CAPITOLO 7
I NOSTRI DESIDERI
Quando si è piccoli si trova qualsiasi occasione per poter esprimere un desiderio, nella speranza di poterli realizzare.
E i desideri determinano una persona, i suoi sogni sono il suo futuro.
Ma cosa succede quando qualcuno vive nelle inclinazioni, nei desideri degli altri?
Non è un furto di identità? Non è uno spreco di tempo e di vita?
Rhea ricordava ancora la prima volta che rubò qualcosa, come tanti adolescenti vogliosi di adrenalina e di fare degli sbagli.
Era accaduto in un centro commerciale, proprio come quello, con suo cugino Jason.
Rubare le era facile, tanto facile da annoiarla.
Aveva smesso di farlo solo per questo, perché non la divertiva ma comprare cose costose davanti a commesse scioccate le piaceva eccome.
Questa volta aveva optato per il furto di un paio di jeans neri, una dolcevita beige scollato sulle spalle.
Poi aveva preso delle all star false del medesimo colore e un eyelinear.
Rogers era sorpreso dalle sue qualità e da come non fosse agitata in attività illecite.
Se solo egli avesse saputo quanto ella stessa recitando, quando in realtà fosse spaventata.
<<Occhiali da vista finiti, eh?>>rise lei quando vide il Capitano.
<<È un ottimo travestimento. Tutti sanno che Captain America ha una vista perfetta. E poi gli occhiali sono rassicuranti, indica un imperfezione che rasserena chi lo guarda>>
Lo guardò con le labbra schiuse, quasi avesse parlato al vento<<O sono da maniaco>>
I tre uscirono senza nessun problema del negozio, i due famosi con il cappuccio sulla testa mentre ella usò i capelli lunghi per coprirsi.
Steve non sapeva dove andare ma seguiva tranquillamente Rhea, che fissava con fermezza il secondo piano con un locale di elettronica.
Il suo sguardo era di una sicurezza che lo confondeva ma sapeva anche rassicurarlo, perché gli dava la certezza di essere all'altezza a quella situazione.
Quando arrivarono la dottoressa scelse un PC e tirò fuori la chiavetta mostrandola ai presenti.
<<Appena entrerò nel drive ci sarà un inversione di segnale, significa che lo SHIELD ci troverà immediatamente>>
Rogers annuì<<Quando tempo avremo?>>
<<Nove minuti da...>>inserì la chiavette<<Adesso>>
Rhea spostò i capelli indietro, mostrando il suo collo e Steve non poté che notare il chiarore della sua pelle. Ella iniziò a digitare con una velocità impressionante mentre dei codici in stranieri apparivano.
<<Conosci il tedesco?>>
<<Parlo correttamente 12 lingue e una la sto ancora imparando >>
Chiese Nat<<Oh, quale?>>
<<Il wakandiano>>
Nessuno rispose a questo.
Egli non sapeva molto del Wakanda, a parte che è da lì che veniva il vibranio del suo scudo.
Ella continuò a digitare, mordendosi le labbra e facendo qualche smorfia irritata.
<<Va tutto bene?>>
<<È un drive super protetto da un intelligenza artificiale, continua a riscriversi per neutralizzare i miei comandi.>>
<<Chi ha creato questa roba deve essere più intelligente di te, leggermente>>disse Nat.
Rhea si fermò un secondo per guardarla male<<Non si tratta d'intelligenza. Per me la tecnologia è bellezza, arte. Nascondi un dipinto sotto un altro dipinto ma questo è diverso, è....>>
<<Cosa?>>le chiese l'uomo senza tempo.
La giovane sorrise e cambiò il suo sguardo<<È un attacco, è rabbia.>>
<<E come puoi batterlo?>>
<<Solo un mostro può uccidere un altro mostro, non si dice così?>>
Ella cambiò i propri comandi, inserì un codice che Natasha notò <<Aspetta, hai inserito un virus?>>
<<Non uno. Colpisco le sue difese su ogni punto, ogni rete. Lo distruggo>>
Era una strategia che Steve comprese ma solo in modo militare<<Se lo distruggi non potremmo leggerlo>>
<<Non dobbiamo leggerlo>>
<<Di che stai parlando?>>le si avvicinò, dimenticandosi della rossa.
<<Dobbiamo solo sapere da dove è partito>>
Improvvisamente, mentre si apriva una cartina sullo schermo, Natasha batté una mano sul tavolo<<Non avevi detto che avevamo nove minuti?>>
<<Sì>>
<<Allora perché ho appena visto Rumlow?>>
Era impossibile ma i due sollevarono lo sguardo verso dei televisori collegati a delle telecamere nel centro commerciale.
Rogers capì perché Rhea aveva scelto quel posto, era geniale.
Notarono Rumlow camminare insieme a Rollins, sicuramente altri del loro team erano presenti.
<<Merda>>mormorò la dottoressa.
<<Devi per forza imprecare?>>
<<E tu devi per forza sgridarmi?>>ribatté.
La russa li interruppe<<Abbiamo un piano?>>
<<Non posso staccarmi da qui finché non trovo le coordinate>>
Natasha annuì<<Dammi le chiavi della tua auto. Vengo a prendervi nel parcheggio sotterraneo>>
<<No, nessuno guida la mia Mustang>>
<<Nessuno potrà guidarla se ci catturano>>mormorò Rogers<<O vuoi che la guidi io?>>
<<Per l'amor di Dio, no! L'ultima volta che avrai guidato è stato settant'anni anni fa>>
<<Non è vero>>
Rhea sbuffò e prese le chiavi dalle tasche, le consegnò alla rossa di malavoglia ma l'altra le sorrise.<<Non le farò un graffio, promesso>>
Se non fosse stato per l'impazienza di Rogers forse ella avrebbe continuato a guardare Romanoff sparire nella folla ma non c'era tempo.
Sapeva di doversi concentrare e così tentò ma il caricamento sembra eterno, era lento a causa della rete Wi-fi scarsa.
<<Posso esservi utile?>>
I due si voltarono sussultando, finché non videro un uomo sulla trentina e con carpelli e barba piuttosto lunghi.
Lavorava lì e fissava la donna con un sorriso da ebete.
Ella si girò verso Steve e mise un braccio intorno alle sue spalle e una mano sui suoi pettorali, anche se cercò di non pensare a quanto fossero duri. <<Oh no, io e il mio fidanzato stiamo cercando una meta per il viaggio di nozze>>
<<Esatto>>rise lui, diventando rosso<<Stiamo per sposarci>>
<<Quando il lieto evento?>>
Rhea sorrise sarcastica<<Il quattro luglio>>
Rogers capì la sua frecciatina per la festa d'indipendenza e anche perché era il suo compleanno, ma continuò a fingere<<E dove andrete di bello?>>
<<Abbiamo pensato di far decidere la sorte, il destino ce lo dirà>>
<<Quindi New Jersey?!>>
Rhea tornò a guardare il display che aveva finito il caricamento, così come l'altro e ne restarono sorpresi.
<<Oh porca p...>>ella si fermò quando notò lo sguardo di Steve <<Paletta, porca paletta>>
<<Non le piace il New Jersey, signorina?>>
Trattenne il respiro e questa volta Rogers capì del tutto sul fatto di star dicendo la verità<<No, affatto>>
La tensione che ella provava si estese al commesse che iniziò a fissare l'uomo, poi sorrise ampiamente<<Ho gli stessi paia d'occhiali>>
<<Potreste essere gemelli>>
<<Oh ma magari! Tu sei perfetto, lo siete entrambi.>>indietreggiò imbarazzato<<Una coppia straordinaria, buon matrimonio!>>
<<Speriamo, Chuwbecca!>>
Il commesso la fissò diventando viola ma anche ridendo, mentre ella prendeva con una mano la chiavette e l'altra le dita di Steve. Lo trascinò con sé.
<<Era un tuo amico?>>le domandò innocentemente<<Conoscevi il sul suo nome>>
Ella per poco non si fermò per lo sdegno<<Mi prendi in giro? Non hai mai visto Star Wars?>>
<<No>>
<<Questo sarebbe un motivo per cui non sposarti>>
Lui scosse la testa affrettando il passo ma solo in quel momento, mentre ella rideva, si accorse che le loro dita erano ancora intrecciate ed era una bella sensazione.
Ma la medesima finì quando notò la squadra tattica<<Siamo circondati da ogni parte. Se ci attaccano io intervengo e tu corri verso la scala>>
<<Il segreto del restare invisibile è non attaccare nel momento più ovvio, Captain Stella. Devi fare esattamente ciò che nessuno si aspetterebbe, contrastare la tua natura ti salverà>>
<<E la mia natura quale sarebbe?>>
Sollevò le loro mani intrecciate e le portò sulle proprie spalle, lasciando che diventasse un abbraccio.<<Salvare le persone>>
<<E perché lo dici come se fosse tanto terribile?>>
I due agenti che stavano arrivando non li notarono perché ella appoggiò la testa sulla sua spalla, comportandosi in modo romantico.
Egli rimase sorpreso<<Perché tendi anche a salvare l'insalvabile>>
Rogers non sapeva cosa dire, forse aveva ragione ma non lo vedeva come un difetto. Stettero zitti per qualche minuto mentre attraversavano il primo piano per arrivare a quello sotterraneo e Rhea aveva già tolto la sua mano dalla sua.
Ella salì per prima sulle scale mobili, per un secondo il suo cervello si perse ai pensieri selvaggi che la torturavano.
Steve sussurrò dietro di lei qualcosa<<Rumlow>>
Ella lo mirò mentre saliva sul mezzo, li avrebbe visti senza dubbio.
Quindi si voltò di colpo, guardando in alto l'uomo, disse la sua idea prima di averla realizzata.
<<Baciami>>
<<Dottoressa Rhea...>>
<<Le manifestazioni in pubblico mettono in soggezione le persone, le imbarazzano>>
<<Sì. Tu mi stai mettendo in imbarazzo>>
<<È scientificamente provato ed io credo nella scienza. E anche tu dovresti, dato che sei uscito da un esperimento>>
<<Lo so ma...aspetta, cosa?>>
Non ricevette mai una risposta.
Rhea allungò una mano e la posò sul viso di Steve. In quel momento per lui il tempo parve rallentare, dimenticarsi di quanti pericoli e occhi poteva incontrare.
Il tempo, che si era fermato per oltre settant'anni, sembrò essere dalla sua parte finalmente, a tempo coi battiti del suo cuore e andava all'impazzata.
Le labbra di lei erano carnose e morbide, abbastanza calde da far sciogliere il poco ghiaccio rimasto dentro il soldato.
In quell'istante era solo un uomo che baciava una donna bellissima, un po' folle, ma sveglia e sincera.
Non importava in quale epoca, cosa indossavano o chi erano.
Non era un bacio a stampo, come sarebbe stato più ovvio.
Ella lo approfondì e il suo indice percorse la linea della sua mandibola, come a tracciare una mappa, arrivando a sollevargli il mento.
Fu lì che riaprirono gli occhi e le loro bocche ripresero fiato.
Lui restò un secondo di più fisso su di lei e la vide sorridere, ma non era un sorriso ironico.
Non sapeva dare una significato alla curva delle sue labbra ma era amabile, gentile.
Rumlow li aveva già superati ma Rogers se ne dimenticò, la osservò scendere le scale con tranquillità e andare verso il garage.
Lui, senza farsi vedere, mise una mano sul proprio cuore per smettere di pensarci.
La Mustang apparve magicamente davanti a loro, dopo aver sgommato.
Natasha aprì la portiera<<Vogliamo andare, piccioncini?>>
Sullo schermo dell'auto videro il servizio delle telecamere e capirono di essere beccati, Rhea cercò di non ridere.
<<Era necessario!>>esclamò ella<<E va dietro. Guido io, Caterina la Grande>>
Natasha scese e continuò a essere divertita<<Citazione azzeccata>>
I tre salirono e Rhea partì senza avvisare, l'auto si chiuse in modo ermetico e il navigatore partì quando furono dal parcheggio sotterraneo. <<Ho io le coordinate, sono quattro ore di viaggio con tre pause per mangiare e per fare benzina>>
<<E dove? Non hai fatto neppure una foto>>
<<Le ho mandate al sistema intelligente della mia auto>>ammise<<Ci sta portando già lì>>
Rogers guardò meglio l'interfaccia e fu la sua di faccia a cambiare. <<Non può essere>>
<<Che cosa?>>domandò Natasha.
<<Sono già stato lì>>
Rhea scrollò le spalle<<Allora sarà un viaggio nel viale dei ricordi>>
Per le prima due ore non ci fu nulla di cui parlare e quel silenzio non mise a disagio nessuno dei tre, cosa strana per la dottoressa.
I suoi pensieri poterono liberarsi, cosa che forse avrebbe preferito non fare, la sua mente era la dimora del caos.
Continuava a ricordare l'ombra vista dietro di sé, era una strana allucinazione o ai suoi buchi di memoria, alle abilità che non era certa di aver mai imparato.
E poi finì per pensare a suo padre, lui era al persona più importante della sua vita e per la prima volta sentiva che stargli lontano era il solo modo per essere al sicuro.
Sentiva che le aveva mentito, era un tradimento mai provato prima nei suoi confronti.
Eppure il senso di colpa cercava di invaderla, il mondo credeva che fosse stata rapita e l'ultima volta era stato un trauma per suo padre, era come riviverlo per egli.
Non conosceva i suoi compagni di viaggio e la cosa era reciproca, forse era questo a rilassarla, non si doveva giustificare.
Non le piaceva il New Jersey, ma non aveva idea del perché. Sapeva solo che era un posto in cui non doveva andare, la spaventava.
Non si dava pace e per questo, appena fecero la prima sosta, finì per andare in bagno a vomitare.
Al suo ritorno nessuno dei due notò che poteva essere successo, si sorprese di quanto fosse brava a recitare.
Quella situazione era folle, non voleva pentirsene.
<<Perché non vuoi lasciare questa auto? È appariscente e tuo padre la conosce>>
<<È introvabile>>disse ripartendo dopo aver fatto benzina<<Letteralmente, l'ho modificata per questo, è invisibile per ogni tipo di apparecchio tecnologico. Le telecamere non la vedono, così come all'interno nessun dispositivo può dare la sua posizione o segnale. E' armata, come hai visto. Il materiale è leggero ma impenetrabile al 99%>>
<<Perché non al 100%?>>
<<Non esiste lega più forte del vibranio, è la sola cosa che potremmo temere>>
Lui fece una smorfia con un mezzo sorriso<<Ecco perché non volevi lasciarla, credevo fosse perché ne sei affezionata>>
<<Oh, lo sono al punto da averla ricostruita>>
<<Ricostruita? Avevi fatto un incidente?>>
Non rispose subito, diede un occhiata alla russa che si era addormentata <<Solo se per incidente intendi un gruppo di chitauri usciti da un buco nel cielo>>
<<New York>>sussurrò<<Eri lì?>>
<<No, ma mio cugino sì.>>
Dal modo in lo disse Steve restò amareggiato, non servivano parole esplicite per fargli capire che suo cugino doveva essere morto quel giorno.
E cosa avrebbe potuto dire? Non voleva essere un'ipocrita e chiederle scusa, perché non sarebbe stato abbastanza.
Gli Avengers erano amati ma erano stati anche odiati, se n'erano andati dopo aver distrutto mezza New York.
Avevano salvate vite ma quante altre erano andate perse?
<<Natasha sta dormendo>>gli disse quando notò il tramonto<<Quindi puoi rispondere a una mia domanda, ma se non rispondi sarà come se l'avessi fatto>>
<<Sentiamo>>
<<Era il tuo primo bacio dopo il 1945?>>
Non provò neppure a guardarla ma le sue gote arrossirono leggermente ed ella si sentì soddisfatta<<Era così pessimo?>>
<<Non ho detto questo>>
<<Sembra che tu stia dicendo proprio questo, Dottoressa>>
Una cosa che Rhea registrò era che finivano sempre per battibeccare, la cosa era piacevole fino ad un certo punto.
Ora lo aveva fatto innervosire sul serio.
Non aveva pensato a quel bacio, c'erano altre priorità ma adesso, anche se inizialmente per scherzo, ci pensò sul serio.
La sua mente disse solo "Che bacio, Cristo Santo".
<<No, dico davvero. Non era affatto pessimo, Steve>>
Era la prima volta che lo chiamava col suo nome e lo aveva pronunciato in modo più gentile, confortante.
Questo lo calmò e pensò di rendere la conversazione a passo coi tempi, cercava di essere moderno e pensava che il femminismo fosse quello.
<<E tu non mi chiedi se sei stata brava?>>
Si morse un labbro<<No, mi mentiresti>>
<<Non è vero>>
<<Oh si e per due possibili ragioni. Lo faresti o perché sei un gentleman o perché...be', sei un uomo e gli uomini mentono>>commentò<<Ed io deduco che sia la prima>>
<<Non capisco mai quando fai un complimento o un insulto>>
Alzò le spalle<<Devi guadagnarti tutto con me, è giusto che tu lo sappia.>>
<<Ricevuto>>
Si voltò un secondo mentre la guardava e vide il suo sorriso, non riuscì a decifrarlo.
Perché le sorrideva in modo così spontaneo e gentile? La mise in agitazione.
Detestava non capire le persone.
Ella non riuscì a stare zitta, per l'imbarazzo<<E comunque te l'ho chiesto solo per sapere quanta pratica avessi fatto>>
<<Pratica? Non c'è bisogno di pratica!>>
Annuì<<Oh si, certo che si, come in tutte le cose! E non mi hai neppure risposto, ero il tuo primo bacio dal 1945?>>
<<No, non era il mio primo bacio da allora. Ho 95 anni, non sono morto!>>
<<Ti stai contraddicendo, lo sai, vero? E mi stai mentendo>>
Lui mosse la gamba frettolosamente ed ella vide finalmente il cartellone del New Jersey. Rogers si girò un poco, osservando la luce arancio che colpiva il viso della donna, le donava incredibilmente e si accorse che la sua curiosità era sana. Tentava di fare conversazione, non di imbarazzarlo e non era forse Captain America il simbolo di onestà?
<<Va bene sì, era passato un po'>>
<<Anche per me>>
A questo spalancò gli occhi scatto, sorpreso ma anche perché nel suo sguardo non c'era traccia di compassione.
Non lo diceva per farlo stare meglio, tutto il contrario, sembrava rivevere qualcosa di molto sofferente.
<<A causa del lavoro, deduco>>
Annuì<<Una specie. La mia vita è sempre stata votata a mio padre. L'idea di fare grandi cose era di entrambi ma ero io a doverle fare e frenare o rallentare non è mai stato contemplato nel piano.>>
<<Mi dispiace>>
<<Perché? Mi ha reso più forte stare da sola e lo sono stata quando ho dovuto scegliere tra dovere e...>>Trattenne il fiato<<desiderio>>
Per tutto quel tempo Steve pensò di non aver minimamente pensato alla possibilità che ella fosse fidanzata o che avesse degli amici.
Era accaduto tutto così in fretta e l'aveva sempre vista lavorare, quasi non avesse una vita comune.
<<Hai scelto il dovere>>
Si domandò chi fosse il ragazzo che aveva lasciato andare, perché dal modo in cui stringeva il volante sembrava ancora soffrire per questo.
<<Forse alla fine il dovere ha scelto me>>rifletté<<E tu? Nessuno di speciale?>>
<<Non è affatto facile trovare qualcuno con analoghe esperienze di vita>>
A questo entrambi ridacchiarono<<Dio, Rogers! Le ragazze della Terra saranno anche attratte da te ma dopo una frase del genere scapperebbero tutte>>
<<Che vuoi dire?>>
<<Significa che non troverai mai una donna che ha vissuto ciò che hai vissuto tu, è impossibile. Prova a scrivere su Tinder qualcosa come " Super affasciante soldato degli anni 40" e avrai un appuntamento, ma "Super soldato, finito in un Iceberg, che cerca qualcuno con analoghe esperienze di vita" e non avrai nulla. Devi solo sapere cosa vogliono gli altri>>
<<Oh, come fai tu?>>ribatté acido.
<<Se devi dire qualcosa fallo. In questo secolo le persone sono dirette, non gentili>>
Annuì e provò a seguire il consiglio<<È difficile fidarsi di qualcuno se non sai che persona sia>>
Si tirò indietro i capelli e aprì il finestrino<<Scusa, ho aperto per far uscire questa cazzata>>
<<Oh ma dai!>>batté le mani sulle ginocchia infastidito<<Me lo hai chiesto tu!>>
<<No, non è vero. Non mi stai dicendo ciò che pensi, ma solo ciò che vorresti pensare. Fidarsi di qualcuno non è una scelta, accade e basta. Ed è chiaro che non ti fidi dell'agente Romanoff o di me>>
<<Forse ho bisogno di una prova>>
<<Forse anche noi, ci hai pensato?>>gli chiese ed egli restò sorpreso<<La fiducia deve essere da entrambe le parti, non conta il passato di qualcuno ma il suo presente. Senza offesa ma a me non mi interessa se hai salvato il mondo un paio di volte, per quanto mi riguarda sei un uomo, con un siero e che causalmente vuole le mie stesse risposte>>
<<Tutto qua? Davvero?>>
<<Davvero. Non possiamo e non potremo mai conoscere completamente una persona, non al punto di sapere chi sia. È un illusione, non sono le azioni a dirci la verità ma i nostri desideri.>>ammise<<Per esempio, tu chi vorresti che io fossi?>>
<<Un'amica?>>
Sorrise mentre entravano in un lungo viale, il cielo si era tinto di blu e videro un campo.
<<Ecco>>sussurrò<<Forse è meglio se continui a illuderti, Rogers>>
Erano arrivati e per questo Rhea mise la mano dietro, toccando il ginocchio della russa e così si destò dal suo sonno.
Natasha non ci mise molto a notare l'aria tesa in auto, si dispiacque per non aver sentito la loro conversazione ma di certo avrebbe indagato.
Parcheggiarono e scesero dopo essersi preparati, Steve prese lo scudo e Nat controllò le armi che aveva.
Rhea si optò della parte tecnica, controllò il posto con un misuratore di temperatura e capirono di essere soli.
Il buio era un loro alleato, lo capì anche la dottoressa.
<<Ci dividiamo? Così occupiamo più terreno>>propose Romanoff.
<<Ottima idea, io vado con la spia>>
La russa sorrise ed entrò nel campo mentre Rogers le fissava muoversi in silenzio.
Non aveva osato dire loro dove si trovavano ma ci mise qualche istante di più a varcare la soglia.
I ricordi lo minacciavano, quasi fossero fantasmi intorno a lui e lottare era più dura che arrendersi.
Natasha invece non vedeva l'ora di entrare in azione.
<<Allora, Doc.>>mormorò Nat<<Sai certa di quello che fai?>>
Abbassò le ginocchia, facendo passi silenziosi e lenti<<Lo sono, forse più di quanto capisca. So come muovermi, come arrivarci. Ha senso per te?>>
<<Ho lottato contro un dio e degli alieni, oh e un Hulk! Le cose sensate sono sopravvalutate>>
<<Voglio solo prendere il figlio di puttana che ha ucciso zio Nick, a qualsiasi costo>>alzò le spalle ma la sua espressione era seria, determinata.
<<Qualsiasi? La linea tra ciò che puoi fare o vuoi è molto sottile. C'è un limite>>
Sorrise guardandosi intorno<<Scoprirai che odio i limiti, agente Romanoff>>
<<Be', Rogers li venera>>
<<Io non sono affatto come lui>>
Si voltò, ormai sicura che la zona fosse protetta e lo sguardo che aveva era sicuro della risposta che avrebbe avuto<<C'è qualcosa che vuoi dirmi?>>
<<Non cerco giustizia>>
<<Vendetta>>annuì<<È una vecchia amica, posso capire. E vorrei fare lo stesso a chi ha fatto tutto questo ma non credo si possa fare, ci troviamo in una situazione che coinvolge più di una persona.>>
<<Questo lo so ma se dovessi essere io a premere il grilletto, sappi che lo farò, nonostante Rogers>>
Aveva capito che la dottoressa fosse tosta ma questo aspetto, un po' inquietante, non lo aveva minimamente preso in considerazione.
Le ricordò qualcuno, una persona del suo passato che aveva amato e poi perso.
<<Non mi metterò in mezzo, ricevuto>>
La ringraziò con un cenno<<E mi dispiace che il Super Ghiacciolo non si fidi di te, comunque>>
<<Perché? Sai chi sono e cosa ho fatto, sarebbe strano il contrario>>
<<Non è una scusa. In quel garage non ti ho puntato la pistola perché so chi sei, lo avrei fatto con chiunque.>>mormorò<<Non giudico una persona per i suoi errori>>
Ella sorrise<<Tu mi piaci, Rhea Pierce>>
<<Di sicuro tu mi piaci più del Capitano. Se fosse necessario lottare seguirò te, lo sai?>>le chiese<<Insomma, lui è scienza ma tu sei religione. E poi credo più nella donne!>>
<<Ci avrei scommesso>>
Le due risero, era da tempo che Natasha non si sentiva affine con qualcuno che non fosse Clint Barton. Sentirono fischiare e videro Rogers, a distanza di una decina di metri, davanti ad una struttura nel bel mezzo del campo.
Le due donne si mossero velocemente, per raggiungerlo e lui tenne lo scudo davanti a sé<<Questo edificio è nel posto sbagliato>>
<<Come lo sai?>>domandò Rhea.
<<Perché anch'io vengo da qui, come quei file. È il campo dove mi hanno addestrato. E questo non c'era prima.>>
<<Be', sei stato via un bel po' di decenni e possono averlo costruito>>commentò Romanoff.
<<No invece. Il regolamento dell'esercito proibisce lo stoccaggio di un edificio a 400 metri dal campo>>
Rhea alzò le mani<<Okay, mi hai convinta>>
<<Che dite?>>sorrise Natasha<<Entriamo?>>
ANGOLO AUTRICE
Eccoci qui, miei Marvelliani.
Siamo entrati nel vivo del mistero e dell'azione.
Ho svelato un po' di particolari sul carattere di Rhea, perché ha agito in alcuni modi e spero che ora l'abbiate compresa un po' meglio.
Steve ha avuto il suo primo bacio da molto tempo, spero vi sia piaciuto quanto è piaciuto a Rhea.
Commentate, votate e seguitemi su tutti i Social perché metterò nuove anticipazioni.
Un abbraccio.
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