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Apro la porta, ritrovandomi davanti...
-Davide? Che ci fai qui?- dico, guardando a destra e a sinistra per assicurarmi che non ci sia nessuno.
-Tranquilla tranquilla, me ne andrò subito. Non mi va molto di essere espulso- risponde lui, mentre si fruga in tasca, come in cerca di qualcosa.
Dopo alcuni secondi, estrae un foglio di carta, che io riconosco subito. E' il disegno che mi aveva fatto lui. Io lo prendo in mano, notando che questa volta c'è una differenza. Proprio vicino al margine del foglio, c'è una scritta:
Firenze >>>>>>>>>> Matera
Io scoppio a ridere, mentre Davide si poggia allo stipite della porta. Io lo imito, poggiandomi alla parete.
-Pensi che con una frase potrai farmi cambiare idea, Vavalà?- dico, guardandolo negli occhi.
-Sei proprio una stronza, lo sai vero?- risponde lui, ridendo.
-Quello che sono l'ho imparato da te- ribatto io.
Lui rimane per alcuni secondi a guardarmi, con un angolo della bocca inarcato verso l'alto.
-So che in fondo in fondo ti manca stare con me, Ferrara- dice alla fine, non staccandosi dalla sua posizione.
Io riesco a non arrossire.
-Potrei dire lo stesso di te, Vavalà- replico, allontanandomi dalla porta.
Quando giro la testa, per dargli la buonanotte come ogni sera, lui è già sparito. E pochi secondi dopo capisco perché. Vedo l'ombra del sorvegliante avvicinarsi alla porta. Con uno scatto, mi infilo sotto le coperte, fingendo di dormire. Il sorvegliante apre la porta, da una rapida occhiata alla stanza e poi se ne va.
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Devo dire la verità. Passare la mattina in isolamento e non fare lezione non mi dispiace per niente. Inizio ad imparare i versi di Dante, che risultano essere più semplici del previsto.
Nella mia mente, però, penso solo a una cosa. A quado, stasera, ritornerò dai miei compagni. E ritornerò da Davide.
Il momento di andare dal preside arriva fin troppo presto. Indosso la divisa, sistemo la cravatta e abbottono la giacca.
-Signorina Ferrara, è arrivato il momento- dice la sorvegliante, entrando nella stanza.
Io esco finalmente fuori, seguendola fino alla presidenza.
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-Signorina lei ha ripetuto bene quello che le avevo assegnato...- dice il preside.
-Grazie signor preside- dico io, tirando un sospiro di sollievo.
Faccio per girarmi e andarmene, ma lui mi fa rigirare.
-Un'ultima cosa signorina Ferrara. Ho potuto notare, consultandomi con il professor Carnevale, che lei e il signor Vavalà siete particolarmente predisposti per le attività artistiche. Ebbene, avevo pensato che ogni sabato pomeriggio voi due potreste seguire una lezione aggiuntiva dal vostro professore. Avete un grande talento, non voglio assolutamente che vada sprecato- dice lui.
Io sorrido, non riuscendo a credere alle mie orecchie. Non posso non ammettere che c'è una parte del mio cervello che sta sclerando solo pensando che potrò passare più tempo insieme a Davide.
-Grazie mille signor preside, mi piacerebbe moltissimo- rispondo.
-Mi fa molto piacere signorina, potrebbe andarlo a comunicare anche al suo compagno, se non le dispiace?-
-Certo, vado subito. Arrivederci- lo saluto, uscendo dalla stanza.
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-E' QUI LA FESTA?- urlo, spalancando la porta del dormitorio maschile.
Come previsto, oltre ai ragazzi, ci sono anche tutte le ragazze.
-FEDE!- risponde Giordano, correndo verso di me e stringendomi in un abbraccio.
-Si, anche io sono felice di rivederti, Giò. Però mi stai strozzando- dico io.
All'abbraccio si aggiungono anche tutti gli altri. Tutti tranne uno.
Mi libero dalla stretta dei miei compagni, guardando in giro per la stanza. Ed è proprio lì che lo vedo. Con la cravatta quasi del tutto snodata, la camicia fuori dal pantalone a metà e la faccia di chi aspettava quel momento da una vita.
-Ma salve anche a lei, signor Vavalà- dico, sorridendo.
Lui si avvicina a me, abbracciandomi.
-Mi sei mancata anche tu, Ferrara- risponde, lasciandomi un bacio nell'incavo del collo.
-OHHHH, NON CI PROVARE! E' GIA' UN MIRACOLO SE QUEL DANNATO SEGNO SE N'E' ANDATO!- lo interrompo io, facendolo ridere.
-No no tranquilla. Per oggi sono bravo- ribatte lui, facendomi l'occhiolino.
Ad un tratto mi ricordo delle parole del preside.
-Ehi Dado, ti dovrei parlare di una cosa...-
-Fermi fermi fermi, mi hai appena chiamato con un nome che non sia Vavalà?- mi interrompe, facendo il finto sorpreso.
-AHAHAHA, molto simpatico, ora ascolta- riprendo io, sedendomi su un letto a caso.
Lui mi si siede accanto, visibilmente molto curioso di sapere cosa ho da dirgli.
-Il preside mi ha chiesto se ci sarebbe piaciuto, ogni sabato, fare una lezione aggiuntiva di arte con Carnevale, e...-
-Solo noi due?-
-S-si, solo noi due-
-Perfetto, ci sto. Va bene qualunque cosa, basta che sia con te-
Io arrossisco violentemente.
Certo che alcuni vizi non li perdo mai.
-RAGAZZI! SI GIOCA AD OBBLIGO O VERITA'!- urla Magnesio dall'altro lato della stanza.
-Oh, no- dico io, mettendomi ironicamente le mani nei capelli.
Davide sorride, alzandosi dal letto e invitandomi a fare lo stesso.
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-Ok Ale, obbligo o verità?- chiede Esa ad Alessandro Guida.
-Obbligo- risponde lui.
-YLEEE! ALZA QUEL CULO E DAI UN BACIO AD ALE, SU SU- continua prontamente lei, battendo le mani.
La ragazza fa come le è stato chiesto, senza dire assolutamente nulla.
-HAI DATO IL TUO PRIMO BACIO A STA FREGNA!- urla Esa, dando il cinque a Alessandro.
Io rido, ma non posso dire di non essere preoccupata. Mi ricordo cos'è successo la prima volta che abbiamo giocato ad obbligo o verità, e so anche cosa potrebbe succedere questa volta.
-Feeedeeee- dice Esa, indicando la punta della bottiglia che si è fermata proprio nella mia direzione.
-Siccome siete veramente crudeli, dico verità- rispondo io, mentre Esa fa una faccia da finta offesa.
-Aspetta aspetta, gliela faccio io una domanda- si intromette Davide.
Mi si gela il sangue nelle vene. Già io sto cercando con tutte le mie forze di restare il più lontano possibile dal ragazzo, poi lui mi rende il lavoro ancora più difficile.
-Vai, sono pronta- commento, cercando di rimanere calma.
Lui fa un sorriso, sporgendosi leggermente verso di me.
-Ti manca stare con me?- chiede, mentre nella camerata cade il silenzio più tombale.
Hanno tutti le orecchie rizzate, curiosi di sentire la mia risposta.
La mia testa mi dice di mentire, dirgli che sto benissimo anche senza di lui. Il cuore, ovviamente, tutto il contrario. E, insomma, si sa: al cuore non si comanda.
-Certo che mi manca, Vavalà- dico, avvicinandomi a lui e lasciandogli un bacio sulle labbra.
Lui sorride, come se aspettasse quel momento da tanti giorni.
Vedo Giulia Matera alzarsi dal letto e andare in bagno, ma non mi interessa più di tanto. Vorrei veramente che tutto con Davide si sistemasse, se non fosse per il fatto che, non appena vede Giulia andare via, la segue senza dire nulla.
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