XXX. Prima Notte
Kassandra
Dopo la festa, non ebbe così tanto tempo per metabolizzare le parole di Kronos. Ormai da lì a pochi attimi il torneo sarebbe ufficialmente iniziato.
Si era cambiata, aveva indossato dei pantaloni comodi e aderenti, in più una larga casacca chiara per muoversi agevolmente. Stringeva tra le mani la bretella dello zaino, in spalla. Aveva preso a torturare il tessuto, travolta dall'ansia e dal nervosismo.
Il sudore le appiccicava i palmi. La paura le bloccava le gambe ed ebbe la sensazione che il mondo stesse girando attorno a lei, andava avanti, mentre Kassandra restava ancorata sul posto.
Sentiva il vociare degli altri campioni, fiutava i loro dubbi, come se il timore di tutti avesse lo stesso aroma. Si portò una mano allo stomaco, cercando di non vomitare.
Adonis le si affiancò. «Spareranno verso l'alto, con il via. Tu corri nella foresta e cerca un rifugio. La maggior parte cerca i resti del castello diroccato...»
Kassandra sbatté le palpebre. Adonis non era mai stato un genio della strategia e, d'improvviso, le parole di Kronos le risvegliarono i sensi. Ricordava alla perfezione le lezioni con lui e Hyperion. Avevano spiegato ogni possibile tranello e nascondiglio.
«Il vecchio castello diroccato di certo è uno dei posti più bramati dai partecipanti. Ci si può nascondere tra i lunghi corridoi e usare la torre di vedetta, ma vi esporrà subito a scontri.» Kronos aveva puntato una lunga bacchetta di legno verso una riproduzione in miniatura della foresta, indicando, per l'appunto, il castello. «Il primo nascondiglio, della prima notte, dev'essere vicino al luogo di partenza, per ristorarvi in sicurezza, lontano dalle manie di grandezza degli altri campioni. Manteniamoci umili per gli inizi. Prendere il castello significa dimostrare una falsa superiorità, che non ci interessa.»
Kassandra scosse il capo, ritornando alla realtà. Osservò Adonis di sbieco. L'uomo aveva ancora il naso gonfio dal pugno, ma manteneva una sorta di eleganza propria. Non aveva idea di come riuscisse a trasformare qualsiasi ferita in un pregio. «Ho una mappa con me?»
Adonis tornò a prestarle attenzione. Fino a pochi secondi prima i suoi occhi elettrici erano posati sulla figura di Kronos, intenta a parlottare con Mars.
«Sì, Hydra si è occupata di tutto... io probabilmente me ne sarei dimenticato.»
Kassandra ridacchiò. Continuava a domandarsi come fosse possibile che Adonis si fosse classificato secondo al proprio torneo. «Ancora mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere il tuo anno...»
«Semplice.» Adonis scrollò le spalle. «Mi sono alleato col mio -a quanto pare- ex pseudo fidanzato psicopatico, che mi ha proposto di uccidere tutti gli altri partecipanti... e sinceramente è stato divertente.»
Kassandra forzò un sorriso, mentre un brivido di freddo le circondò il corpo. Decise di ignorare la paura e la sua totale fiducia in un pazzo assassino ludopatico.
Adonis riprese a parlare. «La prima prova sarà dopodomani. Dal tuo nascondiglio, sentirai in lontananza uno sparo. Dopodiché ci sarà una luce del colore del distretto della prima prova, resterà accesa finché tutti i partecipanti raggiungeranno il luogo dell'inizio della prova. La luce di Hephestus è-»
Kassandra lo interruppe. Decise di approfittarne per una ripetizione generale. «Prima prova, Hephestus e quindi gialla. Mirah sarà blu, Kronos nera, Athena bianca e tu rossa.»
Adonis le sorrise compiaciuto. «Esattamente.» Si guardò attorno. «Non confonderti. Gli avversari potrebbero accendere luci diverse per ingannarti e farti cadere nella loro trappola.»
Kassandra aggrottò la fronte e annuì. Lanciò un'occhiata agli altri partecipanti. Dyonisus ed Helena sembravano in tensione almeno quanto lei. Achille e Mars, invece, sembravano pronti a distruggersi a vicenda.
Vide Athena giocherellare con una pistola in mano. Tutti i ragazzi si piazzarono sulla linea di partenza. Kassandra fissò l'immensa distesa verde che le si apriva di fronte.
La foresta sembrava richiamarli, come se il torneo richiedesse il loro sangue. Trovava crudele il fatto che dei ragazzi, che non avevano mai avuto la possibilità di avere una vita reale, dovevano scontrarsi tra di loro per poter svoltare e darsi un'opportunità. Pagavano crimini mai commessi.
Strinse le mani a pugno. Non avrebbe mai ucciso Kronos, nonostante avesse distrutto la sua famiglia, privandola di una madre.
Piuttosto, sapeva bene come fargli del male e l'unico modo era non fargli vincere il torneo, anche se questo significava dover sacrificare il sogno di Mars.
Kassandra doveva anche proteggere la sua famiglia e una vocina in lei continuava a urlarle che avrebbe potuto farlo solo se Kronos fosse morto.
Probabilmente suo padre aveva ragione a volerlo fermare. E trovava assurdo essere d'accordo con lui.
Lo sparo squarciò il silenzio della Notte. Tutti i ragazzi corsero via.
Kassandra seguì soltanto il suo istinto. Abbracciò lo zaino e corse a perdifiato verso la foresta, ignorando gli altri partecipanti. Non voleva scontri, né fastidi. Voleva mettersi al riparo per quella notte, che non le appariva tranquilla per niente, visto le minacciose nuvole grigie e all'orizzonte.
Sfilò, con velocità, la mappa dalla tasca esterna dello zaino, insieme a una torcia.
Si guardò alle spalle, realizzando, con un certo sollievo, che nessuno aveva tracciato il suo stesso percorso.
Quando si era inoltrata nella foresta il giorno in cui Apollo era morto, non aveva fatto caso a quanto le piante fossero fitte tra loro. Alzò lo sguardo verso i rami degli alberi e la luce della Luna non riusciva a filtrare tra essi, come se avessero creato un tetto serrato di fogliame.
L'aria era umida, c'era un forte e penetrante odore di bagnato. Kassandra storse il naso e illuminò la mappa. Sentiva il cuore galopparle in gola e deglutire era una fatica. «Speriamo di non restare divorata dai lupi-» mormorò tra sé e sé, mentre iniziava a seguire il percorso che avrebbe dovuto portarla alla Grotta grigia.
C'erano anche altri rifugi, oltre alla Grotta e al castello. Un vecchio rudere abbandonato, dove si raccontava vivesse un vecchio e pazzo pastore, che aveva provato molti anni fa a uccidere tutti i consoli. Era stato Uranus, poi, a metter fine alle sue sofferenze. Hestia le aveva raccontato che gli aveva tagliato la Gola e aveva impacchettato i suoi occhi, spedendoli al padre di Athena, come minaccia.
Kassandra ricordava di aver avuto quasi l'istinto di vomitare durante quel racconto.
Comunque, il vecchio rudere -che adesso si divertiva a raccontare fosse maledetto- era troppo distante. Era già abbastanza stanca e provata da tutto quello che era successo per tentare di inoltrarsi per un tratto così lungo.
Un altro posto che sarebbe stato carino da visitare, forse non durante un torneo semi mortale, era una grotta nascosta dalle Cascate. Sicuramente l'avrebbe tenuta abbastanza al sicuro, ma era anch'essa troppo distante, non voleva rischiare.
Infine, era abbastanza certa che un altro nascondiglio gradito ai campioni erano i sotterranei. C'era una vecchia botola che portava a una sottospecie di stanza sotterranea. Era facile nascondersi e aspettare lì per un po'. Troppo vicina e desiderata dai campioni. Kassandra non voleva problemi.
Spostò alcune ciocche all'indietro. Il sudore le appiccicava i capelli e il fiato era ancora corto. Forse avrebbe dovuto allenarsi di più nella corsa, ma aveva sempre detestato quell'allenamento e la maggior parte del tempo si divertiva a sghignazzare con Morpheus.
Si mordicchiò il labbro, ripensando all'amico. Probabilmente non li avrebbe più rivisti, ma la sola idea di aver deluso quelle persone, che in poco tempo erano diventate la sua famiglia, la faceva star male. Continuava a ripetersi che un giorno avrebbe trovato il modo di chiarire ogni cosa e di permettere anche a loro una vita migliore. Avrebbe fatto di tutto per riportare la loro società a livelli vivibili, dove gli innocenti non pagassero colpe come fossero eredità scomode.
Aggrottò la fronte, quando, seguendo il percorso, riuscì ad individuare la grotta grigia. L'edera rampicante ne ricopriva la superficie di roccia, ma era abbastanza ampia da permetterle un riparo dalla pioggia. Avrebbe potuto accendere anche il fuoco.
Sospirò piano e si avvicinò camminando silenziosamente. Non voleva spezzare i rami a terra e attirare l'indesiderata attenzione di qualche animale affamato.
Raccolse un po' di legna per la notte. Almeno avrebbe acceso un piccolo fuoco per riscaldarsi e non morire assiderata.
Si avvicinò alla grotta e si pietrificò, quando individuò una figura. Era pronta a lanciare un urlo, ma quella si avvicinò e le portò una mano alla bocca.
«Tu urla e attirerai animali e altri campioni pazzi. Zitta, va bene?»
All'improvviso riconobbe la voce di Mars e rilassò la spalle, abbassando la guardia. Gli occhi chiari del ragazzo la guardavano con rabbia. Annuì con un gesto del capo e Mars si allontanò, tornandosene al proprio posto. Non le diede il tempo di parlare, perché alzò un dito, interrompendo qualsiasi discorso di scuse. «Questo nascondiglio è occupato. Vattene da un'altra parte.»
Kassandra corrugò la fronte. Capiva la sua rabbia. Ma a momenti avrebbe piovuto e non poteva permettersi di gironzolare nella foresta come un'idiota. Sarebbe apparsa la cena perfetta per lupi e qualsiasi altro strano animale abitasse quel posto inquietante. Lasciò cadere lo zaino a terra, accanto al piede di Mars, che lo osservò di sbieco.
«Scordatelo. C'è abbastanza spazio per due.» Sistemò la legna a terra. Sentiva lo sguardo di Mars bruciarle addosso e si voltò a guardarlo. «Che c'è?»
«Se accendi il fuoco, attirerai gli animali.»
«La tua soluzione è morire assiderati?»
Mars la guardò storto. Sembrava infastidito. D'altronde Kassandra non poteva dargli torto, tutto sommato. Neanche lei aveva amato doverlo prendere in giro. Mars nemmeno immaginava quanto si era odiata per aver ascoltato le sue paure e non avergli potuto rivelare la verità. Sperava che col tempo comprendesse o quantomeno non la odiasse. Perché quello sguardo carico di rancore le faceva male. Le ricordava che Apollo era morto a causa sua, che non era altro che una traditrice.
«Il mio piano era starmene da solo e chiudere la grotta col masso, tanto per lasciare giusto un po' d'aria.»
Kassandra si morse l'interno guancia. «E allora fallo.»
«Non con te qui con me. Gradirei che te ne andassi. Questo è il mio nascondiglio e i traditori non sono ben voluti.»
Kassandra roteò gli occhi al cielo. «Senti, credi che mi sia piaciuto dover fingere? Che alternative avevo?!»
«Fuori.» Eppure, Mars non si muoveva di un millimetro. Di solito sfruttava la propria mole per incutere timore, ma se ne restava fermo, guardandola con uno scintillio di odio nello sguardo.
«Senti», Kassandra tremò quando un tuono squarciò il silenzio e lo scrosciare della pioggia iniziò a essere incessante, «d-da domani le nostre strade si separeranno. Adesso puoi ospitarmi qui? Puoi ignorarmi quanto ti pare.»
Mars borbottò qualcosa a voce così bassa che Kassandra non riuscì a sentirlo. Sorrise appena quando lo vide tirarsi in piedi. Mars si avvicinò a un enorme masso e lo spostò, dopo qualche sforzo, contro l'ingresso della grotta, all'interno della quale potevano restare a malapena in piedi. Il ragazzo doveva abbassarsi un po' per non scontrarsi con quella testa dura contro il soffitto di pietre. Kassandra era convinta che potesse spaccarlo, vista la sua cocciutaggine.
Kassandra, poi, prese ad accendere il fuoco e si accucciò di fronte, raggomitolandosi quasi su se stessa e portando le gambe al petto. Si dondolò un po' in avanti e indietro, provando a non tremare per i tuoni.
Mars ritornò a sedersi dov'era prima, restandosene in silenzio. Ogni tanto spezzava qualche ramo, alimentando il fuoco.
Avevano mangiato abbastanza alla festa da non aver fame. Kassandra aveva rubato del cibo dal buffet e insieme a Hydra l'avevano conservato e sistemato nello zaino. Almeno non avrebbe dovuto procacciarsi qualcosa per i giorni successivi. Si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, in tensione.
Il silenzio le dava fastidio. Aveva sempre bisogno di distruggerlo, come una pietra lanciata contro una vetrata. Non voleva restare da sola coi propri pensieri e paure, ma in quel momento la voce di Kronos prese a rimbombare nella mente, come un'eco lontana.
«Buona fortuna, Dahlia. Ne avrai bisogno.»
Deglutì. Kassandra era terrorizzata. Da quanto tempo Kronos sapeva della sua identità? Perché non l'aveva uccisa prima? Perché non l'aveva utilizzata come pedina contro suo padre, così come aveva fatto col figlio di Athena?
Tante e troppe domande si affollavano nella sua mente, come uno sciame di api. Prese ad arricciare i capelli attorno all'indice, quasi in maniera isterica.
Alzò lo sguardo verso Mars e incrociò i suoi occhi chiari, presi a scrutarla.
«Non dovresti avere paura della prima prova. Sarà semplice.» Mars si distese a terra, sfruttando lo zaino come cuscino.
La Kassandra di un anno prima non avrebbe mai creduto a quella del presente, se le avesse rivelato che avrebbe trascorso giorni interi come una naufraga sopravvissuta.
«Non ho paura del torneo.»
«E di cosa, allora?» Mars sbuffò scocciato.
Kassandra tirò via una pellicina dalle dita e sospirò frustrata. «Di quello che Kronos potrebbe farmi.»
«Già...» Mars aveva uno strano tono freddo. Non era bravo a fingere indifferenza come l'uomo che l'aveva cresciuto. «Fossi in te giocherei tutte le mie carte per vincere, allora.»
«È quello che farò.»
Mars storse il naso e socchiuse gli occhi.
«Mars... mi dispiace-»
«Dormi e lasciami stare. Già è tanto che sei viva. Ci penserà il torneo a decidere della tua sorte.» Le diede le spalle e il silenzio tornò a regnare sovrano.
Kassandra sospirò piano. Non avrebbe distrutto l'occasione di Mars. Se avesse vinto il torneo, lo avrebbe portato con sé.
***
Angolino
Come state?
Il peggio peggio per ora è passato, dai. Penso che i prossimi pesanti saranno un poco più in là, con quello dal pov di Kronos dopo tutto il casino.
Ma c'è ancora tempo🫶🏼
Alla prossima e grazie per leggermi🫀
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