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{ avete dello champagne? }
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"State finalmente svuotando gli scatoloni?" chiese Alex, entrando nella nostra stanza.
"Sì" disse Jackie, aprendone uno.
"Oh, wow, che bella" commentò il ragazzo osservando il contenuto.
"Stai attento!" gli andai vicino togliendogli dalle mani la tazza che aveva estratto dal pacco.
"Grazie. Ci vediamo di sotto" gli sorrise Jackie. Lui ci salutò ad uscì dalla stanza.
"Eva?" mi chiamò; posai l'attenzione su di lei
"Stai bene?"
"Sì" guardai il piccolo recipiente di colore bianco, con il manico a forma di cuore, color bordeaux; dello stesso colore erano i piccoli cuoricini posti alla rinfusa sulla superficie bianca.
Quel giorno, era il diciannovesimo compleanno di Lucy, la nostra sorellona, e quella tazza, era uno dei regali che mi fece dopo il suo ultimo viaggio. La custodivo gelosamente, in qualche modo, la sentivo più vicina a me; e proprio quel giorno, l'avrei portata con me, anche se solo per fare colazione.
"Buondì" annunciai quando entrammo in cucina.
"Giorno ragazze, ho preso dell'altro tè per Jackie e altre tisane ai frutti rossi per Eva. Sono nel mobile accanto al caffè"
"Grazie Katherine" sorrisi, poggiando la tazza sul ripiano vicino al lavandino; mi avvicinai poi al punto indicato dalla donna.
Nel frattempo in cucina entrarono Danny e Cole, che avvisarono la madre del fatto che non ci sarebbero stati quella sera, a cena; seguiti da Parker, che mentre prendeva delle fette di pane tostate, con la sua mazza da baseball, fece cadere all'interno del lavandino, la mia tazza.
"Parker! Stai attenta!" Katherine si avvicinò a lei.
"È stato un incidente" si giustificò per poi andare a sedersi
Strabuzzai gli occhi pronta ad urlare, ma l'unica cosa che feci fu sospirare. Aveva solo 9 anni, ed io dovevo calmarmi.
"Oddio. Mi dispiace tanto" pronunciò la rossa, prendendo una parte del manico; senza neanche farlo di proposito, il cuore che prima c'era, si era spezzato perfettamente a metà.
"Non fa niente" risposi sbrigativa, girandomi verso i presenti nella stanza.
Incrociai immediatamente gli occhi di Cole, che mi osservava con sguardo dispiaciuto.
Scossi il capo e rivolsi l'attenzione alla donna, che stava avvisando tutti, di uscire dalla casa per andare a scuola.
"Mi dispiace tantissimo" mi poggiò una mano sulla spalla. Mi scostai, dicendo nuovamente che non era successo nulla di grave e scappai in camera, per prendere lo zainetto.
Arrivati a scuola, Alex continuava a farmi domande sul come stessi; stessa cosa Nathan.
"Sì Alex, sto bene. Ho solo un mal di testa allucinante" chiusi l'armadietto, andando in bagno. Rimasi chiusa lì dentro per un po'.
"Ho bisogno di flirtare con qualcuno" disse qualcuno da fuori.
"Ma quelle due novelline di sono accaparrate tutti i ragazzi" rispose una seconda voce. Io corrucciai le sopracciglia cercando di capire se le protagoniste di quella conversazione eravamo io e Jackie.
"Le trovi carine?"
"Non serve essere carina se sei nuova, i ragazzi amano le novità, ma non sarà una novità per sempre"
"E quella sceneggiata delle orfanelle indifese. Hanno vinto la lotteria con la morte dei loro genitori" con ciò ebbi la conferma che stessero parlando di noi due.
"Erano anche ricchi, vero?"
"Sì"
"Hanno letteralmente vinto alla lotteria. Soprattutto quella Evangeline: si dicono sia stata adottata, dal non avere genitori e non avere niente, all'avere un mucchio di soldi" ridacchiarono tra loro.
Mi morsi l'interno della guancia ed uscii dal bagno: quando era troppo, era troppo.
"Già, un'orfana al quadrat-"appena si accorsero di me, si bloccarono spalancando gli occhi.
"Non meritate neanche una risposta. Meritereste solo una faccia di schiaffi, ma non mi abbasserò a tale" intervenni, alternando lo sguardo fra le due ragazze, per poi schizzare fuori da quella stanza e dirigermi in cortile.
"Hey fiocchettino" mi sentii chiamare. Chiusi gli occhi e sbuffai
"Aspettami" si alzò dalla panca su cui era seduto e mi raggiunse, nonostante io non mi fossi fermata.
"Ci mancavi solo tu" sibilai
"Non ho tempo, devo andare a lezione"
"Stai bene?" mi affiancò.
"Io? Benone" mentii.
"Mi stai nascondendo qualcosa, fiocchettino?" sfiorò con l'indice il ciondolo a forma di fiocco, della collana che indossavo.
"Assolutamente no, è solo che è una giornataccia" mi voltai per raggiungere un ingresso secondario della struttura, così da andare nell'aula.
"Vuoi andare via da qua?" mi propose. Mi girai nuovamente verso di lui.
"Con te?" quasi mi venne da ridere
"Sono ancora arrabbiata" gli feci una smorfia.
"Per la scommessa? È stato decenni fa" camminò verso di me
"Senti, Dylan ha una casa sul lago, dovresti saltare le lezioni..."
"Non posso permettermi di saltare le lezioni" lo interruppi.
"Beh, io ci vado, e mi sembra che oggi tu abbia bisogno di scappare da qui" tentennai un po', guardandomi intorno
"Dai, è solo un pomeriggio, rilassati e per una volta spegni il cervello" continuò, provando a convincermi.
"D'accordo, andiamo" accettai facendolo sorridere
"Solo per questa volta" gli puntai il dito contro, e in risposta alzò le mani in segno di resa.
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"Dovevo chiedere chi sarebbe venuto" alzai gli occhi al cielo quando, una volta arrivati a destinazione, vidi Erin con la sua tirapiedi, e una delle due ragazze che erano nel bagno quella mattina.
"Andrà tutto bene" mi disse Danny prima di allontanarsi.
Mi maledii mentalmente, per aver lasciato il cappotto nell'armadietto a scuola. Iniziava a fare freschetto, e solo con la camicetta bianca e il cardigan azzurro, stavo congelando.
O almeno fin quando qualcuno non mi poggiò una giacca bordeaux che usavano i giocatori della squadra di football, sulle spalle.
"Non si abbina con i miei vestiti" mi morsi il labbro per non sorridere.
"Mi scusi principessina, prenderò nota per la prossima volta" rispose Cole per superarmi ed entrare in casa.
Io aspettai Danny, per poi fare lo stesso.
Ci accomodammo, e nel mentre alcuni ragazzi preparavano dei drink.
"Non avete dello champagne?" domandai quando Olivia, mi presentò degli shottini di non so quale assurdo alcolico.
"Ma figurati, Olivia. La signorina non lo berrebbe mai" mi sfidò Erin. La guardai male, prendendo un bicchierino per poi berlo in un solo sorso. Nel frattempo, Cole, seduto di fronte a me, se la rideva sotto i baffi.
"Chi viene a fare il bagno nudo con me?" chiese Dylan, gettando la lattina di birra sul pavimento.
"Dylan, ci saranno cinque gradi in acqua" Danny provò a farlo ragionare, ma con scarsi risultati, quindi si propose per accendere il fuoco, in modo tale da non farlo morire di freddo successivamente.
Quando il "nuotatore" si tolse la felpa, rimase con la t-shirt della squadra di football, che aveva il numero 19, il vecchio numero di Cole. Quest'ultimo, innervosito, si alzò, e si allontanò per andare a prendere la legna.
"Il look da boscaiolo arrabbiato è una novità" dissi al biondo dopo averlo raggiunto.
Non tornava da un bel pò, quindi decisi di andare a vedere se fosse tutto apposto, e lo trovai intento a tagliare la legna con un'ascia.
"Hai davvero fatto una battuta? Sei ubriaca?" ironizzò, indicando il bicchiere rosso che tenevo in mano.
"Secondo te? Ovvio che no! Qui dentro c'è acqua frizzante" feci oscillare il recipiente.
"Non mi freghi, fiocchettino. Aiutami ad accendere il fuoco" mi diede della legna da mantenere e mi strappò il bicchiere dalle mani, bevendone il contenuto
"Non mentivi, è davvero acqua frizzante" rise.
"Cosa ti avevo detto? È la cosa con più bollicine che più si avvicina allo champagne" scrollai le spalle, e insieme, tornammo dagli altri.
"Ok, Olivia? Obbligo o verità?" Erin si alzò dalla sedia, dopo aver acceso il fuoco.
"Obbligo o verità come ai pigiama party per dodicenni?" chiesi a Danny, che si trovava al mio fianco.
"No. Non nel modo in cui giochiamo noi" mi rispose Olivia
"Nella nostra fantastica versione, puoi passare il turno baciando la persona alla tua sinistra e poi scambiandoti di posto. Rende le cose più interessanti" mi spiegò quest'ultima, una volta che fummo tutti intorno al falò.
"Ora tocca a me e scelgo... Cole. Obbligo o verità?"
"Verità" rispose.
"Ce l'hai con Dylan per averti rubato il posto in squadra e il numero?"
"Questo gioco mi ha stufato. Me ne vado"il ragazzo sbuffò.
"Non mi sorprende. Ultimamente non fai altro" intervenne Erin, facendolo sorridere beffardamente.
Il biondo si girò verso la sua sinistra, e sono quando i nostri occhi si incrociarono realizzai che alla sua sinistra, c'ero io.
"Non dovresti" portammo l'attenzione su Erin.
"Oh, non dovrei?" domandò Cole, retoricamente, per poi girarsi nuovamente verso di me.
"Non ti azzardare, Walter" pronunciai a denti stretti, senza allontanarmi.
"È solo un gioco, fiocchettino" sussurrò, chinandosi leggermente e avvicinando il suo viso, al mio. Fin quando qualcuno, sfiorandomi con il bicchiere colmo di alcol, lo rovesciò sui nostri vestiti.
"E che diavolo!" imprecai, guardando la macchia sul cardigan, e andando via da lì.
"Evangeline aspetta!" sentii Danny chiamarmi.
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Quando tornammo a casa, era ormai buio.
E ad aspettarci in cucina, vi era Katherine.
"Dove siete stati voi tre? Qualcuno mi spiega cosa succede?"
"Siamo stati ad una festa" ammisi, guadagnandomi un'occhiataccia da Cole.
"L'ho praticamente costretta a venire" confessò.
"Io ho solo guidato, quindi..." Danny consegnò le chiavi alla madre, lavandosi completamente le mani dalla ramanzina che sarebbe arrivata, congedandosi nella sua stanza.
Contemporaneamente, scese George, avvisandoci che ci avrebbe vietato di uscire il successivo weekend.
"Dovrei essere l'unico in punizione" prese le mie difese, Cole.
"Non ce ne è bisogno, nonostante non sia mai stata in punizione, devo accettarne le conseguenze" dissi per poi essere scortata in camera mia da Katherine.
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