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[040] ragazzi, max sta volando

capitolo quaranta
ragazzi, max sta volando





NATHALIE, STEVE E DUSTIN SI TROVAVANO NELLA BMW di Harrington, parcheggiata fuori l'abitazione della Kelley, nella quale era da poco entrata Maxine per rubarle le chiavi dell'ufficio.

La Henderson si stava parecchio annoiando, soprattutto perché odiava stare ferma in un'auto a far nulla, e il fatto che dietro ci fosse suo fratello, faceva sì che non si potesse scambiare effusioni con Steve — sarebbe stato fin troppo imbarazzante.

La ragazza gli lanciò una veloce occhiata, infilandosi una manciata di Skittles in bocca — Steve aveva un angolo schifezze per lei nel vano portaoggetti.

«Ne vogliamo parlare?» prese improvvisamente parola Dustin, facendo aggrottare le sopracciglia ai due, che si lanciarono un'occhiata confusa.

«Di cosa?» chiesero contemporaneamente, non capendo.

«Mi mancano le clavicole. Non gli occhi» fece presente.

«Hai fumato erba?» Nathalie lo guardò dallo specchietto retrovisore.

«Già, amico, di che diavolo stai parlando?» anche Steve si mostrò piuttosto perplesso.

«Del fatto che tu sei geloso di Eddie e che hai questi picchi di follia in cui ignori mia sorella? E no, non lo sto dicendo solo perché voglio bene a Nathalie, ma perché è imbarazzante» disse senza peli sulla lingua.

«Oh no, no, no — Steve scosse la testa mentre la ragazza si limitò a guardarlo — Stai insinuando che sono geloso di Eddie Munson?»

«Non lo so insinuando. Lo sto affermando» lo corresse.

«Dustin ha ragione» confermò Nathalie. «Sei geloso e mi ignori. Poi, quando ti passa, è come se non fosse successo nulla».

«Senti, non-»

«Non dire che non è vero. È vero».

«Scusa se mi dà fastidio che la mia ragazza sia così amica a qualcuno a cui piace».

«Io non piaccio a Eddie».

«Non lo direi con certezza — si intromise Dustin — Non so in che modo interagisca con le ragazze, dato che sei la sua unica amica, ma spesso sembra... che tu gli piaccia, sì».

«Grazie!» esclamò Steve.

«Ma Eddie è fatto così. Ci conosciamo da un anno e non ci ha mai provato!»

«Beh, forse tu non capti i segnali».

«Ah, no? Direi che li capto molto bene dato che capisco sempre quando qualche ragazza sta flirtando con te. Morale della favola, non lo capisco perché Eddie non ci prova».

«Io ci provavo spudoratamente con te e non l'hai mai capito».

«Perché tu sei Steve Harrington! Insomma, sei sempre stato disinvolto con le ragazze, e non hai mai neanche provato a... baciarmi o a fare altro».

«Ehi, ehi, ehi — Steve la fermò, guardandola con un cipiglio — Mi stai forse dicendo che Eddie ha provato a baciarti?»

«Co- No!» rispose immediatamente; insomma, neanche sapeva cosa volesse fare quella mattina, ma, in fondo, lui era solito guardarla o metterle la ciocca dei capelli dietro l'orecchio, quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi.

«Nathalie-»

«Steve, non ho detto questo — lo fermò, prendendogli la mano — Ho solo detto che non lo capivo perché quello era il tuo modo di fare un po' con tutte. Hai avuto numerose occasioni per baciarmi ma non l'hai mai fatto. Fine» spiegò, guardandolo negli occhi. «E capisco che tu sia infastidito, ma ti giuro che siamo solo amici».

Lui la osservò per qualche secondo, rendendosi conto del fatto che fosse sincera al cento per cento. Forse davvero era solo paranoico, timoroso di perderla. Dopotutto, era evidente che Nathalie volesse lui. Lo vedeva e lo percepiva, eppure Eddie era in grado di infastidirlo così tanto quando le si avvicinava, e sì, probabilmente era solo il suo modo di fare, ma lei era pur sempre la sua ragazza.

«D'accordo. Litigio finito. Un bacio per sigillare la pace?» Dustin fece capolino tra i sedili anteriori.

I due gli lanciarono un'occhiata prima di ridere e scambiarsi una veloce bacio a stampo.

Proprio in quel momento, Max corse verso di loro, infilandosi in auto.

«Che cos'ha detto?» domandò il ragazzino.

«Niente. Ora parti».

«Niente?»

«Parti, Steve!»

Steve non fece domande e partì, guidando verso la Hawkins High School.

Improvvisamente, l'attenzione di tutti venne catturata dal walkie-talkie di Dustin, dal quale uscì la voce di Lucas.

«Dustin? Mi ricevi?»

«Lucas, che diavolo di fine hai fatto?» chiese subito il suo amico.

«Senti, ascolta. State cercando Eddie?»

«Sì, l'abbiamo trovato e non grazie a te!»

«Dov'è?»

«È in una rimessa per le barche sulla Coal Mill Road. Al sicuro».

«Sapete che ha ucciso Chrissy, vero?»

«Questa è una stronzata! Eddie ha cercato di salvarle la vita».

«La polizia dice che è stato lui».

Max prese parola. «Lucas, sei così indietro che è imbarazzante. Vediamoci a scuola. Ti spiegheremo».

«Non posso. Credo che stia per succedere una cosa molto brutta».

«Di che parli? Quale cosa molto brutta? — nessuna risposta — Lucas? Lucas?»

«Sapete, a volte mi chiedo se abbiate il cervello collegato al buco del culo» prese parola Nathalie, che era stata in silenzio per tutta la conversazione.

«Che intendi?» le chiese suo fratello, confuso.

«Intendo che Lucas è amico di Jason. Jason era il fidanzato di Chrissy. Chrissy è morta. Sono abbastanza certa che Jason voglia vendicarla, soprattutto dopo che in giro si dice che sia stato Eddie. Come ho detto, Lucas è suo amico, e voi gli avete appena detto dove cazzo si trova Eddie!»

In macchina cadde il silenzio per qualche secondo, e tutti ragionarono su quelle parole, rendendosi conto del fatto che, forse, potesse avere ragione.

«No — disse improvvisamente Dustin — Lucas non ci tradirà. Io mi fido».

«Me lo auguro, altrimenti gli taglio gli arti uno ad uno e non potrà più giocare a basket».

• • • •

                             I RAGAZZI SI AGGIRAVANO NEI CORRIDOI DELLA Hawkins High School, stringendo le torce e seguendo Max, che li avrebbe portati all'ufficio della Kelley, e Nathalie trovava davvero nauseante il fatto che fosse costretta a girare in quella squallida struttura anche di sera oltre che di giorno. Insomma, avrebbe preferito di gran lunga starsene con Steve da qualsiasi altro posto, ma non a scuola — come se non bastasse, erano riusciti ad entrare con una facilità che, in realtà, era quasi preoccupante.

«Dio, è sempre un buco di merda» la voce di Steve attirò la sua attenzione.

«Che ti aspettavi? Che diventasse la scuola dell'anno? Sai che i bagni sono intasati? — lo illuminò di poco con la torcia — Oh, guarda, quello era il tuo armadietto!» disse, poi.

Harrington mise su un mezzo sorriso. «Sai, ero lì la prima volta che ti ho visto» le confessò.

«E di quando stiamo parlando, esattamente?» chiese incuriosita.

«Ero al secondo anno. Tu al primo. Eri una matricola e io stavo iniziando a farmi strada nel club dei fighi. Mi sei passata davanti e hai lasciato un nauseante profumo di... fragola, credo».

«Gesù — mormorò divertita — sì, mi riempivo di profumo alla fragola» annuì, ancora piuttosto incredula.

«Volevo... venirti a parlare per... sì, insomma, conquistarti, soprattutto dopo che Tommy mi aveva detto che gli avevi dato un pugno perché ti aveva sfiorato il sedere. Poi non l'ho fatto. Non so perché, ma... non volevo che fossi una delle tante. Ah, e mi intimorivi» ammise.

«Io ti intimorivo?» ridacchiò.

«Decisamente. Mi odiavi. I tuoi occhi parlavano per te. Eri spaventosa» la prese in giro.

Lei, in risposta, gli diede una leggera spallata. «Stupido — borbottò prima di sorridere — Non ti ho mai odiato. Odiavo solo il fatto che volessi essere un altro per la popolarità. Sei sempre stato diverso da Tommy e da Carol».

«Già» annuì. «Credo che una parte di me abbia sempre provato qualcosa per te. Sei sempre stata diversa» continuò, lanciandole una veloce occhiata.

«Diversa tipo stupida?» scherzò.

«Diversa tipo speciale» la corresse. «Ma ero spaventato perché... a te non è mai importato niente del resto» confessò.

«E sapevi che se ti fossi avvicinato a me, ti avrei sbattuto in faccia la verità, ti avrei fatto piagnucolare come un bambino e avrei distrutto tutte le certezze su cui sedevi beatamente» continuò per lui.

Steve la guardò per qualche secondo. «In poche parole, — fece un mezzo sorriso — Forse avrei dovuto avvicinarmi e conoscerti prima».

«O forse no. Sai, credo che sia andata esattamente come doveva andare, Harrington, e, in fin dei conti, sono felice di trovarmi qui con te».

«A camminare per i corridoi della scuola di notte per entrare nell'ufficio della psicologa a causa di Vecna, dici?»

«Oh sì, intendevo proprio questo. Non abbiamo mai camminato per la Hawkins High School come una coppia. Finalmente stiamo avendo il nostro momento di gloria — sorrise divertita — Re Steve Harrington e Nathalie Henderson. Da acerrimi nemici a coppia dell'anno. Suona bene, no?»

«Gesù, siamo come quelle coppie che si odiano e poi finiscono insieme, e tu, Henderson, odi i cliché».

«Già, ma non in questo caso. Questo è il mio cliché preferito» gli fece un veloce occhiolino, strappandogli un sorriso.

Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, la loro attenzione fu catturata dal walkie-talkie che stringeva Dustin.

«Dustin, mi ricevi?» si sentì la voce di Robin.

«Sì, ti ricevo» rispose immediatamente.

«Senti, Nancy è un genio. La prima vittima di Vecna è del 1959. Altro che tentativo alla cieca».

«Okay, è tutto... pazzesco, ma adesso non posso parlare».

«Che state facendo?»

«Stiamo facendo irruzione a scuola per sottrarre dei fascicoli confidenziali».

«Puoi ripetere?»

«Portate le chiappe qui, subito! Vi spieghiamo dopo» e interruppe la comunicazione.

Finalmente, raggiunsero l'ufficio della Kelley e Max infilò la chiave nella toppa, aprendo la porta. Subito dopo, i ragazzi si infilarono nella stanza.

«Ehi, Henderson, ammira come sarà il tuo futuro ufficio» Steve le pizzicò delicatamente la guancia.

«Gesù, mi auguro di no. Questo è piccolo, stretto, e angusto. Non ci sono neanche le caramelle e i lollipop» disse disgustata.

«Sei senza speranze» scosse la testa, rassegnato.

«Mi sento come se fossi al Watergate» mormorò Dustin, emozionato.

«Quindi questo sarebbe... Hawkinsgate» asserì sua sorella.

«Aspettate, uno di loro non è stato preso?» chiese Steve, confuso.

«Io punto su di te» rispose Nathalie, ricevendo un'occhiataccia.

«Porca miseria» sentirono sussurrare da Max, che intanto spulciava nei fascicoli degli alunni.

«L'hai trovato?» domandò Harrington.

«Sì, e non solo il fascicolo di Chrissy. Anche Fred andava dalla Kelley» li informò.

«Cazzo» mormorarono all'unisono.

Aprendo entrambi i fascicoli sulla scrivania, scoprirono un'altra sconvolgente notizia: Chrissy e Fred avevano entrambi traumi, incubi, insonnia, cefalee, sangue dal naso.

Leggendo quelle parole, Max rimase in silenzio a fissare il vuoto per qualche secondo.

«Max, ehi, che hai?» le chiese Nathalie, preoccupata.

«Che hai, Max?» domandò anche Dustin.

«Max! Max!» la richiamò Steve.

Ma Maxine non rispose, limitandosi a rimanere ferma e a guardare un punto indefinito con sguardo perso.

«Ragazzi, questo non mi piace» sussurrò la castana.

«Max!»

«Max, ci senti?»

«Max, andiamo! Svegliati!»

«Non va bene. Non va affatto bene!»

Poi, improvvisamente, Max ebbe uno spasmo, tornando con i piedi per terra. Tornando alla realtà.

Senza dire nulla ai ragazzi, si mise in piedi, ignorandoli e uscendo dall'ufficio come se andasse verso una direzione ben precisa. Si limitarono a seguirla, arrivando davanti a un muro, che lei illuminò e guardò con insistenza.

«Ragazzi, che diavolo succede?» Robin e Nancy raggiunsero il gruppo, osservando Max, che, dando loro le spalle, continuava ad osservare il muro.

«Max...»

«Era qui... proprio qui — disse d'un tratto — Era un orologio a pendolo... ha suonato quattro volte, ed era così reale» quasi si incrinò la voce. «Ma mi sono avvicinata, e, all'improvviso... mi sono svegliata».

«Sembrava che fosse in trance» disse Dustin. «La stessa cosa successa a Chrissy».

«Santo cielo» mormorò Nathalie, mostrandosi parecchio preoccupata.

Vecna stava colpendo Maxine.

«E non è questo il peggio — la rossa si girò verso di loro con occhi intrisi di lacrime prima di portarli nell'ufficio della Kelley, mostrando i fascicoli a Nancy e Robin — Fred e Chrissy andavano entrambi dalla Kelley. Accusavano mal di testa, delle brutte emicranie che non passavano, e... avevano incubi. Dormivano male. Si svegliavano in un bagno di sudore. E iniziavano a vedere delle cose. Brutte cose. Del loro passato. Queste visioni sono... sono peggiorate sempre di più finché, a un certo punto, è finito tutto».

«La maledizione di Vecna» mormorò la Buckley.

«Per Chrissy è iniziata una settimana fa. Per Fred sei giorni fa. Io invece mi sento così da cinque giorni» li informò Max, facendoli agitare. «Non so quanto mi resta, so solo che... — una lacrima sfuggì al suo controllo — Fred e Chrissy sono morti a meno di ventiquattro ore dalla prima visione. E io ho appena visto quell'orologio, per cui... dovrei morire domani».

Perfetto. Maxine aveva appena detto a tutti di essere praticamente spacciata, di avere le ore contate, che il giorno successivo probabilmente sarebbe morta, e che loro dovevano muovere il culo per trovare un modo per salvarle la vita.

Prima che uno dei presenti potesse aggiungere altro, sentirono uno stridio in lontananza — in perfetto stile film horror — che li fece voltare preoccupati verso la porta.

«Restate qui» disse Steve, afferrando una lampada e uscendo dall'ufficio.

Ovviamente, nessuno di loro lo ascoltò e lo seguirono in quell'inquietante corridoio. Harrington camminava stringendo quella sorta di arma, guardandosi attorno circospetto, ancor di più quando sentirono dei passi avvicinarsi a loro.

Dal corridoio, correndo, sbucò nientemeno che Lucas Sinclair, e tutti urlarono spaventati.

«Sono io!»

«Lucas, Gesù!»

«Cristo, che problemi hai, Sinclair?!» si agitò Steve.

«Mi dispiace» disse col fiato corto.

«Potevo ucciderti con questa lampada!» sbraitò, lanciandola per terra.

«Scusate, ragazzi — ansimò — Ho... ho pedalato per otto miglia. Datemi un attimo. Merda!»

«Tutto okay?»

«Abbiamo un codice rosso!» asserì.

«Cosa?» chiesero confusi.

Lucas poggiò gli occhi sui due Henderson, avvicinandosi a loro. «Nathalie, Dustin — li guardò negli occhi — Ero insieme a Jason, Patrick e Andy, e sono completamente fuori controllo. Vogliono catturare Eddie, e credono che voi sappiate dov'è. Soprattutto tu, Nathalie. Sanno che siete molto amici. Vi stanno cercando. Siete in grave pericolo» disse con agitazione.

«Sul serio? Questo è il codice rosso?» chiese Nathalie, inarcando un sopracciglio.

«Sì!»

«Sì, okay, Jason può baciarmi il culo» scrollò le spalle, disinteressata.

«È terribile, ma al momento abbiamo problemi più gravi di Jason» le diede man forte Dustin, girandosi verso Max.

Lucas seguì la traiettoria del sul sguardo, e non servì neanche parlare: erano nella merda.

• • • •

BABYSITTER. ECCO IL RUOLO CHE STEVE E Nathalie ricoprivano da tempo, e neanche quella volta la situazione sembrava diversa — anche se oramai erano dei ragazzini fatti e finiti, ma, insomma, il concetto era quello.

Infatti, i due ragazzi si trovavano nel seminterrato di casa Wheeler insieme a Lucas, Dustin e Max, intenta a scrivere solo Dio sapeva cosa da ore, mentre Nancy e Robin, fingendosi studentesse accademiche, erano partite per una strepitosa missione — Nathalie sarebbe voluta andare con loro, ma Steve aveva espressamente detto che se lui faceva il babysitter, allora anche lei doveva farlo — verso il manicomio Pennhurst per parlare nientemeno che con Victor Creel. Si diceva che l'uomo avesse ucciso la propria famiglia decenni prima, ma lui aveva sempre dato la colpa degli omicidi a un demone, e, in quel momento, sembrava l'unica persona che, forse, avrebbe potuto aiutarli a salvare Maxine da quella che era praticamente una morte certa, dato che, a quanto pareva, era l'unico sopravvissuto a Vecna.

«Insomma, il manicomio. Io odio i manicomi, ma è una cosa così eccitante andare lì e parlare con un recluso, conoscere la sua storia... E invece sono qui, nello scantinato Wheeler, per colpa tua, imbecille!» Nathalie diede una spinta a Steve, seduto al suo fianco sul divano a leggere tutto quello che avevano stampato su Victor Creel.

«Senti — la guardò esausto — sono arrabbiato quanto te. Neanche a me esalta l'idea di fare sempre il babysitter».

«Sì, ma io sarei potuta andare con loro! Nance mi aveva anche preparato il completo, e poi arriva Steve Rompipalle Harrington e dice 'se io resto qui, anche lei resta qui'» lo scimmiottò malamente.

Assunse una smorfia. «Io non parlo così».

«E chi se ne frega — borbottò — Avevo l'occasione di parlare con uno rinchiuso in manicomio. Sentire la sua storia» quasi pianse.

«E invece sei qui, siamo qui, e preferisco fare il babysitter con te piuttosto che da solo» ammise, usando la tattica del 'dico qualcosa di carino così lei si addolcisce'.

Nathalie infatti sospirò. «Ti hanno mai detto che sei un leccaculo di prima categoria?»

«Mh mh — le stampò un bacio sulle labbra, ignorando le espressioni disgustate di Dustin e Lucas, seduti poco distanti. Poi tornò a prestare attenzione ai fogli di giornale — Sai, non riesco a capire».

«Cos'è che non capisci? È così chiaro, Steve» gli rispose con ovvietà.

«Chiaro, sul serio?» le lanciò un'occhiataccia.

«Ehm... sì? Sei l'unico che non ha capito — disse — Okay, senti: tutti quelli a cui Vecna ha lanciato un anatema, sono morti-»

«Anatema?»

«Maledizione».

«E non potevi dire maledizione

«Non potevi seguire le lezioni a scuola?»

«Mh, continua».

«Tutti quelli che Vecna ha maledetto — sottolineò, facendogli ruotare gli occhi al cielo — sono morti, tranne Victor Creel. Di conseguenza, è l'unico che potrebbe sapere come annullare l'anat- la maledizione» spiegò velocemente.

«Non sappiamo però se sia stato maledetto, Henderson» le ricordò con ovvietà. «E poi non ha senso che Vecna sia esistito negli anni '50».

«Vorrei ricordarti che Undici ha aperto il varco, non ha creato il Sottosopra. Sai, se lo avesse creato, credo che ci saremmo fermati al Demogorgone. Quindi il Sottosopra forse esisteva già migliaia di anni fa, milioni, anche durante l'Era della Pietra, o magari quando è stato creato il mondo» si strinse nelle spalle.

«Sei fastidiosa — la guardò — Sul serio, non scherzo».

«Uhm?» chiese confusa.

«Se negli anni '50 il varco non c'era, come ha fatto Vecna ad attraversarlo? E adesso a ritornare? Perché adesso? E perché allora? Uccide una famiglia negli anni '50 e, uff, 'fatto, a posto', e, puff, sparisce nel nulla? E trent'anni dopo torna ad uccidere adolescenti a caso? Non mi torna — le espose tutti i suoi dubbi e perplessità — Pff, è chiaro. Sai, ogni tanto dovresti fare un bagno di umiltà. Ti farebbe bene».

Nathalie lo guardò per qualche secondo, rendendosi effettivamente conto del fatto che ci fossero numerose domande senza risposta.

«Ti fai troppe domande, Harrington» disse, poi.

«Sì, perché possiamo capire il presente se capiamo il passato, e noi, è chiaro, non lo capiamo» le disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Organizza un incontro con Vecna, allora. Mh, che ne dici? Gli offri the e biscotti e gli esponi i tuoi dubbi, così magari ti risponde prima di farti implodere gli occhi» gli suggerì con un falso sorriso in volto.

«Sai cosa penso, Henderson? Che sei così irritante che, al confronto, una rotolata in un'ortica non dev'essere poi così male. Di certo non è peggio».

Prima che Nathalie potesse ribattere a tono, Lucas e Dustin si sedettero sul divano al loro fianco, e puntarono gli occhi su Max.

«Secondo voi cosa sta scrivendo?»

«Non lo so. Lo sta facendo da ore».

«Ma almeno stanotte ha dormito?

«Perché, tu lo faresti? Oggi potrebbe...»

«Già, no. Probabilmente no».

«Lo so che mi state fissando» disse improvvisamente la ragazzina, che avvertiva i loro sguardi sulla sua schiena.

«Ma che dici? No».

«Ti serve qualcosa?»

«Stiamo cazzeggiando».

«E parlando di quanto Steve sia irritante».

«Pensate che stando lì seduti a fissarmi la nuca, mi proteggerete da Vecna? — chiese retoricamente, e, a dirla tutta, la risposta era proprio sì — Non credo».

Poi Max si alzò, avvicinandosi a loro. Lucas e Dustin fecero finta di leggere una rivista, Steve iniziò a giocare con la palla di baseball, e Nathalie continuò a mangiare indisturbata le sue Pringles.

Li guardò per qualche secondo prima di sospirare. «Potete guardarmi ora».

«Bene. Grazie».

«Già, tenero il collo all'ingiù è fastidioso».

«Scusa».

«Scusa tanto».

Max poi passò loro delle lettere. «Per te — diede la prima a Dustin — per te — poi a Steve — per te — fu il turno di Nathalie — e per te» terminò con Lucas, passandogliene poi altre tre. «Queste datele a Mike, Undi e Will. Ammesso che li rivediate» aggiunse.

La castana se la rigirò fra le mani, e se inizialmente non riusciva a capire, non le ci volle poi molto per farlo: erano lettere d'addio, da aprire dopo la sua morte.

«Ehi, che fai? — fermò Dustin — No, fermo, non devi aprirla adesso».

«No, okay» annuì lui. «Scusa ma che cos'è?» le chiese, poi.

«È... è un piano B. Per dopo. Nel caso in cui finisse male» disse con sguardo triste.

«Ehi, no, Max. Andrà tutto bene» prese parola Lucas.

«No! Non ho bisogno che mi rassicuriate, che mi diciate che andrà tutto bene, perché me lo sento ripetere da tutta una vita e non è quasi mai vero! Non è mai vero! — alzò il tono della voce, mostrando tutta la sua amarezza e sofferenza — È ovvio che lo stronzo abbia maledetto me. Me lo sarei dovuto aspettare».

In quello scantinato, calò il silenzio per qualche secondo. Nessuno sapeva bene cosa risponderle, anche perché cosa si poteva dire a una persona che, di lì a poco, sarebbe probabilmente morta?

Nathalie si limitò a guardarla con pena. Erano mesi che Max soffriva, dalla morte di Billy. Ma anche prima che morisse, non se la cavava benissimo. Anzi, aveva ricominciato a vivere grazie a Lucas, Dustin, Will, Mike e a Undici. Poi tutto era precipitato dalla battaglia di Starcourt, e la ragazzina aveva fatto tanti, ma tanti passi indietro, cadendo in un baratro di tristezza e depressione. La Henderson neanche ricordava più quando l'avesse vista sorridere l'ultima volta.

E ora, come se non bastasse, aveva le ore contate, e sarebbe morta se Robin e Nancy non avessero trovato nulla, e, Dio, neanche voleva pensarci.

Poi, improvvisamente, Max afferrò il walkie-talkie sul tavolo di legno. «Questo da East Hawkins raggiunge il Pennhurst?» chiese.

«Ma certo» rispose Dustin.

«Un attimo, che c'entra East Hawkins? — chiese confuso Steve, ma ci volle poco affinché si desse da solo la risposta — No, no, no!» affermò subito.

Come al solito, nessuno gli diede ascolto, in particolare Max, che si diresse verso l'uscita dello scantinato, e, poi, di casa Wheeler, seguita dal resto del gruppo.

«Max! Max, non scherzo! — Steve le corse dietro — Non scherzo, okay? Non ti accompagno da nessuna parte!»

«Se credi che passerò quello che sembra essere il mio ultimo giorno di vita nel lurido scantinato di Mike Wheeler, sei fuori strada, quindi portami dove voglio andare oppure legami, ma sarebbe sequestro di minore, e giuro su Dio che se poi riesco a sopravvivere, ti denuncio!»

«Non riesco a immaginare Steve in carcere. Sarebbe una fighetta» ammise Nathalie, ricevendo un'occhiataccia dal diretto interessato.

Max fece per aprire l'auto. «Apri la portiera».

«Ehm... no».

«Conosco un buon avvocato».

Steve la guardò per qualche secondo, per niente convinto ad abbandonare casa Wheeler e ad andarsene in giro con Vecna che voleva ucciderla. Poi, però, si rese conto che Max fosse dannatamente seria — forse anche sul fatto che lo avrebbe denunciato — e che, effettivamente, se lui si fosse trovato sul punto di morte , non vorrebbe voluto trascorre le sue ultime ore nello scantinato di casa Wheeler.

Così sospirò profondamente, afferrando le chiavi fuori e aprendo la BMW.

«Dustin, fa' che il tuo walkie-talkie raggiunga il Pannhurst».

• • • •

                                     SI TROVAVANO TUTTI IN AUTO AD ASPETTARE E A guardare Max, che si trovava seduta a gambe incrociate davanti la tomba di Billy a leggergli la lettera che gli aveva scritto solo poche ore prima.

Nathalie osservava tutta la scena dal lato del passeggero senza spiccicare parola. La scena, la situazione in generale, era davvero parecchio triste, e, come se non bastasse, odiava davvero fin troppo il cimitero, nonostante lo frequentasse una volta ogni tre mesi per andare a trovare Barb. Non rimaneva tanto tempo: le bastava guardare le foto, raccontarle qualcosa della sua vita come se potesse sentirla, e poi andava via.

Steve era sempre al suo fianco.

Le teneva la mano mentre l'ascoltava parlare a una fotografia, stringendola poi in un abbraccio nel momento in cui sentiva che stesse vacillando. Eppure non piangeva mai. Se ben ricordava, l'aveva vista piangere solo per il finale di Love Story, mentre ascoltava Forever Young — in entrambi i casi aveva le mestruazioni e aveva dato la colpa agli ormoni — e aveva visto i suoi occhi farsi lucidi quando si era dichiarato a lei.

Per il resto, non aveva visto mai Nathalie Henderson versare una lacrima, neanche per le cose serie, ma sapeva quanto fosse fragile, soprattutto in quel momento in cui osservava Maxine con occhi intrisi di tristezza.

Lei era fragile, e tendeva a nascondersi dietro le battute, spesso taglienti, e l'ironia, nascondendo quanto in realtà soffrisse.

Ma Steve aveva imparato a conoscerla, motivo per cui, silenziosamente, le strinse la mano, facendole accennare un debole sorriso che sapeva tanto di grazie.

«Steve — Nathalie la richiamò, facendolo voltare — non credi che ci stia mettendo... un po' troppo?»

Harrington lanciò una veloce occhiata a Max, ancora seduta immobile sull'erba. «Decisamente» rispose prima di uscire dall'auto con lei.

«Ragazzi, datele un po' di tempo» disse Lucas.

«L'abbiamo fatto. Ora basta. Che si trovi un avvocato» ribatté Steve, stizzito.

La coppia raggiunse velocemente la collinetta in alto dove si trovava la ragazzina.

«Max!» la richiamò Nathalie.

«Ehi, Max, è ora di andare» disse anche Steve.

Maxine, però, non rispose a nessuno dei due, tantomeno li guardò.

«Steve, i suoi occhi» mormorò la Henderson.

«Max... — si chinò sulle ginocchia, preoccupato — Ehi, Max» la scosse leggermente.

Lei continuò a rimanere ferma, in trance, con gli occhi sollevati in alto e di un azzurro così chiaro, quasi biancastro, con piccole e tante vene rosse attorno.

«Max!»

«Max, su andiamo! Svegliati! Ehi!»

«Max, svegliati!»

«Ragazzi! — urlò Nathalie, richiamando Dustin e Lucas, che corsero subito verso di loro. Poi tornò a scuotere, invano, la ragazzina — Max!»

«Max, devi andartene da lì» la supplicò Lucas.

«Forza, andiamo, Max!»

«Svegliati, avanti!»

Steve afferrò Dustin per il colletto della felpa. «Stammi a sentire, chiama Nancy e Robin. Sbrigati!»

Senza farselo ripetere due volte, il ragazzino corse a mettersi in contatto con le due ragazze, speranzoso che avessero trovato qualcosa, mentre i tre continuarono invano a scuotere Max, chiedendole di svegliarsi, aprire gli occhi, venire fuori da qualsiasi cosa si trovasse.

Ma lei continuava semplicemente a rimanere ferma, ad avere piccoli spasmi, e a far muovere gli occhi di tanto in tanto.

Semplicemente, non era lì con loro: era viva, ma era come se non ci fosse, come se fosse solo corpo.

Ancora di più, per quei ragazzi, fu orribile sentirsi impotenti. Non sapevano cosa fare, non avevano un piano, e Max stava per morire, forse, davanti ai loro occhi senza che potessero aiutarla.

Riponevano la loro unica speranza in Dustin, che continuava imperterrito a richiamare le ragazze, non ricevendo alcuna risposta. E più trascorreva il tempo, più per Max si metteva male, fin quando, finalmente, dopo un'infinità di tempo, le due diedero un segno di vita.

Sembrarono essere trascorse ore quando Henderson Junior tornò da loro, agitato, con walkman, cassette e cuffie, gettando tutto sull'erba.

«Ragazzi!»

«Cosa? Che cos'è?!»

«Qual è la sua canzone preferita?!»

«Ma perché?»

«Robin ha detto... ascolta, non c'è tempo per spiegare. Qual è la sua canzone preferita!» urlò Dustin, scandendo bene le parole.

Tutti iniziarono a frugare fra le varie cassette, ma nessuno di loro aveva idea di quale potesse essere. O almeno, nessuno tranne Lucas, che ne afferrò una con decisione.

«Questa!» disse senza alcun dubbio.

Inserirono immediatamente la cassetta nel walkman, infilando poi le cuffie a Max e facendo partire la canzone, mentre la vedevano muoversi, di tanto in tanto, a causa di alcuni spasmi.

Poi, improvvisamente, Max iniziò a fluttuare, rimanendo lì ferma sulle loro teste, e se ben ricordavano, era solo la prima fase, seguita poi da ossa che si spezzavano e occhi che implodevano.

Continuarono a chiamare a gran voce il suo nome, e tutti loro, a quel punto, non potevano che temere il peggio, aspettandosi di vederla morire davanti ai propri occhi di lì a poco.

Ma non successe.

D'un tratto, cadde precipitosamente a terra, e, ansimando e piangendo, si strinse nelle braccia di Lucas, che la teneva a sé.

C'era mancato davvero poco.

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