🦇𝓦𝓲𝓽𝓬𝓱𝔂 𝓛𝓸𝓿𝓮 .🦇
🦇𝙒𝙄𝙏𝘾𝙃𝙔
𝙇𝙊𝙑𝙀🦇
𝖽𝗂 𝖬𝗈𝗈𝗇𝖺 (fibrooga)
𝖯𝖾𝗋 𝗂𝗅 𝖼𝗈𝗇𝖼𝗈𝗋𝗌𝗈 "𝙇'𝘼𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙞 𝙑𝙞𝙘𝙝𝙞𝙣𝙜𝙝𝙞", TeamYggdrasil.
• 𝖫𝗂𝗌𝗍𝖺 𝖥𝖺𝗇𝗍𝖺𝗌𝗒/𝖱𝗈𝗆𝖺𝗇𝖼𝖾.
Siccome sono un'eterna perfezionista, ho revisionato 150 volte la OS e aggiunto il cast, probabilmente sarò ancora più pignola aggiungendo la musica.💀
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𝖬𝗂𝗍𝗓𝗂 𝖶𝗂𝗅𝗅𝗈𝗐
𝖠𝗓𝗓𝗎𝗋𝗋𝗂𝗇𝖺
𝖳𝗁𝖺𝗇𝖾 𝖧𝖺𝗋𝗅𝗈𝗐
𝘗𝘰𝘪𝘴𝘰𝘯 𝘝𝘺𝘹
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«Dove vai?», ridacchiò qualcuno.
Mitzi sussultò rigirando su se stessa.
La risata di una bambina l'accompagnava nel buio.
I capelli ondulati le cadderò sulla schiena appena il capellino da baseball le volò con un soffio.
“Chi c'è?” Si domandò senza però dirlo ad alta voce, era un pensiero così fievole. Aveva paura, ma si fece coraggio avanti quella voce.
«Le pozioni sono dall'altra parte, Mitz», ridacchiò ancora una vocina, «vicino a me, qua».
Si strinse nel maglioncino sottile, ripensando a perché era scesa nello scantinato. Sua nonna le aveva detto che era buio pesto, che non praticava magia nera da così tanto tempo che tutte le sue pozioni erano state scartate lì, per essere nascoste dall'intera umanità.
Mitzi, però, non sopportava quel "ratto spregevole" del suo capo condominiale, poco prima si erano incontrati e sapeva già che cosa gli avrebbe detto.
«Signorina Willow», la fermò lungo il cornicione delle scale, il condominio era così silenzioso.
Mitzi teneva la testa bassa, colpevole di non aver ancora tutti i soldi. «Le ho pagato la retta io questo mese...» continuò lui.
Lei alzò il volto, aveva dipinta negli occhi la rabbia. Non si doveva permettere di sganciare soldi per lei, soprattutto quando quelli andavano direttamente a lui e quindi, Mitzi avrebbe dovuto in ogni caso ridarglieli.
Era poco più grande di lei, si poteva dedurre che si scambiassero poca differenza d'eta. Thane Harlow era un'imprenditore che oltre ad avere tutto il suo palazzo, era anche l'imprenditore che aveva dato spazio al piccolo ristorantino di famiglia: i Willow, ormai composti solo fa Mitzi e sua nonna, Agatha.
«Lo so. Avrò i soldi necessari a fine mese» farfugliò lei a denti stretti. Subito messa in guardia dal ragazzo a cui spuntò un ghigno sul viso.
«Mh», cominciò, «Veda di essere precisa, o non vorrà farsi portare via il ristorante della sua cara nonnina», sorrise per poi voltare le spalle e continuare a salire le scale verso gli uffici ai piani più alti.
«Gne gne gne...» gli fece il verso Mitzi sottovoce, lui si girò di scatto e lei alzò le sopracciglia stupita che potesse averla sentita.
“Ricco, pavone e viziato.” pensò, Mitz.
Sbuffò, appena questo salì di nuovo le scale, tirando anche un sospiro di sollievo quando non la rimproverò nemmeno.
Odiava quel giovane, perché lui doveva avere tutto... perché lei non poteva avere la stessa ricchezza, la stessa agevolazione?
Scese velocemente da quel piano. Il rumore dei suoi passi violenti e rabbiosi fece crinare alcuni scalini, quasi.
Mitzi guardò le teche della cantina buia.
Era così intenta ad ascoltare i suoi pensieri che neanche si accorse che da quell'incontro, non erano passati nemmeno venti minuti.
Era corsa così forte da sua nonna per lamentarsi...
«Dove?» chiese a quella piccola vocina.
Era disgustata dalla polvere che la faceva starnutire e dall'odore nauseabondo di carne marcia, insieme a miscugli particolari di altra roba strana.
Le mensole avevano per ognuna diverse spezie, barattoli e pozioni contrassegnate. Alla fine della stanza, scorse anche un grosso calderone rovente acceso, che però, ignorò.
Non erano affari suoi e quel grosso pentolone erano anni che era acceso, tanto che Mitzi aveva un terribile presentimento che se solo si fosse spento sarebbe successa la fine del mondo.
«Fuochino», squittì la vocina.
Man mano che Mitzi esplorava quei meandri di buio e disordine, le teche si facevano sempre più inquietanti.
«Fuochino...»
La sentì più vicina.
Guardava dei barattoli con all'interno presenti delle serpi, ragni giganteschi e scarafaggi. Vedendo quest'ultimi un conato di vomito risalì per la gola della ragazza, ne aveva paura e gli facevano uno schifo assurdo.
«Non avere paura, Mitz! Avanti! Fuoco!»
Mitzi rigirava gli occhi tra i grossi armadi, in cerca della vocina che non solo sembrava essere fastidiosa e storpiata ma anche - forse - la soluzione di ciò che stava cercando.
Si stava cominciando ad arrendere, sopratutto quando vide di nuovo il calderone.
Stavolta il fumo stava prendendo il colore viola e sopra alla parete cominciava a vedere i pipistrelli domestici, agitarsi.
Erano almeno cent'anni che quegli esserini piccoli e velenosi stavano al servizio di sua nonna.
Sospirò, aspettando indicazioni dalla voce che smise di parlare quando Mitzi si trovò ad un vicolo cieco.
«E ora?» chiese alla voce, ormai diventata una guida.
«Ora cerca i due libri e la pozione, Mitzi. Ti servirà un pugnale.», rise un'ennesima volta.
La ragazza corrugò le sopracciglia, aveva il cuore in gola a sentire quelle parole. Non avrebbe mai voluto uccidere Thane Harlow, voleva solo... solo fargli cadere addosso una maledizione. O forse due...
«Ohw... allora il pugnale ti servirà per altro».
Mitzi corrugò le sopracciglia. Come aveva fatto a sentire perfino i suoi pensieri? Forse sarebbe stato meglio non riflettere e, andare direttamente al punto.
Dov'erano queste cose?
Il profilo della ragazza dava direttamente davanti allo spiritello quasi invisibile ai suoi occhi, si girò con uno scatto vedendo il leggero fumo azzurro avvampare da un piccolo barattolo di vetro.
Questo ridacchiò ancora.
Aveva la risata e la voce di una bambina.
Mitzi non sapeva se esserne confusa o sentirsi aiutata da quella presenza fumogena.
Non capiva nemmeno se era un fantasma rinchiuso in una bottiglia e tappo di sughero o un aiutante delle streghe, ne avevano molti a suo dire, soprattutto sua nonna.
«Che cosa...», si interruppe avvicinando i suoi occhioni castani a quelli del piccolo spiritello colorato, «Che cosa sei?».
«Mi chiamo Azzurrina», fluttuò rinchiusa facendo pochi piccoli movimenti, quasi a Mitzi dispiacque. Ma non sapeva se fosse pericolosa o meno, ragion per cui, picchiettò sul materiale con un dito.
Per capire di cosa fosse composto o se fosse stata sigillata. Percepì essere vetro.
«Perché ti hanno chiusa qui?» chiese la ragazza, spostandosi di spalle nel tentativo di trovare ciò che le serviva.
Doveva reprimere quel sentimento di voler aiutare i più deboli.
Thane non l'aiutava... anzi, lei non si sentiva debole.
Era forte, molto più forte di lui.
Spostò tutte le cianfrusaglie presenti negli scaffali.
«Ti piace quel Harlow eh!» gracchiò la bambina fantasma senza risponderle.
«Cosa dici!? Lo odio!» si arrabbiò Mitzi buttandondo giù alcuni scritti, fogliacci e libri antichi.
Sgranò gli occhi vedendo ciò che cercava e se lo avvicinò al petto tenendolo con un braccio, per voltarsi e cercare le spezie che le servivano.
Piume di corvo... che aveva già... Arabella era volata via da poco ma in regalo gliene aveva lasciata una.
Capelli dello sprovveduto, che aveva raccolto già come una pazza psicopatica senza però farsi vedere.
Rosmarino e pepe rosa.
E, infine, un "dito di strega assassina"... che cosa?
Si domandò se avesse letto giusto, ma era proprio quello che voleva dire. Un dito della mano, sicuramente ma quale? A caso? E poi come faceva a reperirlo?
«Ah sì? E allora perché gli vuoi fare un'incantesimo d'amore?», quella voce diventò così fastidiosa che Mitzi prese di petto la situazione, la stava distraendo troppo.
«Vuoi stare zitta? Dimmi piuttosto dove sono queste», indicò il pezzo di carta di cui era scritto "dito di strega assassina". Si era rifiutata di dirlo ad alta voce.
Il fantasmino rise di gusto, per poi indicarlo con un piccolo monchetto al posto della mano verso la direzione più vicina al calderone.
Finalmente Mitzi aveva tutto. Anche il libro con su scritta la frase da pronunciare - a pagina quaranta - del Libro delle Streghe di Salem, ristampato nel 2014.
“Alcuni di questi incantesimi sono fin troppo violenti...”
«Oh miei compagni», la voce di Mitzi si levò alta a risvegliare alcuni dei pipistrellini nel buio.
«Non c'è la farai, attenta».
«Shhht», zittì il fantasma-bambina, «Oh miei compagni, udite voi il mio incantesimo dall'alto delle radure, delle città e dei villaggi più bui e nascosti». Sentenziò buttando una piuma di corvo.
«Io...», si interruppe per vedere sul libro scritto in cubitale "T/N".
“Tuo nome?” Si domandò.
«Io, Mitzi Willow... chiedo agli: Onnipotenti, Onnipresenti e Onniscenti di aiutarmi.», buttò nel calderone bollente il rosmarino ed il pepe rosa.
«Secondo me stai sbagliando».
La bruna lanciò uno sguardo fulminante ad Azzurrina che osservava la scena ancora rinchiusa, era diventata così fastidiosa in pochi attimi.
Sbuffò.
«Voglio lanciare una maledizione!», lasciò cadere i capelli di Thane Harlow. «Questi, sono i capelli del maledetto. Ora fatene ciò che volete spiriti! Fatene ciò che volete!», alzò improvvisamente la voce con fare plateale.
Poi prese schifata il dita di strega assassina, rigirandolo tra le mani.
Un altro conato di vomito le trasalì il ventre mentre Azzurrina prendeva in giro la giovane e deridendola, come se anche lei sapesse che la ragazza si stava sbagliando.
Per qualche secondo non successe niente, ma anzi, si sentiva solo Azzurrina sbellicarsi e Mitzi dirle di stare zitta poiché stava lavorando.
Fin quando d'improvviso, un boato risvegliò i loro sensi.
«Cos'è stato?», mormorò Mitzi ma Azzurrina non rispose, non rideva più rigirava anche lei gli occhi confusi di qua e di là.
«N-Non lo so» balbettò la sua vocina.
Il calderone dopo qualche attimo di silenzio prese a scintillare pietrine blu e viola fuori dal contenuto, fiammeggianti, si scagliarono contro Mitzi che prese a proteggersi la testa.
«Che sta succedendo?» urlò nel baccano, spostandosi velocemente a proteggersi dietro le panche.
Anche alcuni pipistrelli si risvegliarono a distruggere, spaventati, tutto quanto. Così come lampadine e teche da cui scapparono serpenti e ragni, insieme agli scarafaggi.
Mitzi prese a urlare a squarciagola, bloccata dalla paura, non si accorse che alcune teche iniziarono a prendere fuoco per colpa di quelle schegge roventi uscire dal calderone.
Il suo urlo fu squarciante tanto che anche Azzurrina provò a tapparsi le orecchie.
Sospirò, muovendo la testa e negando, odiava l'urlo delle streghe faceva sanguinare le orecchie!
In più quei maledetti pipistrelli avevano spaccato tutti - ma proprio tutti - i barattoli di vetro, tranne il suo.
«Ehi?» li tentò di richiamare ma questi presero a scappare, fuggendo dalla piccola finestra e spaccandola riparandosi con il proprio corpo.
Ancora Mitzi urlava terrorizzava, gli scarafaggi non l'avevano neanche toccata ma le sembrava che le loro zampette la stessero pervadendo piano su tutto il corpo, insieme alle larve, sbucate fuori dal nulla.
«No no!», strinse gli occhi dalla paura. Le palpebre le cominciarono a fare male così come i denti.
«Mitzi!» urlò qualcuno.
«Ohh arrivato sono arrivati i tuoi soccorsi!» sogghignò il fantasma, riprendendo a ridacchiare.
Qualcuno scese le scali con il buio ancora più pesto, erano più di due semplici piedi, ne erano quattro. Non riconobbe subito la voce, fin quando una torcia di emergenza non si accese sopra le loro teste.
«Mitzi...» alzò gli occhi vitri contro i suoi salvatori, al fianco di sua nonna, vi era Thane Harlow.
In tutto il suo splendore, sembrava il sole appena uscito all'alba. I suoi capelli neri, corti e lucidi messi in evidenza dal buio che gli oscurava un lato del viso, per niente delicato e il naso rotto faceva ombra ancora di più alla sua espressione corrugata.
Al contrario suo, Mitzi aveva i capelli castano chiaro tutti arruffati, i pipistrelli sembravano averla investita. Il mascara colato dalle lacrime e i vestiti completamente stropicciati.
La ragazza sospirò, mentre lui le allungò la mano.
Intorno a lei, il magazzino si era rivelato essere un disastro.
Azzurrina la guardava pensierosa quando i suoi occhi volarono su di lei. Poi li spostò su tutti gli animali andati via, le pozioni esplose e aromi persi.
Il calderone era completamente rovesciato. Ora sì, che sia nonna l'avrebbe uccisa a suon di magia.
Agli occhi di Thane ovviamente era tutto nascosto. La nonna di Mitz non avrebbe mai permesso ad un umano di vedere i loro oggetti da strega. Tutte quelle cose secondo la sua mente ingannta, erano spezie, cibi e utensili da cucina che avrebbero usato dentro il ristorante.
«Hai fatto un bel danno, Mitz!»
I suoi occhi erano bassi avrebbe avuto il coraggio di incontrare quelli del ragazzo, ma non quelli della nonna che dietro le spalle del giovane, la guardava con fare sospetto, aveva ridotto gli occhi verdi a due fessure.
Sul viso di Thane, sentì comparire un ghigno divertito, uguale a quello di Azzurrina.
“Doveva aver funzionato quel diavolo di incantesimo, giusto?”
«Convinta tu» mormorò sottovoce il piccolo fantasma, senza farsi sentire dalla nonna, che si accorse subito di lei. Si nascose, dando le spalle a questa.
«Vuoi che ti do una mano? Senza far fare il lavoro sporco a tua nonna?» chiese.
Sentiva lo sguardo affaticato, deluso e arrabbiato dipinto sul volto della più grande. La nipote questa volta l'aveva fatta grossa, se non avesse pulito, sicuramente l'avrebbe cacciata di casa per un bel po'.
“No.” Pensò.
«Ok.» disse velocemente.
Si girò verso una delle scatole che erano cascate. Perché aveva accettato di farsi aiutare?
“Non è che la maledizione è ricaduta su di me?”
Anche se avrebbe voluto dire «no», aveva detto «ok», d'istinto.
“Perché?” Si domandò ancora.
Forse le era caduto un vasetto di polvere magica in testa, anche perché si sentiva confusa, abbastanza da non capire niente in quel momento.
La nonna di Mitzi risalì le scale velocemente, ammiccando un occhiolino alla nipote senza farsi vedere, Thane era di schiena fortunatamente.
Diventò paonazza per qualche secondo.
La ragazza si avvicinò ad un angolo buio della stanza, per prendere una scopa per pulire. Non era una di quelle per volare fortunatamente, ma un senso di preoccupazione cominciò ad attorcigliarle lo stomaco in una morsa.
Non capiva se fosse per colpa del giovane che la aiutò a muovere i pezzi di vetro con dei gesti delicati e premurosi, domandandosi se forse Thane si stesse facendo qualche idea strana su di lei e sua nonna o se fosse perché l'incantesimo, non avesse funzionato.
«Che stavi facendo qui?»
Sentiva gli occhi di Azzurrina, profondi e enormi, sui due che si spostavano sfiorandosi l'un l'altro e se il ragazzo sembrava non farci caso, Mitzi, ad ogni tocco implodeva dalla vergogna di ciò che aveva fatto poco prima.
Non poteva ammettere che stava escogitando un piano malvagio per lanciarli una maledizione, così che sua nonna e lei, non avrebbero più avuto problemi di soldi e Thane gli avrebbe passati tutti.
«Stavo cercando una cosa...» sussurrò con un soffio, raccogliendo il pugnale poco prima scomparso nel nulla e mettendoselo in tasca.
Lo sentì ridere e prontamente, gli occhi nocciola di Mitzi corsero a guardare la figura alta di Thane.
D'un tratto le sembrò di percepire quanto in realtà, il ragazzo fosse sportivo, dal fisico costituito da muscoli e cervello e non tutto fumo e niente arrosto, come pensava.
Ma scosse la testa cercando di concentrarsi.
«Che ridi?» chiese lei seria.
«Non puoi ingannarmi così, sembra essere esplosa una bomba qui dentro.»
La ragazza lo osservò muovere le sue braccia e aprirsi a indicare lo spazio intorno a loro, piccolo e disordinato.
In effetti aveva ragione. «Ho notato che tu e tua nonna nascondete in continuazione questo posto...»
Lei sbuffò ancora rimanendo in silenzio. Finché non sentì dei vetri muoversi sotto delle scarpe, uno scricchiolio provocato da un'angolo più buio degli altri, lo stesso dove aveva preso la scopa.
«Te l'avevo detto, Mitzi...» sentì Azzurrina a bassa voce.
Lei sgranò gli occhi, mentre il cuore fece un tuffo, prendendo a tamburellare così forte da sembrare che gli uscisse dal petto.
Davanti a lei, una donna era uscita dall'angolo, apparsa dal nulla con lo sguardo più inquietante che Mitzi Willow avesse mai visto.
«Grazie per avermi donato una nuova era, sporca bianca».
Mitzi alzò lo sguardo lentamente. Ancora Thane era accovacciato avanti a lei a coprirgli quasi la vista.
“Bianca? Questo vuoldire... vuoldire che lei, lei pratica magia nera!” pensò Mitzi nell'immediatezza della situazione, la donna prese a camminare piano verso i due. Guardò subito le sue mani muoversi, non aveva un dito.
Mitzi cercava di riunire i pensieri velocemente, quel libro... il libro di magia nera era possibile che avesse, evocato lei al posto di lanciare una maledizione?
«Thane...», gli picchiettò la spalla. Ma era troppo tardi, la strega tirò fuori la bacchetta dal corsetto nero rilegato al vestito del medesimo colore e puntandolo verso di loro, gridò un'incantesimo a lei sconosciuto.
Da questa provenne uno strano polverone nero e verde.
Mitzi fu veloce a mettersi da scudo al ragazzo, mettendo le mani distese avanti al suo corpo.
Tentò di bloccare quella magia che però la investì, scarantando lei e il ragazzo contro una grossa mensola, la stessa su cui era appoggiata anche Azzurrina, che si sfracellò sul pavimento di mattonelle sporche cosi come loro.
Per qualche secondo, vide nero, ma si rialzò osservando il volto di Thane spaventato.
Azzurrina era sparita lasciando solo un liquido bluastro.
La rabbia prese il sopravvento, si sentì l'adrenalina fargli spazio nel corpo e risalire fino alla testa dove la fronte pulsava: il sangue della ferita scorreva quasi a toccarle anche le sopracciglia.
Si avvicinò, in guardia, cercando di tenere gli occhi sia sulla sconosciuta che in giro per ritrovare la sua bacchetta, si ricordava di averla appoggiata da qualche parte ma dove?
«Tu chi sei?» domandò, avvicinandosi con cautela.
Questa guardava Mitzi con disprezzo e superiorità, alzando il mento e fermandosi.
«La tua nonnina non te ha parlato?», Mitzi corrugò le sopracciglia, «Non hai mai sentito di Poison Vyx? Mai?».
Guardò dietro di lei, provando a scorgere Thane, se stesse bene e se la strega non l'avesse ucciso scaraventandolo.
Piano piano il grosso e alto ragazzo, si stava alzando, incredulo e a bocca spalancata da ciò che stava accadendo.
Ma Mitzi era preoccupata per altro...
«Nessuno ha mai sentito di Poison Vyx qua a Loomore, befana! Non siamo nel 1600, almeno non più!»
Azzurrina...
Il piccolo fantasma investì la strega che coprendosi il viso e cercando di proteggersi dai graffi, si allontanò urlando.
Mitzi prese il pugnale, che fino a quel momento aveva stretto tra le tasche del suo maglioncino e, lo lanciò come fosse una professonista di tiro al bersaglio. Sperando almeno di rispedirla tra le pagine di quel libro, ma ormai era tardi.
Poison Vyx, la strega più potente di tutti i tempi o almeno del 1600, era sparita con uno schiocco di dita.
Per un banale incantesimo di maledizione, Mitzi si accorse solo dopo che quelle pagine più spesse in realtà erano state incollate.
Lei aveva liberato la strega.
conteggio parole: 3017
🕷️🖤
𝙒𝙞𝙩𝙘𝙝𝙮 𝙇𝙤𝙫𝙚 𝙚' 𝙪𝙣 𝙥𝙧𝙤𝙜𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙈𝙤𝙤𝙣𝙖 (fibrooga), 𝙥𝙧𝙤𝙩𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙘𝙤𝙥𝙮𝙧𝙞𝙜𝙝𝙩. 𝙚' 𝙫𝙞𝙚𝙩𝙖𝙩𝙖 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙥𝙞𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙩𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙜𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙚/𝙤 𝙥𝙖𝙧𝙯𝙞𝙖𝙡𝙚, 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙪 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙚 𝙥𝙞𝙖𝙩𝙩𝙖𝙛𝙤𝙧𝙢𝙚.
𝘍𝘦𝘢𝘵𝘩𝘦𝘳 𝘚𝘵𝘶𝘥𝘪𝘰𝘴 2024, © 𝘔𝘰𝘰𝘯𝘢.
🖤
𝙍𝙞𝙨𝙪𝙡𝙩𝙖𝙩𝙞
~
𝘽𝙤𝙡𝙡𝙞𝙣𝙤
𝙂𝙧𝙖𝙯𝙞𝙚 𝙖𝙡 𝙩𝙚𝙖𝙢, 𝙥𝙚𝙧 𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙧𝙩𝙚𝙘𝙞𝙥𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚, 𝙡𝙖 𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙞𝙩𝙖' 𝙚𝙙 𝙞𝙡 𝙗𝙤𝙡𝙡𝙞𝙣𝙤🍂🧡
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