17
Harry Styles
Ero un figlio di puttana molto fortunato.
Potete immaginare la mia faccia mentre stavo passando di fianco a quest'hotel, diretto al mio hotel, e avevo visto la cara Cleo scendere dalla sua motocicletta e dirigersi in una delle camere.
Era perfetto.
All'inizio, credevo di avere le allucinazioni... si era tolta il casco e i suoi capelli biondi sembravano dorati sotto la luce del sole, e mi ci erano voluti semplicemente un paio di minuti prima di realizzare che fosse veramente lei.
Non avevo dovuto nemmeno cercarla, era semplicemente lì.
Parcheggiai velocemente la mia macchina affianco alla sua moto e chiamai per disdire la mia prenotazione originale, questa volta dirigendomi alla reception e prendendomi una camera in quest'hotel più piccolo.
Aveva queste vibes di un Bates motel moderno però, e ovviamente ero riuscito a prendere la camera vicino a quella di Cleo. L'avevo guardata tutto il giorno... era uscita per comprare un po' di spesa e poi aveva passato la maggior parte del pomeriggio nella stanza, il che aveva fatto crescere solo di più la mia curiosità.
Se era qui, allora avevo ragione. Sapeva della lista e aveva un piano per arrivare a me, ma come?
Cosa avrebbe fatto?
La risposta includeva un certo Roger Cunningham, il secondo nome sulla mia lista.
Aveva lasciato la stanza più o meno alle undici di sera, ed ero stato molto attento quando la seguii, guidando solo affianco alla sua casa quando la vidi intrufolarsi tramite il cortile.
Beh, mi stava rendendo il lavoro molto più facile se l'avesse ucciso, ma è in quel momento che smisi di pensarci.
Cleo probabilmente mi stava aspettando lì dentro, proprio come nella camera di Mark. Forse si aspettava che mi presentassi lì, ma non sarei stato di nuovo così prevedibile.
Doveva darmi delle risposte ed ero eccitato all'idea della nostra chiacchierata.
Ecco perché ero tornato all'hotel e fatto irruzione nella sua stanza, il lucchetto era incredibilmente facile da aprire ed ero il migliore in queste cose.
Accesi la torcia sul mio telefono e mi guardai intorno, cercando di trovare qualunque cosa sua che potesse funzionare come prova o indizio, ma avevo trovato solo una piccola borsa con i suoi vestiti, coltelli e il kit di pronto soccorso e la corda.
Parlando di vestiti, avevo trovato qualcos'altro mentre afferravo i suoi coltelli così che potessi prenderli e nasconderli nella mia macchina, giusto per essere certo che non ne avesse troppi con cui pugnalarmi.
C'era un piccolo vibratore nero in mezzo a gli utensili da killer psicopatico, e mi ritrovai troppo distratto solo ad immaginarmi mentre lo usava. A cosa pensava quando si toccava?
Beh, non avevo toccato niente e poggiai velocemente la borsa proprio dov'era sul pavimento del salotto, ora che i coltelli erano messi al sicuro nella mia macchina.
Entrai nella camera da letto e accesi la piccola lampada sul comodino vicino al letto così che potessi spegnere la mia torcia, sedendomi sulla poltrona con una tappezzeria floreale nell'angolo.
Era veloce, sapevo che sarebbe tornata presto, soprattutto dopo che non mi sarei presentato lì come probabilmente si aspettava.
E avevo ragione, era tornata dopo più o meno venti minuti, e rimasi in silenzio nella camera da letto mentre l'ascoltai camminare in giro per la stanza, fino a quando aprì la porta ed entrò con noncuranza.
I suoi capelli biondi cadevano in onde sulle spalle e indossava pantaloni di pelle neri e stivali... ma senza camicia. Potevo notare che aveva il piercing all'ombelico e c'era una grande cicatrice sul suo stomaco, diversamente da quella piccola che le avevo lasciato io quando l'avevo sparata.
Il suo reggiseno di pizzo bianco era abbastanza trasparente e le sue tette piene stavano praticamente uscendo fuori quando si gettò sul letto e chiuse gli occhi per un paio di secondi, prima che si sedesse dandomi la schiena.
Sembrava stanca e molto distratta.
Cazzo, il mio cuore stava già correndo anche solo alla sua vista, la sua vita e i suoi fianchi larghi mi avevano fatto rimanere a fissarla per un po' troppo quando decise improvvisamente di allungare le mani per slacciarsi il reggiseno.
E dovetti ridere, e fu così che scoprì di non essere sola nella stanza. Le ombre e la sua mente distratta erano girate verso di me, e fui sorpreso che le ci fosse voluto così tanto per capire che qualcosa non andava.
Mi fissò con gli occhi spalancati e un'espressione scioccata, e semplicemente la guardai di rimando con un sorriso, e fu in quel momento che sembrò riprendersi dalla trance, allungandosi per prendere qualcosa nei suoi stivali che era probabilmente un coltello.
«Uh-oh, non penso proprio, piccola» feci schioccare la lingua, allungandomi per prendere la pistola e puntandola verso di lei non appena i suoi blu incontrarono i miei di nuovo. «Che bello rivederti».
I suoi occhi si spalancarono ancora di più e si ghiacciò sul letto, con il suo corpo leggermente voltato nella mia direzione mentre fissava la pistola.
Sì, non avrei mai più commesso lo stesso errore di essere disarmato con lei.
«Cazzo» imprecò sottovoce, e il fatto che l'avessi sorpresa mi stava rendendo molto eccitato riguardo tutto questo.
Chi era un passo avanti ora?
«Faremo una bella chiacchierata prima che decida come ucciderti» sospirai, alzandomi dalla sedia e mantenendo la pistola puntata verso di lei.
I suoi occhi si abbassarono sul mio corpo e mi esaminò attentamente, cercando probabilmente un'altra pistola, ma avevo solo quella nella mia mano. E sapevo che avesse quel coltello nello stivale, il suo istinto era stato quello di prenderlo quando aveva capito di essere in pericolo.
Ma era quello il problema dei coltelli... usarli ti rallentava molto di più rispetto a una pistola.
Camminai attorno al letto fino a quando non fui in piedi difronte a lei, sorridendo dolcemente quando avvicinai la pistola alla sua fronte e il suo corpo si tese.
Stava guardando sù, nei miei occhi, e ora ero di ottimo umore.
«Come sei entrato?» mi chiese con un tono di voce basso, stringendo i pugni ai lati del suo corpo.
«È veramente questa la domanda che vuoi chiedermi, piccola? Non importa» scossi la testa, abbassando la pistola sulla sua guancia e carezzando il suo zigomo con la canna. «Ho finalmente trovato un modo per tenerti a bada, avrei dovuto pensarci prima».
«Fottiti» disse a denti stretti, il suo petto si alzava e si abbassava pesantemente attraverso dei respiri profondi e mi avvicinai ancora di più, in piedi tra le sue gambe mentre abbassai lo sguardo su di lei. «mi hai seguito tu».
«No, tu hai seguito me. Questa è la seconda volta che capita e so che stai tramando qualcosa. Ti ho vista a casa di Roger» sorrisi di nuovo, portando la pistola sul suo collo, facendola scorrere sui lividi sbiaditi che le avevo lasciato quando l'avevo strangolata e anche sul piccolo taglio sulla gola, fino ad arrivare sulla cicatrice bianca sul rigonfiamento del suo seno.
E nel momento in cui menzionai il nome di Roger, rimase a bocca aperta.
«Che?» aggrottò le sopracciglia.
«So che sei qui per ucciderlo, beh, probabilmente l'hai già fatto. Stavi aspettando che mi presentassi lì?» le chiesi, guardando nei suoi occhi.
«Ma che cazzo? Non ti stavo aspettando, perché cazzo sei qua?» alzò la voce e alzai un sopracciglio in segno di avviso, pressando un po' di più la pistola sul suo petto, proprio sotto la sua clavicola.
«Sparami, avanti. Perché ci stai mettendo così tanto?».
«Voglio sapere perché sei tornata nella mia vita e perché cazzo stai uccidendo le persone che io dovrei uccidere, se non per imbatterti di proposito in me» feci spallucce, guardando mentre divise le labbra quando una risatina priva di umorismo uscì dalla sua bocca. «Cosa?».
«Sei un cazzo di narcisista» disse semplicemente.
«L'ultima cosa che voglio è incontrarti. Se mi ricordo correttamente, eri tu quello che si era presentato in quel corridoio durante l'asta. E che intendi con uccidere le persone che dovresti uccidere tu?».
Oh, non avrebbe fatto ricadere su di me questa situazione.
«Tu sei andata all'asta sapendo che sarei stato lì. Sei andata al club dove stavo festeggiando il mio compleanno, e ora ti incontro qui. Mark e Roger erano sulla lista delle quattro persone che devo uccidere. E sto cominciando a credere che l'hai organizzato tu... o quella puttana che chiami mamma». Mi chinai così che potessi sussurrare, cercando molto difficilmente di mantenere i miei occhi sulla sua faccia. «Perché tornare nella mia vita ora? Dimmi solo la verità e ti ucciderò velocemente».
«Stai delirando» scosse la testa, aggrottando le sopracciglia e alzando la testa. «Mark e Roger sono sulla mia lista delle quattro persone che devo uccidere. Ero all'asta per avere i nomi, non avevo idea che saresti stato lì. Ero andata al locale per uccidere Mark, non sapevo nemmeno che fosse il tuo compleanno. E sono qui perché Roger era il mio prossimo obiettivo. Sei tu quello che mi sta seguendo!».
Cosa?
Non aveva alcun senso, quale cliente ci darebbe la stessa lista? Perché? Era folle e stava cercando di entrarmi nella testa, era l'unica spiegazione.
«Quali sono gli altri due nomi sulla tua lista?» le chiesi ma fece ruotare gli occhi al cielo, e riportai la pistola puntata alla sua testa. «Rispondimi ora cazzo».
«Luchas Johnson e Gael Cruz». Sussurrò, stringendo la mascella.
Porca troia.
«E ti aspetti che creda che la tua famiglia non ne sia l'artefice?» ridacchiai. «Quelle sono le persone che devo uccidere io, piccola. Quindi dimmi che sta succedendo. Che hai in mente?».
Sembrava fottutamente confusa e stavo miserabilmente cercando di pensare a una spiegazione.
«Sei fuori di testa». Scattò.
«Sei tu quello che ha fatto irruzione nella mia camera d'hotel, Harry!».
Il modo in cui disse il mio nome mi fece correre un brivido lungo la spina dorsale, raramente lo diceva. Suonava molto bene nella sua voce fluida e roca, e non ero il tipo a cui piacevano gli accenti americani.
E fu abbastanza a distrarmi per due secondi, tutto ciò di cui aveva bisogno per afferrare velocemente il mio polso, e premetti il grilletto istintivamente, colpendo il soffitto.
Ovviamente avevo il soppressore, non ero stupido, ma ora si era alzata dal letto e aveva colpito il suo gomito sul mio lato ferito, il che mi fece cadere l'arma quando un'improvvisa onda di dolore si irradiò attraverso il mio corpo.
Ma non prese la pistola, la lanciò accidentalmente più lontana quando si allungò per il coltello nei suoi stivali. Mi ricomposi, afferrandole le braccia e spingendola contro il muro più vicino prima che potesse afferrare il coltello.
Il dolore dove mi aveva colpito mi stava facendo suonare le orecchie ma grazie a Dio non stavo sanguinando di nuovo. E prima che potesse colpirmi di nuovo riuscì a liberare una delle sue mani, afferrai il suo polso di nuovo e lo tenni fermo contro il muro mentre posizionai la mia gamba tra le sue per mantenere il suo corpo fermo, così non avrebbe preso il coltello.
I nostri corpi erano completamente pressati uno contro l'altro e la mia faccia era troppo vicina alla sua, riuscivo a sentire i suoi respiri caldi sulle mie labbra e fui debole abbastanza da guardarle la bocca.
Era così fottutamente vicina...
Tenni facilmente entrambi i suoi polsi sopra la sua testa con solo una mano e attorcigliai la mia mano libera attorno alla sua gola per mantenerla ferma, chiedendomi perché mi ci stesse volendo così fottutamente tanto per ucciderla.
Forse potevo solo farla svenire e legarla per farle le domande? Forse sarebbe più collaborativa se l'avessi torturata?
Ma prima che potessi anche procedere con il pensiero di quell'iniziativa, sentii le sue labbra sfiorare le mie quando cercò di liberarsi dalla mia presa, inarcando la sua schiena e contorcendosi leggermente.
Ed entrambi diventammo tesi allo stesso tempo nel momento in cui le nostre bocche si toccarono.
La guardai negli occhi e lei stava già guardando me, i nostri respiri irregolari sembravano così distanti ora... ero completamente concentrato su di lei, non sembrava esserci più niente.
La mia gamba era pericolosamente vicina al suo contro e divenni troppo consapevole di quanto solo in nostri corpi si stessero toccando... e cazzo, vedere il suo reggiseno da così vicino mi permise di notare il modo in cui erano evidenti i suoi capezzoli turgidi sotto il sottile strato di tessuto. E lo fece di nuovo, carezzare le sue labbra contro le mie mentre strinsi la presa sul suo collo.
Fino a quando persi il controllo.
Feci schiantare le mie labbra contro le sue e la sua bocca fu già aperta per me, la sua lingua fu quella che stuzzicò la mia e feci scivolare la mia mano sulla sua mascella così che l'afferrassi, approfondendo il bacio mentre la mantenni ferma.
L'adrenalina che mi correva nelle vene era quasi soffocante, la tensione attorno a noi era semplicemente scattata e non avevo idea di cosa stesse accadendo, i nostri corpi stavano chiaramente prendendo l'iniziativa.
Le nostre lingue si stavano aggrovigliando insieme urgentemente e lasciai andare i suoi polsi per afferrarle la vita, avvicinandola a me per piegare la mia coscia ancora più vicina al suo centro.
Ora le sue dita si infilarono nei miei capelli e li tirò con decisione, facendo scappare involontariamente un gemito dalla mia gola. Questo la spronò soltanto e mi baciò con più foga, acclamando la mia bocca come non l'aveva mai fatto nessuno. Era davvero brava, la mia pelle bruciava e l'intensità del bacio mi stava togliendo il fiato.
Si allontanò per mordicchiare il mio labbro inferiore, facendoci correre la lingua sopra prima che decidesse di mordere ancora più forte, fino a rompere la pelle.
Cazzo.
Persi completamente la testa e abbassai la mano sul suo sedere, palpeggiandola disperatamente attraverso i pantaloni di pelle e portando i suoi fianchi più vicini alla mia gamba quando la pressai proprio dove morivo dalla voglia di toccarla.
Il suo gemito era delicato e mi baciò di nuovo, strusciando i fianchi mentre potevo assaggiare il sangue dal mio labbro tagliato, e fui un po' sorpreso quando mi spinse indietro fino a farci cadere sul letto.
La spinsi velocemente di lato per starle sopra, baciandola di nuovo mentre sentii una delle sue mani scivolare lungo il mio stomaco, facendo coprire di brividi tutto il mio corpo quando raggiunse la linea dei miei pantaloni.
I miei muscoli fremettero sotto il suo tocco e avvolse le gambe attorno ai miei fianchi, tirandomi più vicino fino a quando non lo fu la mia erezione.
Sentii improvvisamente qualcosa di freddo sul mio collo e aprii gli occhi, sentendomi un po' stordito e allontanandomi dal baciò quando realizzai che Cleo stava reggendo un coltello contro la mia gola.
«Boo». Sussurrò, completamente senza fiato e con le labbra molto gonfie, ancora macchiate del mio sangue.
Il mio cuore stava correndo troppo forte per riuscire a capire qualcosa, tutto il sangue stava fluendo dritto al mio cazzo e sapevo che potesse sentire quanto fossi duro.
Mi aveva fottutamente distratto di proposito, la cazzo di puttana.
Non ebbi il tempo di reagire o allontanarmi quando cominciò a tagliarmi la gola, ma fummo entrambi sorpresi quando ci furono dei colpi molto forti sulla porta, quasi come se la persona stesse cercando di fare irruzione.
Allontanò via il coltello per un riflesso, ma il piccolo taglio che mi aveva lasciato sul collo stava già sanguinando e colando sul suo petto, visto che ero ancora sopra di lei.
Accigliai le sopracciglia e la fissai solo, tutto era successo in modo così fottutamente veloce come un colpo di frustata.
E poi qualcuno bussò di nuovo.
_
Ciaoo!
VOI NON AVETE IDEA.
Come state? Vi piace questa storia? Niente io mi sono già spoilerata la fine. :,)
La storia non è mia, i crediti sono riservati ad Ella, l'autrice della storia che in questo momento non ha più Wattpad.
- NiK
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