CAPITOLO 33
DAMMI CIÒ CHE DEVI
Ogni cosa, al mondo, ha un prezzo.
Ciò che si ha, anche se sembra esserselo guadagnato, in realtà ha un costo e bisogna imparare a pagarlo per non perderlo.
Ma prima o poi, per quanto si sacrifichi, il tempo vince e si riprende tutto.
Ci deve essere sempre una fine.
Rhea non credeva nella fine, forse se la meritava per tutte le cose sbagliate che aveva fatto, ma al contrario di molti altri, lei aveva sempre pagato il prezzo.
Aveva dato tutto, ma questa volta il tempo non voleva la sua vita ma sua figlia e questo non poteva accettarlo. Non avrebbe pagato.
Eppure, la donna davanti a lei, sembrava giù esigere un pagamento.
L'aveva vista nei suoi momenti più terribili, quando era un passo da lasciare quella vita.
Ma più tentava di ricordare e più si allontanava dal confine, come se incoscientemente non volesse saperlo.
Ella sembrava divertita, gli occhi scurissimi brillavano di follia, gli abiti stracciati e dal riflesso verde, i capelli arruffati, tutto avrebbe dovuto renderla impresentabile.
Invece era fatalmente bellissima.
Ma erano sole, loro e quelle tombe di coloro che Rhea aveva amato e perso.
Non sentiva più le grida di Bucky e Steve, che la seguivano, sembrava di essere in una bolla lontana dal mondo e dal suo dolore.
<<Non ti preoccupare, non ci interromperanno proprio ora che hai deciso di seguirmi>>
<<Proprio ora?>>
<<Non dirmi che non hai guardato nei suoi ricordi da Peccatrice>> sorrise. <<Che nome adorabile, comunque. Lo adoro>>
<<Oh grazie.>> rispose sarcastica.
<<Se non hai guardato forse dovresti farlo. Io ero lì, sempre, a volte facevi caso a me, altre eri un po'... indaffarata a torturare, mutilare, uccidere>>
<<Perché eri lì?>>
<<Per prendere le vite che mi donavi, ovviamente.>> sbuffò.
<<Oh bene, figuriamoci. Sei un'altra allucinazione>> mise le mani sui fianchi <<È come quel film con Will Smith? Il mio tumore mi sta presentando...Tempo?>>
<<Cosa? Come puoi pensare che io sia...>>
<<Di certo non sei la personificazione dell'Amore.>>
Sgranò gli occhi, toccandosi il petto.<<Scusami?>>
<<Ti sei vista? Non sei dolce, gentile o...amabile>>
<<Sei diventata maleducata e ti sbagli. Potrei essere l'amore! L'amore è pazzo, tragico e...>>
<<Irreale>>
<<Come puoi dirlo? Non ami forse tua figlia?>>
<<Certo ma l'amore è un sentimento, non una persona>>
<<Dipende dai punti di vista. Io rappresento qualcosa, non l'amore forse o il tempo...sono entrambe le cose e anche di più, la loro fine>>
Rhea non indietreggiò, la guardò alcun timore mentre la sua mente risolveva l'ennesimo enigma. A volte non avrebbe voluto essere così intelligente.
<<Sei la morte>>
<<Bravissima, amore mio!>> applaudì, facendo un inchino.
La fissò per un attimo, poi scosse la testa <<Stronzate. Non sei reale>>
Sinner fece un gesto sbrigativo e si voltò, meglio tornare dagli altri e trovare un modo per cercare Robin. Non poteva semplicemente essere svanita, l'avrebbe trovata e avrebbe fatto a pezzi il responsabile.
<<Rhea, io sono molto reale!>>
La ignorò. <<Odio le allucinazioni...>>
<<Ho aspettando che mi affrontassi per tanto tempo, ma sembra che il passato sia sempre destinato a ripetersi. Ma una madre che ha paura di perdere la propria figlia trova sempre il coraggio di vedermi>>
Rhea si fermò e si girò, lentamente.
Quelle parole sembravano avere un senso, come se le avesse già sentite.
Forse era reale, seppur tanto folle ma chi era per giudicare quando aveva appena scoperto di essere mezza strega?
<<Okay, facciamo finta che ti credo. Potresti piantarla di parlare con dei cazzo di enigmi?>>
<<Parlo di tua madre, dai. Lo sai...o meglio, lo saprai>>
<<Mi stai dicendo che è già successo? Se io sono qui, allora Robin...>>
<<Non ho detto questo. Questo...>> indicò loro due <<è già successo ma non quello che è capitato alla tua Pallina di Burro>>
Deglutì, proibendosi di lasciarsi andare alla paura. <<Tu dimmi solo dov'è>>
<<Non lo so. Non è qui.>>
<<Questo lo so!>> gridò.
<<No, Rhea. Intendo che non è qui, io percepisco tutte le vite e il loro tempo. Ma lei non c'è più>>
<<Però la ricordi>> si toccò il petto <<Nessuno la ricorda a parte me>>
<<Certo, io non posso dimenticare. Ma è già successo, che delle vite siano state raccolte senza che lo sapessi.>>
Scosse la testa, senza respiro. <<Mi stai dicendo cosa? Che è...è morta?>>
<<No, intendo dire che non esiste più in questo tempo. C'è una linea, io mi occupo di essa ma lei non c'è.>>
Rhea alzò un sopracciglio. <<Com'è possibile che sia la donna più intelligente dell'ultimo secolo e non capisca niente di quello che dici?>>
<<Non è che non lo capisci, è che ti rifiuti. La verità non è mai priva di dolore e tu hai dovuto pagare tanto per poter sopravvivere.>>
La mora si avvicinò, l'espressione segnata da rimpianto e shock.
<<Non si tratta più di me. È solo una bambina, la mia bambina. Non ho nient'altro a questo mondo, ho giurato di proteggerla, di guarire per lei e nel frattempo l'ho lasciata sola. Se è vero ciò che dici di essere, allora aiuta una madre a riprendersi sua figlia>>
<<Cosa sacrificheresti per lei?>>
<<Tutto>>
La donna rise, una risata così triste mentre faceva qualche passo in avanti. <<Non dovrei permetterlo ancora, guarda cosa ti ho preso e tu sei ancora qui, a chiedere>>
<<Cosa mi hai preso?>>
Ella fece un cenno alle lapidi e Rhea ispirò profondamente.
La morte, era lei che aveva preso la sua famiglia. Forse era reale, o forse era solo l'ennesima allucinazione, però provò solo disgusto per sé stessa.
Avrebbe dovuto vendicarsi, prendere quella donna e farla inginocchiare, però...qualcosa dentro di lei la trovava familiare, come se fosse parte di sé.
<<Il mio piccolo dolce amaro amore>>
Rhea chiuse gli occhi, una lacrima le solcò una guancia. <<Ti odio>>
<<Lo so>>
<<E sto vivendo per lei. Senza di lei, non voglio vivere.>>
Le accarezzò il viso, prendendo la sua lacrima<<Lo so>>
<<Prendi la mia vita, ma aiutami a salvare la sua.>>
<<Non posso>>
Quando tolse la mano dal suo viso, Rhea l'afferrò.
Era decisamente reale, ma ancora di più lo sguardo blu della giovane. Il suo potere sfavillò<<Sì che puoi.>>
<<Se prendessi la tua vita, distruggerei il sacro equilibrio>>
<<Ma il mio tempo sta già scadendo e lo sai! Io non ho dato niente di buono a questo mondo, a parte lei. Una vita per una vita. Aiutami a trovarla e ti darò tutto.>>
Non ci fu divertimento nello sguardo della folle donna. <<No>>
<<Io non valgo forse di più per la morte?!>>
<<Tu vali tutto per me.>>
Rhea la lasciò andare e sollevò il mento, guardandola da vicino. <<Che cosa stai cercando di dire?>>
<<Nulla che non abbia già detto. Non posso prendere la tua vita, non voglio>>
<<Perché?!>> gridò con voce spezzata.
Ma ella non rispose, restò immutabile, ferma.
Rhea si pulì le guance bagnata, respirò profondamente. <<Okay. Se non vuoi me, allora dimmi cosa darti in cambio.>>
<<Non posso salvare lei, è lontana. Ma posso far sì che tu abbia il tempo necessario per trovarla>>
<<Va bene! Sì, va benissimo. Per il tempo che mi darai, cosa vuoi in cambio?>>
<<Llo chiederò quando ne avrò voglia>> alzò le spalle.
Rhea alzò gli occhi al cielo. <<Pensavo che avresti fatto tutto per me>>
<<Infatti>>
<<Dimostralo, Lady Morte>>
La donna si tirò indietro e i suoi occhi brillarono di una scintilla verde, ancora più familiare.
Annuì, come se avessero appena stretto un patto magico.
<<Un tempo mi chiamavi così>> sorrise <<A lei non piaceva. Ma tu mi hai sempre vista per come sono>>
<<Il mio tempo>> le ricordò con tono serio.
<<Lo guadagnerai, forse non posso ridarti Robin ma posso dirti qualcosa altro. In questo momento i minuti scorrono lenti, poiché la morte sta arrivando.>>
Ella deglutì. <<Non sei qui per me>>
<<Sì che lo sono, ma non per prendere la tua anima>>
<<Chi?>>
<<Coloro che hanno preso la tua Pallina di Burro. Sei ancora in tempo per prenderli>>
<<Non potevi dirlo prima?!>>
Lei rise così forte che la foresta tremò e Rhea guardò un ultima volta la lapide dell'uomo che aveva amato.
Avrebbe riavuto Robin, a qualsiasi costo.
<<Corri, mio amore. Dammi ciò che devi!>>
E lei lo fece.
Corse ancora, corse come aveva fatto prima, ma non seguiva più il suo dolore ma la rabbia.
E ogni passò fu più veloce, fu come entrare nel tempo e vederlo scorrere di nuovo come prima.
Le sue vene si riempirono di potere e furia, sentì ogni cosa ma non puntò più a ciò che era conosciuto e familiare. Doveva trovare quello che non sarebbe dovuto essere lì.
Ed eccoli.
<<Rhea?!>> sentì Steve chiamarla.
Ignorò la sua voce, non troppo vicina ma non così lontana da farle capire che l'avevano vista.
Lei era concentrata solo su quella scia, erano sempre nella foresta, come se dovessero uscire dal perimetro della casa e osservò i ripetitori che non avevano dato l'allarme.
Erano stati disattivati per entrare ma solo per breve tempo, perché avevano un generatore di emergenza. Dovevano uscire e lei non l'avrebbe permesso.
Quello che lei non sapeva era che i suoi amici l'avevano vista attraverso le telecamere installate, ora l'avevano seguita pensando di doverla fare ragionare, certo non si aspettarono di vedere delle figure vestite di nero e arancio fuggire.
Si trovarono in mezzo a loro, di lato.
Lei tirò un urlo così forte Strange dovette creare uno scudo per proteggere Christine e tutti loro, non uscì solo il suo potere celestiale, del Tesseract.
Quella era magia, si stava risvegliando.
I nemici finirono a terra, colpendo violentemente tutto ciò che c'era intorno.
Steve li contò, erano sette e anche se non avevano lo scudo, si preparò a correre ad aiutare.
Di certo non erano allucinazioni.
Quando si mosse, Barnes lo afferrò per il polso.
<<No>> ansimò Bucky. <<Non farlo>>
<<No?! Ha bisogno di noi...>>
<<Sì, Rhea ha bisogno di noi ma lei non è Rhea. È Sinner e Sinner non ha bisogno di nessuno quando è a caccia dei suoi peccatori>>
E non si sbagliava, non del tutto almeno.
Non c'era solo Sinner, la Regina dei Peccati e dei Mostri, ma anche una madre e una madre può essere più mostruosa del Diavolo.
Gli occhi brillavano interamente di blu, le sue dita si ricoprirono di foschia accesa, finché non si crearono dei filamenti intorno alle sue braccia e ai suoi vestiti, li coprì completamente.
<<Non mi sembra Sinner>> sussurrò Steve.
Sinner usava armi, come l'Hydra le aveva insegnato, non ricorreva mai al potere ma questa nuova versione, ricordò a Steve un certo alieno.
Loki aveva avuto lo stesso sguardo nella Battaglia di New York, come se ogni cosa fosse lecita, purché ricordasse agli altri che era lui il dio.
E forse è questo che ella voleva: che tutti ricordassero.
<<Lo vedo>>
Rhea alzò una mano e sollevò nell'aria un'uomo, quello strillò lasciando andare il suo strano manganello. Iniziò a tenersi la gola, scalciando. Gli altri si rialzarono, nel tentativo di riorganizzarsi.
<<Cosa?>> domandò Christine.
<<Il suo potere>> mormorò Strange. <<Quando le ho fatto scatenare la sua magia volevo vedere di cosa era fatta, da dove proveniva. Ma ora la vedo su di lei come sulle sue intenzioni.>>
<<Che cos'è?!>>
<<È la morte>>
Bucky non restò sorpreso. Dal primo momento in cui l'aveva vista attivare il suo potere, aveva capito che avrebbe ucciso ma non Steve, non Christina.
Loro non conoscevano Sinner.
E quando Captain America lo comprese, fu comunque troppo tardi, solo muovendo la testa, l'uomo finì per perdere la sua.
Crollò a terra, il collo rotto.
Ma invece di fermarsi, quel blu divenne accentuato, come se si fosse nutrito e Rhea si sentì...meglio.
<<No.>> mormorò Steve. <<Lei non è più Sinner>>
E quando si fece avanti scoprì qualcosa che fece altrettanto male.
Rhea colse il suo movimento e bastò un'occhiata per far muovere l'aria affinché lo spingesse indietro.
Forse erano andati a letto insieme, forse era significato qualcosa ma lei non gli avrebbe permesso di fermarla.
La sua attenzione venne però ripresa da quei bizzarri agenti, armati, tennero i loro bastoni neri come dei fucili, le punte brillarono.
<<Rhea Pierce, per conto dell'autorità della variazione del tempo, noi agiamo per la sicurezza e ti chiediamo di lasciarci andare>>>
Ella li guardò confusa, che diavolo di armi erano e di che stavano parlando? Sulle loro tute c'erano degli stemmi, una toppa con scritto TVA.
La donna che parlava con lei era magra, alta e dalla carnagione color caramello.
<<Dov'è mia figlia?>>
La sconosciuta inclinò il capo, assottigliò lo sguardo severo <<Non dovresti rammentarla.>>
Rhea puntò gli occhi su un altro uomo, lui si mise a gridare e si strinse il petto, stava avendo un infarto. Finì in ginocchio e un attimo dopo non emise più alcun suono.
<<Ops. Ogni volta che non avrò una risposta, uno di voi morirà>>
Steve avrebbe voluto intervenire, Christine era sotto shock di fronte a quella crudeltà.
<<Non devi fare così, ci sarà nuovamente il ripristino del tempo e non rammenterai la variante colpevole>> alzò una mano.
<<Dimmi il tuo nome>>
Ella si tolse il casco, mostrando una cascata di capelli scuri e ricci <<Ravonna Renslayer>>
<<Ti farò soffrire lentamente, Ravonna, dolorosamente finché non mi dirai dov'è mia figlia. Poi troverò gli altri come voi e li distruggerò. Distruggerò tutto ciò che avete, che amate o per cui combattete.>>
<<Non sembri proprio un'eroina>>
Rhea sorrise <<Oh, cara, io sono sempre stata la cattiva>>
A quel punto i sopravvissuti attaccarono tutti insieme, Rhea si mosse appena mentre le correvano incontro.
Quando uno tentò di colpirla con il suo manganello, ella girò il braccio, gli passò sotto e rigirò l'arma contro di lui, restò sconvolta quando una scintilla si accese e si propagò colpendo interamente il nemico. Semplicemente svanì.
Nessuno di loro aveva mai visto una cosa del genere.
Lei lasciò andare quel bastone con orrore, non avrebbe mai creato qualcosa di così orribile, che cancellava le persone.
E se l'avessero fatto a Robin? La furia la colse alla sprovvista.
Mosse le mani come se fosse la cosa più naturale del mondo e quando il primo si lanciò su di lei, ella lo lasciò passare, tirò la schiena indietro vedendo l'arma sopra di lei, con il piede lo colpì per spaesarlo e poi lo afferrò per la gola.
La carna iniziò a bruciare e quello strillò.
In un attimo tutti le furono addosso, fu una tempesta di pugni, calci e scie blu che la difendevano, puntando a neutralizzarla ma mai ad ucciderla.
Al contrario, lei voleva spezzarli. Non si fermò, non pensò mai al dolore, al sangue che le copriva le mani.
Sinner era così, Sinner faceva questo. Sinner prendeva vite e le era facile come respirare, era fatta per quello, era la risposta.
Si sentiva davvero più forte, più lucida mentre li faceva a pezzi. Perché togliere loro tempo, ne regalava a lei. Lo sapeva e basta.
Ma più prendeva e meno restava. Si trovò in un cerchio di morte, non c'era altro.
Ravonna la guardava con gli occhi spalancati, colmi di orrori mentre afferrava uno strano tablet, uno che non faceva parte della tecnologia che Rhea conosceva.
<<Lei dov'è?!>>urlò.
<<È troppo tardi!>> urlò Ravonna<<L'hanno già presa, verrà processata e poi cancellata>>
Robin era reale.
Lo capirono tutti, Steve ansimò alla nuova scoperta, aveva una figlia e le era appena stata portata via. Non era abbastanza sapere di essere malata? Quanto altro dolore doveva patire?
<<No. No.>> gemette lei, sollevando le mani sporche.
<<Non sarebbe dovuta esistere>>
<<Cosa? No!>>
<<E non avresti dovuto lasciarla sola>>
<<NO!>> urlò.
E dal suo urlo si propagò un'esplosione, ma non come quella che Strange aveva predetto a NY, questa puntava ad uccidere. Una crepa si aprì tra i suoi piedi, spezzando la terra mentre una voragine si apriva proprio diretta alla nemica.
Ravonna iniziò a correre verso il portale arancio, lottando contro il tempo ma sapeva che si era guadagnata una condanna a morte e sarebbe rimasta sulla sua testa per molto tempo.
Anche quando saltò, scomparendo da quel tempo, Sinner sapeva che le avrebbe dato la caccia.
La morte l'aveva benedetta e lei le avrebbe dato tutto ciò che doveva.
ANGOLO AUTRICE
Eccoci in un nuovo capitolo!
Lo so, non è lunghissimo ma solo perché accadono già abbastanza cose e volevo che fossero poche ma importanti.
Abbiamo dei nuovissimi personaggi!
Cosa ne pensate? Avete visto le loro serie?
Commentate, votate e seguitemi sui social dove metterò diverse anticipazioni.
Un abbraccio!.
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