[019] d'artagnan ma non il moschettiere
capitolo diciannove
d'artagnan ma non il moschettiere
NATHALIE CAMMINAVA DA SOLA NEL CORTILE DELLA scuola dopo la prima ora di inglese. Avrebbe tanto voluto la compagnia di Nancy, ma la sua migliore amica non si era svegliata in tempo a causa del post-sbronza e sarebbe arrivata di lì a poco per la seconda ora. Avrebbe voluto chiederle come stesse non solo perché la sera precedente aveva ingurgitato quintali e quintali di alcol, ma anche per la sua rottura con Steve. Nonostante tutto erano migliori amiche e lei aveva il compito di tirarle su il morale sempre, in qualsiasi circostanza. Ed era quello che avrebbe fatto.
Sospirò lentamente in attesa che il solito intervallo di quindici minuti finisse, e fece per andare sulle sue solite scale, ma una voce la fermò. La sua voce. «Ehi, Henderson!»
Steve era poggiato sullo stipite della porta della palestra con le braccia incrociate al petto e un asciugamano attorno al collo. I capelli umidi a causa del sudore lo rendevano ancora più attraente, così come alcune ciocche che gli sfioravano la fronte.
«Ehi, vi state allenando?» chiese, rendendosi conto di quanto fosse sciocca domanda. Era ovvio che si stessero allenando. «Uhm, domanda stupida. Lo state facendo» rise nervosamente.
Steve sorrise, annuendo «Già» fece un passo verso di lei. «E sono abbastanza sicuro che prenderò a pugni Hargrove prima della fine della partita» assunse un'espressione seria e nervosa.
Dire che lo odiava era riduttivo. Non sapeva perché quel ragazzo avesse proprio puntato lui, ma aveva messo in chiaro di volergli sottrarre tutto e di voler diventare lui il Re. "Re Steve Harrington sarà solo un ricordo", gli aveva detto poco prima mentre veniva marcato ad uomo da lui. Gli stava addosso e lo infastidiva ogni volta che ne aveva l'occasione. Avrebbe voluto davvero rompergli quel faccino irritante.
Nathalie scosse la testa. «Prenderlo a pugni è esattamente quello che lui vuole che tu faccia, quindi... non farlo» cercò di fargli capire. Certo, ci era stata insieme ed era fisicamente attratta da lui, ma questo non significava che le stesse simpatico. Anzi tutt'altro.
Harrington sospirò. «Ci provo, ma Dio, è così odioso» disse, consapevole di avere un limite di pazienza molto basso.
«Hai sentito Nance? Ha perso la prima ora. Non è per niente abituata a bere» lo informò dopo un po'.
Lui si strinse nelle spalle. «Pensavo la portasse Jonathan» rispose con nonchalance.
«Jonathan?» chiese confusa. Era consapevole del fatto che Byers avesse una cotta per la sua amica, ma cosa c'entrava in quel momento? Oltretutto lo aveva anche visto vicino al suo armadietto un'ora prima.
«Sì, l'altro suo ragazzo. Ho chiesto a lui di riaccompagnarla a casa» spiegò brevemente, lasciandola perplessa. Non sapeva che Jonathan l'avesse riaccompagnata, ma a scioccarla ancora di più erano le parole che aveva usato per parlare di lui: 'l'altro suo ragazzo'. Allora anche Steve aveva sempre saputo dell'intesa che c'era tra i due? Aveva fatto semplicemente finta di non notare niente?
«Quindi non avete ancora parlato» comprese lei, stringendosi nella giacca nera.
Scosse la testa. «Perché dovremmo? Nancy è stata chiara — disse — Siamo stati noi ad uccidere Barb e a me non importa perché dico puttanate e... e tutto il nostro rapporto è una puttanata. Insomma, in pratica è tutto solo puttanate, puttanate, puttanate» il tono di voce però era stranamente calmo, come se stesse raccontato una vicenda di tutti i giorni. Nel suo sguardo non c'era tristezza. Non sembrava essere ferito.
Nathalie sospirò, soprattutto pensando alla prima cosa che aveva detto Nancy: noi abbiamo ucciso Barb. Avevano affrontato questo discorso qualche settimana prima, quando la Wheeler le aveva confessato di sentirsi in colpa per non aver detto nulla ai genitori di Barbara. La castana aveva concordato, facendole presente però che nonostante tutto, la colpa non fosse la loro. Dei semplici adolescenti che si erano ritrovati a dover combattere contro il Sottosopra. Erano vittime, non carnefici. Loro non avevano ucciso Barb.
«È ancora molto scossa per quello che è successo a Barbara. Insomma, la capisco, solo che lei è convinta che sia anche colpa nostra» tentò di giustificarla.
Steve scosse la testa. Non esistevano scuse in quel momento. «E poi... non mi ama» la guardò negli occhi alla ricerca di qualsiasi tipo di reazione, ma la Henderson non sembrava particolarmente sorpresa. Anzi, era come se le avessero appena raccontato un gossip che lei conosceva da mesi.
«Forse... forse l'alcol le ha giocato brutti scherzi-»
«Andiamo Henderson, so che non è una novità per te — la fermò, facendola sospirare — E va bene così. Dovevamo solo rendercene conto. Entrambi» ricalcò l'ultima parola, quasi come se volesse farle capire qualcosa.
Effettivamente Nathalie si chiese perché stesse parlando al plurale, e glielo avrebbe domandato se solo un compagno di squadra di Steve non li avesse interrotti. «Pausa finita, Steve! Ci servi tu, bello! Quella testa di cazzo ci uccide! Avanti! Andiamo!»
«Va bene!» ringhiò Steve quasi con rabbia. Rabbia per essere stato interrotto.
«La testa di cazzo sarebbe Billy?» chiese divertita lei.
Rise. «Chi altri sennò?» e rientrò in palestra, lasciandola con mille altre domande.
• • • •
NATHALIE E NANCY SI TROVAVANO NEL cortile della scuola intente a mangiare degli snack che avevano comprato poco prima al distributore automatico. Tra una patatina e un sorso di Coca, le due, sedute sul cofano dell'auto di Jonathan — dove solo la sera prima la Henderson si trovava insieme a Steve — chiacchieravano circa la situazione di Nancy e il ragazzo. Sembrava essere arrivata al capolinea. Questa volta seriamente.
La castana non riusciva a vedere la sua migliore amica con quello sguardo triste e spento. Le mise delicatamente una mano sulla spalla. «Ehi, sii un po' indulgente con te stessa, okay? Eri ubriaca e tutti dicono e fanno stupidaggini quando bevono, Nance» tentò di consolarla.
Nancy sospirò, chinando il capo e giocando con i braccialetti che teneva al polso. «È questo il punto, Nathalie. E se non fossero solo stupidaggini? Se davvero fossero tutte puttanate? — la guardò quasi come se lei potesse risolvere i suoi problemi — Non volevo accettarlo, ma forse con Steve... sì, insomma, non siamo fatti per stare insieme. E non credo di essere l'unica a pensarlo» aggiunse, facendole aggrottare le sopracciglia. Che intendeva?
«Cosa intendi?» le chiese, infatti.
Sospirò. «Prima abbiamo parlato, e credo che abbiamo rotto definitivamente. Lui non sembrava arrabbiato. Più rassegnato. Come se avesse accettato finalmente qualcosa. E io... Sono molto confusa».
Nathalie le carezzò dolcemente la guancia. «È normale avere dei dubbi a riguardo. Sei giovane, Nance. Non devi avere le risposte a tutto. Vedrai che col tempo capirai molte cose».
Poi continuò, vogliosa di sfogarsi. «Ma non si tratta solo di Steve. Per tutto questo tempo ho solo cercato di fingere che andasse tutto bene, ma non è vero. Io... io sento che c'è un... Non lo so, come un...»
La sua amica, vedendola in difficoltà, continuò per lei. «Come se ti portassi dietro un peso. Di continuo — la fece annuire — Lo sento anch'io. So quanto sia difficile vivere la vita di tutti i giorni con la consapevolezza che Barb è morta e non tornerà mai a casa. È orribile non poter dire la verità ai suoi genitori, soprattutto perché meritano di saperla. Ti capisco Nance, più di quanto tu possa immaginare».
La Wheeler la guardò. Conosceva la sua migliore amica e quel sorriso messo come scudo per far credere a chiunque che le cose andassero bene. Eppure non era così. Anche lei soffriva molto per la perdita di Barbara, sebbene facesse di tutto per nascondere quel dolore.
Poteva mentire a tutti ma non a Nancy.
«Lo so, Nathalie — disse infatti. Poi fece un sospiro profondo e continuò — Ma non ti fa arrabbiare che le persone che hanno rovinato tanta gente, la facciano franca? Insomma, credi che siano realmente morti?» quella domanda la fece irrigidire.
Se ci credeva davvero? Più che altro, ci sperava. «Me lo auguro, Nancy. Voglio crederci. Perché se così non fosse, questo significherebbe che niente è finito. Che presto, forse, torneranno i problemi. E per problemi intendo il Sottosopra e il Demogorgone. O solo Dio sa quale altro mostro esista» ammise.
Improvvisamente lo sguardo di Nancy si posò su un ragazzo intento a maneggiare un walkman. Poi, quasi come se avesse avuto l'idea più brillante del mondo, si voltò verso la sua amica. «Il compagno della madre di Jonathan lavora a RadioShack, vero?»
La castana la guardò confusa. Cosa c'entrava Bob? «Sì. Ricordo che Jonathan me lo aveva accennato. Perché? Che stai pensando?»
Nancy annuì, scendendo dal cofano. «Ho bisogno di Jonathan» e scappò via alla ricerca di Byers, lasciandola perplessa.
Sperava solo che non si mettesse nei guai.
• • • •
QUANDO NATHALIE TORNÒ FINALMENTE A CASA, il suo unico obiettivo era quello di fiondarsi in doccia e di andare a coricarsi. Era davvero stanca e i troppi pensieri non le erano affatto d'aiuto. Avrebbe tanto voluto spegnere il suo cervello per un po', eppure sembrava impossibile. Pensava e ripensava. Steve, Nancy, Steve e Nancy. Non ne poteva più.
Onestamente, aveva anche una gran voglia di parlare con suo fratello, l'unico capace di distrarla dai suoi pensieri. Così, dopo aver lasciato lo zaino nella sua stanza, si diresse in quella di Dustin, che era socchiusa. Aggrottò le sopracciglia nell'esatto momento in cui lo sentì bisbigliare. Non riusciva a capire cosa dicesse, ma sembrava quasi come se non volesse farsi sentire da nessuno. Nemmeno da lei.
Proprio per quel motivo — e perché tra lei e Dustin non c'erano mai stati segreti — spalancò la porta, portando suo fratello a sobbalzare. Aveva la faccia di chi era stato colto in flagrante mentre tentava, con il suo corpo, di nascondere la teca al cui interno c'era Yurtle, la tartaruga che tanto aveva desiderato per mesi. Tra le mani stringeva una barretta di 3 Musketeers, nonché del cioccolato croccante.
«Non ti hanno insegnato a bussare?!» chiese a sua sorella quasi istericamente. Era spaventato, ma per quale motivo? Cosa le nascondeva?
Nathalie era più che sicura che la risposta si trovasse dietro di lui. «A te hanno insegnato che mentire alle proprie sorelle è un reato?» fece un passo verso di lui. «Avanti, spostati» disse, poi.
Dustin aggrottò le sopracciglia. «È reato? Te la sei appena inventata, Nathalie? Non ha per nulla senso!»
«Dustin, non riuscirai a spostare la mia attenzione su altro. Cosa mi nascondi?» chiese, cambiando tono di voce e utilizzando quello dolce. Le dispiaceva che suo fratello le stesse mentendo, soprattutto perché tra di loro non c'erano mai stati segreti. Era ovvio che non volesse nemmeno risultare invadente, eppure qualcosa — forse il suo istinto — le suggeriva di insistere.
Il ricciolino sospirò, arrendendosi. Si spostò di lato e permise finalmente a sua sorella di conoscere il suo segreto.
La castana si avvicinò alla teca, piegandosi di poco per poter guardare quello strano essere che si trovava all'interno. Quello non era affatto Yurtle, ma una specie di... non sapeva nemmeno come descrivere quella creatura. Un girino viscido? Una lumaca viscida? Cosa diavolo era?
«Okay Dustin, cosa diavolo è? Che fine ha fatto Yurtle?» lo guardava come se fosse un cane a tre teste.
«Sfratto temporaneo per Yurtle — rispose soltanto. Poi continuò — Si chiama D'Artagnan, ma io lo chiamo Dart» glielo presentò come se fosse il suo migliore amico.
Lei spalancò gli occhi. «Questa creatura ha anche un nome e un nomignolo? Da dove proviene? Cos'è? E poi perché diavolo l'hai chiamato come il moschettiere?» gli domandò a raffica. Era realmente scioccata.
Dustin, platealmente, si massaggiò le tempie come se tutte quelle domande gli provocassero un dolore alla testa. «Perché gli piace il cioccolato croccante. L'ho trovato ad Halloween nella nostra pattumiera. Frugava in cerca di cibo. Avresti dovuto vederlo. Non potevo lasciarlo lì» guardò Dart teneramente. «Vuoi prenderlo? Non morde».
Nathalie scosse la testa velocemente, assumendo un'espressione disgustata. «No, no, non voglio! Sono abbastanza sicura che sia bavoso!»
Dustin la osservò come se fosse una sciocca. «All'inizio pensavo che fosse una specie di larva».
«Una specie di larva?» chiese scettica. Era tutto surreale.
«Un'altra parola per dire girino, che è lo stato larvale del rospo» spiegò con quel suo solito fare da saputello.
«So cos'è un girino. L'ho studiato prima di te» gli ricordò, lanciando di tanto in tanto delle occhiate a Dart. Dio, era assurdo che avesse anche un nome.
«Allora sai che i girini sono acquatici, giusto? Beh Dart non lo è. A lui non serve l'acqua».
«Si ma non esistono girini non acquatici» gli fece presente.
«Girini terricoli vuoi dire? Sì. Due di preciso. L'Indirana Semipalmata e l'Adenomera Andreae. Uno è dell'India e l'altro è del Sud America» spiegò, lanciando un veloce cenno ai libri che aveva preso in prestito dalla biblioteca della scuola e che, in quel momento, si trovavano sul suo letto. Era grazie ad essi che aveva appreso tutte quelle nozioni.
Sua sorella scosse la testa. «E perché diavolo uno era nella nostra pattumiera?»
«Bella domanda, sorellona» era evidente che nemmeno lui conoscesse la risposta. «E c'è un'altra cosa. I rettili hanno il sangue freddo. Ectotermia. Amano il caldo, il sole. Dart li odia. Gli fanno male» continuò.
«Allora, se non è né un girino né un rettile...»
Continuò per lei, entusiasta. «Allora ho scoperto una nuova specie».
«Tu non hai scoperto una nuova specie. Questo è un piccolo mostriciattolo, Dustin!» tentò di fargli capire. Come poteva essere così ingenuo da fidarsi di una creatura strana trovata nella pattumiera? Non era né un cane né un gatto... Era qualcosa di mai visto prima.
Suo fratello sbuffò. «Non chiamarlo così» lo difese, quasi come se Dart potesse sentirli. Poi tornò serio e guardò Nathalie attentamente. «Ascolta, sorellona. Nessuno, e dico nessuno deve sapere che Dart è qui. Intesi? È un segreto» era terribilmente serio.
Nathalie spalancò gli occhi. «Vuoi dirmi che Lucas, Mike e Will non sanno che lui è qui? Se è così innocuo come dici, perché nascondere la verità ai tuoi migliori amici?» incrociò le braccia sotto il seno. C'era qualcosa che non le aveva detto.
«Certo che sanno di Dart. Sono stati i primi a saperlo — narrò — Solo che non sanno che si trova qui. Credono che stia vagando ancora per la scuola. O per strada. Non lo so. Chi se ne frega! L'importante è che sia qui con me» si avvicinò alla teca. Sembrava essere innamorato di quell'essere.
«Hai portato... Dart a scuola?» chiese sconvolta.
«Volevo mostrarlo a Mr. Clarke. Pensavo potesse aiutarmi a capire cosa fosse, solo che-» si fermò, indeciso sul da farsi.
«Solo che? Continua Dust» lo invitò la castana.
«Non ne ho avuto il tempo! Mike mi ha fermato perché Will pensa che forse Dart venga dal Sottosopra» continuò come se fosse la cosa più normale del mondo. Evitò anche di parlarle, per non farla ulteriormente preoccupare, dell'ennesima visione di Will di quel pomeriggio.
Lei spalancò gli occhi. Non era possibile. «C-cosa? Dal Sottosopra, Dustin? Tu hai il coraggio di tenere in camera un mostro che probabilmente proviene dal Sottosopra? Hai per caso dimenticato quello che è successo lo scorso anno?» non riusciva a crederci. Suo fratello aveva perso il senno. Ne era certa.
«Dio, sembra sentir parlare Mike» borbottò. Nessuno riusciva a capire lui e Dart. «E non ho dimenticato quello che è successo, ma-»
«Ma niente, Dustin. Avreste dovuto portarlo da- che so, da Hopper!» lo fermò lei. Doveva farlo ragionare.
«Sarebbe sicuramente morto se lo avessimo fatto!» le fece presente con ovvietà.
«Beh, forse è meglio se viene dal Sottosopra, no?» domandò retoricamente. Quel coso doveva morire.
«Anche se fosse, non è automaticamente malvagio!» disse ancora. Okay forse proveniva dal Sottosopra, ma doveva essere per forza cattivo? No. «Abbiamo un legame!» aggiunse.
Era pazzo. «Un legame? Tu hai un legame con quel coso? E perché? Perché ad entrambi piace il croccante?»
«Lui si fida di me!»
«Si fida di te? Dustin ma che diavolo-»
«Sì, ho promesso che me ne sarei preso cura!»
I due fratelli si zittirono e si guardarono per qualche secondo.
Alla Henderson era ormai più che evidente il fatto che suo fratello non avesse intenzione di lasciar perdere quella cosa, e onestamente lei non aveva più voglia di discutere. Dustin avrebbe fatto ciò che voleva, e lo dimostrava anche il fatto che avesse mentito ai suoi migliori amici.
Il ragazzino, notando lo sguardo rammaricato di Nathalie, sospirò. «Ti prometto che me ne prenderò cura e che farò attenzione a tutto. Se dovessi vedere qualcosa di strano, me ne sbarazzerò in men che non si dica» nemmeno lui pareva crederci.
Nathalie sospirò. «Io me ne tiro fuori, Dustin. Non ne voglio sapere nulla — aveva già i suoi problemi a cui pensare, e non voleva avere ancora a che fare con il Sottosopra — Accetto la tua scelta sebbene io non la condivida. E tieni questo coso lontano dalla mia stanza» disse, poi, consapevole comunque del fatto che se suo fratello le avesse mai chiesto aiuto, sarebbe corsa in suo soccorso.
I fratelli Henderson si lanciarono un'ultima occhiata prima che Nathalie abbandonasse la stanza e si dirigesse verso il bagno per fare la doccia.
Surreale.
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