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꒰ chapter one
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❛ Scopro di essere la figlia di una divinità dell'olimpo ❜

Tutto potevo aspettarmi tranne che questo.
Nel corso degli anni avevo fantasticato su cosa avessi, sul motivo per il quale mi sentivo diversa rispetto ai ragazzi "normali" della mia età. Finalmente avevo trovato la spiegazione a tutti quegli strani sogni, a tutte quelle visioni e alle allucinazioni, alla dislessia e all'iperattività.

La gente mi prendeva per pazza quando ne parlavo, ecco perché mi ero promessa di non parlarne più con nessuno, esclusa mia madre.

In effetti non potevo mica biasimarli. Sentire dire da una ragazzina che sul tetto della propria scuola vi si trovava uno strano animale con delle ali, quando in realtà non c'era, oppure dire di aver visto quell'animale parlare...
Beh, si, come dargli torto. Chiunque potrebbe prendermi per pazza.

Infatti con i professori e con quei pochi amici che avevo non ne parlavo più, proprio perché avrebbero corrugato la fronte e avrebbero pensato che mi sarebbe servita una visita dallo psicologo.

Raccontavo tutto a mia madre, che da sempre mi é accanto.
Tempo fa mi disse che mio padre era morto in un incidente stradale quando io avevo appena pochi mesi, ma ciò non spiegava il perché non avessi foto con lui.

« Non era un tipo da foto, tuo padre » mi diceva sempre e io le rispondevo sempre alla stessa maniera.

« Neanche con sua figlia? »

E lei faceva spallucce, per poi sviare l'argomento.

In realtà non credevo molto a ciò che mia madre mi aveva detto su mio padre per dei buoni motivi.

Primo, mai mi aveva detto la data della sua morte. Quando l'argomento "papà" veniva fuori, le chiedevo sempre quando fosse stato l'incidente ma mai mi rispondeva, o se lo faceva diceva che non ricordava il giorno preciso.

Come poteva non ricordava la data della morte di suo marito?

Secondo, la tomba non esisteva. Le ho chiesto spesso di andarlo a trovare al cimitero, ma niente. Diceva che si trovava in un'altra città e ogni volta che insistevo per andarlo a trovare, prendeva ogni singola volta delle scuse.

Terzo, le foto appunto. Mia madre non aveva nemmeno una foto con mio padre e nemmeno una foto dove eravamo presenti io e lui.

Quarta e ultima motivazione, su internet non si trovava nessuna notizia sull'incidente, come se non ci fosse mai stato.

Prima di scoprire la vera verità, pensavo che mio padre non fosse morto, ma che ci avesse solo abbandonate e mia madre per evitare tutta la storia sull'abbandono aveva inventato questa scenetta.

Ma tralasciando tutta questa storia su mio padre, mia madre ha sempre preso le mie difese. A scuola, in pubblico, con i miei amici, ovunque.

Si faceva avanti e senza paura mi proteggeva di fronte a qualsiasi cosa, anche a costo di farsi del male.

« Senti sbrighiamoci ad andare in questo campo che tutta questa strada mi sta facendo venire la nausea » sbuffai, guardando fuori dal finestrino.

« Sempre molto delicata » esordì mia madre sorridendo.

« Sono fatta così, che posso farci » dissi facendo spallucce.

In quel momento erano le sei del mattino e insieme a  mia madre ci stavamo dirigendo al campo mezzosangue.

Avevo scoperto tutto questo mondo proprio il giorno prima.

Tutta la questione di mio padre mi stava iniziando a puzzare sempre di più, così costrinsi mia madre a farmi raccontare tutto.

Mi misi ad urlare per casa e per la disperazione mia madre mi raccontò tutto quanto.
Mi disse che mio padre era una divinità dell'olimpo, il dio Ermes, che io ero una mezzosangue, un semidio appunto.
Tutte le visioni, le allucinazioni, la dislessia, tutti quei sogni erano colpa del fatto che mio padre fosse una divinità.

Subito dopo mia madre iniziò a fare le valigie e a salirle in macchina e lì mi parlò del campo.
Esso era adatto proprio ai ragazzi come me e lì mi avrebbero insegnato a combattere.

« L'idea non mi dispiace affatto » le dissi, ed era la verità.

Quando ero piccola mia madre mi iscrisse a tanti sport come lo scherma, il kendo, il jujistu e molti altri sport a corpo libero e con la spada. A quanto pare mi stava preparando per il campo.

Dopo quasi due ore passate nella macchina con il sole cocente che penetrava dai vetri, arrivammo in una valle e lì mia madre parcheggiò.

« Allora? Sei pronta? » chiese mia madre.

« Eccome! » esultai scendendo dall'auto.

Aprii il cofano contenente le valigie e presi le mie, afferrai lo zaino e lo misi in spalla ma in quel momento mia madre mi prese le mani.

Alzai lo sguardo e i suoi occhi erano stra colmi di lacrime.

« Che succede mamma? » domandai corrugando la fronte.

« Io non potrò venire » disse lei, tirando su con il naso e sorridendomi dolcemente.

In quel momento riuscii a sentire il mio cuore spezzarsi. Vivere senza mia madre? Oh no, non ci pensavo proprio.
Lei era la mia forza, colei che mi rendeva felice. Non potevo lasciarla andare, non ero pronta.

« No mamma, no » dissi, iniziando a sentire gli occhi bruciare.

« Lyn mi dispiace » iniziò a singhiozzare.

« Mamma non sono pronta, non posso lasciarti andare » scoppiai a piangere, in quel momento non riuscii a trattenermi.

« Ci rivedremo dopo l'estate, sempre se vorrai vedermi... » disse in tono malinconico.

« Perché non vorrei vederti? Certo che verrò dopo l'estate! »

« Non ho fatto che mentirti per tutta la vita » aveva la voce rotta, così come il mio cuore in quel preciso momento.

« Sei pur sempre mia madre! »

« Ti voglio bene Lyn » si fiondò ad abbracciarmi.

Restammo l'una nelle braccia dell'altra per minuti che passarono fin troppo in fretta.

Non ero pronta, mai lo sarei stata, ma dovevo fidarmi di lei, dovevo fare come mi diceva.

La salutai e mi incamminai verso una fattoria che si trovava più avanti.

Mia madre mi disse che non appena avrei oltrepassato la fattoria, avrei trovato il campo.

Così mi incamminai con le guance bagnate e gli occhi gonfi, ma con una mano me li asciugai e cercai di essere sorridente. Non volevo che mi vedessero in quello stato.

Dopo una decina di minuti svoltai l'angolo e vi trovai decine di edifici dell'antica Grecia, un ampio padiglione a cielo aperto, un anfiteatro, un'arena circolare, tutti nuovi di zecca, con le colonne in marmo bianco che luccicavano al sole. C'era un laghetto, un bosco ed infine un poligono di tiro, dove alcuni ragazzi si stavano esercitando con l'arco.

Sembrava davvero una piccola città greca.

In lontananza un ragazzo mi vide,  iniziò ad urlare correndo verso di me.

« Ehy! » urlò sventolando la sua mano in aria.

« Ehy! » continuò finché non arrivò proprio di fronte a me, affannato.

« Stai piangendo? » disse il ragazzo con il fiatone, guardandomi con occhi confusi.

« Ehm, no » mi affrettai ad asciugarmi le lacrime e sfregai violentemente gli occhi.

Cercai di guardare il ragazzo: poteva avere perlopiù diciannove anni, aveva i capelli tagliati molto corti e di un biondo rame. Era alto e muscoloso, indossava una maglietta di un arancione acceso, dei jeans tagliati al ginocchio, dei sandali ed infine una collanina con cinque perle di terracotta di diversi colori.

« Sono al campo mezzosangue? » chiesi.

« Eccome, vieni con me, io sono Luke Castellan » si presentò il ragazzo porgendomi la sua mano.

« Raelynn West » la strinsi e al ché lui sorrise.

« Hai un nome davvero particolare, seguimi Raelynn »

Luke proseguì a passo svelto e io tentavo in tutti i modi di raggiungerlo, ma con la valigia in una mano e lo zaino in un'altra mi era difficile.

« Luke, non correre! » dissi cercando di prendere fiato e al contempo di tenere il passo del ragazzo.

In fondo c'era un portico, dove due uomini erano impegnati a giocare a carte in un tavolino da gioco.

Un uomo era piccolo e grassoccio, il naso rosso, gli occhi grandi e lucidi e dei capelli ricci, di un nero così intenso da sembrare blu.

« Quello é il signor D » disse Luke indicando con gli occhi l'uomo.

« É il direttore del campo, mentre l'altro é Chirone » indicò l'altro uomo.

Mi accorsi che era in una sedia a rotelle, indossava una giacca e aveva i capelli castani e un po' radi.

« Buongiorno » disse Luke attirando l'attenzione dei due uomini.

« Salve » dissi io.

« Lei é Raelynn West, é appena arrivata al campo. L'ho vista arrivare e sono corso a prenderla » comunicò il biondo.

« Ogni volta sempre la stessa storia... Benvenuta al campo mezzosangue! Adesso sparite, sono abbastanza impegnato » disse il signor D grattandosi la barba.

ma guarda un po' questo...

Pensai e per poco non lo dissi a voce alta. Sono una ragazza molto diretta e sincera, ogni cosa che mi passa per la testa la dico, ma in quel momento riuscii a trattenermi.

« Grazie » dissi, abbozzando un sorriso più falso che mai, cosa che il signor D notò, perché in risposta mi lanciò un'occhiataccia.

« Raelynn, chi ti ha portata qui? » intervenne Chirone.

« Mia madre, mi ha raccontato di tutto questo mondo ieri sera e subito dopo siamo partiti per venire qui » dissi annuendo.

« Si sa già di chi é figlia? » intervenne il Signor D bevendo una lattina di Diet Coke.

« Ermes, o almeno, così mi ha raccontato mia madre » affermai.

« Vabene, andrai allora alla capanna numero undici, Luke accompagnala » disse Chirone con voce solenne.

Così il biondo mi mostrò il campo: mi fece vedere la foresta e mi consigliò di andare armata ogni volta che sarei andata lì, vidi il poligono di tiro con l'arco, il laghetto del canottaggio, le stalle, l'anfiteatro del coro e l'arena in cui Luke mi spiegò che si tenevano i combattimenti di lancia e spada, ovvero sfide fra le capanne.

Visitammo anche la mensa, ovvero un padiglione a cielo aperto incorniciato da colonne greche, su una collina affacciata sul mare.

Infine mi mostrò le capanne che si trovavano nel bosco vicino al lago. Esse erano dodici in tutto, disposte ad U, due sulla base e una fila di cinque a formare ogni braccio. Tutte e dodici si affacciavano su un cortile comune grande quasi quanto un campo di calcio pieno di statue greche, fontane, aiuole e alcuni canestri da basket.

« Sai giocare a basket? » chiese Luke.

« Me la cavo » feci spallucce.

Al centro del cortile vi si trovava un enorme braciere rivestito di pietra. Nonostante quella fosse una giornata secca ed afosa, i tizzoni ardevano come non mai e una ragazzina di circa nove anni badava al fuoco, pungolando le braci con un bastone.

Mi fermai nel mentre ad ammirare le prime due capanne, maestose e completamente rivestite in marmo bianco, riuscivo a specchiarmi per quanto fossero luccicanti e pulite.

Così ne approfittai, mi specchiai appunto sulla parete di marmo della prima casa, probabilmente quella di Zeus, cercando di sistemarmi i capelli e controllare se avessi ancora gli occhi gonfi.

« Raelynn vieni! » urlò Luke da lontano.

Andai dal ragazzo e mi portò nella capanna numero undici.

Vi ricordate le prime due capanne splendenti e pulite? Nuove di zecca? Bene, questa era letteralmente tutto il contrario.

La soglia era pericolante, con la vernice marrone screpolata e sopra la porta vi si trovava uno di quei simboli medici, un caduceo. Se ci fosse stato un forte vento, quella capanna sarebbe andata distrutta.

« Siete fortunati che non sia già caduta a pezzi » dissi a Luke.

In risposta il biondo rame sorrise e mi fece entrare dentro.

« Benvenuta nella capanna numero undici Raelynn West, puoi prenderti quell'angolo lì. Vai a posare le tue valigie e poi inizierò a farti conoscere un po' di gente » disse il Castellan.

Così mi avvicinai nell'angolo indicatomi da Luke, presi un sacco a pelo da un armadio lì vicino e lo buttai a terra, poi gli misi davanti la mia valigia e lo zaino.

« Luke! Luke! Dove cavolo si é cacciato quel ragazzo! » sentii delle urla fuori dalla capanna, una voce femminile chiamava ininterrottamente il nome del biondo.

« Evangeline per gli dei perché urli! » Luke alzò il tono della voce per farsi sentire dalla ragazza che lo stava chiamando.

Una ragazza appunto, probabilmente con la stessa età di Luke, si fermò di fronte l'ingresso della capanna.

Aveva dei lunghi capelli biondi e gli occhi chiari, indossava la stessa maglietta arancione di Luke e in mano teneva una spada.

« Ti va di allenarci insieme? » chiese quella che pensai fosse Evangeline.

« Al momento sarei occupato » rispose il ragazzo, puntando gli occhi su di me.

« Oh, é nuova? » disse indicandomi.

« Ma va', tu che dici? » dissi io avvicinandomi ai due.

« La ragazza già mi piace » affermò la bionda.

« Evangeline Daviss, figlia di Atena » continuò.

« Raelynn West, figlia di Ermes »

« Andiamo, ti faccio conoscere qualcuno » disse Luke portandomi fuori dalla capanna.

Uscimmo fuori e andammo alla capanna numero dieci, quella di Afrodite.

Sulla soglia della cabina una ragazza era impegnata nel leggere un libro.

« Daphne, ogni tanto potresti anche scollarti da quei libri! » disse Evangeline, andando dalla ragazza e sedendosi accanto a lei.

« Forse leggere non ti farebbe male Eva, tieni, te lo presto » la ragazza chiuse il libro e lo porse all'amica.

« Sta tranquilla, anche io leggo, ma non ho un'ossessione compulsiva per il libri » Evangeline appoggiò il libro sulla soglia della porta.

La ragazza della capanna dieci aveva anche lei i capelli biondi ma al contrario dell'amica, lei aveva gli occhi castani.

« Oh, la ragazza nuova! » si accorse di me e si alzò per abbracciarmi.

Non ero una che dava tanto affetto, e ricevere un abbraccio da una ragazza di cui non conoscevo nemmeno il nome mi fece strano.

Cercai in qualche modo di ricambiare l'abbraccio, ma con scarsi risultati.

« Daphne Emerson, la figlia di Afrodite » disse subito dopo essersi scollata dall'abbraccio.

« Raelynn West, figlia di Ermes » dissi, per la duecentesima volta.

« Luke finalmente una ragazza carina nella tua capanna! E soprattutto figlia di Ermes, come te! » disse Daphne esultando di gioia e facendo l'occhiolino al ragazzo.

« Tu sei figlio di Ermes?! » dissi con stupore, spalancando gli occhi rivolgendomi al ragazzo accanto a me.

« Eccome, inoltre sono anche il tuo capo gruppo » disse Luke facendomi l'occhiolino.

« Vabene piccioncini! Adesso andiamo a far vedere tutto il campo a Raelynn, andiamo! » disse Evangeline battendo le mani.

Ci incamminammo e io mi avvicinai all'orecchio di Luke.

« Per quante altre volte ancora dovrò dire che sono figlia di Ermes? Già mi sto scocciando »

« Oh ancora non sai quante » disse il ragazzo ridendo.


































|sele's note|
primo capitolo della storia su percy!! sono troppo contenta di aver iniziato questa storia.

Amo raelynn alla follia, ve lo giuro.

A voi com'é sembrato questo capitolo? <3

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