X. Incontro
𝐀𝐝𝐨𝐧𝐢𝐬
Erano trascorse quasi due settimane. Due settimane che quel bastardo manipolatore aveva trascorso nell'ombra, ignorandolo come se nulla fosse.
Almeno sarebbe stata gradita una risposta.
Inoltre era anche piuttosto preoccupato per Kassandra, ma per fortuna Hydra l'aveva informato che era stata accettata tra i bastardi di Kronos e che tutto sembrava proseguire abbastanza bene.
Adonis si appollaiò sulla propria sedia girevole e cominciò a roteare come un bambino annoiato. Giocherellò con uno dei tanti anelli che portava al dito e lo lasciò volteggiare su se stesso, sulla superficie della scrivania. Non riusciva a star fermo. Fece per alzarsi, quando Hydra lo anticipò col suo ingresso in ufficio.
La ragazza sorrise sarcastica. Sembrava divertita dal suo nervosismo. Non c'era nulla di esilarante nell' aspettare notizie da un idiota ubriacone. Gli aveva anche prosciugato tutto il whisky l'ultima volta.
«Qualcosa non va, Adonis?» Hydra ridacchiò, poggiandosi contro la parete.
«Va tutto benissimo. Credo. Hai fatto quanto ti ho chiesto?» Adonis prese a camminare nervoso per tutto l'ufficio. Iniziò a sistemare anche i quadri -tutti di famosi artisti del passato, che era riuscito a rubare quando era ancora nella Grande Città e a portare con sé-.
«Sì. Hyperion sarà qui a momenti...» La ragazza corrugò la fronte. «Perché hai chiesto a lui di venire? Hai deciso di cambiare fratello Hell? Peccato che Iapetus sia nella città grande, allora.» C'era un tono un po' risentito nella sua voce.
Adonis inclinò leggermente il capo. Sogghignò. «Oh c'è qualcuno con un certo interesse per il più grande dei fratelli? Non preoccuparti, non è il mio tipo, cara.»
«Giusto, il tuo tipo è un manipolatore assassino senza scrupoli.»
Adonis scrollò le spalle. «Ma ha anche dei difetti.» Ridacchiò. Continuò a camminare annoiato in ufficio, guardando di tanto il soffitto rosso. «Hyperion non è un po' grande per te?»
Hydra lo ignorò. «Perché lo hai fatto chiamare, comunque?»
Adonis si sedette scocciato sulla sedia girevole. Fece alcuni giri. Le immagini erano tutte sbiadite per la velocità. «Mi sta ignorando. Da due settimane.»
Hydra ridacchiò e scosse il capo. «Tu cos'hai fatto? L'ultima volta non fu tanto felice della tua serata con due ballerine.»
Adonis agitò le mani. «Lui mi aveva ignorato per più di un mese, però. E aveva chiaramente detto che dovevamo chiuderla.» Fissò il soffitto. «Perché mi sta ignorando?»
«Sei assillante. Non puoi divertirti con qualcun altro? Non so.»
«Hydra, tesoro, parliamoci chiaramente. Se mi andasse, potrei volere tutte le donne e gli uomini di questa città senza nessun tipo di problema.» Adonis tamburellò con le dita sulla scrivania. «Ma comunque non andrebbero bene lo stesso.»
Hydra roteò gli occhi al cielo, sorridendo divertita. «Da due pazzi non posso aspettarmi nulla di normale, hai ragione.» Si scostò dalla parete, a cui era poggiata, e si allontanò dall'ufficio, non appena sentì il citofono suonare.
Adonis si sistemò i capelli nervosamente allo specchio, alle spalle della sua scrivania, e poi si accomodò.
Il più grande dei fratelli Hell fece il proprio ingresso. Adonis lo trovava affascinante, sicuro e molto più tranquillo del fratellino Kronos. Tutti avevano sempre pensato che fosse assurdo che il più piccolo della famiglia governasse il distretto. Non avevano nemmeno un legame di sangue, Kronos era stato adottato dal vecchio pazzo Hell. Gli occhi scuri di Hyperion si spostarono dalla figura di Hydra a lui.
«Come mai mi hai fatto chiamare?» Si accomodò di fronte ad Adonis, che prese a smanettare con una delle penne sulla scrivania.
Adonis lanciò un'occhiata ad Hydra, che annuì appena e li salutò. Hyperion si voltò a seguire la sua figura; il sorrisetto convincente, che gli aveva illuminato il volto fino ad allora, si spense, lasciando spazio a un'espressione scocciata e annoiata.
«Ti ho fatto chiamare perché ci sono alcune cose che non mi sono poi tanto chiare...» Adonis brontolò scocciato.
«Come ad esempio?» Hyperion prese a osservare gli anelli che aveva al dito e sorrise appena. Probabilmente ne aveva riconosciuto uno che un tempo era appartenuto a suo fratello. Adonis aveva sempre amato rubare qualsiasi cosa trovasse e, durante i pochi incontri nella villa di Kronos, aveva preso in prestito alcuni oggetti che gli sembravano adatti al suo stile.
«Ho spedito un invito a tuo fratello qualche giorno fa. La festa si è conclusa e non ho avuto notizie.»
Hyperion fece un sorriso sghembo, un ghigno furbo gli contorse le labbra. «A quanto ne so io, non è mai stato presente alle tue feste... forse avrà una delle sue solite emicranie.»
Adonis strinse il bracciolo della sedia. Conosceva Kronos e le sue emicranie. Decisamente non era quello. Lo stava tenendo a distanza per chissà quale motivo. Ogni tanto si arrabbiava con lui, senza fargli sapere il perché. «Non prendiamoci in giro-»
«Mh. Eppure mi sembra che ci trattiate come idioti.»
«È tuo fratello che ha le turbe mentali e ti tratta come un idiota, non io. Ti sto esplicitamente chiedendo perché è scomparso da due settimane.»
Hyperion ridacchiò. Sfilò dalle tasche dei pantaloni un pacchetto di sigarette e gliene porse una, ma Adonis preferì rifiutare per quel momento. L'uomo fece una scrollata di spalla e prese a fumare, guardandosi attorno nella stanza. «Non credo sia arrabbiato, ultimamente lo vedo uscire spesso, non so per cosa. Non so cos'abbia in mente ma è concentrato totalmente sul torneo. Per di più la nuova ragazzina, Kassandra, gli dà un po' di filo da torcere. Sembra abbia un rapporto conflittuale con Mars e deve sempre riparare ai loro litigi... ti assicuro che sono molto rumorosi.» Espirò il fumo e liberò un po' la sigaretta nel posacenere.
Adonis storse il naso. Guardò fuori alla finestra. «Quindi si farà vivo da solo?»
Hyperion si tirò in piedi e si sistemò la giacca. «Ho un po' di impegni nel tuo distretto e credo che mi farò una partita di poker... so che oggi sta allenando i ragazzi nel pugilato nella villa.» Sorrise divertito. «Magari può interessarti.» Uscì dall'ufficio e Adonis restò a fissare la porta semi aperta.
Forse una visita imprevista lo avrebbe fatto andare su tutte le furie, ma Kronos arrabbiato e a disagio era uno dei suoi spettacoli preferiti. Si tirò in piedi e si diede un'ultima aggiustata allo specchio.
I capelli sembravano in ordine. Storse il naso, cambiando camicia e indossandone una bordeaux.
Alzò lo sguardo verso l'orologio.
Si allungò alla scrivania e prese un flacone, che lasciò scivolare nella tasca della giacca di pelle, e uscì dall'ufficio.
Fermò uno dei baristi, non riuscendo a trovare Hydra, e gli si avvicinò. «Appena vedi Hydra dille che sono uscito e che nel frattempo gestisce lei.»
Il ragazzo annuì, un po' timoroso.
Adonis sapeva quanto tutti temessero la sua imprevedibilità, con un pizzico di follia ben assestata, ma non fino a quel punto. La cosa lo divertiva abbastanza, però. Uscì così dal locale, riversandosi per strada. Era piuttosto felice che il suo distretto fosse il cuore pulsante della città dei reietti: il paese dei balocchi per qualsiasi sprovveduto, proveniente da qualsiasi distretto. Sorrise osservando il cielo limpido.
Era così divertente irritare le persone; adorava vedere come il loro volto si contorceva in espressioni infastidite e cercava di nascondere anche ciò che appariva ovvio.
Arrivato davanti alla Villa di Kronos, sorrise soddisfatto. Osservò le alte guglie, spigolose un po' come il proprietario. Il prato era sempre ossessivamente curato.
Si avvicinò al portone e cominciò a battere nervosamente il batacchio in attesa che qualcuno aprisse.
Una cameriera andò ad aprirgli. Sembrava sorpresa di vederlo lì. La dolce signora Manson non era abituata ai suoi arrivi, ma era sempre felice e dolce quando lo incontrava. Quell'anziana si occupava della dimora da quando Kronos era un bambino e a governare il distretto era il suo patrigno.
«Prego, caro. Vado subito a chiamarti Kr-»
Adonis poteva sentire le urla di Kronos dalla palestra, adiacente al salotto. Seguì la signora Manson attraverso i corridoi.
Lanciò un'occhiata incuriosita al salotto. Tutto era ancora in ordine, ogni cosa nel posto giusto. Un forte profumo di lavanda impregnava l'ambiente, da poco dovevano aver finito di pulire.
Si mossero verso la palestra, sentiva i tonfi dei colpi al sacco da boxe rimbombare, sempre più vicini.
La signora Manson tossì forte, attirando le attenzioni di tutti. I bastardi si voltarono a guardarlo, tutti piuttosto sconvolti e incuriositi. Incrociò lo sguardo di Kassandra, che si lasciò sfuggire un sorriso non appena lo vide.
Kronos, invece, sembrava volerlo fulminare con lo sguardo. Era strano non vedergli indossare qualche completo nero. Non aveva mai immaginato che avrebbe potuto osservarlo con dei pantaloni larghi da tuta e una maglia -scura ovviamente, i colori erano sempre un optional- a scollo. «Che cazzo fai qui?!» Si asciugò la fronte.
La signora Manson fece un leggero cenno e li lasciò soli.
Adonis ghignò e si dondolò sui talloni, divertito. «Dovevo parlarti di cose importanti, amico mio.»
Vide Morpheus, il ragazzino che aveva beccato in un privé con la fidanzata, allungarsi dal ring, con curiosità. Mars scoccò un'occhiataccia all'amico.
«E non potevi prendere un appuntamento come tutte le persone normali di questa città?» Kronos strinse i pugni.
«Mi stai dicendo che io sono come gli altri?» ora era più divertente del previsto.
Kronos serrò la mandibola. Un guizzo gli colpì lo sguardo, come se stesse passando da un'implorazione a una minaccia di morte. «Ora te lo ripeto, Adonis. Che diavolo vuoi?»
«Ho informazioni.» Adonis sorrise furbo. Sapeva di avere la sua attenzione adesso. «Sul torneo.» Indicò Mars con un cenno del capo, come a volerlo salutare. Mars sussultò appena.
Kronos abbassò la guardia. Non era più sul piede di guerra. Sfilò i guantoni e si voltò verso i ragazzi. «Continuate. Mars, guida tu l'allenamento, e Kassandra, se scopro di nuovo che stai fingendo di allenarti ti faccio passare la notte a correre.»
La ragazza annuì decisa, fingendo un saluto militare.
Adonis ridacchiò. Era sollevato che Kassandra fosse ancora viva e che fosse riuscita a creare una sottospecie di legame con Kronos e i bastardi.
Scrollò le spalle e seguì Kronos fino al suo ufficio. Salirono le scale in silenzio, uno accanto all'altro. Dopodiché Kronos aprì la porta e lo fece entrare per primo. Se la richiuse alle spalle e incrociò le braccia al petto. «Allora?»
«Il tuo ufficio è sempre così asettico e tetro, dovresti decorarlo un po'-» Adonis si girò, guardandosi attorno e scivolò sul divano.
Kronos seguiva con attenzione ogni suo movimento. Si scostò dalla porta e si incamminò verso la scrivania. «Mi spieghi cosa c'è di tanto importante da sapere?»
«Uh giusto, giusto.» Adonis scosse la mano. «Come mai sei scomparso? Ti aspettavo due sere fa.»
Kronos roteò gli occhi al cielo. «Non cambiare discorso. Allora cosa sai?»
Adonis ridacchiò. Si tirò in piedi. Si incamminò a passi lenti verso Kronos, poggiato alla scrivania. Fissò intensamente i suoi occhi scuri, velati da alcune venature rosse. Sembrava arrabbiato. «Era una scusa, mi sembra chiaro. Era l'unico modo per poter parlare in privato. O preferivi che chiedessi davanti a tutti perché mi ignori?»
L'altro aprì leggermente la bocca come sorpreso e la richiuse subito dopo, infastidito. Lo guardò male. «Sei un idiota. Sei un fottuto idiota!»
«Non alzare la voce o i tuoi bambini saranno curiosi.» Adonis fissò il petto dell'altro attraverso la maglia sottile.
Kronos era prossimo a una crisi nervosa. «Ho da fare, Adonis. Non ho il tempo di star dietro alle tue paranoie. Va bene? Non me ne sono accorto, fine della tragedia.»
Adonis sorrise divertito. «Non rifiuti mai un invito.»
«Ero occupato. Stai mettendo su un caso inutile. Non è successo niente di grave.»
Adonis gli si avvicinò piano. Piegò il capo di lato. «Oh davvero? Guarda un po', sei scomparso dopo aver rivelato una piccola parte di te. Sai che non c'è nulla di male? Il tuo segreto è al sicuro con me-»
Kronos roteò gli occhi al cielo. Lo spinse lateralmente, avvicinandosi alla finestra, come a prendere fiato. «Se ti piace crederla così, non ti farò cambiare idea. Sono stato impegnato... e poi, se vogliamo essere onesto, nulla è al sicuro con te. Non mi fido di te, Adonis, lo sai.»
E in fondo sapeva avesse ragione. Adonis l'aveva tradito anni prima, rubandogli la vendetta. Continuava a mentirgli, a spiarlo. Eppure, paradossalmente lo faceva per tenerlo vivo. Non importava quanto lo avesse odiato. «Non ti fidi eppure non hai problemi a-»
«Per scopare non ho bisogno di fidarmi di qualcuno.» Kronos si portò le mani alle tempie.
«E comunque non è niente di quello che hai in mente. Mancano semplicemente due mesi esatti al torneo. Mars è la mia priorità. Deve allenarsi e, nel caso non l'avessi notato, ho anche un nuovo ingresso, che mi sta facendo pentire di non averla lasciata a morire.» Kronos si allontanò da lui, rifuggendo qualsiasi vicinanza pericolosa e si sedette sul divano. Si passò le mani in volto. «Non voglio credere che tu sia così idiota da venire qui per questo! Porca puttana, Adonis, cos'hai nel cervello? Merda avariata?»
Adonis ridacchiò e gli si avvicinò. Si posizionò dietro il divano e fece scorrere le mani sulle spalle dell'altro. «Credo tu sia troppo stressato-»
«Non ci provare-» la voce di Kronos si abbassò di qualche ottava mentre Adonis prese a massaggiargli le spalle. Vide il suo riflesso, attraverso la vetrinetta di fronte. Kronos socchiuse gli occhi, mentre un fremito lo percorse come una scarica elettrica.
«Io scherzavo, ma hai davvero i nervi contratti-» gli sussurrò all'orecchio.
Kronos teneva ancora gli occhi socchiusi. Il respiro si faceva man mano regolare. Probabilmente restò in silenzio pacifico solo per un paio di minuti. Lo sentì rabbrividire sotto il proprio tatto. Si liberò poi da quel contatto, tirandosi rapidamente in piedi e gli puntò un dito contro. «Smettila.» Iniziò a lisciarsi nervosamente la maglia. Tre gesti secchi. Si passò una mano in volto. Sospirò frustrato. «Senti, ho da fare. Sul serio non c'è nessun particolare motivo per la mia scomparsa.»
Adonis indossò un broncio offeso. «Allora devo andarmene? Vuoi che me ne vada?» Kronos deglutì. «Sai? Credo che i ragazzi potranno allenarsi ancora un bel po' da soli.» Sentiva il cuore in gola. La frenesia gli solleticava tutto il collo, ogni centimetro della sua pelle.
Kronos gli si avvicinò e scosse il capo. Gli afferrò un lembo della camicia e lo tirò a sé. I loro nasi si sfiorarono e cominciarono a baciarsi, prima con calma, permettendo ad entrambi di assaporarsi, poi con foga, bramosia.
Kronos si fermò, poi. Presero fiato, fissandosi negli occhi.
«Non posso.» Gli mormorò sulle labbra.
Adonis inarcò un sopracciglio. Abbassò appena lo sguardo. «Non mi sembra che il tuo corpo sia d'accordo-»
«Non posso bere già ora.» Lanciò un'occhiata all'orologio. «Devo allenare ancora i ragazzi dopo-»
Adonis roteò gli occhi al cielo e lo tirò a sé, riprendendo a baciarlo. Le mani iniziarono a vagare tra i suoi riccioli scuri. Lo costrinse ad arretrare, fino a farlo scontrare con la scrivania. Si allontanò poi, andando a chiudere la porta, facendo girare la chiave nella serratura. Sentì lo scatto.
Sfilò dalla tasca dei pantaloni un flacone ed estrasse una piccola pillola.
«Non so perché tu abbia l'esigenza di spegnere i tuoi pensieri, né ti chiederò di parlarmene se non hai voglia.»
Kronos sembrava quasi un bambino in quei momenti. Osservò la pasticca. «Che cazzo è?»
«Una droga che ti rilassa per un po'. Non hai il mal di testa da sbronza. Dura un'ora l'effetto ed è istantaneo.» Adonis gliela porse.
Kronos tentennò. Non si fidava. Adonis scrollò le spalle e ne ingerì una. Ne sfilò un'altra e gli si avvicinò piano. Vide gli occhi di Kronos saettare dalla sua mano, fino a percorrere il contorno delle labbra; annuì poi.
Adonis sorrise e gli portò una mano dietro al collo e gli posizionò la pasticca sulle labbra. Kronos la ingurgitò. Deglutì poco dopo. Adonis iniziò a solleticargli il collo, in una scia umida e passionale di baci; sogghignò, sentendo il respiro corto dell'altro.
Kronos lo allontanò poco dopo e fece un sorriso quasi sinistro. Inclinò appena il capo e lo costrinse a seguirlo, tirandolo per la camicia, che teneva ben stretta tra le mani, al punto di far impallidire le nocche. Aprì la porta dell'ufficio che andava direttamente nella sua camera, accertandosi che anche lì la porta fosse chiusa. I suoi occhi scuri erano leggermente annebbiati. Lo spinse sul letto, liberandosi nervosamente della maglia. Adonis si mise seduto, tirandolo a sé e riprese a baciarlo, avventandosi quasi su di lui. Kronos prese a mormorare sulle sue labbra, sospirando appena. Aveva il respiro pesante e le guance arrossate. «Chiedo umilmente scusa per essere scomparso. Come vuoi che mi faccia perdonare?» Sorrise divertito poi.
Adonis stava cercando di sistemarsi dopo un po'. Gli girava appena la testa. Cercare di star dietro a Kronos era come voler affrontare le montagne russe con lo stomaco pieno.
Si mise seduto nel letto, mentre l'altro aveva iniziato a sistemarsi i pantaloni. Kronos lo osservava in silenzio, mentre si aggiustava la camicia, lasciando come sempre in parte il petto semi scoperto.
«Hai intenzione di esserci questa sera?» Adonis si voltò a guardarlo.
Kronos annuì. «È il primo collegio per il torneo. Suppongo inizieremo a parlare dei preparativi della festa.»
«Hai già scelto la prova?» Adonis lo osservava con curiosità. Era difficile cercare di tornare a concentrarsi, quando Kronos era ancora a petto nudo.
L'uomo si rivestì e si sedette sul letto, vicino a lui, ma non troppo. «Inizio ad avere un po' di idee, tu? Non so nemmeno qual è il tuo campione.»
Adonis sorrise sornione. «Nessuno lo sa. Voglio sia una sorpresa.» Scrollò appena le spalle. «Comunque, ti spillo un'informazione, così potrai condividerla con Mars.»
Kronos si infastidì. Lo afferrò con uno scatto felino per la camicia. «Perché non me lo hai detto prima?!»
Adonis era divertito. Gli prese la mano e si avvicinò sinuoso come un serpente. Gli posò un bacio, mordendogli appena il labbro inferiore. Kronos era sul punto di ucciderlo, anche se si lasciò sfuggire un leggero gemito.
«Perché prima il piacere e poi il dovere.»
«Sono abbastanza certo che debba essere il contrario. Adesso parla prima che ti mozzi la lingua.»
Adonis ridacchiò. «Andrebbe a tuo discapito, so bene quanto ti pia-»
«Adonis!» Kronos alzò la voce, arrabbiato.
«Va bene, stai calmo.» Si liberò dalla sua presa, sistemandosi la giacca. Osservò la camera da letto, anch'essa piuttosto semplice. Eppure adorava stare lì, accoccolato tra le coperte impregnate del profumo di Kronos. «Hydra ha visto Hephestus lavorare con alcuni suoi uomini. Ha visto tantissimi specchi.»
Kronos aggrottò la fronte. Poteva sentire gli ingranaggi della sua mente mettersi all'opera. Annuì, accompagnandolo alla porta. Adonis lo salutò con un inchino plateale, che lo fece ridacchiare. Kronos lo fissò per qualche istante. Prima che se ne andasse lo chiamò. «Che c'è?»
«Grazie. Per non aver insistito, nonostante tu sia un pettegolo.»
Adonis sorrise sincero. «Quando smetterai di vedermi come un nemico, forse allora capirai che non tutti ti vogliono morto.» Si allontanò, uscendo velocemente dalla villa.
L'aria fredda gli sferzò i capelli. Si mosse verso il locale. Era stato via poco più di un'ora, ma già sentiva la mancanza della confusione, della musica e delle urla del suo locale. Osservò l'insegna al neon porpora mentre iniziava ad illuminare la strada e sorrise soddisfatto.
Il suo regno riusciva sempre a prosperare, anche con accordi complicati, rischiosi, che si reggevano sul filo del rasoio.
«Stavo aspettando che tornassi.» riconobbe quella voce.
Athena lo osservava dall'alto della sua superiorità, nascondendo il suo corpo sinuoso e spigoloso in una lunga pelliccia. Gli occhi chiari, freddi come il marmo, gli penetrarono la pelle. La vide accarezzare un piccolo pugnale, con un'inquietante delicatezza quasi disarmante.
Adonis si strinse nelle spalle e si guardò attorno. Le fece cenno di seguirla in ufficio, sfruttando uno dei tanti ingressi secondari del locale, mai mai quello di Kronos. Quello era solo il loro.
La donna gli posò una mano sulla spalla. Era ghiacciata. Lo fece voltare di soprassalto.
«Allora, Adonis? Hai pensato alla mia proposta o vuoi far morire il tuo amato?»
Angolino
Allora cosa ne pensate del capitolo? Nel prossimo avremo il primo collegio dei consoli, così vedrete un po' come funziona.
Spero vi stia piacendo, ci sto mettendo tantissimo impegno.
Alla prossima ❤️🩹
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