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XVIII. Omicidio

𝐊𝐚𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚

Quando era arrivata in quella città, più simile a una discarica umana, non credeva di poter incontrare persone che l'avrebbero fatta sentire più a casa del previsto.

Le mancavano di certo Adonis e Hydra, ma essere tra i Bastardi di Kronos non era affatto un incubo come aveva sempre immaginato.

Dopo cena, Kronos se ne stava seduto su una poltrona a fumare un sigaro, tenendo gli occhi socchiusi. Hyperion, al suo fianco, leggeva un vecchio romanzo.

Hestia si era allontanata per un istante, così Kassandra si era appollaiata sul divano, accanto ad Apollo. Mars e Morpheus erano impegnati a giocare a dama.

«Sei stanca? Hai gli occhi un po' arrossati.» Apollo le sorrise gentile, accarezzandole una ciocca di capelli. Le sembrava sempre che fosse come un fratello. Apollo l'aveva fatta sentire immediatamente una di loro, coi suoi gesti premurosi.

Kassandra sbadigliò appena, si accoccolò accanto all'amico, poggiando il capo contro la sua spalla. Non era stato facile all'inizio riuscire a trovare la forza di sfiorare anche per errore uno dei suoi amici. Adesso che li conosceva tutti abbastanza bene, però, sapeva di potersi fidare. «Ho sonno, ma non voglio dormire.»

Mars alzò lo sguardo su di loro. «Se hai bisogno di riposare, forse dovresti assecondare i tuoi sbadigli...»

Morpheus picchiettò la legna con l'attizzatoio. «Forza, Mars! Dai, muoviti! Sto vincendo daaai.»

Mars gli assestò un'occhiataccia infastidita. Osservò la scacchiera, indeciso sulla pedina da muovere. Apollo li guardava con distrazione. «Straordinario, Morph. Dopo secoli finalmente sei sul punto di vincere.»

Kassandra ridacchiò. Il suo sguardo venne attratto dall'arrivo di Hestia, che teneva tra le mani uno vecchio lettore cd e un ancora più antiquato giradischi. Rischiava di inciampare con tutte quelle cose tra le mani, ma Hyperion intervenne prima che si spiaccicasse con il volto a terra. L'uomo inarcò un sopracciglio. «Perché tutte queste cose?»

Hestia sistemò il giradischi in un angolo della stanza e la cassa su un tavolino. Si ripulì il maglione dalla polvere. «Perché voglio sentire un po' di musica e ballare.»

Kronos riaprì gli occhi. Il sigaro pendeva tra le labbra e aggrottò la fronte. «Da quando siamo diventati la succursale del Sinners Club?»

Kassandra saltò in piedi, ritrovando tutta l'energia. Il sonno scomparve all'improvviso e si avvicinò al giradischi, aggrottando la fronte. «È un pezzo d'epoca assurdo! Avete idea di quanto potrebbe valere nella Grande città? Parliamo almeno di due o tre secoli scorsi!» Sorrise felice. «Funzionerà?»

«Non vorrei distruggere la tua eccitazione, Kassandra. Ma quella è una riproduzione abbastanza fedele che ho scovato nella discarica.» Kronos espirò il fumo, che riempì l'aria. Di norma non l'avrebbe sopportato, ma l'uomo aveva aperto alcune finestre per non farli morire asfissiati.

«Allora proprio perché non è un pezzo vecchissimo, potrebbe funzionare, no?» Hestia sembrava speranzosa.

«Certo, perché nella discarica ci sono cose funzionanti...» Kronos li osservò e roteò gli occhi al cielo. Kassandra finse di non capire il commento sarcastico. «L'ho riparato, sì. Dovrebbe funzionare.» Si massaggiò le tempie.

«Ottimoo!» Morpheus si alzò di scatto, rovesciando la scacchiera. Mars si lamentò in sottofondo del disordine, ma ormai Hestia e Kassandra erano riuscite a far partire la musica, dopo aver provato più dischi.

Mars li raggiunse, lasciandosi coinvolgere da Morpheus. Ben presto al centro del salone tutti i ragazzi iniziarono a saltare a tempo di musica, improvvisando anche alcune coreografie. Kassandra afferrò Apollo per mano e lo trascinò a ballare con lei. Fin dal primo istante sapeva di potersi fidare di lui, era un amico speciale.

Era sempre pronto ad ascoltare tutti.

«Ti sei svegliata?» Apollo ridacchiò. Attirò a sé Mars e i due iniziarono a saltare sul posto, abbracciati.

Kassandra aveva sempre fatto caso che i due fossero inseparabili. Dove c'era uno, c'era anche l'altro. Si scambiavano consigli, libri ed erano sempre pronti a difendersi a spada tratta.

«Ci voleva un po' di musica, non credi?» Kassandra sorrise in direzione di Mars.

Il ragazzo annuì. Si posizionarono tutti in cerchio, lasciandosi trasportare dalla musica e restando abbracciati.

Kassandra intravide Kronos alzarsi dalla poltrona e spegnere il sigaro. L'uomo sfilò un flacone di pillole dalla tasca della giacca e ne ingurgitò una. Augurò loro la buonanotte e si allontanò verso le scale.

I ragazzi si voltarono tutti verso Hyperion, una volta rimasti soli. L'uomo sorrise e scrollò le spalle. «Arrivo, arrivo.» Si liberò della giacca e si unì a quel piccolo cerchio di momentanea allegria.

Da quel momento erano trascorsi alcuni giorni. Si erano allenati duramente, ancor più del solito. Mars aveva spiegato come avrebbero dovuto raggiungere il bosco per spiare la tenuta nascosta di Athena.

La fatidica sera era arrivata e Kassandra era in camera a prepararsi insieme ad Hestia.

Continuava a sentire una morsa attanagliarle le viscere. Se avesse soltanto provato a mangiare un pezzo di pane, avrebbe rischiato di vomitare anche l'anima.

Un groppo le soffocava la gola e tossì nervosa durante tutta la serata.

Le mani tremavano, mentre si accingeva a indossare un giubbotto imbottito. Lo sistemò bene, lanciandosi occhiate preoccupate allo specchio.

Allenarsi per uno scontro era tutt'altra cosa. Adesso c'era davvero la possibilità di doversi trovare faccia a faccia con qualcuno e difendersi.

Mars e Kronos avevano ribadito almeno un centinaio di volte che non avrebbero dovuto avvicinarsi troppo, né tantomeno ingaggiare una rissa. Dovevano semplicemente spiare e andarsene, senza attirare attenzioni.

Eppure Kassandra aveva un cattivo presentimento e non sapeva controllare la paura. Le gambe erano deboli. A stento riusciva a muoversi per la camera. Il respiro si faceva via via più affannato e avrebbe voluto soltanto nascondersi sotto le coperte e fingersi malata.

Hestia sembrava abbastanza tranquilla. Si sistemava guardandosi allo specchio. I suoi occhi erano sereni, i gesti sicuri. Probabilmente era abituata e quella non era la prima missione.

«Ho paura.» Kassandra rivelò ad alta voce quella sensazione angosciante e asfissiante.

Hestia si voltò a guardarla e le riservò un dolce sorriso. Si avvicinò a lei e la fece sedere sul letto. «È normale. Per tutti la prima missione è stata dura. Ma tu resta vicino a noi e non ti succederà nulla.» Le sistemò i capelli in un alto chignon, così come aveva fatto coi suoi. «È meglio averli legati, così non dai loro la possibilità di tirarteli.»

Kassandra mormorò appena dei ringraziamenti, forse Hestia non riuscì nemmeno a sentirli. La voce sembrava incastrata in gola, incapace di liberarsi. «Spero vada tutto per il meglio... ho una strana sensazione.»

«Ce l'abbiamo tutti la prima volta. Andiamo.» Hestia le tese la mano. Kassandra l'afferrò e la seguì fuori dalla camera.

Ognuno dei ragazzi era armato. Tutti avevano con sé dei pugnali. Kassandra e Apollo si erano premuniti anche di balestra, mentre Morpheus e Hestia di piccole granate e bombe fumogene, per sparire nell'ombra.

Mars, invece, teneva tra le mani una delle pistole di Kronos. Si accertò che la sicura fosse inserita e portò con sé alcuni caricatori. Sistemò l'arma nella tasca interna del proprio giubbotto e si passò le mani in volto. Il suo sguardo era serio e concentrato. Gli occhi chiari sembravano essersi congelati all'improvviso.

Kronos si avvicinò a tutti loro. Si sistemò la visiera del cappello e li osservò uno ad uno. «Non voglio scontri. Voglio che sia una cosa veloce. Spiate e tornate a casa. Nessuno scontro. Siete armati nel peggiore dei casi, ma gradirei che non le usaste.»

Hyperion era nervoso. Si morse l'interno guancia. «Accompagnerò Kronos con l'auto e poi vi raggiungerò. Cercherò di avvicinarmi il più possibile a voi, così quando dovrete andar via scapperemo tutti in auto, il più velocemente possibile.»

Kronos annuì e lanciò un'ultima occhiata a Mars, che si sistemò meglio il giubbotto, preso da una smania di nervosismo. Il ragazzo prese un forte respiro. «Non preoccupatevi. Andrà tutto bene.»

Uscirono pochi minuti dopo, separandosi. Kassandra seguiva gli altri, tallonando Apollo, che si muoveva avanti a tutti.

Mars, da bravo capo branco, chiudeva il gruppo, accertandosi che nessuno li colpisse alle spalle.

La notte era limpida. Le stelle illuminavano il loro percorso, guardandoli con quella solida fredda indifferenza. Kassandra fissò il cielo e realizzò quanto fossero piccoli tutti loro rispetto alla sua immensità. Dall'alto, non c'era differenza tra Grande Città e Città dei reietti. Erano semplicemente dei puntini indistinguibili in una distaccata distesa di corpi celesti.

Si inoltrarono attraversando il distretto Cenere e parte di quello Eros. Il distretto di Adonis era quello centrale, confinando con tutti gli altri. Per raggiungere quello di Athena, dovevano per forza varcare il suo terreno. Kassandra si guardò attorno, circospetta. Tenne stretta a sé la balestra e seguì Hestia e Morpheus, al suo fianco.

Di tanto in tanto Apollo si fermava a controllare che le vie fossero libere. In poco tempo raggiunsero il bosco, sperdendosi quasi tra gli alberi. Kassandra non aveva mai avuto un ottimo senso dell'orientamento, ma era sicura che in quel posto tutto sembrasse uguale. Non aveva idea di come Apollo riuscisse a muoversi, come se fosse vissuto lì. Sussultò quando un gufo bubolò nel silenzio spettrale. «Ma vaffanculo» mormorò a bassa voce.

Hestia al suo fianco ridacchiò appena, portandosi una mano alla bocca. Mars fece loro segno di restare in silenzio.

Continuavano a camminare, inoltrandosi nella fitta vegetazione. I rami alti e le foglie impedivano alla Luna Piena di illuminare il percorso. Kassandra ebbe la sensazione che le piante fossero sempre più vicine a loro, asfissianti e invadenti. Il cuore le galoppava in gola. Le mani sfrigolavano, sudavano eccessivamente e si asciugò contro i pantaloni. L'oscurità avvolgeva tutto. Le mancava quasi l'aria.

Il rumore delle foglie secche e dei rami, che si muovevano al vento, le sembrò il sussurro di voci indistinte. Il crepitio dei rami spezzati sotto i piedi risuonò nella sua testa, simile a dei passi. Istintivamente, si voltò a guardare alle proprie spalle, accertandosi che nessuno li stesse seguendo.

I richiami degli animali notturni ululavano nel buio, mettendo in allerta i suoi sensi.

Le ombre degli alberi si accorciarono e si allungarono al ritmo delle nuvole che si spostavano alte nel cielo. Kassandra si sentì confusa e disorientata. La vegetazione diventava sempre più densa e le radure si trasformavano in labirintici cespugli e rampicanti, che sembravano nascondere insidie e pericoli.

Mars le posò una mano sulla spalla. Lei sussultò quasi, ma si tranquillizzò riconoscendo i suoi occhi. «Stai tranquilla, resta vicino a noi e andrà tutto bene.»

Kassandra annuì. Sapeva di doversi dimostrare forte e coraggiosa; così avrebbe soltanto destato sospetti. Ma la paura e quei cattivi presagi non facevano altro che allarmarla.

Si arrampicarono lungo una salita. Si appostarono. Così come aveva predetto Kronos, sotto di loro si apriva una valle e spiccava una piccola villetta. Il fumo del camino le fece comprendere che fossero ancora tutti svegli.

Mars sfilò un binocolo e lo passò ad Apollo, avanti a tutti.

Kassandra seguì i movimenti del ragazzo al suo fianco. Morpheus ed Hestia erano in piedi, dietro di loro, a guardarsi attorno armati, per accertarsi che nessuno li stesse seguendo.

Mars si acquattò accanto a loro. Picchiettò sulla spalla di Apollo, prendendo a parlare a bassa voce. «Cosa vedi?»

Apollo aggrottò appena la fronte. Teneva il binocolo stretto tra le mani. «Spiando dalle finestre, vedo solo un uomo. Basso. Capelli rossi. Sta ridendo.»

Kassandra desiderò tanto tornare a casa in quei momenti.

Aveva paura. Quella sensazione continuava a persistere.

Apollo fece un piccolo ghigno. «Mars! Mars!» posò una mano sulla spalla dell'amico e lo riscosse, preso da un fremito di eccitazione. «Kronos aveva ragione. C'è un bambino. Lo vedo. Sta giocando con dei treni giocattolo-»

Mars gli strappò letteralmente il binocolo dalle mani. «Non ci posso credere. Sarà il figlio di...?»

Kassandra si mosse veloce. Si ripulì i pantaloni dalle foglie. «Dobbiamo andarcene-»

Apollo le sorrise. «Tranquilla, Kass. Oggi c'è la festa nazionale del distretto di Athena. La maggior parte delle guardie è lì. Di solito Kronos ha organizzato attentati in quei giorni, quindi si aspettano un suo attacco.»

Kassandra sgranò gli occhi. Improvvisamente una sensazione di sollievo iniziò a solleticarle la pelle. Si grattò la punta del naso. «Okay. Ma forse è comunque meglio se ce ne andiamo. Abbiamo avuto la nostra conferma, no?» Lanciò uno sguardo speranzoso a Mars, che annuì.

«Oh guarda chi c'è! Che diavolo state facendo qui?» Kassandra riconobbe immediatamente la voce spocchiosa di Achille. Si voltarono tutti.

Sfilò la balestra, puntandogliela contro, insieme a Morpheus, che si affiancò a lei.

Achille ghignò. «Ma voi guardate questi idioti!» Rise, rivolgendosi ai suoi amici.

Kassandra contò. Erano in sette. Decisamente, lei e i suoi amici erano in minoranza numerica rispetto a loro. Un brivido di freddo le trapassò la spina dorsale. Mantenne comunque ben salda la presa sulla balestra.

Apollo avanzò appena. «Non vogliamo scontri-»

Achille rise e lo spinse. I suoi occhi erano annebbiati e il puzzo di alcol le solleticò le narici. «Oh. E invece noi sì. Abbiamo un piccolo conto in sospeso o sbaglio?» Assestò un pugno in pieno volto ad Apollo.

In un attimo Achille schioccò le dita e gli altri ragazzi li assalirono. Due di loro si avventarono all'improvviso su Hestia. Kassandra deviò il pugno di un avversario. Non voleva uccidere nessuno. Sarebbe stato imprudente e avrebbe causato soltanto ulteriori guai. Forse tramortirlo e fargli fare un lungo pisolino poteva essere una buona soluzione.

C'era confusione attorno a lei. Andò a scontrarsi contro il tronco di un albero, dopo un calcio dell'avversario allo stomaco.

Kassandra tossì e si tirò di nuovo in piedi.

Il ragazzo di fronte a lei ridacchiava. I capelli scuri gli coprivano parte del volto, ma quel ghigno non l'avrebbe mai dimenticato. Era fin troppo familiare. Spiacevolmente familiare.

«Io sono Jason. E mi sa che questa sera non tornerai a casa, dolcezza.» Si lanciò verso di lei. Kassandra si abbassò. Deviò il colpo e gli assestò una gomitata al fianco. Soddisfatta del suo rantolo di dolore, sfruttò la distrazione dell'avversario e lo afferrò per i capelli. Lo fece scontrare con forza contro l'albero, battendogli ripetutamente il capo.

Si fermò quando lo vide perdere i sensi.

«Scusa. Cazzo, scusa.» Si inginocchiò, accertandosi che avesse ancora battito. Tirò un sospiro di sollievo.

Si voltò a guardare gli altri.

Achille si stava scontrando con Mars. Il tonfo dei colpi e dei pugni rimbombava nel silenzio generale del bosco.

Kassandra si asciugò un rivolo di sangue sul sopracciglio.

Si mosse per raggiungere gli amici. Aiutò Hestia ad alzarsi e insieme colpirono un altro degli avversari. Hestia lo colpì con un bastone, appena trovato nell'erba, dietro la nuca, lasciandolo a terra dolorante.

«NO!» Le urla di Achille rimbombarono. Tutti si voltarono a fissare il punto che stava guardando il ragazzo.

Apollo aveva le mani completamente sporche di sangue. Ai suoi piedi un altro ragazzo giaceva inerme. Kassandra ebbe quasi la sensazione che stesse dormendo, ma quando il suo sguardo vagò sull'enorme ferita sanguinante in petto, capì che fosse in fin di vita.

Mars approfittò per spingere gli altri ad andare via. Urlò loro contro di correre.

Obbedirono tutti, sfruttando il momento di shock di Achille, ma questo durò poco, lasciando spazio solo a una follia cieca e al desiderio di vendetta.

Achille fece per avventarsi su Kassandra, il cuore le galoppava in gola. Lei tremò.

Poi chiuse gli occhi, d'istinto.

Sentì un grido di dolore. Quando aprì gli occhi, vide Apollo con un pugnale allo stomaco. Il ragazzo non estrasse l'arma e arretrò appena.

Kassandra si voltò a fissare Mars, bianco in volto. Lo vide tremare.

Achille aveva gli occhi verdi iniettati d'odio. Probabilmente avrebbe ucciso tutti, se non fosse stato per la voce di una ragazza del suo gruppo, che lo richiamò per soccorrere il loro amico.

Mars caricò sulle spalle Apollo, sempre più pallido. Kassandra gli accarezzò la mano, mentre tossiva sangue e socchiudeva gli occhi.

«Non chiudere gli occhi. Ehi, resta con me. Resta con noi-» La voce le si incrinò. Le lacrime le bagnarono le guance. Apollo le aveva salvato la vita. Non riusciva a metabolizzare ancora quelle informazioni.

Non era giusto, non lo meritava.

Apollo le sorrise appena. Indicò con un cenno del capo Mars. «Ci penserai tu a lui, vero?»

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