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XL. Terza Prova

𝐊𝐚𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚



🫀🫀🫀

�Avevano visto la luce di Kronos illuminarsi di colpo in lontananza. Mars era subito scattato in piedi, rigenerato dal chiarimento col suo mentore.
Un piccolo sorriso gli illuminò lo sguardo. Mars si fece scappare un risolino.

«Cosa c'è di tanto divertente?» Kassandra si tirò in piedi, pulendosi i pantaloni dalla ghiaia. Aggrottò la fronte, fissando in lontananza la luce scura che squarciava cielo, riverberandosi dal punto in cui sarebbe partita la prova di Kronos.

Sebbene sapesse di cosa si trattasse, Kassandra non riusciva a nascondere un po' di tensione accumulata. Il cuore le schizzò subito in gola e le venne quasi da vomitare.

Mars si voltò a guardarla. Abbassò lo sguardo su di lei e scrollò il capo. «Ha deciso di ambientare la prova tra le vecchie rovine.» Prese lo zaino, caricandoselo in spalla. La fissò per qualche secondo e poi le fece cenno di seguirlo.

«Aspetta. Quali rovine? Non doveva essere una specie di labirinto?» Kassandra lo seguì confusa.

Mars ghignò. «Mh, no. Solo io e Kronos conosciamo la vera prova. Quella che conoscete tutti voi altri è una bugia. A quanto pare ha fatto bene a non fidarsi di nessuno.»

Kassandra si ammutolì per un momento. Quelle parole la trafissero per qualche istante. Non importava quanto ci avrebbe provato, Mars non si sarebbe mai fidato abbastanza di lei. Doveva raccontargli perché aveva deciso di arrivare nella Grande Città. Forse solo così avrebbe potuto giocare le proprie carte e sperare di trascinarlo dalla sua parte. Kassandra lo avrebbe portato con sé, se avesse vinto il torneo.

Doveva sfruttare le proprie parole poco alla volta. Socchiuse gli occhi. «Va bene, okay. Me lo merito. Ora mi spieghi di che rovine parli?»

«Hai sentito parlare del torneo di sangue, no?» Mars scrollò le spalle. Si facevano strada tra la radura e l'erba alta di quella porzione di bosco. Lui spingeva di lato alcune erbacce e le permetteva di passare per prima: la cosa le strappò un piccolo sorriso a fior di labbra.

Kassandra annuì. «Ne ho letto anche un po' sul romanzo. Dovrebbe essere il torneo a cui Kronos e Adonis parteciparono, no?»

Mars ciondolò il capo. «Già. Fecero una strage. Dopo la seconda prova, nell'attesa della terza decisero che quel torneo sarebbe stato solo il loro. Qui nella Foresta di Mezzo era stata costruita una cittadella per quel torneo. C'erano prove fisiche che si svolgevano al suo interno e anche nel bosco all'esterno.» Mars spostò un ramo di un albero, che avrebbe potuto colpirlo in pieno volto e arricciò il naso. «Comunque una sera, mentre erano davanti al fuoco per riscaldarsi, Kronos e Adonis decisero di fare piazza pulita dei loro avversari. Li uccisero tutti a sangue freddo. Gli altri iniziarono a scappare e li inseguirono per tutto il bosco. Dopo averli uccisi, continuarono le ultime tre prove da soli, giocando correttamente tra loro.»

Kassandra rabbrividì. A volte dimenticava quanto fosse stata vicina a quelle persone così violente. Si mordicchiò il labbro e sospirò piano. «Passatempi normali...»

Mars la osservò di sbieco. «Quando cresci qui, l'umanità assume un significato diverso. Forse è meglio morire che vivere.» Scosse il capo. «Comunque, a fine torneo, come se non bastasse, fecero saltare in aria quella cittadella costruita di proposito. Ora ci sono solo le rovine. Col tempo le leggende sono cresciute e le persone si divertono a raccontare che siano maledette. Che se non si è del distretto Cenere o Eros, si rischia di morire o impazzire.»

Kassandra sorrise appena. Gli diede una gomitata al fianco. «Quindi io e te dovremmo essere al sicuro.»

Mars ridacchiò. «Mh, a quanto pare.»

Il resto del tragitto fu abbastanza silenzioso. Kassandra gli lanciava degli sguardi di tanto in tanto. Sospirò piano. La foresta era immersa in una pesante angoscia.

«Mars, mi dispiace. Senti, Kronos non può andare nella Grande Città.»

Mars si bloccò di colpo e si voltò di scatto a guardarla. «E perché? È il mio console, mi dovrà accompagnare, restare il tempo necessario affinché mi abitui e andarsene. Perché dici così?»

Kassandra sospirò piano. «Perché- perché l'ho spiato. È colpa sua se mia madre è morta.» Le lacrime le bagnarono le guance di colpo, la voce le si mozzò in gola. Mars fece per parlare, ma lo bloccò, puntandogli un dito sul petto. «E l'ho sentito parlare con Hyperion e Rhea. Voleva far saltare in aria mio padre e mio nonno. Loro governano la Grande Città... gli diedero informazioni sbagliate e mia madre è morta nell'esplosione a causa sua, insieme ad altre tre persone.» Si asciugò le lacrime, nervosa. Tirò su col naso. «Lui vuole tornare lì per uccidere la mia famiglia e sicuramente prendersi il potere della Grande Città.»

Mars scosse il capo nervoso. «No-», tremò, «lui non lo farebbe-»

Kassandra gli piantò lo sguardo addosso. «Davvero non lo farebbe mai? Mars, guardami negli occhi e giurami che non credi nemmeno alla minima possibilità che Kronos sia capace di fare una strage per ascendere al potere.» Strinse i pugni. «Allora dimmi. Puoi giurarmelo con assoluta certezza?»

Mars tentennò. Deglutì e abbassò il capo. Fece un piccolo cenno in risposta negativa e sospirò piano. «E quindi? Non dovrei gareggiare solo per salvare la vita della tua famiglia? Io ho il diritto di conoscere la mia, Kass.»

Kassandra rabbrividì. Non riusciva ancora ad abituarsi all'idea che ormai per Mars fosse Kass, non più Kassie. L'aveva deluso a tal punto che non si sarebbe mai più fidato di lei. «E io avevo il diritto di conoscere la storia sulla morte di mia madre. Nessuno me ne ha mai voluto parlare. Mio padre non mi ha mai parlato di Kronos. L'ho sentito una volta, spiandolo in ufficio, mentre era con mio nonno.»

Mars si morse l'interno guancia. «Non voglio rinunciare al torneo...»

Kassandra gli afferrò il polso. Il ragazzo fissò le sue dita intrecciate alla pelle. «Non ti sto chiedendo questo. Se io vincessi, ti porterei con me.»

«Mi stai chiedendo di fidarmi di te, ancora. Mi stai chiedendo di tradire la mia famiglia.»

«Mars, pensaci soltanto. Almeno. La mia famiglia sta facendo di tutto per evitare che Kronos arrivi a sterminare la grande Città. Credi davvero che non lo prenderanno e uccideranno, se dovesse riuscirci? Pensi sul serio che non dispiegheranno tutte le forze, l'esercito su di lui? Se gli impediscono da anni di vincere ci sarà un motivo. Comunque andrà, Kronos morirebbe. E a quel punto non sarebbe meglio se restasse qui?»

Mars la fissò. Restò in silenzio per qualche istante. Kassandra aveva bisogno di smuovere qualcosa in lui. Sapeva che Mars tenesse tantissimo a Kronos e che non si sarebbe mai perdonato se fosse morto a causa sua, o per inseguire i suoi folli piani.

«Esci dalla mia testa. Non provare a manipolarmi anche tu. Fammi fare la prova in pace.» Mars si liberò del suo contatto e si massaggiò le tempie. Sembrava nervoso.

Kassandra detestava metterlo in difficoltà, ma sapeva bene che quella era l'unica soluzione per provare a trascinarlo dalla sua parte. Non le interessava di Kronos, voleva solo avere la sua famiglia al sicuro. E, forse, c'era un modo affinché nessuno di loro morisse.

E l'unica soluzione era lasciare Kronos nella città dei reietti. Dal suo punto di vista, poi, era anche la punizione più giusta per aver ucciso sua madre.

Arrivarono nel punto indicato dal faro. Si guardarono attorno e Kassandra sentì un groppo annodarle la gola, quando si soffermò a fissare l'enorme distesa di devastazione di fronte a lei.

Non aveva mai visto un posto così. Le si raggelò il sangue nelle vene.
Il luogo era desolato, avvolto in un'atmosfera di silenzio. Dopo il torneo di sangue, così come lo avevano denominato negli anni a venire, un'esplosione aveva devastato l'intera area.
Kassandra ne aveva sentito parlare. Aveva letto anche qualcosa di sfuggita nel libro I peccati dei padri.
Le rovine si ergevano come testimoni mute della battaglia passata, con frammenti di mura e detriti sparsi ovunque.
Ebbe quasi la sensazione di sentire le urla di dolore degli altri partecipanti, mentre provavano a sfuggire alla furia omicida di Kronos e Adonis.
Una volta vivace e pieno di vita, quel posto era ora completamente disabitato, con solo il vento che sussurrava tra le crepe delle costruzioni distrutte. L'aria era impregnata di una sensazione di tristezza e abbandono, mentre la natura cercava di reclamare ciò che era rimasto. L'erba selvaggia cresceva tra le crepe del pavimento, mentre le piante rampicanti si districavano sulle pareti frantumate.
La luce del sole filtrava attraverso il cielo aperto sopra le rovine, creando giochi d'ombra che accentuavano la sensazione di desolazione.
Quel luogo disabitato era un monumento alla distruzione e al passato, un promemoria di quanto potesse essere fragile la pace e quanto potesse essere devastante la violenza.
Di quanto potessero essere devastanti le azioni malate di Kronos e Adonis.

Kassandra rabbrividì nervosa. Si avvicinò a Mars, d'istinto. Il ragazzo abbassò lo sguardo su di lei e le prese la mano. Nonostante tutto, non aveva mai smesso di prendersi cura di lei e Kassandra gli era grata.

Dyonisus ed Helena erano anche loro lì, poggiati contro un tronco. Mars andò loro incontro. Si scambiò un saluto abbastanza amichevole con il ragazzo e un leggero cenno del capo con Helena. «Avete dormito bene?» Helena domandò con gentilezza.

«Non mi lamento. Un po' mi manca il letto, lo ammetto.» Kassandra si stiracchiò. Ogni tanto una sensazione di chiusura e magone le avvolgeva lo stomaco, quando fissava le rovine.

Pochi istanti dopo, Achille li raggiunse. Il ragazzo si avvicinò prepotente nella loro direzione ma la voce familiare di Hyperion li riscosse all'improvviso.

«Me ne starei carico per la prova, Achille, fossi in te.» L'uomo lo guardava con disprezzo.

Kassandra non sapeva se doversi guardare le spalle anche da Hyperion e Rhea. I due fratelli si scambiarono un'occhiata e attesero per qualche istante. Hyperion si sistemò l'auricolare nelle orecchie e annuì.

Mars fece lo stesso, preparandosi alle indicazioni di Kronos, e Kassandra lo imitò.

«Buongiorno, Kass. Come stai?» la voce di Adonis le rimbombò nella testa e all'improvviso si sentì risollevata nel sapere che almeno lui fosse lì con lei. Iniziava a dubitare anche della sua salute mentale, per fidarsi ciecamente di un pazzo omicida, ma era sicura che fosse inevitabile legare con Adonis. Forse tutte le storie su di lui erano vere, riusciva a irretire chiunque.

«Me la cavo...» mormorò a bassa voce.

Rhea si schiarì la gola. Un vestito verde smeraldo le illuminava la figura, mettendo in risalto i capelli rossi e le forme del corpo. «Come avete appena saputo, Dyonisus ed Helena, siete esclusi dal torneo.»

Mars inarcò un sopracciglio, Kassandra li guardò confusa.

Dyonisus strinse il pugno. «Non è giusto.»

Hyperion inclinò il capo. «Evidentemente i vostri consoli vi preferiscono vivi.»

Kassandra tremò appena. L'idea che Mirah ed Hephestus si fossero tirati indietro perché terrorizzati che qualcuno di loro potesse morire, non la tranquillizzava affatto. Soprattutto considerando che la prova si sarebbe tenuta in un luogo abitato dai fantasmi di una sanguinosa strage.

«Mars, Kassandra, Achille, voi avete tre ingressi diversi nella cittadella. Dovrete recuperare nel tempo a disposizione degli oggetti d'oro rinchiusi all'interno di alcuni scrigni, disseminati e nascosti in giro.» Rhea li fissò attentamente. I suoi occhi si posarono per qualche istante sulla figura di Kassandra, indecifrabili. «A tempo concluso, chi ha il maggior numero di oggetti vince. All'interno degli scrigni possono esserci anche delle trappole. Inoltre, guardatevi le spalle. Animali affamati e assassini senza scrupoli vi daranno la caccia. E non si fermeranno finché le loro mani o zanne non saranno sporche del vostro sangue.»

Kassandra poteva già immaginare i soggetti che vagavano in quelle rovine inquietanti. Fissò un arco semi crollato. Le viscere le si attorcigliarono. Se li avessero uccisi, Mars avrebbe vinto il torneo. Se fossero sopravvissuti, avrebbero comunque eliminato dei mostri, che comunque avrebbero meritato di morire.
Solite soluzioni alla Kronos, non doveva esserne sorpresa.

Mars le lanciò una breve occhiata, preoccupato. Ognuno di loro raggiunse il proprio ingresso. Kassandra venne scortata da Hyperion. Mars li seguì con lo sguardo, fino a perderli nella radura.

L'uomo le camminava accanto, senza proferire parola. Kassandra avrebbe voluto chiedergli scusa. Nonostante tutto, Hyperion era sempre stato buono con lei. Le conservava il cioccolato, rispettava i suoi spazi.

«Io-»

«Lo so.» La anticipò. Le indicò l'ingresso e la osservò con un cipiglio indurito, anche se non era bravissimo a trattenerlo. Iniziò a fissarla preoccupato. «Tranquilla, andrà bene. Conosci Chimera e Cerbero.»

Kassandra si grattò i polsi, in tensione. «Non gli assassini sciolti all'interno però.»

Hyperion serrò la mandibola. Si guardò attorno. «Primo corridoio a destra. Ti incrocerai con Mars. Insieme potete sperare che Achille muoia o arrivi terzo. Collaborate.»

«Non credo che a Kronos piaccia quello che mi stai dicendo.»

«Mio fratello ha tante risorse. Troverà sempre il modo di raggiungere ciò che vuole. Questo non vuol dire che ti voglia morta.» Hyperion le ammiccò. Si allontanò, lasciandola sola.

Kassandra attese il colpo di pistola che avrebbe dato il via alla prova. Fissò quella distesa abbandonata. Alcuni muri si ergevano ancora, inverditi dalle piante rampicanti. Ebbe la sensazione di poter respirare l'aria bruciata, dopo l'incendio appiccato.

Quando lo sparo lacerò il silenzio, corse all'interno delle rovine. Scese alcune scale mal ridotte, rischiando di inciampare. Svoltò a destra, immediatamente. Non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma si fidava di Hyperion. Si tastò l'orecchio. «Hai suggerimenti?»

Adonis sospirò piano. «Hai girato a destra? Perché Mars dovrebbe starti venendo incontro.»

«E tu che diavolo ne sai?» Kassandra si guardò attorno. Sfilò un pugnale, tenendolo ben in vista.

Il suo console ridacchiò. «Perché sono nell'ufficio con Kronos. Vuoi salutarlo?-»

Sentì Kronos urlargli addosso. «VUOI STARE ZITTO?!»

Kassandra sospirò frustrata. Individuò una figura davanti a sé. Abbassò la guardia, non appena riconobbe Mars e gli sorrise grata. Il ragazzo le afferrò il polso. «Dobbiamo escludere Achille. Adesso che non ha alleati, possiamo giocarcela da soli.» Alzò lo sguardo dietro di lei. La spinse di lato e in un lampo accoltellò alla gola una figura vestita in nero.

Kassandra sgranò gli occhi. Il sangue schizzò contro le pareti e sul volto di Mars. Il ragazzo toccò l'auricolare. «Mi potevi avvisare.»

«In effetti sarebbe stato carino, tesoro. Se li vedi tutti da quella sottospecie di video camera-» Adonis si lamentò.

«Vi ammazzo tutti, lo giuro.» Kassandra sentì ancora una volta Kronos lamentarsi.

Scosse il capo. Non aveva tempo per vomitare sul corpo senza vita del loro assalitore. Toccò la spalla di Mars. «Come facciamo con gli scrigni?»

Mars le sorrise. Sfilò una mappa dalla tasca. «Kronos mi ha dato i punti dove ci sono tutti quelli carichi di oggetti d'oro. Abbiamo un vantaggio. Nel frattempo ci avviserà dell'arrivo di qualche visita sgradita.»

Kassandra annuì. Iniziarono a correre tra le rovine uno accanto all'altra. Individuarono il primo scrigno. Mars lo colpì con un calcio. Sorrise e prese due palle d'oro. Gliene lanciò una. Kassandra inarcò un sopracciglio.

«È verniciata d'oro. Non siamo mica ricchi qui.» Le chiarì i dubbi che avevano cominciato ad affiorarle la mente.

Kassandra sorrise e la lasciò scivolare all'interno dello zaino.

«Alle tue spalle.» Adonis le sussurrò all'orecchio. Kassandra si abbassò di colpo, evitando una coltellata alla schiena. L'uomo inciampò su di lei, cadendo a terra. Mars la spinse di lato e pugnalò l'avversario al fianco, lasciandolo morente a terra.

«Non permetterò che le tue mani si sporchino.» Le lanciò un'occhiata e le sorrise appena. Sussultò, di colpo, portandosi una mano all'orecchio e roteò gli occhi al cielo.

Kassandra si chiese cosa Kronos gli stesse urlando.

«Ha appena detto che non è il momento di fare il cavaliere dei poveri.» Adonis ridacchiò. «Ahi, ahi. Smettila.»

Kassandra pensò che quella situazione fosse abbastanza folle e surreale. Kronos voleva vincere il torneo, uccidere Achille, e ignorarla. Si aspettava volesse eliminare anche lei. Scosse il capo, non voleva cadere nella trappola. Non poteva farsi manipolare ancora da lui. Seguì Mars.
Aprirono tanti altri scrigni, dividendo il contenuto.
In alcuni casi, Kassandra lasciava che fosse Mars a prendere il bottino completo. Era ancora viva e doveva essergli riconoscente.

Lo zaino cominciava a pesare, con tutte quelle palle pesanti, le ricordavano la forma di alcune mele. Se ne rigirò una tra le mani, osservandola con curiosità.

Quando arrivarono davanti a uno scrigno, si ritrovarono Achille di fronte. Il ragazzo ghignò. «Se uccidessi uno di voi, potrei rubare il bottino.» sfilò una sciabola e la fece roteare tra le mani, fendendo l'aria.

Mars strinse i pugni. «Lo scrigno è tuo.»

Kassandra sgranò gli occhi. Scosse il capo. Non potevano lasciargli un bottino, avrebbe rischiato di guadagnare almeno il secondo posto. Il ragazzo sorrise e scrollò le spalle. «Vi ucciderò entrambi.» Avanzò nella loro direzione. Mars spinse Kassandra lateralmente e sguainò il pugnale di Kronos.

Si mosse a sinistra, evitando il primo attacco di Achille. Lo colpì con una gomitata al fianco.

Kassandra non ebbe tempo di ragionare. Sentì dei passi alle spalle e dei ringhi. Si voltò a guardare e fissò gli occhi induriti dei due cani. Avanzavano verso di loro, con la bava alla bocca.

Fissò con la coda dell'occhio Mars, in difficoltà, dopo che allo scontro si era unito anche uno dei sicari di Kronos. Sorrise appena. Incrociò lo sguardo del ragazzo. Mars le indicò lo scrigno al suo fianco.

Kassandra si accucciò, accarezzando le teste di Chimera e Cerbero. I due cani scodinzolarono appena. Indicò loro il sicario. Attaccarono assieme, in un momento. Sembrava aspettassero solo un comando. Azzannarono i piedi dell'uomo.

Kassandra corse in direzione di Achille e lo spinse a terra. Gli assestò un calcio allo stomaco.

Achille si voltò verso di lei. Gli occhi erano velati da venature rossastre.

«CORRI!» Mars le urlò contro.

Kassandra si tirò in piedi, senza farselo ripetere un'altra volta.
Si voltò a guardare Mars alle sue spalle. Lo vide colpire con un calcio lo scrigno.

Corse via dietro di lei. La raggiunse e le afferrò il polso. La tirò dietro una parete e si abbassarono. Le portò le mani alle orecchie. Pochi minuti dopo un'esplosione risuonò nel silenzio generale. Alcune pareti vibrarono e crollarono su se stesse.

Kassandra attese qualche istante e inspirò forte. «Credi sia morto?»

Mars arricciò il naso. Sentiva il suo respiro pesante addosso. Kassandra posò il capo contro il suo petto; poteva ascoltare il battito del suo cuore. «Non lo so. L'ho visto scappare, aveva capito fosse una trappola. Credo però che sia almeno rimasto ferito. Non era un'esplosione di grandi dimensioni e ci ha messo un po' a innescare.»

«State bene?» la voce di Adonis le risuonò nelle orecchie.

«Sì.» Kassandra tirò su col naso. «Stiamo bene.»

Un altro sparo li riportò alla realtà. La prova era conclusa. Mars le accarezzò i capelli, poi la guancia. «Tutto ok?»

Kassandra annuì. Gli indicò il fianco sanguinante. «Ti ha ferito...»

Mars ciondolò il capo. «È superficiale.» sbuffò, «sto bene, andiamo. Abbiamo fatto carico.»

Una volta fuori dalla cittadella, Hyperion e Rhea contarono i bottini. Achille li raggiunse, guardandoli in cagnesco. Parte della gamba era sanguinante e ustionata, così come il braccio. Zoppicava dolorante e si sedette su un masso.

Hyperion e Mars ghignarono insieme, sorridendo soddisfatti. Kassandra, invece, non poté far a meno di preoccuparsi. Achille era vivo e arrabbiato. La prova seguente sarebbe stata di Athena e sicuramente avrebbe avuto un vantaggio.

Rhea contò il loro bottino e accarezzò uno dei pomi d'oro. «Primo Mars, per un totale di quattrocento punti, al pari con Kassandra. Dopo di loro, Achille con trecentocinquanta.»

Kassandra sorrise in direzione di Mars, che aveva uno sguardo affaticato e dolorante. La fissò incoraggiante, massaggiandosi il fianco.





🫀🫀🫀

Angolino
Allora come va? Spero bene. A me potrebbe andare meglio🫠
Comunque il prossimo capitolo NON vi piacerà. Io vi faccio preparare psicologicamente, così almeno verrete pronti a leggere.
Spero non mi odierete -anche se sicuramente sarà così-. Probabilmente odierete anche uno dei miei personaggi, ma va bene, era previsto tutto💀
Alla prossima 🫡

Ps. Conservate fazzoletti

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