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iii.

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{ Diva NewYorkese }
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"Walter! Sei un moccioso!" dissi bussando alla porta del bagno
"Devi sbrigarti!" diedi altri tre colpetti.
Erano quasi le sette del mattino, ed io dovevo farmi una doccia veloce prima di andare a scuola, ma ovviamente chi era che probabilmente era caduto nel wc e non dava cenni di vita da un po'? Esatto, Cole. E se lui era in bagno, io non potevo entrarci.

"Che fai?" Lee uscì dalla sua stanza e mi raggiunse.

"Aspetto che quell'imbecille di Cole esca dal bagno" risposi poggiando il peso sulla gamba destra.

"Hey! Ti ho sentita!" disse il diretto interessato dall'altro lato della porta, senza però aprirla. Diedi un altro colpetto alla porta incitandolo a darsi una mossa.

"Dopo di lui tocca a me. Vedi?" indicò una sottospecie di bacheca attaccata al muro.

"Ci sono orari per usare il bagno? Sul serio?" iniziai a leggere gli orari con i rispettivi nomi accanto, ed effettivamente alle sette, c'era il nome di Lee.

"Sì ci sono, ma solo al mattino. È un casino quando dobbiamo andare tutti a scuola" mi spiegò Danny uscendo dalla sua stanza. Lui era già vestito e agghindato, difatti il suo turno era alle sei.

"Ma Jackie?" chiese Jordan quando salì al piano di sopra, ovviamente con la sua telecamera.

"Penso sia andata a correre insieme a Nathan" risposi mentre oscuravo con la mano destra l'obiettivo del marchingegno. Nel frattempo sentii la porta del bagno aprirsi quindi mi girai con l'intento di fiondarmi all'interno e chiudere il moro che aspettava il suo turno, fuori. Cattiva? Nah, si trattava di sopravvivenza.

"Uh, bel pigiama, fiocchettino" disse il biondo uscendo finalmente dal bagno.

"Ti sembra il caso?" indietreggiai, facendo riferimento al fatto che fosse uscito dalla stanza con solo un asciugamano in vita; ebbi bisogno di usare tutto l'autocontrollo del mondo per evitare di guardare i suoi perfetti addominali.

"Dubito che ti dispiaccia" sorrise beffardamente sparendo nella sua camera da letto.

La porta del bagno si chiuse, ed io mi maledì per essermi fatta distrarre. In contemporanea Danny, fece cadere dei mattoncini che stava usando per costruire non so cosa.

"No! La mia torre!" si lamentò.

"Aspetta, ti aiuto io" posai la borsa con all'interno vestiti e prodotti per l'igiene, come shampoo e bagnoschiuma, sul pavimento e mi chinai per riordinare tutti quei pezzi di legno
"Ragazzi! Vi ricordo che devo fare la doccia anche io" mi lamentai alzandomi da terra.

"Scusa" pronunciò qualcuno dal bagno. Ormai non capivo più nulla.

"Il bagno di sotto, è libero"

"Grazie Jordan" presi la borsa da terra mettendomela in spalla e dopo aver sorriso all'obiettivo puntato in faccia, scesi al piano di sotto e mi infilai subito sotto la doccia.

Non trovando lo shampoo all'interno della sacca, utilizzai uno presente in quel bagno.
Ne versai un po' sulle mani, strofinai per poi insaponare i capelli, ed ecco che scoprii che qualcosa non andava.
Quello era tutto tranne che shampoo: era tinta. Bionda.

"Oh mio Dio!" imprecai provando a sciacquare il prodotto.

"Tutto bene lì dentro?" qualcuno bussò. E lì collegai tutto: quegli idioti mi avevano appena fatto uno scherzo.

"Isaac, chiama Katherine. Ora" uscii dalla doccia avvolgendomi nell'accappatoio, indossando anche il suo cappuccio per coprire i capelli.

"Non credo proprio" mi rispose.

"Ti sei bevuto il cervello? Chiamala!" inveii contro quel marmocchio, uscendo dal bagno. Lui scoppiò a ridere e fuggì
"Codardo! Non la passerete liscia!" dissi per poi salire di fretta e in furia nella mia stanza.
Andai davanti lo specchio, prendendo forza e coraggio, ed eccoli: le radici completamente biondastre.

Mentre mi vestivo pensavo a cosa farne di quei bambocci, e dato che i miei piani malvagi mi avrebbero mandata in galera, scelsi di fare la cosa più matura che mi venne in mente: informare la loro madre.

"Hai scambiato la scuola per la spiaggia?"

Chiusi con forza l'armadietto e mi girai verso la faccia da schiaffi dalla chioma bionda.

"Cole Walter, stamani ho saltato le lezioni di yoga per ovvie ragioni. Sono facilmente irritabile" lo guardai male quando mimò un "come sempre" , per poi incamminarmi verso l'aula con lui alle calcagna.

"Scherzo, ti sta molto bene" fece per togliermi il capello beige in paglia con lamé, che avevo usato per coprire i capelli.

"Non. Toccare." gli diedi un colpetto sulla mano.

"È solo un copricapo"

"Sì, di Gucci" lo guardai di sottecchi
"Cosa stai facendo?" gli domandai quando entrò nell'aula di arte insieme a me.

"Ti accompagno in classe" si mise le mani in tasca. Sospirai ignorandolo e salutando Grace e Kiley.

"Ci vediamo dopo la scuola, fiocchettino?" a questa domanda, le due ragazze mi guardarono con fare interrogativo.

"No"

"Quando finisci qui, chiamami e torniamo insieme" fece un sorriso allontanandosi dal tavolo.

"Hai disturbi dell'udito? Ho detto no" feci una smorfia.

"Ci sento benissimo. Ti ripeto: ci vediamo dopo" mi ordinò per poi uscire dalla stanza.
Spalancai la bocca per la sua sfacciataggine.

"Tu ci devi delle spiegazioni!"

Sospirai e raccontai loro cosa era accaduto durante quella caotica mattina.

Finite tutte le lezioni, per evitare di essere vista da Cole, uscii di soppiatto da scuola. Poco distante da quest'ultima vi era una cafeteria di nome "The Lark Café", un posticino carino che aveva richiamato la mia attenzione.

"Ciao, cosa posso darti?"

"Uhm, ciao" sussultai quando arrivata al bancone spuntò una ragazza. Spensi la musica, e tolsi le cuffiette.
"Potrei avere un frappuccino al caramello? Da portare via" sorrisi cacciando una banconota.

"Certo" la sconosciuta fece per allontanarsi ma subito tornò indietro
"Aspetta, tu sei Evangeline? O Jackie? Penso più la prima" ridacchiò ed io la guardai con sguardo confuso
"Sono Hayley! La fidanzata di Will. Mi ha parlato molto di voi. È un piacere conoscere almeno una delle due nuove arrivate in città" si presentò.

"Oh, sì sono Evangeline, ma puoi chiamarmi Eva. È un piacere conoscerti " risposi sorridendo e porgendole la mano, che strinse
"È così ovvio?" continuai, portandomi con fare esasperato le mani sulla faccia.

"Che sei di New York? Temo di sì" si riferì al mio abbigliamento, sopratutto a ciò che c'era sul mio capo.

"È una lunga storia" sbuffai provocandole una risata.

Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con lei, mi diede ciò che avevo chiesto ed io uscii dal locale.

Mentre camminavo per la strada sorseggiando la mia bevanda, una macchina affiancò il marciapiede sulla quale ero.

"Mi stai pedinando?" domandai rallentando il passo inclinandomi per vedere chi ci fosse nella vettura.

"Avrei di meglio da fare, in realtà" eppure era lì , questo avrei voluto rispondergli
"So cosa stai pensando: ma fidati di me! Ti sto facendo un favore"

"Cole, cosa vuoi? Lasciami in pace" bevvi un altro sorso. Lui non era intenzionato a lasciarmi stare.

"Diva NewYorkese, è pregata di entrare nella sua limousine" mi incitò. Scossi il capo
"Prima che fermi la macchina, e ti faccia salire con la forza. Sto usando le maniere gentili!" sorrise.

"Suona come una minaccia" mi fermai portandomi una mano al petto con fare teatrale.

"È un consiglio; un avvertimento; intendilo come vuoi" fermò anch'esso la macchina e aprì lo sportello scendendo dal veicolo e avvicinandosi a me
"Prego. Non accetto un altro no come risposta" mi aprì la portiera.

"Potrei denunciarti per stalking e per sequestro di persona" sbuffai entrando in auto.

"Sei una delle persone più drammatiche che esistano sulla faccia della terra" ridacchiò, richiudendo lo sportello, salendo e mettendosi alla guida.
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io sono un attimo sconvolta dal fatto
che la mia storia sia arrivata fuori italia, letteralmente la maggior parte delle letture sono di persone inglesi AIUTO :P
italiani ci siete?
fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo lasciando un commento e una stellina <3

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