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XLIX. Vittoria

Prima di iniziare a leggere, volevo ringraziarvi tutti per le 10k letture. Probabilmente non sono chissà cosa per qualcuno, ma per me sono tantissimo.
Ho iniziato a scrivere SoF dopo un po' di blocco creativo, nulla di ciò che avevo in mente mi piaceva.
Probabilmente è una delle storie a cui tengo di più insieme a Nightmare, e ve ne sarò sempre grata.
Grazie per continuare a leggerci🫀


Kassandra

«Perché Hyperion se n'è già andato?» Kassandra si avvicinò ad Adonis con il solito sguardo indagatore, cercando di estrapolargli quante più informazioni possibili.

Adonis scrollò le spalle. «Oh, uhm, non saprei. Kronos aveva bisogno di lui», scacciò poi quella frase con un gesto stizzito della mano, come fosse una mosca, «allora, siamo pronti a partire domani? Sarà molto bella la Grande Città. Ci manco da una vita. Resterò lì per due settimane circa, dovrò assicurarmi che tu trovi un posto nel mondo e poi me ne andrò.»

Kassandra sorrise appena. Quando era arrivata in quel posto, alla ricerca di risposte, non avrebbe mai immaginato di poterne sentire già la mancanza. Abbracciò Adonis di scatto, prendendolo alla sprovvista. «Mi mancherai.»

Adonis fece un piccolo sorriso. Gli occhi blu la fissavano con attenzione. «Anche tu, tesoro. Ma è giusto che te ne ritorni a casa, mh?» Si staccò dall'abbraccio e si rivolse a Mars. «Allora, ragazzo, come ti senti? Pronto a partire?»

Mars se ne stava seduto sul divano, corrucciato. Lo sguardo appena perso nel vuoto e ancora arrossato e annebbiato dalle droghe. Fissava un punto indefinito di fronte a sé, tenendo i gomiti poggiati sulle gambe e le mani intrecciate tra loro in avanti.

Adonis si avvicinò a Kassandra. «È diventato sordo per caso?»

Kassandra si morse il labbro inferiore. Poteva solo immaginare i pensieri che angosciavano Mars. Dovevano essere così forti e invadenti che per un attimo ebbe la sensazione di poterli sentire. Si incamminò piano verso di lui e si sedette al suo fianco. Gli accarezzò la schiena. «Ehi.»

Mars si girò a guardarla lentamente e sospirò piano. Le accarezzò la mano. «Ehi. Dimmi.»

Adonis ghignava di fronte a loro e sorrise divertito. «Allora, tesori belli, volete dormire insieme nella camera che prima ospitava Kassandra? Io non ho nessun problema, anzi. A proposito, chiamereste vostro figlio Adonis?»

Kassandra afferrò un cuscino e glielo lanciò contro, riservandogli un'occhiataccia.

Mars sorrise confuso e scosse il capo. Si massaggiò le tempie. «A che ora sarebbe la partenza domani?»

«Allora, a quanto so dovremmo presentarci ai cancelli di vedetta, davanti a quei musi brutti delle guardie. Da lì ci saranno tantissime sentinelle e carri armati. Ci caricheranno su un'auto sorvegliata e protetta e ci porteranno nel vostro nuovo mondo.» Adonis si sedette su una poltrona, accavallando le gambe.

Kassandra corrugò la fronte. Sapeva che fossero sempre stati organizzati così i ritiri dei campioni. Era tutto sorvegliato, protetto in ogni modo e c'erano armi puntate ovunque. Ricordava che una volta qualcuno aveva provato a evadere dalla Muraglia, ma lì c'erano così tante guardie che era stato sparato a vista. «Nessuno ha mai provato a far saltare tutto durante il prelievo di un campione?»

Mars annuì. «Sì, diverse volte. Ma sono morti tutti. Partirono poi anche stragi brutali nei distretti per evitare che accadesse di nuovo.» Sospirò piano, «non conviene a nessuno alla fine. Abbiamo risorse troppo limitate per poter pensare a una cosa simile. Anche solo avvicinarsi alla Muraglia è sinonimo di morte certa.»

Kassandra sospirò piano. Prevedibile. Ricordava come suo nonno e suo padre sceglievano i loro soldati. Valutavano le persone più brutali e incattivite nei confronti dei Reietti. Si tirò in piedi, scuotendo il capo. «Allora, non abbiamo nessun bagaglio con noi, no? Tecnicamente le nostre cose sono da Kronos.»

Adonis fece un mezzo sorriso e si stiracchiò. «Hyperion e io abbiamo portato delle valigie con le vostre cose. Vi pare che quell'uomo non pensi già a tutto?»

Kassandra aggrottò la fronte, avvicinandosi al proprio bagaglio. Lanciò un'occhiata ad Adonis e osservò alcuni segni violacei sul collo. Cercò di nascondere un sorriso divertito e aprì il borsone, osservando tutti i vestiti che Hestia e Rhea le avevano procurato da quando era lì.

Mars fece lo stesso. Un sorriso gli illuminò il volto. Cacciò fuori un maglione scuro, che Kassandra ricordava di aver visto diverse volte addosso a Kronos.

Adonis sghignazzò, ma non fece commenti. Iniziò a gesticolare in modo confuso, indicando a Mars il bagno di casa e la camera dove avrebbero dormito. Kassandra più li osservava, più sentiva l'esigenza di scoppiare a ridere. Mars guardava Adonis confuso, cercando di star dietro sia alle sue parole sia ai suoi gesti. Sembrava sul punto di scoppiare a urlare, preso dall'esaurimento.

«Quindi, per fortuna, Hydra ha preparato la cena. Io ora vado a farmi una bella doccia. Voi sistematevi e riposatevi. Domattina partiamo presto... purtroppo.» Adonis si allontanò, fischiettando tranquillo. Kassandra, però, lo conosceva abbastanza bene da aver notato una strana preoccupazione che ogni tanto piombava sul suo sguardo, come una coltre di nuvole grigie.

Ebbe la sensazione che non volesse farli preoccupare. Kassandra sospirò piano e afferrò la mano di Mars, tirandolo in cucina. Mars si accomodò di fronte a lei, davanti al bancone della penisola e attese.

Kassandra prese due piatti e li sistemò davanti ad entrambi. Poi avvicinò la padella e gli porse la sua coscia di pollo, con alcune verdure accanto.

Si accomodò e iniziarono a mangiare in silenzio.

«Mi dispiace, Mars. Forse non avrei dovuto chiederti tutto questo-» Kassandra rigirò a vuoto la forchetta nel piatto.

Mars alzò lo sguardo su di lei e si morse l'interno guancia. «Non è arrabbiato, lo so. Non mi avrebbe dato il suo maglione... solo che è strano adesso. Non lo rivedrò mai più e all'improvviso mi sento smarrito.»

Kassandra gli prese la mano e intrecciò le dita alle sue. «Non preoccuparti. Per quel che vale, ora hai me.»

«Vale più di quanto credi, Kassie.» Mars sorrise e mangiò un boccone. Fissò il piatto di Kassandra e storse il naso. «Ti prego, però. Mangia. Abbiamo già fatto abbastanza digiuni durante il Torneo.»

Kassandra annuì. Sorrise tranquilla e cercò un modo per appesantire la mente di Mars. «Hai visto il collo di Adonis, vero?»

Mars annuì e bevve un sorso d'acqua. Ridacchiò e poggiò il capo contro la mano chiusa a pugno. I suoi occhi chiari erano completamente per lei e Kassandra si sentì quasi sprofondare. «Oh, certo che sì. Almeno si sono divertiti un po' in nostra assenza.»

Kassandra, dopo la cena e una veloce doccia, si sistemò in camera. Si gettò sul letto e abbracciò il cuscino, affondandoci il viso. Era così bello poter dormire finalmente su qualcosa di comodo, senza risvegli traumatici con dolori sparsi per tutto il corpo. Decisamente non era una persona da campeggio. Non faceva per lei. Soprattutto non era portata ad accamparsi e a sopravvivere, nonostante la vittoria del Torneo. Si distese fissando il soffitto e socchiuse gli occhi. L'idea di rivedere la sua famiglia la pervase di colpo. Si chiese se l'avessero mai cercata e come suo padre avrebbe reagito.

Istintivamente si portò la mano al ciondolo al collo e prese ad accarezzarlo.

Sussultò appena, quando Mars fece il suo ingresso in camera. I capelli erano ancora un po' bagnati, appiccicaticci sulla fronte, ed era a torso nudo.

Kassandra deglutì, fissando i muscoli.

Alcune gocce d'acqua scorrevano ancora sugli addominali e d'improvviso le si seccò la gola, sentendosi avvampare.

Quando gli aveva curato la ferita al fianco, ancora visibile, non aveva avuto poi tanto tempo e lucidità per soffermarsi a osservarlo bene. Kassandra non era mai stata un'amante degli allenamenti e della palestra, ma in quel momento si ritrovò a benedire chiunque l'avesse inventata.

Sbuffò piano e ghignò divertita. «Alla fine tutto quell'allenamento sarà servito pur a qualcosa, no?»

Mars la fissò e sorrise. Prese una maglia dal borsone preparatogli da Kronos. «Ti godi lo spettacolo?» La indossò poi e si distese al suo fianco, tuffandosi quasi sul materasso.

«Certo, non posso?» Kassandra ridacchiò e gli lanciò un cuscino, prima di distendersi a pancia sotto. Si voltò a guardare Mars. Fissò il suo profilo, percorrendo quello del naso leggermente arricciato e soffermandosi per qualche istante sulle sue labbra. «A cosa pensi?»

Mars si voltò a guardarla e si mise di lato, ritrovandosi di fronte a lei. Faccia a faccia. Le posò una mano sul fianco, tirandola a sé. Le accarezzò la guancia, sistemandole alcuni ciuffi di capelli all'indietro. «Ho un po' di tensione per domani. Insomma, cambierà completamente la mia vita e non so cosa aspettarmi... troverò un lavoro decente, immagino. Incontrerò mio padre, ma se qualcosa andasse storto? Non lo so, Kassie. Ho tante cose per la testa. Però sono felice di essere con te, davvero.»

Kassandra gli sorrise e si sporse verso di lui. Posò le labbra sulle sue prendendo a baciarlo e Mars ricambiò prontamente, accarezzandole il collo, avvicinandosi sempre di più a lei, fino a far combaciare i loro corpi. Kassandra alzò lo sguardo su di lui e gli baciò il mento, pizzicato da un po' di barba. Mars ridacchiò e sfregò il naso contro il suo, abbracciandola forte.

Non seppe ben dire quando successe, ma erano così stanchi e logorati da tutte quelle prove che in poco tempo si addormentarono, restandosene vicini e abbracciati tutto il tempo. Kassandra aveva iniziato a non sentirsi sicura tra le braccia di nessuno, ma sapeva che finché Mars era al suo fianco, tutto il mondo le sarebbe apparso più sopportabile.

«Buongiorno piccioncini belli, il sole è alto nel cielo e dobbiamo sbrigarci.» Adonis aprì la porta della camera senza nemmeno preoccuparsi di bussare.

Kassandra sussultò. Si mosse così velocemente da dare una testata sul mento a Mars che mugolò dal dolore.

Kassandra riservò un'occhiata carica di fastidio ad Adonis. Si portò le mani in volto. «Ma sei idiota?!»

Adonis ridacchiò e lanciò loro un bacio. Uscì dalla camera, saltellando allegro.

Una volta che furono tutti pronti, Kassandra abbracciò forte Hydra. La ragazza le accarezzò i capelli e la tirò a sé con forza. «Mi mancherai, peste. Ti prego, non sprecare più le tue occasioni...»

Kassandra annuì e le prese le mani. «Grazie per avermi salvata da quando sono qui.»

Mars salutò anche lui Hydra e seguì Kassandra e Adonis fino alle Mura, che si ergevano lungo tutto il confine, infinite e altissime, impossibili da scalare. Dall'alto, si intravedevano le guardie andare avanti e indietro con le armi puntate. Nonostante da quella distanza apparissero come piccoli puntini insignificanti e lontani, Kassandra pensò che riuscivano a trasmettere tutta l'ansia e la paura, soprattutto mentre imbracciavano i fucili con salde prese.

Assottigliò lo sguardo, individuando un'auto blindata, circondata da almeno quattro carri armati. Le guardie, che li attendevano lì, indossavano caschi ed equipaggiamenti anti proiettile. Alzarono lo sguardo su di loro.

Uno degli uomini, il capo delle guardie a giudicare dalla lista di medagliette che gli addobbavano il petto, tremò nervoso di colpo. Avvicinò le mani all'auricolare. «Sì, signore. È qui.»

Kassandra rabbrividì e deglutì nervosa.

«Kassandra Walker e Adonis Williams, la Città Grande vi darà il benvenuto molto presto. Ho bisogno del nome del tuo accompagnatore, Kassandra.» uno degli uomini avanzò nella sua direzione. Aprì poi la portiera dell'auto, facendo cenno ad Adonis di accomodarsi.

«Mars Hell.» Kassandra prese la mano del ragazzo, che la strinse forte.

Entrambi si accomodarono in auto. Kassandra si posizionò al centro tra Mars e Adonis. Si sentiva in tensione. Iniziò a tamburellare le dita sulle ginocchia e sospirò piano. Prese ad agitare la gamba su e giù. Mars fissava davanti a sé i cancelli della muraglia, gli stessi che Kassandra aveva attraversato quando era riuscita a farsi spedire in quel posto grazie al suo piccolo contatto.

Caronte l'aveva aiutata a raggiungere la Città dei Reietti.

Le aveva creato un'identità falsa, un nuovo nome e un crimine. Le aveva preparato le guardie che l'avrebbero arrestata con un documento falso rilasciato dalla Corte di Giustizia. L'avevano arrestata subito e portata via. Era stato impeccabile.

C'erano dei pazzi, non molti, ma abbastanza, che pagavano oro per poter rivedere i loro familiari o amori, relegati e abbandonati nella Città dei Reietti, a costo di sacrificare se stessi.

Alcuni cercavano vendetta.

«E tu cosa cerchi, mia cara?» Caronte le aveva chiesto, all'epoca.

«La verità... mi aiuterai o no?»

Caronte l'aveva guardata e non era riuscita a intravedere la sua espressione sotto quella maschera bianca. «Se hai i soldi, Dahlia, posso fare tutto ciò che desideri.»

Kassandra scosse il capo. Si era sempre domandata come non fossero mai riusciti a catturarlo, ma d'altronde nessuno conosceva la sua identità. Sarebbe stato un mandato inutile. Già organizzare gli incontri con lui era un'impresa, così come riuscire a contattarlo. Aveva parlato almeno con una ventina di persone.

O forse di più.

Mars le posò una mano sulla gamba in agitazione, riportandola alla realtà. «Ehi. Andrà tutto bene.»

Kassandra storse il naso, man mano che si muovevano. Adonis guardava fuori, attraverso il finestrino. Arricciò il naso. «È un po' cambiata da quando ci sono stato io...» Poggiò il capo contro il vetro, quasi con fare malinconico e Kassandra sentì una morsa attanagliarle le viscere.

«E tu perché sei stato mandato qui? Non me l'hai mai detto.»

Adonis scrollò le spalle. «Ho derubato un paio di gioiellerie e una galleria d'arte.» Sorrise. Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, «e poi, beh, ho provato a uccidere le guardie, ma non mi è andata bene. Mi hanno catturato.»

Mars corrugò la fronte. «Però dove ci portano, ora?»

Una delle guardie, quella non alla guida, si voltò a guardarli. Osservò Kassandra con un ghigno. «A casa della signorina Walker. Immagino che suo padre e suo nonno saranno preoccupati.»

Mars si ammutolì, accucciandosi su se stesso. Adonis inarcò un sopracciglio, confuso. Kassandra si era un tantino dimenticata di metterlo al corrente sulle sue origini.

«Aspetta. Walker come...?»

Kassandra annuì. «Come il Governatore e il Giudice Supremo, sì. Mi sono fatta inviare nella Città dei Reietti per scoprire com'è morta mia madre.»

Adonis si ammutolì di colpo e si paralizzò. Kassandra non l'aveva mai visto così bianco e spaventato, ma non ebbe tempo di formulare nessuna domanda, né di rassicurarlo, perché riconobbe man mano la Villa in cui abitava. Avrebbe dovuto definirla casa, ma da quando sua madre era morta, non l'aveva più sentita come tale.

Intravide, sulle scale, suo padre. Come al solito fasciato nel suo completo bianco e con i baffi ben curati. Teneva le mani incrociate dietro la schiena e lo sguardo fisso sulla loro macchina. La stava aspettando.

E la sua vecchia vita la stava reclamando.




🫀🫀🫀
Angolino
buongiornissimo ad Adonis che ha appena realizzato. Il suo cervello non aveva mai fatto qualche conto.
Adesso che ha capito di essere uno dei colpevoli della morte della madre di Kassandra, si sentirà un verme💀
Bene, alla prossima e grazie ancora🫶🏼🫀

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