CAPITOLO 27
OCEANO DI DOLORE
La paura di annegare si chiama Talassofobia.
Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato un po' questa paura. Magari non ce la ricordiamo, perché l'abbiamo vissuta da piccoli o magari nei nostri incubi.
Però, di fatto, tutti temono un po' la sensazione di annegare, di soffocare, di essere tirati giù dal peso dei propri rimpianti per morire in un abisso oscuro.
Rhea non era una grande amante dell'oceano, adorava il cielo ma il mare le dava la sensazione di perdere il controllo e farsi travolgere era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Per tutto il viaggio aveva pensato alle parole della Regina Madre, il suo suggerimento era un'eco nella sua grande mentre, rimbombava tra i tuoni sopra l'oceano pacifico.
Voleva davvero sapere se sua madre era viva? E soprattutto voleva conoscerla?
Un tempo avrebbe detto di no, le sarebbe bastato avere suo padre ma ora lui era morto e le allucinazioni erano scomparse.
Quel fantasma un po' le mancava, era una consolazione.
Steve la guardava pilotare da ore, osservava la curva delle sue labbra tese, il modo in cui sembrava pensare intensamente a qualcosa di sbagliato.
Voleva parlarle, soprattutto adesso che Bucky non era di mezzo. Ma come? Con lei era sempre tutto difficile e bizzarro.
Qualcosa non andava, lo sapeva ma Rhea non l'avrebbe mai ammesso.
<<Siamo fortunati>>disse Natasha nella sua tuta nera.<<La prigione è sopra il livello dell'acqua, deve essere arrivato qualcuno da poco>>
Rhea annuì e si alzò, era scalza ma indossava ancora l'abito azzurro che le avevano dato. <<Hai capito tutto? Sai come pilotare e aiutarci?>>
<<Sì, Doc. Più o meno>>
Natasha si sedette al suo posto, lei doveva restare fuori come ultima risorsa, li avrebbe aiutati a orientarsi. Come? Be', Rhea aveva hackerato dei file Top Secret della Casa Bianca su quella prigione.
Steve osservò Pierce toccare la collana che Shuri le aveva dato, poi sbuffò come se si stesse arrendendo e scese al piano di sotto.
<<Quando credi di parlarle?>>
Rogers si sollevò, mise le mani sui fianchi della divisa. Si sentiva incompleto senza il proprio scudo<<Di cosa dovrei parlarle?>>
<<Oddio, Steve. Le chiederai di uscire o no?!>>
<<Uscire? E come potremmo uscire? Siamo terroristi, criminali ricercati ed è ovvio che lei non voglia lo stesso. Non con me almeno>>
Si girò appena, erano sospesi in mezzo al cielo, schermati<<Non con te?>>
<<Hai visto il modo in cui guarda Bucky>>
<<Ho visto il modo in cui lui guarda lei>>ribatté<<Invece di tormentarti con queste domande, perché non gliele poni?>>
<<Perché tanto non risponde mai. E' bravissima a mantenere segreti e a mentire>>
<<Be', da donna posso dirti che a volte è necessario. Pensa a Robin..>>
<<Ho pensato troppo a lei>>la interruppe.<<Mi sembra ancora una follia>>
<<Sì, be', Rhea è folle>>
Sentirono entrambi uno scricchiolio, seguito da un'esclamazione. Si voltarono e videro Rhea che correva su per le scale, col viso piegato in un sorriso innocente. Sembrava una bambina a Natale, vestita come una donna incredibilmente pericolosa.
Il costume aveva di certo un chiaro tocco wakandiano, il nero faceva da sfondo a forti linee blu acceso, che lasciavano le spalle scoperte per tornare a percorrere le braccia sino terminare in dei guanti.
Due fondine sulle cosce, grigie, contenevano gadjet da usare per la difesa personale. Aveva raccolto i capelli mossi in una coda bassa, che la slanciavano grazia anche ai tacchi alti blu e neri.
I suoi occhi, unici al mondo, erano truccati da una linea di eyeliner blu metallico.
<<E quello dove l'hai preso?>>
<<Era contento nella collana di Shuri!>>rise<<E' mitico! Come sto?>>
Steve mise una mano nei capelli più lunghi<<Ecco...sei...sei, di sicuro, adeguata>>
<<Adeguata?>>domandò<<Dio, Captain Stella, tu si che sai come fare un complimento ad una donna>>
Natasha scoppiò a ridere, si coprì la bocca coi guanti e Rogers la guardò male. Rhea alzò le spalle, sorpassandolo. <<Sei sexy, Doc, te lo dico io>>
<<Grazie, Rossa>>
Le due risero per qualche secondo mentre Steve cercava di non guardare il corpo di Rhea, si accorse che era dimagrita e che le curve erano meno piene, persino il viso. Se lo avesse saputo.
Ella si rimise dritto mentre la nave scendeva in picchiata, trovando l'accesso nord e attraccando ad essa.
Non vennero rilevati, quindi i due andarono verso il portellone mentre l'altra entrata si apriva.
Non erano molto vicini, ma più di così sarebbe stato pericoloso.
Il vento li raggiunse, era glaciale e Steve si mise il casco mentre ella si tirava indietro i capelli. La tuta la riscaldò grazia ad un sistema di calore.
Si guardarono<<Prima gli anziani>>
<<Ah-ah>>le fece il verso.
Lei sorrise un poco e lui prese la rincorsa, atterrando sulla piccola piazzuola, il mare sotto di lui si agitò quasi raggiungendolo. Lui si alzò, fingendo che non fosse stato nulla di ché.
Il parapetto era piccolo per entrambi, per questo si girò e usò il laser dato da Shuri per aprire una botola. Il metallo cedette e lui lo accompagnò giù per non dare sospetti, poi si voltò e le fece segno di saltare.
<<Cazzo>>imprecò rivolta a sé stessa.
Fece tre passi indietro e lungo respiro, poi si lanciò con le braccia distese. Lo raggiunse il parapetto, o almeno lo sfiorò perché finì lunga e distesa su Steve.
Lui le afferrò i fianchi e insieme caddero nel buco.
Ella restò aggrappata a lui finché non sentì le dita di lui scendere sulle sue cosce, nel tentativo di guardarle in viso.
Percepì una scarica elettrica ricaricarla e un calore nel ventre propagarsi.
Gli occhi di lui restarono bassi ed ella si alzò a sedere, a cavalcioni su di lui, per guardare il lungo corridoio vuoto. Era deserto.
Lui continua a soffocare di caldo, fissando il modo in cui era sopra di lui, si sentì un ragazzino con una cotta. Era incredibilmente bella e pensò cose non adatte ad un gentiluomo.
<<Mmm>>si schiarì la voce lui<<Rhea?>>
Lei tornò a guardarlo, mordendosi un labbro e si piegò su di lui<<Sì, Cap?>>
<<Pensi di voler restare così per tanto?>>
<<Non lo so, non ti sembra adeguato?>> Lo canzonò.
Assottigliò il suo sguardo, voleva sembrare forte ma continuava a pensare ai suoi fianchi<<Rhea..>>
Ella sbuffò sonoramente, come se non si fosse stufata di quel gioco e si alzò. Lui restò per un secondo in più in terra, aspettando che il freddo del mare potesse spegnere l'incendio appiccato nel suo corpo.
Rhea finse di non provare lo stesso, toccò l'auricolare e quello si accese, stessa cosa fece l'altro dopo essersi alzato.
<<Dovete muovervi, presto ci sarà il cambio di guardia e si accorgeranno della falla>>
I due si mossero nello stesso momento, superando il corridoio che si apriva ad un enorme hanger, era rotondo. Sembrava alto e profondo almeno una cinquantina di metri, si nascosero dietro una ringhiera spessa quando videro passare sei guardie armate.
Dovettero attendere che passassero al pianto successivo, dove chissà chi era rinchiuso.
<<Prima sembravi turbava>>disse lui, senza pensare, nell'attesa.
<<Prima quando?>>
<<Quando Buck ha detto che non sarebbe venuto. Lo hai messo a disagio>>
<<Oh, lui era a disagio.>>ripeté con tono sarcastico, guardando tra i buchi.
<<Pensavo che lo capissi, merita di riposare, di controllare sé stesso>>
Lo guardò malissimo<<Ehy! Io non ho mai detto il contrario>>
<<Ma non hai neanche detto questo. Ha dedicato vent'anni a te, è ora che dedichi un po' di tempo a sé stesso>>
Natasha, che li sentiva forte e chiaro, chiuse gli occhi. Rogers non ne combinava mai una giusta con Rhea, di certo questo non era il modo giusto per approcciarsi con lei. Era piuttosto un buon modo per litigarci.
<<Tu non sai nulla, Rogers. Su ciò che lui ha dedicato a me, sulle promesse e il sangue. Ti assicuro che sei lontano dal sapere la verità>>
<<Be', dimmela. Tu la conosci ora>>
<<Conosco me stessa meno di quanto tu creda e sì, forse volevo che James venisse con noi. Forse volevo assicurarmi che restasse al mio fianco, è sempre stato la mia ombra. Mi ha sempre protetta, mi ha addestrata. Lui è parte di quello che sono e odio che sia così.>>
Sospirò, guardandola negli occhi e si addolcì<<Non eri arrabbiata con lui, eri arrabbiata per lui.>>
Rhea rivide il volto chiaro di Bucky, i capelli che gli cerchiavano le guance, le labbra carnose piegata in rari sorrisi. I suoi occhi la travolsero, erano una distesa siberiana, così freddi, gelati da ustionarla. Chiuse i suoi, percependo un ricordo avvicinarsi.
Non sapeva come fosse possibile ma riusciva a rievocare ogni ricordo, come se dovesse prendere un libro in un'infinita biblioteca.
<<Lo farai ancora?>>
Sentì la voce dell'uomo, molto prima di sentire il corpo del Soldato d'Inverno schiacciato contro il suo. C'erano delle luci blu, che illuminavano un magazzino e loro due si stavano allenando su un tappetino nero usurato.
Le labbra di lei erano umide e rosse, gonfie, come se avessero appena baciato appassionatamente qualcuno. E quelle di Bucky erano identiche, fremevano di desiderio.
<<Basta che tu lo chieda e lo farò altre mille volte ancora>>sussurrò<<Mi hai chiesto di sorprenderti, no?>>
Riaprì gli occhi e mandò via quel ricordo, cacciandolo in uno scaffale troppo alto e chiudendo a chiave la porta delle biblioteca.
Rogers notò la sua espressione a malapena, si alzò per il campo libero e lei lo imitò.
Mando giù la saliva come se fosse veleno, non aveva una risposta per Steve e questo non lo fece affatto sentire meglio.
<<Che ne dite di pensare alla missione?>>domandò Natasha, nei loro auricolari.
Rhea fece un respiro di sollievo<<Ottima idea, Rossa.>>
Seguirono le istruzioni della Vedova Nera, che li portò ai livelli più bassi dove le misure di sicurezza erano altissime. C'erano i criminali peggiori del mondo, anche quelli che nessuno conosceva o che erano stati dimenticati.
Ella pensò che probabilmente c'era una cella col suo nome da qualche parte, le vennero i brividi. C'era qualcosa di brutale in quel posto, di sbagliato.
<<Mi dispiace>>
Rhea si fermò, restando di spalle dentro un tunnel. Lui le era dietro e Nat fece una smorfia, nemmeno quello era il momento giusto ma li lasciò fare, curiosa come se guardasse una serie tv.
<<Di cosa?>>
<<Di tutto. Mi dispiace per aver coperto Nick, per cercare di parlarti e poi per fallire dicendo la cosa sbagliata.>>
Sospirò<<Queste conversazioni che facciamo, dimmi, dove ci portano? A me sembra non stiamo andando da nessuna parte>>
<<Lo so, perché ancora non ti fidi di me>>
<<Questo non è vero. A Washington..>>
<<Eravamo entrambi diversi a Washington, non conoscevamo la verità. Ma ora sì. Ora ci conosciamo meglio e tu non fai che respingermi, pensavo che dopo la Siberia...>>
<<Io ricordo, Steve>>si girò<<Ricordo ogni cosa terribile che ho fatto, gli omicidi, i massacri, i lutti. Ricordo tutto, per te è facile avvicinarmi a qualcuno sapendo questo?>>
<<Con Bucky sì, a lui ti avvicini, di lui ti importa>>
<<Perché lui sa tutto quello che ho commesso, lui era lì!>>
Steve alzò il mento<<E io sono qui ora. Mi hai chiesto di aspettare a chiederti più se ne è valsa la pena, alla fine, scegliere l'inferno. Allora, ora che ricordi, lo rifaresti?>>
<<Sono un mostro se dico di sì?>> disse tutto 'un fiato.
Corrugò la fronte, sorpreso<<Io...perché lo rifaresti? Hai patito un'oceano di dolore>>
<<L'ho fatto per amore, per la mia famiglia. Ho dato il mio cuore per intero, mi sono fidata e sì, è finita male, ma sono quello sono. Senza i miei peccati non sarei viva e non riesco ad immaginare una versione diversa di me stessa>>
Lui ci riusciva, le avrebbe voluto dire dei suoi sogni ma tacque. <<A me piace chi sei davvero>>
Rhea si raddrizzò, schiuse le labbra. Perché non la lasciava in pace? Perché dovevano girare intorno a ciò che davvero volevano dall'altra?
<<Alla vostra destra!>>
Natasha aveva urlato troppo in fretta ma Rhea si mosse molto prima di Steve, i suoi sensi erano più pronti di quanto ella non aveva ricordi.
Lei allungò una gamba e da dietro un muro apparve un uomo, lo colpì con un calcio in faccia, poi allungò le dita e una scarica blu fece sbattere con violenza, disarmandolo, contro una parete.
Era svenuto ed ella sorrise, soddisfatta.
Steve pensò alla Ship of Sinner, a quando Nat aveva trovato la stiva piena di cadaveri. A volte si dimenticava di quali mostruosità ella era capace.
Era meglio nascondersi che farla attaccare, pensò.
<<Ne arrivano altri>>
<<Non ci pensare neanche>>
Lo squadrò<<Non arriveremo mai all'ultimo livello se aspettiamo ancora, presto daranno allarme per quel tizio>>
Sentirono dei passi, così lui si mosse rapidamente afferrando i piedi del soldato e spostandolo nel tunnel dove erano loro. Rhea si mise sulla passerella, con lo sguardo di qualcuno che voleva testare i propri poteri ma lui sapeva che non c'era n'era bisogno.
Così la prese un braccio e la tirò di lato, spingendola contro la parete dove erano nascosti.
Erano vorticosamente vicini, i loro corpi aderivano e lei sembrava molto piccola sotto di lui.
Un braccio era piegato di fianco alla testa di Rhea mentre l'altro la teneva per la vita, così da tenerla ferma.
Le luci a neon erano basse ma brillavano di diversi colori, blu e rosso. Erano i loro colori.
Fu così che lui, abbassando gli occhi, trovò quelli di lei.
Erano la sua maledizione, la sua dipendenza ma in qualche modo anche la sua cura.
<<Cosa c'è, Capitano?>> bisbigliò<<Pensi che servirà un altro bacio per mimetizzarci?>>
Lui le osservò le labbra carnose<<Dubito che potrebbe salvarci>>
<<Potresti provarci e vedere che succede>>
Lui non la lasciò andare, nonostante il suo cuore andasse a mille<<Stai giocando con me?>>
<<Ora?>>
<<Sempre intendo. Da quando ci conosciamo. Non capisco se giochi con me, se ti prendi gioco di me. Non capisco se sono una delle cavie della Dottoressa Pierce>>
Ella studiò la pagliuzza verde nei suoi occhi color oceano<<Forse, in effetti, sto facendo un piccolo test>>
<<A me o a te?>>
Rhea mirò le sue labbra sottili, dove un sottile strato di barba stava crescendo. Erano strano vederlo così, non super curato e pettinato, anche se coperto dal suo casco.
Era bello da farle girare la testa, era su una giostra su cui non aveva alcun controllo.
Sorrise appena<<È importante?>>
<<Lo è per me>>
In un mondo ideale Rhea si immaginò alzarsi sulle punte e premere le labbra sulle sue, come in quel centro commerciale a Washington. Lui l'avrebbe afferrata e si sarebbe fatto consumare da quel bacio.
Ma ella non lo fece, restò ferma, pensando che non poteva cedere al desiderio, ad un sogno. Aveva delle responsabilità e aveva poco tempo a questo mondo per poterlo donare a lui; Robin contava di più e anche trovare una cura al suo cancro.
Innamorarsi di Steve Rogers era l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare.
<<Sono andati>>disse Natasha, con voce imbarazzata e un po' divertita<<Sempre che vogliate liberare i nostri amici invece di appartarvi>>
<<Romanoff!>>la sgridò Steve.
Rhea si liberò grazie a questo, si sporse per guardare e vide che la passarella era libera. Gli fece un gesto con la mano e poi ci camminò sopra, nel momento esatto in cui Natasha disabilitò le telecamere. Questo non passò inosservato.
Entrambi camminarono su quella stretta linea, tenendosi alle ringhiere.
Sotto c'era il vuoto, l'oblio di ogni peccatore.
Forse se lo sarebbe meritato, pensò ella, sarebbe stato profetico.
Cinque minuti più tardi saltarono giù, atterrando alle spalle di due guardie armate. Lli colpirono, mettendoli fuori gioco in una manciata di secondi.
Steve cercò di darle degli ordini, usando le mani per dei segni militari.
<<Che diavolo stai dicendo?>>
Lui alzò gli occhi al cielo, incredulo che l'Hydra avesse un modo tutto suo di agire ma quando li riabbassò non la vide più. Ella, invece di fare silenzio, stava scardinando una porta di piombo col pensiero.
<<Rhea, no!>>
Troppo tardi, essa volò furia a terra e come se fosse un tappeto ci salì sopra, tra le polveri.
Entrò in una sala ovale, fatta di celle illuminate di bianco. E coloro che vi erano dentro videro per prima cosa lei. Una sagoma magnifica, in posa direi, pronta a salvarli.
<<Trifoglietto!>>urlò Sam ridendo.
Steve saltò di fianco a lei, vedendo i suoi amici attaccati alle sbarre nere. Sembravano stare bene, più o meno, così sorrise sollevato. Finalmente una buona notizia.
Quando lui scese scattò l'allarme, non avevano molto tempo.
<<Nat?>>
<<Ci penso io>>
In pochi secondi tutte le celle si spalancarono, hackerate dal sistema dei Pierce. Tutti uscirono entusiasti, tranne Wanda.
Rogers corse da lei, osservando il pallore del suo viso e la camicia da forza.
Era una scena che fece fremere di rabbia anche Rhea, era una cosa terribile da fare ad una persona ma la sua attenzione venne rubata da Sam. Il medesimo l'afferrò per la vita e la sollevò in un abbraccio, la fece girare e la mise a terra.
<<Sei viva>>
Inarcò un sopracciglio. L'ultima volta che l'aveva vista era sanguinante e sotto shock<<Credo di sì >>
Lui guardò la sua spalla illesa<<Lo abbiamo chiesto a Ross ma non ha confermato nulla. Sei venuta a salvarci! Rhea Pierce che corre ad aiutare gli Avengers, che mondo folle>>
<<Può essere più folle>>commentò, prese dalla fondina una pistola<<Tieni>>
Lui alzò le sopracciglia<<Oh, una pistola, eh? Era ora>>
<<Te la dovevo. Sempre che tu sia pronto ad usarla per uscire>>
<<Potevamo usare il codice>>borbottò Steve, dopo aver liberato Wanda.
<<Sarebbe stato poco teatrale>>
<<Era quello il punto>>
<<Parla l'uomo che per scappare scelse di buttarsi da un'ascensore di vetro, in mezzo all'entrata dello SHIELD>>
<<Me lo rinfaccerà per sempre>>sospirò.
Clint si stiracchiò<<Grazie, ragazzi. Iniziavo a pensare che non sareste mai venuti>>
<<Meglio tardi che mai>>aggiunse Scott.<<Ma giusto per sapere, le nostre cose? Avrei proprio bisogno della mia tuta>>
Rhea e Steve si guardarono, non avevano pensato a quella parte ma non potevano lasciare quelle cose lì. Ella annuì<<Me ne occupo io>>
<<No, portali alla nave. Io prendo il carico>>
<<Non esiste. Tu non sai come bypassare la sicurezza in questo archivio, la mia nave è troppo lontana per poterlo fare. Va fatto manualmente. Io prendo il carico e poi apro una via d'accesso, vi aspetterò lì>>
Lui alzò un dito<<Rhea...>>
<<Sinner>>lo corresse.<<Ricordati che sono Sinner. Posso farlo>>
Steve sentì una fitta al cuore, non l'aveva ancora sentita dire una cosa del genere. Non si vergognava affatto, mentre Bucky sì.
Sam mise una mano sulla sua spalla<<Te lo ricordi? Davvero?>>
<<Ricordo ogni cosa, Mister Uccello. >> aggiunse sarcastica.
<<È una cosa buona?>>domandò Wanda, stiracchiandosi.
<<Be', è una cosa utile. >>le sorrise.
Clint sospirò, alzando una mano<<Ora andiamo? Avrei una certa fretta di dimenticarmi di questo posto.>>
L'allarme era ormai assordante, quindi saltarono sulla porta e scesero tutti insieme.
Wanda mosse la mani, facendo capire che poteva usare i suoi poteri facilmente e questo confortò Rhea.
<<Okay, Nat>>disse lei ad alta voce<<Ora falli uscire, io trovo la strada da sola>>
<<Posso fare entrambe le cose, Doc>>
Scosse il capo in direzione della telecamera<<No, invece. Segui i tuoi amici>>
Rhea toccò due volte l'auricolare, questo lo disattivò. Scott si guardò intorno quando lei gli fece l'occhiolino<<Tornerai a casa da tua figlia, Scott. >>
<<Ascolta, qualsiasi cosa tu avessi bisogno, Ant-man sarà tuo alleato. Peccato che io abbia già una ragazza...>>
Lei rise<<Oh sì, un vero peccato. Va' e non metterti nei guai>>
Anche Scott rise sonoramente, seguendo Wanda e Clint che oltrepassavano una passerella. Sam la salutò con la pistola mentre Steve l'aspettò un secondo<<Rhea..>>
<<Smettila, la missione è più importante.>>disse<<Non pensare a me>>
<<Non è così facile>>
Rhea si avvicinò rapidamente, senza pensare e si alzò sulle punte.
Lui si irrigidì mentre ella posava le umide labbra sulla sua guancia, sfiorandogli i capelli con le dita.
Poi indietreggiò e lui la guardò, quasi dimenticandosi di tutto il resto.
<<Non è te che continuo a mettere alla prova>>confessò<<Sono io>>
Steve non riuscì dire niente, la guardò correre all'indietro fino a sparire dietro l'angolo. Le luci in allarme lo risvegliarono, insieme alle grida di alcuni uomini che venivano dalla loro parte ma non dovette fare niente perché Wanda se ne occupò tutta da sola.
Intanto, Rhea camminava toccando le perle wakandiane, che le mostrarono la cartografia scaricata dalla nave.
Non le piaceva dov'era l'archivio, ovvero nel cuore della struttura ma non aveva scelta.
Lo percorse, sapendo che è da lì che i soldati stavano arrivando e infatti non restò delusa.
I primi sette apparvero in un tunnel, inginocchio o in piedi con delle mitragliette, spararono credendola una criminale in fuga non identificata, ma i proiettili caddero a terra. La tuta non si fece neanche un buco, era in fibra di vibranio.
Ella alzò le sopracciglia, facendo un sorriso diabolico, sollevò le mani e nello stesso momento gli uomini sbatterono contro il soffitto con violenza, per poi piombare in un altro tunnel dove ella chiuse la porta blindata.
Continuò la sua strada, rendendosi conto di dover coprire il viso prima che qualcuno, riconoscendola, saltasse fuori con un'arma carica di energia cosmica.
Toccò la collana di Shuri, tre volte e il tessuto nero sul collo si alzò fino a coprirle la bocca e il naso. Riusciva tranquillamente a respirare, solo gli occhi erano visibili.
Si trovò ad un incrocio e da ogni parte arrivava un nemico.
Si concentrò, mettendo sè stessa alla prova. Forse ricordava Sinner ma non aveva ancora realizzato quei ricordi.
Era come se fosse in una biblioteca dove poteva vedere i libri, prenderli ma non li aveva ancora letti. Conosceva la trama, non tutta la storia.
Immaginò di fare proprio quello: di leggere il suo passato.
Fu pervasa dai brividi, dalla forza di Sinner, dalla sensazione affidabile e sadica che era in lei.
Semplicemente, attaccò.
Smaterializzò i suoi due pugnali, che lanciò in diverse acrobazie prima di poter saltare su uomo.
Non voleva ucciderli, ma non si sarebbe nemmeno fatta fermare.
Usò uno sei gadget nella tuta per dare una scarica elettrica ad uno e poi usò i propri poteri per lanciare ai suoi nemici le loro stesse armi.
I proiettili tornarono indietro, colpendo alle gambe.
<<Be', è stato un piacere>>disse facendo un inchino.
Uno di loro riprese conoscenza e le si lanciò addosso, venne caricata con violenza. Ella non sentì nulla sotto i piedi, poi arrivò la passarella, che colpì con forza.
L'uomo le stava ancora sopra, così agì come le era stato insegnato dal Soldato d'Inverno. Lo colpì alle gambe, poi piegò il ginocchio e lo spinse via con forza.
Si spostò, certo ma solo per cadere giù dalla ringhiera.
Ella si tirò sui gomiti, vide un elicottero familiare e poi sentì il soldato urlare mentre cadeva e cadeva nell'oscurità.
<<Oh cazzo>>
Era proprio quello che stava pensando, solo che non l'aveva detto.
Si voltò lentamente, mentre i capelli si scioglievano da soli. La chioma le cadde lungo il viso.
I suoi occhi occhi brillarono di azzurro, pronti a lottare, quando vide una cella.
Era illuminata molto meno, però attaccata alle sbarre c'era una giovane donna che la fissava.
<<Tu...>>
Quella voce le fece trovare il libro giusto in biblioteca.
Si avvicinò, come per prenderlo, per vedere la donna meglio.
Era bionda, il viso pallido e pieno, con occhi smeraldo.
La conosceva, Sinner la conosceva.
E poi prese quel libro, ricordò la neve a Mosca, una tuta nera attillata con una clessidra rossa.
Ricordava una missione e che una bionda si era messa in mezzo.
<<Yelena Belova?>>
Lei sorrise e lesse quel libro, ogni cosa le tornò in mente.
Era il 2008, Rhea aveva vent'anni e solo pochi mesi dopo avrebbe scoperto di essere incinta. L'Hydra le aveva dato la missione di eliminare un'oligarga russo, era la prima volta senza il Soldato d'Inverno.
Era quasi riuscita nell'omicidio quando una Vedova Nera era apparsa dal nulla, colpendola.
Quelle Vedova era Yelena.
Avevano lottato ferocemente, finché non aveva scoperto che l'oligarga era protetto dalla Stanza Rossa.
<<Oh, questo proprio non me lo aspettavo!>>
Ricordò altro : come il fatto che Sinner avesse dovuto usare i suoi poteri per uccidere l'uomo, che era morto dissanguato nel bel mezzo di una riunione col Cremlino.
Yelena non l'aveva presa bene ma Sinner non l'aveva uccisa, l'aveva risparmiata. Avevano parlato quella notte, si era identificate e avevano scoperto di non essere poi così diverse.
Entrambe erano condizionate mentalmente dalle loro organizzazioni.
<<Tu come...come puoi essere qui?>>
<<Sei mesi fa mi hanno presa durante una missione, sono qui da allora. Non immagini la noia, si mangia da cani>>
Il suo sarcasmo non era cambiato ma qualcosa sì.<<Non sembri sotto il controllo psichico della Stanza Rossa>>
<<Infatti.>>
Non le avrebbe detto di più, non in quel momento e poi Rhea non aveva tempo.
Però non la poteva lasciare lì.
<<Stai pensando se liberarmi? Se sono pericolosa come prima?>>
<<Lo siamo entrambe>>rispose<<Fa un passo indietro>>
Yelena obbedì curiosa e un momento dopo Rhea aveva una mano alzata, fece la stessa cosa di prima.
Staccò i cardini e poi ritrasse le dita, la porta le venne incontro e poi volò nella cava.
La russa saltò fuori, applaudendo.
<<Sai come uscire da qui?>>
<<Certo. Ma prima ho una cosuccia da fare>>
Yelena alzò le spalle<<Va bene, tanto non ho nulla da fare>>
Insieme camminarono dentro una linea di tunnel, Rhea seguiva ancora il bracciale.
Mancava poco ed era contenta che quel posto fosse gigantesco, ci avrebbero messo di più a trovarla.
<<Allora, Sinner, sei viva e sei la terrorista più famosa del mondo.>>
<<Rhea Pierce, é questo il mio nome>>la corresse<<Come hai saputo, in questo posto dimenticato da Dio, di me?>>
<<Le guardie parlano se le irriti finché non si arrendono. Io sono brava ad irritare le persone>>
Rhea sorrise appena<<Dicono lo stesso di me>>
Arrivarono tre soldati, armati e che le corsero alle spalle.
Le due si lanciarono uno sguardo complice e poi verso i nemici.
Furono quasi sincronizzate, si mossero rapide e letali, netralizzando gli obiettivi in pochi istanti.
<<Quasi come i vecchi tempi>>disse la bionda.
Rhea pensò a Natasha, si chiese se si conoscessero ma quello non era il momento di aprire l'argomento.
La mora iniziò a correre e l'altra la seguì finché non si trovarono di fronte ad in portone con scritto "RISERVATO".
Poteva scardinarla ma così tutti avrebbero saputo che era lì che era diretta, mentre i suoi nemici le davano la caccia ovunque.
Rhea si appoggiò allo scanner, poi prese dalla fondina un piccolo server, lo appoggio sotto e iniziò a digitare.
Yelena allungò il collo per vedere, notò una chiave di lettura celeste in latino, stava scrivendo una serie di link ad una velocità sorprendente.
Poi sentirono un lungo BIP.
<<Adoro questo suono, é quello del Paradiso>>
Yelena fece una smorfia<<Preferisco l'inferno. Il paradiso è una palla>>
Rhea tirò la serratura e la porta si aprì a libro. Entrarono e chiusero subito, per non destare sospetti.
Le telecamere erano ancora disattivate, disturbate dal segnale della sua nave Skywwalker.
<<Ah! Potevi dirlo prima che eravamo qui per fare shopping>>
Davanti a loro c'erano un centinaio di scaffali, era un dedalo. Le luci erano soffuse, si alzavano con un rilevatore di presenza.
In mezzo ad esso c'era una scrivania a ferro di cavallo, con una serie di computer collegati.
Rhea si mosse rapidamente, senza aspettare la bionda e corse a sedersi.
Una volta fatto, usò di nuovo il suo hard disk, lo attaccò per infiltrarsi nel sistema.
<<Oh-oh! Quella sono io>>
Aprì il suo file<<Le tue cose sono nello scaffale 242>>
Yelena sorrise eccitata e sparì dietro di lei. Rhea cercò i nomi dell'ultimo arresto, trovò tutto nello scaffale 301.
<<Il mio gilet!>>urlò l'altra.
Rhea fece una smorfia confusa<<Cosa? Lascia stare. Prendi la merce nel 301!>>
Non ebbe risposta ma le fu chiaro che le stava dando retta.
Erano diverse scatole di metallo, la bionda le mise una sopra l'altra, agganciandole.
Poi corse indietro, non capiva come mai l'americana ci mettesse tanto.
<<Che stai facendo? Non volevi recuperare quella roba?>>
<<Be', potrei aver omesso qualcosina.>>
La russa si sporse, guardo sullo schermo centrale. <<Stai hackerando l'intero archivio, cosa cerchi?>>
<<La verità.>>sorrise<<In questo posto non sono solo catalogati tutti gli oggetti personali dei prigionieri. Se si guarda bene si scopre che sotto, molto sotto, ci sono seppellite cose molto più preziose : informazioni>>
Era stata un ipotesi fino a quel momento ma eccole lì, un elenco infinito di verità nascoste dal Governo.
Non voleva rivelare tutto al mondo, aveva imperato dell'errore di Fury.
Rivelare i segreti dello SHIELD e dell'HYDRA aveva causato troppe conseguenze, erano armi, come Zemo aveva dimostrato.
Pensò lui, libero e a lei, rinchiusa in sé stessa.
Era ora di aprire le gabbie.
Trasferì la verità su Vienna, su Berlino e la Siberia sullo stesso server pubblico dello SHIELD.
Il caricamento era a metà quando il portone si aprì.
Yelena prese la pistola che restava nella fondina di Rhea, la puntò in alto mentre la mora si alzò in attesa.
La persona che comparve non la sorprese come avrebbe dovuto.
Il Generale Thaddeus Ross.
Egli indossava un dolce vita blu, aveva le mani in tasca e l'aspetto poco riposato.
Era solo, il ché era molto stupido e molto coraggioso.
<<Non serve che tu nasconda la tua faccia, Pierce. Sei inconfondibile>>
Ella toccò un dente della collana e il tessuto si ritrasse, scese fino a rivelare le labbra e il mento chiaro.
<<È uno dei migliori complimenti che mi abbiano fatto>>
<<Fidati, non intendevo fare un complimento>>
Fece una smorfia mortificata<<Che peccato, potevamo andare d'accordo>>
<<Non in questo universo, sembra. Non potrei mai allearmi con una terrorista>>
Rhea non si scompose ma dentro di sé provo qualcosa di terribile.
Aveva lottato per tutta la vita per costruire qualcosa che fermasse i terroristi, come il progetto INSIGHIT. L'aveva fatto per quello che le era accaduto a nove anni, per evitare che capitasse ad altre bambine.
Ma quello era un ricordo, era una versione di sé diversa, una migliore.
<<Non sono stata io, Generale. Non ho assaltato Vienna e ora tutti lo sanno, ho appena diffuso la verità>>
Guardò il caricamento al 100%, non sapeva che già in tutti i telegiornali del mondo le informazioni venivano diffuse.
<<Non cambia nulla, tu resti ciò che sei. >>
Era vero, Rhea lo sapeva. Aveva massacrato il Consiglio di Sicurezza e fatto molto peggio.
<<Un'assassina? Sì, sono un sacco di cose e questo mi va bene. Ma non mi va bene quando ciò che sono viene usato contro di me. Non sono tua nemica, però potrei esserlo.>>
Fece un passo in avanti<<Mi stai minacciando?<<
<<No, al contrario di te io non distruggo l'immagine di una persona. Anche se potrei farlo, potrei fare una visita a Betty e dirle di tutte le cose terribili che hai fatto. Già ti odia, pensi che potrebbe odiarti di più?>>
Betty Ross era la sua figlia ma non solo, lei era stata il primo amore di Bruce Banner.
Il Generale gli aveva dato la caccia quando si era trasformato in Hulk, ed ora il medesimo era scomparso dopo la battaglia di Sokovia.
<<Non lo farai>>
Rhea conosceva di persona Betty, erano state amiche un tempo dato che i loro padri avevano lavorato insieme quando erano bambine.
Entrambe si erano appassionate alla scienza, seppur in rami diversi.
La vita le aveva separate, però Pierce le avrebbe mai torto un capello.
<<No, infatti. Immagino che da qualche parte ci sia ancora del buono in me.>>spiegò abbassando la pistola di Yelena<<Per questo ho aspettato che arrivassi e sì, sapevo che mi avresti trovata.>>
L'elicottero, lo aveva visto sulla pedana e sapeva che era suo. Sapeva che lui avrebbe capito dove trovarla.
<<Che cosa vuoi?>>
Si toccò le perle, attivando di nuovo la comunicazione con la navicella e dando la sua posizione.
<<Vorrei sapere che lo hai fatto. Perché hai rovinato il mio nome, quello della mia famiglia, il mio lavoro? Tu hai soffiato sul castello di carta in cui vivevo, mi hai portata a vivere negli abissi, a nascondermi. Il Presidente voleva concedermi la Grazia, ma tu no. Perché?>>
<<Perché fidarmi di tuo padre è stato un errore, farlo di te sarebbe significato ripeterlo. I Pierce sono pericolosi, i vostri tentacoli hanno avuto 70 anni per allungarsi in ogni governo del mondo e nessuno lo sa.>>
Yelena sgranò gli occhi<<Davvero?>>
La mora annuì<<Non è stato fatto per distruggere. Volevamo proteggere il mondo, aiutarlo ad evolversi. Non è colpa della mia famiglia se salvare questo mondo è così difficile>>
<<Siete stati corrotti da quello stesso potere>>
<<Alcuni di noi sì, non lo negherò. Ma siamo umani, tutti veniamo a contatto col male, ne restiamo attratti perché è liberatorio. Il potere è liberatorio. Ciò che renda una persona migliore è la sua capacità di resistere, di scegliere una gabbia piuttosto che lasciare che la sua libertà faccia male ad altri.>>
<<Non ti vedo in una cella>>
<<Non ho detto di essere una brava persona, una brava Pierce. E questo lo sai, per questo mi lascerai andare>>
Le perle vibrarono, segno che Romanoff era in posizione. Probabilmente era sotto di loro, nel poco spazio che restava tra la struttura e l'oceano.
Ross inclinò il viso, facendo un verso amaro.
Era da solo ed era per un motivo, solo che non era certo di quale fosse.
<<Non potrei fermarti lo stesso, Pierce>>ammise<<Forse è stato più facile accusare te, tuo padre, piuttosto che ammettere che è il mondo stesso ha fallito. Ero amico di Alexander e non ho visto il suo dolore, il suo tradimento>>
La sua maschera crollò e si ruppe un mille pezzi. Era per questo che aveva vissuto un anno nascondendosi? Perché lui aveva punito lei per non punire sé stesso?
<<Cosa?>>granò gli occhi<<Che significa?>>
<<Significa che sapevo del Progetto INSIGHT e onestamente lo approvavo. Pensavo che valesse la pena uccidere anche chi avesse cattive intenzioni, volevo evitare le conseguenze.>>
Yelena sapeva ben poco su quello che stavano dicendo, però lo capiva.
Sapeva cosa significasse credere di fare qualcosa di giusto, incapaci di vedere i propri errori.
Rhea le sfiorò un fianco, col dito la colpì una serie di volte e si fermò quando era necessario.
Era codice morse. "Giù"
<<Io le ho accettate, Generale. Lo faccia anche lei>>
Yelena si buttò a terra, nascondendosi sotto la scrivania giusto in tempo.
Un rumore travolse l'archivio e poi apparvero delle crepe tra il cemento.
Rhea si piegò sopra la bionda, per proteggerla mentre Ross corse verso l'uscita.
Il pavimento iniziò a crollare, le crepe crearono una voragine e sentirono l'odore della salsedine seguita dal suono delle onde in tempesta.
<<Corri e lanciati>>
Yelena alzò lo sguardo<<Non so neanche cosa c'è sotto!>>
<<Devi fidarti di me, puoi farlo?>>
Non era una richiesta da poco ma l'aveva liberata, non poteva fermarsi ora.
Yelena saltò sopra la scrivania, mentre Rhea toccava un diverso display.
Quando la bionda di lanciò nel buco chiuse gli occhi, pensò che l'impatto con l'oceano l'avrebbe uccisa. Trmette di annegare ma piombò su qualcosa di duro e caldo.
Guardò su, vide un portellone aperto.
<<E tu chi sei?>>domandò Sam.
Ella guardò alla sua destra vedendo un gruppo schierato davanti a lei, non si alzò, nemmeno quando vide una chioma rossa.
<<Yelena?>>
Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
Non fece in tempo a rispondere che Steve torreggiò al suo fianco, rosso in viso.
<<Dov'è lei?!>>
Dal nulla sentirono un sibilo, poi una luce blu apparve sopra le loro teste.
La medesima illuminava una figura femmine, che atterrò sopra Yelena, in piedi.
In una mano aveva una catena, che stringeva diversi cassetti di metallo che finirono per terra.
<<Oddio!>>gridò Scott, tenendosi una mano sul cuore.
La luce terminò, così come il soffitto si chiuse.
Apparve Rhea, trionfante e con un sorriso raggiante.
<<Rhea?>>
Lei si voltò <<So volare!>>
ANGOLO AUTRICE.
Benvenuti in nuovo capitolo!
Sono contenta di aver finito, anche se è piuttosto lungo.
Volevo inserire un po' di spicy, azione e sarcasmo.
Volevo anche cambiare un po' il personaggio di Ross, che nelle altre mie FF l'ho sempre fatto un po' stronzo.
Che ne pensate della nostra new entry? Io amo Yelena.
Commentate, votate e seguitemi!
Un abbraccio!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro