa. È ancora un po' imbarazzante parlare con Junghyun dopo tutti questi anni, ma è passato così tanto tempo che Jungkook non crede di essere a corto di domande.

Passa un'altra ora prima che Junghyun dia un'occhiata al telefono e gli dica che deve andare; la mamma di Ari sta badando a Yuna al posto suo e deve tornare a casa. Parlano brevemente del suo lavoro, del fatto che fa il barista la sera per poter stare a casa con Yuna durante il giorno, mentre Ari è al lavoro.

Jungkook ha promesso di andare a trovarlo qualche volta al lavoro, a patto che gli offra un drink. Non si salutano con un abbraccio – non sono ancora pronti per questo – ma Junghyun gli accarezza delicatamente le punte dei capelli, dicendogli di stare tranquillo. Jungkook è timido, mentre sfrega le scarpe sul marciapiede e chiede a Junghyun di chiamarlo presto.

Junghyun propone invece di rivedersi per un caffè, alla stessa ora e nello stesso posto, la prossima settimana, e Jungkook accetta immediatamente.

Torna a casa sentendosi contemporaneamente sollevato e svuotato e, quando entra nel garage, deve rimanere seduto in macchina per qualche minuto con il viso tra le mani, a piangere tutte le lacrime che gli restano.

Quando quella sera cerca di addormentarsi, non ci riesce, si gira e rigira nel letto per venti minuti prima di arrendersi. Così arranca lungo il corridoio e bussa alla porta di suo padre, entrando nella stanza e trovandolo seduto sul letto con un libro, proprio come Jungkook si aspettava.

«Hey, tesoro.»

«Ciao.»

Jungkook si siede ai piedi del letto, incrociando le gambe e mettendosi le mani in grembo. Si sente di nuovo un bambino di cinque anni, facendo così, ma parlare di questo genere di cose lo rende sempre smanioso che suo padre venga a sistemare le cose.

«Papà... pensi mai a Junghyun? A quello che sta facendo?»

Suo padre chiude il libro e lo posa sul comodino, fissando Jungkook con uno sguardo indagatore.

«Perché me lo chiedi?»

Jungkook scrolla le spalle, abbassando lo sguardo sulle sue ginocchia.

«Penso sempre a lui», confessa a bassa voce suo padre. «Sempre.»

«Sei arrabbiato con lui?» sussurra Jungkook. «Per essersene andato?»

Suo padre sospira. «Jungkookie, è passato tanto tempo ormai. Sono troppo vecchio, troppo stanco per essere arrabbiato. E il– il fatto di essere un genitore... non puoi incolpare i tuoi figli per i tuoi errori. Tua madre e io... diciamo pure che siamo quelli che hanno creato questa famiglia e siamo quelli che l'hanno disfatta, alla fine. Quindi no, non sono arrabbiato con tuo fratello. Sono preoccupato, certo. Ogni giorno spero che sia al sicuro e che stia bene. Ma non sono arrabbiato. Non posso esserlo. È mio figlio, proprio come lo sei tu.» Fa una pausa. «Tu sei arrabbiato con lui?»

Jungkook scuote la testa. «No... non lo so. Un po', credo. Ma io mi arrabbio per tutto.»

Si sposta dal bordo del letto e si infila sotto le coperte, sdraiandosi su un fianco per guardare suo padre. Questo lo fa sentire ancora più piccolo, gli ricorda di quando d'estate andavano in vacanza al mare o in montagna e condividevano lo stesso letto d'albergo. Suo padre era solito leggergli qualcosa in quelle notti, perché era troppo nervoso per addormentarsi dopo tutto quello che avevano fatto durante il giorno.

Ora sta quasi per chiedere a suo padre di leggergli qualcosa, ma il titolo del libro indica che si tratta di qualcosa sull'e-commerce e sull'economia mutevole o qualcosa del genere, e Jungkook non è particolarmente ansioso di sentirne parlare, per quanto si senta vulnerabile in questo momento.

Nonostante ciò che suo padre ha appena detto, una parte di lui teme ancora che suo padre possa arrabbiarsi con lui o sentirsi deluso per il fatto che abbia incontrato Junghyun. Forse potrebbe persino avercela con lui, perché Junghyun lo ha contattato per primo. Ma glielo dirà comunque, perché non vuole avere segreti con suo padre, soprattutto su questo.

E vuole parlare con qualcuno di come si sente. È confuso, perché è così felice che Junghyun lo abbia contattato, ma è anche sconvolto che ci sia voluta un'intera nuova famiglia per fargli capire di voler riallacciare i rapporti con quella vecchia.

«Uhm, papà? Devo dirti–»

Jungkook sussulta nel sentire il rumore del telefono di suo padre che vibra sul comodino. Suo padre lo prende e dà un'occhiata allo schermo, prima di rivolgere a Jungkook uno sguardo di scuse.

«Scusa, tesoro, devo rispondere, potrebbe essere il lavoro. Un secondo, ok?«

Jungkook annuisce, mordendosi le labbra. Probabilmente dovrebbe tornare nella sua stanza, ma quando è entrato ha promesso a se stesso che non se ne sarebbe andato prima di aver detto a suo padre la verità sull'aver incontrato Junghyun oggi.

«Pronto?»

Gli occhi di Jungkook sono puntati sul letto, non sul volto di suo padre, quindi non può vedere la sua espressione quando la persona che ha chiamato inizia a parlare, ma il modo in cui la mano di suo padre stringe improvvisamente le lenzuola è un indizio sufficiente.

«Junghyun, come stai? Va tutto bene?»

Jungkook si morde più forte il labbro, tendendo la mano quando vede che suo padre la sta cercando nello spazio vuoto che li separa. Suo padre sembra calmo, ma inizia a stringere forte la mano di Jungkook. Jungkook riesce a malapena a distinguere la voce di Junghyun, che mormora a bassa voce dall'altro capo del telefono.

«Davvero? No, no, non me l'ha detto.»

Jungkook tiene lo sguardo fisso sulle loro mani, anche se sa che suo padre lo sta guardando. Immagina che Junghyun gli abbia appena raccontato che si sono incontrati stamattina.

«Domani? Sì, va bene... a casa, certo... Deve lavorare, credo... Vuoi parlargli? È qui accanto a me.»

Jungkook alza finalmente lo sguardo, quando suo padre gli spinge il telefono sotto il naso. «Tuo fratello chiede di te.»

Jungkook prende il telefono con la mano libera e se lo porta all'orecchio. «Ciao.»

«Hey», dice Junghyun, e Jungkook non si è ancora abituato a sentire la sua voce, dopo così tanto tempo. «Io... ecco, non avevo intenzione di parlare con te e con papà in un giorno solo, ma quello che mi hai detto ha continuato a tormentarmi per tutto il viaggio di ritorno. E ho pensato che fosse meglio iniziare con una telefonata.»

«È strano?»

«Più strano che con te, sì. Ma... non lo so. Senti, domani vengo a trovare papà. Verso le sette, credo. Tu sarai a casa?»

Jungkook giocherella con un filo scucito del piumone, senza incontrare ancora una volta lo sguardo di suo padre.

«Devo lavorare fino alle nove, ma dopo–»

«Oh. Merda, ok.»

«A meno che tu non abbia bisogno di me. Posso provare a liberarmi.»

«No, no, non preoccuparti», dice Junghyun velocemente. «Ci vediamo dopo. Sempre che papà non mi butti fuori o qualcosa del genere.»

Jungkook si acciglia. «Posso uscire prima dal lavoro, non importa.»

«Kook, va bene così. Sono io il fratello maggiore, posso cavarmela da solo. Non rimandare i tuoi impegni o che altro, starò bene.»

«Non– non... finché non torno–»

Jungkook si interrompe, incerto su ciò che sta cercando di dire.

«Non me ne andrò prima che torni a casa, no. Te lo prometto.» Junghyun ride dolcemente. «Augurami buona fortuna, però.»

«Sì. Sì, certo. Hai bisogno di parlare di nuovo con papà?»

«No. Ci vediamo domani sera, ok?»

«Mhmm.»

«Va bene, ciao.»

«Hyun?»

«Sì?»

«Ci... ci vediamo domani.»

In realtà, Jungkook vorrebbe dirgli "ti voglio bene", ma è ancora troppo presto. Forse possono arrivarci in futuro, così come la storia dell'abbraccio. In ogni caso, Jungkook prega che Junghyun rimanga abbastanza a lungo per capirlo.

«Ok, Kookie... Ciao.»

«Ciao.»

Riattacca, fissando lo schermo scuro per qualche secondo, prima di alzare finalmente lo sguardo per incontrare gli occhi di suo padre. Sta guardando Jungkook con un'espressione guardinga, ma non sembra arrabbiato. Sembra piuttosto sconvolto, e Jungkook scommette di aver avuto lo stesso aspetto quando Junghyun lo ha chiamato.

«Presumo sia questo ciò che volevi dirmi», dice suo padre, e Jungkook annuisce.

«Sei arrabbiato?» sussurra.

«No, tesoro, certo che no.» Suo padre sospira, lasciando la presa sulla mano di Jungkook. «È solo che... non– non voglio che tu... non entusiasmarti troppo, va bene?»

Jungkook aggrotta le sopracciglia, odiando il fatto di avere già un nodo in gola. Se suo padre sta dicendo questo, a proposito di suo figlio, non promette necessariamente bene. E capisce perché suo padre dica così, davvero, perché anche lui ricorda tutte le volte che componeva il numero di Junghyun e ogni volta c'era la segreteria telefonica. Ricorda di aver chiamato quel numero per poi scoprire che non era più attivo e di non aver avuto modo di contattare il suo unico fratello, al quale voleva più di ogni altra cosa augurare un buon compleanno.

Suo padre ha ragione, dovrebbe imparare a gestire le sue aspettative, ma Jungkook ci ha già provato in passato e non ci riesce, in ogni caso. E poi suo padre non era lì stamattina, non ha visto il volto di Junghyun illuminarsi quando parlava di Yuna, non ha visto quanto fosse serio quando ha detto di voler essere un fratello migliore di quello che è stato.

«Papà, è– adesso è diverso, però. Lo è e basta, ne sono sicuro. Dagli una possibilità. Almeno finché non torno a casa dal lavoro.»

Suo padre lo studia per un lungo momento, prima di infilare una mano tra i suoi capelli.

«Sei dolce. Lo sei sempre stato. Non so da chi hai preso, ma... siamo fortunati ad averti. Tuo fratello è fortunato ad averti, e spero che se lo ricordi.»

Jungkook annuisce, sistemandosi meglio sotto le coperte. «Posso dormire qui stanotte?»

«Certo, tesoro.» Suo padre ride. «Proprio come ai vecchi tempi, vero?»

«Sì», sospira Jungkook, chiudendo gli occhi. «I vecchi tempi. Io e te, e Hyun–», fa una pausa per lasciar andare uno sbadiglio, «Hyun sarà qui domani.»

Sente di nuovo la mano di suo padre tra i capelli, dolce e rassicurante.

«Sì, Hyun sarà qui domani.»

Jungkook si ritrae prima di riuscire a capire quale emozione colori la voce di suo padre, se la speranza o il terrore.

Il giorno dopo il lavoro è un incubo: non riesce a concentrarsi e rompe tre tester. Ma la ramanzina che riceve dalla sua responsabile quasi non lo turba, è troppo nervoso per quello che accadrà a casa sua. Se Junghyun si presenterà.

Si rimprovera per essere così dubbioso, ma allo stesso tempo non vuole illudersi di nulla.

Eppure, quando torna a casa (più tardi di quanto volesse, ma aveva un'ultima cosa da fare al lavoro), un'auto sconosciuta è parcheggiata lungo la stradina vicino alla loro cassetta della posta, e Jungkook si concede di provare un po' di eccitazione.

E quando entra in casa e sente la risata fragorosa di suo padre, quella rara e speciale, Jungkook è praticamente al settimo cielo.

Girato l'angolo, trova suo padre e Junghyun seduti al tavolo della cucina, intenti a guardare qualcosa sul telefono di Junghyun.

«E lo fa ogni volta?» chiede suo padre.

Junghyun annuisce. «Sì, ogni volta. Io e Ari non riusciamo a capire perché, ma lei... chi lo sa? I bambini sono strani.»

«Non dirlo a me», dice suo padre. «Jungkookie era una creaturina stranissima, ti ricordi come faceva–»

«Come facevo cosa?» interviene Jungkook.

«Hey, tesoro, stavamo giusto parlando di te.»

Suo padre si alza per abbracciarlo. Junghyun si accontenta di salutarlo da seduto, e il cuore di Jungkook sprofonda un po', anche se capisce la situazione.

«Che cosa facevo?» ripete.

«Quando eri piccolo, mi facevi l'occhiolino dopo aver fatto la pipì nel pannolino.»

Jungkook rimane a bocca aperta, mentre Junghyun si piega in due dalle risate. «No, non è vero.»

«Invece sì», dice suo padre. «Mi facevi ridere tantissimo, tesoro, santo cielo. Eri davvero un bambino strano.»

Jungkook sbuffa irritato e si toglie il cappotto prima di andare ad appenderlo nell'armadio del corridoio.

È molto strano vedere Junghyun in cucina, seduto di fronte al padre, che chiacchiera come se il tempo non fosse mai passato.

Jungkook si dedica a mangiare la cena che suo padre gli mette davanti dopo che li ha raggiunti a tavola, quindi non contribuisce molto alla conversazione. Non gli dispiace: ieri ha avuto modo di parlare con Junghyun, e comunque è sempre stato il più silenzioso della casa.

Solo dopo aver finito di mangiare, mentre si scambiano vecchie storie davanti a una confezione da sei birre, trova il coraggio di condividere la sua grande notizia.

«Stasera mi sono licenziato.»

Gli occhi di suo padre si sgranano per un attimo, ma quasi subito si increspano in un sorriso. «Jungkookie! Wow, è fantastico!»

Junghyun fa saettare lo sguardo tra loro due, un po' confuso, ma alza comunque la sua birra per brindare. Jungkook fa tintinnare la sua bottiglia contro quella di Junghyun con un sorriso, prima di continuare.

«Penso che parteciperò alla mostra d'arte il mese prossimo. E io... non so. Credo di aver finalmente capito che non era tanto un modo per ricominciare quanto per... evitare le cose. Quindi... sì. Ho smesso.»

Suo padre lo guarda raggiante e Junghyun annuisce. «La mostra d'arte, sì, papà mi ha parlato di quella che hai fatto lo scorso fine settimana. Mi piacerebbe vedere le tue opere, Kookie. Magari comprarne qualcuna.»

Jungkook fa un mezzo gemito. «Dio, no. Non riuscirò a fare l'artista se la mia famiglia è la sola a comprare i miei lavori.»

«Beh, allora forse puoi darmi qualcosa gratis», lo stuzzica Junghyun.

Jungkook annuisce con entusiasmo. «Se è per Yuna, sicuramente.»

«A proposito, Jungkookie», interviene suo padre, «Hyun e io stavamo giusto parlando del fatto che porterà Yuna e Ari a cena il prossimo fine settimana. E stavo per chiederti dei tuoi impegni, ma... immagino che ora tu sia abbastanza libero, no?»

Jungkook pensa di non aver visto suo padre così felice da quando Taehyung è venuto a cena da loro e li ha sorpresi a pomiciare in veranda.

«Magari puoi invitare Taehyung», aggiunge suo padre, come se avesse letto nella mente di Jungkook.

«Chi è Taehyung?» chiede Junghyun.

«Il mio ragazzo», risponde Jungkook, quasi in automatico.

Quando si rende conto di ciò che ha detto, chiude la bocca di scatto, perché potrebbe essersi dimenticato di dire a suo padre questo piccolo particolare, con tutta la questione di Junghyun.

«Quando è successo?» esclama suo padre. «Jeon Jungkook!»

Jungkook alza le mani in segno di difesa. «Proprio l'altra sera, papà, rilassati. Dopo la mostra d'arte.»

«Prima il tuo lavoro, ora un fidanzato...»

Suo padre sembra un po' sorpreso, mentre Junghyun sorride portandosi la birra alle labbra.

«Hai scelto proprio una bella settimana per tornare nella mia vita», brontola Jungkook. «Immagino che tu abbia solo aspettato che diventasse abbastanza interessante»

Il suo volto si rabbuia e Jungkook si morde l'interno della guancia. Non voleva che sembrasse un'offesa, perché è davvero felice che Junghyun sia qui, anche solo per stanotte.

Junghyun beve un sorso di birra e guarda Jungkook con attenzione. «Ok, me lo merito.»

Jungkook sospira. Non vuole portare rancore a suo fratello, non dopo tutto questo tempo. E i suoi pensieri continuano a tornare a come Taehyung lo abbia perdonato dopo tutte le cose offensive che gli ha detto, in un batter d'occhio, come se niente fosse. Deve chiedere a Taehyung come ha fatto.

Perché Jungkook vuole davvero bene a Junghyun, ma è difficile cancellare cinque anni di sofferenza.

È suo padre a tendere la mano e a stringere il braccio di Junghyun con fare rassicurante.

«Che ne dite di concentrarci su dove vogliamo andare d'ora in poi, invece che su come pagare per gli errori del passato? Ok? Jungkookie?»

Jungkook annuisce, passandosi una mano sul viso. «Mi dispiace, Hyun.»

Junghyun annuisce di rimando. «Anche a me.»

Junghyun se ne va poco dopo, e tutti e tre fingono che non sia a causa del commento di Jungkook, ma sanno che è così. E Jungkook è arrabbiato: arrabbiato con se stesso per essere arrabbiato, arrabbiato con i cattivi sentimenti dentro di lui che gli urlano di rendere il ritorno di Junghyun nelle loro vite un processo molto, molto difficile.

Così, mentre suo padre accompagna Junghyun alla macchina, Jungkook va in camera sua e prova a chiamare Taehyung.

C'è la segreteria telefonica, il che è deludente ma anche carino, perché può sentire la voce di un Taehyung molto più giovane dire: Questo è il telefono di Taehyung, lasciate un messaggio! Jungkook si appunta mentalmente di prenderlo in giro più tardi, ma prima decide di lasciare un messaggio in segreteria.

«Hey, Taehyung, sono... sono Jungkook. Il tuo ragazzo.»

Ride goffamente, prima di premere le dita sugli occhi più forte che può e sperare che esplodano. Non capisce come mai Taehyung lo renda ancora così nervoso.

«Bene, allora... scusa se sono stato un po' assente sia ieri che oggi, ma è successa... è successa una cosa e a casa mia c'è stato un po' di casino. Uhm– vorrei dirtelo di persona, ma... potresti richiamarmi? Quando ascolterai questo messaggio? Ho davvero bisogno di parlarti »

Prende un respiro.

«E mi manchi. So che sono passati solo due giorni, ma... non mi importa. Mi manchi, cazzo, Taehyung; per favore richiamami così posso venire a dormire da te. Ok–»

Fa una pausa, perché sente che questa è la parte del messaggio in cui dovrebbe dire ti amo, ma proprio come è successo con Junghyun, è troppo presto.

«Sei importante per me», dice invece, prima di rimuginarci troppo su. «Ciao, Taehyung.»

Suo padre rimane fuori a lungo, nota Jungkook, e si chiede di cosa stiano parlando lui e Junghyun. Di lui, probabilmente. Forse può dare la colpa al suo passato traumatico o qualcosa del genere, affermando che a volte è instabile a causa di tutto ciò che riguarda il suo capo. Non è falso, ma non è nemmeno vero.

Ha deciso di smettere di nascondersi dietro a ciò che gli è successo; questo è il motivo per cui ha lasciato il lavoro stasera. La sua responsabile non era esattamente sorpresa o delusa di vederlo andare via, e tecnicamente avrebbe dovuto darle un preavviso di almeno due settimane, ma non si è preoccupata granché di seguire il protocollo su questo punto. Così deve mettere meno soldi nella busta paga.

Quando si addormenta, sogna un bel paio di mani, ma questa volta sono intrecciate alle sue.

Non ha notizie di Taehyung per i due giorni successivi.

La cosa lo preoccupa molto più di quanto sia disposto ad ammettere, al punto che suo padre gli chiede se sia successo qualcosa di brutto durante la terapia. La terapia sta andando benissimo, in realtà, da un paio di settimane, e Jungkook glielo dice. Durante la seduta di questa settimana ha parlato di Junghyun, ovviamente, condividendo i suoi sentimenti contrastanti e le sue speranze per il futuro della loro famiglia.

Quindi assicura a suo padre che sta bene, ma poi si chiude in camera sua il giovedì sera e chiama Taehyung per ventiquattro volte consecutive. È più preoccupato che sia successo qualcosa, piuttosto che Taehyung lo stia ignorando. Anche se questa è una possibilità terrificante che non aveva considerato.

Non riesce praticamente a dormire, quindi il venerdì è già pomeriggio quando viene svegliato di soprassalto da Jimin, che ha l'aria di avere brutte notizie.

«Chim?» mugugna Jungkook, pulendosi la bava dal mento con il dorso della mano. «Che ci fai qui?»

«Ho cercato di chiamarti», dice Jimin. «Ma il tuo telefono risultava occupato ieri notte.»

«Stavo cercando di chiamare Taehyung», spiega Jungkook, strofinandosi gli occhi e mettendosi a sedere.

Jimin si siede sul bordo del letto e prende la mano di Jungkook. «Jungkook, a proposito di Taehyung...»

Il cuore di Jungkook inizia a battere forte. «Cosa? È successo qualcosa? Sta bene? Cosa--»

«Sua nonna», dice Jimin sottovoce. «Lei...»

«No», sussurra Jungkook.

Jimin annuisce. «Mi dispiace, Kook. Domenica. L'ho appena saputo.»

Jungkook non riesce a capacitarsi di come Jimin l'abbia saputo prima di lui, perché non riesce nemmeno a capacitarsi del fatto che, a quanto pare, la nonna di Taehyung sia morta.

«Ma lei... sabato sembrava--»

Sta prendendo le sue medicine, non si lamenta.

«Lo so. Siamo tutti scioccati. Ma, Kook, il funerale è stato stamattina e credo--»

«Fammi vestire.»

Dopo essersi alzato dal letto e aver raggiunto a fatica il bagno, Jimin lo aggiorna sui dettagli mentre si lava i denti.

Jimin l'ha scoperto solo perché ieri sera è passato a casa di Taehyung e ha visto i suoi genitori che hanno preso alcune cose per lui. A quanto pare la famiglia alloggia tutta insieme in un albergo nelle vicinanze. Jungkook non sapeva che fossero così intimi da permettere a Jimin di fare un salto a casa di Taehyung ogni volta che vuole, ma lascia che il retrogusto amaro di questa notizia svanisca con il dentifricio. Non è il momento di essere gelosi.

I genitori di Taehyung si ricordano ancora di lui dai tempi dell'università (non c'è da stupirsi, tutti i genitori adorano Jimin) e gli hanno chiesto di partecipare al ricevimento che terranno oggi dopo il funerale. Taehyung non sta affatto bene (lo stomaco di Jungkook si attorciglia quando lo viene a sapere) e hanno pensato che gli avrebbe fatto bene la presenza di un volto amico, per distrarlo. E da allora Jimin ha provato a chiamare Jungkook per portarlo con sé.

Così Jungkook si sbriga a finire il resto della sua routine mattutina, infilandosi i pantaloni buoni e un vecchio maglione che non sapeva nemmeno di avere ancora, ma che secondo Jimin è abbastanza carino. Quando tira fuori dall'armadio del corridoio il suo giubbotto giallo, Jimin stringe le labbra, ma tace.

«Ho solo questo», dice tristemente Jungkook, e Jimin gli stringe il braccio con fare comprensivo.

Prendono l'auto di Jimin per andare al ricevimento, il che forse è meglio perché Jungkook ha troppa nausea per guidare. Continua a ripensare alla conversazione con la signora Kim e al modo in cui lei ha parlato di Taehyung, con tanto amore e affetto.

Dev'essere distrutto.

Jungkook ricorda che quest'estate voleva portarla in spiaggia e si sente ancora peggio.

L'unica cosa che lo rassicura è il sollievo di averle regalato il ritratto di Taehyung alla mostra d'arte. Almeno l'ha avuto con sé, anche solo per una notte.

Continuerai, non è vero?

«Kook. Siamo arrivati.»

La voce di Jimin lo distoglie dai suoi pensieri e lui guarda fuori dal finestrino dell'auto per vedere che sono in centro, sul lungomare. Considerata la ricchezza dei nonni di Taehyung, Jungkook non si stupisce che il ricevimento si svolga nell'edificio dell'Associazione Storica. È un bellissimo luogo che la gente della città usa per gli eventi importanti. In genere matrimoni, a volte feste molto eleganti. In rare occasioni, per i funerali.

Jimin gli prende la mano mentre si dirigono verso l'ingresso, stringendola leggermente.

Jungkook si rende conto che potrebbe incontrare per la prima volta i genitori di Taehyung e questo gli fa battere il cuore ancora più forte. Non è proprio come se lo immaginava (non che l'abbia immaginato).

L'atrio principale è pieno di gente, che si muove e parla con i toni sommessi tipici di un evento del genere. Jungkook è stato solo a un funerale prima d'ora, ma si ricorda come funziona. Si vergogna per il modo in cui si distingue tra la folla, il suo giubbotto giallo è praticamente un faro in questo mare di nero.

Ma Jimin gli tiene saldamente la mano e lancia occhiate a tutti quelli che guardano verso di loro, come se li sfidasse a dire qualcosa. Tira Jungkook con sé finché non si trovano nella sala principale, con tavoli e sedie sparsi in giro e un buffet allestito in fondo.

Jungkook sta per chiedere a Jimin se sia di cattivo gusto prendere del cibo, perché ha saltato sia la colazione che il pranzo, quando vede Taehyung in piedi lì vicino. Jungkook lascia che il suo cervello vada in tilt nel vedere quanto Taehyung stia bene in abito da sera, prima di ritornare alla realtà.

Taehyung è circondato da un gruppo di persone anziane, tutte con l'aria dovutamente triste, che probabilmente pronunciano le tipiche frasi di circostanza. Mi dispiace per la tua perdita. Ti sono vicino. È in un posto migliore.

Jungkook immagina che Taehyung detesti particolarmente quest'ultima frase.

Taehyung è impegnato in una conversazione, tanto da non aver ancora notato Jungkook o Jimin. Ma sembra completamente svuotato, privo di qualsiasi sentimento o reale consapevolezza di ciò che sta accadendo.

Jungkook deglutisce a fatica, ripensando alla prima volta che ha incontrato Taehyung. Era rimasto colpito dalla vitalità di Taehyung, costantemente in movimento, sorridente e splendente come il sole.

Ora non è più così, lo vede nel modo in cui sbatte lentamente le palpebre e muove a malapena la bocca quando parla. E non c'è alcun accenno di quel bel rossore che Jungkook adora, nessun accenno di colore sulle sue guance.

A Jungkook si stringe il petto e teme di non riuscire a dire una parola una volta avvicinatosi a lui. Perché Taehyung non sembra affatto Taehyung in questo momento, ed è straziante.

Ma un attimo dopo Jimin incrocia lo sguardo di Taehyung, che si sottrae alla conversazione per raggiungerli, con qualcosa di simile alla gratitudine che gli balugina negli occhi.

Jimin lascia la mano di Jungkook per stringere Taehyung in un abbraccio, lasciandogli appoggiare il viso sul suo collo.

«Hey, Taehyungie», dice Jimin dolcemente. «Mi dispiace.»

Taehyung annuisce contro di lui con un sospiro, prima di allontanarsi. «Grazie per essere venuto. Papà mi ha detto di averti incontrato ieri sera.»

Lascia andare Jimin e si volta verso Jungkook, che sta armeggiando goffamente con la cerniera del giubbotto. Non sa bene cosa fare, finché Taehyung non fa un passo avanti, e di colpo anche Jungkook lo stringe in un abbraccio fortissimo.

«Ho ricevuto le tue chiamate», sussurra Taehyung, ricambiando l'abbraccio con la stessa intensità. «Mi dispiace non aver potuto rispondere.»

«Non ti preoccupare», lo rassicura Jungkook.

Quando Jungkook si ritrae, scruta il volto di Taehyung, non sapendo bene cosa stia cercando. Gli fa male il fatto che Taehyung sia restio a incontrare i suoi occhi, ma deve ricordare a se stesso che probabilmente non ha nulla a che fare con lui.

«Hai mangiato?» gli chiede.

Non sa bene perché gli sia venuto in mente all'improvviso. Ma ha la sensazione che Taehyung, per quanto volubile, probabilmente non si sia preso cura di sé questa settimana.

Taehyung scuote la testa. «Non ho fame.»

Jungkook si concede un piccolo sorriso. «Ne dubito fortemente. Dai, anch'io ho fame, possiamo mangiare insieme.»

Si accorge che Jimin lo guarda con affetto, facendogli il pollice in su. Poi si posiziona dalla parte opposta di Taehyung, in modo che quest'ultimo possa aggrapparsi alle mani di Jungkook e Jimin mentre si fanno strada tra la folla per raggiungere il cibo.

Jungkook si occupa di riempire il piatto di Taehyung, mentre Jimin gli chiede gentilmente cosa vuole. Trovano un tavolo vuoto e si siedono, Jungkook e Jimin ignorano il proprio piatto per tenere d'occhio Taehyung e assicurarsi che mangi tutto.

Jungkook capisce improvvisamente perché la nonna di Taehyung fosse così categorica sul fatto che lui avesse un sano appetito: anche solo guardare Taehyung mentre mangia fa sentire Jungkook sazio. Continua a fare quel simpatico broncio e, sapendo che si stanno prendendo cura di lui, il cuore di Jungkook fa un po' meno male.

Se Taehyung è in imbarazzo per il modo in cui si stanno prendendo cura di lui, non lo dà a vedere. Si limita a mangiare meccanicamente, fissando il piatto e di tanto in tanto le persone che passano. Con Jungkook seduto da una parte e Jimin dall'altra, nessuno sembra più così ansioso di venire a porgere le proprie condoglianze, e Jungkook pensa che forse è meglio così.

Una volta finito di mangiare, Taehyung spinge indietro la sedia e si alza, mormorando un silenzioso "vado in bagno", prima di andarsene. Jungkook vorrebbe seguirlo, ma Jimin scuote la testa e lo fa rimanere seduto. Così si dedicano al proprio cibo, e Jungkook si chiede se sia di cattivo gusto fare un commento su quanto sia tutto delizioso.

Solo quando hanno finito, cioè trascorsi altri dieci minuti, Jungkook si rende conto che Taehyung è stato via per troppo tempo. Lui e Jimin decidono di dividersi per cercarlo, ma Jimin gli fa promettere di non trascinare via Taehyung se sta parlando con qualcuno. Per quanto siano qui per Taehyung, anche lui ha il suo ruolo in tutto questo, in quanto nipote. Anche se controvoglia, Jungkook promette comunque.

Alla fine, riesce a trovare Taehyung, ma solo dopo aver fatto il giro dell'intero edificio, controllando tutti i bagni e persino la cucina colma di personale del catering iper stressato. Solo dopo aver deciso, come ultimo tentativo, di dare un'occhiata fuori, con il giubbotto chiuso
fino al mento per scongiurare il vento pungente, vede Taehyung, rannicchiato su una panchina da solo.

Jungkook nota che non indossa alcun cappotto, solo la giacca del suo abito, e non ci pensa due volte a togliersi il giubbotto per offrirglielo. Sta per uscire dalla porta e rendere nota la sua presenza, quando qualcun altro gira l'angolo dell'edificio dall'altro lato, avvicinandosi alla panchina di Taehyung.

È una ragazza, probabilmente della stessa età di Jungkook, con gli occhi arrossati dal pianto. Si ferma accanto a Taehyung, che solleva stancamente la testa per guardarla. Jungkook sa che dovrebbe rientrare in casa o uscire da questo cespuglio convenientemente alto, ma c'è una voce che gli dice di non rovinare il momento che stanno vivendo.

E c'è un'altra voce, più paranoica e infantile, che gli dice che quella potrebbe essere la ragazza di Taehyung. Anche se lui non ha una ragazza, e l'ha dimostrato, Jungkook non riesce a liberarsi da questa paura irrefrenabile. Così, invece di rientrare in casa e lasciarli soli, si appoggia allo stipite della porta e li osserva attraverso il cespuglio come un verme, archiviando nei meandri della sua mente l'ansia di non essere abbastanza, di non essere affatto desiderato, per approfondirla durante la prossima seduta di terapia.

Studia la ragazza per un secondo, chiedendosi perché abbia un aspetto così familiare, anche se non riesce a capire dove l'abbia vista.

«Hey», dice lei dolcemente, torcendosi le dita, «ti stavo cercando. Torna dentro, fa troppo freddo qui fuori.»

Taehyung scuote la testa. «Sto bene.»

La ragazza sposta il peso da un piede all'altro, mordicchiandosi le labbra mentre pensa a cosa dire dopo. Taehyung non sembra particolarmente propenso a muoversi, visto che è praticamente sprofondato nella panchina. Lei lo guarda ancora per un po', prima di allungare una mano e strizzargli delicatamente le guance. Taehyung non si allontana, ma inclina leggermente il viso verso l'alto, offrendole una presa migliore. Lei sorride e lo lascia andare.

«Hai di nuovo le tue guanciotte di pane. Scommetto che a Lolly piacevano molto.»

Taehyung annuisce, ma non ricambia il sorriso.

Jungkook capisce perché questa ragazza abbia un aspetto così familiare: lei e Taehyung hanno lo stesso naso. E il fatto che parli delle sue guance di pane... oh. È sua sorella. Ma certo.

Questo placa la gelosia sfrenata e ingiustificata che lo attanaglia, e ora sente davvero di non avere il diritto di assistere a tutto questo, ma si rende conto che avvicinarsi o allontanarsi del tutto in questo momento significherebbe far sbattere la porta, e quindi loro capirebbero che li ha spiati comunque. Quindi continua ad aspettare sulla soglia e prega che non guardino proprio nel punto giusto del cespuglio per individuarlo.

«Taehyungie», sussurra sua sorella, con la voce che vacilla, «mi dispiace tanto. So che è più difficile per te che per tutti noi.»

Taehyung le prende la mano tra le sue, passandovi sopra il pollice in modo rassicurante.

«Entro tra un minuto, te lo prometto. Torna dentro, stai tremando.»

Lei annuisce. «Ci vediamo dentro, ok? Mamma e papà ti stanno aspettando, vogliono parlarti.»

Taehyung sospira, si strofina gli occhi con la mano libera, ma dopo un attimo annuisce. «Sì, arrivo.»

Questo è sufficiente perché lei lasci la mano di Taehyung e torni indietro da dove è venuta, ma non prima di avergli stretto affettuosamente le guance un'altra volta.

Jungkook aspetta che lei si sia allontanata dalla sua vista e che sia passato qualche altro secondo prima di chiudersi la porta alle spalle e farsi vedere.

«Eccoti», dice, cercando di sembrare sorpreso. «Merda, tieni, starai congelando.»

Si siede accanto a Taehyung sulla panchina, facendo scivolare il suo giubbotto sulle spalle di Taehyung. Taehyung ci si aggrappa passivamente, si fa più vicino a Jungkook e si lascia tirare al suo fianco, lasciando cadere la testa nell'incavo del collo di Jungkook.

Jungkook gli massaggia delicatamente la schiena per qualche minuto, osservando tutte le auto di lusso nel parcheggio. Il cielo è nuvoloso, e pensa che potrebbe nevicare.

«Vuoi sentire una cosa bella?» chiede dopo un po'.

Non è mai stato bravo a gestire il dolore; la sua soluzione è quella di evitarlo a tutti i costi. Quindi non sa bene come "esserci" per Taehyung, se non come distrazione.

Per fortuna Taehyung risponde annuendo, incoraggiandolo a continuare.

«Mi ha chiamato mio fratello.»

La mano di Taehyung si sposta dal suo grembo per stringere il braccio di Jungkook. «Jungkook, è fantastico.»

«Già. Sì, lo è. Non riesco ancora a crederci, davvero, è stato così improvviso. Ma ci siamo visti per un caffè e l'altro giorno è venuto a trovarci a casa.»

«Scommetto che è stato strano.»

«All'inizio lo è stato, un po', ma ci stiamo lavorando. Ha una figlia adesso, quindi sta cercando di essere più presente per lei, così ha detto. Non so, Taehyung, è stato davvero bello quando si è scusato per essere stato via per così tanto tempo. E ora che è tornato... è bello lo stesso, credo. È strano, però.»

Taehyung picchietta leggermente un dito sul suo petto. «È solo che non sei abituato ad essere felice, ecco perché.»

«Tu mi rendi felice», mormora Jungkook, posando un bacio fra i capelli di Taehyung e non preoccupandosi di sembrare ridicolmente sdolcinato. «Ma sì. Sono felice che sia di nuovo qui. La prossima settimana porterà a casa sua figlia e la sua fidanzata. Ho il terrore di far cadere mia nipote e di farle spaccare la testa sul pavimento, ma dobbiamo solo aspettare e– Taehyung?»

Jungkook sente le labbra di Taehyung tremare contro la sua pelle, dove la bocca di Taehyung è premuta contro il suo collo.

«Sono così felice per te, Jungkook, è così bello, sono– sono felice che tu sia felice.»

«Taehyung», dice Jungkook dolcemente, tentando senza riuscirci di allontanare Taehyung dalla sua spalla, in modo da poterlo guardare in faccia.

«Sto bene, sto b–bene», farfuglia Taehyung con voce strozzata, scuotendo la testa. «Continua a parlarmi– parlarmi di– di tua nipote–»

«Taehyung», ripete Jungkook, ancora più dolcemente. «Taehyung, ti prego, guardami.»

Taehyung singhiozza, con il viso ancora nascosto nella spalla di Jungkook.

«Dimmi cosa c'è che non va», lo esorta Jungkook, anche se entrambi conoscono già la risposta.

Taehyung mugola di nuovo, stringe la camicia di Jungkook tra le mani, lottando contro qualsiasi forza invisibile gli dica di non mollare la presa.

«Sfogati», sussurra Jungkook. «Va tutto bene. Siamo solo io e te. Sfogati.»

Basta questo perché Taehyung inizi a tremare contro di lui, le lacrime inumidiscono improvvisamente il colletto della camicia di Jungkook mentre scoppia a piangere, e i singhiozzi lo scuotono. Jungkook lo stringe a sé con tutte le sue forze, accarezzando su e giù con una mano la schiena di Taehyung.

«Non ero abbastanza», singhiozza Taehyung. «Non ero– lei non è rimasta– non potevo– non ero–»

«Shhh», lo tranquillizza Jungkook, tirandolo ancora più vicino. «Piccolo, non dire così. Certo che sei abbastanza.»

«La rivoglio indietro!»

Taehyung è improvvisamente isterico, tira la camicia di Jungkook e trema così tanto che Jungkook teme che cada dalla panchina. Inizia a battere un pugno contro il petto di Jungkook, tanto forte da lasciargli un livido. Jungkook trasale ma resta immobile, lasciando che Taehyung si lasci andare del tutto.

«La rivoglio indietro, Jungkook, lei non– lei mi ha lasciato e– e– Jungkook, riportala da me!»

Il petto di Jungkook duole nel punto in cui Taehyung lo sta colpendo, e vorrebbe che tutto questo finisse.

«Non posso», sussurra tra i capelli di Taehyung. «Mi dispiace tanto. Vorrei poterlo fare. Mi dispiace.»

Taehyung scuote freneticamente la testa, mentre una mano stringe ancora con forza la camicia di Jungkook. Jungkook inizia a lasciare dei teneri baci sulla guancia di Taehyung, cercando di far tornare il suo respiro regolare. Taehyung continua a piangere e la sua voce diventa roca per la violenza dei suoi singhiozzi.

«Non sono riuscito a dirle addio», sussurra, così piano che Jungkook quasi non lo sente.

E poi, è come se ogni cosa andasse al suo posto.

Ho ricevuto le tue chiamate. Mi dispiace di non aver potuto rispondere.

Non ho potuto.

«Io– io non– quando sono tornato, lei se n'era andata e io–»

Taehyung si interrompe di nuovo e Jungkook solleva una mano per farla scorrere tra i capelli di Taehyung, cercando di tranquillizzarlo.

«Tornato da dove?» chiede.

È abbastanza sicuro di conoscere la risposta, a questo punto, e questo non fa che peggiorare il dolore che sente al petto.

«Ero con te», sussurra Taehyung. «Quando sono tornato, lei era... l'ambulanza era già arrivata e io non lo sapevo, e– oh Dio, mi dispiace! Mi dispiace tanto, ma non posso– non posso, Jungkook, e lo so che non è giusto, ma non posso–»

«Non posso cosa? Taehyung, di cosa ti dispiace? Non è colpa tua. Non lo sapevi, non potevi saperlo», cerca di rassicurarlo Jungkook, ma Taehyung scuote la testa, come se Jungkook non avesse capito nulla.

«No, no, non posso farlo. Questo. Noi.»

Jungkook sente il sangue gelarsi nelle vene.

«Cosa stai dicendo?», sussurra, ritraendosi per guardare Taehyung negli occhi. «Non vuoi– te ne vai? Torni dai tuoi?»

Taehyung si morde il labbro, evitando lo sguardo di Jungkook. Sta ancora piangendo, ma le lacrime scendono silenziose, quasi come se non se ne rendesse conto.

«Sì. No. Non lo so. Dobbiamo sistemare tutto con la casa, e poi c'è il testamento– È solo che... non capisco niente in questo momento. So solo che non posso– non è– non posso stare con te. Non ora.»

«Perché?»

Jungkook è intontito. Questa è l'ultima cosa che si aspettava di sentire. Prova un'improvvisa ondata di panico, quando Taehyung gli dice che non può stare con lui.

Con lui, nello specifico.

«Io– Taehyung», balbetta, tirando i polsi di Taehyung e intrecciando le loro mani, «per favore, pensavo– io– sto migliorando, ok? Ci sto provando, ci sto lavorando, ora parlo, e pensavo che– ti prometto che ci sto provando; ti prego, non–»

Gli occhi di Taehyung si spalancano e qualcosa di simile al panico balena sul suo viso.

«Jungkook, no! Non si tratta di te. Tu– tu sei perfetto, ma io... io non ci riesco. Non... Tu mi rendi davvero felice, lo sai? E sento che ora non è giusto esserlo. Ti prego di capirmi, non è colpa tua. So che ci stai provando, e cazzo, mi rende così felice vederti sorridere. Vederti felice. Ma io... non è giusto.»

Abbassa di nuovo lo sguardo. «Non è giusto nei suoi confronti. Nella sua memoria.»

Jungkook vorrebbe dire a Taehyung che è la cosa più stupida che abbia mai sentito. Chiedergli in quale universo Taehyung avesse immaginato che sua nonna, che lo amava più di ogni altra cosa, avrebbe voluto che lui fosse infelice. Che non stesse con Jungkook, che fosse infelice per il resto della sua vita, solo perché lei non c'è più.

Ma non lo dice, perché non è quello che Taehyung vuole sentire. Non è quello che ha bisogno di sentire. È in lutto e non ha le idee chiare, e discutere su ciò che sua nonna vorrebbe o non vorrebbe non lo aiuterà.

«Non è giusto neanche per me», dice invece, cercando di non far trasparire il dolore nella sua voce. Ma dal modo in cui gli occhi di Taehyung si sollevano di scatto per incontrare i suoi, capisce di aver fallito. «Taehyung, io... non merito di essere felice? Dopo tutto quello che è successo?»

Si sente in colpa a giocare questa carta, ma è disperato. Si sta aggrappando a Taehyung così forte che le sue nocche sono bianche quando stringe le mani di Taehyung, ma ha comunque la sensazione che Taehyung gli stia sfuggendo dalle dita.

«Tutti meritano di essere importanti per qualcuno», sussurra. «Io voglio essere importante per te.»

Taehyung soffoca un singhiozzo strozzato, lasciando cadere la testa sulla spalla di Jungkook.

«Lo sei. Lo sei, lo sei, ed è per questo che non posso.»

Jungkook scuote la testa, lottando contro le lacrime che gli si formano negli occhi. «Taehyung, non ha senso.»

«Lo so», sussurra Taehyung. «Mi dispiace.»

Restano in silenzio, e il suono più forte nell'aria immobile dell'inverno è il cuore di Jungkook che va in frantumi nel suo petto.

«Ti aspetterò», decide. «Ti aspetterò, Taehyung. Per tutto il tempo che ci vorrà.»

Taehyung solleva la testa e incontra gli occhi di Jungkook. «Jungkook...»

«Aspetterò», ripete Jungkook. «Finché non sarai pronto ad essere felice.»

«Jungkook», ci riprova Taehyung, «non posso chiederti di– non devi– tu non devi aspettare per essere felice, ok? Anche se dovesse essere senza di me. Non dovresti aspettare, perché io non– non posso dirti–»

Jungkook scuote la testa con fermezza, fissando Taehyung per dimostrargli quanto sia serio in questo momento.

«Non voglio essere felice, non senza di te. Quindi aspetterò, Taehyung. Per quanto tempo, non mi interessa. Hai detto che avresti conservato tutti i favori che ti dovevo, ricordi? Tutti e cinquemila. È un sacco di tempo, anche se dovessi usarne uno per ogni giorno.»

Le labbra di Taehyung tremano di nuovo mentre le stringe, inspirando profondamente dal naso nel tentativo di non piangere. Jungkook si china in avanti finché la sua fronte non si appoggia a quella di Taehyung, i loro occhi si chiudono anche se le loro mani rimangono intrecciate.

«Ti ho aspettato per tanto tempo», sussurra Jungkook. «Posso aspettare ancora un po'.»

Taehyung non risponde, ma un attimo dopo le sue labbra sono su quelle di Jungkook.

Jungkook cerca di assaporare ogni attimo, perché ha la sensazione che passerà molto tempo prima che possa farlo di nuovo. Taehyung si allontana, ma poggia le mani ai lati del viso di Jungkook.

Jungkook ricorda la prima notte in cui si sono ubriacati insieme, quando Taehyung gli ha detto di restare per sempre.

«Sei molto importante per me», dice Taehyung, con la voce roca per il pianto. «E voglio... voglio essere pronto, per te. Quindi, per favore, dammi solo un po' di tempo, finché non sarò di nuovo me stesso. La persona che– la persona che ti piace, ok? Il Taehyung che ti rende felice, come tu rendi felice me.»

Jungkook si morde la lingua per non protestare, per non pronunciare ad alta voce che qualsiasi versione di Taehyung lo rende felice. Perché Taehyung non è pronto e Jungkook lo capisce. Avrebbe voluto che si incontrassero prima, o magari dopo, che fossero abbastanza intimi da permettere a Jungkook di aiutarlo a superare questa situazione, oppure del tutto estranei, in modo che questa separazione non faccia così male come sta per fare.

Jungkook inspira, assaporando la sensazione dei palmi delle mani di Taehyung contro la sua pelle. «Aspetterò. E sarò sempre qui, se avrai bisogno di me prima di allora.»

Si sporge in avanti, avvolgendo le proprie mani intorno ai polsi di Taehyung. «Qualsiasi cosa, Taehyung. Non– non cercherò di contattarti, ma... se hai bisogno di parlare con me, va bene. Ti ascolterò.»

Taehyung deglutisce, i suoi occhi sono di nuovo umidi mentre fissa Jungkook.

«Non ti merito», sussurra, ripetendo le parole che ha detto Jungkook tante settimane fa.

Jungkook si limita ad abbassare la testa e a baciare dolcemente il polso di Taehyung, intrappolato tra le sue dita.

«Anche tu sei importante per me.»

Taehyung emette un suono a metà tra una risata e un singhiozzo e si sporge in avanti per baciarlo di nuovo.

Questa volta è Jungkook a doversi tirare indietro, liberando i polsi di Taehyung dalla sua presa. Taehyung si asciuga gli occhi e gli rivolge un piccolo sorriso dolceamaro. Jungkook non vede l'ora che arrivi il giorno in cui potrà rivedere il suo sorriso di sempre, quello splendente e solare.

«È meglio che rientri», dice Taehyung sottovoce. «E poi...»

«E poi devi andare», risponde Jungkook, con voce altrettanto bassa. «Ma poi tornerai.»

«Tornerò», concorda Taehyung.

Si sfila il giubbotto di Jungkook e glielo restituisce. Si ferma, prima di far scorrere la mano lungo il braccio di Jungkook, fino alla spalla e di nuovo giù, come se stesse cercando qualcosa. Jungkook lo sa già. Prende la mano di Taehyung e la sposta delicatamente, finché le sue dita non si appoggiano su quel punto vuoto, coperto dal maglione ma comunque caldo sotto il tocco di Taehyung.

Taehyung lascia che la sua mano indugi lì ancora per un attimo. Si alza in piedi, offrendo a Jungkook lo stesso piccolo sorriso.

«Ciao, Jungkook.»

«Ciao, Taehyung.»

Poi si allontana, e Jungkook aspetta che Taehyung giri l'angolo prima di scoppiare a piangere.

La settimana successiva è un po' confusa. È contento di non dover andare più al lavoro, perché finirebbe comunque per saltarlo. Passa la maggior parte del tempo in camera sua, sdraiato sul letto a fissare il soffitto, o in palestra, a dare sfogo a tutti i suoi sentimenti e a correre sul tappeto fino a farsi scoppiare i polmoni.

Non è colpa di Taehyung se sono lontani. Non è nemmeno colpa sua. Non è colpa di nessuno, è solo un brutto scherzo del destino con cui Jungkook non riesce a fare i conti, almeno non ancora. Non aiuta il fatto che tutti siano tornati a trattarlo come se fosse fatto di vetro: Jimin si ferma ogni mattina dopo il suo turno alla stazione radio per controllare come stia, e Yoongi lo invita a casa sua per una notte di poche parole e di grandi bevute.

Suo padre forse è la parte peggiore, ma Jungkook sa che è perché anche lui è triste, sia per Jungkook che per Taehyung. Suo padre ha un modo tutto suo di dimostrare la sua preoccupazione: si comporta in modo sospettosamente allegro e trascina Jungkook a una cena in centro con Jin.

Dovrebbe essere strano che Jin stia diventando amico di entrambi, ma è bello avere qualcuno con cui anche suo padre possa passare del tempo. Anche se Jungkook è un po' nervoso per la promessa di Jin di diventare il suo patrigno entro la fine del prossimo anno. Continua ad avere un aspetto fenomenale, ogni volta che si fa vedere, e Jungkook non è del tutto sicuro che suo padre non sia d'accordo.

Durante la settimana non sente nemmeno una volta Taehyung, non che si aspettasse il contrario. È sicuro che Taehyung stia passando del tempo con la sua famiglia, per non parlare del fatto che si starà occupando di tutte le cose di sua nonna. Jungkook si chiede per un attimo se Taehyung abbia ricevuto tutti i soldi o meno.

Non gli importa, al di là del fatto che forse potrebbero aiutare un po' Taehyung, a lungo andare. Spera che Taehyung abbia ereditato almeno la casa, anche se non riesce a immaginare Taehyung che vive lì da solo. Tuttavia, sa che quella casa racchiude molti ricordi e prega, per il bene di Taehyung, che possa trascorrervi del tempo quando ne avrà bisogno.

Sabato Junghyun porta la sua famiglia, una gradita distrazione dall'abietta sofferenza di Jungkook. Yuna è decisamente l'esserino più adorabile su cui abbia mai posato gli occhi, e si innamora di lei nel momento in cui Junghyun gliela mette tra le braccia.

Anche Ari è meravigliosa, dolce e delicata, ma con un'arguzia tagliente che fa ridere suo padre per tutto il giorno. Jungkook lascia andare Yuna solo quando le devono cambiare il pannolino e quando suo padre lo costringe a consegnargliela, perché "è la mia nipotina, Jungkookie".

Ci sono un sacco di risate, un sacco di birra e un sacco di battute sul fatto che Jungkook sarà lo zio peggiore di sempre, perché vizierà Yuna fin troppo. Lui non si preoccupa di difendersi, sa che è la verità. Non è mai stato un grande amante dei bambini, non esattamente, ma non importa, perché questa è sua nipote e lui è già pronto a ribaltare il mondo per lei.

Probabilmente lei lo aiuterà molto, pensa; lo aiuterà a perdonare finalmente Junghyun, a perdonarlo del tutto.

Lunedì sera, dopo che Jimin si è fermato a cena e ha risolutamente ignorato le suppliche di Jungkook di sistemare le cose con Yoongi ("Yoongi chi?", ha detto), Jungkook si sta lavando i denti prima di andare a letto, cercando di non pensare che se Taehyung fosse ancora nella sua vita, ora si starebbe addormentando in un altro letto, con una vecchia canzone jazz sul giradischi e il corpo morbido di Taehyung tra le braccia.

Suo padre lo distoglie dai suoi pensieri bussando allo stipite della porta.

«È arrivata una busta per te, tesoro», gli dice. «Ho dovuto firmare per farmela recapitare.»

«Che cosa c'è dentro?» bofonchia Jungkook con la bocca piena di dentifricio.

«Scusa, ma chi ho cresciuto, un selvaggio?» chiede suo padre. «Sputa.»

Indica il lavandino e Jungkook ubbidisce, sentendosi di nuovo un bambino di tre anni, quando ha imparato a lavarsi i denti per la prima volta.

«Cosa c'è dentro?» ripete, più chiaramente.

Suo padre aggrotta le sopracciglia. «Penso che ti piacerà.»

Poi esce dal bagno e Jungkook lo segue un minuto dopo, dopo essersi sciacquato e asciugato la bocca. Suo padre è seduto alla scrivania quando entra in camera sua, e la suddetta busta è poggiata sul letto.

Jungkook si getta sul materasso con un grugnito, rotolando sulla schiena per aprirla.

Diversi pezzi di carta svolazzano fuori, ma prima apre il bigliettino che si è posato sul suo petto.

Jungkook – giorno di paga! Soldi per te significa soldi per me; ti prego, ti prego, TI PREGO, partecipa alla mostra del mese prossimo. Chiamami, così possiamo parlare dell'aumento ;)

Jungkook sorride mentre legge il biglietto, scorrendo alla cieca gli altri pezzi di carta e trovando due assegni, rispettivamente di Jin e di suo padre, e due estratti conto, di Jimin e Yoongi.

«Che cos'è?» chiede suo padre, con un sorriso evidente nella voce.

Jungkook si alza e si siede a gambe incrociate sul letto, con un sorriso che gli si allarga sul volto, così ampio da fargli arricciare il naso.

«Mi hanno pagato, papà.»

«Ora puoi ripagarmi per la spesa», dice suo padre. «Mangi come un reggimento.»

Jungkook sbatte le palpebre, cercando di capire se suo padre stia scherzando.

«Oh, uh– quanto devo–»

«Gesù, tesoro, sto scherzando.»

Si alza dalla scrivania e raggiunge Jungkook sul letto, guardando da sopra la sua spalla. «Quanto ti hanno pagato?»

Jungkook gli porge gli assegni e gli estratti conto con un sorriso, mentre qualcosa di simile all'orgoglio gli affiora nel petto. Non è una barca di soldi, ma è abbastanza da permettergli di fare un check-up completo alla sua auto, se necessario.

Suo padre si sistema contro la testiera del letto e Jungkook lo raggiunge un secondo dopo, sentendolo emettere un fischio impressionato.

«Hey, papà? Posso chiederti una cosa?»

Jungkook aveva intenzione di chiederglielo la sera in cui si è licenziato, ma poi le cose con Taehyung sono andate a rotoli e, in tutta onestà, gli è passato di mente.

«Spara.»

«Alla mostra... Yoongi mi ha detto che c'è un lavoro nella sua compagnia, se voglio. E so che andrebbe alla grande, credo, perché sarebbe un lavoro che mi piace, e ha detto che le persone lì sono brave, ma io... non lo so.»

Suo padre lo studia per un attimo. «Allora qual è la domanda?»

Jungkook sospira. «Credo che... pensi che dovrei accettare? Cioè, vale la pena rischiare? Che forse... io... potrei ricaderci, a un certo punto.»

Suo padre rimane in silenzio per un attimo.

«Sì.»

Jungkook solleva le sopracciglia, sorpreso. «Davvero?»

«Sì. Jungkookie, non lo saprai mai se non ci provi. E nella vita nulla è certo. Io dico di cogliere l'opportunità finché puoi, e se alla fine non funziona, tesoro, allora non funziona. Ma non voglio che la paura di star male di nuovo ti impedisca di fare ciò che ami. Penso che tu abbia un grande talento, Jungkookie. Dovresti sfruttarlo. E penso... penso che se non lo fai, se non ci provi almeno, gli darai esattamente quello che vuole.»

Jungkook non ha bisogno di chiedere chi stia parlando.

«E hey», aggiunge suo padre, urtandogli la spalla. «Stiamo cercando di migliorare, giusto? È un processo. Gli alti e bassi li abbiamo già avuti, quindi qualunque cosa accada, comunque vada, noi ce la faremo.»

Jungkook riflette sulle parole di suo padre, il petto si scalda nel sentire la parola noi. Poi annuisce, tendendo il pugno.

«Jeon.»

Suo padre gli batte il pugno con il proprio, sorridendo.

«Jeon.»

Così Yoongi lo passa a prendere il venerdì mattina. Jungkook è vestito con i soliti pantaloni da colloquio/appuntamento e una cravatta presa in prestito da suo padre. Indossa anche il suo grande giubbotto giallo, ma è più un gesto di conforto che una scelta di stile. Non aveva intenzione di trovare un altro lavoro così in fretta – pensava di fare un altro paio di mostre d'arte e magari una settimana bianca o qualcosa del genere – ma con Taehyung che se n'è andato portando via con sé una parte così grande del suo cuore, Jungkook accoglierà con piacere la distrazione.

E gli manca lavorare, gli manca da quando è stato licenziato.

Yoongi lo aggiorna durante il viaggio verso il suo ufficio, dicendogli che farà un colloquio con le Risorse Umane, ma che probabilmente la sua responsabile andrà a trovarlo a un certo punto. Non dice espressamente che Jungkook otterrà il lavoro, ma lui ha questa impressione. Ha progettato un intero videogioco, anche se la maggior parte dell'industria pensa che abbia solo avuto una tresca col suo capo.

Ma si tratta di Yoongi, il suo migliore amico, quindi Jungkook non può pensare che lavorerebbe in un posto che diffonde menzogne sul conto di Jungkook o racconta una versione sbagliata della storia. Onestamente, Jungkook spera che non venga mai più tirata in ballo, ma qualcosa gli dice che dovrà affrontarla oggi, anche solo per confermare che non è vera.

Quando entrano, lui ha il suo curriculum e il suo portfolio, che non usa da più di un anno, con alcuni dei suoi migliori progetti nascosti all'interno. È più emozionato che nervoso, soprattutto perché è da tanto tempo che non si occupa di videogiochi come questo e ha dimenticato quanto sia divertente e quanta passione abbia per questo mestiere.

Yoongi lo lascia rimanere per un po' nel suo ufficio, dandogli qualche consiglio sull'esaminatore e qualche nozione dell'ultimo minuto sulle sfumature dello sviluppo di videogiochi per PC. Jungkook cerca di assimilare tutto, vuole impressionare l'esaminatore e convincerlo che il suo passato come programmatore di videogiochi per console sia un vantaggio, non una debolezza.

Stamattina suo padre era particolarmente allegro, gli ha preparato le uova e il caffè e lo ha abbracciato a lungo sulla porta. È stato allora che Jungkook ha capito che non lo sta facendo solo per se stesso, ma anche per suo padre. Perché anche a suo padre faceva male vederlo così abbattuto, così distante da qualcosa che lo appassionava. Così si sistema la cravatta e si sposta indietro i capelli, pronto a fare una buona impressione.

Yoongi gli dà un pugno sulla spalla e mormora un "in bocca al lupo", prima di accompagnarlo nell'ufficio delle Risorse Umane, dove si siede e aspetta che entri il suo esaminatore.

Dopo cinque minuti è ancora seduto lì, tamburellando le dita sul bracciolo della sedia e fissando le vetrate che separano l'ufficio dalla sala principale, quando vede Yoongi arrivare dal suo ufficio con aria preoccupata.

Jungkook si alza proprio mentre Yoongi riapre la porta.

«Hey, tutto bene—»

«Dobbiamo andare.»

«Cosa?»

«Dobbiamo andare», ripete Yoongi, entrando nella stanza e tirandogli la mano. «Prendi la tua roba, Kook, andiamo.»

«Yoongs, cosa stai–»

«Jungkook, per favore», dice Yoongi in modo brusco, con gli occhi un po' spiritati. «Per favore, fai come ti dico.»

Jungkook lo guarda per un attimo, ma annuisce. Di solito Yoongi non è così severo, ma ormai Jungkook sa che deve starlo a sentire quando lo diventa. Si lascia quindi trascinare da Yoongi fuori dalla stanza e inizia a camminare verso l'ascensore, malgrado la sua confusione.

«Non faccio più il colloquio?»

Yoongi scuote la testa. «Non oggi, no. La prossima settimana, ok?»

«Ma perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

Yoongi si ferma all'improvviso, facendo sbattere Jungkook contro di lui. Ora è davvero confuso, perché Yoongi gli strattona la mano e li fa accucciare entrambi sul pavimento, nascondendosi in un cubicolo vuoto proprio mentre si aprono le porte dell'ascensore.

«Perché ci stiamo comportando come delle spie?» sussurra Jungkook. «Yoongi, cosa...»

Yoongi gli mette un dito sulle labbra e Jungkook smette di parlare appena in tempo per sentire una voce di donna che risuona limpidamente nell'ufficio, che è diventato stranamente silenzioso.

«Non mi aspettavo che venissi oggi. Non mi aspettavo che venissi e basta, in realtà. Pensavo di essere stata abbastanza chiara l'ultima volta che abbiamo parlato.»

Il capo di Yoongi.

Jungkook alza le sopracciglia e sta per sussurrare un'altra domanda, quando una seconda voce risponde.

«Beh, sai come sono fatto. Dirmi di no non funziona, almeno le prime volte.»

Yoongi sta stringendo la mano di Jungkook in una morsa. Jungkook invece è impegnato a cercare di non vomitare.

Il mio capo.

«Che sia l'ultima volta, allora. Come ti ho già detto, non sono interessata a collaborare con la tua azienda. Puoi mostrarmi i numeri tutte le volte che vuoi, io ti dirò sempre la stessa cosa.»

«Giusto, com'era? Qualcosa che ha a che fare con un problema di integrità, non di redditività.»

«Non mi interessa se pensi che io sia un idiota, lo sai, vero? Quindi esci dal mio ufficio.»

Jungkook sente la bile risalirgli in gola e ha un conato di vomito. Gli occhi di Yoongi si spalancano.

«Sai, a proposito di integrità, ho sentito che stai cercando di assumere uno dei miei vecchi dipendenti. Mi chiedo solo come questo possa inserirsi nel tuo piano di "superiorità morale", considerando quello di cui mi ha accusato.»

«Quello di cui giustamente ti ha accusato, ho sentito dire.»

«Non secondo il tribunale.»

Jungkook teme di svenire. Yoongi gli stringe più forte la mano. «Mi dispiace», mima con la bocca.

«So che pensi che non guadagniamo tanti soldi da queste parti, ma ti assicuro che ne abbiamo abbastanza per pagare la sicurezza. E li chiamerò tra dieci secondi, se non te ne vai. La mia risposta è ancora no.»

«Va bene, va bene, so quando non sono desiderato; me ne vado.»

C'è un attimo di silenzio, e Jungkook aspetta con ansia di sentire il rumore delle porte dell'ascensore che si richiudono. Comincia ad avere i crampi alle gambe per la posizione in cui si trovano.

«E Jeon Jungkook», urla improvvisamente il suo capo, «lo so che ti è piaciuto!»

Jungkook si preme entrambe le mani sulla bocca, soffocando un urlo. Yoongi si sposta per tirare Jungkook a sé come meglio può e gli accarezza i capelli in silenzio finché l'ascensore non si chiude e un mormorio angosciato attraversa l'ufficio.

«Mi dispiace», mormora di nuovo Yoongi. «Merda, Jungkook, mi dispiace tanto.»

Jungkook si limita a scuotere la testa. «Per favore, portami a casa.»

«Sì. Sì, va bene. Solo... aspettiamo qualche minuto, ok? Finché non siamo sicuri che se ne sia andato.»

I dieci minuti successivi sono intrisi di panico e confusione, mentre aspettano nell'ufficio di Yoongi con Jungkook lotta per non dare di matto e Yoongi che deve contattare uno dei suoi colleghi per assicurarsi che l'ex capo di Jungkook non stia aspettando nel parcheggio.

Dopo aver superato lo shock iniziale, Jungkook è più che altro mortificato. Il capo di Yoongi arriva dopo qualche minuto, con un'espressione di scuse e un tono gentile.

«Ciao, tu devi essere Jungkook, giusto?»

Jungkook annuisce, un po' diffidente nei confronti della mano che lei gli porge, ma finisce per stringerla comunque.

«Mi dispiace davvero tanto», dice lei. «Sono sicura che Yoongi ti abbia detto che non abbiamo niente a che fare con lui, ed è vero. Purtroppo è venuto da me in passato – abbiamo lavorato insieme tanto tempo fa – e mi ha chiesto di collaborare, ma alla luce di quello che... beh, sai, ho rifiutato l'offerta. Non avevo idea che sarebbe venuto oggi, e mi dispiace molto se questo ti ha turbato... Jungkook, posso prometterti che se lavorerai qui con noi, questo non accadrà mai più. So che non hai avuto una bella esperienza con le azioni legali, ma io ho delle conoscenze piuttosto solide, diciamo, e posso presentare un'ordinanza restrittiva più velocemente di quanto lui riesca a farla annullare.»

Jungkook la guarda per un attimo con aria confusa. «Io... no, mi dispiace– probabilmente è venuto perché c'ero io, e...»

Si acciglia. «Questa è un'altra cosa che devo controllare. I nostri dipendenti sono tenuti a mantenere il nostro lavoro un'informazione confidenziale, quindi mi spiace sapere che la notizia del tuo colloquio sia trapelata. Dovremo fare un controllo approfondito del personale, per vedere se qualcuno ha detto qualcosa che non doveva dire.»

«Sono sicuro al novantanove per cento che non è stato Yoongi», dice Jungkook in tono drastico, facendo sorridere Yoongi e il suo capo. «Sono... sono un po' imbarazzato, mi dispiace.»

«È lui che dovrebbe essere imbarazzato», dice lei con fermezza. «L'ho pensato fin dall'inizio. Non sei tu il cattivo qui, Jungkook. Lo so io e lo sa la compagnia. Quindi, se vuoi rimandare il colloquio, mi piacerebbe parlare con te un altro giorno, magari quando non siamo entrambi così di malumore.»

«Ma», aggiunge gentilmente, «capisco se preferisci non farlo.»

«Posso... posso pensarci?» chiede Jungkook.

Non è proprio nello stato d'animo giusto per prendere questo tipo di decisione al momento.

«Certo.»

Se ne va un minuto dopo, e Jungkook tira un profondo sospiro di sollievo, concedendosi finalmente di rilassarsi. Lei è chiaramente un netto miglioramento rispetto al suo ultimo capo, ma ancora non sa se sia una buona idea. L'amico di Yoongi arriva qualche minuto dopo per dare loro il via libera, così Jungkook si ritrova in men che non si dica sul sedile del passeggero della macchina di Yoongi, con una bottiglia d'acqua in mano e un ansioso Yoongi che gli intima di berla.

Quando tornano a casa di Jungkook, le sue mani hanno smesso di tremare e sta riflettendo sul fatto che il suo capo è in realtà, nel grande schema delle cose, soltanto un patetico bullo. E non ha intenzione di lasciarsi spaventare da questo, non al punto da perdere la testa.

In un primo momento si è sentito un codardo a nascondersi, ma pensa che la sua terapeuta sarà orgogliosa di lui per non essersi lasciato coinvolgere, quando le racconterà tutto nella prossima seduta. Il suo capo non merita né il suo tempo né le sue parole, non più. E questo basta a tenerlo fermo.

Yoongi, invece, sembra affranto mentre accompagna Jungkook nella sua camera da letto.

«Jungkook, mi dispiace tanto», dice ancora una volta, mentre si siedono sul letto di Jungkook.

«Va tutto bene, Yoongs, davvero. Non potevi saperlo.»

Yoongi lo guarda con gli occhi socchiusi, inclinando la testa. «Stai... stai bene?»

Jungkook ride. «Merda, non fare quella faccia sorpresa.»

«È solo che– beh, io... è stato brutale, Kook, e tu non sembri nemmeno scosso.»

Jungkook scrolla le spalle. «Lo ero, all'inizio. Ma voglio dire... è passato quasi un anno e voglio soltanto andare avanti con la mia vita. Non merita di farmi sentire una merda e se non glielo permetto, che potere ha su di me?»

Yoongi incrocia le braccia, impressionato. «Wow, Kook. In questo momento sembri proprio un tipo in gamba.»

Jungkook gli fa un sorriso sghembo. «È la terapia. Davvero, Yoongi, non sentirti in colpa per questo. Non è colpa tua e io–»

Jungkook si interrompe di fronte all'improvviso rumore al piano di sotto, come se qualcuno stesse cercando di sfondare la porta di casa sua.

Lui e Yoongi si scambiano un'occhiata.

«Non penserai che...», sussurra Jungkook. «Non è...»

«Se lo è, chiamo la polizia», dice fermamente Yoongi. «Vado a controllare.»

«Vengo con te», risponde Jungkook, saltando giù dal letto e scendendo le scale prima che Yoongi possa opporsi.

Il rumore si fa più insistente e, quando arrivano in cucina, sentono una voce familiare dall'altra parte che fa tirare un sospiro di sollievo a Jungkook.

«Jungkook! Jungkook, sono Jin, hey! Jungkook, ci sei? Devo parlarti! Jungkook–»

«Spaventerai il vicinato», gli dice Jungkook aprendo la porta.

Il sorriso beffardo sul suo volto si dissolve di fronte all'espressione di Jin. Ha l'aria stravolta, i capelli spettinati e gli occhi spalancati per la preoccupazione.

«Che succede?»

«Dobbiamo andare», dice Jin. «Sono- Jungkook, hanno preso la casa e stanno vendendo tutto, dobbiamo– Prendi la giacca.»

«Cosa? Chi ha preso la casa? Casa mia? Jin, cosa stai–»

«Ti spiego per strada», dice Jin, prendendo il polso di Jungkook e trascinandolo a forza fuori dalla porta.

Yoongi lo segue, infilandosi il giaccone prima di lanciare a Jungkook il suo. Jungkook è ancora confuso, ma non ha intenzione di mettersi contro i suoi due amici, che sono più grandi di lui e pare sappiano ciò che fanno molto più spesso di lui.

Una volta saliti tutti sull'auto di Jin, con Jungkook relegato sul sedile posteriore perché è il più giovane (voleva protestare, ma Yoongi sembrava troppo scontroso e Jin troppo in preda al panico per discutere), si sporge in avanti e chiede di sapere cosa diavolo sta succedendo.

«La casa della signora Kim», dice Jin, spingendo sull'acceleratore mentre guida ben oltre il limite di velocità. «L'hanno presa i suoi figliastri. E stanno vendendo tutto.»

«Cosa?» quasi grida Jungkook.

Yoongi impreca sottovoce.

«Pensavo– ma– non l'avrebbe mai lasciata... Taehyung avrebbe dovuto avere...»

Jin scuote la testa. «No. Lei e suo marito avevano un testamento congiunto; non ne ha mai scritto uno suo. E il testamento dice che tutti i loro beni andranno ai figli di lui, nel caso in cui entrambi siano deceduti.»

«Ma che ne sarà della famiglia di Taehyung?» chiede Jungkook. «Devono aver ricevuto almeno qualcosa, voglio dire, suo padre è uno dei figli, giusto?»

«A quanto pare gli sono stati lasciati in eredità dei soldi, ma solo se avesse voluto prenderli. E lui ha rifiutato.»

Jungkook si morde il labbro. Ricorda quello che Taehyung gli ha detto di suo padre, di come non volesse dipendere dai suoi genitori. È ovvio che abbia rifiutato.

«Ma... quindi loro non avranno nulla di suo?»

Jin scuote la testa. «Tecnicamente non ha lasciato loro nulla, quindi i suoi figliastri possono fare quello che vogliono con le sue cose ora. E le stanno vendendo, cazzo.»

«È– è lì che stiamo andando adesso?» chiede Jungkook, provando un senso di nausea. «A casa sua?»

Jin annuisce, suonando il clacson a un'auto che procede troppo lentamente. «Mia madre me ne ha parlato – è un avvocato – ed è amica del tizio che avevano scelto come esecutore testamentario. E ho saputo della vendita solo stamattina, al telegiornale.»

«Al telegiornale...» sussurra Jungkook, lasciandosi cadere di nuovo sul sedile. «Taehyung lo sa?»

Jin stringe il volante. «Probabilmente sì. Ma mia madre ha detto che la sua famiglia non ha avuto il tempo di tornare indietro per prendere qualcosa. Pare che uno dei fratelli abbia lasciato il funerale in anticipo per cambiare il codice del cancello di ingresso.»

Jungkook stringe le mani a pugno, sentendosi arrabbiato e devastato al tempo stesso e desiderando più che mai chiamare Taehyung, anche se aveva giurato di non farlo.

«E cercherò di recuperare almeno qualcosa per lui», dice Jin, «ma ho bisogno che tu mi dica cosa ne vale davvero la pena. Tu ci sei stato, vero? Hai visto la casa?»

Jungkook annuisce. «Sì, una volta.»

«E tu conosci Taehyung meglio di tutti. Quindi ho pensato che... sei la persona più adatta a valutare ciò che può essergli utile.»

Jungkook annuisce di nuovo e nell'auto cala il silenzio, mentre Jin continua a sfrecciare sulla strada. Yoongi non ha detto nulla, ma allunga una mano dietro il sedile che Jungkook stringe con gratitudine.

Jungkook nota che i ciliegi stanno iniziando a cambiare, anche se di poco. Spera di poter vedere Taehyung quando saranno in fiore.

Quando arrivano alla villa, Jungkook inspira bruscamente vedendo la fila di auto lungo il vialetto e le altre macchine parcheggiate sull'erba. Accanto al cancello aperto c'è un enorme cartello con su scritto "VENDITA IMMOBILIARE", e a Jungkook viene da vomitare.

La sensazione non fa che peggiorare mentre risalgono lentamente il viale, quando qualcuno bussa al finestrino di Jin e si offre di parcheggiare l'auto una volta arrivati davanti alla porta d'ingresso.

Jin accetta, consegna le chiavi al signore e scendono dall'auto. Jungkook fa un respiro profondo, ricordando l'ultima volta che è stato qui. Sente una fitta al petto e si chiede che fine abbia fatto Yeontan. Se Taehyung è riuscito a prendere almeno lui, prima che venissero sbattuti fuori.

Non vuole pensarci, ma non riesce a smettere di immaginare Taehyung e la sua famiglia che cercano di digitare il codice 1230 in continuazione, solo per vedere il cancello rimanere chiuso. E non riesce a smettere di pensare a Taehyung sempre più sconvolto, che pian piano scoppia in lacrime per l'ennesima volta. Jungkook sa esattamente che aspetto abbia in momenti come quello. Ne è stato la causa, una volta.

Ma Taehyung lo aveva perdonato, ricorda a se stesso. E questo tempo che trascorrono separati, il tempo che Jungkook passa ad aspettare, è la sua espiazione.

Anche questa missione di pseudo-spionaggio che stanno portando avanti, per recuperare anche un solo ricordo della nonna di Taehyung, sarà una parte delle sue scuse. Jungkook non ha molti soldi, ma farà il possibile. Ruberà, se necessario.

Immagina che questo ruolo gli calzi a pennello, viste le occhiatacce che gli vengono rivolte mentre entrano nell'atrio. Ne comprende il motivo, con i suoi capelli lunghi, i tatuaggi e il giubbotto giallo e imbottito che gli ciondola da una mano. Tuttavia, a dire il vero, quando si è svegliato stamattina non aveva in programma di fare a pugni con la gente più ricca del paese.

La casa è affollata, e Jungkook prova un'ondata di disgusto per il modo in cui le persone camminano in giro, toccando qualunque cosa ed esaminando i cartellini del prezzo che vi sono attaccati. Stanno vendendo la vita di una persona, i suoi ricordi, come se niente fosse. E per tutti questi estranei non significano nulla, sono solo cose insignificanti di cui vogliono appropriarsi.

Jungkook e Yoongi sembrano avere la stessa idea, cioè seguire le indicazioni di Jin. È l'unico tra loro che sembra davvero appartenere a questo posto, grazie ai suoi vestiti costosi, i capelli e il viso immacolato. Riceve alcuni saluti da altre persone che si aggirano nei paraggi, probabilmente suoi pazienti, e ricambia educatamente. Jungkook pensa che non potrà mai essere sofisticato o socialmente a modo come Jin, ma magari potrebbe apprendere qualche suggerimento.

Così tiene la schiena dritta e smette di trascinare i piedi, cercando di non sembrare un teppista venuto a rubare l'argenteria pregiata. Mentre Jin è impegnato a parlare con qualcuno, Jungkook porta Yoongi al piano di sopra, schivando le persone sulle scale fino a raggiungere il lungo corridoio dove ci sono tutte le camere da letto.

Qui è molto meno affollato, probabilmente perché non si vendono tante cose. La maggior parte delle opere d'arte appese ai muri e altri oggetti di grandi dimensioni hanno un'etichetta con scritto "ALL'ASTA", il che, secondo Jin, significa che saranno venduti in seguito, probabilmente presso una casa d'aste autorizzata dalla famiglia.

Jungkook è terrorizzato all'idea di imbattersi in qualcuno della famiglia di Taehyung, quelli che odiano sia lui che sua nonna, tanto da sbatterlo fuori di casa e sputtanare la memoria della nonna in questo modo.

«Kook.»

Jungkook sbatte le palpebre e si gira verso Yoongi, che gli dà un colpetto sul polso. Jungkook abbassa lo sguardo per vedere le sue mani strette a pugno, con le unghie che si conficcano nei palmi, e si rilassa emettendo un profondo sospiro.

«È disgustoso», mormora Jungkook. «Non posso– Yoongs, è una cosa orribile.»

«Lo so», dice Yoongi, accigliandosi. «Lo so. Ma è per Taehyung, giusto? Perciò lascia correre, ok? Cerca in giro qualcosa che potrebbe servirgli.»

Jungkook si passa una mano sul viso. «Non so se possiamo permetterci qualcosa.»

Ha tenuto d'occhio i cartellini dei prezzi e il suo cuore è sprofondato sempre più in basso ogni volta che un oggetto si è rivelato più costoso del precedente.

Yoongi gli dà una pacca sulla spalla. «Jin ha i soldi, fa il dentista.»

Jungkook gli rivolge un leggero sorriso che si trasforma subito in uno sguardo confuso, perché Yoongi sembra improvvisamente aver visto un fantasma.

«Oh.»

Jungkook si volta nel sentire la voce di Jimin e lo vede in piedi sulla soglia di una delle camere da letto, con le braccia incrociate e uno sguardo assassino.

«Hey, Chim», dice Jungkook cautamente, lanciando occhiate tra lui e Yoongi come se fossero due vulcani sul punto di eruttare.

Non manca molto, visto che sono entrambi molto tesi.

«Cosa ci fate qui?» chiede.

Jimin finalmente distoglie lo sguardo da Yoongi per incontrare i suoi occhi, e la sua espressione si addolcisce. «Taehyungie mi ha chiesto di venire a controllare se le sue cose sono ancora qui.»

Jungkook per poco non si accascia per la violenta fitta di gelosia che lo travolge.

«Hai– hai parlato con lui?»

Jimin gli rivolge un cipiglio compassionevole. «No, non proprio. Solo ogni tanto. A proposito, gli manchi.»

Jungkook si sente come se stesse per scoppiare a piangere, e forse dare un pugno a Jimin nell'attimo successivo. Non sapeva nemmeno che Taehyung e Jimin fossero ancora in contatto. Però hanno detto di essere anime gemelle. Comunque gli brucia lo stesso, e molto, il fatto che Taehyung abbia chiesto a Jimin di parlarne e non a lui.

E il fatto che Taehyung abbia detto a Jimin che sente la sua mancanza è in qualche modo ugualmente lacerante ed esasperante.

«Se gli manco, può sempre rispondere al telefono», sbotta Jungkook, prima di riuscire a trattenersi.

Jimin fa un passo avanti, con le mani alzate in uno strano gesto rassicurante, come se Jungkook fosse un cavallo imbizzarrito o qualcosa del genere.

«Kook, dai. È a pezzi in questo momento, e mi ha raccontato di averti detto...»

«So cosa mi ha detto», sospira Jungkook. «È solo che sto davvero di merda. E ora scopro che siete stati culo e camicia per tutto questo tempo.»

È il turno di Jimin di sospirare. «Jungkook, io e Taehyung... senti, la verità è che lui mi conosce da più tempo di te, ok? Eravamo molto amici all'università, ed è– è una di quelle amicizie in cui, quando riallacci i rapporti, sembra che il tempo non sia mai passato. Come me e te, no? Ma io non– noi non– è diverso tra voi due, me l'ha detto lui. E gli ho parlato solo un paio di volte, dopo il funerale.»

Ora è di fronte a Jungkook, gli occhi dolci e tristi. «Sto solo cercando di aiutarlo.»

«Anch'io», mugugna Jungkook, con voce roca. «Ma lui non me lo permette.»

Jimin poggia una mano sul braccio di Jungkook. «Dagli ancora un po' di tempo. Sono sicuro che presto ti contatterà. E poi... Kook, non voleva che ti sentissi come se ti stesse usando. Per questo ha chiesto a me.»

Jungkook studia il volto di Jimin per un lungo momento, cercando di capire se stia mentendo. Ma poi viene fulminato dal pensiero che Jimin è il suo migliore amico, lo è da anni, e questo non è mai cambiato. Decide quindi di lasciar perdere, di accettare il fatto che il dolore rende le persone strane e confuse e che questo non significa che Taehyung lo stia evitando intenzionalmente o che se ne stia andando per sempre.

Tornerò.

«Hai trovato niente? Delle sue cose, intendo.»

Jimin scuote la testa. «Ha detto che forse ci sono alcuni dei suoi vestiti, ma la sua camera da letto è vuota. Forse li hanno buttati via.»

Jungkook si ritrova di nuovo con le mani strette a pugno. «E invece... c'è qualcosa nella stanza di sua nonna?»

«È quella in fondo al corridoio?»

Jungkook annuisce, e Jimin scrolla le spalle. «Non ho ancora guardato.»

«Vado io», dice Jungkook, superandolo e attraversando il corridoio.

Sente Jimin e Yoongi che iniziano a seguirlo, ma scuote la testa. «No, forse dovremmo dividerci. Per guadagnare tempo.»

Entrambi sembrano voler protestare, ma qualcosa nel suo volto deve far capire loro che vuole stare da solo in questo momento. Ne ha davvero bisogno.

Quando arriva alla fine del corridoio, fa un paio di respiri per prepararsi. Non sa bene perché: è stato qui solo una volta. Ma il ricordo di Taehyung che crolla a pezzi dopo il funerale, che lo supplica di riportare indietro sua nonna, torna ad affiorare e sente un dolore al petto.

Fa un ultimo respiro e apre la porta.

È completamente vuota.

La sedia su cui era seduta è sparita. I profumi sul davanzale della finestra sono spariti. Persino le fottute tende sono sparite. La camera da letto è anch'essa vuota, eccetto il letto, che Jungkook non può certo portare con sé. Presume che i mobili siano stati spostati o già venduti, e comunque non se li può permettere.

Si appoggia al pavimento e scivola sotto il letto, ma trova solo polvere. Anche l'armadio è vuoto, e sul mobiletto all'angolo c'è già un cartellino con la scritta "VENDUTO". È vuoto.

Non sa come abbiano fatto a sbarazzarsi di tutto così in fretta, se forse le cose non siano esposte al piano di sotto o se le abbiano vendute da qualche altra parte. Sa solo che sta male, perché è come se lei non fosse mai esistita, perché ogni traccia di lei è stata completamente cancellata da questa stanza.

Ci mette un minuto a ricomporsi, a placare la rabbia e il dolore che gli salgono nelle viscere, ma esce dalla stanza e si chiude la porta alle spalle con decisione. Tanto non c'è più niente lì dentro, niente di importante.

Sa che Jimin ha già controllato la stanza di Taehyung, ma Jungkook vuole controllare lo stesso.

Anche questa è vuota. Niente lenzuola sul letto, niente tende alla finestra, i cassetti del comò sono aperti e pieni solo d'aria. Jungkook pensa che magari dovrebbero tentare di portar via il pianoforte, ma la conclusione è scontata, ancor prima di guardare il cartellino del prezzo.

Quando esce, si chiude di nuovo la porta alle spalle.

Al piano di sopra ci sono alcune persone che gli lanciano occhiate un po' strane, prima che apra la porta per entrare. A Jungkook non importa un accidente, e deve voltarsi dall'altra parte prima di vederli frugare nello spazio vitale di Taehyung e valutarne il valore.

Jungkook sta per entrare nella camera da letto successiva, ma all'improvviso Jin gli si avvicina, lo tira indietro per il gomito e si porta un dito sulle labbra. In quel momento Jungkook sente Jimin e Yoongi che parlano a bassa voce e con urgenza.

«Dovremmo andarcene», sussurra Jin, anche se si accuccia contro lo stipite della porta per sentire meglio.

Jungkook scrolla le spalle. «Sarà la nostra rivincita, per aver cercato di farci mettere insieme.»

Jin gli fa un sorriso e si avvicina, sbirciando attraverso la porta socchiusa. Jungkook riesce a malapena a scorgere Jimin in piedi al centro della stanza, con le braccia incrociate, mentre Yoongi si sposta lentamente da un oggetto all'altro, prendendoli e rimettendoli a posto a casaccio.

«Mi dispiace che abbiamo litigato, ma sono stanco del fatto che mi eviti», dice Yoongi. «Voglio superare questa situazione, ok? Per te e per me, ma anche per Kook. Anche lui è stanco di questa situazione e non credo sia giusto che continuiamo a tirarlo in mezzo.»

«Non sono mica una puttana», dice Jimin con rabbia, dopo un attimo.

«Non ti ho mai chiamato così.»

«Non era necessario», sbotta Jimin. «So perfettamente cosa volevi dire.»

Yoongi sospira, voltandosi verso di lui. «Non volevo dire questo, per niente. Ero solo arrabbiato con te. Continui a nasconderti dietro a queste cose, e non so di cosa hai così tanta paura.»

«Non ho paura.»

«Allora perché hai mentito?»

«Cosa?»

«Quando hai detto che non mi ami. Perché hai mentito?»

Gli occhi di Jimin si spalancano. «Ok, Yoongs, se vuoi illuderti su questa cosa, io–»

Yoongi si avvicina e Jimin inspira bruscamente quando la mano di Yoongi si posa sul suo braccio.

«Chim», dice a bassa voce, «sono innamorato di te. Non ho paura di dirlo, non più. Ti amo.»

Gli occhi di Jimin ora sono incredibilmente grandi e sembra quasi pietrificato.

«Non ti farò soffrire», sussurra Yoongi. «Non c'è niente di cui aver paura.»

Jimin è ancora pietrificato, ma lascia che Yoongi gli prenda le mani e intrecci le loro dita.

«Ti amo. Sono innamorato di te da più di un anno, Park Jimin, e continuerò a esserlo, anche se tu dici che non lo sei– oh, cazzo–»

Jungkook trasale rumorosamente quando Jimin si lancia in avanti e bacia Yoongi così forte che i due perdono l'equilibrio e cadono a terra. Jin dà un pugno sul braccio di Jungkook e gli rivolge un sorriso, prima di allontanarsi dalla porta.

Jungkook si concede di lanciare un'altra occhiata nella stanza e se ne pente subito, quando vede i suoi due migliori amici limonarsi come se non ci fosse un domani. Quindi si gira e segue Jin, mentre perlustrano metodicamente la camera da letto successiva in un gradevole silenzio.

Non si permettono di parlare fino a quando non scendono di nuovo le scale, dopo aver controllato a fondo le stanze superiori, con loro grande delusione prive di qualsiasi cosa utile.

«Gesù, pensavo che non sarebbe mai successo», sospira Jungkook.

«A chi lo dici», dice Jin. «Almeno adesso non dovrò più sentire Jimin che sproloquia su di lui durante il corso di spinning.»

«Oh no», lo prende in giro Jungkook, «parlerà ancora di Yoongs. Solo che ora saranno discorsi melensi e disgustosi.»

Jin alza gli occhi al cielo. «Com'è possibile che tutti quelli che conosco si mettano insieme? Io sono tutto solo e voi siete felici e contenti.»

Jungkook scrolla le spalle. «Anch'io sono solo. Almeno in teoria. E di certo non sono felice, questo è quanto.»

L'espressione di Jin si addolcisce e stringe il braccio di Jungkook. Jungkook gli rivolge solo un piccolo sorriso e lo allontana: non vuole apparire così deprimente, ma si trovano nella casa della nonna defunta del suo ragazzo, quindi questo tono cupo è più che opportuno.

Più opportuno dei suoi due migliori amici che limonano in una camera da letto vuota, ma Jungkook è troppo sollevato dal fatto che sembrino aver risolto i loro problemi per esserne davvero turbato.

Pensa che sarebbe al settimo cielo in questo momento, ma come ha appena detto... casa della nonna defunta.

Questa sera, decide, andranno a bere qualcosa per festeggiare e lui si comporterà di nuovo come una persona a posto. Ha detto che avrebbe aspettato Taehyung, ma questo non significa che nel frattempo non debba vivere la sua vita. Almeno, questo è ciò che continua a dirgli la sua terapeuta.

Lui e Jin curiosano un po' nell'enorme cucina, ma la gran parte di essa è già stata ripulita, ci sono solo alcuni utensili in disuso e alcuni piatti scheggiati che nessuno sembra volere.

Jungkook trova una tazza di ceramica che sembra in buone condizioni e la prende con cautela, chiedendosi perché l'abbiano lasciata lì. La parte anteriore è decorata con piccoli fiori blu e Jungkook si prende un momento per ammirarli prima di girarla dall'altra parte.

Oh.

"LOLLY" è scritto a grandi lettere nere, circondato da un cuore irregolare.

Obiettivamente è davvero brutta, e probabilmente è per questo che è ancora qui. Ma Jungkook sa che deve essere stato un regalo di Taehyung, o forse di uno dei suoi fratelli, perché la calligrafia è un po' goffa, come quella dei bambini.

La stringe tra le mani, con l'improvvisa paranoia che qualcun altro cerchi di portargliela via. Ma nessun altro sembra interessato, nemmeno se ne sono accorti, così escono dalla cucina e Jungkook tiene la tazza saldamente in mano.

Una volta raggiunta quella che secondo Jin si chiama "sala grande" (e Jungkook può capire perché, cazzo, è gigantesca), Jungkook trova finalmente tutte le altre cose che mancano in casa. Sembra quasi un mercatino delle pulci, con oggetti appoggiati sulle sedie, sparsi sui tavoli e gruppi di persone che ci girano intorno.

È un miscuglio tra la gente come Jin, i ricchi che probabilmente conoscevano i nonni di Taehyung, e le persone più simili a Jungkook, che secondo lui sono i tipi che amano dedicarsi all'antiquariato. Vicino all'uscita che riporta all'ingresso, c'è un tavolo con un registratore di cassa e un POS, così Jungkook si mette in fila e aspetta di pagare la sua tazza.

Una parte di lui gli dice di prenderla e basta: non vale poi così tanto, e comunque non vuole regalare soldi all'orribile famiglia di Taehyung. Ma poi immagina la peggiore delle ipotesi, ovvero che venga scoperto e che non gliela lascino prendere, e a quel punto questo terribile pomeriggio non sarebbe servito a nulla.

Mentre aspetta con Jin, Yoongi e Jimin entrano e iniziano a guardarsi intorno, evitando con determinazione lo sguardo di Jungkook e facendo del loro meglio per non sorridere come degli idioti innamorati. E lo sono, ma, per l'ennesima volta, non è né il luogo né il momento per pensarci.

Quando finalmente raggiungono Jungkook in fila (Jimin gli dice "sta' zitto, Kook, smettila di sorridere"), Yoongi ha recuperato le tende che si trovavano nella stanza di Taehyung, e Jimin ha un maglione verde che potrebbe appartenere soltanto a Taehyung. Tra questo e la tazza, Jungkook pensa che forse Taehyung potrà sentirsi un po' meglio di prima, e cerca di trovare conforto in questo pensiero.

Jin è sempre più impaziente accanto a lui e gli chiede in continuazione se c'è qualcos'altro, qualcosa che lui possa comprare, ma Jungkook gli dice in tutta onestà che non lo sa. Questo fino a quando l'uomo tre persone più avanti a lui posa i suoi oggetti sul tavolo, e tra questi c'è una custodia nera per strumenti.

Jungkook inspira bruscamente, incrociando le dita perché non sia davvero ciò che pensa.

Sarebbe troppo crudele, cazzo...

Lo è.

Il ragazzo apre la custodia per mostrarla alla donna che lavora alla cassa e Jungkook deve mandare giù un'ondata di nausea quando appare il sassofono scintillante di Taehyung.

Non sa cosa fare, se non tirare la manica di Jin.

«Jin.»

«Sì?»

«Jin», ripete, con la mascella che si irrigidisce per la rabbia. «Jin, quello è di Taehyung.»

Punta una mano tremante verso di esso e il volto di Jin si accende in segno di intesa.

«Ci penso io», dice a bassa voce, e si allontana dalla fila.

Jungkook osserva con una certa soggezione Jin che si avvicina all'uomo che sta terminando il suo acquisto, interrompendo con garbo ma in modo deciso le altre persone in attesa e dandogli un colpetto sulla spalla. L'uomo si gira, confuso, mentre Jin tira fuori il libretto degli assegni.

Il sorriso divertito sul suo volto nel vedere Jin che alla sua giovane età si porta dietro un libretto degli assegni scompare quando Jin raddrizza le spalle e indica il sassofono.

«Qualunque cifra paghiate per quello», dice, «ve la raddoppio.»

L'uomo solleva le sopracciglia e indica il prezzo, mentre Jungkook rimane a bocca aperta. Ma Jin alza un sopracciglio, imperterrito, e si offre di triplicarlo, se necessario.

Anche Yoongi e Jimin li guardano, con la stessa espressione scioccata di Jungkook. Jungkook sente il cuore martellare nel petto, perché Taehyung ha bisogno di riavere il suo sassofono, è letteralmente il suo sostentamento. E Jungkook non può credere che una persona vicina a lui, che deve aver visto i suoi sorrisi, la sua dolcezza e la sua luce, cerchi di portarglielo via.

C'è un altro attimo di tensione prima che l'uomo accetti, dopo aver discusso con Jin di un prezzo tre volte e mezzo superiore a quello iniziale, ma Jin sembra totalmente indifferente mentre firma l'assegno e procedono allo scambio.

Jungkook nota che la donna che lavora alla cassa sembra leggermente irritata. Ma la persona successiva appoggia la propria roba e lei non ha altra scelta che continuare. Jin lancia a Jungkook uno sguardo indecifrabile, qualcosa che sembra quasi sollievo, e gli indica la porta prima di uscire.

Quando è il turno di Jungkook di pagare – lo stanno fregando sul prezzo, ma non gli interessa – la donna che gestisce il banco viene raggiunta da altri due uomini, entrambi con l'aria infastidita.

«Quel bastardo di Jin», borbotta uno di loro. «Mi prendi per il culo? Glielo hai lasciato fare?»

La donna smette di strisciare la carta di credito di Jungkook e si volta verso di loro. «Cosa avrei dovuto fare? Quel tizio l'aveva già comprato, tecnicamente poteva farci quello che voleva.»

Il secondo tizio si passa una mano sul viso, sospirando. «Sono abbastanza sicuro che glielo restituirà, comunque. Cazzo, potevi spremerlo un po' di più sul prezzo.»

La donna sospira a sua volta, irritata. «Beh, almeno se glielo restituisce forse Taehyung smetterà di chiamarci in continuazione.»

«Mi fa incazzare», dice il primo. «È sempre stato viziato, prima da lei e ora dai suoi amici ricconi.»

Il secondo sbuffa. «Sì, sono sicuro che siano solo amici.»

«Senti», sbotta la donna, «cerchiamo di passare oltre, ok? Scusi, signore, ecco la sua carta.»

L'unico motivo per cui Jungkook non è balzato sul tavolo e non ha iniziato a strozzarli tutti è che sia Yoongi che Jimin gli hanno appoggiato le mani sulla schiena per calmarlo. Jungkook ha intuito, a metà della loro sussurrata conversazione, che questi devono essere i figli del nonno di Taehyung, quelli che hanno avuto tutto e lo stanno vendendo.

Uno degli uomini ha il naso di Taehyung, mentre la donna ha i suoi stessi occhi. Jungkook odia che Taehyung debba condividere qualcosa con queste persone orribili, ma si costringe a rimanere indifferente, perché ha davvero bisogno di portare a Taehyung questa tazza.

Hanno recuperato il suo sassofono, quindi già questa è una vittoria. E ha fatto incazzare i suoi parenti, quindi doppia vittoria.

Si riprende la carta di credito e lo scontrino che lei gli porge, senza preoccuparsi di ricambiare il suo sorriso tirato. È palese che sia imbarazzata per la piccola parentesi che si è appena conclusa. Jungkook giocherella con lo scontrino e la guarda con aria assente.

«C'è un bidone della spazzatura?»

«Nell'ingresso.»

Jungkook non la ringrazia e si gira per uscire dalla stanza. Di solito aspetterebbe i suoi amici, ma non riesce a stare lì dentro un secondo di più.

Jin lo aspetta accanto al bidone della spazzatura, con la custodia dello strumento stretta al petto, come se temesse che potessero portargliela via. Jungkook conosce la sensazione.

«Ho appena avuto una splendida conversazione con lo zio di Taehyung», borbotta Jin. «Che se ne vada a fanculo.»

«Sì, li hai proprio fatti incazzare», risponde Jungkook. «Stanno dando di matto perché hai dato a quel tizio tutti quei soldi.»

Jin sorride. «Bene. Sono andato a scuola con i loro figli; fanno tutti cagare. E i loro genitori sono altrettanto orrendi. I nonni di Taehyung erano le uniche persone gentili.»

«Jin», esordisce Jungkook, «a proposito del sassofono, lasciami–»

Jin scuote immediatamente la testa. «Non pensarci nemmeno, Jeon. Pago io, sul serio.»

«Ma–»

«Jungkook», dice Jin con fermezza. «Ci penso io. Lasciami– devo farlo, ok?»

Jungkook gli lancia uno sguardo interrogativo, ma Jin si limita a fissare il pavimento. Jungkook sospira e si sporge verso il cestino, pronto a gettare lo scontrino. Lo fa e sta per fare un passo indietro, ma mentre si gira, qualcosa gli salta all'occhio.

Si sporge di più, cercando di capire cosa sia. Muove la testa da una parte e dall'altra finché non lo vede, un luccichio argentato sepolto sotto scontrini, fazzoletti e bicchieri d'acqua usati.

Jin sembra totalmente sconcertato mentre Jungkook allunga una mano nella spazzatura e ci fruga dentro, raccogliendo l'oggetto. Non sa nemmeno perché, ma ha la sensazione che sia proprio quello che pensa.

«Jungkook», sussurra Jin, «che cazzo stai facendo? So che li odi, ma non frugare nella loro spazzatura–»

Jungkook grugnisce trionfante quando la sua mano si stringe attorno a uno spigolo liscio e piatto, tirando fuori quello che ha trovato.

È la foto di Taehyung, ancora nella sua cornice.

Jin si interrompe bruscamente, guardando Jungkook con occhi spalancati.

«Oh, fanculo quella gentaglia», esclama, e Jungkook annuisce, mentre immagina gli zii di Taehyung che la trovano e decidono di buttarla nella spazzatura.

Di buttare Taehyung nella fottuta spazzatura.

C'è dello sporco nell'angolo inferiore della cornice, ma Jungkook pensa di poterlo togliere con un po' di detergente per vetri e olio di gomito. La foto in sé sembra illesa, e questo è ciò che conta.

«Merda, dammela», borbotta Jin, afferrandola.

Confuso, Jungkook gliela porge e poi osserva, ancora più confuso, Jin che gli consegna il sassofono e si infila la cornice nei pantaloni. Poi si riprende il sassofono, stringendoselo al petto e coprendo le prove.

«Cosa–»

«Non frugheranno nelle mie tasche», spiega Jin. «Ma probabilmente perquisiranno te all'ingresso prima di andarcene. Uhm, senza offesa.»

Jungkook è vestito piuttosto bene oggi, indossa ancora gli abiti del colloquio. Onestamente, pensa di essere più formale di Jin, con i suoi jeans e il suo maglione, ma Jungkook capisce il senso delle parole di Jin. Malgrado i vestiti, Jin sembra uno con i soldi, mentre Jungkook no.

Inoltre, Jungkook indossa un giubbotto giallo imbottito.

«Voi ricchi siete proprio messi male», brontola. «Ma sì, cazzo, grazie.»

Jin gli offre un sorriso sghembo, mentre Jimin e Yoongi escono dalla sala grande, con i loro acquisti in mano. Jimin sembra arrabbiato e Yoongi non sembra star meglio.

«Quasi non me lo lasciava comprare», sibila Jimin, riferendosi al maglione che ha sottobraccio. «Mi ha chiesto se l'avrei indossato io.»

«Sì, credo che abbiano capito che siamo amici di Taehyung», dice Jin, sfregando con rabbia il pavimento con lo stivale. «Quindi andiamocene da qui prima che ci tirino le uova addosso o qualcosa del genere.»

Sinceramente, a Jungkook non dispiacerebbe se lo facessero. Gli tirerebbe le uova a sua volta. O magari un mattone.

Invece, si lascia guidare da Jin verso la porta d'ingresso. Proprio come aveva detto Jin, riesce a passare senza problemi, ma un tipo intimidatorio con una maglietta con la scritta "SICUREZZA" costringe Jungkook a fermarsi e a svuotare le tasche. Fa fermare anche Yoongi, e Jimin cerca di protestare, ma riescono a liberarsi di lui prima che le cose si scaldino per davvero.

Jungkook cerca di trattenere il suo sorriso quando Yoongi accenna in maniera del tutto casuale al fatto che andrà a divertirsi con Jimin. Decide anche di non commentare il fatto che si tengano per mano.

«Bevete qualcosa stasera? Per festeggiare l'impresa impossibile?» chiede innocentemente.

Si guadagna comunque un pugno sulla spalla da parte di Jimin. «Hai intenzione di rimanere così per sempre, adesso?»

Jungkook fa spallucce. «Probabilmente sì. Ve l'ho detto e non mi avete creduto.»

«Non importa. Yoongs, andiamo a cercare la mia macchina.»

«Ci vediamo, Kook. Ciao, Jin», dice Yoongi, rivolgendogli un saluto e un raro sorriso.

Poi i due si incamminano per il lungo vialetto che conduce al cortile, infilandosi tra le auto parcheggiate. L'auto di Jin viene portata davanti alla porta d'ingresso non molto tempo dopo e Jungkook scivola sul sedile del passeggero con un sospiro.

Si sente improvvisamente esausto. Ma è stata una giornata infernale. Prima il suo vecchio capo, ora questo. Oggi dev'essere un giorno particolarmente maledetto. Jin è silenzioso, a parte il grugnito infastidito che emette quando si accascia sul sedile e la cornice lo colpisce sul petto. Dopo un minuto di tentativi, la estrae e la porge a Jungkook, che fa scorrere le dita lungo i bordi, mentre Jin si mette alla guida.

Rimane in silenzio finché non sono sulla strada principale, dove i ciliegi ondeggiano al vento.

«Jin», esordisce, «perché l'hai fatto?»

«Fatto cosa?»

«Perché hai ricomprato il sassofono di Taehyung? Per quella cifra, poi.»

Jin fa spallucce. «Si tratta solo di essere brave persone, no?»

Jungkook scuote la testa. «No, Yoongi è stato una brava persona. Tu sei stato tipo un angelo custode.»

Jin sospira, passandosi una mano tra i capelli. Non dice nulla per un po', tamburellando nervosamente le dita sul volante.

«Credo... è solo che conosco la sua famiglia da quando ero piccolo. Mio nonno e il nonno di Taehyung erano ottimi amici e mia madre è uscita con suo padre per un po', quando erano al liceo insieme.» Ride. «Il che è strano, ma... è la vita, giusto?»

Si morde il labbro prima di continuare.

«E io... Taehyung non era molto presente, non abbastanza per essere davvero amico di tutti noi. Ed era più piccolo di me, quindi non lo vedevo spesso. Ma durante l'estate... Jungkook, devi capire che quando si è privilegiati è molto più facile giudicare le persone... ed escludere gli altri. Io e i miei amici facevamo entrambe le cose, e Taehyung, voglio dire... lui– lui non era come noi, capisci? Quando veniva qui per l'estate, lo vedevamo in giro, ma era sempre lo stesso bambino strano e paffutello. In più i suoi nonni erano le persone più ricche della città, il che non aiutava. E molti dei miei amici... non erano esattamente gentili con lui, diciamo.»

Jungkook alza le sopracciglia. «Cosa, avete fatto i bulli con lui?»

Jin scuote la testa. «No, no, io non l'ho mai fatto, ma... non lo so, ero uno stupido ragazzino del cazzo, perciò non ho mai detto niente. Mi sono semplicemente girato dall'altra parte. E non hanno mai fatto niente di davvero brutto, è solo che... i ragazzini sanno essere cattivi a volte.»

Jungkook annuisce. Non è sicuro di come siano andate le cose nella parte ricca della città, ma dalla sua parte, con Yoongi e Jimin, ci sono state parecchie risse a scuola. Anche lui ha partecipato a qualche rissa, soprattutto dopo il divorzio dei suoi genitori. Immagina che le risse di Jin fossero più passivo-aggressive che fisiche.

Jin sospira, con gli occhi puntati sulla strada ma con le dita che continuano a tamburellare nervosamente sul volante.

«E ricordo che un'estate – credo che avessi dodici anni, quindi Taehyung ne aveva... nove, credo? –Ricordo solo che mio nonno avrebbe dovuto portarmi in piscina, ma era impegnato in qualche faccenda, così mia madre mi lasciò dalla signora Kim perché badasse a me mentre lei era al lavoro. Era già successo un paio di volte, ma mai con Taehyung presente. E quando sono arrivato lì, ricordo che era così... era così emozionato. Saltellava e dava di matto, ma adesso so che era solo perché era felice di avere un amico. E io ero... educato... sì, forse è la parola migliore. Passammo l'intera giornata insieme e ricordo di aver pensato che fosse carino e che era davvero un bravo bambino. Non ho mai ben capito perché i miei amici lo escludessero a priori, ma ho sempre pensato che fosse perché era più piccolo. E sì, era anche un po' strano. Lo è ancora, suppongo. Ma prima che mia madre venisse a prendermi, ricordo che gli dissi... gli dissi che se voleva farsi degli amici, avrebbe dovuto cercare di essere un po' più normale, meno strano e rumoroso. Di cercare di integrarsi. E lui mi ha fatto un sorriso enorme, mi ha ringraziato e mi ha detto che avrebbe fatto del suo meglio.»

Jin lascia andare il fiato. «Mi sono sempre pentito di averglielo detto. Ci penso spesso.»

Jungkook rimane in silenzio per un minuto, cercando di assimilare le parole di Jin.

«Quindi il sassofono è come... non so», Jin fa un gesto vago, cercando le parole giuste.

«Espiazione.»

Anche in questo caso, Jungkook conosce la sensazione.

«Sì, diciamo di sì. È solo che... in seguito ho imparato che cercare di integrarsi non è proprio una cosa da niente. Il fatto che sia strano, che sia se stesso, sono sicuro che ora si senta molto meglio al riguardo. A giudicare da oggi, sembra avere molti amici, e scommetto che non se li è fatti seguendo il mio consiglio.»

Jin rimane in silenzio, e Jungkook riflette sul fatto che ognuno ha i propri demoni da affrontare, le proprie battaglie personali. Non gli è mai venuto in mente che anche Jin, sempre con una battuta pronta e un sorriso da sfoggiare, potesse sentirsi solo. O sentirsi in colpa, o avere rimpianti nella vita.

«Vuoi il suo numero?» chiede Jungkook. «Sono sicuro che gli farebbe piacere sentirti.«

Jin lo guarda circospetto. «Tu credi?»

Jungkook annuisce. «Taehyung non porta rancore. Non è da lui.»

Jungkook lo saprebbe, forse più degli altri. Non riesce ancora a credere di aver ferito così tanto Taehyung e di essere stato perdonato così in fretta.

Jin annuisce dopo un istante. «Ok, sì.»

Poi scivolano in un confortevole silenzio, fino a casa di Jungkook. Jin tiene il sassofono, e Jungkook non sa ancora come far recapitare tutto a Taehyung. Sta scendendo dal sedile del passeggero, quando si ferma e si china a guardare Jin.

«Hey, um... se dovessi sentirti solo, sai che puoi sempre venire da noi. A me e a mio padre piace passare del tempo con te.»

Jin gli rivolge un sorriso smagliante, che lui ricambia timidamente.

«E», aggiunge, «se dovessi sentirti solo in un altro senso, dovresti parlarne con Chim. So che tra noi non ha funzionato, ma ha davvero un milione di persone che potrebbe farti conoscere.»

Jin inarca le sopracciglia. «Mi spiace dirtelo, Jungkook, ma sto puntando a tuo padre. Sta' attento, figliastro.»

Jungkook alza gli occhi al cielo e chiude la portiera dell'auto con un saluto, aspettando sul portico finché Jin non se ne va.

Alla fine, è Jimin a portare tutto a Taehyung, guidando fino a casa sua il giorno dopo e riferendogli in seguito che era molto commosso e riconoscente del loro gesto. Jungkook lo interroga su ogni secondo dei due minuti che Jimin ha trascorso con lui, chiedendogli se gli sembrava che stesse bene, se avesse detto qualcosa sul suo stato d'animo e se avesse menzionato Jungkook. ("Sì, no e no, mi dispiace", dice Jimin).

Jungkook tiene il ritratto per sé. Si sente un po' egoista per questo, ma tecnicamente era suo fin dall'inizio. E sì, ha anche gli altri acquerelli, ma questo è l'unico che ritrae Taehyung mentre sorride.

E Jungkook vuole immaginarlo felice in questo momento, anche se probabilmente non lo è.

Solo domenica sera, mentre è sdraiato a letto, il suo telefono squilla.

Taehyung lo sta chiamando.

Jungkook quasi si strangola con le lenzuola mentre cerca di alzarsi e prendere il telefono, ma riesce a rispondere prima che parta la segreteria telefonica.

«Taehyung?» dice esitante.

Sono più di due settimane che non sente la voce di Taehyung, che non comunica con lui.

«Ciao.»

«Hey, che c'è?» chiede, con la voce che esce fuori più sommessa di quanto intenda.

«Ti ho chiamato solo per dirti...»

Taehyung si interrompe per un momento, e Jungkook aspetta, stringendo forte il telefono.

«Merda», sussurra Taehyung. «Ho detto che non avrei... ho detto a me stesso che non avrei pianto...»

La sua voce si incrina sull'ultima parola e Jungkook sente le lacrime che già iniziano a bloccargli la gola. Il petto di Jungkook trema, perché non desidera altro che passare attraverso il telefono e stringere Taehyung in un abbraccio.

«Volevo dirti– volevo dirti grazie, grazie per– per– essere andato lì, e– e– il mio sassofono, Jungkook, io–»

Si interrompe, e Jungkook può sentirlo singhiozzare sommessamente, lontano dall'altoparlante. Trascorre un altro minuto prima che parli di nuovo.

«Grazie, io... non hai idea di quanto sia importante. Tutto quanto.»

«Taehyung, non è niente, davvero. Tu faresti lo stesso per chiunque altro di noi.»

Entrambi tacciono, ma Jungkook riesce a percepire il flebile suono del pianto di Taehyung all'altro capo. Riesce ad ascoltarlo solo per un altro momento prima che inizi a spezzargli il cuore.

«Posso chiederti una cosa?»

Taehyung mormora in assenso, prendendo alcuni respiri per calmarsi.

«La tazza. Che tipo di fiori sono quelli?»

Jungkook ha cercato, ma Internet non è stato di grande aiuto.

«Nontiscordardimé», dice Taehyung, con voce ancora densa di lacrime. «I suoi... i suoi preferiti. Di lei e di mio nonno, era il loro fiore. Da quando lui ha iniziato a stare spesso via per lavoro. Non li hai visti quando siamo andati lì, ma d'estate li ha piantati in tutto il giardino, sono– erano davvero bellissimi.»

Erano.

Perché Taehyung probabilmente non vedrà mai più quel giardino, e Jungkook vorrebbe prendere a pugni il muro al solo pensiero.

«L'hai fatta tu? La tazza, intendo.»

Taehyung ride sommessamente, e questo fa sentire Jungkook un po' meglio. «No, in realtà è stato mio fratello. Lo prendevamo sempre in giro per questo, perché gli era venuta proprio una schifezza. Sono davvero felice di riaverla; ieri sera noi tre siamo rimasti a parlare di lei per ore, e mi– mi ha aiutato molto. Quindi volevo chiamarti per dirti grazie.»

Jungkook annuisce, prima di ricordarsi che Taehyung non può vederlo. «Sì.»

C'è un'altra lunga pausa.

«Sei...» inizia timidamente Taehyung, prima di ammutolire.

«Sono cosa?»

«Sei sicuro di voler ancora aspettare?» sussurra Taehyung, e Jungkook può sentire la paura che c'è dietro.

«Certo», risponde immediatamente. Con fermezza, perché non ci siano dubbi. «Ho detto che l'avrei fatto e lo farò. Non preoccuparti di questo, ok? Preoccupati solo di te. Io sto bene e voglio che tu stia bene. Non importa quanto tempo ci vorrà.»

«E se non dovessi mai stare bene?»

Questo sussurro è ancora più timoroso del precedente.

«Taehyung», dice Jungkook con dolcezza, «prendi esempio da me. Il tempo fa bene. Il tempo aiuta. Ma nonostante ciò, a volte ti sentirai comunque una merda. E questo fa parte dello stare bene, sapere che puoi non star bene per un po' e che questo non significa che sei una causa persa. Quindi... Taehyung, ti vorrei qui con me adesso, esattamente come sei, ma capisco che tu voglia aspettare. Ma tu non– non devi pensare di dover aspettare finché non starai bene. È un concetto che non esiste, almeno per me. Perciò non te lo imporrò nemmeno io.»

C'è un lungo silenzio, finché Taehyung non emette un profondo sospiro.

«Sei troppo buono con me.»

Jungkook scuote la testa. «Non abbastanza, credimi. Taehyung, io ti aspetto. Quindi non aver paura. Sono ancora qui, ad aspettare.»

«Ok.» La voce di Taehyung è piccola, triste. «Ok, ci vediamo... ci vediamo...»

«Quando sarai pronto», conclude Jungkook.

«Quando sarò pronto», ripete Taehyung.

«Sei importante per me», sussurra Jungkook.

Non è proprio un "ti amo", ma per ora deve farselo andare bene.

«Anche tu sei importante per me», sussurra Taehyung. «Ciao, Jungkook.»

«Ciao.»

Dopo la telefonata, nelle settimane successive, Taehyung gli manda un messaggio ogni tanto. Ogni messaggio è come un pugno nello stomaco, ma Jungkook risponde lo stesso. Cose come "non riesco a dormire", "stai ancora aspettando?" e "spero che tu non sia troppo stanco oggi."

Perché, nonostante la loro lontananza, Taehyung vuole ancora quelle piccole rassicurazioni, promesse di ciò che verrà, quando sarà pronto. Così Jungkook risponde a ogni messaggio, contando i giorni, le ore e i minuti che mancano al ritorno di Taehyung, quando gli dirà che finalmente è arrivato il momento di essere felici.

Jungkook non gli scrive mai per primo, non lo ritiene giusto nei confronti di Taehyung. Non può mettergli fretta, quindi continua ad aspettare pazientemente, controllando il telefono la mattina presto e la sera tardi, chiedendosi se sia stato nei pensieri di Taehyung di recente. La risposta è sempre sì, e questo lo fa sentire un po' meglio e anche un po' più triste.

Jungkook gli scrive per primo solo una volta, in un venerdì particolarmente solitario, quando Jimin e Yoongi sono fuori per un appuntamento e suo padre è in viaggio per lavoro. La casa sembra troppo grande e troppo vuota, e non fa altro che pensare alle notti che lui e Taehyung hanno trascorso nell'appartamento di quest'ultimo, sdraiati sul suo letto ad ascoltare il giradischi.

È solo dopo qualche bicchiere di vino, con il Kim Trio che suona basso nelle cuffie e i disegni di Taehyung sulla scrivania di fronte a lui, che crolla, almeno un po'. Abbastanza da tirare fuori il telefono, abbastanza da inviare un messaggio, in modo del tutto spontaneo.

Mi manchi.

Taehyung risponde tre ore dopo, alle quattro del mattino. Jungkook fa quasi cadere il telefono quando arriva, perché è troppo ubriaco, troppo stanco e troppo sconvolto per riuscire a tenerlo fermo.

Ti amo.

Jungkook piange fino al sorgere del sole.

Occorre quasi un altro mese intero prima che Jungkook riceva finalmente ciò che stava aspettando. È un giovedì qualunque, a metà pomeriggio, quando Jungkook controlla distrattamente il telefono, prendendosi una pausa dal dipinto a cui sta lavorando.

La scorsa settimana ha tenuto una mostra d'arte ed è andata bene. Ha venduto più pezzi rispetto alla prima mostra, ma ne ha anche esposti molti di più. Non ha ancora dato una risposta alla responsabile di Yoongi sulla possibilità di fissare un altro colloquio, ma lei gli ha detto che a questo punto si tratta di un'offerta a tempo indeterminato. Junghyun è passato da loro quasi ogni fine settimana e Jungkook è più incantato che mai da Yuna. Suo padre ha iniziato a pescare regolarmente con Jin, e Jimin e Yoongi sono ancora fermi nella loro fase "luna di miele".

Tutto sommato, la vita di Jungkook procede bene, ad eccezione di Taehyung. Jungkook aveva detto che avrebbe aspettato, e così è stato. Ma un giovedì pomeriggio, alle 15:26, non deve più aspettare.

Riceve un messaggio da Taehyung, che non è una cosa così insolita, ma stavolta è composto da due sole parole.

Sono pronto.

Nella sua eccitazione, Jungkook rovescia l'acqua sporca dei pennelli su tutta la tela, rovinando così il suo dipinto, ma è troppo felice per preoccuparsi di questo.

Taehyung è pronto.

In realtà non vede Taehyung fino a quel sabato, ma questo è intenzionale. Taehyung non mentiva tanti mesi fa, quando ha detto a Jungkook che il Trio Kim non si stava esibendo al momento. Dopo che Taehyung si è trasferito per stare vicino a sua nonna, hanno deciso di prendersi una pausa, più che altro per permettergli di dedicarsi alle cure di lei.

E Jungkook non è sorpreso di sapere che non hanno fatto concerti nemmeno negli ultimi due mesi, mentre Taehyung cercava di affrontarne le conseguenze. All'inizio non aveva nemmeno il suo sassofono, porca miseria.

Ma stasera, questo sabato, suoneranno di nuovo, per la prima volta in sei mesi. Jungkook ha messaggiato un po' con Taehyung, abbastanza da sapere che è molto nervoso e si sente troppo fuori allenamento. Inoltre, vuole che Jungkook resti a casa sua dopo lo spettacolo.

Vengono anche Jimin e Yoongi, ma Jungkook ha voluto fare il viaggio da solo. Non è male, circa due ore, e arriva in tempo prima dell'inizio dello spettacolo. È un po' preoccupato per il suo aspetto: non indossa il giubbotto giallo, visto che è primavera, ma indossa i pantaloni dell'appuntamento. Ha davvero bisogno di fare shopping.

Inoltre, Taehyung non lo vede da due mesi e questo farebbe sentire chiunque sotto pressione.

Ma si costringe a tenere duro, perché si tratta di Taehyung, dannazione, e a Jungkook è mancato così tanto che gli fa male persino respirare.

Quindi aspetta in fila fuori dal teatro, meravigliandosi di quanta gente stia arrivando. Immagina che il jazz attiri molto pubblico. Prova una calda ondata di orgoglio nel vedere tutta quella gente che avanza. Il suo ragazzo ha un grande talento e si merita tutto l'entusiasmo del mondo per il suo concerto di ritorno.

Quando arriva all'ingresso, dice il suo nome, aggiungendo timidamente che Kim Taehyung ha detto che avrebbe dovuto essere accompagnato nel backstage prima dello spettacolo. La donna al tavolo inarca un sopracciglio con aria incredula, ma dopo aver individuato il suo nome, si limita a sospirare e a chiamare una delle guardie di sicurezza per accompagnarlo.

Jungkook non cerca di parlare con la guardia di sicurezza, e nemmeno quest'ultimo cerca di parlare con lui, il che sembra andar bene a entrambi. Scorta Jungkook oltre una porta secondaria nell'atrio principale, percorrendo un lungo corridoio fino a raggiungere un'altra porta più stretta. Fa un gesto verso di essa, borbottando un burbero "di qua", e poi torna indietro per la strada che hanno percorso, lasciando Jungkook da solo.

Jungkook batte nervosamente la mano contro la coscia, concedendosi venti secondi abbondanti per dare di matto, prima di ricomporsi e aprire la porta.

Il camerino non è grande, ma sembra affollato. C'è gente con varie apparecchiature audio che corre in giro, e altri con cartelloni che impartiscono ordini nelle rispettive cuffie. Jungkook cerca di non intralciare nessuno mentre osserva la stanza, un po' stupito da quanto appaia professionale.

E poi, improvvisamente, a Jungkook manca il respiro.

Perché vede Taehyung dall'altra parte della stanza, appoggiato al muro e che chiacchiera tranquillamente con altri due ragazzi seduti su un divano. Jungkook osserva con un certo stupore il sorriso di Taehyung, così ampio che la sua bocca si tende in quella forma larga e squadrata, prima di sciogliersi in un'esplosione di risate.

Di tutte le cose che si aspettava di vedere, dopo due lunghi e miserabili mesi, Taehyung che ride non era una di queste.

Se aveva qualche dubbio sul fatto che provasse ancora qualcosa per Taehyung, che fosse ancora in bilico sul filo che separa l'infatuazione dall'amore, viene spazzato via dal sorriso che compare sul suo volto nel vedere Taehyung così felice.

Quel sorriso si affievolisce un po', dopo aver avuto il tempo di studiare Taehyung a fondo, di osservare il resto di lui.

È dimagrito, è evidente; le sue "guance di pane" sono più scavate e la tenera rotondità intorno al ventre e alle cosce è scomparsa. Jungkook pensa che sia dovuto al fatto che probabilmente non mangia più per accontentare sua nonna, ma teme anche che sia dovuto al fatto che Taehyung non stia mangiando affatto.

Il dolore può ridurre così una persona, ed è questo che Jungkook sta cercando, mentre esamina il corpo di Taehyung. I segni del dolore.

Si nascondono nei posti più impalpabili, ma lui li scopre comunque. Li trova nelle occhiaie di Taehyung, nelle unghie mangiucchiate delle sue mani, nella lunghezza dei suoi capelli, nelle ciocche non sfoltite che gli ricadono sul viso e che fanno ombra alla sua espressione.

Jungkook deglutisce a fatica, mal sopportando quello che ha appena constatato e desiderando di poterlo cancellare con un rapido gesto della mano.

E c'è anche qualcos'altro, qualcosa di egoistico, che lo rende nervoso nel vedere questo Taehyung vagamente nuovo.

È più sexy. Sembra impossibile, ma in qualche modo, in questi due mesi, è riuscito a diventare ancora più bello. C'è qualcosa di più marcato in lui, nel viso e nel corpo. Le sue gambe lunghe sembrano ancora più slanciate e, d'altro canto, la sua bocca sembra ancora più morbida, le labbra più soffici e tutte da baciare.

Ed è un po' terrificante che Taehyung sia così sexy, a un livello completamente inesplorato, perché Jungkook teme di non essere alla sua altezza. Non che dal principio lo fosse, ma ora il divario è ancora più ampio.

I suoi occhi continuano a tornare sulle guance di Taehyung, tese dalle sue risate, ma non più piene e rotonde come un tempo. Jungkook spera, prega, che quando arrossisce siano ancora di quella bella tonalità di rosa.

Lo scopre un attimo dopo.

«Jungkook?»

Oh, Dio.

Jungkook non vedeva quel rossore da così tanto tempo che gli fa venire i brividi. E sapendo che è lui a provocarlo, beh, è a un passo dal crollare a terra.

Lo saluta goffamente con la mano, sentendo tutto il corpo intorpidito. «Ciao.»

Taehyung inizia a camminare verso di lui, troppo lento e troppo veloce al tempo stesso.

Jungkook ha il tempo di fare un solo nervoso colpo di tosse, e poi Taehyung è in piedi di fronte a lui, con gli occhi sgranati. Jungkook pensa disperatamente a qualcosa da dire, qualcosa che non sia "sei ancora così bello".

Taehyung si muove per primo, tirandolo in uno stretto abbraccio e seppellendo il viso nel collo di Jungkook.

«Sono così felice che tu sia qui», dice. «Mi sei mancato tanto.»

«Anche tu», mugugna Jungkook. «Come stai?»

Taehyung si allontana, ma tiene le mani saldamente ancorate alla schiena di Jungkook, perciò nemmeno Jungkook lo lascia andare.

«Sto... sto meglio adesso», dice sinceramente Taehyung, arrossendo ancora di più.

Jungkook non può fare a meno di sorridere. «Perché sono qui, giusto?»

Taehyung alza gli occhi al cielo, ma le sue guance sono ancora rosa quando si libera dalla presa di Jungkook, intrecciando invece le loro mani.

«Vieni, ti presento i ragazzi.»

I ragazzi, scopre Jungkook, sono le due persone con cui Taehyung stava parlando.

«Questo è Hobi», dice Taehyung indicando il primo, «e questo è Joonie», indicando l'altro.

«Batteria», dice Hobi.

«Basso. E mi chiamo Namjoon.» Namjoon, non Joonie, aggiunge.

«Jungkook. Nessuno strumento», dice Jungkook, rimproverandosi mentalmente subito dopo.

Taehyung sorride e si avvicina per appoggiare la testa sulla spalla di Jungkook. «Puoi chiamarlo Joonie, Jungkook. Sta solo cercando di fare il duro.»

Siamo in due, pensa Jungkook, stringendo leggermente la mano di Taehyung.

«Allora, Tae, è lui il fidanzato, eh?» chiede Hobi, incrociando le braccia e squadrando Jungkook.

«È lui», conferma con gioia Taehyung. «Te l'avevo detto che era bellissimo. Non credi, Joonie

Namjoon alza gli occhi al cielo.

Jungkook arrossisce e si strofina la nuca con la mano libera. Non gli piace lo sguardo intenso che Hobi gli sta rivolgendo.

«Beh, Jungkook», dice Namjoon, «ti chiederei di te, ma Tae ci ha già raccontato così tante cose che mi sembra di conoscerti da una vita.»

«Hai parlato di me?» chiede Jungkook, dando una gomitata a Taehyung e spingendolo ad alzare la testa.

Taehyung arrossisce di nuovo. «Non così tanto», borbotta.

«Jungkook è un artista», inizia Namjoon, elencando le informazioni sulle dita, «gli piacciono gli acquerelli, ha un papà e un fratello, e anche una nipotina, ha dei tatuaggi, passa il tempo libero in palestra, i suoi muscoli sono così–»

«Zitto», protesta Taehyung. «Non è carino, Joon.»

«Oh, Joon», lo prende in giro Namjoon, sollevando le sopracciglia. «Che fine ha fatto Joonie?»

«In questo momento sei troppo cattivo per Joonie», dice Taehyung imbronciato.

Come al solito, il broncio di Taehyung è assolutamente irresistibile e adorabile, e Jungkook vede con la coda dell'occhio che entrambi i componenti del gruppo di Taehyung lo guardano con lo stesso affetto di Jungkook.

È strano che Taehyung faccia parte di un gruppo con due persone così intimidatorie, ma suppone che anche Taehyung possa essere un po' intimidatorio, almeno all'apparenza. Per non parlare del fatto che evidentemente i due stravedano per lui.

La conferma arriva praticamente subito, quando Taehyung deve allontanarsi per un attimo, perché uno dei membri della troupe gli fa una domanda sulle luci previste per il suo assolo.

Namjoon assume la stessa postura di Hobi, a braccia conserte, e Jungkook non crede di aver mai visto una persona più alta in vita sua. E non capisce come una persona con gli occhiali e un cardigan possa apparire così spaventosa.

«Se lo fai soffrire», dice Hobi, con un sorriso smagliante che stona con il suo tono serio, «ti facciamo il culo.»

Jungkook annuisce, congelato sul posto.

«Capito?» chiede Namjoon a bassa voce.

«Capito», risponde Jungkook, arrossendo vistosamente quando la sua voce si incrina.

«Fantastico!» dice Hobi, battendo le mani. Stavolta la sua voce è molto più calorosa. «È davvero un piacere conoscerti, Jungkook. Joon non scherzava quando ha detto che Tae parla sempre di te.»

«Sì, eravamo solo sorpresi che avesse trovato qualcuno che lo sopportasse.» Namjoon si china in avanti, bisbigliando. «Parla decisamente troppo.»

Jungkook aggrotta le sopracciglia. «Non credo che Taehyung parli troppo.»

Namjoon e Hobi si scambiano un'occhiata, prima di scoppiare a ridere.

«Hai superato il test, Jungkook», dice Hobi. «Buon per te.»

«Mi sono perso qualcosa?»

Taehyung è tornato a infilare la mano in quella di Jungkook. È così bello tenergli la mano. Jungkook pensa che non si stancherà mai di farlo.

Namjoon scuote la testa. «Hai un bravo fidanzato, Tae. Ci piace.»

«Sì», risponde Taehyung. «Anche a me.»

Jungkook sorride così tanto che le guance gli fanno male.

Comincia a fare domande sul gruppo, su come abbiano iniziato, su come si svolga il processo di composizione delle loro canzoni, e si diverte un mondo. Il fatto che Taehyung sia accanto a lui, fisicamente accanto a lui, lo rende ancora più bello.

Il camerino si sta svuotando a ogni minuto che passa, ma nessuno dei membri del gruppo sembra troppo stressato per lo spettacolo imminente. Almeno fino a quando non arriva una donna indaffarata con una cartellina che dice loro che devono essere in scena tra quindici minuti.

Jungkook si accontenta di appoggiarsi al bordo di un tavolo, mentre Taehyung controlla un'ultima volta che i suoi capelli e i suoi vestiti siano in ordine, lasciando Namjoon e Hobi ad aspettare dietro le quinte.

«Hai messo l'eyeliner?» chiede Jungkook all'improvviso, mentre Taehyung si trova davanti allo specchio verticale, armeggiando con l'orlo della giacca.

«Mhmm.» Taehyung si ferma e si gira verso di lui, con le sopracciglia aggrottate. «Non ti piace?»

«Non toglierlo mai», dice Jungkook, facendo scoppiare Taehyung in una risata.

Jungkook deve fare un paio di respiri profondi, al suono della risata di Taehyung. Sente le lacrime pizzicargli gli occhi, perché sono due mesi, due lunghi mesi, che non sente Taehyung ridere, che non lo vede così felice.

Taehyung si avvicina e balza a sedere sul tavolo, tirandosi la mano di Jungkook in grembo e giocando con le sue dita.

«Io...» inizia sottovoce Taehyung, con gli occhi fissi sulla mano di Jungkook.

«Tu cosa?» chiede Jungkook.

«Mi sei mancato molto.»

«Anche tu mi sei mancato molto.»

Taehyung alza lo sguardo. «Volevo dirti... Jungkook, volevo dirti grazie, per– per avermi aspettato. E anche– per quello che ho ti mandato– per quello che ho detto– la prima volta che l'ho detto, vorrei non averlo fatto. Beh, no, sono felice di averlo fatto, ma vorrei non averlo fatto in quel modo, non per la prima volta. Volevo guardarti negli occhi e dirtelo, così avresti capito. Così avresti visto.»

«Detto cosa?» chiede Jungkook.

Taehyung inspira, tirando Jungkook per il braccio e facendolo avvicinare di più. Guarda fisso Jungkook, con un'espressione quasi imperscrutabile, ma c'è un barlume nei suoi occhi, qualcosa che sembra quasi...

«Ti amo.»

Per la seconda volta oggi, a Jungkook manca il respiro.

Prima che possa dire qualcosa, la porta che conduce al corridoio si apre e Jimin la attraversa, guardandosi intorno con curiosità prima di scorgere Taehyung e Jungkook. Taehyung sbatte le palpebre, si ricompone e rivolge a Jungkook un piccolo sorriso, qualcosa che sembra dire "continuiamo dopo".

«Hey, Chim», dice Taehyung vivacemente, alzandosi in piedi per abbracciarlo. «Grazie per essere venuto.»

Taehyung non tiene più la mano di Jungkook. E lui ha deciso di dare la colpa a Jimin. E lo sa anche Jimin, che rivolge a Jungkook un sorriso strafottente mentre stringe la mano di Taehyung nella sua.

«Non potevo mancare», dice. «Kook, vedo che sei arrivato qui sano e salvo.»

«Sì, grazie.»

Lancia uno sguardo tagliente alle loro mani unite. Probabilmente Jimin si sta vendicando di tutte le provocazioni su Yoongi che gli ha rivolto negli ultimi due mesi, ma Dio, quanto gli rode. Ha appena riavuto Taehyung, che diamine, vuole averlo tutto per sé almeno per un po'.

Jimin lascia finalmente la mano di Taehyung, non prima di aver fatto a Jungkook un occhiolino che gli fa digrignare i denti. «Ok, beh, forse dovremmo andare a sederci. Yoongi ci sta aspettando. Kook, andiamo.»

Jimin tende la mano in attesa, ma Jungkook si rifiuta di alzarsi e si accascia ancora di più contro il tavolo, incrociando le braccia al petto.

«Non riuscirai a sederti accanto a noi se non–»

«Solo– Chim, dammi un cazzo di minuto, ok?»

Jungkook lancia un'occhiata a Taehyung e poi di nuovo a Jimin, senza curarsi di rendere la cosa così evidente. Nemmeno Taehyung se ne preoccupa, sfoggiando un ampio sorriso, mentre Jimin alza gli occhi al cielo.

«Dio, ok, so quando non sono desiderato. Ora me ne vado, allora. Ci vediamo dopo, Taehuyngie, buona fortuna.»

A quel punto, Jimin lo stringe in un altro abbraccio, facendo la linguaccia a Jungkook da sopra la spalla di Taehyung. Poi esce dalla stanza, lasciando Jungkook da solo con Taehyung, proprio come voleva. Ma ora è infastidito, perché Jimin sa esattamente come fargli saltare i nervi.

«Ci vediamo dopo, Taehyungie», scherza, alzando ridicolmente il tono della voce e imitando al meglio delle sue possibilità la famosa faccia ammiccante di Jimin.

Taehyung inarca un sopracciglio, con un sorriso agli angoli della bocca. «Sei geloso? Sai che ha un ragazzo, vero? Mi sembra di ricordare che li abbia fatti mettere insieme proprio tu.»

«Non sono geloso», brontola Jungkook, ma Taehyung riesce a leggerlo come nessun altro.

Taehyung ride, vivace e spumeggiante, si avvicina per infilare le dita tra i capelli di Jungkook e incastrarsi tra le sue cosce.

«Sì che lo sei. Anche se non dovresti.»

«È solo che... lui può chiamarti Taehyungie», dice Jungkook, incapace di impedire al suo labbro inferiore di sporgere in un broncio decisamente petulante.

«Puoi chiamarmi Taehyungie, se vuoi», propone Taehyung, ma Jungkook scuote ostinatamente la testa.

«Lo usa già Chim. E la tua famiglia ti chiama Guance di Pane, e il tuo gruppo ti chiama Tae, e... io come posso chiamarti?» si lamenta. «Non posso chiamarti semplicemente Taehyung.»

«Oh, che Dio ce ne scampi», dice Taehyung, alzando gli occhi al cielo. «Non possiamo permettere che usi il mio nome

Jungkook non risponde, continua a tenere il broncio. Taehyung si avvicina, una mano abbandona i capelli di Jungkook per tracciare la sua mascella.

«Puoi chiamarmi tuo.»

Jungkook arriccia il naso.

«Pensavo che fossi tu il romantico qui», sbuffa Taehyung, usando la mano per dare un colpetto a Jungkook sotto il mento.

«Non è un soprannome», protesta Jungkook, lasciando che le sue mani si posino sui fianchi di Taehyung. «Non posso chiamarti davvero così.»

Taehyung annuisce, avvicinandosi ancora di più, tanto che Jungkook può vedere le sfumature di verde nei suoi occhi.

«Mi chiami piccolo.»

Jungkook abbassa lo sguardo, una vampata di calore gli affiora sul collo.

«No, non è vero. Non capita spesso.»

L'ha sempre detto solo quando pensava che Taehyung non se ne sarebbe accorto. Quando pensava che Taehyung non l'avrebbe presa troppo sul serio.

«Però lo fai», dice Taehyung dolcemente. «Non smettere.»

Jungkook inspira bruscamente quando la mano di Taehyung si infila sotto lo scollo rotondo della maglietta, sfiorando con le dita la parte superiore del petto e la base della gola. Regola la presa sui fianchi di Taehyung, massaggiando delicatamente la morbida curva della sua vita tra le mani.

«Posso chiamarti così?» riesce a dire Jungkook, con la voce che si inceppa sull'ultima parola. «Piccolo?»

«Dillo di nuovo», sussurra Taehyung, facendo scorrere la mano fuori dalla maglia di Jungkook per sollevargli il mento con un dito, costringendolo a incontrare lo sguardo di Taehyung. «Per favore.»

«Piccolo.»

Taehyung sorride e si sporge verso di lui, finalmente pronto a baciare Jungkook dopo tutto questo tempo, dopo così tanta attesa.

«Piccolo», sospira Jungkook, mentre le loro labbra quasi si sfiorano. «Piccolo, ti amo.»

Taehyung ha appena il tempo di sussultare prima che Jungkook lo baci con ardore, con le mani che corrono su e giù per la sua spina dorsale e la lingua che si fa strada nella sua bocca. È quasi come la prima volta che si sono baciati, sul portico di Jungkook.

Solo che questo bacio è più bello, in qualche modo. Forse perché la prima volta Jungkook non sapeva cosa si stava perdendo, ma ora, dopo due mesi, lo ha capito molto, molto bene.

I baci di Taehyung sono gli stessi di sempre: bellissimi, perché Taehyung è bellissimo.

È bellissimo il modo in cui le sue mani si appoggiano alle spalle di Jungkook, con le dita che tremano per quanto è travolgente. È bellissimo il modo in cui emette quei piccoli sospiri nella bocca di Jungkook, dolci e leggeri e profondamente suoi. E soprattutto è bellissimo quando Jungkook si tira indietro e lo vede senza fiato, con le labbra aperte e gli occhi spalancati, e soprattutto quando arrossisce di quel bellissimo, perfetto, grazioso rosa.

Taehyung sembra ancora un po' stravolto quando uno dei membri della troupe gli urla dalla porta che è ora di andare nel backstage, ed è Jungkook a doversi alzare per trascinarlo verso l'uscita. Gli sussurra che si vedranno dopo, e Taehyung riesce soltanto a fare un cenno di assenso, prima che Jungkook si volti e corra lungo il corridoio verso l'atrio.

Riesce a sedersi appena in tempo, visto che Yoongi è riuscito a tenergli il posto, e ignora il furbesco "È stato un bel bacio?" di Jimin prima che le luci della sala si abbassino e il Trio Kim inizi la sua performance.

Dopo l'esibizione e dopo essere uscito con il resto del pubblico, Jungkook si sente come stordito.

«È stato fantastico», continua a dire a Yoongi. «È stato straordinario.»

«Certo che pensi che sia fantastico», ribatte Jimin, tenendo stretta la mano di Yoongi per non farsi travolgere dalla folla. «È il gruppo del tuo ragazzo.»

«È stato fantastico, ok?» dice Jungkook. «Fidanzato o no. Taehyung è bravissimo.»

«Lo è davvero», osserva Yoongi, trasalendo per lo schiaffo che Jimin gli dà sul braccio.

«Hey, il mio ragazzo dovrebbe darmi sempre ragione, ok? E sì, Taehyungie è fantastico, vorrei solo far ammettere a Jungkook che è sotto un treno per lui.»

Jungkook si limita a brontolare tra sé e sé e si concentra a raggiungere l'ingresso, così che una guardia di sicurezza possa portarli di nuovo nel backstage. Pensa davvero che lo spettacolo sia stato fantastico, e il fatto che il resto della folla intorno a lui sia alquanto stupita dimostra che non è l'unico a pensarlo.

Guardare Taehyung esibirsi sul palco è stata una sensazione completamente nuova; Jungkook si è sentito così fottutamente orgoglioso di vedere come dominava il pubblico, attirando gli sguardi di tutti durante i suoi assoli, e a volte anche quando non li faceva. E nonostante ciò, Taehyung è riuscito a fare quello che ha fatto la prima volta che Jungkook lo ha sentito suonare: lo ha fatto sentire come se fossero solo loro due nella stanza. Jungkook si chiede se sia stato l'unico a sentirsi così, e segretamente lo spera.

Quando tornano nel backstage, stavolta con un Yoongi un po' scontroso al seguito, Jungkook ha a malapena il tempo di sorridere prima di ritrovarsi con Taehyung tutto sudato tra le braccia, che lo bacia sul collo e gli avvolge le gambe intorno alla vita.

Jungkook indietreggia di qualche passo fino a sbattere contro il muro, ridendo per la foga di Taehyung.

«Sei stato fantastico», sussurra, cingendo con le braccia le cosce di Taehyung per sostenerlo.

«Non pensavo che avresti ricambiato», mormora Taehyung, con il fiato che gli solletica il collo. «Sono così felice che me l'abbia detto anche tu.»

Jungkook esplode in un sorriso, seppellendo il viso tra i capelli di Taehyung. «Ti amo, piccolo.»

Taehyung emette un suono a metà tra uno squittio e una risatina e gli bacia il collo con più fervore. Jungkook vacilla un po' contro il muro, chiudendo gli occhi e perdendosi in questa sensazione.

«Hai intenzione di presentarci o no?»

Gli occhi di Jungkook si aprono di scatto e vede Yoongi di fronte a lui, con un'espressione burrascosa. Jimin è accanto a lui, gli tiene la mano mentre alza gli occhi al cielo.

Taehyung alza la testa e arrossisce di fronte a Jungkook, prima che quest'ultimo lo faccia scendere e si volti per guardare gli amici di Jungkook.

«Ciao, Chim», dice lui, improvvisamente molto timido. «E tu devi essere Yoongi, è un piacere conoscerti finalmente.»

«Hey.»

Jungkook alza gli occhi al cielo come Jimin. Taehyung arrossisce ancora di più, con il labbro inferiore incastrato tra i denti, e Jungkook vorrebbe improvvisamente uccidere Yoongi per aver reso il suo ragazzo così nervoso. Ma prima che possa dire qualcosa, Taehyung avvolge le braccia intorno a Yoongi e lo abbraccia, facendo spalancare gli occhi a tutti, Yoongi compreso.

«Rendi Chim davvero felice», dice Taehyung raggiante. «Penso che diventeremo ottimi amici, Yoongi.»

Yoongi sbatte le palpebre verso Jungkook da dietro le spalle di Taehyung, come per dire "ma che cazzo", ma Jungkook si limita a sorridere.

Quando Taehyung si tira indietro e molla la presa, Yoongi sembra incredibilmente sollevato, finché Taehyung non gli prende una mano tra le sue. Yoongi sembra voler sprofondare nel pavimento, ma Jungkook impazzisce per il rossore che gli affiora sul collo.

«E volevo ringraziarti», aggiunge Taehyung. «Per le tende. Non immagini quanto sia importante per me.»

Ora sembra che Yoongi voglia darsi fuoco. Tuttavia, Jungkook riesce a scorgere facilmente la tenerezza nei suoi occhi.

«Non ho fatto niente di che», borbotta.

Taehyung scuote la testa. «Per me significa il mondo.»

«Sì, beh», dice Yoongi elusivo, sfregando la scarpa sul pavimento, «basta che... ti comporti bene con Kook.»

Taehyung inarca un sopracciglio. «E tu comportati bene con Chim.»

Yoongi lo guarda per un lungo momento, prima di ritrarre la mano dalla presa di Taehyung. «Sei un tipo a posto, credo.»

Sia Jungkook che Jimin cercano, senza riuscirci, di non scoppiare a ridere. Maledetto tenerone.

«E non sono il tipo da abbracci», lo avverte Yoongi. «Solo in occasioni speciali, ok?»

Taehyung annuisce serioso, facendo un passo indietro. Jungkook gli tira il gomito.

«Ti abbraccio io.»

Taehyung accetta felicemente, lasciando che le braccia di Jungkook lo avvolgano mentre appoggia la schiena contro il suo petto. Jungkook ignora il finto conato di vomito di Jimin e invece preme un bacio dietro l'orecchio di Taehyung.

«Quando possiamo andarcene?» sussurra.

Non ha mai amato le interazioni sociali ed è particolarmente ansioso di avere Taehyung tutto per sé. Taehyung ride tranquillamente e gli passa una mano sul braccio.

«Tra un po'. Non molto.»

Il "non molto" si rivela un'altra ora e mezza, ma vale la pena aspettare e vedere Taehyung che ride e sorride con tutti.

Jungkook si ritrova ad avere un'affascinante conversazione con Namjoon sull'interpretazione artistica, fino a quando Jimin non interviene e chiede di sapere se Namjoon si veda con qualcuno. Hobi ha già detto di avere una fidanzata stabile, ma Namjoon commette l'errore di dire a Jimin che in realtà è single.

A quel punto Jimin lo allontana dal resto del gruppo, senza dubbio per appioppargli qualcuno che conosce. Ora che Jungkook è fidanzato, suppone che Jimin debba trovarsi un altro capro espiatorio.

«Che ne pensi dei dentisti?» sente chiedere a Jimin, e trattiene un sorriso. Jin potrebbe andare bene per Namjoon, e viceversa. Incrocia le dita perché nelle prossime settimane Jin gli dica che ha un appuntamento.

Alla fine, Taehyung gli tira il braccio e gli sussurra che possono congedarsi. Jungkook si accontenta di salutare Yoongi e Jimin, ma si assicura di stringere la mano a Namjoon e Hobi (che a dire il vero lo spaventano ancora un po'). Taehyung abbraccia tutti a lungo e li ringrazia sinceramente per la bella serata, anche Yoongi, che finge di essere infastidito ma che, come Jungkook può constatare, è già stato conquistato dal fascino di Taehyung.

Jungkook si mette alla guida, visto che prima Taehyung è arrivato in auto con Hobi. Chiede a Taehyung perché la sua famiglia non sia venuta, temendo che ci sia qualcosa che non va, ma Taehyung gli dice solo che stasera c'è la finale di basket della squadra di suo fratello e non voleva che se la perdessero. Inoltre, aggiunge raggiante, Jungkook è venuto e questo è più che sufficiente.

Circa a metà del viaggio, mentre Jungkook segue diligentemente le istruzioni del GPS per raggiungere l'appartamento di Taehyung, quest'ultimo si avvicina e solleva la mano di Jungkook dal cambio, tirandosela in grembo.

«Questi sono nuovi», dice, tracciando l'inchiostro sul dorso della mano di Jungkook. «Li ho visti prima, ma volevo aspettare a chiedere.»

Jungkook annuisce e guarda Taehyung che passa delicatamente le dita sui nuovi tatuaggi. Spiega ognuno di essi, le tre J sulle nocche, una per lui, una per suo padre e una per suo fratello, e i numeri romani sul lato, la data di nascita di Yuna.

Lascia che Taehyung gli giri la mano quando ha finito, rabbrividendo mentre Taehyung fa scorrere le dita sul palmo di Jungkook, sulla sua cicatrice.

«Ho dimenticato di farlo in passato. Mi sta uccidendo, da due mesi a questa parte.»

Jungkook non ha il tempo di chiedere a Taehyung che cosa intenda prima che quest'ultimo sollevi il palmo della mano di Jungkook verso le sue labbra, premendo un bacio delicato al centro di essa.

«Credevo avessi detto che le cicatrici sono sexy», scherza Jungkook, non gradendo l'espressione corrucciata di Taehyung.

«Lo sono», dice Taehyung, liberando la mano di Jungkook. «Ma a volte sono anche tristi.»

«Me l'ha detto tuo padre», spiega, quando Jungkook apre la bocca per chiedere. «Quando sono venuto a cena.»

Jungkook annuisce, mordendosi l'interno della guancia e cercando di capire se la cosa lo infastidisca o meno. È successo troppo tempo fa per preoccuparsene, decide, e la tenera devozione di Taehyung al riguardo rende l'intera faccenda quasi priva di significato.

Trascorrono il resto del viaggio parlando di ciò che è successo nella vita di Jungkook dall'ultima volta che Taehyung lo ha visto. Taehyung ascolta in silenzio, strofinando il pollice sul dorso della mano di Jungkook. Quando finisce, Taehyung gli bacia di nuovo la cicatrice, ma non fa commenti e Jungkook gliene è grato.

Quando entrano nel parcheggio, Jungkook riflette che questo sembra un posto più adatto a Taehyung. La struttura è carina, non in modo eccessivo, ma è un netto miglioramento rispetto a quella precedente.

«È qui che vivevi? Cioè, prima che ti trasferissi?» chiede, e Taehyung annuisce.

«Pagavo l'affitto mentre ci frequentavamo, ma sono stati così gentili da concedermi una tariffa ridotta. E poi dopo... beh, dopo sono rimasto a casa dei miei per un po', ma ora sono tornato qui. È bello, ma è un po' strano vivere di nuovo da solo. Non ho molte persone con cui parlare.»

«Puoi parlare con me», dice Jungkook, guadagnandosi un sorriso tenero da parte di Taehyung.

Jungkook è quasi deluso quando entrano nell'atrio e salgono in ascensore.

«Cosa c'è che non va?» chiede Taehyung.

Forse Jungkook è davvero deluso, di sicuro Taehyung riesce a leggerglielo in faccia.

«Niente scale», dice. «Volevo vederti tutto carino con il fiatone.»

Taehyung ridacchia. «Mi viene in mente un modo migliore per farlo.»

I loro occhi si allargano nello stesso momento e tra loro cala un silenzio carico di tensione.

«Jungkook», dice Taehyung a bassa voce, con gli occhi fissi sui suoi, «so che ci stiamo andando piano, ma...»

«Andiamo veloce», lo interrompe Jungkook. «Cazzo, voglio correre e non fermarmi mai più, Taehyung.»

Taehyung rabbrividisce di fronte all'intensità dello sguardo di Jungkook e ha appena il tempo di annuire prima che le porte dell'ascensore si aprano. Poi tira Jungkook per il corridoio, armeggiando con le chiavi mentre cerca di aprire la porta d'ingresso. Jungkook si appoggia allo stipite della porta e ammira il fiato corto e il rosa acceso delle guance Taehyung, stavolta per una ragione completamente diversa.

Quando finalmente riesce ad aprire la porta, trascina Jungkook all'interno. Jungkook si guarda appena intorno prima che Taehyung lo baci famelico e lo spinga verso il divano. Questo appartamento, a giudicare dalla sua breve occhiata, sembra già molto più simile a Taehyung. Ci sono un sacco di opere d'arte colorate alle pareti, morbide coperte sparse ovunque e una schiera di grandi finestre di vetro, con le tende spalancate. Jungkook nota che sono le tende della casa di sua nonna.

Poi Taehyung lo spinge sul divano e gli sale in grembo, e lui non riesce a percepire nulla se non la sensazione del fondoschiena di Taehyung sul proprio sesso. È come l'ultima volta, solo che ora Jungkook può farci qualcosa.

Inizia a baciare il collo di Taehyung, percorrendo la parte inferiore della sua mascella e sorridendo dei suoi lievi sospiri. Un secondo dopo sente le mani di Taehyung infilarsi sotto l'orlo della maglietta.

«Toglila. Toglila, toglila», lo esorta Taehyung, con un sussurro sommesso ma carico di impazienza.

Jungkook ride dolcemente, alza le braccia sopra la testa e lascia che Taehyung faccia il resto. Quando si libera della maglia, Taehyung è lì per baciarlo di nuovo, con le mani che ora vagano su ogni centimetro di pelle nuda.

Jungkook mette le mani sul sedere di Taehyung, stringendolo delicatamente e sfoderando un ghigno al gemito stupito di Taehyung. Taehyung si ritrae, sollevando le sopracciglia.

«Anch'io ho le mie doti», dice Jungkook, il cui ghigno si trasforma in un sorrisetto presuntuoso quando stringe ancora una volta il sedere di Taehyung e un brivido tangibile gli percorre la schiena.

«E i muscoli», risponde Taehyung, dopo aver ritrovato la voce. «Hai fatto buon uso del tempo in cui siamo stati lontani, cavolo.»

Fa scivolare le mani dalle spalle di Jungkook fino ai suoi avambracci, con un sospiro esasperato che alimenta l'autocompiacimento di Jungkook sotto di lui.

«Sei così sexy», mormora Taehyung, «con i tuoi muscoli e le tue cicatrici e–»

Si ferma a metà frase, anche le sue mani si fermano, e Jungkook quasi piagnucola come un bambino. Gli piaceva molto la piega che stava prendendo la situazione.

Poi segue lo sguardo di Taehyung e la sua mano, che sfiora il bicipite di Jungkook, su quel lembo di pelle che entrambi conoscono a memoria.

«L'hai riempito», sussurra, prima di incontrare lo sguardo di Jungkook.

Un lampo di dolore gli attraversa il viso e lo stomaco di Jungkook si ribalta quando si chiede se Taehyung non sperasse di trovare le sue iniziali lì, un giorno. Jungkook deglutisce, agitandosi nervosamente e sentendosi improvvisamente in trappola con Taehyung sopra di lui. Non aveva ancora in programma di farglielo vedere, per questo oggi indossava le maniche lunghe. Ma nell'eccitazione di Taehyung che gli toglieva la maglietta e lo baciava selvaggiamente, gli è passato di mente.

Ora però è allo scoperto, quindi non c'è più motivo di nasconderlo.

«Sì... circa un mese fa.»

Ventisette giorni, in realtà. Il giorno in cui Taehyung gli ha scritto "Ti amo."

«Oh», dice Taehyung, abbassando lo sguardo sul suo grembo. «Oh, non me l'hai detto.»

Alza la testa, con un'espressione guardinga. «Cosa– uhm, cosa significa?»

Jungkook allontana le mani dal sedere di Taehyung (ormai non è il momento, non più) e gli scosta i capelli dagli occhi.

«Perché non me lo dici tu?»

Taehyung deglutisce, poi scuote la testa, e Jungkook capisce che non deve averlo guardato bene.

«Taehyung...»

Taehyung sostiene il suo sguardo per un momento, con il labbro inferiore incastrato tra i denti, prima di tornare finalmente a guardare il braccio di Jungkook.

Il punto che è rimasto vuoto fino a ventisette giorni fa. Il punto che Jungkook aveva conservato per il futuro, per quando avrebbe trovato la persona da custodire per sempre nel suo cuore. Per la persona più importante della sua vita.

Quel punto, che era solo un cerchio di pelle pallida e liscia, ora è tatuato con un piccolo fiore blu.

«Nontiscordardimé», sussurra Taehyung, mentre la mano si muove al rallentatore per tracciarlo.

Quando incontra di nuovo gli occhi di Jungkook, quelli di Taehyung sono lucidi.

«Hai– per lei– è–»

Jungkook annuisce.

«Perché?»

«Tutti meritano di essere importanti per qualcuno.»

A quel punto, Taehyung scoppia a piangere.

Si lascia cadere in avanti, nascondendo il viso nella spalla di Jungkook, mentre quest'ultimo fa scorrere una mano confortante su e giù lungo la sua schiena.

«È ok?» sussurra Jungkook.

Il giorno che se lo è tatutato è stato talmente confuso che ha avuto il tempo di rifletterci su soltanto in seguito. E se da un lato pensava che Taehyung avrebbe apprezzato il gesto, dall'altro c'era la possibilità che non lo facesse, che non volesse condividerla con Jungkook in questo modo. Ma è lui che ha sempre voluto che lei continuasse a vivere, e adesso è così. Anche se è incisa sulla pelle di un ragazzo qualunque che ha incontrato solo poche settimane prima di morire.

Ma in quelle poche settimane, ne è consapevole, suo nipote gli ha cambiato la vita.

Taehyung sta ancora piangendo, così Jungkook lo tira più vicino, cingendolo con le braccia.

«Lo amo», singhiozza. «Lo amo, lo amo, io– ti amo, Dio, Jungkook, ti amo così tanto–»

«Ti amo anch'io», mormora Jungkook. «Ti amo.»

Dopo che Taehyung si è calmato, e dopo che hanno fatto tutto tranne che andarci piano, si ritrova in una posizione familiare. Sono sul letto di Taehyung, aggrovigliati l'uno all'altro con Ella Fitzgerald sul giradischi. Parlano ormai da ore e Jungkook può vedere oltre la finestra che il cielo comincia a schiarirsi. Ha appena convinto Taehyung a dormire, perché davvero, non c'è alcuna fretta, non se adesso stanno insieme, per sempre.

Taehyung è d'accordo con lui, e Jungkook chiude gli occhi, infilando la mano sotto la maglietta di Taehyung come fa sempre. Un attimo dopo sente le dita di Taehyung sul braccio, che sfiorano il fiore, e sorride.

«Allora, se questo è occupato», sussurra Taehyung, «dove andrà il mio nome?»

«Tu», risponde Jungkook, tirandolo più vicino, «andrai proprio sul mio cuore.»




____________________




«Non posso credere che tu mi stia abbandonando», si lamenta Jungkook. «Questa è una punizione crudele e inaspettata, Kim Taehyung.»

«Sono solo tre settimane, Jungkook. Penso che sopravvivrai. Inoltre, Taehyung in tour è un mostro che non vorresti mai incontrare. Divento stanco e irritabile e odio tutti.»

«Ne dubito fortemente.»

«Ah– Jungkook, fermati, devo finire di fare le valigie– hey, no, dai, Joonie sarà qui a momenti per prendere le mie cose.»

«Fanculo Joon», borbotta Jungkook. «Fatti baciare.»

Taehyung si libera dalla presa di Jungkook e si volta verso la valigia che giace sul letto. Jungkook è abbastanza sicuro che non si chiuderà mai con tutta la roba che Taehyung ci ha ficcato dentro, ma lascia che il suo ragazzo continui a sognare. La metà sono comunque vestiti di Jungkook. Taehyung ha detto di volerci dormire la notte, e chi cazzo è Jungkook per dire di no?

«Non dire così», lo rimprovera Taehyung. «Ora sei il suo preferito, lo sai.»

«Beh, è giusto così», dice Jungkook, baciando la guancia di Taehyung. «Tu sei il preferito di Yoongi.»

Taehyung scuote la testa. «Chim è il preferito di Yoongi.»

«Non lo so», sospira Jungkook. «Se non gli chiede di sposarlo a breve, credo che Chim gli farà saltare la testa.»

«Probabilmente.»

Rimangono in silenzio per qualche istante, Taehyung lascia che Jungkook lo abbracci da dietro mentre finisce di fare i bagagli.

«Tre settimane», piagnucola Jungkook. «Taehyung, sto per morire.»

«Andrà tutto bene», lo rassicura Taehyung. «Tanto sarai in vacanza per la maggior parte del tempo.»

«Già», sospira Jungkook malinconicamente. «Sciare dovrebbe essere divertente.»

«E c'è anche Yuna», aggiunge Taehyung, dandogli una leggera gomitata.

«Dio, non posso credere che abbia già quasi due anni. Sai che l'altro giorno ha detto il mio nome? Mi ha chiamato–»

«Ti ha chiamato Koo, lo so. Puoi aiutarmi a chiuderla?»

Jungkook lascia andare Taehyung e si sposta per aiutarlo a chiudere la valigia stracolma, cosa non facile. Alla fine, ci riescono quando Taehyung ci si siede sopra e Jungkook tira la cerniera. Taehyung ricompensa i suoi sforzi con un bacio.

Quando Jungkook si ritrae, fissa Taehyung per un secondo, facendolo arrossire.

«Che c'è? Ho qualcosa sulla faccia?»

Jungkook scuote la testa. «Ti stanno tornando le guanciotte.»

Taehyung arrossisce ancora di più e scende dalla valigia, schiaffeggiando il braccio di Jungkook. «E di chi è la colpa? Smettila di darmi sempre da mangiare, perché non lo fai?»

Jungkook sorride e alza le mani in segno di resa. «Ari mi ha insegnato a cucinare; cos'altro dovrei fare? Puoi sempre non mangiare quello che ti preparo, sai?»

«Già, come se una cosa del genere potesse mai accadere.»

Jungkook gli fa l'occhiolino e tira giù la valigia dal letto con un grugnito, prima di trascinarla verso la porta d'ingresso.

È passato più di un anno e mezzo da quando sono tornati insieme, e si può dire che sia stato l'anno e mezzo più bello della sua vita. Jungkook si è trasferito non molto tempo dopo l'esibizione di Taehyung, usando i soldi delle vendite delle sue opere d'arte per prendere un appartamento modesto a metà strada tra la casa dei genitori di Taehyung e quella di suo padre.

Non ha mai accettato il lavoro nell'azienda di Yoongi, ma gli va bene così. Si concentra sulla sua arte e fa qualche lavoretto con i videogiochi, solo cose da freelancer che Yoongi e il suo capo sono così generosi da offrirgli. Non è esattamente ricco, ma non fatica ad arrivare a fine mese come prima. È una bella sensazione poter portare il suo ragazzo a cena fuori e non preoccuparsi di pagare l'assicurazione della macchina.

Ha anche un'auto nuova; beh, nuova per lui: è la vecchia auto di Jin, e ha cercato di protestare al riguardo, ma Jin ha insistito per vendergliela quasi a costo zero. E gli piace molto guidarla; è fottutamente fantastica.

Ha finito la terapia quattro mesi fa ed è rimasto sorpreso quando la sua terapeuta ha pianto un po' durante la loro ultima seduta, dicendo che le sarebbe mancato. Lo ha lasciato con il consiglio di tornare ogni volta che ne sentirà il bisogno, dicendogli che non significherà che avrà fallito.

Non è ancora tornato del tutto alla normalità; qualche settimana fa ha avuto un piccolo incidente, un incubo lo ha fatto singhiozzare con la faccia premuta contro il cuscino per più di un'ora e ha terrorizzato Taehyung. Ma ora sta meglio e non ha intenzione di lasciarsi abbattere da un piccolo intoppo, non per molto.

Taehyung è stato il fidanzato perfetto, gentile, affettuoso, attento, per non parlare di quanto è bello, e Jungkook deve darsi un pizzicotto ogni mattina quando si sveglia e vede il viso gonfio di Taehyung.

Anche Taehyung ha avuto dei giorni difficili, giorni in cui è rimasto in silenzio per ore a tracciare il tatuaggio floreale di Jungkook. In quei giorni, anche Jungkook non parla molto, si limita a stringere Taehyung tra le braccia finché il dolore non si attenua abbastanza da permettergli di tornare a essere se stesso.

Jungkook ha finalmente incontrato la famiglia di Taehyung ed è andata abbastanza bene, tutto sommato. A quanto pare era già benvoluto, quindi non è stato male. È stato colto di sorpresa dalle continue battute dei fratelli di Taehyung, ma ben presto ha iniziato a scherzare con loro.

Allo stesso modo, Taehyung ha conosciuto il fratello di Jungkook e la sua famiglia, che lo adorano. Probabilmente più di quanto adorino Jungkook, in tutta onestà, e ogni volta che Taehyung e Yuna sono insieme è una scena così carina da far sciogliere i cuori di tutti.

Il mese scorso Junghyun si è finalmente sposato e Jungkook gli ha fatto da testimone. Ci sono stati pianti, abbracci e brindisi con lo champagne, ma tutto sommato è stato un giorno bellissimo. Jungkook è sollevato per suo padre, che ha partecipato attivamente all'organizzazione dell'evento, perché ora può finalmente rilassarsi.

Suo padre e Jin continuano a pescare quasi ogni fine settimana, ma Jungkook non deve più preoccuparsi che ci provi con lui.

Proprio in quel momento, la porta d'ingresso si spalanca, cogliendo Jungkook quasi in pieno viso.

«Ciao, noi– oh, cazzo, non ti avevo visto, Jungkook, scusa.»

«Ciao, Jin», sorride Jungkook. «È da tanto che non ci vediamo.»

«Sei pronto per le vacanze?» chiede Jin, entrando.

Jungkook alza gli occhi al cielo. «Ancora non capisco come hai fatto a intrufolarti nella vacanza della mia famiglia.»

«Perché primo, tuo padre mi ama, e secondo, mi ama anche tuo fratello. E tua cognata. E tua nipote, non vedo l'ora di farle da–»

«Tesoro», dice Namjoon con dolcezza, ancora in corridoio, «mi fai entrare, per favore?»

«Oh, scusa, Joonie.»

Namjoon saluta Jungkook, che ricambia, un po' timidamente. Namjoon è così fottutamente figo che è difficile comportarsi normalmente con lui.

«Così questo è il nuovo appartamento, eh?» chiede, mettendosi accanto a Jin. «È molto carino. Molto Tae.»

Jungkook scrolla le spalle, sorridendo. «Ha più gusto di me, quindi... Gli ho lasciato fare quello che voleva.»

«Non è vero!» esclama Taehyung, uscendo dalla camera da letto per salutarli. «Ci sono i dipinti di Jungkook ovunque.»

«Sì, amore, dipinti che hai scelto tu.»

Taehyung è troppo impegnato ad abbracciare Jin per rispondere. Abbraccia anche Namjoon, prima di alzare un sopracciglio.

«Sei pronto per il tour?»

«Sono mai pronto per il tour?» Namjoon sospira. «Hobi ha detto che porterà del buon rum, quindi preparati.»

«Oddio», dice Taehyung. «Non prima dell'ultima sera, ok? Facciamo un patto.»

«Ci credi che non ci fanno venire?» sussurra Jin a Jungkook. «È una cosa davvero scortese.»

«Non dirlo a me. Siamo appena andati a vivere insieme e ora mi abbandona per un mese.»

Taehyung e Namjoon protestano contemporaneamente ("sono solo tre settimane!" e "hai gli appuntamenti allo studio dentistico, Jin"). Taehyung viene accontentato con un bacio sulla guancia e Jin lascia che Namjoon gli cinga la vita con un braccio.

«Volete qualcosa da bere?» offre Jungkook. «Fa davvero freddo fuori; Taehyung ha preparato la cioccolata calda prima.»

«No, non possiamo restare», dice Jin. «Abbiamo una cena in programma. Vero, Joonie?»

Namjoon annuisce. «Sì, sono venuto a prendere le tue cose, Tae. I ragazzi caricheranno l'autobus stasera.»

«Porterò il mio sax domattina», dice Taehyung. «Se per voi va bene. Volevo esercitarmi un po' stasera.»

Jungkook trattiene un gemito. «Taehyung, non hai bisogno di esercitarti; andrai alla grande.»

«Sono d'accordo», dice Namjoon, chinandosi per afferrare la maniglia della valigia di Taehyung. «Dovresti riposare un po', invece. Sai quanto è importante– Oh, merda!»

Namjoon cerca di sollevare la valigia di Taehyung, ma la maniglia gli sfugge e cade a terra. Si sbilancia da un lato, agitando le braccia nel tentativo di recuperare l'equilibrio, e riesce a far cadere una cornice dalla parete, facendola volare in salotto.

Jungkook trasale al suono del vetro in frantumi, mentre Taehyung sgrana gli occhi.

«Cristo santo, Joon», borbotta Jin sottovoce, evidentemente abituato.

In realtà lo sono tutti, la maldestra distruttività di Namjoon è parte integrante della sua personalità come le battute da vecchietto di Jin lo sono della sua. Taehyung assicura loro mille volte che non c'è alcun problema e che Jin non deve comprargli alcuna cornice sostitutiva, mentre Jungkook si avvicina per spazzare via i vetri rotti.

È un po' triste quando vede di quale cornice si tratta. È il ritratto di Taehyung, che sorride luminoso nella neve. Ha mostrato a Taehyung i suoi ritratti dopo circa tre mesi e gli ha spiegato cosa è successo con quello in particolare. Taehyung era rimasto in silenzio per molto tempo, prima di tirare finalmente Jungkook in un bacio feroce. Poi, aveva accarezzato la guancia di Jungkook e gli aveva detto: "Grazie per amarmi così tanto."

Questo ritratto racchiude molti ricordi, e Jungkook è sollevato nel vedere che non è stato danneggiato. La cornice è in frantumi, ma possono sempre comprarne una nuova.

Quindi la lascia lì e aiuta Namjoon a trascinare la pesantissima valigia di Taehyung fino alla macchina, prima di salutarlo e tornare di corsa nel tepore del suo appartamento.

Quando entra, Taehyung è di nuovo in camera da letto; Jungkook lo sente armeggiare con il giradischi.

«Vuoi ballare con me?» gli chiede quando la porta d'ingresso si chiude alle spalle di Jungkook.

«Tra un minuto», risponde Jungkook.

È una cosa che hanno iniziato a fare di recente, dopo aver fatto una prova al matrimonio di Junghyun e aver scoperto che gli piace molto. A Jungkook piace che sia diventata un'attività fissa ogni sera, con Taehyung che ispeziona tutti i suoi vinili alla ricerca della canzone perfetta. Il più delle volte si tratta di Ella Fitzgerald, ma a Jungkook non importa.

Prima, però, deve fare i conti con la cornice rotta, perché sa che non appena inizierà a ballare in camera da letto con Taehyung, probabilmente non ne uscirà più fino al mattino. Quindi capovolge la cornice, lasciando che i pezzi di vetro sciolti finiscano nella spazzatura, e inizia a sganciare le linguette metalliche sul retro. Quando libera il retro della cornice, getta anche questo nella spazzatura.

Poi si blocca.

Sbatte le palpebre per un lungo momento, incerto se si tratti di un'allucinazione.

Ma no, lì, incastrata tra il dipinto e il retro della cornice, c'è una busta, con un piccolo fiore blu impresso sulla linguetta.

Jungkook lancia un'occhiata alla porta della camera da letto prima di estrarre il quadro e la busta, lasciando cadere il resto della cornice nella spazzatura.

Il cuore gli batte all'impazzata e non riesce a credere che il culo scoordinato di Namjoon lo abbia aiutato a scoprire un segreto che avrebbe potuto rimanere nascosto per sempre.

Con un sussulto di eccitazione si chiede se sia il testamento segreto di lei, come nei film.

Ma questo non è un film e quando gira la busta, vede solo il nome di Taehyung, scritto con una grafia elegante e fluida.

Jungkook gira il quadro per assicurarsi che sia davvero a posto, prima di guardare di nuovo la porta della camera da letto, con la busta pesante nel palmo della mano.

Ora riesce a sentire il jazz, che si mescola magnificamente con la voce di Taehyung che canticchia sottovoce. Jungkook fa un respiro profondo e si dirige verso la camera da letto. Non pensa che si tratti di qualcosa di brutto, qualunque cosa ci sia in questa busta, ma sa che probabilmente scatenerà comunque un'emozione forte.

Bussa leggermente allo stipite della porta, con la busta nascosta dietro la schiena. Taehyung distoglie lo sguardo dal giradischi per girarsi verso di lui con un sorriso impaziente.

«Vieni a ballare», gli dice, tendendogli la mano.

«Amore», dice Jungkook dolcemente. «Puoi sederti un attimo?»

Le sopracciglia di Taehyung si aggrottano. «Perché?»

«Solo– siediti, amore.»

Taehyung sembra ancora confuso, ma gli dà ascolto. «Aspetta, mi hai preso un regalo? Ma il mio compleanno era la settimana scorsa, e tu mi hai già regalato–»

«Taehyung», lo interrompe Jungkook, sedendosi accanto a lui. «Ho trovato questa proprio adesso. Era dentro la cornice.»

Poggia la busta sulle gambe di Taehyung, che la fissa per un attimo, fino a quando non riconosce la calligrafia. Poi torna a guardare Jungkook, con gli occhi spalancati e meravigliati.

«Lei–»

«Credo che l'abbia lasciata per te», dice Jungkook. «Deve essere così.»

«Devo... devo aprirla?» chiede Taehyung.

Jungkook osserva la sua espressione. «Vuoi farlo?»

«Ho paura», sussurra Taehyung, dopo un attimo.

Jungkook intreccia le loro mani. «Vuoi che la apra io?»

Taehyung si blocca, mentre Jungkook fa scorrere il pollice sul dorso della sua mano per tranquillizzarlo.

«Possiamo... possiamo leggerla insieme?»

Jungkook annuisce. «Certo, amore. Tutto quello che vuoi.»

Un minuto dopo si sistemano contro la testiera del letto, con il disco jazz ancora sul giradischi e Taehyung appoggiato sul petto di Jungkook, che tiene la busta con mani tremanti. Quando la apre, facendo attenzione a strapparla il meno possibile, estrae e dispiega un foglio di carta, bordato con lo stesso timbro blu a forma di fiore lungo la base.

Le mani di Taehyung tremano troppo per tenere fermo il foglio, così Jungkook lo fa per lui.

Mentre leggono in silenzio, la mano di Taehyung risale il braccio di Jungkook per tracciare il suo fiore blu e Jungkook stringe il braccio libero intorno alla vita di Taehyung.

Taehyung inizia a piangere poco dopo e Jungkook lo abbraccia a lungo, senza dire una parola. Anche lui piange un po', ma alla fine riescono a ricomporsi. Le guance di Taehyung sono ancora umide quando scivola via dalle braccia di Jungkook e gli tende la mano, pronto a ballare.

Jungkook lascia che Taehyung lo tiri su dal bordo del letto e lo abbracci forte. Sono così vicini da muoversi a malapena al ritmo della musica, ondeggiando leggermente avanti e indietro. Taehyung seppellisce il viso nella spalla di Jungkook, sollevando di nuovo la mano per tracciare con le dita il tatuaggio. Jungkook, dal canto suo, infila una mano tra i capelli di Taehyung, posandovi dei baci di tanto in tanto.

Sorride mentre la canzone si affievolisce e ne inizia un'altra, una canzone che ormai gli è meravigliosamente familiare.

Taehyung ride con voce un po' spezzata, solleva la testa e lascia che Jungkook lo baci sulle labbra, tenero e dolce. Poi continuano a ballare, in silenzio eccetto la musica, godendosi l'uno la presenza dell'altro.

Jungkook inspira, chiude gli occhi e cerca di imprimere questo momento sotto le palpebre, di conservarlo per sempre nella sua mente.

La dolcezza delle tue labbra. Il calore delle tue mani. La profondità del tuo amore.

La vicinanza di te.










Tesoro,

ti scrivo stasera perché sono abbastanza sicura che morirò. Perdonami se sono così morbosa, tesoro mio, so che non ti piace quando dico cose del genere. Ma quando si è vecchi e malati come me, si tende ad avere una certa sensibilità per queste cose. Vorrei poter restare più a lungo, ma sento che tuo nonno mi ha aspettato abbastanza.

È il mio augurio per te, che tu possa trovare qualcuno che ti ami come ci siamo amati noi due. Non è come nelle favole, certo, l'amore richiede pazienza, comprensione e tanta fatica a volte, ma alla fine resta pur sempre amore. E tesoro mio, voglio che sia così anche per te. Un amore che sovrasti qualunque altra cosa, persino la morte. Credo che ora tu sia troppo giovane per comprendere le mie parole, ma forse un giorno capirai cosa intendo. Ti prego di non pensare a me come a un'egoista, per averti lasciato prima di quanto avremmo voluto. Penso che nemmeno tuo nonno volesse lasciarci così presto, ma la vita non è mai giusta, non è vero?

E soprattutto, quando me ne andrò, non pensare mai che sia perché non ti ho amato abbastanza o che tu non mi abbia amato abbastanza. Ora posso dirtelo, perché probabilmente non ci sarò più quando leggerai questa lettera: tu sei il mio nipotino preferito. Sei anche la mia persona preferita, ma non dirlo a Mina. Mio dolce Taehyung, hai portato così tanta luce nella mia vita, in un momento in cui pensavo che non avrei mai più visto il sole. Sei davvero una benedizione, sia per me che per chiunque incontri.

Hai il dono rarissimo, tesoro, di essere l'essenza assoluta della vita. Ogni giorno ti svegli e scegli di vedere il bene, la luce e la bellezza, e cerchi di mostrarla anche agli altri. Sono venticinque anni che convivo con il tuo sole, e ogni volta che scalda il mio povero cuore, mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi un amore così puro e limpido.

E la risposta è che non ho fatto proprio nulla. Ho detto che la vita spesso non è giusta, ma lo stesso vale anche per il destino. E il destino mi ha sorriso con grande benevolenza il giorno in cui sei nato. Ricordo che faceva molto freddo, eravamo nel pieno di una bufera di neve. Eppure, dal primo momento in cui ti ho visto, tu emanavi calore. Anche adesso che mi sento sempre più debole, la tua grazia luminescente è un balsamo per la mia anima.

Non ho paura di morire, Taehyung. Come potrei, se so che tuo nonno mi sta aspettando? Mi è mancato così tanto, tesoro, e rivederlo sarà un sollievo che non posso descrivere.

Ho paura, però, a lasciarti da solo. Mio sole dolcissimo, capace di amare in modo così semplice e profondo, ti prego di non essere arrabbiato con me, non in eterno. Ho cercato di restare, di starti accanto il più a lungo possibile. E sappi che il pensiero di lasciarti mi spezza il cuore tanto quanto lo spezza a te. Le nostre anime sono legate, tesoro, e separarle non è mai indolore. Te lo dice una donna che ne sa qualcosa.

Ma mi piace pensare che il dolore che provi, alla fine, valga l'amore che abbiamo condiviso. Che i nostri ricordi felici possano prevalere sul tuo cordoglio. Forse non all'inizio, ma prima o poi sì. Spero che un giorno, dopo che me ne sarò andata, tu possa sorridere di nuovo, come facevi un tempo. Che riderai e vivrai e, soprattutto, amerai.

L'amore è la forza più grande del mondo, Taehyung. Può farci piangere, può farci sorridere, può farci vivere e, in certi casi, può farci morire. Oh, tesoro, vorrei più di ogni altra cosa essere più forte, o forse non amare così tanto tuo nonno. Ma la vita non è giusta e dobbiamo fare del nostro meglio.

Ti prego, mio bellissimo giovanotto, non piangere troppo per me. Sappi che quando me ne andrò, sarà con infinita ed eterna felicità, e aspetterò, infinitamente ed eternamente, il giorno in cui, tra molti, moltissimi anni, ci rivedremo.

Per ora ho detto abbastanza. Mina verrà a darmi la medicina tra pochi minuti e devo nascondere questa per te. Desidero che la trovi quando ne avrai più bisogno e che possa esserti di conforto anche dopo che me ne sarò andata.

Cercherò di aspettarti stasera; mi hai detto che saresti passato, ma non so se riuscirò a rimanere sveglia. Non importa, comunque. Ci vedremo domattina, in salotto. Io sarò sulla mia poltrona e tu sarai lì, vicino alla finestra, in armonia con il sole, come sempre. Quindi non preoccuparti, tesoro, se non mi vedrai stasera. Ci sarà sempre il mattino.

Oh, mio dolce Taehyung, non vedo l'ora di vedere il tuo sorriso.

Con tutto l'amore che ho,

Lolly












Fine del primo volume.










notes

amicx, finalmente sono riuscita a correggere l'ultimo capitolo del primo volume di TNOU, a cui seguirà il secondo che ho già iniziato a tradurre.

non rimuovete la storia dalla biblioteca perché il secondo volume verrà pubblicato qui molto presto.

spero che vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me leggerla e tradurla. fatemi sapere con un commentino, li leggo tutti e mi fa sempre tanto piacere riceverli!

spero anche che questi ultimi giorni d'estate siano piacevoli per voi e, se così non fosse, che questo capitolo vi sia d'evasione ❤️‍🩹

vi voglio bene,
M

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