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[010] che brutto il demogorgone

capitolo dieci
che brutto il demogorgone





IL TRIO AVEVA DECISO DI ANDARE, QUELLO stesso pomeriggio, alla ricerca del mostro — forse chiamarlo così era anche un complimento — per sapere dove si nascondesse e, magari, per ucciderlo anche. Avrebbero iniziato la loro ricerca nei pressi dell'abitazione di Steve, che era il loro unico punto di riferimento.

Nathalie, per l'occasione, aveva riempito lo zaino di accendini, bende, coltellini e attrezzi da giardinaggio. Onestamente non sapeva perché li avesse portati con sé, ma erano pesanti, quindi magari avrebbe potuto lanciarli contro quella cosa.

In quel momento si trovava fuori il garage di casa Wheeler ad allenarsi con la mazza da baseball di Nancy. Stava aspettando che la sua amica si preparasse in quanto avrebbero raggiunto Jonathan nel bosco e sarebbero andati tutti in missione — mentre Dustin, Undici, Lucas e Mike sarebbero andati alla ricerca della Porta che collegava il loro mondo al Sottosopra.

Nathalie doveva ammettere che tutto quello la spaventava molto — insomma, se fossero morti? — ma aveva deciso di mettere la paura da parte. Aveva bisogno di conoscere la verità, e se c'era anche la minima possibilità di salvare Will e Barb, lei l'avrebbe sfruttata.

Con tutta la forza che aveva, continuò ad allenarsi con la mazza da baseball, e, voltandosi, quasi ruppe il faccino di Steve Harrington.

«Ehi! Woah woah woah!» esclamò quest'ultimo, indietreggiando e alzando le mani per difendersi.

Nathalie fece un sospirò profondo per riprendersi. «Che fai qui, Harrington?» chiese confusa. Ricordava benissimo la loro ultima discussione, ma onestamente aveva altre cose a cui pensare. Steve Harrington non era importante.

«Tu che fai qui?!» ribaltò la domanda, osservando la mazza che stringeva tra le mani.

«Che razza di domanda è? Nancy è la mia migliore amica, microcefalo» gli ricordò.

Steve sospirò. «Con la mazza, Henderson. Perché hai una dannata mazza in mano?»

«Oh sto pensando di entrare nella squadra di baseball — sorrise fintamente — Il mio sogno è quello di fracassare i crani delle persone con una mazza».

La guardò come se fosse pazza prima di accennare un sorriso. «Beh, spero di non essere nella tua lista nera».

«Sei nella mia lista nera, e il tuo nome è in cima» rispose Nathalie mentre cercava di trattenere un sorriso — era la prima volta che una sua battuta le faceva incurvare le labbra all'insù. «Comunque se vuoi entrare-»

«Mi scuserò dopo con Nancy» la fermò Steve. Sì, era andato lì per scusarsi con la sua fidanzata e per parlarle, ma era evidente il fatto che dovesse scusarsi anche con Nathalie — e Steve voleva farlo sul serio.

«Scusarti?» chiese Nathalie perplessa.

«Sì... mi dispiace tanto — sospirò — Anche prima che mi minacciassi con la mazza da baseball» poggiò la mano sulla sella della bici della castana, ma quest'ultima evitò di farglielo notare.

Nathalie era parecchio confusa. I suoi occhi non sembravano falsi, in quel momento. Tutt'altro. Steve, per la prima volta in vita sua, pareva essere sincero... e lei doveva ammetterlo. Certamente non sarebbero diventati grandi amici, ma il fatto che si fosse scusato era qualcosa, no? Forse non era così egoista come aveva pensato.

«Okay, divertente. Dov'è la fregatura? È tipo una candid camera? Dove devo salutare?» iniziò a domandare.

Steve scosse la testa a quelle parole. «Nessuna candid camera, giuro» la guardò negli occhi. «È solo che mi ha preso il panico e — si fermò un secondo prima di continuare — insomma, sono stato un coglione» concluse.

Cosa stava succedendo a Steve Harrington?

«Già, concordo con l'ultima frase» annuì immediatamente lei.

«Ehi, almeno andiamo d'accordo su qualcosa per la prima volta» notò divertito, strappandole un sorriso.

Nathalie, poco dopo, riprese parola. «E poi ti sei messo nei guai con i tuoi genitori?» domandò incuriosita.

«Da morire» le confessò. «Ma so anche che non hai detto dell'alcol» aggiunse con un mezzo sorriso accennato.

Quando gli agenti avevano parlato dell'assenza totale di alcol, lui aveva sorriso pensando al fatto che anche Nathalie lo avesse coperto. Non sapeva se l'avesse fatto per lui oppure no — probabilmente no — ma le era grato di ciò. I suoi genitori, infatti, non avevano saputo dell'alcol, ma si erano ugualmente arrabbiati per la festa.

Nathalie deglutì. «Non l'ho fatto per te, Harrington. Mia madre mi avrebbe squartata se avesse saputo dell'alcol» mise le cose in chiaro, eppure non ne era del tutto convinta. Sentiva, nel profondo, di averlo fatto anche per non metterlo nei guai.

Steve fece un sorriso divertito. «Sai una cosa, però? Chi se ne frega. Fanculo» ma che diavolo gli stava succedendo? Poi continuò. «Novità su Barbara? I genitori l'hanno sentita o-»

«No — lo fermò Nathalie — E Harrington, quando parlerai con Nance, fermati alle scuse, okay? Non far finta che ti interessi qualcosa di Barb».

Non disse quella frase con cattiveria, tutt'altro. Semplicemente sapeva che a Steve non importasse nulla di Barb, quindi era inutile chiedere sue notizie. Insomma, lo faceva solo per cortesia, non perché gliene fregasse qualcosa. Appariva falso.

Prima che Steve potesse rispondere, Nancy fece la sua comparsa, restando perplessa alla vista di Steve. «Che... che ci fai qui?» domandò confusa.

«Ti aspetto più in là» le disse Nathalie prima di guardare Steve. «Puoi spostarti?»

Il ragazzo fece come richiesto, guardando poi ogni sua azione: da quando salì sulla bici fino a quando si allontanò di poco. Era così... attraente. Sempre, ogni cosa facesse. Lo era perfino quando gli urlava contro e gli diceva che era un idiota. Ma il fatto che la trovasse bella era risaputo. Insomma, era una cosa oggettiva. Eppure... era stato davvero piacevole scusarsi con lei e vederla sorpresa per mano sua.

«Steve» lo richiamò Nancy, cercando di catturare la sua attenzione.

Il ragazzo la guardò prima di sospirare e cominciare a parlare. Si scusò anche con lei, così come aveva fatto con Nathalie. Decise di non chiederle informazioni su Barb, proprio come gli aveva detto di fare la Henderson — in fondo lei aveva ragione: non gliene fregava nulla di quella ragazza. Faceva solo finta che gliene importasse.

Poi le chiese di andare al cinema insieme quella sera, ma Nancy declinò l'invito usando la scusa di dover stare con suo fratello, che soffriva dopo la morte di Will. Steve annuì, decidendo di essere comprensivo.

Si limitò ad accettare il rifiuto e ad andare via. Prima, però, lanciò un'occhiata veloce a Nathalie, che non aveva fatto altro che guardarli per tutto il tempo.

Si sentiva strana come mai prima d'ora, eppure decise di non pensarci.

Ora aveva altro da fare.

• • • •

NATHALIE SCESE DALLA BICI, LASCIANDOLA poco lontano dal posto in cui Jonathan le stava aspettando. Durante il viaggio, le due amiche non avevano spiccicato alcuna parola. Entrambe avevano i nervi a fior di pelle e parlare non le avrebbe affatto aiutate. Non sapevano cosa aspettarsi, consapevoli di starsi cacciando in qualcosa più grande di loro. Eppure quei tre ragazzi avevano una pista, avevano fatto delle ricerche e dovevano fare qualcosa per Will e per Barb.

Speravano solo di non morire, ecco tutto.

Oltre a questo piccolo aspetto, c'era anche un altro punto fondamentale: Steve Harrington.

Nancy non sapeva come spiegarlo, eppure lo vedeva diverso. Forse era una pazza a pensarlo, ma era come se quel ragazzo si preoccupasse più di giustificarsi con Nathalie che con lei. Insomma, loro due erano fidanzati e le scuse avrebbe dovuto farle solo a lei, invece no, Steve le aveva fatte anche alla sua migliore amica.

E la cosa peggiore? Il fatto che la Wheeler non riuscisse nemmeno ad essere gelosa, nonostante amasse Steve — o almeno così credeva.

Ma probabilmente era perché sapeva quanto Nathalie e Steve si odiassero, quindi perché ingelosirsi? Non aveva senso. Quei due erano cane e gatto.

A sentirsi strana, però, era anche Nathalie. Non sapeva spiegarlo — e nemmeno voleva farlo — eppure aveva una forte sensazione alla bocca dello stomaco. Una sensazione che aveva sempre avuto ma che reprimeva continuamente, e di certo avrebbe continuato a farlo.

A distogliere le due ragazze dai rispettivi pensieri, fu il rumore di uno sparo. Si guardarono inizialmente preoccupate, e così corsero fino al punto in cui Byers le aspettava: era nei pressi di villa Harrington, su una collinetta sperduta e sempre vuota, dove solitamente le persone andavano ad allenarsi con le pistole, mirando alle lattine poste sui tronchi poco lontani.

Ed era esattamente quello che stava facendo il Jonathan — per questo le ragazze si rilassarono — o almeno ci provava, dato che sparava in ogni dove senza beccare nemmeno una lattina.

«Dovresti colpire i barattoli» gli fece presente Nathalie, divertita.

«Ma stai facendo tutt'altro» le diede man forte Nancy, guardando il ragazzo con un sorriso. Tutti i suoi dubbi erano nati proprio nell'esatto momento in cui avevano iniziato a lavorare insieme — Jonathan era così interessante, e la stuzzicava il suo essere così introverso e chiuso. Sembrava un enigma.

Byers le guardò, incurvando le labbra all'insù. «No, veramente... vedete gli spazi tra i barattoli? Miro a quelli».

«Ah, tutto chiaro» annuirono le ragazze, poggiando i loro zaini accanto a quelli di Jonathan.

«Avete mai sparato con la pistola?» chiese alle due, guardandole — e indugiando su Nancy.

Quest'ultima fu la prima a rispondere. «Hai mai conosciuto i miei?» i due ridacchiarono.

Jonathan poi guardò Nathalie, aspettando che rispondesse. «Beh, il Paintball vale lo stesso?» chiese incerta.

«No» rispose Byers divertito, prima di iniziare a narrare la sua storia. «Ho sparato la prima volta a dieci anni. Mio padre mi portò a caccia quel giorno. Mi fece uccidere un coniglio».

«Un coniglio?» domandò Nancy, scioccata tanto quanto Nathalie.

«Sì — annuì — Credo che pensasse che mi avrebbe fatto diventare più uomo».

«Ed è così? Sei diventato più uomo?» chiese la castana con curiosità.

Jonathan scosse la testa. «No. Piansi per una settimana».

«Gesù» sussurrò Nancy.

«Che c'è? Mi piace Tamburino!» si difese il ragazzo, guardandola con un sorriso divertito.

La Wheeler ridacchiò. «Lo dicevo per tuo padre».

«Già» annuì il ragazzo, ricaricando la pistola.

La ragazza continuò ad osservare attentamente Jonathan, e Nathalie si prese del tempo per guardarli. Erano così affiatati. Avevano un'evidente chimica. Chimica che Nancy non aveva mai avuto con Steve. Non a caso, in quel momento, la Henderson si sentì il terzo incomodo — mentre, in presenza di Harrington, si era sentita raramente così, o forse mai.

Jonathan poi riprese parola, lasciandosi andare ad altre confessioni. «Credo che lui e mia madre si siano amati fino a un certo punto. Ma io non ero ancora nato».

Il ragazzo si mise in posizione per sparare, ma Nancy gli porse la mano. Jonathan, seppur sorpreso, annuì e le passò la pistola. «Punta e spara» le diede delle dritte.

Prima, però, anche Nancy si confessò. «Non credo che i miei si siano mai amati».

«E perché si sono sposati?» chiese Jonathan, confuso.

«Mia madre era giovane. Mio padre era più vecchio, ma aveva un buon lavoro, soldi ed era di buona famiglia. Hanno comprato una casa in fondo alla strada senza uscita e hanno messo su una famiglia tradizionale» spiegò Nancy, prendendo la mira.

«Fanculo» borbottò il ragazzo.

«Sì. Fanculo» ripetette la Wheeler prima di premere il grilletto e colpire il barattolo.

Subito dopo, passò l'arma a Nathalie.

La Henderson, con quell'arma in mano, si sentiva parecchio a disagio, ma anche... potente. Insomma, bastava un click e poteva far del male a qualcuno, o addirittura ucciderlo. Non era una sensazione spiacevole — o forse stava impazzendo anche lei a causa di tutta quella situazione.

Nathalie, sentendosi troppo osservata, li guardò. «Non riesco a concentrarmi se mi guardate così insistentemente. Siete inquietanti e mi mettete a disagio — fece notare — Senza offesa. Siete belli, ma... guardatemi dopo, okay?»

«Aspettavamo che anche tu facessi una tua confessione» rispose Jonathan con un sorriso.

La castana fece una piccola risata prima di sospirare. «Non so se i miei si siano mai amati. Probabilmente sì, quando erano giovani — prese la mira — Si sono sposati, sono stati felici per un po' e si sono separati appena dopo che io nascessi. Io e Dustin passiamo del tempo con lui quando decide di voler fare il padre, ma succede quanto? Una volta al mese? Non ci vedevamo da tre settimane prima che ci rincontrassimo al finto funerale» spiegò brevemente prima di premere il grilletto e colpire il barattolo.

Nathalie non parlava spesso della sua famiglia, ma solo perché non se sentiva il bisogno. Non aveva alcun ricordo con suo padre ed erano rare le volte in cui si incontravano, e, a dirla tutta, non ne aveva mai sofferto particolarmente la sua mancanza. A lei bastavano Dustin e Claudia, ma era ben consapevole del fatto che suo fratello, pur non dandolo a vedere, sentisse spesso il bisogno di una figura paterna. Questo era anche il motivo per cui, di solito, finiva con l'attaccarsi ad una figura maschile più grande — come, per esempio, il signor Clarke, al quale era molto affezionato.

Nathalie si riprese dai suoi pensieri e porse la pistola a Jonathan. «Sicuro di sapere come si usi?»

• • • •

NATHALIE NON SI ERA MAI SENTITA COSÌ A disagio come in quel momento in cui camminava per il bosco insieme a Jonathan e Nancy. Questi ultimi non facevano altro che chiacchierare e scherzare — come dei veri e propri fidanzati — e la castana si era ritrovata, così, a svolgere un lavoro che spettava a tutti e tre: guardarsi attorno ed esaminare attentamente il perimetro alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere legata al mostro.

Così, mentre lei prestava attenzione anche alle cose più stupide, i due ragazzi presero a parlare delle foto che Jonathan aveva scattato quella sera durante la festa di Steve. Byers sosteneva di aver visto una ragazza che cercava di essere un'altra persona, ma, nel momento in cui aveva fatto la foto, era come se Nancy fosse sola e potesse essere davvero se stessa.

Nathalie, normalmente, avrebbe dato ragione a Jonathan, ma in quel momento non le importava di schierarsi con lui. Voleva solo ritrovare Will e Barb.

«Sono tutte balle!» esclamò improvvisamente Nancy.

Ecco, si sarebbe certamente messa male.

«Che cosa?» Jonathan si fermò, guardandola in modo torvo.

«Io non cerco di essere un'altra persona. Anche se sto con Steve, e a te non piace-»

Jonathan, irritato, fermò le sue parole. «Sai una cosa? Lascia stare. Pensavo che fosse una bella foto».

Nathalie, a quel punto, intervenne. «Ragazzi, potete discuterne dopo e camminare? Le confessioni e i litigi li lasciamo a dopo. Se torniamo vivi a casa».

Ascoltando le parole della loro amica, ripresero ad avanzare ma continuarono comunque a discutere. Nancy infatti sosteneva che Steve fosse un bravo ragazzo, e che, a detta sua, gli avesse rotto la macchina fotografica solo per proteggerla.

«Sai, Nance, io credo l'abbia fatto per semplice... divertimento. Probabilmente la sua giornata era monotona e aveva bisogno di prendersela con qualcuno» ammise Nathalie, ricevendo l'appoggio del ragazzo.

Ed era vero. Steve aveva rotto quella macchina fotografica non per difendere Nancy, ma solo per mettere in ridicolo Jonathan — e per farsi bello davanti ai suoi amici.

Nancy guardò la sua amica. «E quello che ha fatto Jonathan va bene?»

«Non l'ho mai detto» le rispose Nathalie con nonchalance.

«Ma aveva tutto il diritto di essere incazzato!» disse ancora con rabbia.

«Okay, d'accordo. Deve piacerci per forza, Nancy?» Jonathan, irritato, si girò e guardò la Wheeler negli occhi.

La ragazza sospirò, calmandosi. «No».

«Ehi, non prenderla sul personale. Tanti non mi piacciono. Lui fa parte di quelli» mise in chiaro Jonathan prima di riprendere a camminare.

Nancy scosse la testa. «Sai, cominciavo quasi a pensare che fossi okay. Pensavo: 'Jonathan Byers magari non è quel viscido pretenzioso che dicono tutti'».

«Beh e io pensavo che tu fossi okay» rispose Jonathan a sua volta. «Pensavo: 'Nancy Wheeler non è un'altra ragazza di provincia che crede di ribellarsi comportandosi come tutte le ragazze di provincia finché non superano quella fase e si sposano con un ex atleta che fa il venditore, e vivono una vita noiosa alla fine della strada senza uscita, proprio come i loro genitori, che ritenevano tanto deprimenti, mentre adesso li capiscono'».

Nathalie rimase senza parole nel sentire entrambi, mentre la rabbia cominciava a fare capolino. Avevano tutto il tempo del mondo per discutere e lo facevano proprio in quel momento? Mentre andavano a caccia di quel mostro senza faccia? Ma chi diavolo si era portata dietro?

«Okay, basta. State esagerando. Entrambi — prese parola, alzando il tono della voce — Avrei portato i ragazzini e avrei giocato con loro a preferiresti o ad obbligo o verità se avessi saputo che vi sareste messi a litigare per colpa di Steve Harrington quando rischiamo letteralmente di morire».

Nathalie si limitò a lanciare loro un'ultima occhiata prima di ricominciare a camminare.

• • • •

IL SOLE ORMAI ERA TRAMONTATO, segno che fossero le sei passate. Nel bosco erano ancora intenti a camminare i tre ragazzi, questa volta muniti di torce. Dopo aver fatto quella sfuriata ad entrambi, Nathalie aveva davvero preso il comando e, per fortuna, Nancy e Jonathan non avevano più spiccicato parola — nonostante avessero entrambi il broncio.

Camminavano ormai da ore, facendo slalom tra i numerosi alberi, e il dolore alle gambe e ai piedi cominciava a farsi sentire. Eppure non si sarebbero fermati senza aver trovato nulla. Non avevano fatto tutto a vuoto, d'altronde.

Poi, improvvisamente, Nathalie si fermò. Non sapeva per quale motivo, ma avvertiva una sensazione, una brutta sensazione. Era come se, d'un tratto, l'atmosfera fosse cambiata e si fosse fatta più pesante, più fredda... più vuota.

«Che c'è?» le domandarono Jonathan e Nancy all'unisono.

Nathalie si guardò attorno, illuminando il perimetro con la torcia. Eppure non vide nulla. «Non lo so. Solo una brutta sensazione».

Prima che riprendessero a camminare, si sentì un rumore simile ad un verso di animale, o meglio, ad un lamento.

«Riprendiamo a camminare oppure no?» chiese Jonathan, guardandole scocciato.

«Sta' zitto» mormorò Nancy prima di drizzare le orecchie così come fece Nathalie.

«Ragazze, cosa-» prima che Byers finisse la sua frase, ecco che il lamento tornò a farsi sentire.

«Avete sentito o sto impazzendo?» sussurrò Nathalie, stringendo con forza la torcia. Qualcosa stava per succedere e lei lo sapeva.

I ragazzi iniziarono a guardarsi attorno prima di camminare in direzione del lamento — ed era così che iniziavano tutti i film horror, no? Nathalie lo sapeva bene, ma fece finta di non pensarci.

Giunti a destinazione, si ritrovarono davanti un cervo moribondo, impregnato di sangue.

«Oh Cristo» mormorò Nathalie, accovacciandosi al suo fianco.

«L'ha investito un'auto» notò Nancy, accarezzando delicatamente la zampa dell'animale.

«Forse dovremmo... sapete, bang» la castana indicò la pistola che la sua amica stringeva tra le mani.

Nancy, spaventata, alzò il braccio, ma non aveva il coraggio di premere il grilletto.

«Lo faccio io» si offrì Jonathan, prendendo la pistola dalle mani della ragazza.

«Ma-»

Byers fermò Nance. «Non ho più dieci anni» fece notare.

Jonathan si mise in piedi e puntò l'arma verso il cervo, eppure non ebbe il tempo di mettere fine alle sue sofferenze. L'animale, infatti, venne bruscamente tirato indietro, sparendo nell'oscurità. I tre ragazzi si ritrovarono a sobbalzare spaventati, indietreggiando velocemente.

«Che cos'era?» chiese Nancy con la voce che le tremava a causa dello spavento.

«Credo che sia quel mostriciattolo che stiamo cercando» le rispose Nathalie con il cuore che sembrava volerle uscire dal petto.

I ragazzi, aiutandosi con le torce, seguirono la scia di sangue del cervo. Erano davvero spaventati, tanto che i loro respiri erano irregolari e le mani sudavano. Inoltre, a peggiorare il tutto era anche la pesante e spaventosa atmosfera che, questa volta, riuscivano a percepire tutti.

«Dov'è andato?» chiese Nathalie non appena scomparvero le tracce di sangue. Era impossibile che fosse sparito nel nulla.

«Non lo so» mormorò Jonathan. «Vedete altro sangue?» chiese, poi.

«No» risposero le due.

Le due amiche illuminarono il perimetro con la torcia, camminando insieme senza mai separarsi. Jonathan, invece, fece qualche passo verso il lato opposto, guardandosi attorno.

Le due continuarono ad avanzare imperterrite, fin quando un rumore flebile, simile ad un ringhio, catturò l'attenzione di Nathalie. La ragazza puntò la torcia nella direzione in cui aveva sentito quel verso che le aveva messo i brividi, ritrovandosi davanti un albero. Alla base di quell'albero, però, vi era un incavo buio.

«Nance...» mormorò lievemente, indicandole ciò che aveva catturato la sua attenzione.

Le due si guardarono preoccupate prima di chinarsi leggermente: da quel buco fuoriusciva una specie di liquido denso, simile alla saliva. Era una cosa a dir poco disgustosa.

«Jonathan!» urlò Nancy per catturare la sua attenzione. Non ricevette, però, alcuna risposta in quanto il ragazzo era troppo lontano per sentirle.

Nathalie le sfiorò leggermente il braccio per catturare la sua attenzione. «Entriamo».

La sua amica la guardò come se fosse pazza, ma era l'unica cosa che potevano fare: entrare in quel buco e vedere dove portava. Dovevano farlo se volevano salvare Will e Barb.

Così, armandosi di un coraggio che non credevano di possedere, entrarono gattonando in quell'incavo buio e bagnato di chissà cosa. E più si addentravano, più sentivano l'atmosfera farsi fredda, buia e vuota, proprio come l'aveva descritta Will.

«Ew, che schifo. Se esco viva da qui, dovrò farmi la doccia nel disinfettante» si lamentò Nathalie.

Quando le due ragazze uscirono finalmente da quel posto orribile, erano entrambe umide e appiccicose. Si lanciarono un'occhiata disgustata e poi presero ad illuminare il perimetro. Si trovavano sempre nel bosco, nello stesso punto in cui erano prima... eppure, allo stesso tempo, era tutto diverso. Bastò poco e Nathalie capì: quello non era un tunnel qualsiasi, ma un'entrata, un Portale che conduceva al Sottosopra, dove si trovavano loro.

«Fa freddo» mormorò Nancy, stringendosi nella sua giacca. Pareva essere molto confusa, ed era più che plausibile: lei non sapeva nulla del Sottosopra. Nathalie avrebbe voluto parlargliene, ma non era quello il momento adatto.

Improvvisamente tornarono a sentire quel ringhio che le aveva condotte fin là, e questa volta pareva essere molto più vicino. Così le due si voltarono di scatto e finalmente lo videro. Non era più una foto sbiadita, ma la realtà. Quell'essere, quel mostro, era lì davanti ai loro occhi e stava sbranando voracemente il cervo.

Nathalie sentì il respiro spezzarsi e strinse la mano a Nancy per catturare la sua attenzione. Quando l'amica la guardò, anch'ella terrorizzata, le fece cenno di fare silenzio. Non dovevano emettere alcun tipo di rumore, altrimenti sarebbero sicuramente morte.

Le due amiche, quindi, iniziarono ad indietreggiare silenziosamente, cercando di fare il minimo rumore possibile. Nathalie era spaventata da fare schifo. Mai, prima di quel momento, aveva avuto così tanta paura. Il cuore le martellava nel petto — sembrava quasi che volesse fuoriuscire dalla gabbia toracica —, le mani le tremavano e la testa le pulsava. Inoltre, sembrava fosse andata in apnea nel tentativo di non emettere nessun rumore.

Poi, improvvisamente, una delle due calpestò un ramo, spezzandolo.

«Siamo nella merda. Già, proprio nella merda» mormorò Nathalie.

Bastò, infatti, quel piccolo rumore a far voltare di scatto la creatura, che le guardò. Sembrava essere arrabbiato ed affamato, motivo per cui ringhiò contro di loro, rivelando una bocca a forma di pianta carnivora e piena di denti.

Le due ragazze si ritrovarono a strillare impaurite, gridando il nome di Jonathan con tutta la forza che avevano.

Prese dal panico, lasciarono cadere le torce e corsero il più veloce possibile, cercando di allontanarsi da quell'orribile mostro, che, intanto, le inseguiva.

Le loro gambe chiedevano pietà, non riuscivano più a reggersi in piedi e i loro polmoni stavano per scoppiare. Eppure non si fermarono. Continuarono a correre, infischiandosene di tutti i dolori che sentivano.

Anche quando non avvertirono più la presenza del mostro alle loro spalle, non si fermarono. Anzi, accelerarono e chiamarono Jonathan, nella speranza che potesse sentirle. Ma lui non rispondeva — o loro non riuscivano a sentirlo.

«Jonathan!» urlarono insieme in preda al terrore e alle lacrime, ma la loro voce si limitava a rimbombare nel vuoto.

Nathalie sarebbe voluta andare alla ricerca di Will e Barb, convinta che si trovassero lì, ma non poteva farlo se rischiava di morire anche lei. In fondo, non sapeva nemmeno se sarebbero uscite vive da lì.

Si ritrovò a pensare a suo fratello Dustin e al fatto che, se fosse morta, lo avrebbe lasciato da solo. Sì, c'erano Claudia e i suoi amici, ma il loro legame era diverso, era così dannatamente profondo. Non voleva che il suo fratellino soffrisse, e non voleva lasciarlo da solo. Non voleva lasciare nessuno di quei ragazzini. E sua madre, poi? Quanto avrebbe sofferto?

Poi pensò alla sua vita, rendendosi conto di non aver vissuto per niente. Non aveva fatto alcuna esperienza in ambito amoroso, per esempio. Aveva frequentato qualche ragazzo ma non aveva mai baciato nessuno di loro, piantandoli la sera stessa dell'appuntamento. Non lo faceva con cattiveria, semplicemente non riusciva ad uscire con chi non le piaceva. Ci provava ma nessuno era la persona giusta. Dannazione, non aveva nemmeno dato il primo bacio.

Forse, col senno di poi, non avrebbe rifiutato così tanti ragazzi.

Nancy la risvegliò dai suoi pensieri e la portò con sé dietro un grande albero. Le due si nascosero lì dietro, sperando che, in qualche modo, riuscissero a salvarsi.

Riponevano tutte le loro speranze in Jonathan.

E, quasi come se qualcuno avesse ascoltato le preghiere delle ragazze, Byers le chiamò e loro lo sentirono. Forse potevano salvarsi.

«Nancy! Nathalie!» la voce di Jonathan arrivava come un eco lontano. Si erano allontanate molto dall'incavo.

«Jonathan! Jonathan, siamo qui!» urlarono.

«Ragazze, seguite la mia voce! — lo sentirono gridare e le due ci provarono — Sono qui! Sono qui!»

«Jonathan!»

«Nathalie! Nancy!» era così estremamente difficile seguire la sua voce. Sembrava provenire da tutte le parti.

Si fermarono e si guardarono attorno per cercare di capire in che direzione dirigersi, ma improvvisamente si ritrovarono davanti quel mostro. Così ricominciarono a correre, cercando di seguire la voce di Jonathan e affidandosi al loro istinto.

Le amiche capirono di doversi nascondere e si posizionarono dietro un albero dal tronco robusto. Tenendosi per mano, cercarono di nuovo di non fare alcun tipo di rumore.

Si ritrovarono entrambe a pensare a Will e a Barb. Dio, chissà dove diavolo erano e come si sentivano. Era così orribile e spaventoso quel posto, e loro si trovavano lì da giorni.

Strinsero gli occhi in due fessure strette nell'esatto momento in cui avvertirono il mostro proprio alle loro spalle. Le stava cercando e loro lo avevano compreso. Cosa dovevano fare?

«Nancy, Nathalie...» sentirono ancora la voce di Jonathan.

Quella volta, però, non era un eco. Era nitida e chiara: il Portale era vicino e dovevano solo raggiungerlo.

Ma come potevano uscire di lì senza farsi sbranare?

«Seguite la mia voce!» urlò nuovamente il ragazzo.

Le due ragazze, di scatto, si voltarono verso destra e videro l'uscita: si trovava esattamente nell'albero che avevano accanto.

Il problema, ora, era capire come muoversi.

Nathalie fece un sospiro profondo e si guardò attorno. Avrebbe tanto voluto fare l'eroina della situazione e dire cose del tipo "Nancy, va' tu. Salvati mentre io lo distraggo", ma non voleva affatto morire. Era ancora giovane e aveva molte altre esperienze da fare.

Quindi sarebbero uscite entrambe. Vive.

Gli occhi di Nathalie si illuminarono alla vista di un'enorme pietra. Essa si trovava proprio ai suoi piedi, così l'afferrò velocemente.

«Che vuoi fare?» le domandò Nancy nel panico, guardando ogni sua azione attentamente.

«Catturare la sua attenzione» rispose con ovvietà prima di fare appello a tutte le sue forze e lanciare la pietra il più lontano possibile.

Come aveva previsto, il mostro ruggì e le andò dietro, dando il tempo ad entrambe di correre verso l'uscita. Entrarono velocemente nel tunnel e riuscirono ad abbandonare quell'inferno grazie all'aiuto di Jonathan, che le tirò fuori.

Byers le strinse a sé, mentre loro, ancora scosse e spaventate, piangevano sulla sua spalla.












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piccola nota: non so se effettivamente il padre di dustin si sia separato da sua moglie, anche perché era presente al finto funerale di will, ma non è mai più stato fatto vedere neanche a casa henderson, quindi si suppone che non abiti con loro. abbiamo conosciuto claudia come unico genitore di dustin, almeno per ora. semmai si dovesse dire qualcosa riguardo il signor henderson, farò i dovuti cambiamenti ;)

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