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vii.

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{ torniamo a New York! }
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"Giorno" salutai tutti, entrando in cucina, accompagnata da Jackie e Nathan.

"Hey, ci sono i pancake"

"Per me solo un caffè, grazie" dissi versandomene un po' in una tazza.

"Avete corso oggi? Eva, non dirmi che sei andata anche tu" Katherine chiese, con fare sconvolto.

"Non esageriamo! Però ho fatto una passeggiata a cavallo" ridacchiai bevendo un sorso di caffè, guadagnandomi un pollice in su da parte della donna dai capelli rossi.

"Cinque chilometri. Col mal di testa" rispose Nathan alla domanda della madre.

"Ancora?"

"Sì, è colpa del freddo"

"Devi mangiare qualcosa" si preoccupò la donna.

"Questi vanno bene" George entrò nella stanza con due grandi secchi in mano.

"Mariniamo i tacchini lì dentro?"

"Pesano sette chili, è l'unica opzione" rispose con tono ovvio, l'uomo
"Isaac, metti una giacca più pesante. C'è l'80% di probabilità che nevichi" passò poi a rimproverare il nipote.

"A volte devi sacrificare la comodità per lo stile" si giustificò ed io annuii, guadagnandomi una spintarella da Jackie
"Questa giacca di pelle dice: tosto, freddo, avvolgente... capito?" continuò.

"Mh, anche l'assideramento si considera tosto, freddo e avvolgente. Capito?" rispose a tono George, facendoci ridere.

"Ragazze, volete cucinare qualcosa per domani? Prepariamo tutti un piatto" ci domandò Katherine.

"Beh, io preparo due tacchini, ovviamente" si avvicinò a noi, George.

"Se voi Howard avete qualche tradizione, compro gli ingredienti" io e Jackie ci scambiammo un'occhiata. Diciamo che, la voglia di festeggiare il ringraziamento, non c'era.

"Noi passiamo" dissi per poi avvicinarmi alla porta e salire al piano di sopra.

"Se per voi va bene" aggiunse la ragazza, seguendomi.

"Certo" risposero i due.

"Gioia mia, sei l'unica in tutta la scuola che si porta tutti i libri a casa" disse Skylar, una volta finite le lezioni, mentre riponevo i quaderni dall'armadietto al mio zaino
"Non hai in programma di divertirti un po' durante le vacanze?"

"Non festeggerò il ringraziamento quest'anno" risposi.

"Giusto"

"Fingerò che non esista! Semplice" scrollai le spalle.

"Scusa" mi sorrise dolcemente, capendo la situazione.

"Non posso fingere di essere in vena di festeggiare. Senza..."

"Cole!" mi interruppe Skylar. Io corrucciai le sopracciglia, non capendo.

"Ti serve un passaggio, fiocchettino?" spuntò il biondo, da dietro l'armadietto, facendomi spaventare.

"No, idiota" mi girai verso di lui, sbuffando.

"Mamma ha detto che dobbiamo tornare tutti a casa entro l'orario stabilito, cosa hai di così importante da fare?" si poggiò vicino all'armadietto.

"Ho promesso a Jackie che avrei dato una mano per la colletta alimentare" risposi, guardando Skylar, e Cole mi interruppe.

"Non è da te, fiocchettino, sicura di stare bene?"

"Non che siano affari tuoi, comunque" continuai, ammonendolo e girandomi verso di lui.

"Come vuoi" si rassegnò, scompigliandomi i capelli e andando via.

"Calma furia! E spiegami cosa c'è tra voi due" il mio amico mi tolse il libro da mano, che stavo per lanciare a quella testa di rapa, che mi aveva rovinato la piega.

"Assolutamente niente di niente" gli mandai un bacio volante, chiudendo l'armadietto e andando via.

Una volta al Lark, io insieme a mia sorella ed Erin, decidemmo di consegnare gli ultimi sacchetti rimanenti: in tutto ne erano undici.
Non prima però di fare una sosta a casa nostra. Io e Jackie avvisammo Katherine che non sapevamo quando saremmo tornate, e che quindi potevano lasciarci gli avanzi.

"Cosa c'è tra te e Cole?" disse Erin, non appena arrivammo fuori la prima casa a cui avremmo dovuto consegnare il cibo. In auto io ero seduta al lato passeggero e la mora, nei sedili posteriori.

"Perché oggi tutti continuano a chiedermelo?" sospirai. Jackie alzò il capo ascoltando la conversazione.

"Alla casa sul lago ho pensato..."

"Niente, perché non c'è assolutamente niente. Piuttosto cosa c'è tra te e Cole?" sputai di getto
"Non sei costretta a dirmelo" guardai fuori dal finestrino, pentendomi per il poco tatto usato.

"No, è... non è niente, ma non è neanche qualcosa. Ha senso?"

"Io penso che..." mi bloccai
"Non sono affari miei, lascia stare" imitai mia sorella, che poco prima era scesa dall'auto per prendere i sacchetti dal portabagagli.

"Cosa volevi dire? Cosa pensi?" la bionda ci raggiunse.

"Che potresti avere di meglio; sei bella, intelligente, e meriti di più che essere una delle ragazze di quell'idiota di Cole" ammisi. Nonostante non mi stesse particolarmente simpatica, le pensavo quelle cose.

"Cole non vuole storie serie" rispose guardando verso il basso.

"Questo è uno dei suoi tanti problemi. Che male c'è ad avere una storia seria?" presi dei sacchetti e lei imitò i miei gesti.

"Scusate se mi intrometto, non trovate che dovremmo iniziare a consegnare il cibo?" Jackie chiuse il cofano della macchina. Noi annuimmo e cominciammo a fare ciò che dovevamo fare.

Iniziò a nevicare, ma ciò non ci fermò dal portare il cibo a tutti coloro che ne necessitavano.
Passato del tempo, rimase solo un sacchetto.

"Pronto?" risposi al cellulare.

"Evangeline, ciao! Volevo solo sapere come va e quando tornate a casa" disse Katherine, ed io mandai uno sguardo a Jackie, che subito capì.

"Abbiamo ancora molto da fare, non penso che torneremo per cena" mentii.

"Dovete tornare per forza, vedete... doveva essere una sorpresa" sussurrò ed io avvicinai il telefono a mia sorella, così da farle sentire cosa stesse dicendo la donna
"C'è vostro zio Richard" guardai Jackie e le brillarono gli occhi.

"Cosa? Davvero?" sorrise entusiasta
"Ok, sì, faremo in fretta!" continuò battendo le mani.

"Ciao!" salutai prima di pigiare il pulsante per spegnere la chiamata.

"Noi dobbiamo andare, finiamo con questo ultimo sacchetto" disse mia sorella.

"Aspetta, ma se abbiamo finito, questo di chi è?" domandai rigirandomi il pacchetto tra le mani.

"È mio" disse Erin
"Mia madre è a scuola a correggere le verifiche, le piace farlo durante le vacanze perché odia le festività" chiuse il bagagliaio per poi entrare in auto.

Io e Jackie ci guardammo e decidemmo di invitarla a passare il ringraziamento dai Walter; la bionda dopo aver rifiutato un paio di volte, acconsentì.

Arrivate a casa, togliemmo cappotti, sciarpe e cappelli, e imboccato il corridoio per andare in cucina, ecco che apparve lo zio Richard.

"Sorpresa!" insieme alla ragazza mora, gli andammo incontro abbracciandolo.

Per passare un po' del tempo da soli, ci chiudemmo tutti e tre in una stanzetta, provvista di caminetto.

"Siete a vostro agio qui? Nonostante il casino? Parlo soprattutto per te Eva, so quanto puoi essere rompiscatole" ridacchiò sedendosi davanti al fuoco; gli feci la linguaccia.

"Ci stiamo abituando" rise Jackie.

"Lentamente, molto lentamente" aggiunsi.

"C'è una cosa di cui vorrei parlarvi" si alzò per sedersi su una sedia, vicino le nostre poltrone
"Ho visto un avvocato per l'affidamento"

"Il nostro?" tentennò la ragazza.

"No, di uno dei ragazzi di là" rispose sarcastico
"Quando ho letto il testamento dei vostri genitori, ero sconvolto, in lutto e ho rispettato il volere di mia sorella, perciò ho accettato che veniste qui" ci spiegò, mentre ogni tanto io e mia sorella ci scambiavamo occhiate
"Ma ammetto che mi ha ferito che loro abbiano scelto Katherine. Ma ora mi rendo conto che l'hanno deciso 15 anni fa, quando i Walter avevano tre figli, non dieci. Voi eravate piccole e io ero un ventenne festaiolo e..."

"Dove vuoi arrivare, zio Richard?" lo interruppi.

"In sintesi, voglio riportarvi a casa, con me. L'unico parente che vi è rimasto"

"Cosa?" mi alzai in piedi. Mentre Jackie guardò verso il basso, sorridendo lievemente.

"Non dovete decidere subito, pensateci e sappiate che se lo volete, io sono pronto" accarezzò la spalla della mora, vedendola un po' strana.

"Io ho già pensato e deciso" sorrisi ampiamente, portando l'attenzione dell'uomo su di me.

"Sicura, Eva?"

"Io sono pronta! Torniamo a New York!"
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capitolo noiosetto, ma non preoccupatevi,
è solo di passaggio!
mi raccomando non siate lettori silenziosi :P
fatemi sapere cosa ne pensate e
se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina<3

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