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𝙩𝙝𝙚 𝙂𝙞𝙛𝙩 💙❄️🎄🎁❤️ 𝘊𝘩𝘳𝘪𝘴𝘵𝘮𝘢𝘴 𝘚𝘱𝘦𝘤𝘪𝘢𝘭 𝘌𝘥𝘪𝘵𝘪𝘰𝘯

🌲𝙏𝙃𝙀
𝙂𝙄𝙁𝙏🌲
𝘱𝘦𝘳 grazia_pia_r🩵
𝘥𝘪 𝘔𝘰𝘰𝘯𝘢, (fibrooga).

𝘊𝘰𝘯𝘤𝘰𝘳𝘴𝘰 "𝘐𝘭 𝘋𝘰𝘯𝘰 𝘚𝘦𝘨𝘳𝘦𝘵𝘰"
TeamYggdrasil

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ˢᵒᵘⁿᵈᵗʳᵃᶜᵏ

Ho trovato perfetta Forest per The Gift, so il ritmo magari non rappresenta la OS un po' lugubre, ma il testo è perfetto a identificare al meglio il racconto!

ᵖᵉʳˢᵒⁿᵃᵍᵍⁱ

𝙄𝙫𝙤𝙧𝙮 𝙈𝙞𝙙𝙬𝙖𝙮

𝙃𝙖𝙙𝙚𝙤𝙣 𝙎𝙢𝙞𝙩𝙝

☃︎

«Mi puoi spiegare perché dobbiamo-», fu brutalmente interrotto dalla portiera che si chiuse.

Stava pian piano giungendo la sera e faceva un freddo cane. Sulla strada adiacente ai boschi di Danewis vi era un sottile strato di neve e, non stava neanche smettendo di nevicare.

«Ruby!», aprì lo sportello Noel richiamandola, «Ruby!». Lei era già sparita nella boscaglia.

Noel sapeva fosse pericolosa, soprattutto la notte. Osservò il tramonto. Si stava per infittire tra le colline lontane, dovevano raggiungere subito la città e rimanere al sicuro ma, non capiva cosa la ragazza stesse tentando di fare.

«Ruby!» continuò a urlare. Gli scarponi scricchiolarono sulla neve, stava attento a non scivolare sulla scarpata dove la bruna si era calata delicatamente.

Fece attenzione cercando il suo sguardo con gli occhi, finché la vide raggiungendola.

«Che cosa stai facendo?» le chiese, vedendo lei di spalle con delle grosse scatole nere.

«Noel fammi concentrare!» sbottò lei, intenta a concentrarsi sui grossi pini che la circondavano. Il ragazzo si fece quatto quatto vicino a essa, seguendola tra le vecchie sterpaglie e rami sparsi per il bosco.

Lei si avvicinò ad un tronco sfiorandolo con le dita.

«Eccolo», si tolse i guanti neri che le coprivano le mani e ancora lo toccò vedendo le grosse venature marroni, «è questo che ho visto».

Lui corrugò le sopracciglia, non capendo. Lei sbuffò.

Era così giovane e fastidiosa, secondo lui, che presto l'avrebbe abbandonata lì a sé stessa a meno che non si fosse mossa a spiegargli.

«È questo che ho visto nella sua immaginazione, Noel!» insistì lei.

Il compito del ragazzo non era interessarsi allo strano e immenso potere che Ruby Midway aveva, ma semplicemente proteggerla.

«Perché non capisci cosa intendo?», si avvicinò a lui, facendolo indietreggiare. Non amava il contatto fisico.

Ruby si strinse nel grosso piumino, prendendo dalle tasche il suo cellulare. «Sono partiti!», indicò il messaggio di sua sorella. «Ed appena ho inviato questo messaggio e... non è stato ricevuto, ho avuto una visione».

Un brivido ripercorse la schiena di Noel facendo vibrare ogni suo nervo teso, come se avesse capito al volo ciò che la ragazza intendesse.

«E questi», posizionò i due grossi scatoloni neri impreziositi da un fiocco rosso, «sono per loro, per salvarli da qualunque tipo di cosa li succeda».

Hadeon non riusciva a pensare ad altro.

Le sue mani stringevano il volante della Camaro, più forte di quanto avesse dovuto.

Non sembrava vero che Ivory, avrebbe voluto venderla, per cosa poi? I soldi lui li aveva. Insieme ai risparmi di una vita che aveva buttato per la macchina.

Forse Ivy, voleva ingannare Hadeon e spenderli in quelle stupide macchinette che praticamente tutti i giorni, sua moglie, sprecava nel tentare di vincere di più.

«Non ti permettere a dire mai più una cosa del genere».

Ivy si girò a sopracciglia piegate. Il tono dell'uomo era severo e si era fatto più freddo, come la notte che, stava congelando la strada buia fuori dai finestrini.

«Scusa, ma cosa ci serve un macchina così?», si interruppe un secondo accarezzando i sedili in pelle, «Quando ho un cellulare che neanche qui, con un pochino di neve, prende?».

«Ho risparmiato anni, Ivory, non insistere ancora!»

«Sono tutte bugie!», alzò la voce la bruna guardando il profilo dell'uomo intento ad osservare la strada.

Ivory sapeva benissimo che non era vero. Il marito non aveva risparmiato anni e anni, come diceva, aveva preso la Camaro in affitto, pagandola ogni mese.

«Ah no? È chi ti mantiene da quando sei disoccupata?»

Ivory sgranò gli occhi già grandi, verdi e luccicanti. Quella discussione le stava già a mettere una tale pressione che dovette socchiuderli.

«Cosa c'entra?»

Hadeon infatti, aveva cambiato discorso senza calmarsi o abbassare la voce e fuori, il tempo, stava minacciando di fare cadere altra neve. Non ci voleva... mancavano ancora diversi chilometri per arrivare a Danewis.

«Da quando fai le schedine e vai al casinò, non hai soldi manco per pagarti un caffé! È per questo che vuoi vendere la mia Moona

Hadeon si girò un'istante verso di lei, i loro occhi si incontrarono, quelli azzurri del giovane uomo si fusero per qualche secondo agli smeraldi luccicanti di Ivory, che rimise stizzita, riponendo subito il suo sguardo sulla strada.

«Attent-», non fece in tempo a finire la frase.

Un grosso salice piangente era piazzato in mezzo alla strada, le sue radici valcavano l'asfalto e sotto di esso crescevano solide ed enormi.

Hadeon girò bruscamente il volante cercando di evitare il grosso albero. Le ruote scivolarono sulla strada umida, la neve era stata spalata via dalla carreggiata ma era comunque bagnata dai fiocchi che ripetutamente stavano continuando a calare dal cielo.

E poi, il buio.

«Ruby! Ivy! Scendete c'è qualcuno qui per voi!» chiamò le due ragazze, Bonnie Midway, la loro mamma.

Ivory all'età di dieci anni era già una piccola combina guai. Erano venuti più volte gli assistenti sociali a casa per via dei danni che la ragazzina era capace di provocare.

Le due scesero le scale velocemente fino ai penultimi gradini.

La più piccola si accasciò sul grosso cornicione con una guancia ad appoggiare sul legno rovere. Avanti a sé, Ivy d'altra parte, aveva già intuito chi fosse l'insolente e piccolo ragazzino dai capelli tagliati a scodella e gli occhi di un cielo in tempesta.

«Lui è Hadeon», il bimbo un anno più grande di lei aveva le spalle strette dalle mani di sua madre, «e sappiamo benissimo, che state facendo passare a tutto il quartiere».

La smorfia impressa sul volto di Ivory era uguale a quella di Hadeon, due bambini imbronciati che facevano finta di non conoscersi l'un l'altro.

«Ivy», la chiamò sua madre ma aveva già la mente persa nei sui pensieri.

«Ivy»

«Ivory!»

Aprì gli occhi ma al posto di sua madre, si ritrovò solo il volto del suo compagno offuscato e confuso, dietro di lui la luna splendente oscurata da nuvole nere.

Si ritrovò distesa tra i pochi ciuffi d'erba che spuntavano dalla neve. Nel bosco era almeno una cinquantina di centimetri avevano riempito la pianura.

«S-Stai sanguinando...», mise a fuoco il viso duro di Hadeon. Sulla fronte un grosso taglio si prolungava fino ai capelli biondo scuro.

Ivory si sentì improvvisamente la gola secca. La sera della vigilia, si ritrovavano soli, al freddo, in un bosco detto da tutti veramente pericoloso. E se non fossero riusciti a tornare a casa? Se avesse lasciato Ruby senza una sorella?

Certo, Ruby era diventata maggiorenne quell'anno, aveva compiuto ventuno anni un mese prima ma, era incapace di cavarsela da sola. Almeno non come lei, che a diciotto era scappata dalla sua città natale con Hadeon, creandosi una vita nuova.

«Non è niente», si tamponò il sangue il giovane uomo, scostandosi i capelli, «È Moona, che...»

Ivory si girò verso l'auto capovolta all'insù. A qualche metro da lei, i fari stavano illuminando gli alberi intorno a loro e il motore fece un mugulio di spegnimento.

Guardando più in alto, vide anche la grossa scarpata dal quale erano scivolati giù, sembrava invalicabile a piedi. Avrebbero dovuto fare il giro, in ogni modo disponibile a loro...

“Cazzo”, pensò sospirando. “Ora?”

«Ora che facciamo?»

«Bella domanda, il tuo cellulare non riceveva prima e non riceve ora. Il mio non si accende neppure...» rispose Hadeon, tendendo le mani verso la ragazza e con forza cercò di alzarla rimettendola in piedi, piano.

«Dobbiamo cercare di uscire da qui, il prima possibile». Alzò gli occhi la ragazza, gli alberi erano bui sentiva dei gufi bubolare. Vide qualche occhietto luminoso interessarsi alla scena, anche qualche pipistrello li stava spiando. «Questo posto mi mette i brividi...»

Iniziò a camminare, osservando i fiocchi di neve cadere un po' più piano.

Non vi era nessun sentiero da seguire in quel punto, nessuna mappa appesa a qualche albero e l'unica fonte di luce era la torcia del cellulare ancora acceso.

Dopo poco di camminata, le gambe di Ivory cominciavano a dolere e non poteva negare che le mancava il telefono che trillava per le grosse vicite di denaro. Da poco aveva installato un app che la faceva giocare a poker, gratta e vinci e le slot... oltre alle mille schedine per le scommesse.

Quella sera aveva puntato una scommessa su uno sport di lotta, da poco inserito sul sito: l'MMA, ed aveva puntato su un giovane lottatore, si diceva essere la promessa di quello sport, Kliment Duskin.

D'altra parte, avanti a lei, Hadeon stava cercando una scusa da usare per cercare di distrarre Ivory, quando si sarebbe accorta che stavano girando in tondo.

Da ormai - forse - un'ora.

Avrebbe dovuto mentire ancora. Era la seconda volta che vedeva il cofano di Moona che illuminava un po' gli alberi. Finché d'improvviso vide i suoi fari puntare verso un'altra direzione.

«Ivy», era più alto di lei, la prese per mano allungando il braccio verso la sua schiena per stringerla a sé, «credo di aver trovato qualcosa».

Allungò il passo, lei era ancora persa nei suoi pensieri quando videro un lampione. Un grosso e alto palo della luce, erano stati catapultati a Narnia?

Un vago pensiero che potesse essere vero, bazzicò nella testa dei due, fermandosi subito dopo, anche se la scena sembrava essere la stessa.

Giunsero davanti, osservandolo a bocca aperta. Entrambi stavano tremando di freddo, se avessero saputo di doversi immergere in un'avventura così pericolosa, si sarebbero vestiti molto più pesanti.

«Cosa ci fa un lampione in mezzo al bosco?» chiese quasi a bassa voce Ivory. Si aggiustò i lunghi capelli scuri dentro al cappuccio della felpa, del giubbotto e del cappello di lana.

«Non ne ho idea», lo guardò a lungo Hadeon, accovacciandosi davanti e osservando anche la zona intorno a lui.

Non c'era nient'altro oltre al grosso lampione...

Poi abbassò gli occhi piccoli verso il pavimento, due grosse scatole nere, un grosso fiocco rosso le richiudeva come se fossero stati dei veri regali di natale.

Ivy dietro di lui, iniziò a sentirsi strana, alle sue orecchie cominciavano a giungere dei brutti rumori. Rametti che venivano calpestati lontani, versi di animali mai sentiti e, da quando avevano fatto l'incidente che sentiva gli occhi addosso. Le pareva che qualcuno li stesse spiando da prima.

“Ivy” lesse Hadeon nella mente appoggiato sulla prima prima scatola c'era un grosso cartoncino bordeaux.

“Hadeon”, raggelò.

«Che cosa sono?» si avvicinò lei, sfiorandone il materiale con le dita.

Si bloccò per qualche istante.

La voce di Hadeon risultò per qualche motivo ovattata.

Si dovette togliere un guanto dalle mani, toccando ancora la carta ruvida e umida del regalo.

Ruby aveva posato le scatole sulla poca neve che stava attaccando al suolo verde speranza, guardando il lampione sempre acceso si voltò.

«Andiamocene», avvertì Noel solpassandolo.

«Tutto qui?», rimase a sopracciglia corrugate con lo sguardo perso verso quei due regali abbandonati a loro stessi.

«Ruby...» le sue labbra si schiusero, sua sorella aveva lasciato quei regali per loro...

Scambiateveli come simbolo di regalo di Natale, vi proteggerà e aiuterà a fuggire da quel posto. Dove c'è scritto Ivy, deve porgerlo lei a Hadeon e viceversa.”, lesse sul cartoncino.

I rumori dietro di loro si stavano facendo più fitti, sembravano dei ringhi rochi. Si stavano mimetizzando nel buio di quella notte, dietro di loro, Hadeon si girò di tre quarti.

«Ivory, prendili e andiamo».

«Aspetta devo c-», fu interrotta, con un balzo un ombra gigantesca fu quasi sopra di loro.

Se Hadeon non l'avesse scaraventata con lui su un lato, sarebbe già stata un bottino facile.

Ivy sgranò gli occhi irritata con uno solo dei regali tra le mani, guardò la bestia avanti a loro.

Il felino maculato e bianco li girava intorno. Anche lui aveva trovato il suo regalo di natale: delle belle prede succulente e grosse. Soprattutto il ragazzo.

«Ivy», avevano i suoi occhi ambra puntati addosso, il pelo folto gli dava un aspetto ancora più aggressivo, «fai passi piccoli e non staccare mai gli occhi dai suoi».

«Ed il regalo?», si fermò mentre il predatore avanzava, ignaro delle loro voci basse.

Si leccò i baffi, pronto per agguantare la più minuta e facile.

Ivory non era terrorizzata quanto Hadeon, stava intensamente pensando a quei due regali lasciati lì, da sua sorella. Pronti per essere raccolti da loro. Come aveva fatto a sapere che sarebbero stati lì? All'esatta vigilia di Natale?

«Smettila con queste cose inutili!» digrignò tra i denti, cercando di mantenere la voce bassa e costringendola ad indietreggiare. «Ti ricordi quando ti ho insegnato a salire sugli alberi?», continuò, facendo ricordare a Ivory come da piccoli, quando con gli altri bambini giocavano a nascondino, loro si alleavano nascondendosi tra le foglie delle quercie più alte.

«Non credo funzioni con questo...»

La bruna continuava a tenere i suoi occhi puntati verso il felino che avanzava piano, in cerca del momento giusto per attaccare.

Era un leopardo delle nevi. Com'era possibile? Non esistevano esemplari lì, a Danewis, dove d'estate si scioglievano pure le rocce...

Hadeon sbuffò, la sua paura aumentava mentre vide piano piano allontanarsi la sua compagna, faceva i piccoli passi a granchio circondando il leopardo e andando sempre di più verso il regalo.

Ci fu qualche attimo di silenzio mentre l'animale si interessava a chi attaccare per primo.
Finché, qualcosa non squarciò l'aria, facendolo evaporare a gambe levate verso i boschi.

Un urlo lacerò le orecchie dei presenti, facendo risalire tutti i tipi di uccelli presenti nei boschi e, facendoli migrare da tutt'altra parte passando avanti alla luna piena.

La grossa coda dell'animale sparì tra il buio degli alberi. Quell'urlo rimase nelle orecchie dei due per alcuni secondi, prima di riprendere conoscenza e avvicinarsi l'un l'altro.

Ivy sembrò ritornare alla realtà con lo sguardo completamente terrorizzato, come se avesse visto a chi apparteneva quel grido disperato. Non disse nulla però, rimase con il regalo in mano ad osservare il cielo stringersi ancora per far scendere altri fiocchi.

Hadeon gli scosse le spalle per risvegliarla da quella trance e disse solo:

«Scambiamocelo», ordinò indicando i due scatoloni.

I due cominciarono a camminare, dovevano comunque trovare una via d'uscita tra la neve.

Si scambiarono il regalo.

Hadeon lo aprì per primo: dentro, vi era una lettera scritta a mano.

Memorie di Kayin Smith”, lesse solo la prima riga quando gli venne un rigurgito e iniziò sudare freddo. Attaccata questa vi era un ciondolo di forma rettangolare.

Era la collana di suo padre. Era scomparso un anno prima bruciato vivo dalla fiamma di benzina sparsa sopra la sua auto, insieme alla compagna. Sgranò gli occhi smettendo camminare.

«Che c'è?» chiese Ivy girandosi verso di lui. Era passata avanti per qualche istante ma smettendo di sentire le orme del suo compagno, si era preoccupata.

Soprattutto con le brutte sensazioni che le stavano maledicendo i pensieri.

«Niente», nascose il pezzo di carta nelle tasche insieme al ciondolo, «apri il tuo».

«Aspetta,» si bloccò avvicinandosi un po' di più alla figura alta di Hadeon, sembrava che il suo volto fosse sbiancato, «il tuo?».

«L'ho aperto. Non era nulla.»

Capì subito che l'uomo stava mentendo, afferrandolo velocemente per le tasche del giaccone pesante per ispezionarle. Senza dire altro.

Ma lui la spinse lievemente.

«Fammi vedere, Hadeon», lui sbuffò. Non sembrava più funzionare la tecnica del “non dire per evitare discussioni”.

Afferrò tra le mani i due oggetti porgendoli a Ivory, che li ispezionò. I suoi guanti neri vibrarono prima di prenderli. Capendo quindi di toglierseli, la ragazza li afferrò sfiorandoli tra la pelle diafana.

«Sono le cose di tuo padre», nella sua mente la scena di fuoco si fece viva, grida disperate le fecero stringere gli occhi dalla paura di essere dentro quel corpo dilagnato dalle urla e fiamme.

Riaprì gli occhi.

«Perché questo?» chiese Hadeon, guardando la bruna riprendersi da quello shock di essere trasportata tra empatia e realtà.

«Vuole farci capire qualcosa, forse...», lasciò la frase in sospeso per qualche istante. Voltandosi su sé stessa, la batteria quasi scarica del cellulare.

Con il mento indicò un risguardo privo di alberi, delle grosse rocce decorate le fecero brillare gli occhi. «C'è un cimitero», concluse, socchiudendo gli occhi in due fessure per ispezionare meglio quella zona, solo con lo sguardo.

«Che?», chiese Hadeon corrugando le sopracciglia.

«Un cimitero!» rispose Ivy, indicandone le mura aperte. «Potrebbe farci giungere alla fine di questo labirinto...», cominciò a camminare, lasciando indietro il compagno.

«Perché no? Un cimitero inquietante disperso nei boschi...» si lamentò ironico per qualche attimo.

Un grosso urlo agghiacciante, riempì la fine della sua frase. Sembrava che qualcuno fosse in fin di vita, chiedendo pietà e aiuto.

La cosa che più però lo terrorizzava era che era molto più vicino di prima.

Raggiunse spaventato Ivy, ritrovandosi avanti agli occhi chiari un grosso cimitero, su cui la neve, non aveva attecchito. La richiamò più volte, chiedendole di fare attenzione.

«Apri il tuo ora», sembrava agitato e senza fiato come se avesse appena fatto una maratona, osservando le lapidi che prendevano forma sul terreno umido e pieno di sterpaglie. «Ho paura che qualcuno ci stia seguendo, Ivy...», cambiò discorso mentre la ragazza, afferrò il suo regalo.

«E chi?» chiese, alzando il coperchio.

Dentro questo c'era un cellulare nuovo di zecca. Ivy scoppiò in un sorriso di gioia, senza però sentire Hadeon che le diceva che qualsiasi cosa era gli metteva un terrore assurdo e, non sembrava un urlo umano.

Aprì la schermata con un dito scorrendo verso l'alto, seppur nuovo era uno dei primi touch-screen usciti.

Hadeon continuava a chiamarla, ma lei era intenta a cercare la rubrica, i contatti di emergenza o qualunque cosa gli potesse essere servita.

Nulla...

Poi vide un app.

«È l'app delle scommesse», smise di camminare, sottovoce la aprì con gli occhi quasi pieni di lacrime mentre Hadeon cercava di risvegliarla.

Vedeva due occhi vuoti e buii spiargli da dietro le grosse statue che impreziosivano il cimitero oscuro.

L'unico gioco disponibile, erano delle slot chiamate: il frutteto dorato.

Provò a giocare, ma non era disponibile, era senza soldi. Le immagini che proiettavano lo schermo erano semplicemente diversi alberi colorati: salici, pini, aceri...

Poi un urlo improvviso le fece alzare il volto, era agghiacciante e il suo cuore fece un tuffo, stringendosi in una morsa.

«Corri Ivy!» gridò Hadeon solpassandola, lei si guardò per qualche secondo indietro. In mano strinse il piccolo cellulare.

I brividi le percorsero la schiena, alle sue spalle una creatura grossa almeno due metri che avanzava velocemente su di lei. Nera e oscura, arrancava spaccando le rocce del cimitero, le lapidi e le statue degli angeli a proteggere i morti.

Prese a correre a più non posso, raggiungendo Hadeon tra gli alberi e perdendosi tra gli urli truci di quella bestia che cercava di distrarla.

Poi per qualche motivo, afferrò il cellulare, gli alberi...

«Ti ricordi quando ti ho insegnato a salire sugli alberi?»

Mise il cellulare in tasca chiudendola con la zip per non perderlo.

«Hadeon!», lo chiamò mentre questo evitava di sbattere contro i tronchi e non rimanerci secco. La neve occupava la maggior parte dello spazio rendendo quasi impossibile raggiungere una grossa velocità, «Sali sugli alberi!»

Hadeon si fermò di colpo, incontrando il tronco di un grosso e alto salice piangente, guardandolo in tutta la sua ombrosità non se lo fece ripetere due volte salendoci, sentendo i passi di quella bestia sempre più vicini ai suoi.

Ivory le fu dietro in un'attimo aiutandola a salire, si spinsero più in alto possibile, mentre videro la bestia raggiungerli. Si misero con la schiena dritta verso il tronco grosso, le gambe penzolavano sopra uno dei rami più robusti e forti. Hadeon bloccò i respiri di Ivy, con una mano, tutte due i cuori sembrarono fermarsi e l'ansia prelevava sulla speranza.

E se fossero caduti? Le intenzioni quel guardiano del bosco non sembravano per niente buone...

Poi Hadeon si voltò, osservando lo spazio intorno a loro per tentare di scappare ancora più in alto o lontano da quella bestia che sotto di loro.

Questa cercava di percepire il loro odore e sapore, era un volto oscuro, ombroso e solo due occhi si percepivano sulla lunga longilinea figura. Era scheletrico e angosciante.

«La strada», mimò con la bocca, senza far rumore.

Ivy aveva gli occhi spalancati, la grande mano del compagno le copriva la bocca. Quando si voltò, terrorizzata però c'era veramente l'asfalto e un grosso luminoso fuoristrada sul ciglio dell'asfalto. Erano loro?

Si sporse, cercando di non mandare gli occhi all'ingiù. La bestia avrebbe potuto udirli e vederli con un minimo movimento.

«Dobbiamo saltare», indicò la fine del ramo di salice che dava direttamente sopra l'asfalto. Ancora la voce era bassissima e la bestia si rigirava tra gli alberi e arbusti.

Lei fece segno di dissenso. Era troppo pericoloso, ma più di stare lì ad aspettare di essere divorati?

Si fece coraggio appena Hadeon si sporse un po' di più, trascinandosi sul tronco, fece fatica a non far rumore, socchiudendo gli occhi per ogni minimo movimento anche se non era brusco.

Ivory aveva le lacrime agli occhi, sentendosi che era tutto sbagliato, magari in quella macchina c'erano dei rapitori e la loro disavventura non sarebbe neppure finita. Ma lo seguì, fidandosi almeno per quella volta dell'amore della sua vita: Hadeon.

«Dai», le tese la mano lui, lei non distoglieva gli occhi smeraldo dai suoi grigi. Non parlava, cercava solo di stare attenta fino a ché alla fine del ramo, non sentirono cedere.

La bestia li vide, prolungandosi con le mani verso il tronco graffiandolo con le unghie nere e le dita affusolate.

Terrorizzata, Ivy si fece spazio tra le braccia di Hadeon che la prese praticamente in braccio, prima di chiudere gli occhi e saltare verso la strada.

Ci furono secondi, di silenzio, entrambi pensarono di essere morti.

Hadeon gemeva di dolore, era caduto di schiena con Ivy sul suo petto ma non smetteva di stringerla a sé, cercando di proteggerla se qualcuno li avesse dovuti attaccare.

Lei invece, tra le dita stringeva la sua felpa, chiudendo gli occhi così forte da farle male le palpebre. Era terrorizzata che quella cosa li avesse presi.

Solo che una luce fastidiosissima le illuminava lo sguardo chiuso, accecandolo. Si oscurò di un'ombra minuta.

Ma ancora, Ivy non apriva gli occhi.

«Ivy» sentì la voce della sorella.

Era un desiderio troppo lontano abbracciare la più piccola, era impossibile che fosse lì. Ma quando si fece coraggio, guardò finalmente il viso di chi aveva davanti, gli occhioni grandi di Ruby Midway erano lì che cercavano di alzarla.

«Ruby» un grosso sorrisone le si aprì sulle labbra, alzando la schiena e richiamando Hadeon a sé, che piano piano, cercò di fare lo stesso.

Indagò sulle due figure, non conosceva il giovane uomo dietro di lei, una figura molto alta dai capelli lunghi fino alle spalle, castani.

Si accigliò abbracciando la sorella riconoscendo il suo buon odore.

Non era un'imitazione di lei, tutti i ricordi insieme mentre giocavano da bambine, si facevano dispetti e stavano con sua mamma, vennero a galla. Le si riempirono gli occhi di emozioni, delle lacrime cominciarono a scendere sulle guance.

La ragazzina si staccò dalle sue braccia quando lei guardandola negli occhi verdi, le disse: «Da lì, le bestie non possono uscire, siete al sicuro ora».


𝙩𝙝𝙚 𝙂𝙞𝙛𝙩 𝙚' 𝙪𝙣 𝙥𝙧𝙤𝙜𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙈𝙤𝙤𝙣𝙖 (fibrooga) 𝙥𝙧𝙤𝙩𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙘𝙤𝙥𝙮𝙧𝙞𝙜𝙝𝙩. 𝙚' 𝙫𝙞𝙚𝙩𝙖𝙩𝙖 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙥𝙞𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙩𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙜𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙚/𝙤 𝙥𝙖𝙧𝙯𝙞𝙖𝙡𝙚, 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙪 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙚 𝙥𝙞𝙖𝙩𝙩𝙖𝙛𝙤𝙧𝙢𝙚.

𝘍𝘦𝘢𝘵𝘩𝘦𝘳 𝘚𝘵𝘶𝘥𝘪𝘰𝘴 2024, © 𝘔𝘰𝘰𝘯𝘢.

☃️

𝖲𝗉𝖺𝗓𝗂𝗈 𝖠𝗎𝗍𝗋𝗂𝖼𝖾;

Questa era la richiesta,

Spero di averla accontenta al meglio e che a grazia_pia_r piaccia, come io mi sono divertita tanto a scriverla!❤️🌹

Un po' di fan-fact:
1) Allora, non ho chiamato la macchina come me, ma sono io che mi sono data lo stesso nome della macchina💀. Questo perché Moona, esisteva già, ed è la macchina di Manuele in Danewis (romanzo di inkavolata che uscirà a febbraio) ed è la stessa di Hadeon, è solo un cameo che magari se/e quando uscirà Danewis, (se anche leggerete) capirete meglio. L'ho trovato carino da aggiungere.
2) Ruby, Noel & Bonnie: sono tutti camei, di storie non ancora nate, di cui speriamo vedrete la luce prima o poi. Vi basti sapere che come avete letto, Ruby ha un potere particolare - così come scoprirà averlo anche sua sorella Ivy - e Noel è la sua guardia del corpo. Bonnie ha una storia a parte che ancora tengo a non spoilerare.
3) il cameo delle scommesse di MMA e del personaggio di Kliment Duskin (di Beside Me), mi è venuto in mente durante la scrittura... e, boh, l'ho trovavo perfetto da inserire data la ludopatia di Ivory, ahaha.

Si vede che adoro mettere cameo in ogni mia OS? VERO?

Vabbé, comunque, che ne pensate? Fatemi sapere con stelline e commenti❤️

Ringrazio ancora grazia_pia_r e TeamYggdrasil per avermi dato l'opportunità di partecipare!🪻💜

Questo periodo sto partorendo One-Shot come se non ci fosse un domani, ed è un bene per fare tanti esercizi di scrittura! Quindi ancora grazie e ci vediamo ad una prossima OS!
💙

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