Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

IX. Nuovi innesti significano guai

𝐌𝐚𝐫𝐬

𝐌𝐚𝐫𝐬

Avevano appena bussato alla porta. Era quasi notte fonda e Mars non riusciva che a pensare ai peggiori scenari possibili.

Fino a pochi minuti prima era in salotto insieme ai suoi amici. Avevano iniziato a giocare a dama, soprattutto perché Morpheus era incapace con gli scacchi.

Apollo se ne stava seduto a leggere un romanzo, mentre Hestia si era incantata a osservare le fiamme veraci nel camino, sistemando di tanto in tanto la legna.

Kronos era sempre così apparentemente rilassato. Gli dava sui nervi quella placida indifferenza con cui si avviava alla porta, nella consapevolezza che avrebbero potuto attaccarlo da un momento all'altro. Sembrava sempre che fosse pronto a farsi uccidere.

«Forse dovremmo accertarci che non sia nessuno che voglia farci fuori tutti dagli altri distretti, non credi?» Mars gli si avvicinò, nella speranza che gli desse ascolto.

Kronos si sistemò nevroticamente la cravatta. La mosse tre volte prima di prestargli attenzione. «Credo di sapere chi sia, in realtà.»

Mars non ebbe tempo per ribattere perché Kronos aprì la porta e si fece di lato per far entrare la ragazza, che stava aspettando sull'uscio, tremante dal freddo e coi capelli bagnati che le si appiccicavano in volto.

Sembrava piuttosto confusa e spaventata, ma Mars ebbe da ricredersi pochi istanti dopo.

«Perché? Potevi semplicemente scortarmi fin qui piuttosto che lasciarmi sotto la pioggia con due cadaveri e un occhio a terra!» la ragazza batté i piedi furiosamente.

Kronos la osservava dall'alto, sempre con una maschera di disinteresse stampata sul volto. «Volevo vedere se eri capace di orientarti da sola dopo uno shock.»

La ragazza sbuffò. Prese a guardarsi nervosamente attorno e posò lo sguardo su Mars. «Anziché guardarmi confuso come un idiota, potresti darmi una coperta?»

Mars serrò la mandibola. Accusò il colpo, indietreggiando in silenzio. Hyperion gli andò incontro e gli passò un asciugamano. Così decise di tenderlo alla sconosciuta, dalla lingua biforcuta. Aveva la sensazione che sarebbe stata abbastanza insopportabile. «Tu sei?» le domandò.

«Kassandra.» La ragazza gli strappò dalle mani l'asciugamano e strizzò i capelli.

Kronos abbassò lo sguardo sulle goccioline d'acqua che bagnavano il pavimento. Apollo, Morpheus ed Hestia osservavano quella scena imbarazzante in silenzio.

Mars avrebbe voluto parlare, ma Kronos gli puntò davanti il suo ombrello, per farlo restare in silenzio. «Quindi, hai intenzione di illuminarmi sul perché mi cercavi?»

Kassandra sbuffò piano. «Pensavo fosse chiaro. Voglio entrare in accademia.»

Kronos non apparve sorpreso, Mars, invece, scoppiò a ridere, quasi più nervoso che divertito dalla situazione. Non gli piacevano i cambiamenti. Era da tempo che il gruppo era ben ossidato e unito. Erano coesi, cresciuti insieme almeno da otto anni, come avrebbe mai potuto inserirsi tra loro quella ragazzina?

Per quanto apparisse audace e sicura di sé, era abbastanza certo che tutto quello non bastasse. Per di più non era una di loro. Il suo sguardo non era incattivito col mondo, era speranzoso, quasi puro. «Stai scherzando?» Mars sorrise antipatico. Si rivolse poi a Kronos. «Tu non ci starai pensando sul serio?»

L'uomo sembrò non ascoltarlo. Teneva lo sguardo fisso sulla figura di Kassandra, come se stesse cercando di ricavare qualche informazione silenziosa. «Datele un cambio. Parlerò con lei nel mio ufficio.» Fece cenno ad Hestia di occuparsene, salendo le scale verso il piano superiore. Hyperion li guardò tutti con sguardo confuso. Dopodiché girò i tacchi e seguì il fratello, lasciandoli soli.

Mars non voleva crederci. Non poteva accettare un nuovo membro a soli due mesi dal torneo. Avrebbe rallentato ogni allenamento. Si fidava di Kronos, ma non poteva essere improvvisamente impazzito.

Sapeva quanto avesse un debole e una passione per i ragazzini abbandonati, bastava guardare il loro gruppo. Semplicemente non poteva distruggere quel precario equilibrio.

Hestia, d'altro canto, sembrava entusiasta del possibile nuovo innesto. «Seguimi!» Trillò felice. «Ti presto alcuni miei vestiti e poi ti accompagno nel suo ufficio! Spero che ti accetti perché un'altra donna non mi dispiacerebbe qui in casa!» Si avvicinò a Kassandra, mettendosi sotto il suo braccio.

Kassandra sussultò appena. Le riservò poi un sorriso dolce, smagliante e candido, in netto contrasto con la pelle color caramello e la sporcizia che le macchiava il volto. La ragazza iniziò a seguire Hestia verso le scale, ma si voltò per un'ultima volta a guardarlo. «Comunque, questa si chiama accoglienza, coglione.»

Mars si irrigidì e la guardò storto, mentre le due salivano le scale vertiginose. I loro passi rimbombavano sul marmo nel silenzio generale appena creatosi. Fissò le loro figure fino a scomparire alla sua vista.

Morpheus trotterellò verso di lui. Gli diede una sonora pacca sulla spalla. «Certo che ha proprio fegato, eh?» Si sistemò poi i capelli scuri con smania. Si voltò a guardare Apollo. «Tu che ne pensi? Sarà dei nostri?»

Apollo scrollò le spalle. «Potrebbe darsi... dipende anche dalla sua storia. Tutti ne abbiamo una ed è quella che ha convinto Kronos.»

Mars annuì. Si avvicinò nuovamente al camino, iniziando a sistemare la legna con l'attizzatoio. Era nervoso e la sua stizza si stava ripercuotendo sui ceppi di legna bruciata. Sbuffò scocciato. Quando si era in riunione con Kronos, gli argomenti restavano in privato.

All'inizio non conosceva nemmeno lui le storie dei suoi amici; poi, quando avevano iniziato a fidarsi l'uno dell'altro, era stato semplice aprirsi.

Erano gli unici a conoscere la sua storia. Gli unici che non avevano mai giudicato i suoi timori né tantomeno lo avevano spifferato in giro.

Poteva sempre contare su di loro, lo sapeva bene.

Si tirò in piedi e si accomodò su una delle poltrone. Continuava a fissare il camino. Le fiamme ingoiavano la legna, il crepitio era rilassante in quel soggiorno ormai quasi completamente al buio. La pioggia era incessante da alcuni giorni e Mars si chiese se anche durante le prove del torneo avrebbe piovuto.

Uno dei loro allenamenti sarebbe stato nella Foresta di mezzo. Di solito era lì che si teneva il torneo. L'enorme distesa di verde si trovava al centro tra il distretto Velo -gestito da Hephestus- e il distretto Vita di Athena. I preparativi dovevano essere già iniziati. Di solito costruivano le scenografie per ogni prova. Si chiese se anche quell'anno qualcuno si sarebbe perso nel dedalico bosco. Nel corso dell'ultimo torneo un ragazzo del distretto di Mirah non venne più ritrovato.

Dopo la solita e scontata vittoria del distretto Athena, erano state avviate delle ricerche per poter offrirgli un degno funerale, ma il corpo non fu mai rinvenuto.

Alcuni si divertivano a raccontare che il suo fantasma vagasse nella foresta, urlando di notte alla Luna Piena. Secondo Apollo, invece, era riuscito a fuggire nella Grande Città, con uno stratagemma che ancora non gli era chiaro.

Mars credeva che fosse stato semplicemente azzannato dai lupi, che avevano sepolto poi le sue ossa nel terreno fangoso.

Mars tamburellò in tensione le dita sul bracciolo della poltrona.

Morpheus, con quella solita calma rumorosa, si appollaiò sull'altro bracciolo. Gli assestò una gomitata al fianco. «E dai. Non fare quel musone. È carina, potresti provarci prima che lo faccia Apollo.» Gli ammiccò.

Apollo, dall'altro lato del camino, seduto su un divano, sbuffò rumorosamente. Il fruscio delle pagine del libro li riscosse. «Non mi interessano le relazioni e tutte queste cose. Hai bisogno di un disegnino per capirlo?»

Morpheus roteò gli occhi al cielo. «Puoi reggermi il gioco ogni tanto?»

«Sei un tale idiota.»

«Adesso ti sfido a duello!» Morpheus prese l'attizzatoio e lo agitò come fosse un fioretto. Apollo si lamentava in sottofondo della sua stupidità, suggerendogli più letture nel vano tentativo di alzargli il quoziente intellettivo.

Mars avrebbe voluto strangolare entrambi. Soprattutto quando iniziavano a litigare come due bambini. «La volete smettere?» Borbottò scocciato. Si sentiva in tensione. Uno strano groppo gli attanagliava la gola e un peso sul petto gli impediva di respirare in tranquillità. Voleva capire se Kassandra sarebbe stata una di loro. Voleva sapere cosa stesse spingendo la curiosità di Kronos.

Iniziava a credere che l'uomo gli nascondesse fin troppe cose.

Certo, lo aveva salvato da morte certa e l'aveva adottato. Non gli aveva mai fatto mancare nulla. Nonostante tutti si ostinassero a dipingerlo come un mostro, Kronos c'era sempre stato per lui, anche quando aveva paura del buio e da bambino sgattaiolava nella sua camera per non stare da solo.

Si tirò in piedi e cominciò a camminare per il salotto, mentre Morpheus e Apollo litigavano in sottofondo come due bambini che si contendono un giocattolo.

Hestia li raggiunse dopo un po'. Sembrava al settimo cielo, quasi come se ogni passo la aiutasse a galleggiare in aria. «Credo che se la caverà. Ho incontrato Hyperion in corridoio e mi ha detto che Kronos l'ha già salvata da un'aggressione.»

Mars si morse l'interno guancia. Morpheus abbracciò la ragazza e ridacchiò. «Allora è quasi fatta. Mi dispiace per lei, però. Dici che sta bene? Chissà quale sarà il suo metodo di uccisione! Oh, ora voglio conoscere assolutamente il suo stile! È importante, no?»

Mars aveva smesso di seguire le parole dell'amico. Gli dispiaceva sicuramente che fosse quasi incappata nei peggiori abitanti del distretto Cenere, ma l'idea di un nuovo elemento che potesse imparare a conoscerlo abbastanza bene lo terrorizzava. Inoltre, continuava a credere che non potesse essere una di loro.

Era sempre stato convinto che le anime simili si riconoscessero. Gli era successo con Kronos, Apollo e gli altri.

Quando aveva sfiorato la mano di Kassandra, passandole l'asciugamano, aveva percepito un'anima diversa. Non devastata quanto le loro, né desiderosa di vendetta e sangue pur di mettere a tacere le voci e il dolore che tormentavano la mente.

Restarono in salotto tutti insieme ancora un po'. Mars aveva preso a giocare a dama con Morpheus, forse per torturarsi inconsciamente ancora di più. Era così logorroico che probabilmente anche quando sarebbe andato a dormire, avrebbe sentito ancora la sua voce rimbombargli nella testa.

Pochi minuti dopo, poi, Kronos li raggiunse, tenendosi le mani in tasca. Kassandra era alle sue spalle e a giudicare dal sorriso trionfante sul volto, doveva essere andata bene.

Era una di loro.

Kronos abbassò lo sguardo sul proprio orologio da polso. «Avete mezz'ora prima di andare a dormire. Hestia, Kassandra condividerà la stanza con te. Dovrebbe esserci un letto libero.»

Mars cercò disperatamente lo sguardo dell'uomo, ma Kronos se ne andò poco dopo, lasciandoli soli.

Mars deglutì e strinse forte i braccioli della poltrona, al punto da sentire la pelle stridere sotto le unghie.

Kassandra ghignò divertita. «Che c'è? Hai paura che ti soffi il primato di cocco del tuo paparino?»

Morpheus aveva sempre idee di merda. Mars lo sapeva benissimo, mentre usciva silenziosamente dalla propria camera per dirigersi in quella delle ragazze.

Camminavano uno dietro l'altro a piedi nudi. Solo i calzini li separavano dal freddo pavimento. Se Mars affinava le orecchie, poteva percepire ancora la legna nel camino bruciare, gli ultimi scampoli prima dello spegnimento finale.

Morpheus aprì lentamente la porta della camera delle ragazze e, così, uno dietro l'altro si infilarono all'interno.

Mars c'era stato diverse volte, soprattutto quando decidevano di leggere vecchi libri insieme o cercare di guardare qualche vecchio film. Ricordava ancora quando assieme ad Hyperion era andato nella vecchia discarica. Di solito lì c'erano tutti gli scarti e l'immondizia della Grande Città. Era meglio che la lasciassero nel territorio dei reietti, d'altronde cosa importava se fossero morti o ammalati.

Avevano trovato vecchi televisori e aggeggi tecnologici. Certo, internet lì era un lusso non sostenibile, non avevano idea di cosa fosse, ma tutto sommato poter avere un televisore e qualche vecchia videocassetta funzionante era già un gran risultato.

Hestia, seduta sul proprio letto, fece loro cenno di accomodarsi e Apollo si richiuse la porta alle spalle, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno sul corridoio. Mars continuava a fissare l'enorme stanza, grande quasi quanto la loro. Hestia aveva decisamente un talento migliore del loro nell'addobbarla. C'erano diversi scaffali; i libri erano ordinati seguendo un preciso schema cromatico e alcune piante rampicanti scendevano lungo gli scaffali, come tentacoli.

L'atmosfera era rilassante. Aveva evitato di accendere le luci, così da non attirare l'attenzione. Aveva, però, acceso alcune candele profumate. Hestia era una grande amante dell'aroma terapia. Spesso, quando Kronos era nervoso, gli regalava alcune candele rilassanti, a detta sua.

Mars e gli altri sghignazzavano sempre divertiti quando succedeva.

«Perché questi idioti sono qui?» Kassandra uscì dal bagno e si rivolse ad Hestia. Indossava un maglione nero, che a Mars risultò appena familiare. Le arrivava quasi sopra alle ginocchia. Kassandra si strinse nelle spalle e si accucciò su quello che ormai era il suo letto.

«Festa di benvenuto! Più o meno.» Morpheus si portò l'indice davanti alla bocca, facendo cenno di parlare a bassa voce. «Ho preso alcune bottiglie di birra e un po' di snack, almeno ci conosciamo.»

Kassandra sorrise flebilmente. Mars osservava ogni suo movimento: sembrava che non riuscisse a fidarsi. «Oh uhm, okay. Credo di non conoscere nemmeno i vostri nomi, però.»

Hestia si sedette accanto a lei, aprendole una birra e porgendogliela poi. «Lui è Morpheus, stiamo insieme da quasi un anno.» Il ragazzo fece un leggero inchino di saluto e cercò di aprire silenziosamente la busta di patatine. Apollo tossì animatamente per coprire il rumore.

«Io sono Apollo e il muso lungo è Mars.»

Kassandra agitò le dita per salutarli tutti. Prese a bere, ingurgitando la birra. Si asciugò poi. «Siete tutti nati qui?»

«Io solo no.» Mars rabbrividì appena. «Cioè avevo due anni quando mia madre fu cacciata dalla Grande Città. Mi portò con sé.»

Kassandra si rabbuiò per un istante. Sbuffò piano e si portò le ginocchia al petto. «Mi dispiace...»

Morpheus non sembrava in vena di racconti tristi e spiacevoli. E forse aveva ragione.

Mars avrebbe dovuto guadagnarsi la fiducia della ragazza per poter scoprire quale fosse la sua storia e capire a che gioco stesse giocando. Era sicuro che non fosse una di loro, non aveva prove materiali per dimostrarlo. Ma qualora avesse avuto ragione ne avrebbe subito parlato con Kronos.

«Allora, Kas- posso chiamarti Kas vero?» Morpheus ormai era un fiume in piena. Apollo gli suggerì di darle tregua.

«Oh ehm, sì certo. Nessun problema.»

«Che stile hai?»

Kassandra sgranò gli occhi. Batté più volte le palpebre. Sembrava confusa. Si morse un labbro e sospirò piano. «Oh non so se sia proprio così... ma amo i maglioni polverosi e larghi, le camicie...credo di essere un'appassionata del vintage-» Si interruppe osservando le loro facce piuttosto sconvolte. «-forse non ho capito bene la domanda.»

Morpheus ridacchiò. «Intendevo che stile usi nell'uccidere. Cioè se sei qui, devi aver fatto una cosa simile.» Il suo sorriso nella penombra sembrò quasi inquietante. «Insomma, qui tutti abbiamo ucciso qualcuno. Mars anche tre persone, non a caso è il prediletto di Kronos-» Kassandra posò lo sguardo su di lui e Mars affrontò i suoi occhi scuri, con un ghigno rilassato.

Se c'era terrore, allora semplicemente non era come loro.

Morpheus continuava a parlare, come se non si accorgesse del fremito che colpì in pieno la ragazza. «Comunque, qui tutti abbiamo uno stile. Io sono caotico e rumoroso, attiro troppo l'attenzione. Hestia agisce di soppiatto, mentre Apollo ama pregare per le anime dei suoi malcapitati.»

Apollo scrollò le spalle, guardandola. Sembrò rivolgersi a lei con gentilezza, come se capisse le sue perplessità. «Quando vivi qui devi imparare a difenderti. I distretti si odiano tra loro e le piccole guerre civili sono all'ordine del giorno. Dev'essere noioso trascorrere mesi senza delitti per dei criminali. Noi ci difendiamo. E io prego per le loro anime deviate, sperando in un futuro viaggio migliore.»

Mars guardò l'amico e annuì. Nel distretto Cenere c'erano tutti i peggiori incubi di una città per bene. Violentatori, psicopatici e pedofili. Bisognava sopravvivere e farsi forza. Per questo Kronos era a capo di tutto, evitava che certi crimini avvenissero, eliminando i potenziali problemi fin dall'inizio. Qualsiasi altro delitto, invece, doveva essere autorizzato da lui. La maggior parte erano assalti a componenti degli altri distretti, soprattutto a quello di Athena. Tra lei e Kronos c'era un odio viscerale e reciproco. Probabilmente perché due leoni si contendevano il desiderio di potere su tutta la città dei reietti, in un'intricata ragnatela di bugie e tradimenti.

Kassandra rabbrividì appena.

Morpheus riprese a parlare. «Mars uno stile violento ed efficace come Kronos, tale padre tale figlio, no?» Ridacchiò. «Ora raccontaci di te, qual è lo stile che ti caratterizza?»

«Oh ehm- io non saprei. Suppongo di basarmi molto sulla sacra arte dell'improvvisazione.» lo guardò sfrontata poi.

Incrociò lo sguardo di Mars e abbozzò un sorriso.

Mars ebbe la sensazione che stesse improvvisando ogni cosa anche con loro.



Angolino
E adesso Kassandra è entrata a far parte dei bastardi di Kronos, chissà come si troverà con questi disagiati👀.
Spero davvero che la storia vi stia piacendo. Alla prossima ❤️‍🩹

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro