𝘈𝘯𝘥 𝘸𝘩𝘦𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘨𝘩𝘵 𝘪𝘴 𝘯𝘦𝘸
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𝘈𝘯𝘥 𝘸𝘩𝘦𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘨𝘩𝘵 𝘪𝘴 𝘯𝘦𝘸
Jungkook allontana la mano in un istante, con il petto che si alza e si abbassa rapidamente non appena coglie il significato delle parole di sua madre.
«Sta' zitta.»
«Jungkook–»
«No, sta' zitta! Non sai di cosa- Io e Taehyung non siamo- Io non sono papà e Taehyung non è di certo te», dice a denti stretti. «Taehyung non è affatto come te, quindi non provare nemmeno a dire che noi–»
«Anch'io piangevo molto, coniglietto. Poi tuo padre ha smesso di parlare con me e io ho iniziato-»
«E hai iniziato a tradirlo, giusto? Davvero, mamma, qualsiasi cosa tu dica non significa un cazzo per me. Non me ne frega un cazzo se ti sei sentita sola o che altro, perché non ti perdonerò mai per quello che hai fatto.»
Sua madre fa quel sorriso esasperante, come se stesse assecondando i capricci di un bambino di tre anni.
«E», continua Jungkook, «se dici un'altra parola a Taehyung, una sola cosa brutta, non me ne frega un cazzo di quello che vuole papà, hai chiuso, cazzo, hai capito?»
«Oh, perfettamente, pasticcino.» Lei continua a sorridere e Jungkook stringe le mani a pugno. «Non sei cambiato per niente, davvero. Sei ancora attaccato alle cose come un tempo.»
Jungkook inspira a fondo. Non gli interessa ricordare con lei. Non gli interessa far nulla con lei.
«Ti sono sempre piaciuti i tuoi giocattoli, vero?»
Jungkook sente i peli rizzarsi all'insinuazione, e stringe più forte i pugni. «Taehyung non è un giocattolo.»
«Bello come un bambolotto, direi. E altrettanto fragile, a quanto pare.»
«Solo perché tu stai cercando di distruggerlo.»
«Ti ho detto che stavo solo scherzando.»
Jungkook distoglie lo sguardo da lei, verso il vialetto. «Taehyung è buono. È buono. Non- non rovinare anche lui, cazzo, non importa quanto mi odi. Perché io farei qualsiasi cosa. Non è una fottuta bambola, o il mio piccolo animale domestico. È il mio fidanzato e fa parte di questa famiglia più di quanto tu abbia mai fatto. Quindi, qualunque sia il tuo ridicolo gioco di potere, non metterlo in mezzo.»
«Gioco di potere.»
«Ti ho detto che ti vedo per quella che sei. So che stai dicendo un mare di cazzate.»
«Oh?»
Jungkook si volta di nuovo a guardarla e prende un brusco respiro. «Hai detto che sono come papà. Forse lo sono. Forse sono la parte peggiore di lui, e di te, e forse non sono destinato ad avere quello che ho. Sono un uomo introverso. Cazzo, non c'è niente di male. Ma la differenza è che io ho Taehyung. E lui è molto più di quanto tu sia mai stata per papà, o per me, o per questa famiglia. Mi vede per quello che sono, con tutti i miei cazzo di difetti, e mi ama comunque. Quindi puoi mettermi in guardia quanto vuoi, ma non ha importanza. Noi non siamo te e papà. Non lo saremo mai.»
Sua madre lo studia per un attimo e lui sente i muscoli tendersi, come se si stesse preparando a una scazzottata. È da molto tempo che non fa a botte, ma sente ancora quella familiare scarica di adrenalina, prima che la voce della ragione, che sembra quella della sua vecchia terapeuta, gli dica che sarebbe una pessima idea prendere a pugni sua madre.
Lei non gli risponde, così Jeongguk emette un sospiro tremante e si costringe a rilassare i pugni.
«Chiedi scusa a Taehyung», ordina. «Vado a farmi un giro.»
«Certo, coniglietto.» Sua madre si avvicina a lui e gli ravvia alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio prima che lui possa fermarla.
Ha un flashback, quasi doloroso, della mano di lei che gli pettina i capelli con una delicatezza che adesso prova solo con Taehyung. Ricorda che era malato, aveva forse quattro o cinque anni, e lei era rimasta a casa con lui per tutto il giorno.
«Sei cresciuto bene», gli dice dolcemente. «Sei bellissimo.»
La replica di Jungkook, in cui la manda a quel paese, gli si blocca in gola. Perché adesso sta pensando a quello stupido giorno, a lei che gli prepara la zuppa e gli fa mangiare il gelato al cioccolato per lenire il mal di gola.
Le dita di lei si infilano tra i suoi capelli, percorrendone la lunghezza dal collo fino a posarsi sulla sua spalla. «Ritiro quello che ho detto prima. Questi ti stanno bene.»
Jungkook non vorrebbe chiudere gli occhi, ma li chiude lo stesso. I suoi capelli sono più lunghi che mai; si è dimenticato di tagliarli il mese scorso e a questo punto preferisce aspettare fino a poco prima del matrimonio, in modo che siano perfetti. A Taehyung non sembra dispiacere. Anzi, il contrario. Gli piace seppellire il viso tra i capelli di Jungkook al mattino, quando sono schiacciati sul cuscino.
«Hanno il tuo profumo», aveva borbottato Taehyung la prima volta.
«Ah sì?» aveva chiesto Jungkook. «E di cosa profumo?»
«Di bei sogni... ecco perché non riesco mai a dormire senza di te.»
Taehyung non è particolarmente lucido di prima mattina, quindi Jungkook l'ha presa con le pinze. Ma gli scalda ancora il cuore a pensarci, e si è chiesto se forse non dovrebbe smettere totalmente di tagliarsi i capelli.
«Il mio più grande rimpianto», dice la madre di Jungkook, e lui viene riportato repentinamente al presente, i ricordi dei giorni di malattia e delle loro pigre mattinate vengono spazzati via da un'ondata di rabbia che gli ribolle nello stomaco, «è che mi sono persa così tanto tempo insieme a te, coniglietto. Che non ti ho visto crescere fino a diventare l'uomo che sei oggi.»
Jungkook reprime un brivido quando lei solleva la mano dalla sua spalla e gli accarezza la guancia. Non sa se sentirsi disgustato o sollevato.
«Farò di tutto per farmi perdonare», mormora lei. «A partire da stasera, coniglietto. Te lo prometto. Oh, mi sei mancato.» Fa un sorriso a Jungkook, che lui non ricambia. Non può ricambiarlo. «Ma vado a scusarmi con Taehyung. Tu fai la tua passeggiata. Poi ci assicureremo che tu abbia qualcosa da mangiare.»
Alla fine gli lascia la mano e si gira per tornare dentro. Tutt'a un tratto a Jungkook sembra che il cuore gli stia uscendo dal petto.
«Hey», la chiama, e lei si volta a guardarlo, con la mano sulla maniglia. «Non- non sei più mia madre da almeno dieci anni. Non comportarti come se lo fossi adesso.»
Jungkook crede di vedere un guizzo di dolore passare sul volto di lei, e ne è felice. Vuole farle provare anche solo un po' di quello che ha provato Taehyung, umiliato da qualcuno a cui ha mostrato solo gentilezza.
È solo dopo che la madre di Jungkook rientra in casa che il suo compiacimento assume una sfumatura più colpevole. Taehyung non sarebbe orgoglioso di ciò che ha detto. Ma Taehyung non deve saperlo. E Taehyung è troppo gentile. È il suo tallone d'Achille.
La rabbia che ribolle nello stomaco di Jungkook si espande, e si espande, e si espande. Esplode quando sua madre si chiude la porta alle spalle.
Tutto a puttane. È andato tutto a puttane, Jeon, tutto a puttane, cazzo- Cristo- Taehyung- merda- oh, cazzo-
Jungkook emette un suono gutturale e si infila le mani nei capelli per non iniziare a colpire le cose. Il suo ringhio si trasforma in un mugolio imbarazzante e sente gli occhi inumidirsi, e- oh Dio, ho bisogno di andarmene, cazzo, hai mandato tutto a puttane, Jeon, merda-
Gli basta un attimo per precipitarsi giù dai gradini e correre nel vialetto. Non sa bene cosa diavolo stia facendo, sa solo che non vuole più trovarsi davanti alla casa. Si è infilato tra il garage e il paraurti anteriore dell'auto prima ancora di rendersi conto di ciò che è successo, stringendosi le ginocchia al petto mentre cerca di mantenere una parvenza di respirazione.
Almeno stavolta non è vicino ai fornelli accesi.
Ma non riesce a trattenere il singhiozzo di frustrazione che gli esce dalla gola, perché pensava che tutto questo fosse finito. Non gli succedeva da anni ormai, eppure non riesce a far altro che tirarsi i capelli così forte da farsi male e sfregare gli occhi contro il denim ruvido dei jeans, pregando che sia sufficiente.
La piccola parte del suo cervello che vuole chiamare Taehyung viene ignorata da quella ben più grande, che invece gli dice di non chiamare nessuno e di restare solo, perché- hai mandato tutto a puttane, Jeon. Che hai fatto, Jungkook, che hai fatto?
Non sa cosa ha fatto, davvero non lo sa. È come quando piangeva di notte, ma ancora peggio, perché è solo, al freddo e non riesce a respirare o a pensare o a parlare o...
«Kookie? Sei ancora lì fuori?»
Jungkook inspira più aria che può, il suono è attutito dalla testa sepolta nelle ginocchia.
«Kookie», lo chiama Junghyun, «dove sei?»
Jungkook stringe più forte i capelli, preme con più forza gli occhi contro le ginocchia, prende un brusco respiro.
«Hyun», risponde, con la voce che si spezza.
«Hey, sono io, dove sei?» Sente i passi di Junghyun sulle scale del portico, poi il rumore delle sue scarpe sul cemento. «Jungkook. Fratellino, dove sei finito?»
«Quaggiù», riesce a dire Jungkook. Prende un ultimo respiro e alza la testa per vedere Junghyun che gira confusamente in tondo, dalla parte opposta dell'auto. «Qui, Hyun.»
Junghyun finalmente lo vede e la confusione sul suo volto lascia il posto alla preoccupazione. «Cazzo, ma che stai...» Gira intorno all'auto e si posiziona davanti a Jungkook con aria accigliata. «Che-»
Jungkook scuote la testa, odiando la sensazione di avere qualcuno che lo sovrasta in questo momento, anche se quel qualcuno è il suo amato fratello. Fa un notevole sforzo per togliersi una mano dai capelli e stringere invece la gamba di Junghyun.
«Non posso-»
Si interrompe, perché non ha idea di come spiegarlo. Non può cosa? Non può. È l'unica cosa che sa. Non può.
Per fortuna, Junghyun sembra capire e si abbassa per sedersi accanto a lui, con la schiena premuta contro la porta del garage e le mani che si avvicinano titubanti al braccio di Jungkook.
«Cosa c'è che non va?»
«Non posso», ripete Jungkook.
«È impegnativa, lo so.»
A Jungkook viene in mente che Junghyun non lo ha mai visto avere un episodio come questo. Suo padre capirebbe cosa sta succedendo con un solo sguardo, ma probabilmente Junghyun pensa che Jungkook sia solo arrabbiato per sua madre. E lo è, ma sta anche uscendo di testa e ha davvero bisogno di lasciar andare i capelli prima di strapparseli dal cranio.
«Mhmm», dice digrignando i denti. «Sì.»
«Hey, che stai- Smettila, Kook.»
La mano di Junghyun gli circonda il polso e tira, cercando di allontanare le dita dai capelli. Jungkook emette un grugnito strozzato prima di aprire la mano. Rabbrividisce quando le dita si impigliano nei nodi che ha causato, ma Junghyun è delicato quando gira il volto di Jungkook verso di lui e inizia a pettinare quel groviglio.
«Ecco qui, Kookie, ci penso io.»
Jungkook inghiotte il nodo che ha in gola. «Stai facendo la voce da papà.»
«La voce da papà?»
«Come quando parli a Yuna», mugugna Jungkook. «Come parli ai bambini.»
Junghyun ha davvero una voce da "papà": è molto più dolce e un po' più profonda di quella che usa normalmente, ma fa sì che i bambini prestino attenzione a ciò che dice. Jungkook e suo padre lo prendono in giro di nascosto, ma più che altro perché sono orgogliosi di lui. È davvero un buon padre; Jungkook lo ha visto con i suoi occhi.
«Beh, anche tu sei il mio bambino», dice Junghyun senza giri di parole. «Ok, ecco fatto.»
La mano di Jungkook ricade floscia sul vialetto, con il palmo aperto che rivela la cicatrice. Anche dopo tre anni, a volte lo sorprende ancora vederla lì. Dopotutto, aveva vissuto ventitré anni senza quella cicatrice. Pensa che dovrebbe odiarla, per tutte le cose brutte che rappresenta, ma in realtà non è così. Perché preferisce pensare a tutte le cose belle che sono venute dopo: la guarigione, la famiglia e più di tutto Taehyung. Cose che non aveva, o che non sapeva come custodire, non fino a quel momento.
«Ti chiedo scusa», dice Junghyun. «Volevo innanzitutto dirti questo. Non avrei dovuto... il modo in cui mamma si è comportata con Taehyung, avrei dovuto- e quello che ha detto a te-»
«È tutto a posto.»
«Non lo è.»
Jungkook scuote la testa. «Lo so... Hyun, so che hai... dei trascorsi con lei. Cose che io non ho.»
«Sì, ma non è una giustificazione per permetterle di-»
«Ti ho visto lì dentro», lo interrompe Jungkook. «Sembravi davvero spaventato.»
Junghyun deglutisce e fissa lo sguardo su Jungkook. «Lo ero. Sì.»
«Quindi forse non è una giustificazione, ma so che non dovresti lanciarti in una situazione che non ti fa bene. Anche se questo ti fa sentire un codardo.»
Il volto di Junghyun si indurisce e Jungkook si rende conto troppo tardi che avrebbe dovuto usare un'altra parola. Non voleva essere un insulto, ma gli è venuto fuori in quel modo. Dev'essere ancora un po' arrabbiato per il fatto che Junghyun non abbia fatto nulla.
«Cosa ne sai tu?» sbotta Junghyun.
Jungkook chiude le dita, nascondendo la cicatrice. «So molte cose, Hyun», sussurra. «So cosa si prova ad avere paura di qualcuno.»
Vede Junghyun connettere i punti. «Merda, Kookie, mi dispiace, non-»
«È tutto ok.»
«Non è vero», ripete miseramente Junghyun. «Questa serata si sta trasformando in uno sfacelo.»
«Ari sta bene?»
«Sì. Un po' scossa, ovviamente. Le ho raccontato delle cose. Di come erano le cose, tra tutti noi. Ma non l'ha mai vissuto in prima persona e credo che si sia... un po'... spaventata.»
«Mi dispiace», mormora Jungkook. «Non volevo urlare, ma divento così-»
«Lo so.»
«E stava tormentando Taehyung e-»
«Lo so, Kookie. Ari starà bene. Era solo sorpresa, tutto qui. La sua famiglia- loro non sono-»
«Non sono fuori di testa?» conclude Jungkook. «Nemmeno quella di Taehyung lo è.»
«Allora siamo solo noi», sospira Junghyun, e Jungkook annuisce.
Non si sente più ansioso come prima. Si sente strano, il suo corpo è rilassato e leggero, quasi gommoso. Pensa che se provasse ad alzarsi in piedi le ginocchia gli cederebbero. Si accorge di essersi accasciato da un lato solo quando la sua testa è già sulla spalla di Junghyun. Ma Junghyun non si sposta, e Jungkook ha il coraggio di prendere la mano di suo fratello appoggiata sulla sua coscia e di intrecciare le loro dita. Junghyun sfiora la J tatuata sulle nocche di Jungkook, mentre fa scorrere il pollice sulla data del compleanno di Yuna.
«Raccontami com'è stato», dice Jungkook dopo un attimo. «Vivere con la mamma.»
«Lo sai com'era. Eri lì nei fine settimana.»
Jungkook stringe la mano di Junghyun. «La verità, Hyun. Com'era veramente.»
«Io...»
«Fa bene parlarne. Quando ne ho parlato io- cioè, per me, dopo aver parlato di... ecco, non ho avuto più tanta paura.»
Junghyun rimane in silenzio per quasi un minuto, ma Jungkook aspetta pazientemente, osservando il loro respiro addensarsi nella fredda aria invernale.
«Non- Non le piacevo. Non mi voleva. Io- niente era mai abbastanza, qualunque cosa facessi, e poi... alla fine ho smesso di cercare di compiacerla e... onestamente, le cose sono peggiorate, ma allo stesso tempo non sono peggiorate poi tanto. Non mi importava più cosa lei pensasse di me, ma... è stato proprio allora che la mia vita è andata a rotoli. Ed è stata colpa mia, di tutto ciò che ho fatto, però... era anche l'unico modo per liberarmi del modo in cui mi guardava. Ero già una delusione per lei, perciò...»
«È lei la delusione», dice Jungkook.
«Vaglielo a dire.»
«Se ti può consolare«, aggiunge Jungkook con amarezza, «non voleva neppure me.»
Junghyun emette un sospiro. «Invece ti sbagli, Kookie. Ti voleva.»
«Cosa?»
«Non voleva me perché voleva te.»
«Cosa?»
«Non te l'ho mai detto», mormora Junghyun. «È difficile... è difficile dirlo. Ammetterlo. Ma io- lei voleva che tu scegliessi lei, non papà. Ed è andata su tutte le furie perché non l'hai fatto.»
«Perché voleva averla vinta», dice Jungkook. «Voleva essere lei ad avere l'ultima parola.»
«No», risponde Junghyun con un pesante sospiro. «No, è perché le piacevi di più.»
«Hyun, non è vero-»
«È così, Kookie. Non è colpa tua, ma è così. Tu eri il piccolo di casa e... io non ero quello che lei voleva. E ogni giorno sembravamo ricordarcelo a vicenda. Tu eri il suo coniglietto e io ero solo questo- questo- adolescente sbandato, e lei non... non mi voleva intorno. E io la odiavo per questo. Lei mi odiava già, ma credo che... mi ci siano voluti un paio d'anni per odiarla davvero. Solo quando ci trasferimmo e non vedemmo più te e papà, mi ricordo che... mi ricordo che uscivo spesso di nascosto. E poi ho scoperto che lei sapeva che lo facevo, ma non le importava. Fu allora che iniziarono ad arrivare i fidanzati, credo. E tutti i traslochi, i cambi di lavoro e... ora mi rendo conto che era la sua stessa vita a renderla infelice, ma credo che... trovasse un modo per far sì che la colpa fosse di tutti tranne che sua.
È una cosa che ho ereditato da lei, sai. Quando io... prima di Yuna, prima di Ari, ero così- così arrabbiato con tutto e tutti, Kookie. Arrabbiato con la mamma, furioso con papà, per tutte le bugie che mi raccontava su di lui, e... ero arrabbiato con il mondo intero, perché la mia vita era una merda. Anche se ero io a farla diventare una merda, piuttosto che ammetterlo preferivo odiare mamma e papà, e...»
Junghyun lascia cadere la testa su quella di Jungkook e, quando parla di nuovo, sembra sull'orlo delle lacrime.
«Io... che Dio mi aiuti, Kookie, odiavo anche te.»
Jungkook fissa il cemento, che vede sempre più sfocato mentre sente gli occhi bruciare. «Davvero?»
«Sì», sussurra Junghyun. «Perché... non potevo essere te. Non potevo essere te, ed era quello che voleva la mamma. Così, per tanti anni, io... non era nemmeno colpa tua, ma io- io ti odiavo. Ed è per questo che non riuscivo a chiamarti, dopo il college. Perché ero ancora così arrabbiato, anche se sapevo che non era colpa tua. Ma avevo paura di ferirti e che tu mi avresti odiato a tua volta, e ci è voluto molto tempo... per capire che ero io il problema, quando si trattava di te e papà.»
«Con la mamma, però», continua, «so che era colpa di entrambi. E ora... è difficile per me prendere posizione, Kookie. Davvero difficile. Perché io e lei siamo così simili a volte, con il nostro modo di reagire alle cose, e capisco perché si è allontanata, perché l'ho fatto anch'io. Ho fatto la stessa cosa e voi mi avete dato una possibilità quando sono tornato. Quindi come posso- non so come potrei dire a lei di non farlo. E papà... Jungkook, sono in debito con lui. Per troppe cose. E so che mamma è... che ha fatto del male a noi e a lui, ma se questo è ciò che vuole, allora io... come faccio a dirle di no?»
«No.»
Junghyun sbuffa una risata. «Per te è facile. E vorrei quasi che non lo fosse. Perché so che tu... non sei mai riuscito a passare del tempo con lei. E io- a volte ne sono grato, ma... è comunque nostra madre.»
«Non si comporta come tale.»
«Ci sta provando, adesso.»
«Mi sembra che sia troppo tardi», dice Jungkook sinceramente. «Ammesso che ci stia provando sul serio.»
«Credo», dice Junghyun lentamente, «che faccia sul serio. Almeno con te.»
Jungkook ripensa a quando lei gli accarezzava i capelli sul portico e subito dopo si pente di averlo fatto.
Lei mi voleva. Mi vuole.
«Non m'importa», sbotta. «Non se tratta Taehyung in quel modo. E non se... Cristo, Hyun, non se tu hai paura di lei.»
«Non dovresti- solo perché io-»
«Sei un ragazzo diverso ora, lo sai, vero? Non dovresti- hai così tanto di cui essere orgoglioso. Yuna, e Ari, e hai sistemato le cose con me e papà, e- onestamente, Hyun, è grazie a te che siamo di nuovo una famiglia. È grazie a te che la nostra famiglia si è allargata, e ora hai un altro bimbo in arrivo, e...» Jungkook lascia andare il fiato. «Dici di essere in debito con papà. Non è vero.»
«È vero-»
«Gliel'ho chiesto», lo interrompe Jungkook. «Quel giorno che ci siamo incontrati per un caffè, proprio prima che tu lo chiamassi. Gli ho chiesto se era arrabbiato con te. E lui ha detto che no, non poteva esserlo. Che non era colpa tua se eravate lontani. E che pensava sempre a te e che voleva solo che tu stessi bene.»
«Ha detto questo?»
«Mhmm.»
«Io... non me l'ha mai detto.»
Jungkook si appoggia di più contro il fianco di Junghyun. «Già, perché è introverso.»
Junghyun gli stringe la mano e i due restano in silenzio per un po'. Jungkook si accorge che gli occhi gli si chiudono e trattiene uno sbadiglio. Lì fuori si gela e sente il sedere intorpidito contro il cemento duro, ma il peso della confessione di Junghyun e il suo calore fraterno sono sufficienti a fargli desiderare di dormire per un paio di giorni di fila.
«Non voglio che ci allontaniamo di nuovo», dice Junghyun dopo qualche minuto. «Non importa cosa succede. Non solo per il bambino, ma anche per noi. Non voglio che le cose vadano di nuovo male.»
«Anche se la mamma ti fa paura?»
«Anche se lei mi fa paura.»
«È solo una prepotente», dice Jungkook. «Solo questo, Hyun.»
«Ma è anche nostra madre.»
«È quello che... è quello che mi ha detto papà. Ha detto che è l'amore della sua vita. Ma io non- non riesco a capire come questo possa bastarvi.»
Junghyun sospira. «Perché, Kookie, quando le persone che dovrebbero amarti... non lo fanno, fa più male di qualsiasi altra cosa. Quindi come può non essere sufficiente? Se lei dice di volerci provare, come può papà dire di no? Come faccio io?»
«Ma lei- Hyun, lei-»
«Lo so.»
«Come puoi amare qualcuno che ti fa del male?»
Junghyun scuote la testa. «Non lo so, Kookie. So solo che è così. Forse è solo tutto quello che mi è rimasto dentro, tutte le volte che ho voluto dimostrarle che ero- che ero abbastanza.»
«E ci sei riuscito?» chiede dolcemente Jungkook.
«Non lo so.» La risposta di Junghyun è sincera, ma sembra infelice. Fa un respiro profondo e subito dopo Jungkook sente qualcosa di umido scivolare lungo la sua tempia. Fa troppo freddo per essere pioggia, ma anche se non fosse così, i respiri spezzati di Junghyun sono un indizio sufficiente.
«Quando l'ho incontrata di nuovo, per la prima volta dopo... sei anni, credo, sai cosa mi ha detto?»
Jungkook appoggia la caviglia su quella di Junghyun, incerto su come confortarlo. Di solito è lui ad aggrapparsi al suo fratellone. Ora è il contrario.
«Mi ha guardato e ha detto che è un peccato che solo uno dei suoi figli sia diventato bello.»
Il cuore di Jungkook si stringe e con esso la mano di Junghyun. «Hyun...»
«È tutto ok.»
«Non lo è.»
«No», sospira Junghyun, «non lo è.»
«Lei non ci merita. Non merita te.»
«Forse no. Ma nemmeno io vi meritavo.»
Jungkook seppellisce il viso nella spalla di Junghyun. «Adesso sì, Hyun.»
Entrambi sussultano quando sentono la porta d'ingresso che si apre di botto e, un secondo dopo, dei passi che scendono le scale.
«Ragazzi? Tutto bene?»
Suo padre arriva di corsa e li scruta attraverso il buio con un'espressione preoccupata che Jungkook ha visto troppe volte.
«Tutto bene», dice Junghyun, mentre Jungkook si sposta e si alzano entrambi in piedi. «Stiamo solo parlando.»
«Sì.»
«Ok, bene. Jungkookie, Taehyung è pronto per tornare a casa.»
Jungkook si acciglia. «La mamma si è scusata con lui?»
«Sì. E Hyun- Junghyun? Stai bene?»
Junghyun ha tentato di asciugare discretamente le lacrime che non è riuscito a trattenere mentre parlavano, ma il padre li conosce abbastanza bene da non far passare inosservata alcuna emozione.
Tuttavia, Junghyun annuisce e cerca di sorridere. «Sì, tutto bene.»
Il padre aggrotta le sopracciglia e si avvicina per stringere il gomito di Junghyun. «Perché non entriamo e mi racconti tutto?»
Junghyun si limita a fare un cenno del capo, e Jungkook li segue diligentemente all'interno, sospirando quando il caldo lo avvolge.
Ari è ancora seduta sul divano con Taehyung quando entrano, ma quest'ultimo si alza subito per correre da Jungkook. Non sta più piangendo, l'unica indizio che l'abbia fatto è il rossore degli occhi e del naso. Una vista che spezza sempre il cuore di Jungkook, anche se ha un aspetto adorabile.
«Tua madre si è scusata con me.»
Jungkook annuisce, con gli occhi puntati su Junghyun e suo padre che si siedono con Ari sul divano. Non sa dove sia sua madre in questo momento, ma non gli importa molto. Basta che non sia qui.
«Che cosa ha detto?»
«Solo che le dispiace di essere stata troppo dura.»
Jungkook aggrotta la fronte. «Tutto qui?»
Taehyung gli tocca la guancia con l'indice. «Non le ho fatto dire il resto», confessa. «Mi sono sentito malissimo per essere scappato via in quel modo.»
«Amore», sospira Jungkook, «non dovresti-»
«Lo so. Ma non potevo farne a meno.»
Jungkook trattiene un altro sospiro e massaggia invece le braccia di Taehyung, mentre lo guarda con attenzione. «Sei sicuro di stare bene?»
Taehyung annuisce. «Ora sto bene, sì. Sono solo un po' stanco.»
«Vado a prendere i nostri cappotti.»
Jungkook recupera i loro cappotti mentre Taehyung saluta tutti in salotto. Vengono accompagnati alla porta e Ari consegna un contenitore pieno di avanzi nelle mani di Taehyung, nonostante le sue proteste. Il padre di Jungkook lo abbraccia un po' più a lungo del solito e Jungkook ricambia l'abbraccio. È chiaro che nessuno dei due sa cosa dire, ma Jungkook ha deciso di smettere di incolpare il padre per i suoi sentimenti. Se ama la mamma, Jungkook non può fare molto per cambiare le cose.
Questo, però, non significa che anche Jungkook debba amarla. Anche se lei vorrebbe che fosse così.
Sei cresciuto bene. Sei bellissimo.
Il senso di colpa lo attanaglia mentre lui e Taehyung salgono in macchina e riflette su ciò che gli ha detto Junghyun. Sa che non è colpa sua, ma non può fare a meno di sentirsi responsabile. Forse avrebbe dovuto restare con Junghyun, dopotutto.
Avrebbe migliorato le cose? O le avrebbe peggiorate?
«Oh», dice Taehyung sottovoce, una volta che Jungkook è uscito dal vialetto. «Dobbiamo tornare indietro.»
«Cosa? Perché?»
«Ari ci ha dato troppo cibo.»
Mostra a Jungkook il Tupperware che ha appena aperto, pieno zeppo di cibo, con in cima gli involtini speciali di Taehyung. Il sorriso di Jungkook è una piccola smorfia.
«Credo che sia il suo modo di scusarsi.»
Taehyung lascia ricadere la testa contro il sedile. «Non deve scusarsi. Nessuno deve farlo.»
«Sì, invece...»
«Avrei dovuto farmi valere», dice Taehyung, guardando fuori dal finestrino per evitare le occhiate che Jungkook gli lancia. «Sono un adulto. E dovrei migliorare in queste cose.»
«Piccolo...»
«Mi sento un debole, Jungkook. Quando le persone mi dicono delle cose le prendo troppo sul personale. E se non fossi così sensibile allora-»
«Non si tratta di te che sei sensibile», interviene Jungkook, stringendo le mani sul volante. «Si tratta di mia madre che è una stronza.»
«Non dire così», sospira Taehyung.
«Perché no?»
«Perché è tua madre.»
«Questo dovrebbe significare qualcosa? Davvero, nel grande schema delle cose?»
Taehyung rimane in silenzio per un lungo momento e Jungkook capisce che sta pensando.
«Non voglio che tu sia arrabbiato.»
«Arrabbiato per cosa? C'è qualcosa che devi dirmi?»
Taehyung scuote la testa. «No, voglio dire... che sei solo arrabbiato. Quando ci siamo conosciuti avevi così tanta... eri così arrabbiato con il mondo.»
«Non ero arrabbiato con te.»
«No», ammette Taehyung, con un piccolo sorriso. «Non lo eri. Ma eri arrabbiato con tutto il resto e io... Amore, hai fatto così tanti progressi. E non voglio che tu ricada in quel brutto posto.»
Jungkook tamburella le dita sul volante. Sta iniziando a nevicare.
«Jungkook?»
«Ti ho sentito», dice a bassa voce. «Sto solo- sto pensando.»
«Va bene.»
«Mangia qualcosa», aggiunge Jungkook. «So che hai fame.»
«Io-»
«Taehyung, se non mangi mi metto a piangere.»
Taehyung si infila frettolosamente un pezzo di pane in bocca e Jungkook gli fa un sorriso quasi genuino. Non intendeva dire davvero che avrebbe pianto - beh, forse sì - ma non vuole che Taehyung prenda a cuore le parole di sua madre.
A quanto pare non l'ha fatto, perché si gode i loro avanzi per tutto il tragitto verso casa, allungando di tanto in tanto la mano per dare un boccone a Jungkook. La radio trasmette un po' di soft jazz di Taehyung, un concerto da solista che stava ascoltando durante il viaggio per prepararsi al tour. Gli piace rivedere le sue esibizioni e analizzare ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato. Jungkook non è mai d'aiuto in questi casi: a lui sembra tutto perfetto.
Quando tornano all'appartamento, dopo aver salutato e accarezzato Yeontan e averlo portato fuori a fare pipì, Jungkook è pronto per crollare a letto. E lo fa, dopo essersi cambiato e lavato i denti, confidando che Taehyung spenga le luci.
Taehyung lo raggiunge poco dopo e si infila sotto le coperte con un gemito drammatico, lasciandosi cadere rovinosamente sul materasso.
«Che c'è?»
Taehyung geme di nuovo, ma Jungkook sente il sorriso nella sua voce. «Te l'avevo detto che mi sarebbe venuto il mal di stomaco. Sto per esplodere.»
«Meno male che il tuo fidanzato ha le mani magiche. Vieni qui, piccolo.»
Taehyung si gira su un fianco e si contorce sul letto, fino a trovarsi premuto contro il petto di Jungkook. Jungkook avvolge le braccia intorno a Taehyung e gli dà una rapida stretta che lo fa scattare di nuovo.
«Troppo», si lamenta. «Mi viene da vomitare.»
Jungkook annuisce e fa scorrere le mani sullo stomaco di Taehyung, ma Taehyung le prende tra le sue e se le porta alla bocca. Preme un bacio leggero su ciascuna nocca di Jungkook, prima su una mano e poi sull'altra.
«Ti amo.»
«Ti amo anch'io.»
Una pausa.
«Non ti arrabbiare.»
Jungkook bacia l'angolo della bocca di Taehyung, cercandola alla cieca nel buio. «Ci proverò.»
E con ciò, Taehyung sussurra la sua immancabile "buonanotte" e lascia andare le mani di Jungkook per farle scivolare sotto la sua maglietta.
La mattina dopo, Jungkook si sveglia prima di Taehyung e si precipita in bagno per cancellare le tracce di lacrime che sente sulle guance.
Succede anche la mattina dopo e quella dopo ancora. Tanto da chiedersi cosa ci sia di sbagliato in lui, oltre all'ovvio.
Per fortuna Taehyung non lo sa. Pensa che sia tutto a posto, soprattutto dopo che Ari e Junghyun si fermano a cena con Yuna il mercoledì e le cose procedono come se fossero normali. È sempre più difficile incontrare lo sguardo di Taehyung allo specchio, quando la mattina si lavano i denti insieme e Taehyung esclama: "Oggi sarà una bella giornata!"
Sono giornate serene, relativamente. Non c'è nulla che suggerisca il contrario. Jungkook piomba in un buco nero, impegnato a lavorare sui quadri per la sua mostra e ad ascoltare Taehyung che suona il sassofono dall'altra parte della stanza. A volte Taehyung indossa le cuffie e ascolta le sue registrazioni, e Jungkook ama osservarlo quando, con gli occhi chiusi e le mani strette al petto, si lascia avvolgere dalla musica. E poi, inevitabilmente, quando Taehyung lo guarda, riesce a scorgere quel suo dolce rossore.
Taehyung lascia l'appartamento più spesso di lui e Jungkook è felice di lasciarglielo fare. Quando è solo, non deve nascondere le sue mani tremanti o trattenere le imprecazioni che gli vengono fuori quando sbaglia una pennellata. "Non tagliarmi fuori", aveva detto Taehyung, e Jungkook non lo sta facendo. Sta solo buttando fuori tutto mentre Taehyung non è a casa.
Così passa una settimana e mezza, fino alla domenica successiva, quando Jungkook esce dal suo stato di stordimento e si rende conto di non aver parlato con nessuno, a parte Taehyung e quel rompicoglioni di Yeontan, negli ultimi dieci giorni. Anche Taehyung lo sta coprendo, dicendo a Jimin, a Yoongi, a suo padre e a chiunque altro gli abbia mandato un messaggio o l'abbia chiamato che "è in modalità artistica".
Si sveglia senza lacrime, quindi rimane a letto e bacia il viso di Taehyung ancora e ancora e ancora finché non si sveglia anche lui, gonfio e stordito ma desideroso di ricambiare il favore. È il risveglio più bello, con Taehyung che ridacchia nell'incavo del collo di Jungkook tra i baci lenti e caldi che lo fanno arrossire, anche dopo tutto questo tempo.
È facile spingersi un po' più in là, con tutto il corpo di Taehyung premuto sopra di lui, così deliziosamente caldo e morbido. Taehyung sembra piuttosto felice di seguire la sua iniziativa, e il suo sussurrato promemoria in merito alla loro corsa mattutina viene dimenticato non appena Jungkook inizia a lasciare succhiotti su tutti i suoi punti preferiti.
«Questo è il nostro allenamento» dice Jungkook, e Taehyung non protesta.
È raro che facciano sesso senza musica; è raro che facciano la gran parte delle cose senza musica. È una parte così importante della vita di Taehyung che a Jungkook sembra di avere una colonna sonora tutta per lui, a questo punto. Anche quando Taehyung fa la doccia, gli piace avere qualcosa in sottofondo. Il silenzio, il silenzio totale, è raro per loro.
Ma ciò significa anche che Jungkook riesce a sentire le cose che altrimenti si perderebbero tra le note, i gemiti affannosi e i sospiri tremanti di Taehyung. La musica di Taehyung, quella che Jungkook e solo Jungkook può ascoltare, mentre la tira fuori da Taehyung un tocco alla volta.
Alla fine, Taehyung mette su un disco quando entrano in doccia, e Jungkook non si preoccupa di nascondere le sue risate quando Taehyung inizia a canticchiare e si ritrova lo shampoo in bocca.
«Non ridere», si lamenta Taehyung, con il volto stravolto dal disgusto. «Sto soffrendo.»
Jungkook scuote la testa e si avvicina per dargli un bacio. «Immagino che dovrò soffrire anch'io.»
Poi entrambi tossiscono per il sapore chimico dello shampoo, ma il sorriso compiaciuto di Taehyung basta a far sì che Jungkook non se ne penta. Quel sorriso rimane sul suo volto anche dopo che si sono cambiati, e mentre Jungkook prepara il caffè decide di farglielo notare.
«Sembri felice oggi.»
«È stata una bella mattinata.» Taehyung abbassa lo sguardo sui suoi piedi prima di incontrare di nuovo gli occhi di Jungkook. «E tu sembri felice, quindi. Questo mi rende felice.»
«Ultimamente non lo sono stato?» chiede Jungkook. «Felice.»
Taehyung si appoggia al bancone dopo aver preso Yeontan in braccio. Yeontan gli lecca la guancia e lui infila il naso nel pelo di Yeontan.
«Amore?»
«Non direi che non sei stato felice», commenta Taehyung, con gli occhi puntati su Yeontan. «È solo che... mi sembra che tu sia stato un po' distante, questa settimana. Il che va bene», aggiunge frettolosamente, «e non mi dispiace. Sono solo felice di stare con te.»
«Non volevo essere distante.»
«Lo so.»
«È solo che ho avuto molte cose per la testa.»
«Lo so.»
Jungkook si versa una tazza di caffè per guadagnare un po' di tempo e capire cosa sta cercando di dire.
Non tagliarmi fuori.
Taehyung è stato molto paziente con lui, se ne sta rendendo conto. Certo, non ha sorpreso Jungkook mentre piangeva, ma deve comunque aver capito che non stava molto bene. Sembra un po' il vecchio Taehyung, quello che Jungkook non conosceva ancora bene. Quando si sedeva con Jungkook e lo lasciava parlare solo se voleva farlo.
Ora che si stanno per sposare e sono innamorati da tre anni, Taehyung ha davvero smesso di essere quel mistero che era all'inizio. E sì, in parte è stato a causa di sua nonna, del segreto che nascondeva, ma stava anche trattenendo le parti più vulnerabili di sé. Le parti davvero fragili, quelle che – sbagliando – continua a pensare di dover cambiare.
A Jungkook non importa che Taehyung sia sensibile. Gli dispiace quando le persone se ne approfittano, ovviamente, ma non vorrebbe mai che Taehyung pensi che non gli è permesso provare dei sentimenti. E Taehyung di solito non si trattiene, se sono soltanto loro due. Il che rende Jungkook felice, perché sa che il suo fidanzato si fida abbastanza di lui da mettersi a nudo fino a quel punto.
Stavolta dev'essere stata dura per Taehyung trattenersi, per lasciare a Jungkook i suoi spazi. E ama Taehyung per questo, perché l'ha fatto per lui. Per averlo coperto davanti ai loro amici e alle loro famiglie, perché sa, meglio di chiunque altro, quando Jungkook ha bisogno di tempo. Persino quando Jungkook stesso non lo sa. E infatti non lo aveva capito in questi dieci giorni, perché non si è nemmeno reso conto di quello che stava succedendo fino a quando non si è svegliato stamattina.
«Io... forse non ci ho pensato. Ci sono molte cose che sto... evitando, credo. E avevo solo bisogno di- di una pausa.»
«Va bene», dice Taehyung. «So che ne hai bisogno.»
«Ma hai ragione.» Jungkook sfoggia un sorriso luminoso che è lieto di scoprire essere davvero sincero. «Oggi sono felice.»
«Bene.»
«Vuoi fare qualcosa? Dovremmo uscire. Potrei portarti in quella caffetteria che ci piace, quella con i gatti? È un bel viaggio in macchina, ma non mi dispiace. Oppure- oh, non ti ho ancora dato il tuo regalo di San Valenti- cosa c'è che non va?»
Il volto di Taehyung si incupisce e scuote la testa. «È solo che... ho detto a Chim che oggi sarei uscito con lui.»
«Oh. Beh, va bene. Possiamo fare anche quello.»
«Uhm...» Taehyung sembra sofferente mentre si mordicchia il labbro. «Penso che dovremmo esserci solo- solo io e Chim... ma io... no, no, se vuoi fare qualcosa, disdico-»
«Cosa? No, va bene.» Jungkook tiene a freno il dolore del rifiuto, ma non vuole essere quel tipo di fidanzato che si intromette in tutto. Sono tutti amici, certo, ma a volte le persone vogliono anche passare del tempo a tu per tu. «È più difficile parlare male di me se sono lì presente.»
Quest'ultima parte la dice ammiccando, ma Taehyung scuote la testa con decisione. «Non parlerei mai male di te.»
«Lo so. Stavo solo scherzando, amore. Comunque, sul serio, va bene così. Stai con Chim. Sono sicuro che lui e Yoongi stanno facendo macelli.»
«Non devo farlo», protesta Taehyung. «Posso- se ti senti bene oggi-»
«Sarò più felice se farai quello che vuoi.»
«Voglio stare con te», mugugna imbronciato Taehyung. «Voglio sempre stare con te.»
«E poi dici che sono io quello sdolcinato.» Jungkook posa il caffè e si avvicina a Taehyung. Accarezza le braccia di Taehyung e ricambia il ringhio che Yeontan gli rivolge.
«Fai il bravo con papà», dice Taehyung accarezzando la testa di Yeontan.
«Infatti, dato che sto per restare a casa con il tuo culo peloso intorno per tutto il giorno.»
Taehyung si acciglia. «Dovresti uscire. Tu e Yoongi potreste fare qualcosa, no? Scommetto che verrebbe con te al cat café.»
Jungkook scrolla le spalle. «Credo di sì. Pensi che sia libero?»
«Beh, se Jimin è con me...»
«Sì, ottima osservazione.»
Taehyung risolve la questione con un bacio sul naso di Jungkook, poi uno a Yeontan che piagnucola rabbioso e mordicchia il petto di Jungkook per ripicca.
«Fai il bravo con papà», ripete Jungkook, e Taehyung gli sorride.
È ancora raggiante quando se ne va, perché Jungkook è sul divano e Yeontan si è degnato di sedersi a pochi centimetri da lui. Non è molto, ma qualunque cosa è un progresso, agli occhi di Taehyung. E Jungkook non mentiva sul fatto di essere di buon umore, quindi glielo concede. Taehyung gli dice che sarà fuori fino a tardi e di non aspettarlo alzato. Jungkook alza gli occhi al cielo, perché non è lui ad avere questo problema. È sempre Taehyung a svegliarlo, anche quando torna a casa alle quattro del mattino, per dargli il bacio della buonanotte.
Dopo che Taehyung se n'è andato, in seguito a un rapido scambio di messaggi con Yoongi, quest'ultimo va a prendere Jungkook per il pranzo, anche se Jungkook ha intenzione di tenerlo in ostaggio a casa sua per giocare ai videogiochi per un paio d'ore.
Ed è esattamente quello che succede, e a nessuno dei due dispiace minimamente. Giocano ai videogiochi, bevono una birra e preparano noodles istantanei, e Jungkook è felice della compagnia.
A un tratto Yoongi si volta verso di lui con uno sguardo strano. «Stai bene?»
«Sì», dice Jungkook. «Sto bene.»
«Sicuro?»
«Sì. Perché non dovrei?»
«Forse perché la tua fottuta mamma è tornata in città?»
Jungkook interrompe bruscamente il videogioco. «Cosa- come fai a-»
«I miei genitori l'hanno vista l'altro giorno. Stava andando a casa di tuo padre.»
«L'hai- l'hai detto a Chim?»
«Ti ha già buttato giù la porta?»
Jungkook aggrotta le sopracciglia. «Hai intenzione di dirglielo?»
«Beh», sospira Yoongi, «speravo che lo facessi tu. Voglio dire, che cazzo, Kook.»
«Non lo sapevo», dice Jungkook sinceramente. «Non fino a San Valentino.»
«Fa lo stesso. Abbiamo tutti un telefono, sai. Siamo tuoi amici.»
Jungkook deglutisce. «Ne ho già parlato con qualcuno.»
«Bene.»
«Con Taehyung.»
«Ancora meglio.»
«E non- Yoongs, non sono pronto a parlarne con voi.»
«Perché?»
«Perché...» Jungkook fa un gesto vago, cercando le parole giuste. «Perché sono già incazzato nero per tutta questa storia. Incazzato con lei. E so che se io, te e Chim ci sedessimo a parlarne, mi arrabbierei ancora di più.»
«Non riesco a capire come questo possa essere un male», dice con freddezza Yoongi. «Io ricordo tutto, Kook. E anche Jimin. Quanto ti ha ferito, le cose che ha detto.... insomma, Jungkook, non si è nemmeno presentata alla tua laurea-»
«Lei e mio padre sono tornati insieme», lo interrompe cupamente Jungkook. «E Junghyun sta per avere un altro bambino.»
«Che- che cosa?»
«Lei e mio padre sono tornati insieme», ripete Jungkook. «Non posso... Yoongi, se lui è felice, non posso essere io a... Non voglio rovinare le cose. Non dopo tutto quello che è successo. E Ari è incinta, Hyun diventerà di nuovo papà e vuole- se la mamma adesso è qui, vuole che sia presente nella vita dei suoi figli. Non posso ostacolare tutto questo, anche se- Cristo, anche se la odio. Non posso... se questo li renderà più felici, non posso avercela con loro. Con lei.»
Yoongi lo fissa per un attimo. «Stronzate, Kook. Sono tutte stronzate.»
«È per questo che non posso ancora parlarne con te. E Taehyung pensa-»
«Taehyung non sa niente», interviene Yoongi. «E anche se lo sapesse, non capirebbe. È troppo buono.»
«Basta», lo avverte Jungkook. «Non posso- non puoi dirmi queste cose.»
«Perché, sto dicendo cose troppo sensate?»
«Vaffanculo», borbotta Jungkook.
Yoongi sospira, passandosi le mani sul viso. «Scusa. È solo che... sai che ho ragione.»
«Forse.»
«Ne riparliamo più tardi.»
«Più tardi», concorda Jungkook. «E lascia che sia io a dirlo a Chim, ok? So che andrà su tutte le furie.»
«Va bene.»
Jungkook fa ripartire il gioco, ma non è più divertente. Quell'atmosfera leggera è ora piena di tensione e Jungkook è tornato a preoccuparsi dello stesso problema che è riuscito a evitare negli ultimi dieci giorni. Non ne può più.
Getta il controller sul divano e si alza in piedi sbuffando. «Possiamo uscire da questo cazzo di appartamento?»
Yoongi alza un sopracciglio. «Certo.»
«Andiamo a mangiare qualcosa.»
«Abbiamo già mangiato.»
«Allora andiamo a prendere un cazzo di drink.»
Il sorriso di Yoongi è piccolo, ma è comunque lì, e asseconda lo stato d'animo angoscioso di Jungkook. Quando Yoongi si immette sulla strada principale, Jungkook si scervella per trovare un altro argomento, qualsiasi cosa che gli faccia dimenticare sua madre.
«Hey, che succede tra Chim e il suo capo?»
Yoongi fa una smorfia. «Beh, io e lui abbiamo fatto pace, dopo il casino della telefonata. Lui... non lo so, Kook. Sento che... non sta facendo nulla di male. Perché altrimenti cercherebbe di nascondermi le cose, capisci? Ma non risponde alle chiamate in un'altra stanza, né manda messaggi sotto il tavolo o cose del genere. E mi dice sempre che è per lavoro.»
«Allora, che ne pensi?» chiede Jungkook. «Il suo capo è solo un viscido?»
«Sì, per forza. E Jimin continua a dire che quei messaggi vanno interpretati in modo diverso. Il suo capo è semplicemente vecchio e non è bravo a mandare gli sms, cazzate del genere.»
«Grazie per la tua discrezione», cita Jungkook.
«Non lo so. Non posso- è difficile parlargliene. Non voglio che pensi... anche adesso, ogni volta che gli dico che sono le altre persone che mi preoccupano, lui- lui pensa-»
«Che tu gli stia dando della puttana.»
Yoongi sussulta. «Non è vero. Sono solo preoccupato.»
«Diglielo.»
«L'ho fatto. L'ho fatto, e lui continua a- credo che non lo capisca. Forse gli piace ricevere attenzioni...» Yoongi scuote la testa. «No. No, non intendevo questo, volevo solo dire che... è una persona che ama le persone. Gli piacciono le persone. E gli piace aiutare le persone. Lui non...»
«So cosa vuoi dire», lo rassicura Jungkook. «Quindi pensi che il suo capo possa approfittarne?»
«Ha mandato un messaggio a Jimin ieri sera.»
«Che diceva?»
«Non lo so, ho solo visto la notifica. Ma era tardi. Tipo, dopo mezzanotte.»
«Pensi che al suo capo potrebbero piacere quelle attenzioni.»
«A chi non piacerebbero?»
«Allora forse dovresti dirgli di andare a farsi fottere», suggerisce Jungkook.
«Ci ho già provato. È andata malissimo, ricordi?»
Jungkook fa spallucce, fissando il parabrezza. «Non lo so. Forse se... no, è una follia.»
Lancia un'occhiata a Yoongi, che alza gli occhi al cielo. «So cosa stai cercando di fare. Sputa il rospo.»
«Solo- beh, sai dove abita, no? E Chim è fuori con Taehyung, quindi... forse potremmo... fare un salto. Discutere un po'.»
«E poi mio marito potrebbe essere licenziato.»
«Per cosa?»
«Perché suo marito ha minacciato il suo capo con la violenza?»
«Cosa- nessuno ha parlato di minacce!» esclama Jungkook. «Volevo solo dire che potremmo capire qual è la sua posizione in merito. Perché se vediamo in prima persona che è un tipo strano, non credo che Jimin possa più ignorare la cosa. Non se- non se sono io a dirglielo, capisci?»
«Io... Jungkook, non lo so.»
«Se ci fossi io al posto suo», dice Jungkook con fermezza, «e ci sono stato, Yoongs, vorrei che qualcuno mi aiutasse. Che mi dicesse di allontanarmi.»
Riesce a vedere un cedimento in Yoongi, dal modo in cui batte le dita sul volante. «Cioè, cosa- come facciamo a parlargli?»
«Possiamo dire che volevo solo ringraziarlo per aver ospitato la mia festa di fidanzamento. Probabilmente funzionerebbe. E se non funziona, ce ne torniamo a casa. E poi, anche se lo dice a Chim, possiamo dire che siamo andati lì per ringraziarlo. Facciamolo, dai.»
«È un'idea terribile», borbotta Yoongi, ma tira fuori il telefono e inserisce l'indirizzo nel GPS. «Ti darò la colpa quando questa cosa ci sfuggirà di mano.»
«Non succederà niente», lo rassicura Jungkook. «Facevamo a botte tra Storia e Algebra, ricordi?»
«Sì, e poi Jimin ci urlava contro per tutto il viaggio di ritorno in autobus.»
Jungkook sorride e Yoongi alza gli occhi al cielo.
Per qualche motivo, Jungkook si sente più leggero, anche se stanno per fare una cosa non proprio grandiosa. Forse è solo felice di essere uscito per la prima volta dopo un po' di tempo. Forse non vede l'ora di sfogare un po' della sua rabbia contro questo pezzo di merda.
Quando raggiungono il complesso residenziale giusto, Jungkook è già su di giri. Yoongi, però, sembra essere sempre più nervoso e, quando si fermano in un parcheggio, si morde le labbra rosse per l'ansia.
«Kook, non so-»
«Porca puttana», esclama Jungkook.
«Cosa?»
«Quella è- Yoongi, quella è la macchina di Jimin.»
«Cosa?»
Jungkook indica quella che è effettivamente l'auto di Jimin, parcheggiata qualche fila più in là rispetto a loro. Yoongi scuote la testa.
«Non capisco. Ha detto- Pensavo fosse fuori con Taehyung. La sua macchina è qui?»
«Fammi controllare.»
Jungkook si gira sul sedile per scrutare le auto dietro di loro. Poi la mano di Yoongi si stringe sul suo braccio, con forza.
«Ahi, Yoongs, che cazzo-»
«Jungkook.»
Jungkook si gira e vede Yoongi che fissa l'ingresso del condominio, con il volto mortalmente pallido.
«Jungkook», ripete.
«Lo vedo», mormora Jungkook. «Ho visto.»
Jimin è in piedi davanti alla porta, di fronte a lui c'è un uomo anziano. Gli sta accarezzando le braccia, con un sorriso smagliante sul volto.
«Jungkook.»
«Quello... quello è il capo di Chim? È molto vecchio.»
«Jungkook.» Questa volta la voce di Yoongi è strozzata e Jungkook si gira di nuovo a guardarlo. «Non riesco a guardare», sussurra Yoongi.
«Forse non è come... sembra...»
Jungkook si interrompe mentre guardano Jimin che abbraccia il suo capo. Un abbraccio che dura molto di più di un abbraccio tra colleghi. I colleghi non dovrebbero abbracciarsi affatto. Vedono Jimin che gli accarezza la schiena e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Vedono il capo di Jimin che gli accarezza la guancia e gli risponde qualcosa.
Vedono Jimin che saluta e si dirige verso la sua auto. E vedono che esce dal parcheggio e se ne va, confermando che Taehyung non è con lui. Non era con lui, mentre lui stava con il suo capo.
«Che cazzo», sussurra Jungkook. «Che cazzo, che cazzo, che cazzo-»
«Hey, Jungkook?»
«Sì.»
«Non voglio parlarne. Mai.»
Jungkook fissa Yoongi scioccato. «Ma- Yoongs, abbiamo appena visto-»
«Non sappiamo cosa abbiamo visto», dice Yoongi con fermezza. «E non ho intenzione di fare supposizioni, solo perché-»
«Quale altra supposizione c'è? Non puoi-»
«Jungkook. Ti prego, non- ti prego, smettila.»
Jungkook nota gli occhi di Yoongi pieni di lacrime e tende una mano verso di lui.
«Yoongs...»
«No. Maledizione, no, non adesso, ok? Ho bisogno di un attimo.»
«Ok», sussurra Jungkook.
Restano seduti in silenzio per i cinque minuti successivi, ma tutto sembra incredibilmente rumoroso. Più di tutto il ronzio nelle orecchie di Jungkook, provocato dallo shock di ciò che ha appena visto. Gli viene da vomitare. Finalmente Yoongi rompe il silenzio, con gli occhi asciutti e un'espressione vuota.
«Sai cosa significa questo, vero?» chiede. «Per te?»
«Che il mio migliore amico è un fottuto bugiardo o un emerito cretino?» chiede Jungkook, non riuscendo a trattenere il rancore nella sua voce mentre stringe le mani a pugno.
«Significa che il tuo fidanzato è fuori a fare qualcosa che non è ciò che ti ha detto.»
A Jungkook si gela il sangue.
«No, Taehyung non lo farebbe- non è-»
«Magari non è niente di male», dice Yoongi, «ma sta coprendo Chim e ciò che nasconde, qualunque cosa sia, e non soltanto con me. Anche con te, Kook.»
«Lui- no», afferma Jungkook con fermezza. «No, io e Taehyung non ci nascondiamo mai niente.»
«Ne sei proprio sicuro?»
Jungkook lancia uno sguardo tagliente a Yoongi. «Che diavolo vuol dire?»
«Ci ha raccontato di te che piangevi nel sonno.»
«Cosa- oh mio Dio», ringhia Jungkook. «È stato- senti, non so nemmeno perché sia successo, e gli ho detto-»
«Hai avuto qualche episodio di recente?»
«No», mente Jungkook. «No, sto bene, cazzo, Yoongs. Taehyung ha solo esagerato, come sempre.»
Le sopracciglia di Yoongi si sollevano e Jungkook vorrebbe prenderlo a schiaffi. E poi prendere a schiaffi se stesso.
«Non sono io quello con il marito traditore.»
«Scendi», dice subito Yoongi. «Fuori dalla mia macchina.»
«Aspetta, Yoongi, io-»
«Fuori, Kook. O dirò delle cose di cui mi pentirò sul serio.»
«Per favore, non volevo dire che-»
«Vattene. Fuori.»
Jungkook deglutisce nervosamente. Non ha mai visto Yoongi arrabbiato così, non con lui. E non voleva dire quello che ha detto, gli è sfuggito, come sempre. Ma Yoongi ha ragione: restare qui non risolverà nulla. Yoongi sembra davvero pronto a uccidere. E Jungkook non avrebbe dovuto dire quella frase.
«Ci vediamo alla tua festa. Però ora esci dalla mia cazzo di macchina, ok?»
Jungkook annuisce e apre la portiera senza dire altro. Un misto di rammarico, rabbia e imbarazzo gli vortica nella bocca dello stomaco e il tutto si condensa in un irrefrenabile bisogno di vomitare.
«Mi dispiace», bofonchia, e chiude la porta prima di poter sentire se Yoongi abbia risposto o meno. Probabilmente no, visto il modo in cui la sua auto sfreccia via appena un attimo dopo.
Hai mandato tutto a puttane, Jeon.
Jungkook fa un respiro affannoso e infila le mani nelle tasche del cappotto. Non ha bisogno di tutto questo adesso. È solo che nel giro di tre minuti sembra che tutta la sua vita sia andata in frantumi, perché a quanto pare il suo migliore amico tradisce l'altro suo migliore amico, e anche il suo fidanzato potrebbe tradirlo, per quanto ne sa.
Non è giusto.
Non lo è, ma Jungkook lo imputa al modo in cui gli gira la testa in questo momento. Taehyung non lo tradirebbe mai, né farebbe qualcosa per ferire Jungkook a tal punto.
Ma fino a tre minuti fa, Jungkook pensava che nemmeno Jimin avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Si prepara a una lunga camminata verso casa, a testa bassa contro il vento pungente, chiedendosi se non sia il caso di chiedere un passaggio. Pensa che potrebbe sempre chiamare un taxi, ma in questo momento preferisce camminare. La neve pungente sul viso gli sembra quasi una penitenza per quello che ha detto a Yoongi. Per non aver interferito con Jimin prima che la situazione degenerasse. Per non aver capito che anche Taehyung, il dolce Taehyung, sta nascondendo qualcosa.
Ci impiega più di un'ora e alla fine non sente più le dita dei piedi. È contento di non aver dovuto attraversare strade principali, ma pensa comunque che non debba essere in uno stato d'animo molto buono in questo momento. Normalmente non lo farebbe mai, ma almeno in questo modo non si è fatto prendere dal panico.
Quando entra nell'appartamento, dopo diversi tentativi falliti di aprire la porta perché le mani gli tremano, ignora Yeontan e si dirige subito verso la doccia. L'acqua è bollente sulla schiena, tanto che quando esce è rosso dalla testa ai piedi, ma è una mezz'ora ben spesa, perché si mette sotto il getto e lo lascia scrosciare nelle orecchie, isolandosi da tutto il resto.
Dopo essersi cambiato con vestiti più caldi e dopo che il freddo invernale che sentiva si è finalmente attenuato, si dirige in cucina per preparare qualcosa da mangiare. Non ha idea di quando Taehyung tornerà. Probabilmente quando ha detto che sarebbe tornato; è improbabile che abbia mentito anche su questo.
Solo su quello che sta facendo.
Jungkook è quasi arrivato in cucina quando si accorge che Yeontan ha cagato su tutto il pavimento.
«Cazzo!»
Il colpevole si rannicchia in un angolo, cercando di nascondersi dietro il cestino. Ma sono solo in due nell'appartamento e Jungkook non ha di certo cagato sul pavimento, quindi gli occhi supplichevoli di Yeontan non funzionano affatto.
«Cazzo, Gesù Cristo, Tan», ringhia Jungkook. «Fottuto cane del cazzo-»
Yeontan sguscia via da lui con un mugolio spaventato mentre gli si avvicina. Jungkook lo ignora e afferra il rotolo di carta assorbente dal bancone, accovacciandosi con una smorfia.
«Brutto cane di merda!» urla, e il debole mugolio di Yeontan segnala che ha recepito il messaggio di Jungkook forte e chiaro.
Solo dopo aver ripulito il disastro di Yeontan si rende conto che sta ancora urlando. Sono tutte sciocchezze, un sacco di parolacce e calci ai mobili della cucina, ma non si rende conto di quanto sia grave finché Yeontan non inizia a fare pipì in un angolo, terrorizzato.
Jungkook si morde il pugno, sia per fermare il fiume di rabbia che ha fatto temere a Yeontan per la sua piccola e stupida vita, sia per trattenere la nuova ondata che lo sta travolgendo. È colpa sua, non di Yeontan.
Avrebbe dovuto portarlo fuori a fare i bisogni, e del resto Yeontan è un cane. Jungkook è una persona, per di più un adulto, e dovrebbe sapere come comportarsi.
Ma si è appena arrabbiato a tal punto che il cane di Taehyung si è pisciato addosso, e adesso si accorge che le sue mani tremano non tanto per la rabbia quanto per la paura.
Non tagliarmi fuori.
Ma come può lasciar entrare Taehyung, se questo è ciò che succede? Non vorrebbe mai ferire Taehyung. L'ultima volta che l'ha fatto, Taehyung non si è pisciato addosso, ma era comunque terrorizzato da Jungkook. E se dovesse succedere di nuovo... Jungkook non se lo perdonerebbe mai.
Così Jungkook si prende ben due minuti, tenendo conto di ogni secondo, per respirare e basta. Preme i palmi delle mani sugli occhi e ascolta il battito del suo cuore, fino a quando non è di nuovo stabile e la sfumatura di rosso che colorava la sua vista è scomparsa.
Pulisce il secondo pasticcio di Yeontan, porta fuori la spazzatura e si lava le mani. Poi si siede sul pavimento e si porta le ginocchia al petto, cercando di diventare il più piccolo possibile.
«Tan», lo chiama dolcemente e batte le mani. «Tan, vieni.»
Yeontan fa capolino da dove si è nascosto, questa volta dietro il divano. Jungkook fischia.
«Vieni, Yeontan. Papà è dispiaciuto.»
Yeontan tira su col naso e si nasconde di nuovo dietro il divano.
«Per favore? Mi dispiace, Tannie. Non volevo urlare. Sei un bravo cagnolino.»
Jungkook trattiene un sorriso quando la punta del nasino di Yeontan torna a spuntare.
«Hey, ecco qua. Sono io. Vieni qui, Tan. Mi farò perdonare, te lo prometto.»
Ci vuole un altro minuto per convincerlo, ma alla fine Yeontan si avvicina a Jungkook. Si siede appena fuori dalla portata di Jungkook, ma per ora è sufficiente. Forse Jungkook non è una proprio causa persa, dopotutto.
«Mi dispiace di averti urlato contro», dice Jungkook. Sa che sta parlando con un cane, ma in questo momento non ha nessun altro. E non è che Yeontan lo racconterà a qualcuno. «È solo che... oggi ho scoperto una cosa che mi ha fatto arrabbiare molto.»
Yeontan si avvicina, scodinzolando.
«Non so cosa fare, Tan. Mi sento come se stessi incasinando tutto, oppure le persone mi nascondono le cose così non corrono il rischio. Che io le incasini, intendo.»
Jungkook allunga lentamente la mano e Yeontan si immobilizza. Però lascia che la mano di Jungkook accarezzi la sua pelliccia, così Jungkook si avvicina un po' di più.
«Bravo piccolino», borbotta Jungkook, e tanto basta a Yeontan per cedere, salendo sulla sua coscia e girando in tondo un paio di volte prima di accoccolarsi in grembo a Jungkook.
«Dov'è il tuo papà?» Jungkook sospira. «Ti ha detto dove stava andando?»
Yeontan si limita a leccargli il polso in risposta.
«È una brava persona, il tuo papà. Questo lo so. Solo che non mi piace che mi abbia mentito.» Jungkook abbassa la testa e bacia il naso di Yeontan.
«Perché dovrebbe mentirmi, Tannie?»
Yeontan non risponde, ovviamente. È un fottuto cane.
Jungkook rimane così rannicchiato per la mezz'ora successiva, accarezzando Yeontan e cercando di non immaginare dove possa essere Taehyung.
Alla fine si alza in piedi e Yeontan trotterella via a fare le sue cose, e Jungkook è sicuro che entrambi faranno finta che tutto questo non sia mai successo, una volta che Taehyung sarà tornato.
Se tornerà.
Jungkook prepara la cena nel tentativo di distrarsi, ma non ha fame. Finisce per sedersi sul divano e fissare la televisione, che non si preoccupa nemmeno di accendere. È come se non riuscisse a far nulla, non con questa preoccupazione che lo attanaglia.
Perché mi avrebbe mentito?
Jungkook si chiede se debba consolarsi del fatto che sente la chiave di Taehyung nella serratura all'ora esatta in cui aveva detto che sarebbe tornato a casa. Ma aveva anche detto che sarebbe stato fuori con Jimin tutto il giorno, e chiaramente non era vero. Jungkook lo guarda entrare in silenzio, con la sciarpa stretta intorno alla gola e la giacca chiusa con la zip fino al mento. Jungkook non lo biasima: si gelava, durante la sua passeggiata della vergogna.
C'è una cosa a cui Jungkook non può pensare in questo momento, la rabbia sul volto di Yoongi. E un'altra cosa che lo corrode. Il senso di colpa.
Taehyung chiude delicatamente la porta dietro di sé, come se cercasse di non far rumore.
«Bella giornata?» chiede Jungkook, e Taehyung si gira di scatto quando sente la sua voce.
Jungkook lascia sprofondare un po' di più contro il divano e incrocia le braccia. Se si sente un po' come suo padre, quando ha infranto il coprifuoco ed è stato beccato, beh... Vuol dire che sta facendo le cose per bene. Dopotutto, questo è un territorio inesplorato. Di solito è Jungkook quello che ha qualcosa da nascondere.
«Gesù» sospira Taehyung, mettendosi una mano sul petto. «Mi hai spaventato. Pensavo di averti detto di non aspettarmi alzato»
«Lo so», dice Jungkook. «Ma volevo farlo. Mi sei mancato, oggi.»
Taehyung si toglie il cappotto lentamente, prendendosi il tempo necessario per appenderlo nell'armadio del corridoio. «Anche tu mi sei mancato.»
«Ti sei divertito con Chim?»
«Mhmm. Molto.»
La testa di Taehyung è convenientemente sepolta nell'armadio, così Jungkook non può guardarlo in faccia e vedere che sta mentendo. Ma il fatto è che sta mentendo, Jungkook ne ha visto la prova con i suoi occhi. E sì, dubita davvero che Taehyung lo tradisca, come Jimin potrebbe fare con Yoongi, ma il fatto che Taehyung stia mentendo gli lascia un sapore terribilmente amaro in bocca.
«Che cosa avete fatto?»
«Non molto. Solo un po' di compere, e cibo.»
«Siete andati a far compere.»
Taehyung emerge finalmente dall'armadio. «Sì.»
«E non hai comprato nulla?»
Jungkook si aspetterebbe di vedere Taehyung freddarsi e confessare tutto seduta stante, ma invece si limita a fare spallucce e a scuotere la testa.
«Non mi ha colpito niente.»
Jungkook annuisce lentamente, cercando di non sembrare troppo palese. Anche se Taehyung probabilmente ha già notato che si sta comportando in modo strano, perché sembra esitare a raggiungere Jungkook sul divano.
«Vieni a sederti», lo chiama Jungkook, battendo una mano sul posto vuoto accanto a lui. «Devi essere stanco. Giornata lunga e tutto il resto.»
Le mani di Taehyung si aprono e si chiudono per un brevissimo istante, prima che si diriga verso il divano, in silenzio e a passi lenti. Probabilmente non vuole svegliare Yeontan, che è svenuto in camera loro sul cuscino di Taehyung. Jungkook è propenso a concordare con questo presagio; non vuole che quel cane sia qui quando arriverà il vero confronto.
Quando Taehyung sprofonda accanto a lui sul divano, Jungkook passa un braccio intorno alla sua vita e lo tira a sé. Anche se è arrabbiato, non ha visto Taehyung per tutto il giorno e lo vuole accanto.
Taehyung lascia che Jungkook intrecci le loro dita sul suo grembo. «Hai passato una bella giornata?»
«Diciamo di sì», dice Jungkook. «Ho scoperto una cosa molto interessante, in realtà.»
«Mmh?» Taehyung appoggia la testa sulla spalla di Jungkook e gli occhi si chiudono mentre sbadiglia. Nel silenzio che segue, lo stomaco di Taehyung emette un forte brontolio e Jungkook lo aggiunge alla sua lista di domande inquisitorie.
«Hai fame?»
«Mmh.»
«Pensavo che tu e Chim aveste comprato da mangiare.»
Anche in questo caso si aspetta che Taehyung si irrigidisca, beccato a raccontare un'altra bugia, ma si limita ad appoggiare la guancia sulla spalla di Jungkook e a sospirare.
«Mhmm.»
«E hai ancora fame?»
«Sembri tua madre», mormora Taehyung, con un altro sbadiglio. «Pensavo di piacerti cicciottello.»
Ora è Jungkook a pietrificarsi, irrigidendosi non appena Taehyung fa quel paragone. «Stavo solo chiedendo.»
Taehyung sembra rendersi conto della sua tensione e solleva la testa per baciare dolcemente la mascella di Jungkook. «E io stavo solo scherzando. Scusa, so che è un argomento doloroso.»
«Ti preparo qualcosa», propone Jungkook. «Tutto quello che vuoi.»
«Mmh.»
«Dai», dice, spingendo delicatamente Taehyung. «Se hai fame dovresti mangiare.»
«Voglio solo stare così per un secondo», sospira Taehyung. «Sei così caldo.»
È con queste parole che Jungkook si accorge di quanto sia fredda la mano di Taehyung nella sua e si affretta a scaldarla tra i propri palmi.
«Cristo, amore, sei congelato.»
«E affamato», gli ricorda Taehyung.
«E affamato.»
Taehyung sbadiglia di nuovo e Jungkook sa che non avrà il coraggio di affrontare il suo fidanzato se si addormenta. C'è qualcosa in Taehyung quando dorme che lo fa apparire mille volte più vulnerabile, e Jungkook non riuscirebbe mai a disturbarlo.
Così stringe la mano di Taehyung, scuotendogli il polso. «Hey. Taehyung.»
«Mmm.»
«Cosa-» Jungkook esita, esaminando la mano di Taehyung. All'apparenza sembra normale, ma c'è dello sporco sotto le unghie e un altro graffio sul lato della mano. «Cosa... è successo alla tua mano?»
«Cos'ha la mia mano?» Taehyung si libera dalla presa di Jungkook e si strofina gli occhi, alzandosi in piedi. «Abbiamo la cioccolata calda?»
Jungkook sbatte le palpebre. «Sì. Sì, credo di sì.»
«Me ne prepari un po'?» chiede Taehyung. «Vado a farmi una doccia.»
Taehyung si alza e inizia a camminare verso la camera da letto prima che Jungkook possa rispondere. Jungkook sbatte di nuovo le palpebre e si rende conto di non aver fatto esattamente nessuna delle cose che aveva in mente di fare da quando Taehyung è tornato a casa.
«So che oggi non eri con Jimin.»
E finalmente, finalmente, Taehyung si blocca. Si ferma a metà strada, le spalle si irrigidiscono e le dita si muovono nervosamente lungo l'orlo della manica.
«Lo so perché ho visto Chim», continua Jungkook. «L'ho visto fuori con il suo capo.»
Taehyung si gira di scatto per guardare Jungkook con uno sguardo scioccato. «Cosa?»
Jungkook scuote la testa. «Non preoccuparti di coprirlo, Taehyung; io e Yoongs abbiamo visto tutto. E io- Dio, amore, so che è il tuo migliore amico, ma è anche il mio. E noi non- noi non ci nascondiamo le cose. Anche se non è come sembra, avresti dovuto dirmelo.»
Jungkook fatica a mantenere un tono uniforme, ma crede di riuscirci. Taehyung non reagisce mai bene alle urla, e comunque Jungkook è più deluso che arrabbiato per il fatto che abbia coperto Jimin. Ma è arrabbiato per le bugie. E per il fatto che...
«Avresti dovuto dirmelo e forse avremmo potuto- non so, avremmo potuto fare qualcosa. Parlare con lui, fargli capire che stava facendo una cosa stupida. E io- Taehyung, mi fa pensare a quello che è successo a me, e non voglio che- se succede a qualcun altro e io avrei potuto fare qualcosa-»
«Di cosa stai parlando?»
Taehyung ha ancora un'espressione sconvolta e sembra davvero confuso.
«Chim e... e il suo capo. Loro- lui- Taehyung, lo sai già, sei tu che lo stai coprendo.»
Taehyung scuote la testa. «Non sapevo che Jimin sarebbe uscito con il suo capo oggi.»
«Allora perché avete mentito a me e a Yoongi? Piccolo, lo so che sei buono, ma non puoi- questo è troppo, ok? E sto cercando con tutte le mie forze di non arrabbiarmi, ma questo non è un fottuto gioco, o quello che è, sono davvero preoccupato che lui-»
«Sono io che ho chiesto a Jimin di mentire.»
«-che stia per... cosa?»
«Sono io che avevo bisogno di un alibi», ammette Taehyung, abbassando il capo. «Sono io che non stavo facendo quello che avevo detto di fare.»
Il cuore di Jungkook si stringe nel petto. Le mani fremono per afferrarsi ai suoi capelli e iniziare a strattonarli.
«Cosa?»
«È colpa mia», dice Taehyung miseramente. «Sono io che ho mentito. Chim mi stava solo aiutando.»
«Cosa... cosa stavi facendo?»
Taehyung si fissa i piedi e scuote la testa.
«Che ti è successo alla mano?» chiede di nuovo Jungkook. «Perché è graffiata?»
«Tannie», dice Taehyung in automatico.
«Tan», risponde Jungkook. «Non vedi Yeontan da stamattina.»
Taehyung scuote la testa, più vigorosamente.
«So che stai mentendo», dice Jungkook. «L'hai detto tu stesso. Però... ti prego, dimmi la verità, amore. Se non eri fuori con Chim, dov'eri?»
«Non ti fidi di me?»
«Mi fido. Mi fido di te, sono solo preoccupato. È la seconda volta che torni a casa con quei graffi e- Taehyung, so che non è stato il tuo cane.»
«Il nostro cane», mormora Taehyung, con gli occhi ancora fissi sul pavimento.
Jungkook si concede lo spettro di un sorriso. «Ti prego, dimmi cosa sta succedendo. Non voglio essere arrabbiato con te., ma se mi dici bugie non so come altro sentirmi.»
«Non posso- non posso dirtelo. Non posso.»
«Perché?»
Jungkook si alza dal divano e cammina lentamente verso Taehyung, che scuote ancora una volta la testa. Stringe le braccia intorno a sé e, quando Jungkook lo raggiunge, si ritrae.
«Piccolo.» Jungkook sente il petto stringersi per la preoccupazione e si chiede come abbia fatto a non accorgersi di quello che sta succedendo al suo fidanzato, al punto da dover avere dei segreti. Segreti da cui derivano le sue mani graffiate.
«Sarai deluso», sussurra Taehyung. «Sarai deluso da me.»
«Non lo sarò», promette subito Jungkook.
«Invece sì», insiste Taehyung.
Jungkook sospira. «Sono già deluso. Mi hai mentito.»
«Lo so.» La voce di Taehyung è piccola, e la sua postura ancora più piccola mentre si rannicchia su se stesso. «Mi dispiace.»
«Ma non me ne frega niente di questo», continua Jungkook, «perché sono più preoccupato del motivo per cui torni a casa ghiacciato e con i graffi sulle mani.»
Taehyung rimane in silenzio per un lungo momento, ma Jungkook aspetta pazientemente. Di solito è lui a fare lunghe pause mentre cerca di elaborare i suoi pensieri. Taehyung in genere è quello libero di esprimere i propri sentimenti, perciò è strano che debba tirargli fuori le cose.
«Ero a casa di Lolly», dice a bassa voce.
Il cuore di Jungkook sprofonda. «Oddio, Taehyung...»
«Lo so.» Taehyung tira su col naso e si pulisce con la manica. «Ho detto che avrei smesso, ma io- io- il mese scorso mia madre ha detto che butteranno giù la casa.» La voce di Taehyung diventa più acuta, mentre si sforza di non piangere. «E non riesco a- volevo solo vederla prima- prima che non ci sia più e io-»
«Qualcuno ti ha visto?»
Taehyung scuote la testa. «Non sono entrato.» Agita leggermente i palmi delle mani. «Continuo a graffiarmi sulle siepi di agazzino.»
Jungkook cerca di ricordare dove sua nonna aveva piantato l'agazzino nel suo giardino. O, più precisamente, cosa cazzo sia l'agazzino. Aveva visto il giardino solo quando era coperto di neve, ma lui e Taehyung erano passati spesso davanti alla casa nella primavera successiva alla sua morte, quando si erano messi insieme.
Non si era mai opposto quando Taehyung gli aveva chiesto di andarci – solo per un giro in macchina, aveva sempre detto – perché Jungkook pensava che lo stesse aiutando a guarire. Finché, circa un anno dopo, Jungkook scoprì dalla sorella di Taehyung che era tornato in quella casa almeno una volta alla settimana, camminando intorno al cancello e guardando malinconicamente attraverso le sbarre.
I suoi zii avevano ancora la proprietà della casa e stavano cercando di venderla da quando l'avevano ereditata, ma la casa era così grande e isolata che non avevano ricevuto alcuna offerta. Taehyung riusciva a non farsi scoprire perché non c'era mai nessuno. Solo una volta lo beccarono: uno dei suoi zii si era fermato e aveva trovato l'auto di Taehyung parcheggiata fuori dal cancello, mentre Taehyung stesso era vicino alla centralina che cercava di digitare tutte le combinazioni di numeri che gli venivano in mente.
Lo zio di Taehyung minacciò di sporgere denuncia se avesse rivisto Taehyung nei paraggi e chiamò i genitori di Taehyung per rimproverarli di avere un figlio così degenerato.
Ci fu un'enorme discussione con i parenti più stretti di Taehyung: il fratello e la madre di Taehyung erano dalla sua parte, ma il padre e la sorella di Taehyung erano troppo preoccupati che sarebbe stato davvero denunciato dagli zii se avesse continuato ad andare lì.
Jungkook non sapeva nulla di tutto questo, ovviamente. Era più o meno il periodo in cui stava finendo la terapia ed era così assorbito dalla cosa che non pensava minimamente a quello che Taehyung faceva durante le sue sedute prolungate. Fu la sorella di Taehyung a parlargliene e Taehyung si arrabbiò così tanto con lei che non si parlarono per quasi due settimane. Jungkook era d'accordo con lei sul fatto che Taehyung dovesse assolutamente smettere di andare lì, perché era troppo pericoloso.
Jungkook spiegò anche a Taehyung, quando erano soli e nel modo più gentile possibile, che questo non lo aiutava ad andare avanti con la sua vita. Semmai, stava ricadendo nel passato e, di comune accordo, si erano ripromessi di assumersi l'un l'altro la responsabilità di andare avanti.
Vai avanti, gli aveva ricordato Jungkook. Le parole di Lolly riuscivano sempre a calmare Taehyung e se Jungkook lo avesse visto rileggere la sua lettera qualche centinaio di volte nella settimana successiva, beh, non avrebbe avuto da ridire.
Così Taehyung aveva smesso di comportarsi come se stesse perquisendo casa di sua nonna, Jungkook aveva finito la terapia e l'intera faccenda era stata dimenticata.
Questa è la prima volta che Jungkook sente parlare di una sua nuova visita in quella casa e la prima volta che sente che sta per essere demolita.
Un po' se lo aspettava che sarebbe successo qualcosa del genere. Certo, non fino a questo punto, ma per Taehyung il matrimonio è un evento importante, che ovviamente avrebbe voluto condividere con sua nonna. Jungkook si aspettava di vedere qualche lacrima il giorno del matrimonio o che gli chiedesse di visitare la sua tomba prima.
Non che commettesse un maledetto reato nel tentativo di sentirsi di nuovo vicino a lei.
Finalmente Jungkook ricorda che l'agazzino non c'è affatto nel giardino di Lolly. Ricorda di essere passato in macchina con Taehyung e di aver visto una squadra di giardinieri che piantava cespugli lungo tutto il perimetro della proprietà. Aveva chiesto cosa stessero facendo e Taehyung gli aveva risposto con un'espressione contrariata che gli zii stavano piantando una siepe. Aveva intuito a colpo d'occhio che si trattava di una siepe di agazzino. "Mi ha insegnato Lolly a riconoscerli."
Jungkook aveva poi cercato su Google e aveva scoperto che i cespugli di agazzino potevano essere alti fino a 15 metri e si era chiesto come diavolo questo potesse invogliare qualcuno a comprare la casa. Ma dopo che Taehyung fu beccato la prima volta, capì che non si trattava tanto di attirare gente in casa, quanto di tenere lontani gli intrusi. Intrusi come il suo fidanzato, a prescindere dalle sue buone intenzioni. Intenzioni terribilmente errate, ma comunque buone.
Perciò Jungkook è attento a continuare cautamente la sua serie di domande. «Ti sei intrufolato di nascosto nei cancelli?»
Taehyung annuisce, alzando finalmente lo sguardo su Jungkook per valutare la sua reazione. «Adesso riesco a passare attraverso le sbarre.»
Jungkook sbatte le palpebre. «È per questo che- le corse mattutine-»
«No», dice Taehyung. «No, è solo un comodo effetto collaterale.»
Jungkook aggrotta le sopracciglia. Prima Taehyung non era abbastanza magro per passare attraverso i cancelli, come aveva confessato di aver provato a fare una volta, quando non era riuscito a indovinare il codice di accesso. Ma ora Taehyung è più magro che mai e Jungkook riesce facilmente a immaginarlo mentre si dimena tra le sbarre e si fa strada tra le siepi ispide per entrare nel giardino. Quando Taehyung si mette in testa una cosa, è abbastanza testardo da non mollare finché non ottiene quello che vuole. Jungkook pensa che sia un viziato, ma quando tutti, compreso il tuo fidanzato, ti viziano, non puoi aspettarti altro.
«So che mi hai riempito di cibo negli ultimi tempi», aggiunge Taehyung con un mezzo sorriso. «Oggi pomeriggio sono riuscito a malapena a passare tra le sbarre.»
Jungkook si acciglia ancora di più. «No, non è vero.»
Taehyung trattiene una risata, e le braccia si liberano per afferrare la mano che gli pizzica la vita. «Invece sì, tesoro.»
«Mi piace», si difende Jungkook.
«Lo so.»
«Taehyung», sospira Jungkook, cercando di riportarli sull'argomento, «non puoi... amore, non puoi continuare a farlo. Mi avevi detto di aver smesso. Due anni fa. E ora scopro che ci sei andato per tutto questo tempo?»
Taehyung scuote la testa e agita le mani. Le sue mani graffiate. «No, no, non l'ho fatto- è stato solo... solo nell'ultimo mese.»
«Mese?»
«Io... Jungkook, io...» Taehyung scruta il pavimento, ma Jungkook si accorge della sua espressione corrucciata. «Non posso lasciarla», sussurra. «Non posso lasciarla andare.»
Jungkook si avvicina di nuovo e questa volta Taehyung non si ritrae. Jungkook culla il viso di Taehyung tra i palmi delle mani. Le sue guance sono leggermente più morbide. Forse Jungkook lo ha davvero nutrito troppo.
«È morta, Taehyung.»
Taehyung trasale, ma Jungkook fa scivolare una mano dalla guancia di Taehyung alla sua nuca.
«Se n'è andata.»
«Lo so-»
«Non lo so se lo sai», lo interrompe Jungkook. «È solo una casa. Lei non è più lì.»
«Ma io-»
Jungkook sfiora la tempia di Taehyung con l'indice. «Devi lasciar perdere, amore. Devi andare avanti.»
Gli occhi di Taehyung sono fissi in quelli di Jungkook, grandi e pieni di lacrime che minacciano di sgorgare. Jungkook scuote la testa, passando il polpastrello sotto le ciglia di Taehyung.
«No.» Lo sussurra, ma è un chiaro comando. «No, Taehyung. Devi essere forte, ok?»
Taehyung inspira tremante, ma annuisce e strizza gli occhi nel tentativo di liberarsi dalle lacrime. Jungkook odia doverlo fare, dire a Taehyung di non piangere, ma Taehyung glielo ha chiesto spesso nel corso della loro relazione. Le emozioni di Taehyung sono così intense rispetto a quelle della maggior parte delle persone, e lui ne è consapevole.
Jungkook sarebbe felice di permettergli di provare tutte le emozioni che vuole, ma Taehyung pensa che non sia possibile. E Jungkook è d'accordo sul fatto che agitarsi così tanto non gli fa bene e non li aiuta a risolvere nulla. Perciò ha accettato la richiesta di Taehyung di dirgli quando deve darsi una calmata, anche se questo lo fa sentire ogni volta come un grandissimo stronzo.
«Ok», acconsente Taehyung. «Ok, ok. Sto bene.»
«Per favore, smettila di andare lì», dice Jungkook con dolcezza. «Non puoi più farlo.»
«Lo so», risponde miseramente Taehyung. «È solo che... a un tratto riuscivo a entrare...»
«Già, a proposito di questo», sbotta Jungkook, tirando Taehyung in un abbraccio, «non andiamo più a correre. Ti siederai sul divano a mangiare gelato per la prossima settimana e mezza.»
La risata di Taehyung è roca, ma genuina.
«Adesso mi piace correre, sai?»
«Oh?»
«Mhmm. Mi piace quando fai il tifo per me.»
«Posso farlo quando vuoi, piccolo.»
«Sì. Ma mi piace poterti guardare mentre ti alleni accanto a me. È eccitante.»
«Davvero?» chiede Jungkook, accarezzando la guancia di Taehyung.
Taehyung annuisce. «Mmh-mmh. Ma non mi dispiacerebbe saltare la corsetta di domani, se non è un problema. Sono molto stanco.»
«Per me va bene.»
Jungkook aspetta che Taehyung si sposti, che inizi a prepararsi per andare a letto o vada a farsi una doccia o a prendere qualcosa da mangiare, una qualsiasi delle cose che ha detto di voler fare, ma Taehyung rimane immobile, con le braccia che cingono la schiena di Jungkook.
«Amore?»
«Possiamo... solo per un altro secondo?»
«Ok.»
Trascorre ancora qualche istante prima che Taehyung parli di nuovo, con il fiato che solletica l'orecchio di Jungkook.
«Ci sposiamo.»
«Mhmm.»
«Tra due settimane.»
«Lo so.»
«Sono così felice.»
Jungkook abbraccia più forte Taehyung. «Anch'io.»
«E vorrei- vorrei che lei potesse... che ci vedesse, perché credo che... tu sia l'amore di cui lei mi ha parlato. Quello che aveva con mio nonno. È come... è come se le nostre anime fossero intrecciate, ricordo che mi disse. È questo che provo per te. E vorrei che avesse potuto vederlo.»
«L'ha visto», dice Jungkook con dolcezza. «Lei lo sapeva.»
«Io-»
«Quando è venuta alla mia mostra, la sera... prima. Quando le ho dato il quadro e tutto quello che ti ho raccontato, mi ha detto che sapeva che eravamo importanti l'uno per l'altro. Quindi forse non ha potuto vedere dove siamo adesso, ma sapeva dove stavamo andando, piccolo.»
Taehyung inspira profondamente e poi espira di nuovo.
«Oggi- oggi... è stata l'ultima volta. E non lo dico tanto per dire, davvero- sapevo di dovermi fermare. Quando ho saputo che la casa sarebbe stata demolita e stavamo per sposarci, e non potevo-»
«Lo capisco», lo interrompe Jungkook. «Lo capisco.»
«Sono andato», continua Taehyung, con la voce tremante, «a dirle addio. Ancora una volta, credo. Ho dovuto lasciarla andare, e l'ho fatto, ma ci sono parti di me che... è più difficile ora. Perché adesso finalmente capisco di cosa parlava, quando era malata, dell'amore e di tutto il resto e io- dovevo-»
Questa volta Jungkook non dice a Taehyung che non deve piangere. Non lo farebbe nemmeno se Taehyung glielo chiedesse.
«Dovevo scusarmi», sussurra Taehyung. «Mi sento così- così in colpa per essermi arrabbiato con lei, e dovevo dirle che ora ho capito. E che mi dispiace, perché- perché-»
Jungkook accarezza i capelli di Taehyung. «Va tutto bene.»
«Oggi sono dovuto andare da lei. Mi dispiace di aver mentito, ma dovevo farlo, e so che i miei zii non ci sono mai nei fine settimana, e io... mi sono sentito malissimo a tenerlo nascosto. Mi vergognavo così tanto di non essere riuscito- di non essere riuscito a farmene una ragione. Ma poi mi sono sentito in colpa nei confronti di Lolly e dovevo dirle che la perdonavo per avermi lasciato. E ho provato a farlo al cimitero, ma non ci sono riuscito. Non mi sembrava giusto. Così sono andato a casa sua e- le mie mani.»
«Giusto.«
«Mi dispiace», sospira Taehyung. «Mi dispiace tanto.»
Jungkook scuote la testa. «Non devi scusarti con me. Non- cazzo, Taehyung, non ne avevo idea.»
«Già», Taehyung tira su col naso , «perché non te l'ho detto. Ti ho mentito.»
Jungkook sospira, lasciando cadere la testa sulla spalla di Taehyung. «E presumo che tu l'abbia fatto perché non volevi farmi preoccupare.»
«Io- io- beh, con la questione di tua madre e-»
«Non sei mai un peso, lo sai. Anche quando soffri.»
Taehyung tira di nuovo su col naso e Jungkook alza la testa per incontrare gli occhi umidi di Taehyung. Gli accarezza la guancia il più delicatamente possibile.
«Non tagliarmi fuori. Vale per tutti e due, piccolo. I tuoi problemi sono i miei problemi. Quando stai male, voglio saperlo.»
«Mi sembra di stare sempre male», mormora Taehyung.
«E io voglio sempre sapere.»
Taehyung lo bacia, le sue lacrime si fondono sulle loro labbra. Jungkook ricambia il bacio, finché lo stomaco di Taehyung non brontola di nuovo e lui si ritrae. Taehyung lo fissa con un broncio, ma Jungkook ne è del tutto immune al momento. L'importante è che il suo fidanzato si faccia una doccia, dorma un po' e mangi abbastanza da non poter mai più infilarsi in quegli stupidi cancelli.
Prevedibilmente, quando si mettono a letto, Taehyung si stringe a lui e Jungkook rimane sveglio fino a quando Taehyung non ha più lacrime da piangere. È Jungkook a mettere il loro disco preferito ed è ancora Jungkook a leggere la lettera di Lolly, quando Taehyung glielo chiede con esitazione.
Ed è sempre Jungkook che al mattino si sveglia e trova Taehyung al suo fianco. Si tiene stretto al suo braccio, con il naso premuto sul suo tatuaggio a forma di fiore.
Dopo essersi alzati, Jungkook si offre di andare a prendere il loro solito caffè con bagel, nonostante abbiano saltato la loro corsetta mattutina. Pensa che possa essere d'aiuto, che possa far sorridere Taehyung. Ha capito che sarà una giornata silenziosa per Taehyung e si è infilato di proposito una t-shirt, in modo che Taehyung possa avere facile accesso al suo tatuaggio, se vuole.
Jungkook saluta con un bacio un Taehyung ancora assonnato sulla porta e, anche se starà fuori per poco, lascia che Taehyung lo abbracci a lungo e gli dia un altro bacio di buon auspicio.
La corsa ai bagel non dura molto e in un attimo torna al loro complesso residenziale con due caffè bollenti in mano. Ha il sacchetto di carta dei bagel stretto tra i denti, così non può urlare all'auto che esce di corsa dal parcheggio e per poco non lo prende di striscio mentre cammina sulle strisce pedonali.
Si limita a storcere il naso con rabbia e a chiedersi se non diventerà un vecchio scorbutico che si lamenta con il padrone di casa degli automobilisti spericolati del suo palazzo. Si dirige verso il loro appartamento e si limita a sbattere la fronte contro la porta. Taehyung dovrebbe essere già tornato a casa, se è uscito con Yeontan.
Il sorriso luminoso di Jungkook scompare dal suo volto quando sua madre apre la porta.
«Coniglietto, ciao, è meglio che entri.»
«Hmmph-» Lascia cadere la colazione sua e di Taehyung sul tavolino e poi incrocia le braccia al petto. «Cosa ci fai qui?»
«Beh, sono venuta a trovarti, ma...» Sua madre fa un gesto dietro di lui, verso la cucina, e Jungkook si gira per vedere di cosa diavolo sta parlando.
In quel momento vede Taehyung e il suo cuore smette di battere.
Taehyung sembra stare bene, ma sta piangendo e, attraverso le mani che tiene alzate sul viso, Jungkook può vedere un alone rosso vivo sulla sua guancia.
«Taehyung», dice, precipitandosi verso di lui. «Cazzo.»
Taehyung riesce solo a singhiozzare.
Jungkook gli allontana le mani per poter valutare meglio il danno. È già abbastanza grave che Jungkook riesca a distinguere ogni singolo dito, marchiato di rosso sul bel viso del suo fidanzato. Ma Jungkook riesce persino a distinguere l'anulare, perché c'è un piccolo taglio sulla pelle di Taehyung. Jungkook si costringe a prendere fiato, mentre una rabbia incandescente gli ribolle già nel petto.
«Chi è stato?», chiede, cercando di mantenere un tono di voce gentile. «Piccolo, chi ti ha picchiato?»
Taehyung scuote la testa. «È stata colpa mia, Jungkook, è stata colpa mia...»
«Non dire mai più una cosa del genere», ordina Jungkook, e Taehyung trasale per il cambio di tono.
Jungkook gli mette una mano sul braccio. «Dimmi cos'è successo. Ti prego. Voglio solo aiutarti.»
«È tutto ok, sto b-bene, scusa, sono solo- sono solo scosso- scusa, sto bene, te lo prometto.»
«Piccolo», implora Jungkook, «dimmelo.»
«Quando sono arrivata qui-»
Jungkook si gira per guardare sua madre. «L'hai picchiato tu?»
«Cosa?»
«L'hai picchiato, cazzo?» chiede Jungkook, mentre stringe Taehyung al petto. «Hai picchiato il mio fidanzato?»
«Certo che no, coniglietto. Come puoi pensare una cosa del genere?»
«Beh, ci sei solo tu qui», sbotta Jungkook.
Sta facendo molta fatica a controllare il suo temperamento, e l'unica cosa che lo trattiene è che Taehyung sta iniziando a piangere sulla sua spalla, e non può urlare o piangerà ancora di più.
«Quando sono arrivata qui», dice sua madre in tono pacato, «c'era un altro uomo fuori sul marciapiede, che parlava con Taehyung.»
«Mio- mio zio», singhiozza Taehyung. «Mio zio.»
«Oh Dio», sussurra Jungkook, stringendo forte le braccia intorno a Taehyung. «Amore...»
«Taehyung mi ha visto, e poi suo zio- beh, mentre era distratto-»
«Ho capito», interviene Jungkook, con un senso di nausea.
«Poi l'ho cacciato e ho portato Taehyung nell'appartamento in modo che entrambi potessimo aspettarti.»
«L'hai cacciato?»
Sua madre abbozza un sorriso incolore. «Non sei l'unico ad arrabbiarsi, coniglietto.»
Jungkook sbatte le palpebre. È strano che lei faccia qualcosa di gentile. Forse non lo è. Non lo sa più. Dopo quello che è successo con Jimin, non sa più nulla.
«Ha- ha detto qualcosa?» chiede Jungkook a Taehyung. «Tuo zio? Perché è venuto?»
«Lui- lui sapeva che io- quello che ho fatto ieri», spiega Taehyung, tra i sussulti. «Sapeva che ero stato da Lolly ed è venuto a dirmi di non avvicinarmi più.»
Jungkook si morde l'interno della guancia. «Lo ammazzo.»
«No.» Taehyung scuote la testa contro la spalla di Jungkook. «No, è finita, gli ho detto che è finita, basta- basta, Jungkook, ti prego, non-»
«Dobbiamo parlare con tuo padre.»
«No! No, non può sapere che io- per favore-»
«Taehyung, tuo zio... Dio, dovremmo sporgere denuncia, ok?»
«Ma sono io che ho violato la sua proprietà», piange disperato Taehyung. «Non è casa mia.»
«Sì, ma questo non gli dà il diritto di aggredire suo nipote», sentenzia Jungkook, anche se ha lo stomaco accartocciato. «Ha qualche prova che tu fossi lì? Non ci sono telecamere di sicurezza, giusto?»
«N-no. Solo- solo la neve. Le mie impronte.»
Jungkook ci mette un attimo a capire cosa intende Taehyung. Ieri nevicava, ma durante la notte si è ghiacciato tutto. Le impronte di Taehyung devono essere sparse per tutto il cortile e suo zio deve aver collegato i punti.
«Ma non può provare che sei stato tu.»
«Immagino di no.»
«Però abbiamo le prove che ti ha colpito.» E Jungkook sente di nuovo la rabbia divampare, perché si dà il caso che la prova sia proprio l'impronta di una mano furiosa sul volto di Taehyung.
«E un testimone oculare», aggiunge sua madre. Jungkook la guarda sorpreso. «Ho visto tutto», dice. «E dirò a tutti cosa ho visto.»
«Io- uhm. Grazie.»
«Figurati, pasticcino. Sono venuta a parlare con te, ma penso che... tu e Taehyung abbiate bisogno di un po' di spazio. Tornerò un'altra volta. Oppure no. Se non vuoi vedermi.»
«Puoi tornare», dice Jungkook, stordito dalla sua espressione. La trasparenza del suo viso, come se si stesse lasciando andare alla vulnerabilità. Per qualche motivo, non riesce a correre il rischio di ferirla.
«Se ne sei sicuro. Vorrei venire a trovare Taehyung più tardi.»
Jungkook accarezza i capelli di Taehyung. Non sta piangendo più così forte, ma è ancora sconvolto. Jungkook pensa che sia sotto shock. Sua madre ha ragione quando dice che hanno bisogno di spazio. Sta già pensando di portare Taehyung a letto e lasciarlo sfogare. Poi potranno parlare, coccolarsi o fare qualsiasi cosa Taehyung voglia fare. E Jungkook farà tutto ciò che è in suo potere per non impazzire alla vista del volto di Taehyung, con la consapevolezza che qualcuno voleva fargli del male, e gli ha fatto del male, e Jungkook non era qui per impedirlo.
Sua madre era qui, stranamente. E anche se era troppo tardi per impedirlo, era qui per difendere Taehyung subito dopo.
Jungkook è decisamente confuso.
«Amore?» chiede Jungkook. «Per te va bene?»
Taehyung è abbastanza lucido da sollevare la testa e girarsi a guardare la madre di Jungkook. «Grazie, signora Jeon», dice. «Per- per avermi aiutato.»
«Ma figurati, tesoro. Riposati un po'. Lascia che Jungkook si prenda cura di te.»
«Lo farò.»
«D'accordo, bene. Allora ciao, coniglietto.»
«Ciao.»
Jungkook non sa cosa pensare. Non sa più nulla.
Sua madre si limita a sorridergli e si avvia verso la porta. L'ha già aperta quando qualcosa dentro Jungkook cambia, qualcosa che era rimasto bloccato nel suo petto si frantuma in tanti piccoli pezzi. Forse è perché ha aiutato Taehyung. Forse perché è stanco che le sue relazioni vadano a rotoli. Forse perché vuole essere un uomo migliore.
«Mamma?» chiama.
Forse perché vuole solo una madre che lo ami.
«Sì, pasticcino.»
«Verrai al matrimonio?»
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