[002] vuoi fare il comico?
capitolo due
vuoi fare il comico?
QUELLA MATTINA CASA HENDERSON ERA UN COMPLETO disastro tra i due fratelli che dovevano andare a scuola e tra Claudia che era in ritardo a lavoro. Tutti si muovevano da una stanza all'altra alla ricerca dei propri oggetti sotto lo sguardo di Mews, che probabilmente avrebbe voluto solo dei padroni normali.
«Oh diavolo!» mormorò Claudia, fermandosi finalmente dalla sua frenetica corsa. «Ragazzi io devo scappare a lavoro. Sono in ritardo!» urlò dalla cucina, poggiando delle ciambelle sui rispettivi piatti dei figli.
«Va bene, mamma! A dopo!» risposero a tono i due, ognuno intento a prepararsi nella propria stanza.
«Nathalie, non dimenticarti di assicurarti che Dustin vada scuola!» disse ancora Claudia prima di afferrare la borsa e abbandonare in fretta e furia la casa.
«Vivrebbe lì se potesse» sussurrò tra sé e sé la ragazza mentre si allacciava i lacci delle Converse bianche — che erano più sporche che pulite.
Si alzò velocemente dal letto e si avvicinò allo specchio, passandosi un po' di correttore sulle leggere occhiaie e della terra sul volto.
D'un tratto, però, si ritrovò a sobbalzare spaventata a causa dell'arrivo improvviso di suo fratello. «Dustin, dannazione!» si poggiò una mano sul petto, cercando di riprendersi.
Suo fratello ridacchiò divertito, ma ben presto tornò serio quando si rese conto di ciò che stava facendo sua sorella. «È trucco quello? Per chi diavolo ti stai truccando? Sei fidanzata e non me lo dici? Chi è?»
Dustin era davvero molto protettivo nei confronti di Nathalie, e ciò la portava a sorridere spesso. Insomma, era lei che doveva difendere lui, no?
«Mi ripeti quand'è che i ruoli si sono invertiti? Non dovrei essere io che, sai, 'Dustin Henderson di chi è quel succhiotto?'» fece una finta voce seria.
«Cosa sarebbe un succhiotto?» domandò ingenuamente.
«Oh — mormorò — è come un... un morso di un vampiro, sai».
«Perché una ragazza dovrebbe mordermi?» le chiese ancora, aggrottando le sopracciglia
Lei si strinse nelle spalle. «Fidati, se lo fa, hai fatto jackpot» gli fece un veloce occhiolino.
Il fratello, ancora confuso, scosse la testa prima di cambiare discorso. «Comunque vado con la bici a scuola. Gli altri mi staranno sicuramente aspettando. Ciao!» e corse via senza nemmeno darle il tempo di salutarlo.
Nathalie scosse la testa divertita e si mise in spalla lo zaino prima di raggiungere la cucina. Diede un morso veloce alla ciambella — che per fortuna era ancora calda — e, nell'esatto momento in cui stava per uscire, squillò il telefono.
«Oh fantastico!» sbuffò sonoramente. Certo, avrebbe potuto ignorare la chiamata e giustificarsi con la frase 'ero già uscita', eppure qualcosa la spinse a rientrare e a rispondere.
«Pronto Claudia?» la voce preoccupata di Joyce Byers le arrivò nelle orecchie nell'esatto momento in cui alzò la cornetta, facendo ritornare quella strana sensazione che non l'aveva abbandonata per tutta la notte.
«Joyce, Claudia non c'è. Sono Nathalie. Tutto okay?» domandò con ansia la ragazza, giocando con il bottone della sua giacca.
«Oh ciao tesoro... senti, Will ha dormito lì da voi questa notte?» bastò quella domanda per lasciare la ragazza senza fiato.
«No, Joyce... ma ieri sera l'ho visto prendere la strada di casa» disse immediatamente Nathalie, che si poggiò contro il muro. Quella situazione non le piaceva affatto.
Joyce sembrò perdere un battito a quelle parole: suo figlio era scomparso davvero? «Forse... forse, non trovando nessuno a casa, è tornato da Mike ed ha dormito lì» era improbabile, ma era la sua unica speranza.
«Può essere... sì, sicuramente sarà così» mormorò Nathalie, che non voleva credere al fatto che Will fosse scomparso o che addirittura fosse stato rapito. Sì, era da Mike. Doveva per forza essere da Mike.
«Va bene tesoro, grazie mille. Ci- ci sentiamo» Joyce, preoccupata e in ansia per suo figlio, non aspettò neanche la risposta di Nathalie e interruppe la chiamata.
La ragazza sospirò e rimise il telefono al suo posto. Si lasciò andare contro il muro e si passò una mano tra i capelli, sperando con tutta se stessa che Will fosse realmente tornato da Mike e avesse passato la notte da lui.
Ma perché non riusciva ad esserne sicura?
• • • •
NATHALIE SI AVVICINÒ LENTAMENTE AL SUO armadietto, lasciandosi poi andare contro di esso e facendo dei respiri profondi. L'ansia e la paura che potesse essere successo qualcosa a Will non l'avevano affatto abbandonata, anzi queste sensazioni erano aumentate a dismisura.
Inoltre, aveva anche avuto la brillante idea di non dire nulla a sua fratello per non farlo preoccupare, oltre che per il fatto che non lo avesse ancora visto da quando era andato via di casa quella mattina, ma era inevitabile che presto sarebbe venuto a conoscenza della scomparsa — Dio, era così orribile anche solo pensarlo — di uno dei suoi migliori amici.
«Dannazione!» borbottò Nathalie con rabbia, infischiandosene delle persone che, probabilmente, la guardavano parlare da sola.
Fece dei sospiri profondi per cercare di calmarsi, e promise a se stessa di concentrarsi solo sulle cose positive durante quelle ore scolastiche. A Will ci avrebbe pensato una volta suonata l'ultima campanella, e sarebbe certamente andata a casa Byers. Chissà come stava Jonathan.
Prima che potesse aprire l'armadietto, però, qualcuno batté le nocche su di esso, facendola sobbalzare. «Che fai Henderson, parli anche da sola adesso?» e chi diavolo poteva essere se non quell'idiota di Steve Harrington?
Nathalie mise su un sorriso più che falso e si affrettò ad aprire l'armadietto, accertandosi bene di colpire il ragazzo. «Per fortuna sei qui, Harrington. Sai, stavo contemplando il suicidio, e ora che ti ho visto credo proprio che andrò a farlo. Suggerimenti?»
Il ragazzo si lasciò andare ad una risatina divertita. «Qualsiasi cosa purché tu ti tolga di mezzo».
«Già. Peccato che sia stato tu ad esserti avvicinato a me» gli fece presente.
«Oh sì. No, in realtà ho visto una squilibrata parlare da sola e per un attimo mi sono preoccupato. Non per la squilibrata, ovviamente, ma per tutti quelli che frequentano questa scuola».
«Avevo dimenticato quanto fossi altruista. Mi fai commuovere, Harrington» mise su una finta espressione emozionata.
«Che ci vuoi fare. Sono il ragazzo perfetto» si vantò.
Nathalie ridacchiò. «Voto battuta, dieci. Te le inventi la notte? No, ho capito, vuoi fare il comico, eh? Beh, continua su questa strada e sarai perfetto».
Fece un mezzo ghigno. «Verrai a vedermi? Ti metterai in prima fila?»
«Oh certo — mormorò — Sai, preferirei cavarmi gli occhi con una forchetta. O forse giocare a mosca cieca in autostrada. Hai capito il concetto, no?» mise le cose in chiaro.
I due camminarono insieme per la Hawkins High School, e Steve riprese presto parola dopo aver ridacchiato divertito. «In effetti, vedere la tua faccia in prima fila non può che rovinarmi lo spettacolo».
«Già. Ma rimani sempre tu quello che è venuto a parlarmi» Nathalie lo mise di nuovo alle strette, facendogli nascere un sorriso divertito in volto. Dio, quanto gli piaceva stuzzicarla.
Dal momento in cui aveva iniziato a frequentare Nancy ed era venuto a conoscenza del fatto che Nathalie non nutrisse molta simpatia nei suoi confronti, era diventato un continuo punzecchiarsi, e questo lo divertiva da morire.
Steve però, nonostante questo, sapeva essere abbastanza realista: Nathalie Henderson era davvero mozzafiato.
Lo pensava dal primo momento in cui l'aveva vista, motivo per il quale aveva come obiettivo quello di renderla una delle sue tante conquiste, ma aveva deciso di lasciar perdere quando Tommy, nonché suo migliore amico, lo aveva messo in guardia circa il suo pessimo carattere dopo aver ricevuto un ceffone per averle sfiorato il sedere: era presuntuosa, egoista ed estremamente difficile.
Normalmente Steve ci avrebbe provato comunque, in modo da dimostrare al suo amico di essere in grado di conquistare chi volesse, anche le ragazze più complicate, eppure qualcosa gli aveva suggerito di non farlo, di non renderla "una delle tante", anche perché sicuramente non avrebbe mai abboccato. Così si era tenuto alla larga da quella ragazza, riuscendo ad avvicinarsi a lei solo grazie a Nancy Wheeler.
Nancy... beh lei era fantastica. Lo ascoltava, non lo giudicava ed era sempre dalla sua parte. Insomma, lo faceva sentire giusto ed accettato. Spesso si chiedeva come potesse essere la migliore amica di una persona scorbutica come Nathalie, ma ancora non era riuscito a trovare una risposta. Forse perché i loro stupidi fratellini giocavano insieme?
Steve era immerso nei suoi pensieri che non si era nemmeno reso conto di star camminando da solo. Si fermò nel bel mezzo del corridoio e si voltò giusto in tempo per vedere Nathalie girare l'angolo per raggiungere le sue amiche.
La ragazza si guardò attorno alla ricerca di Nancy, e sorrise quando la vide insieme a Barb, una delle persone più dolci e leali che avesse mai conosciuto, sebbene fosse un po' troppo chiusa — motivo per cui avesse solo due amiche: lei e Nancy.
Nathalie si avvicinò a loro giusto in tempo per sentire la domanda di Barb. «Allora? Ha telefonato?»
«Sì, infatti, Capelli di Merda ha chiamato? Ieri mi hai praticamente cacciata dalla stanza» si intromise la Henderson con un sorriso divertito in volto.
«Non ti ho cacciata!» si difese immediatamente Nancy. «E comunque abbassate la voce! E tu — si rivolse alla castana — smettila di inventare tutti questi soprannomi».
«Scusa, Nance. Vengono spontanei, sai? Del tipo che non ci penso ma ecco che escono» mise su una finta espressione desolata, facendole ruotare gli occhi al cielo divertita.
Barb ridacchiò prima di tornare al discorso. «Allora?»
Nancy sospirò. «Ve l'ho detto, non è così. Si okay, insomma... gli piaccio, ma non in quel senso — si avvicinò al suo armadietto per prendere i libri che le servivano — Abbiamo solo pomiciato due volte».
Nathalie assunse un'espressione disgustata. «Ew, avrò gli incubi stanotte» borbottò, ricevendo l'ennesima occhiataccia dalla sua amica.
«Abbiamo solo pomiciato due volte — la scimmiottò Barb — Nance dai, adesso non fare quella che minimizza. Sei ridicola».
«Stai diventando popolare da far schifo» aggiunse Nathalie, poggiandosi agli armadietti.
«No, per niente!» disse la Wheeler, nascondendo un sorriso — in fondo diventare popolare non era così male.
Barb sospirò. «Meglio che continui a frequentare noi. Non dico altro».
«Esattamente. Immagina diventare la migliore amica di quelle serpi di Tommy H. e di Carol» la provocò la castana con un sorriso sghembo.
«Oh che orrore!» disse immediatamente Nancy. «Ve l'ho detto, è stata la cosa di una volta. Al massimo due» aggiunse immediatamente.
Nathalie non era stupida. Era consapevole del fatto che alla sua amica piacesse Steve, ma lui provava le stesse cose per lei? Ed era esattamente questo il motivo per cui Nancy minimizzava tutto: se Harrington l'avesse solamente usata, lei avrebbe utilizzato la scusa 'alla fine ci siamo baciati solo due volte, non era niente di serio' e convincere le sue amiche e se stessa di non essere ferita.
Prima che Nancy chiudesse l'armadietto, Nathalie notò un bigliettino e lo tirò fuori, mostrandolo a Barb e alla diretta interessata. Scritto con un pennarello blu c'era "Vediamoci al bagno — Steve".
«Che cosa dicevi?» la provocarono le sue amiche, e Nancy sorrise emozionata.
«Ricorda, Nance — Nathalie le mise le mani sulle spalle — La parola chiave è preservativo. Siamo giovani per diventare zie, tu per diventare madre e Steve è troppo... coglione per diventare padre. E poi io non vorrei mai essere concepita in un lurido bagno scolastico. Intesi?»
La sua amica arrossì. «Noi non faremo sesso, Gesù, Nathalie!» mormorò imbarazzata.
«Lo dicono tutte e poi, poof, si ritrovano senza mutandine e con un mega pene infilato nella vagina».
«Stai... stai parlando del pene di Steve?»
«Ew Gesù, non credo abbia un mega pene. Insomma, lo spero per te... ma sì, parlavo della tua vagina e del suo pene».
«Perché stiamo parlando dei genitali di Steve Herrington, ragazze?» si intromise Barb, guardandola sconvolte.
Nathalie si strinse nelle spalle. «Piccole raccomandazioni da migliore amica — rispose prima di rivolgersi a Nance — E comunque, esistono quelli di silicone se il suo non ti soddisfa».
«Ma di cosa parli?» le chiese confusa.
«Del pene, Nance. Stiamo parlando di pene. C'è un sex toys proprio-»
«Non voglio saperlo!»
«D'accordo — alzò le mani a mo' di difesa — Era solo un consiglio».
• • • •
A NATHALIE ERA SEMPRE PIACIUTA LA SCUOLA, ma chiariamo: non amava svegliarsi presto e studiare il pomeriggio, eppure le piaceva conoscere cose nuove e avere una vasta cultura in tutti gli ambiti. Certo, c'erano le materie scientifiche, che non digeriva particolarmente — soprattutto matematica — ma era sempre riuscita a cavarsela.
Tra le materie che più preferiva c'erano senza dubbio storia e filosofia. Le piaceva conoscere il passato e le sue origini, così come i pensieri contorti dei filosofi. Non riusciva a spiegarlo, eppure si immergeva totalmente nelle spiegazioni dei professori, trovandosi in un mondo tutto suo.
E stava accadendo anche in quel momento, in cui pareva pendere dalle labbra dell'uomo intento a parlare di Las Casas e Montaigne.
Poi, improvvisamente, quella bolla in cui si trovava venne bruscamente rotta non da lei, ma dal preside che la chiamava a gran voce sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti.
«Signorina Henderson, potrebbe seguirmi?» probabilmente non era la prima volta che lo chiedeva — dato il suo tono annoiato —, così la ragazza si alzò immediatamente dalla sedia di legno e seguì l'uomo, sentendo i mormorii dei suoi stupidi compagni di classe.
Nathalie era sicura di non aver fatto nulla, quindi era strano che il preside la stesse portando nel suo ufficio, ma riuscì a comprendere quando, seduto su una delle due sedie, vide anche Jim Hopper, nonché capo della polizia. Poteva essere lì solo per un motivo, e quel motivo era Will Byers.
«Fammi immaginare, sei qui per Will?» domandò subito la ragazza, sedendosi di fronte a lui.
Hawkins era una piccola cittadina e tutti conoscevano tutti, quindi non si preoccupava di utilizzare il "Voi" quando parlava con un adulto - anche se quell'adulto era Jim Hopper.
«E tu come lo sai?» indagò l'uomo, allungando il collo verso la ragazza; sembrava volesse metterla a disagio, ma non ci stava affatto riuscendo.
Nathalie sospirò. «Joyce ha chiamato stamattina per chiedere se Will avesse dormito da noi».
«E ha dormito da voi?» chiese ancora.
«Io credo, Capo della polizia di Hawkins, Jim Hopper, che se avesse dormito da noi, tu non saresti qui a farmi queste domande» gli fece presente la ragazza, facendolo irritare. Nathalie pensava che Hopper fosse un brav'uomo; era sempre stato serio nel suo lavoro, ma alcune volte faceva delle domande davvero stupide.
«Quando l'hai visto l'ultima volta?»
«Ieri sera verso le otto e venti. Siamo usciti da casa Wheeler insieme, ma poi Will ha preso un'altra strada per raggiungere casa sua» spiegò Nathalie, cercando di essere il più precisa possibile.
«E hai lasciato che un ragazzino andasse da solo a casa a quell'ora?» sembrava scioccato.
«Hop andiamo, non succede mai nulla ad Hawkins. E poi abbiamo sempre fatto così. Cosa potevo saperne io che sarebbe successo qualcosa a Will?» i suoi occhi si velarono di lacrime nel dire quelle parole, soprattutto perché era la prima ad accusarsi: forse era stata superficiale e avrebbe dovuto accompagnarlo fino a casa.
Hopper si lasciò andare contro lo schienale della sedia. «I ragazzini hanno parlato di... Bosco Atro. Sai dirmi cosa diavolo è?»
«È la strada che prende Will per tornare a casa. Bosco Atro è una strada vera. Solo il nome è inventato. È tra Cornwallis e Kerley» spiegò subito la ragazza.
«D'accordo» annuì l'uomo, esausto.
«Pensi che sia scomparso?» domandò, torturandosi le mani.
Hopper la guardò qualche secondo prima di rispondere. «Se fosse semplicemente andato da suo padre?»
Nathalie scosse la testa. «Nah, quel tizio è uno stronzo. E anche se fosse andato da lui, lo avrebbe cacciato a calci in culo — scosse la testa — Jonathan e Will non hanno un bel rapporto col padre. Lui è uno stronzo» disse immediatamente. Il maggiore dei Byers era parecchio preciso quando descriveva suo padre: uno stronzo menefreghista.
«Allora è probabile» ammise Hopper.
Nathalie sospirò profondamente. «Posso... posso andare ora?» domandò.
«Sì certo. E tieni quei marmocchi a casa, intesi? Niente giri in bicicletta a fare indagini o robe del genere» e così la ragazza uscì di corsa da quell'ufficio la cui aria stava diventando pesante.
Non riusciva a crederci, non poteva essere vero.
Will Byers era scomparso.
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