Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XXVI. Aiuti

𝐀𝐝𝐨𝐧𝐢𝐬



La seconda prova aveva confuso tutti. Adonis ne era rimasto sconvolto.

Mirah aveva fatto in modo che tutti potessero ascoltare ciò che era successo a Mars, per cui adesso gli altri consoli erano consapevoli che il campione di Kronos non aveva più alcuna intenzione di continuare a gareggiare.

Probabilmente il se stesso di qualche tempo fa non avrebbe creduto all'innocenza di Kronos, né alla sua versione dei fatti. Eppure, adesso, qualcosa gli suggeriva che era vero. Che Kronos voleva davvero salvare la madre di Mars, ma era stato aggredito. Sapeva quanto tenesse a quel ragazzo ed era certo che volesse tutelarlo, impedendo alla donna di fare del male anche a lui.

Nella sua testa rimbombava la discussione tra i due.

«Tu per me, da oggi, sei morto.»

Mars era arrabbiato. Capiva quanto potesse voler vomitare tutto l'odio, sputando rancore come fiamme infuocate di un drago.

Non poteva far a meno di pensare che Kronos era già abbastanza provato. Non avrebbe retto anche a quella storia. E aveva paura della sua possibile reazione.

Adonis si mise a sedere di scatto sul divano. La testa gli ronzava e dovette impiegare alcuni istanti per poter alzarsi in piedi, la vista gli si era annebbiata per qualche secondo, a causa del movimento troppo veloce.

Hydra si appoggiò alla parete del salotto e intrecciò le braccia al petto. Lo osservò con attenzione. «Kassandra va alla grande, si è classificata terza. È ottimo, no?»

Adonis annuì. Era felice per la sua ragazza. Le aveva fatto tantissimi complimenti, ma le aveva chiesto di andare a recuperare Mars. Era abbastanza certo che non volesse uscire da quella galleria e che tentasse di abbandonare la Foresta di Mezzo per lasciar perdere il torneo e far del male a Kronos, preso dal nervosismo.

La ragazza era rimasta stordita, ma aveva staccato di scatto la loro conversazione, correndo da Mars. E gliene era grato, Adonis era sicuro che Kassandra avrebbe trovato un modo per non farlo scappare via.

«Sì, ma devo andare da Kronos.» Si sistemò la camicia, lisciandosela, e incrociò lo sguardo incuriosito di Hydra.

«Voi non eravate ancora in fase litigio in cui non parlate, vi ignorate e tutte queste cose strane tipiche vostre?»

Adonis si morse l'interno guancia. Il sapore metallico gli riempì la bocca. «Sì, ma già ha avuto bisogno di me. Non credo che questa storia gli stia facendo bene.»
Chiamò l'ascensore. Pigiò nervosamente il tasto, forse nella speranza assurda che divenisse di colpo più rapido.

Quando il tintinnio delle porte dell'ascensore lo risvegliò, Hydra gli afferrò il polso, prima che lasciasse che si richiudesse. «Senti, sta' attento. So che sembra stupido, ma ho paura che sia troppo provato e possa prendersela con te.»

Adonis le sorrise e le posò un bacio sulla fronte. «Non ti preoccupare. Ci vediamo più tardi.» Le porte dell'ascensore li separarono.

Non era una giornata soleggiata, tanto per cambiare. Adonis non amava particolarmente quel clima costantemente tetro e grigio, ma spesso aveva l'impressione che fosse quasi più una proiezione del loro dolore. Quando viveva nella Grande Città, anche le giornate uggiose gli piacevano. Amava l'odore di bagnato dopo ore di pioggia. Amava sentire come permeava nell'ambiente, riempendo l'aria. Si divertiva a seguire le gocce d'acqua che bagnavano la finestra della sua camera.
Adorava andare in giro in bicicletta e anche sul piccolo scooter che suo padre gli aveva comprato, dopo che chissà come -parole sue- aveva riportato ottimi risultati a scuola, nonostante la dislessia.
Se solo avesse saputo che aveva imbrogliato, probabilmente lo avrebbe fatto a fette. Ma non gli interessava all'epoca, voleva solo essere felice e concludere gli studi, per poter scappare da quella villa, dove la parola amore non aveva neanche idea di cosa fosse, né tantomeno come si scrivesse.
Era sempre stata vuota di significato, almeno fino a che non era piombato nella città dei reietti e aveva conosciuto quel pazzo da cui si stava recando in quel momento.

Affondò le mani nella tasche dei pantaloni, prendendo a giocare con alcune monete dimenticate al loro interno. Il trillo dei metalli che si scontravano tra loro lo fece sorridere come un bambino.

Arrivato alla villa, Adonis prese un grosso respiro e si guardò attorno. Si avvicinò al portone d'ingresso e ripulì le scarpe sul tappeto, liberando le suole dal fango appiccicoso. Bussò al batacchio e attese sul posto, dondolandosi annoiato sui talloni.

Avrebbe preferito che ad aprirgli fosse uno dei ragazzi o magari Hyperion, nonostante lo detestasse.
Invece, una chioma bionda lo osservò con scetticismo. Rhea lasciò scorrere gli occhi verdi come smeraldi sulla sua figura. «Che diavolo vuoi?»

Adonis sforzò un sorriso. «Secondo te? Stavo facendo una passeggiata?», sbuffò nervoso, «fammi entrare, voglio vederlo.»

«E per cosa? Per urlargli di nuovo addosso che non gli credi?»

Non aveva mai avuto un buon rapporto con Rhea. Certo, la trovava una donna bellissima e probabilmente non si sarebbe mai fatto scrupoli a trascorrere una serata con lei, se non fosse stato che la detestava. Forse solo un po' meno di Athena.

«Se fosse stato così, allora non sarei proprio passato, non credi?» Adonis inclinò il capo.

La donna fece un'espressione scocciata. Roteò gli occhi al cielo e aprì di più il portone, che cigolò appena. Gli fece cenno col capo di poter entrare e Adonis la assecondò senza farselo ripetere ulteriormente. Sentiva le occhiatacce di Rhea addosso.

D'altronde, Rhea non lo aveva mai ben voluto. Rispetto ad Hyperion che si limitava a tollerarlo, perché comunque Kronos ci teneva a lui o qualcosa di simile, Rhea credeva che Adonis non fosse abbastanza e né all'altezza.

Adonis, d'altro canto, pensava che la donna avesse un interesse per Kronos e non sopportasse semplicemente il loro rapporto o la sua presenza. Inoltre, ricordava bene quando Kronos sembrava pronto a fingere un matrimonio di circostanza con lei, pur di zittire le voci su di loro.

Forse era un atteggiamento da ragazzini, ma Adonis era geloso del loro rapporto, perché Kronos si fidava ciecamente di lei e avrebbe voluto che potesse comportarsi allo stesso modo con lui.
Certo, sapeva di non aver dato proprio grandi prove di fiducia, ma ci stava lavorando.

«Allora», Adonis si voltò a guardarla e scrollò le spalle, «hai intenzione di dirmi dove posso trovarlo o devo giocare a nascondino? Perché inizierei dal suo ufficio o dalla palestra.»

«È in ufficio con Hyperion.» Hestia lo fece sussultare. Si voltò a guardare la ragazza, che teneva tra le mani una tazza fumante. A giudicare dall'odore, Adonis suppose che fosse una tisana.

«Grazie, tesoro. Sei gentilissima.» Adonis le ammiccò e sorrise divertito quando vide il rossore avvolgerle le guance, mentre, balbettando, lo rassicurava che non c'erano problemi.

Rhea fece un colpetto di tosse e lo guardò male. «Hai finito di provarci con qualsiasi essere che sappia respirare?»

«Dovrei contraddirti. Tu sai respirare e non ho intenzione di provarci con te.» Adonis rispose in modo acido. Voltò i tacchi e si diresse verso le scale, senza riuscire a nascondere un sorrisetto soddisfatto della propria risposta.

Salì le scale e si diresse verso l'ufficio di Kronos. Bussare sarebbe stato inutile, probabilmente l'avrebbe mandato via ancor prima di capire chi fosse. Spalancò la porta e Kronos e Hyperion si voltarono a fissarlo.
Il primo era seduto dietro la scrivania. Aveva lo sguardo pallido e stanco e gli occhi leggermente arrossati.

Hyperion gli sorrise quasi grato. «Vieni, accomodati.»

«Vattene.» Kronos lo guardò male.

Adonis agitò la mano, annoiato. «Quando finirai di dire sempre le stesse cose? Forse dovresti aggiornare il vocabolario.» Si accomodò sul divano e accavallò le gambe.
Hyperion li osservò in silenzio per un attimo. Arretrò man mano, raggiungendo la porta. La aprì di scatto e li lasciò soli.

Adonis sorrise appena e piantò il suo sguardo su Kronos, che sembrava fissasse un punto nel vuoto. «Allora, come stai?»

«Che ti interessa? Vuoi farmi la predica? Perché non sono dell'umore.» Kronos si tirò in piedi e si massaggiò il collo. Si avvicinò alla finestra per prendere fiato.

Adonis si alzò e gli si avvicinò piano. Avrebbe voluto davvero poterlo abbracciare senza sentire il corpo dell'altro irrigidirsi al solo minimo contatto. Ma in quel momento c'erano così tanti problemi e dissapori che, in fondo, non ne moriva così tanto dalla voglia. Il suo labbro era ancora spaccato dall'ultimo pugno di Kronos. Così come l'altro aveva ancora un paio di lividi sugli zigomi. «Cos'hai intenzione di fare?»

Kronos aggrottò la fronte. Voltò il capo nella sua direzione. «Tu-» Tossicchiò per dare vigore alla voce, «tu mi credi?»

Adonis sentì lo stomaco aggrovigliarsi. Non c'era rabbia, né risentimento nel tono di Kronos. Dallo sguardo quasi confuso, individuò un bagliore di paura e stupore. «Ho imparato le lezione, immagino. E sinceramente non ho mai pensato che potessi usare Mars come una marionetta. Con lui non riesci, almeno. Ho sempre pensato fosse l'unico a renderti un po' umano.»

Kronos annuì flebilmente. «Non so che fare con lui, adesso.» Si portò le mani alle tempie, prendendo a massaggiarle.

La porta si spalancò. Entrambi si voltarono a fissare Morpheus, Hestia e Hyperion. L'uomo sembrava afflitto.«Ho provato a far capire a queste due teste di rapa di aspettare, ma-»

Morpheus avanzò nella loro direzione. Adonis non credeva di potergli vedere un'espressione seria sul volto. «Io so che Mars non pensava davvero quelle cose. Io credo che tu debba sfruttare il tuo unico incontro con lui.»

Kronos si staccò dalla finestra e osservò il ragazzo. Voleva parlare, ma Hestia lo interruppe. «Se tu lo sfruttassi, poi qualsiasi altra comunicazione importante che vorresti dargli, potremmo fornirgliela noi. Tecnicamente ai consoli è vietato entrare nella Foresta di mezzo più di una volta, ma gli estranei possono. Possiamo pensarci noi.»

Kronos si mordicchiò il labbro. Alzò lo sguardo su Hyperion, poi su Adonis.

«Credo che i ragazzi abbiano ragione. Devi parlare con lui di persona.» Hyperion posò una mano sulla spalla di Hestia.

«Va bene,» Kronos annuì «andrò da lui questa sera.» Si passò una mano tra i riccioli scuri.

Morpheus ed Hestia fecero per allontanarsi. Il ragazzo tentennò sul posto e li osservò. Saltellò appena. «Io lo so che lo hai fatto per salvarlo, perché insomma tieni a tutti noi... Mars deve saperlo. Tiene a te e credo che fosse solo arrabbiato.»

Kronos lo osservò. Abbozzò un mezzo sorriso. «Farò il possibile per farglielo capire.»

Morpheus annuì e li lasciò soli. Adonis si guardò attorno e posò le mani sui fianchi. Inclinò il capo nella sua direzione. «Se questa sera andrai da Mars, cos'hai intenzione di fare adesso, perdonami?»

Kronos alzò lo sguardo di scatto verso di lui. Prese la pistola dal cassetto della scrivania e si accertò fosse carica. Individuò il proprio ombrello in un angolo della camera e lo afferrò al volo, dopodiché indossò il cappello.
«Una strage.» Si aggiustò la cravatta allo specchio e gli lanciò una breve occhiata.

Fece per uscire dall'ufficio, Adonis lo osservò con curiosità e si leccò le labbra. «Vengo con te.»

Si incamminò al suo fianco. Una strana sensazione di eccitazione gli avvolse il corpo, percorrendolo come una scarica elettrica.
Innanzitutto non voleva che si facesse del male, ma soprattutto non avrebbe potuto negarsi un po' di divertimento.
Era da parecchio tempo che non si divertivano in quel modo insieme. Al torneo era stata straordinariamente inebriante quella sensazione di potere, mentre le mani e i vestiti erano completamente sporchi di sangue. Le vite dei loro avversari li avevano completati; rinvigoriti, avrebbe osato dire.

«Immagino tu voglia ammazzare Mirah.»

Kronos accese una sigaretta e annuì con un cenno del capo. «È un solo corpo, non capisco perché mi segui.»

Adonis scrollò le spalle. «Nel peggiore dei casi, assisterò mentre ti diverti. Se, invece, sono abbastanza fortunato, ci sarà qualcuno su cui possa divertirmi anche io.»

Kronos lo osservò con la coda dell'occhio e si fece sfuggire un piccolo ghigno.
Man mano che si allontanavano dal distretto Cenere, l'odore del mare era sempre più forte e permeante. Gli striduli versi dei gabbiani sembravano preannunciare il loro arrivo, mentre scappavano via di colpo dalle acque del mare, dove speravano di poter cacciare in pace.

Kronos storse il naso quando la sabbia prese a sporcargli le spalle, ma ignorò il fastidio. Adonis sorrise, restando dietro di lui, ma sussultò appena quando sentì il rombo di un tuono in lontananza.

Andò a sbattere contro la schiena di Kronos, che si era fermato ad osservare la piccola baita sulla spiaggia di Mirah.

C'erano diversi uomini che la circondavano. Adonis riconobbe tra alcuni di loro le guardie di Athena, le aveva viste alla festa d'inaugurazione del torneo. «A quanto pare sei fortunato.» Sfilò dalla tasca della giacca un pugnale e glielo porse, per non lasciarlo disarmato.

Adonis ghignò e lo afferrò. Il sorriso sul suo volto si ampliò, quando riconobbe il pugnale che aveva regalato lui stesso a Kronos, ma non ebbe tempo di formulare un commento, perché Kronos già stava avanzando in direzione degli uomini.

«Kronos, immaginavamo venissi qui. Sarebbe meglio che tu rifletta e resti indietro.»

Kronos inarcò un sopracciglio. Alzò le mani e si voltò, facendo per andarsene. Adonis seguì ogni suo movimento.

Gli uomini ridacchiarono tra loro, abbassando la guardia. In un lampo, Kronos si voltò di scatto e colpì il primo in pieno volto con un pugno, dopo aver indossato un tirapugni. Adonis si avvicinò a una delle guardie, accorsa a soccorrere il collega. Lo pugnalò alla giugulare e il sangue schizzò a zampilli fuori, macchiandogli tutti i vestiti, sporcando la sabbia ai loro piedi.

Alzò lo sguardo verso Kronos, mentre affondava la lama dell'ombrello nello stomaco di una delle guardie, fissandolo negli occhi.

Adonis individuò uno di loro intento a correre via, forse per chiamare aiuto o supporto, diretto ad avvisare di sicuro Athena. Poi sentì uno sparo e fissò la figura cadere a terra. Il sangue inquinò i granelli di sabbia.

Adonis si tirò in piedi. Si abbassò di scatto, per evitare l'attacco di una delle scimmie ammaestrate da Athena. Approfittò della propria altezza e pugnalò la guardia al fianco. L'uomo -con degli strani baffi- si accasciò su se stesso e Adonis gli assestò una gomitata nella schiena. Dopodiché lo accoltellò più volte al collo.

Si tirò in piedi, ripulendosi il sangue sul volto.

Kronos aveva afferrato il capo di una delle guardie per i capelli. Il volto era tumefatto dai pugni. Il sangue rappreso gli sporcava tutto il viso. Adonis non era nemmeno sicuro che quello potesse essere stato un naso, una volta.
Kronos si avvicinò al suo orecchio. «A chi conveniva andarsene, eh?»

L'uomo tossì, sputando sangue a terra. «B-basta. Ti prego. Dirò ad Athena tutto quello che vorrai.»

Kronos ridacchiò. «Non hai capito, allora.» Lo spinse con la testa nella sabbia e posizionò un piede sul suo collo, facendo pressione. «Ti ho chiesto di ripetere quello che hai detto prima.» Si guardò annoiato le unghie.

«M-mi dispiace.»

«Molto prima.»

«Frocio.»

Kronos sorrise. Prese la pistola e sparò alla testa. Il sangue gli schizzò in volto. Resti di cervello si erano incastrati nei granelli di sabbia.

Si avvicinò ad Adonis, che lo fissava tranquillo. Gli allungò una mano, indicando il pugnale. Adonis inarcò un sopracciglio e glielo porse.

Kronos lo afferrò e storse il naso. «MIRAH.» urlò con tutta la voce che aveva in gola. Salì sul porticato e batté contro la porta. Diede poi un calcio, una volta scocciato, ed entrò nella piccola baita. Si guardò attorno.

Adonis lo seguì. Si mosse verso la cucina e aprì il frigorifero. Nel frattempo sentiva la voce di Kronos che chiamava la donna come un forsennato. «Dove sei? Ti prometto che sarà veloce, brutta puttana.»

Adonis sorrise e individuò un succo d'arancia. Lo aprì e se ne versò nel bicchiere. Pochi secondi dopo, Kronos lo raggiunse.

«Che cazzo stai facendo?»

«La casa è vuota, tesoro mio. Suppongo se ne sia scappata da Athena. Nel frattempo ho un po' di fame e le svuoto il frigo.» Adonis sorrise tranquillo. Gli porse un bicchiere col succo e Kronos rifiutò, scocciato.

Aveva i vestiti imbrattati di sangue rappreso. I ricci gli ricadevano davanti alla fronte, appiccicati.

Kronos sbuffò. Si soffermò poi a fissare Adonis. Lasciò scorrere lo sguardo sulla sua figura. Infilò la mano nella tasca interna della giacca e prese un flacone. Adonis lo riconobbe. Non gli aveva più dato le pasticche e si chiese se le avesse recuperate da qualche suo spacciatore. L'uomo ne ingurgitò due. Gli si avvicinò e lo afferrò per i lembi della camicia, facendo scontrare i loro nasi.

Adonis fissò il flacone che aveva ancora in mano. «Dove le hai prese? Sono mie?»

«Me le sono procurate.»

Adonis aggrottò la fronte. Avrebbe voluto ribattere. Sostituirgliele con le sue, dato che spesso alternava alle pasticche delle caramelle dalla forma identiche, nella speranza dell'effetto placebo.

Kronos indugiò per qualche istante di troppo sulle sue labbra. Avanzò nella sua direzione, deciso. Lo acciuffò per i lembi della camicia con una mano, con l'altra lo tirò a sé, avvolgendogli il collo. Cominciò a baciarlo con foga.
Adonis sentì lo stomaco fare le capriole, come se un gancio lo avesse colpito in pancia. Ricambiò con rabbia e gli accarezzò i capelli. Adonis sorrise sotto le labbra dell'altro. Capovolse la situazione e lo spinse contro la parete opposta, incastrandolo.

Kronos batté appena il capo e mugugnò qualche imprecazione, ma tornò a mordicchiargli il labbro. Passò poi a torturargli il collo e Adonis si sentì inghiottito dall'eccitazione.
Gli schiocchi dei loro baci riempivano il silenzio inquietante di morte di quella casa sul mare.

Kronos lo allontanò poi. Prese fiato. Le gote erano arrossate e lo osservò per un istante. «Devo prima fare una cosa.»

Adonis lo osservò stordito. Lo seguì. Kronos afferrò un'ascia da un armadietto degli attrezzi. Uscì fuori sulla spiaggia e si avvicinò al corpo del capo delle guardie. Si voltò a osservare Adonis. «Non guardare, se ti senti sensibile.»

Adonis non ebbe il tempo di rispondere.

Kronos mozzò la testa dell'uomo e osservò il cielo grigio. «Ora mi servirà una scatola e un postino che faccia una spedizione per me.»



***


Eccoli🌝

Angolino
No, non hanno fatto pace😂
Solo che sono due clown, quindi sono capaci di fare di tutto assieme, pur restando ancora arrabbiati l'uno con l'altro.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima 🫀

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro