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[027] la mazza chiodata ora ha una gemella

capitolo ventisette
la mazza chiodata ora ha una gemella





NATHALIE NON SAPEVA COME SENTIRSI mentre osservava la lapide con il nome di Barbara Holland e la foto — che lei avrebbe certamente odiato — scelta dai suoi genitori. Per un momento, aveva creduto che il fatto che la sua amica avesse finalmente una degna sepoltura, potesse in qualche modo farle rilasciare un sospiro di sollievo, eppure stava facendo davvero appello a tutte le sue forze per non scoppiare a piangere.

Era felice che il piano di Nancy e Jonathan fosse andato a buon fine: grazie alle registrazioni trapelate, Barbara era stata dichiarata morta e il Laboratorio aveva finalmente chiuso, ma, Dio, era stato straziante vedere i signori Holland piangere a singhiozzi. Una scena così triste che Nathalie sperava di dimenticare il più in fretta possibile.

A dirla tutta, sperava di dimenticare tutte le vicende del mese scorso: i Demo-cani, il fatto che avessero letteralmente visto la morte con gli occhi, ma non voleva dimenticare il modo in cui si fossero aiutati, sostenuti e fatti del bene a vicenda.

Essere un gruppo li aveva salvati.

«Era così bella — Nancy le si avvicinò, e solo in quel momento Nathalie si rese conto del fatto che fossero le uniche rimaste — Odiavo il fatto che avesse così poca autostima» aggiunse poco dopo.

La castana annuì, concordando. «Era una persona così buona» mormorò poco dopo.

Ed era vero. Se c'era una persona buona, quella era Barbara Holland. Era sempre pronta ad aiutare chiunque, a tirare su il morale alle sue amiche, a farle ridere e a farle stare bene. Avrebbe fatto realmente qualsiasi cosa per Nancy e Nathalie, che si sentivano così fortunate per essere state sue amiche — e anche le uniche, a dirla tutta.

«Non ti dà fastidio che... che tutta la sua vita sia lì? In quella semplice linea?» chiese Nathalie.

«Da morire — ammise — ma almeno ha avuto giustizia» disse, facendola annuire. «Ricordi quando ad ogni nostro compleanno veniva a scuola con quei tortini e una candela al centro?»

La castana fece un mezzo sorriso. «E quando ci riempiva gli armadietti di palloncini? Arrivava a scuola un'ora prima solo per organizzare tutto».

«Già» Nancy tirò su col naso. «Mi manca» mormorò poco dopo.

«Anche a me» ammise tristemente.

«Secondo te ci avrebbe aiutato in tutto questo se fosse stata qui?» le domandò.

«Cavolo, sì — disse Nathalie — Sai, forse sarebbe stata la più coraggiosa. Avrebbe fatto il culo a tutti quei mostri schifosi».

Le due ridacchiarono dolcemente prima che i loro sorrisi si spegnessero piano piano.

«Sai, siete stati grandi tu e Jonathan. Tu sei stata grande, Nancy. Mi dispiace non averti aiuta-»

«Ehi, tranquilla. Hai fatto altro. Hai aiutato tutti i ragazzi» le strinse delicatamente la mano sulla spalla.

«Diciamo che ho avuto una buona spalla» sorrise, facendo riferimento a Steve.

«Sai... non mi sarei mai aspettata questo. Tu con Steve. Io con Jonathan» ammise Nancy.

«Non c'è nessun 'me e Steve' — chiarì — Ci siete solo tu e Jonathan» aggiunse, e sì, finalmente il ragazzo aveva smesso di fare quello imbarazzato e stavano insieme.

«Gesù, ma quando la smetterai di fingere?» le chiese divertita.

Nathalie sospirò, decidendo di non rispondere: lei non fingeva. Per quanto le potesse piacere Steve, non c'era niente fra di loro, e, anzi, a dirla tutta le andava anche bene. Certo, si erano avvicinati parecchio, ma era felice del fatto che, pian piano, stessero ingranando e diventando amici dopo aver trascorso così tanto tempo ad 'odiarsi'.

La calma era la virtù dei forti, dopotutto, no?

Inoltre, procedere a piccoli passi avrebbe portato a un rapporto più forte e con delle basi più solidi — e sì, ovviamente si riferiva ad un rapporto amichevole.

«Ragazze» Jonathan si avvicinò a loro, interrompendo quel momento. «Odio dovervi disturbare, ma, Nance — la guardò — dobbiamo andare» le disse.

«Certo» annuì prima di voltarsi verso la sua amica. «Ci vediamo a scuola, Nathalie, e non dimenticare che devi aiutarmi con i preparativi per il Ballo d'Inverno delle medie!» le puntò l'indice contro.

«Oh, non vedo l'ora di preparare la palestra della scuola per dei ragazzini» disse ironicamente.

Nancy sorrise prima di girarsi e andare via.

La castana rimase qualche altro secondo a guardare la lapide di Barb prima di accennare un sorriso, girare i tacchi e allontanarsi da lì.

Si strinse in un abbraccio a causa del venticello nonostante il sole splendesse alto nel cielo. Già, era davvero una bella giornata per essere il funerale di qualcuno, ma Nathalie volle interpretarlo come qualcosa di positivo: un segno che Barb li stesse ringraziando e che, da qualche parte, fosse felice.

«Ehi, Henderson!»

Nathalie si girò di scatto verso sinistra alla voce di Steve, trovandolo poggiato contro la sua auto e un dolce sorriso in volto.

«Che ci fai qui? Credevo fossi andato via da un pezzo» domandò confusa lei, avvicinandosi.

«Credevo ti servisse un passaggio per tornare a casa» le disse con ovvietà.

«E stai aspettando da... quanto? Un'ora circa?» lo guardò come se fosse pazzo.

Il risposta, Steve ruotò gli occhi al cielo, nascondendo un lieve imbarazzo. «Entri oppure no?»

Lei sorrise. «Quindi mi farai da autista fin quando non prenderò la patente?» scherzò.

«Non ti accompagnerò al centro commerciale, Henderson» chiarì, strappandole una risata.

«A mangiare il gelato sì, almeno?» lo supplicò, accomodandosi al lato del passeggero.

Steve entrò in auto, lanciandole una veloce occhiata e sopprimendo un sorriso. «No — rispose — ma oggi farò un'eccezione».

«Tanto lo sappiamo entrambi che mi accompagnerai ogni volta che vorrò» si vantò, inconsapevole del fatto che avesse ragione — Harrington avrebbe fatto davvero di tutto per passare anche solo cinque minuti con lei.

«Henderson, appena finisce la scuola tu prenderai la patente. Non accetto repliche» disse con serietà.

«A tuo rischio e pericolo, Harrington».

• • • •

                              PROPRIO COME LE AVEVA DETTO NANCY, ECCO che Nathalie si trovava nell'enorme palestra della Hawkins Middle School a lavorare — perché sì, preparare un ballo era una vera fatica — assieme a Max e Undici, oramai divenuta Jane a tutti gli effetti, e con un certificato di nascita avuto grazie al Dottor Owens.

Le tre lavoravano sotto le direttive della Wheeler, che, da bravo capo, teneva un bloc-notes fra le mani e scriveva un 'fatto' vicino ai lavori portati a termine.

La Henderson stava iniziando seriamente a sudare nonostante fosse pieno inverno. Aveva i capelli attaccati alla fronte, il viso rosso, e il fiato corto, e tutto per gonfiare degli stupidi palloncini celesti e bianchi.

«Ehi, Nathalie, dopo spargi altri coriandoli per terra, okay?» le disse — o meglio, urlò — Nancy.

«Ti pesa il culo, Nance?» le gridò in risposta, strappandole una risatina.

Dopodiché, fece l'ennesimo fiocco all'ennesimo palloncino, lasciandolo cadere sul pavimento e sedendosi, esausta, sulle gradinate.

Chiuse gli occhi per qualche secondo, fin quando il suo momento relax venne interrotto da un palloncino che le batteva contro il volto. Spalancò gli occhi, trovandosi davanti una divertita Max, che poi si accomodò al suo fianco.

«Sono troppo stanca per reagire, altrimenti ti avrei già fatto fuori, Carota» mormorò Nathalie, tornando a chiudere gli occhi.

Sentì la ragazzina ridacchiare. «Nancy è una vera dittatrice. Ho le braccia che mi fanno male».

«A chi lo dici. Si prende la briga di organizzare tutte le feste, e indovina a chi tocca sempre aiutarla? Esatto, a me» si lamentò Nathalie, esausta. «A proposito, come sta andando con Undici? So che state... iniziando ad essere amiche» aggiunse poco dopo.

«Sì, ci stiamo provando. Credo che fosse gelosa di Mike» le confessò.

«Avrà capito anche lei che ti piace Lucas e quindi ha smesso di tenerti il broncio» sghignazzò Nathalie.

«Piace-Lucas? Ma che-»

«Andiamo, piccola Maxine, si vede da un chilometro che ti piace Lucas. E anche tu piaci a lui, il che è davvero strano. Non per te, ma lui è... molto selettivo, quindi ritieniti fortunata» le fece un veloce occhiolino.

Max, messa alle strette, sospirò. «Mi ha invitata al ballo» mormorò.

«Lo sapevo» fece un mezzo sorriso.

«Come diavolo fai a sapere tutto?» le chiese confusa.

«Quei ragazzini mi considerano il loro diario segreto. Lucas è venuto a ripetermi il discorso per dieci volte. 'Maxine, so che ci conosciamo da poco, ma-»

«Okay, okay, basta. Ho capito» la fermò lei, imbarazzata

«Hai paura di qualcosa?» le domandò Nathalie con curiosità, rendendosi conto del suo cipiglio.

«No, io...» le parole le morirono in gola.

«È per Billy? Fa ancora lo stronzo?»

«No, no. Ora riesco a gestirlo» fece un flebile sorriso, giocherellando con i lembi della sua felpa verde.

«Paura di legarti?» tentò ancora.

«È che... — si fermò per qualche secondo — non mi è mai piaciuto nessun ragazzo, e ho paura... sì, paura di legarmi, o di non piacergli abbastanza» ammise.

«Maxine, Lucas è pazzo di te, fidati» disse con sicurezza. «E a tutti fa paura legarsi, ma... non bisogna vedere la relazione come una gabbia. Lucas è un bravo ragazzo. Un po' irritante, a volte, ma è bravo, e ti vuole bene. Sii te stessa» le sorrise dolcemente.

La rossa la guardò per qualche secondo prima di incurvare le labbra all'insù e annuire. «Sei brava in questo».

«In cosa?» chiese confusa.

«Con le persone. A capirle, a dare consigli. Hai un futuro da psicologa» le diede una leggera spallata.

Nathalie fece un mezzo sorriso. Diventare psicologa era il suo sogno da quando ne aveva memoria, e il motivo principale era certamente il suo desiderio di aiutare le persone. A parte quello, però, trovava estremamente interessante la mente umana, e anche capire le motivazioni dietro determinate azioni. C'era qualcosa di così affascinante dietro tutto quello, che non era affatto una cosa semplice. Dopotutto la mente era davvero un enigma, e lei amava gli enigmi.

Per quel motivo, l'anno successivo avrebbe fatto domanda al MIT per la facoltà di Scienze Umane, e non credeva neanche di avere così tanti problemi: era un'ottima studentessa, aveva voti alti, poche assenze, dei crediti non male, e certamente molti prof avrebbero scritto delle lettere di referenze.

O almeno era quello che sperava.

«Tu verrai al ballo? Insomma, non puoi solo organizzarlo» la voce di Max la destò dai suoi pensieri.

«Non so se lo sai, ma non frequento più le medie» le disse ironicamente. «Forse faccio un salto per aiutare Nance a sorvegliare voi bambini, ma non credo che resterò» ammise.

«Ehi, non siamo bambini. Il prossimo anno iniziamo il Liceo» le ricordò.

«E chi se lo dimentica. Dustin mi sta facendo impazzire» mormorò esausta Nathalie.

«Nathalie — la richiamò Nancy — Il mixtape che ti ho chiesto di creare per il ballo?» le chiese.

«L'ho messo nell'armadietto di Dustin per non rischiare di perderlo. Vado a prenderlo» sospirò la ragazza prima di rimettersi in piedi.

«Ehi — Max la fece girare — perché non chiedi a Steve di accompagnarti?» le domandò.

«Steve Harrington ad una feste delle medie?» le chiese retoricamente prima di allontanarsi — in realtà, gliel'avrebbe anche chiesto se solo non avesse provato un grande imbarazzo.

Abbandonò la palestra, frugando nella tasca della giacca di jeans e tirando fuori la chiave che suo fratello le aveva affidato — 'ti ammazzo se la perdi', anche se si trattava solo di una stupida chiave di uno stupido armadietto.

Sospirò e si avvicinò ad esso, aprendolo e tirando fuori la cassetta con dentro le canzoni che aveva preparato per il Ballo d'Inverno — Nancy sosteneva che avesse i gusti migliori e una conoscenza musicale più ampia della sua.

Nel momento in cui richiuse l'anta, si ritrovò a sobbalzare spaventata alla vista di Eddie Munson, poggiato all'armadietto accanto a guardarla quasi in modo inquietante.

«Gesù Cristo, Eddie, ma che diavolo?!» quasi strillò, cercando di riprendersi.

«Oh, tu sai chi sono?» chiese, mostrandosi davvero sorpreso mentre si rigirava una ciocca di capelli mossi tra le dita.

«Non dovrei? Frequentiamo la stessa scuola» gli fece presente.

Eddie Munson, alto probabilmente un metro e novanta, capelli mossi che arrivavano alle spalle, e frangetta piena. Era soprannominato Eddie Lo Svitato a causa del suo essere un po' fuori dalle righe, certamente anticonformista, e forse davvero leggermente fuori di testa.

Era stato bocciato una volta, e probabilmente anche quell'anno sarebbe stato bocciato, motivo per cui avrebbe ripetuto il quarto Liceo per la terza volta, e magari chissà, si sarebbe finalmente diplomato.

Inoltre, era un appassionato di heavy metal, ed era il leader dell'Hellfire Club del Liceo, una sorta di società in cui i membri organizzavano Campagne di Dungeons & Dragons.

Era un emarginato dal club dei fighi, ma guru indiscusso del club dei nerd. Ciononostante, era parecchio diverso sia dai nerd con cui solitamente si accompagnava, che dai popolari che combatteva ideologicamente. Eddie Munson, a differenza degli altri suoi commensali, non era affatto un bullizzato, ma, anzi, accettava il suo ruolo di "svitato", e quasi ne era soddisfatto. Guidava i suoi amici verso la rivalsa, con un atteggiamento irriverente ed esuberante. In pubblico, inoltre, sfidava apertamente i ben più popolari giocatori di basket.

Per Nathalie era un mito, nonostante tutto — e per tutto si intendeva il fatto che spacciasse droga da qualche parte nel bosco, ma chi era lei per giudicare?

A parte questo, non sapeva nient'altro di lui se non che abitasse in una roulotte insieme a suo zio.

«Non mi hai mai parlato» lui la destò dai suoi pensieri, guardandola con ovvietà.

«Non mi pare che tu invece l'abbia fatto» fece presente lei.

«Touché — fece un mezzo sorriso — Ma non è la prima volta che... che abbiamo un incontro, come dire, ravvicinato, Nathalie Henderson» la informò poco dopo.

«No?» domandò confusa, ignorando il fatto che conoscesse il suo nome.

«La scuola media. Qui. Hai partecipato al talent show. Facevi quella cosa da cheerleader — imitò una sorta di pom pom — con Chrissy Cunningham».

Nathalie spalancò gli occhi, diventando rossa. «Oh Dio, ti prego! È uno dei ricordi più brutti. Non avrei mai, e dico mai, voluto partecipare a quel talent show, ma sono stata obbligata da mia madre. Non le ho parlato per un mese intero» ridacchiò.

Eddie fece un mezzo sorriso prima di riprendere parola. «No, no, a dire il vero è stato bello, sai? Eravate carine».

«Anche quando sono caduta per terra davanti a tutti?» chiese retoricamente.

«Oh sì sì, soprattutto in quel momento» annuì, e sembrava anche piuttosto serio.

«Ma tu... tu che facevi? Non ricordo di aver visto o parlato con un capellone» aggrottò le sopracciglia.

«Ero un po'... diverso, direi. Portavo la testa rasata, non avevo i tatuaggi e-»

«No! — esclamò di getto Nathalie, fermandolo — Tu eri il chitarrista della band... i... Corroded Coffin!» disse con certezza, ancora incredula.

«Esatto, sì, sì! Te lo ricordi!» rispose, felice per il fatto che se ne fosse ricordata. «Sono ancora un chitarrista. Ogni tanto... suono» le disse, poi.

«Io sono venuta da te e ti ho detto qualcosa come 'sei davvero molto bravo', e poi... poi ho parlato per un'intera settimana di te! Dio, mi ero presa una cotta per te!» confessò, non smettendo di ridacchiare.

«Ti eri... presa una cotta per me?» ripetette confuso, ma con un mezzo sorriso in volto — aveva attirato l'attenzione della bella Nathalie Henderson?

«Eri il primo ragazzino pelato che vedevo. Avevi attirato la mia attenzione. E poi ci sapevi fare con la chitarra» ammise, per nulla imbarazzata.

D'altronde, erano trascorsi davvero parecchi anni, ma chi l'avrebbe mai detto che quel ragazzo per cui si era presa una cotta — durata solo una settimana, comunque — fosse proprio lo strambo e lo svitato Eddie Munson?

«Ehi, ci so ancora fare» si finse offeso. «Incredibile, eh?» chiese poco dopo.

Ancora stentava a credere non solo che Nathalie Henderson — con un grado di popolarità sicuramente più alto del suo — da bambina avesse avuto una cotta per lui, ma anche che gli parlasse come se niente fosse, ridendo e scherzando.

Gli faceva indubbiamente piacere, soprattutto perché era raro che le persone si comportassero in maniera così tranquilla in sua presenza — che fosse chiaro, non gli importava davvero nulla del resto, ma era pur sempre piacevole rendersi conto del fatto che qualcuno non si facesse influenzare dalle voci.

«Già, davvero incredibile» confermò.

«Avresti dovuto dirmelo, Nathalie Henderson. Probabilmente ora saremmo stati il Re e la Reginetta della scuola» disse, ed era ovviamente ironico.

«Oh sì, ti ci vedo a far parte del club dei fighi, Ronnie James Dio» scherzò lei.

Eddie quasi spalancò gli occhi a quelle parole. «T-tu conosci Ronnie James Dio?» sembrò quasi essere commosso.

«Cavolo, sì».

A quella risposta, Munson la stritolò fra le sue braccia. «Che tu sia benedetta, Nathalie Henderson».

«Non respiro, Eddie» gemette, non riuscendo però a nascondere un sorriso divertito.

Eddie si allontanò, poggiandole le mani sulle spalle e guardandola negli occhi. «Il mio nome. Cosa ti ricorda il mio nome?» sembrava piuttosto serio.

«È un test? Non-»

«Dillo, Nathalie. Cosa ti ricorda?» quasi la supplicò con lo sguardo.

«Edward?»

«No no, Eddie».

«Eddie... la mascotte degli-»

«Iron Maiden!» concluse lui, facendola annuire. «Dio, tu sei la cosa migliore che sia mai stata creata» la strinse nuovamente in un abbraccio.

«Okay» mormorò Nathalie.

Aveva appena avuto la conferma del fatto che Eddie fosse uno svitato, eppure non sembrava per nulla cattivo. Anzi, le sembrava fin troppo buono.

«Sai cosa ti meriti?» le chiese improvvisamente.

«Un cheeseburger?» tentò lei, che sentiva lo stomaco brontolare.

«No, ehm — assunse un'espressione confusa, guardandosi attorno — Ci sono!» si sfilò un anello, porgendoglielo.

«Mi stai dando il tuo anello? Perché?» si mostrò piuttosto scettica.

«Perché non ho mai creduto in Dio, Nathalie, ma tu sei certamente un dono divino» disse con sicurezza, non avendo mai — e davvero mai — incontrato una ragazza che conoscesse Ronnie James Dio, o che ascoltasse gli Iron Maiden.

La castana, dal canto suo, era parecchio divertita, trovando davvero esilarante il modo in cui si entusiasmasse per cose del genere. Ciononostante, accettò l'anello e lo infilò all'anulare destro.

«Ossidiana, eh?» chiese, osservando la pietra nera che spiccava al centro del metallo.

«Ossi- Dio, fantastico. Semplicemente fantastico» mormorò, mostrandosi piuttosto affascinato.

Nathalie rise prima di prendere parola. «Tu piuttosto, che ci fai qui? È un po' inquietante il fatto che ti trovi alla scuola media. Lo sai, vero?»

«Ero qui alla ricerca di reclute prossime al Liceo, ma tutto ciò che ho trovato sono gli squallidi preparativi di una festa in palestra. Sono parecchio deluso» si mise teatralmente una mano sul cuore.

«Oh intendi reclute per l'Hellfire Club? — domandò, facendolo annuire — Mio fratello inizia il Liceo il prossimo anno. Ha già messo gli occhi su di te e il club. Lo prendi sotto la tua ala, vero? Lui e tutti i suoi amici».

Eddie sbattette le palpebre per qualche secondo: e poi lo svitato era lui? «Stai... stai affidando a me il tuo fratellino?»

«Non posso? Mi sembri... un tipo okay» si strinse nelle spalle.

«Sei proprio fuori di testa, Nathalie Henderson» scosse la testa con un sorriso in volto. «E va bene, accoglierò la banda a braccia aperte, ma dovranno dimostrare di esserne degni» l'avvisò.

«Oh ti prego, quei marmocchi giocano a D&D da quando hanno il ciuccio. Ti farebbero il culo» lo prese in giro lei.

«Non dirmi che-»

«So giocare anche io? Certo» ho anche affrontato dei mostri, ma questo evitò di dirlo.

«Tu...» la guardò con occhi pieni di ammirazione.

«Nathalie Henderson muovi il culo!» la voce di Nancy rimbombò per tutto il corridoio.

Lei sbuffò sonoramente. «Il dovere mi chiama, Eddie Munson. È stato un piacere» fece un mezzo sorriso.

«Non sai quanto, Nathalie Henderson».

• • • •

«QUANTI SPRUZZI ERANO? CINQUE O SEI?» CHIESE confusa Nathalie mentre stringeva lo spray Farrah Fawcett fra le mani — era un regalo di Natale di Steve per Dustin con tanto di foglio con le istruzioni.

«Né cinque né sei. Erano quattro» rispose Dustin, che temeva davvero che sua sorella potesse fare un danno con quello spray e con i suoi capelli.

«Oh... okay» si strinse nelle spalle prima di concentrarsi sui capelli del ragazzino.

Era stata trascinata nella sua stanza circa mezz'ora prima, e tutto perché Dustin aveva bisogno d'aiuto con i capelli in vista del Ballo d'Inverno, e nonostante la paura che Nathalie potesse sbagliare qualcosa, alla fine gli parve di avere davvero un'acconciatura stile Steve Harrington — anche se con i ricci.

«Il mio fratellino sta crescendo. Sono commossa» disse quasi emozionata mentre lo vedeva stretto nella sua camicia celeste, le bretelle, il pantalone elegante e il papillon.

«Non chiamarmi 'fratellino'. Non sono un bambino» quasi protestò.

Lei gli rivolse un'occhiataccia. «Non smetterai di essere il mio fratellino solo perché ora sei un baby Steve Harrington, okay?» schioccò la lingua sotto il palato.

Dustin ruotò gli occhi al cielo, ma era visibilmente agitato, motivo per cui decise di non rispondere.

Nathalie sospirò, stringendogli delicatamente la spalla. «Sei perfetto, Dustin — sorrise — E se le ragazzine non dovessero capirlo, fanculo. Tu meriti il meglio. Intesi?»

Suo fratello la guardò dallo specchio prima di accennare un flebile sorriso e annuire. Dopodiché, si infilò la giacca, e Nathalie uscì dalla sua stanza per raggiungere il salotto, dove trovò sua mamma comodamente seduta sulla poltrona con Tews, un gatto dal pelo bianco e nero — almeno non soffriva più per la morte di Mews.

«Oh tesoro, tu sei sicura di non voler partecipare al ballo? C'è ancora il vestito appeso alla porta della mia stanza» la guardò dolcemente Claudia.

«È un ballo delle medie, mamma — le ricordò — Accompagno Dustin e torno».

«O potresti stare insieme un po' insieme a quel ragazzo» disse con il tono di voce di chi la sapeva lunga.

«Mamma!» si lamentò imbarazzata.

«Dico solo che non c'è nessun coprifuoco» si strinse nelle spalle, tornando a prestare attenzione al suo gatto.

Improvvisamente, il campanello di casa suonò, segno che Steve fosse arrivato.

Nathalie si diresse alla porta, aprendola e ritrovandosi davanti proprio Harrington, avvolto nel suo maglioncino bordeaux e i jeans chiari.

«Henderson» la salutò con un sorriso.

«Harrington» rispose lei.

«Eccomi! Sono pronto!» Dustin, con la giacca, sbucò dalla sua stanza, attirando l'attenzione.

«Ehi campione, bei capelli» Steve gli fece un veloce occhiolino, facendolo sorridere felice.

«Mamma, noi andiamo» le disse Nathalie.

«Oh d'accordo. Fate attenzione. Ciao, Steve».

«Buona serata, signora Henderson» la salutò educatamente prima che la porta venisse chiusa. Poi guardò Nathalie. «Vieni anche tu?» le chiese.

«Ti dispiace?» fece un mezzo sorriso, superandolo.

Steve scosse la testa, piuttosto divertito. Dopodiché, entrò in auto, nella quale i due Henderson avevano già preso posto, Dustin avanti e Nathalie dietro.

«Ehi, Harrington, metti la musica, dai» lo supplicò la ragazza, facendo capolino fra i sedili anteriori.

Lui, in risposta, fece partire il suo mixtape — e, per la precisione, partì Dancing in the Dark di Bruce Springsteen.

«Ce l'hai fisso ormai, eh?» ghignò lei.

«Diciamo che potresti avere dei bei gusti musicali» le lanciò un veloce sguardo dallo specchietto, facendola sorridere.

«Ah, Dustin — disse improvvisamente Nathalie — Ho parlato con Eddie Munson» lo informò.

«Eddie Munson?»

«Eddie Lo Svitato? Perché diavolo parli con Eddie Lo Svitato?»

«L'ho incontrato per caso» si strinse nelle spalle. «Vi aspetta all'Hellfire Club».

«Grandioso!» esclamò lui.

«Vuoi entrare all'Hellfire Club? Ma sono-»

«Ehi! — lo fermò Nathalie, sicura che stesse per dire sfigati — Dovresti mettere da parte queste stupide etichette liceali».

«Sì ma Eddie... Eddie è... strambo».

«Per me è forte» rispose Dustin.

«Oh perché giocate entrambi a quel gioco?» gli chiese Steve — forse era leggermente infastidito all'idea che il suo ruolo da 'fratello maggiore' potesse essere preso da Eddie.

«Quel gioco è uno dei giochi migliori che esistano!» ribatté il ragazzino.

Steve non fece in tempo a replicare poiché arrivarono ben presto alla Hawkins Middle School.

«Eccoci qui» disse, infatti. «Allora, ricordati, una volta entrato...»

«Fingo che non mi interessa» completò Dustin, visibilmente agitato.

«Non ti interessa» annuì il ragazzo.

«Non mi interessa» ripetette.

«Bravo, stai imparando, mio caro. Stai imparando» mormorò con orgoglio. «Ehi» lo fermò quando lo vide specchiarsi.

«Che c'è?» chiese confuso Dustin.

«C'è che sei perfetto, Dust — gli rispose Nathalie — Basta specchiarti» fece un mezzo sorriso.

Steve annuì, concordando. «Stai benissimo, okay? Stai benissimo. Ora entri là... bello come il sole, e poi li stendi tutti».

«Come un leone» sorrise prima di fare un piccolo ringhio con la lingua sotto il palato.

«Questo non farlo, però» gli disse sua sorella.

«Già, no, meglio di no» concordò Harrington.

«Okay» annuì Dustin.

Steve gli porse la mano, augurandogli buona fortuna, e dopo gli ultimi saluti, il ragazzino scese dell'auto, dirigendosi verso la scuola.

Harrington lo guardò con uno strano luccichio negli occhi e un flebile sorriso in volto, orgoglioso di lui e felice per il fatto di avere un piccolo allievo che lo vedesse come un punto di riferimento.

La visuale, però, venne interrotta nel momento in cui la Henderson passò avanti dai sedili posteriori.

«Gesù, Henderson, non potevi semplicemente scendere ed entrare come le persone normali? Hai messo le scarpe sulla mia auto!» si lamentò.

«Oh andiamo Harrington, ho tagliato la strada» sbuffò.

Ruotò gli occhi al cielo, decidendo di non ribattere. «Tu non entri?» le chiese, poi.

«Nah, volevo solo fare compagnia a Dustin, e Nance se la caverà senza di me» disse con convinzione.

Steve annuì prima di lanciare un'occhiata alla sua mano. «Da quando porti gli anelli?»

«Oh me l'ha regalato Eddie» rispose con nonchalance.

«Eddie?! — quasi disse istericamente — Tu lo sai che spaccia droga, vero?» ma, a parte quello, poteva dirsi anche terribilmente, schifosamente, geloso. Già, geloso di Eddie Lo Svitato.

«Chi se ne frega. È simpatico» rispose, riprendendo poi parola prima che lui potesse ribattere. «Ah, ho una cosa per te» e iniziò a frugare nella tasca della giacca.

Steve, con le sopracciglia aggrottare, aspettò che Nathalie gli mostrasse la cosa che aveva per lui, e, poco dopo, tirò fuori un semplice braccialetto argentato.

Lei lo guardò con un lieve imbarazzo. «L'anno scorso non ti ho regalato nulla, e... questo bracciale è molto semplice, ma ce l'abbiamo sia io che Dustin — gli mostrò quello che aveva al polso — e tu sei... sì, sei-»

«Sono un Henderson?» concluse per lei, notando la sua difficoltà.

Nathalie fece un flebile sorriso. «Beh... sì. Per Dustin sei un fratello maggiore, e io non ti odio più, quindi...» si strinse nelle spalle, porgendogli il dono.

Steve incurvò dolcemente le labbra all'insù, afferrandolo e indossandolo subito dopo. Era un semplice braccialetto senza scritte o altro, ma era evidente che avesse un significato per i fratelli Henderson. Era una sorta di legame, e il suo cuore scoppiava di gioia se pensava che lo considerassero della famiglia.

E, per la prima volta, sembrò davvero avvertire il calore familiare, quello che non aveva mai provato.

«Grazie, Nathalie» mormorò, sfiorando il bracciale prima di guardarla con un sorriso. «Ovviamente ho anche io qualcosa per te» le disse.

«Cosa?» chiese emozionata.

«Ce l'ho nel bagagliaio» le rispose.

«Un bazooka?»

«Perché diavolo dovrei regalarti un bazooka?»

«Credevo che per metterlo nel bagagliaio, sai...»

«No — rise divertito — Ma ho notato che sei parecchio legata alla mazza chiodata, quindi ne ho fatta una per te».

Lei spalancò gli occhi. «No! Giuramelo!»

«Te lo giuro» ridacchiò.

«È il miglior regalo di sempre! Grazie, Steve!» urlò come una bambina, allungandosi per stringerlo in un veloce abbraccio.

Lui ricambiò, ma evidentemente lei neanche si rese effettivamente conto del fatto di averlo abbracciato, troppo felice anche solo per ragionare.

«Gesù, solitamente le ragazze sono felici per altro, ma tu... sei così tu» mormorò, continuando a guardarla.

«Ehi, amo quella mazza — si giustificò lei prima di sospirare — Okay, ora che ci siamo scambiati i doni, andiamo?» chiese impaziente.

Steve la guardò confuso. «Andiamo dove?»

«A mangiare un enorme e oleoso panino» sorrise.

«Sai — fece un mezzo sorriso — è un'ottima idea».

Mise in moto e partì.











—————————

ci ho pensato e ripensato e alla fine ho deciso di presentare prima anche il personaggio di eddie come ho fatto con quello di robin, e, oltre che per l'amore che provo nei suoi confronti, ho anche in mente di far nascere una bella, bellissima amicizia tra di lui e la nostra protagonista; sarà quindi un personaggio ricorrente nella terza parte di questa storia, ma, spoiler, pur aiutando nathalie, non entrerà ancora in azione con tutto il team. volevo però comunque introdurlo sia per far sbocciare al meglio la loro "relazione" sia perché eddie munson avrebbe meritato più tempo, e io voglio darglielo :)

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