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Cleo Horan

«Non muoverti, non ho finito» mi rimproverò June quando aprii gli occhi, e lei stava ancora facendo il mio trucco.

Le ho detto che non volevo nulla di stravagante, ma avevo solo bisogno di sfumare un po' e di sembrare una stripper, e l'outfit che avevo scelto era stato sufficiente per raggiungere il mio obbiettivo.

Certamente aveva bisogno di aggiungere un altro po' di correttore sotto ai miei occhi, perché in questi ultimi giorni avevo dormito a malapena e la mia scusa era che stavo facendo ricerche e stavo pianificando il programma per questo nuovo lavoro, ma la verità era che stavo pensando di arrivare ad Harry ed era nella mia mente più di quanto volessi ammettere.

Avevo provato a ricreare il nostro incontro più volte per vedere se c'era qualcosa che mi era sfuggito riguardo al suo comportamento, ma era inutile. Era una spina nel fianco e mi stava distraendo dal mio lavoro, ma stasera avrei concluso qualcosa e finalmente avrei abbattuto il mio primo bersaglio. Volevo essere in grado di focalizzarmi solamente su di lui dopo aver finito, era l'unico modo per togliermi dalla testa quegli occhi verdi.

Il piano per stasera era semplice: sarei entrata sulla porta sul retro nel locale specifico e l'amica di June mi avrebbe aspettata. Era una domenica sera e Mark si sarebbe trovato sull'ala del locale dove si faceva la strip dance, passava sempre del tempo con la sua ballerina preferita in una delle camere VIP segrete... sarei stata lì.

June non aveva idea che sarei andata lì per uccidere qualcuno, mi stava innocentemente aiutando e pensava che sarei andata ad interrogare il povero Mark perché me l'aveva chiesto mia madre.

Beh, non avevo visto mia madre dall'ultima volta ad Eroda e avevo paura che se mi avesse vista, sarebbe stata capace di capire che c'era qualcosa che non andava in me, e non potevo permettere che sospettasse di Harry. Sapevo di essere stata fortunata all'asta, ma mia madre non avrebbe capito il mio bisogno di porre fine a tutto questo. Non si sarebbe fidata con il mio essere prudente.

Ma stavo facendo il mio lavoro e stavo cercando di essere anche responsabile, non c'era ragione per cui preoccuparsi. Avrei finito il mio lavoro così che i soldi sarebbero finiti sul conto in banca alla fine, era tutto quello che importava.

«È abbastanza trucco, sarò lì solo un paio di ore» dissi con la voce smorzata, afferrando i suoi polsi per allontanarla il più prudentemente possibile.

Mi guardai nello specchio e rimasi sorpresa quando non vidi nemmeno un po' di ombretto nero o qualcosa di troppo, il trucco era leggero e naturale, con abbastanza illuminante che rendeva più prominenti i miei zigomi e i miei occhi sembravano quasi grigi con l'eyeliner sottile. Sì, aveva fatto un buon lavoro.

«Devi imparare a fidarti delle persone». Ridacchiò sotto ai baffi, portandosi i capelli dietro le orecchie mentre ammirò il suo lavoro.

«Non ci riesco» scrollai le spalle, alzandomi dallo sgabello che avevo trascinato dalla cucina così sarei stata ad un'altezza perfetta per permetterle di aiutarmi. «È perfetto, grazie».

«Mi dirai da dove provengono quei lividi sul collo? È stato difficile nasconderli e sembrano dolorosi». Le sue parole mi presero alla sprovvista e mi schiarii la gola, camminando più vicina al letto così che potessi prendere le calze e indossarle.

Mi ero dimenticata di quel dettaglio. Ero così abituata ai marchi attorno al collo per realizzare che probabilmente agli occhi degli altri era spaventoso. E visto che ero a casa mia, non mi ero scomodata ad indossare una maglia a collo alto, quindi June aveva visto tutto il danno. Sapeva che il mio lavoro includeva mettere a rischio la mia vita, ma in realtà non aveva mai visto nulla... ed era troppo ingenua per comprendere il dolore.

Ma ora era nascosto da tutto il trucco, ed era molto brava in queste cose.

La mia gola era un po' dolorante ora e non faceva così male, lo stesso valeva per il livido sul mio stomaco. Mi ero presa cura di me stessa in questi ultimi giorni così da essere in forma e sentirmi un po' meno stressata.

«È a causa del lavoro» dissi semplicemente, facendo correre le dita tra i miei capelli biondi prima di infilarmi i guanti lunghi fino ai gomiti, dello stesso tessuto nero puro delle calze.

Beh, di certo faceva pendant con il corsetto e la lingerie che avevo addosso stasera, avevo anche indossato di nuovo la mia collana di diamanti.

Il corsetto era nero e spingeva insieme le mie tette insieme in modo da farle sembrare ancora più grandi, ma abbastanza da distrarre qualunque uomo dal guardare la mia faccia troppo a lungo stasera. Lo avevo nel mio armadio da un po' e non l'avevo mai indossato, quindi mi era sembrata un'opportunità valida.

Dopo tutto, dovevo essere sotto copertura e questo sembrava essere sufficiente.

Non avrei dovuto ballare o altro, beh, il piano era aspettare Mark nel privé e ucciderlo il più velocemente possibile, ecco perché avevo nascosto due coltelli nel corsetto. Lo avrei colto di sorpresa, lo sapevo... e nessuno sarebbe stato in grado di provare che fossi stata io, sapevo come funzionava. E sapevo anche che non c'erano telecamere di sicurezza nell'area, nulla che proteggesse quegli uomini patetici che andavano lì.

«Dovresti farti vedere da un dottore, no?» chiese June con degli occhi marroni preoccupati, e mi girai per guardarla.

Il suo maglione rosa e i jeans blu erano un contrasto divertente con il mio outfit, ma mi ricordava anche quanto non bisognasse giudicare un libro dalla copertina.

«Sto bene, June» le assicurai, afferrando il trench nero che avevo scelto così da indossarlo sul set.
«Non preoccuparti per me».

Non sarei mai potuta andare ad un ospedale normale, grazie a Dio avevamo un dottore a nostra disposizione se avessimo mai avuto bisogno di niente, senza che facesse domande. Beh, ne avevo avuto bisogno molte volte prima, le cicatrici su tutto il mio corpo ne erano la prova.

«Vorrei tanto poterti aiutare di più... ma beh, tu fai le tue cose» sospirò avvicinandosi così che potesse spruzzare su di me un po' del suo profumo troppo dolce.

«Fatto».

«Grazie, veramente. Non ti scoccerò più, puoi andare a divertirti con quel ragazzo di cui parli sempre. Z, giusto?» forzai un sorriso, cercando di fingere che il mio cervello fosse in un posto buono.

«Oh, stasera deve andare al compleanno del suo migliore amico. Quindi andremo ad un appuntamento vero e proprio questa settimana» batté le mani.
«È così sexy, dovresti vederlo. Non ho foto, ma è così bello. È anche divertente. E dolce».

Si era già montata la testa, era pericoloso. Non sarei mai stata in grado di vedermi così aperta ed eccitata con un'altra persona, non avevo il tempo o il desiderio di trascinare qualcuno nella mia vita scombinata.

Ma credo che vada bene così, era meglio tenermi vicini il doccino della doccia e i miei vibratori.

«Sono felice che le cose stanno funzionando» dissi semplicemente, passandomi le mani sul trench, proprio quando sentii il campanello.

Mi ero dimenticata di Niall, lo avevo chiamato la sera scorsa per chiedergli se potesse accompagnarmi al locale e aveva detto sì, senza farmi domande perché probabilmente sapeva che riguardasse il lavoro. Mi diressi alla porta principale e la aprii, sapendo che conoscesse il codice per entrare nell'edificio, ma non aveva la chiave per il mio appartamento. Solo io ce l'avevo.

«Ciao, sorellina. Sembri... diversa» storse il naso, entrando in casa prima che potessi alzare gli occhi al cielo. «Perché questo trench?» sembra un costume scadente da detective».

«Chiudi quella cazzo di bocca» sospirai, realizzando che la sua attenzione si era spostata da me a qualcun altro, probabilmente quando June aveva deciso di uscire dalla mia camera da letto.

I suoi occhi blu si illuminarono ed era follemente innamorato di lei, avrei dovuto dirgli che fosse impegnata prima che le sue speranze si alzassero troppo.

«Ciao, June». Disse lui, schiarendosi la gola.

«Hey, Niall. Vedi, Cleo, devo andare ora ma è stato un piacere aiutarti, tesoro» mi toccò il braccio con un sorriso gentile sulle sue labbra.

«Chiamami dopo».

Annuii e basta, ringraziandola un'ultima volta prima che uscisse fuori dal mio appartamento, schiacciando le guance di Niall nel mentre. Era tutto rosso quando lei si chiuse la porta alle spalle, e dovetti ridere.

«Esce con qualcun altro, Romeo». Ridacchiai, molto grata alle abilità da truccatrice di June perché erano state sufficienti a non far nemmeno sospettare a Niall che avevo dei lividi su tutto il collo.

Anche lui non lo vedevo dalla sera allo strip club, sapeva solo che ero andata all'asta e avevo preso quello che mi serviva. Beh, avevo anche preso quello che non mi serviva.

«Penso solo che sia carina e simpatica». La faccia di Niall arrossì ancora di più mentre arrotolò nervosamente le maniche della sua camicia ai gomiti, rivelando il tatuaggio del serpente che aveva sul braccio. «Fanculo, andiamo prima che cominci ad infastidirmi. Sei fortunata che non avevo niente di meglio da fare stasera».

«Grazie, sarei veramente persa senza il tuo aiuto». Mi assicurai che percepisse il sarcasmo nella mia voce e feci ruotare gli occhi al cielo di nuovo prima di dirigermi fuori dall'appartamento, sapendo che mi seguiva.

Scendemmo con l'ascensore senza dire una parola e uscimmo dall'edificio, dirigendoci verso la sua macchina sportiva parcheggiata proprio di fronte. Entrammo e ci allacciammo le cinture prima che mise in moto, le strade erano un po' meno affollate del solito ed era probabilmente a causa dell'ora.

«Quindi... stai andando a lavoro?» si schiarì la gola, mantenendo i suoi occhi sulla strada.

«È un modo dolce per chiedermi se sto andando ad uccidere qualcuno stasera», dissi semplicemente, ignorando quando mi guardò. «La risposta è sì, da oggi in poi sarò occupata a causa di questo lavoro. Quindi tu e mamma vi potete concentrare sulle vostre cose e non preoccuparvi per me».

Quello era il mio modo delicato di dire "andate a fanculo così posso pensare a un piano per assassinare Harry Styles".

«Come desideri». Scosse la testa, facendo correre le sue dita tra i suoi capelli corti marroni mentre il silenzio prevalse attorno a noi.

Il viaggio durò solo venti minuti, ma quando Niall parcheggiò l'auto dall'altra parte della strada del club, realizzai che dovesse esserci qualche tipo di evento stasera. C'erano anche molte macchine parcheggiate, e la fila di persone ad aspettare era molto lunga.

Il locale aveva solo un'entrata principale e una volta dentro decidevi da che parte andare, ma solitamente quella più affollata era l'ala del nightclub. Odiavo quando c'erano troppe persone.

Speravo davvero che l'amica di June mi stesse aspettando sul retro come aveva detto.

«Beh, grazie per avermi accompagnata. Dovrei prendermi una macchina, sto a malapena usando la mia motocicletta». Sospirai, guardandolo di lato.

«Non mi dispiace accompagnarti». Scrollò le spalle. «Fai attenzione».

«Sempre» gli feci l'occhiolino prima di uscire dall'auto, attraversando la strada e facendomi largo nel vicolo che conduceva alla porta sul retro del locale.

Passai accanto ad un paio di persone che fumavano e chiacchieravano, ma nessuno mi guardò mentre scomparsi nel buio, raggiungendo finalmente una porta in fondo al vicolo vuoto, con un solo cartello luccicante sopra che diceva "uscita".

Ed è proprio in quel momento che la porta si aprì, ero giusto in orario.

La ragazza dai capelli rossi mi sorrise, mantenendo la porta aperta mentre camminai nel corridoio illuminato e mi tolsi lentamente il trench, sentendo la porta metallica pesante chiudersi dietro di noi.

«Sono Alice, l'amica di June!» mi tirò per un abbraccio non necessario che mi mise istantaneamente in imbarazzo, odiavo essere toccata senza aspettarmelo.

I suoi occhi verdi incontrarono i miei prima che fece passare il suo sguardo lungo il mio corpo e alzando i pollici verso di me. «Grazie per tutto questo, sembra molto affollato stasera» forzai un sorriso, permettendole di prendere il mio cappotto per appenderlo vicino alla porta prima di camminare in fondo al corridoio. Le camere su entrambi i lati erano chiaramente camerini e potevo già sentire la musica.

«Sì, abbiamo una festa di compleanno dalla parte del club» ridacchiò. «Ma da quello che mi ha detto June, ci stiamo dirigendo da qualche altra parte, vero?».

Là lingerie baby blue che indossava mi fece sentire un po' troppo vestita, anche se il mio culo era praticamente tutto esposto con il tanga che avevo. Non mi dispiaceva mostrare il mio corpo, ma potevo dedurre che Alice stava già fissando le mie cicatrici.

«Sì, niente festa di compleanno per me stasera», le dissi. «Fammi strada».

* * *

Ciao !
Ho tradotto questo capitolo in classe anche perché sono troppo curiosa. Spero che Harry e Cleo si vedano ahhh. 😭

| La storia non è mia, tutti i crediti vanno e sono
riservati all'autrice della storia, Ella.
@windowsella, mi pare si chiamasse❗️ |

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