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CAPITOLO 25

RICORDI

I ricordi sono una cosa intima, direi viscerale.
Non appartengono a chi li vive ma chi li conserva.
Ci vuole coraggio per raccogliere certi momenti, belli o brutti che siano, e sapere come usarli, perché quando non si ricorda qualcosa allora è come se nulla fosse accaduto.
Dimenticare non è opzione come si crede, non è una scelta.
È necessario per sopravvivere, per trovare abbastanza spazio per fare riempire i propri polmoni d'aria.
Rhea non aveva cercato di respirare, bensì aveva trattenuto il fiato per gran parte della sua vita.
Sapeva che non era lo spazio il problema, c'è n'era un'infinità, era la sua capacità di affrontarlo.
Non voleva respirare il proprio dolore.
Ma quando la colpì, facendole spalancare la bocca per gridare, non poté sfuggirgli. Non poté lasciarsi soffocare dalla paura.
Steve, Bucky, Natasha e Tony cercarono di distogliere lo sguardo davanti a quella tortura atroce.
Ma ella sentì solo un'intensa scarica pervaderla, così chiuse gli occhi bagnati.
Quando li riaprì non sentiva il suo corpo, era leggera, sola.
Non c'era nessuno con lei, eppure la sala era identica a prima.
Si alzò e si guardò intorno, aveva le pelle d'oca e lanciò un urlo quando finì per voltarsi.
Era lì.
Vedeva sé stessa, che stringeva i denti e piangeva. Era reale.
Poi ci fu un tonfo, si voltò cercando un'arma ma era disarmata.
Non indossava nemmeno la propria divisa, talvolta portava una sorta di vestaglia blu ed era scalza.
Quello che notò fu una porta, quella che conduceva alla sala più ampia, ma  i bordi brillavano d'arancio.
Era letteralmente un portale rettangolare arancio.
Non poteva restare a guardare sé stessa, doveva farlo, doveva continuare.
Andò avanti, consapevole che stava solo tornando indietro tra lo spazio e il tempo.
La prima cosa che scorse fu un prato, l'erba era rigogliosa, come se nessuno la curasse da anni.
Il cielo era scuro, come se fosse notte ma le stelle avevano uno strano aspetto.
Non erano ferme, sembrano cadere nell'oscurità come filamenti.
Era su una veranda, la sua veranda.
Quella era casa Pierce, o ciò che ne restava.
Era in rovina, le piante entravano nelle pareti e spuntavano dal tetto. Le finestre erano rotte, le assi sporche di...

<<Oddio!>>

Era sangue, tanto sangue.
Poteva scivolare, quindi saltò indietro, sul vecchio zerbino ed improvvisamente venne scossa da flash, seguito da un dolore alle tempie.

<<Cosa vuoi che faccia?!>>

Rhea non lo stava vivendo in prima persona, era lì con loro. Si trovava in uno studio bellissimo.
Fuori si vedeva tutta Washington DC, avrebbe riconosciuto quella vista tra milioni, era nello Studio Ovale. 

<<Devi lavorare per lo SHIELD>>mormorò l'uomo sedendosi sul divano, sembrava quasi fosse lui il Presente degli Stati Uniti. 

<<Non posso, papà. Sto bene alla Casa Bianca, ho una carriera tutta mia e che mi permette di tornare dalla mia famiglia tutti i giorni>>

<<Sì, ma pensa alle persone che potrebbero tornare a casa delle loro famiglie tutti i giorni, come te! Grazie a te! Ho bisogno del tuo aiuto per la mia battaglia contro i terroristi>>

<<Ho rinunciato a quella parte, alla ricerca che diventa ossessione, all'ingegneria. Qui conduco negoziati, consiglio persone potenti.>>

<<Non è ciò che sei. Sei una combattente, ti sto dando l'occasione di creare qualcosa che cambierà il mondo. Un tempo pensasti ad una mano divina, ti ricordi? Un potere che venisse dall'altro e che anticipasse le azioni sbagliate degli uomini. Posso darti gli strumenti per farlo>>

<<Nessun uomo dovrebbe avere un potere divino.>>

<<Concordo ma tu sei una donna>>

Ella rise, appoggiandosi alla scrivania coi fianchi<<Lo SHIELD vorrebbe assumermi per creare il più folle, pericoloso, costoso progetto mai stato fatto?>>

<<Non uno>>

<<Tre>>capì<<Hai visto i miei rapporti in laboratorio, vero?>>

<<Tu puoi cambiare il mondo, facciamolo insieme. Ho solo bisogno del tuo intuito>>

Rhea si mosse d'istinto verso il prato, tremando come una foglia.
Aveva appena ricordato l'inizio del progetto INSIGHT e solo toccando un oggetto.
Capì come funzionava, tutto quello che sfiorava, su cui finiva, aveva una storia da raccontare.
Compreso questo, tornò sul patio, e d'istinto toccò la maniglia.  
Il dolore tornò, facendola finire chissà dove.

<<Non è divertente! Apri!>>

Fuori pioveva, diluviava così tanto che tutti i vestiti della Rhea passata erano fradici.
La porta si spalancò, rivelando un volto divertito dai capelli color biondo cenere, la mascella forte e un paio di occhi chiari.

<<Spostati >>disse rude.

<<Cugina, dai, era solo uno scherzo>>

Ella gli diede una spallata ed entrò in casa togliendosi l'elegante blazer celeste. La nostra Rhea  si appoggiò al mobile dell'entrata, senza fiato.
Era Jason, il suo Jason. 
Le mancò così tanto che lasciò andare le lacrime.

<<Non mi va di scherzare, sono esausta. Ho incontrato il Consiglio oggi per stanziare dei fondi, è stato un incubo. Se fosse per me userei il nostro capitale, ma papà non vuole>>

<<Certo, o non saremmo più segretamente miliardari>>

<<Ma a cosa serve il denaro, il potere, se non lo usi per fare qualcosa di importante?!>>

Lui fece un verso, posando un dito sulla labbra<<Abbassa la voce, Robin si è addormentata sul divano. Voleva salutarmi prima di andare>>

Entrambe guardarono il salotto, vedendo una piccolissima Robin che dormiva rannicchiata, con un pollice in bocca. La Rhea passata andò da lei, si chinò e le baciò la fronte prima di coprirla con una coperta blu.
Poi andò verso la cucina, mentre lui la seguiva.

<<Salutarti per cosa? Dove pensi di andare?>>

Lui si sedette su uno sgabello, dopo aver preso due calici<<Sono stato richiamato per una missione, ci sono stati disordini seri e sembra che tutto conduca a New York.>>

La spettatrice ebbe un sussulto, si voltò verso una parete, dove c'era un timer con data e ora. 
Mise una mano sul cuore<<No, non può essere>>

Era il 3 maggio 2012.
Il giorno prima della Battaglia di  New York, dove lui sarebbe morto.

<<Sai che ho l'accesso a qualsiasi informazione riservata, vero?>>chiese, mentre versava del vino<<So cos'è successo a Berlino, cosa succede su quell'helicarrier>>

<<Sai che esistono gli asgardiani, assurdo. Esistono veri Dei, figuriamoci se non erano malvagi>>

<<Forse non è malvagio, quel Loki. La mitologia norrena pare reale, quindi forse lo sono anche le leggende. Magari questo Loki è solo un uomo terrorizzato nell'accettare sé stesso, quindi cerca di essere quello che crede di dover essere e la sola strada che conosce è il potere, la vendetta, la sottomissione.>>

<<Ha ucciso un sacco di persone e tu usi la psicoanalisi su di lui?>>

La Rhea che li guardava scosse la testa<<No, digli di non andare. Digli che è davvero malvagio, che non può essere salvato ma lui sì. Digli di restare!>>

<<E' solo che sono stufa che l'umanità divida le persone in buone e cattive. Non c'è una mezza misura, possiamo fare cose cattive senza essere malvagi>>

Fece una smorfia <<C'è qualcosa che non va? Al lavoro? Parli come se stessi facendo qualcosa di sbagliato>>

<<C'è un prezzo da pagare. Ne ho parlato al Consiglio, papà dice che è necessario ma non vorrei che il male lo fosse. Per salvare innumerevoli vite devo costruire qualcosa che mi spaventa, qualcosa che non accetta redenzione, perdono.>>

<<Dovresti sapere che non possiamo perdonare i terroristi, coloro che attentano al nostro cuore. Io non lo farei, io distruggerei chiunque facesse del male alla nostra famiglia. Non sei cattiva perché sei umana, perché prendi decisioni che nessun altro è in grado di prendere>>

<<Ho la sensazione che io sia qualcosa di più, Jason. Sento che c'è una parte di me che è esattamente come Loki, che farebbe cose terribili per la ragione giusta>>

<<Siamo Pierce, noi facciamo sempre cose terribili per la ragione giusta>>

Rhea non tacque, cercò di afferrare Jason ma trovò solo aria.<<Digli che gli vuoi bene.  Digli che lo ami, che lo perdoni per aver mantenuto dei segreti. Ti prego, digli che sarà sempre parte di te!>>

La stanza era sparita, Rhea si trovava di nuovo in mezzo al salotto, camminando sul sangue. Era uscita dal ricordo ed entrata in casa. Il cuore le batteva forte, un cuore spezzato.
Scoprì di essere ghiotta, voleva di più, voleva ricordare di più di chi aveva perso. Quindi afferrò una foto appoggiata sul tavolino, c'era sua figlia sopra.
Venne attratta dentro un ricordo, finendo per vedere una strada.
Sapeva dov'era, era la scuola d'infanzia di Robin, la stava aspettando o almeno lo faceva l'altra sé.

<<Signorina Rhea?>>

Si voltò e restò impressionata quando vide Rumlow, era sceso da un suv nero e non era da solo. 

<<Brock, chi sono queste persone?>>

<<Dobbiamo andare>>

<<Io non vengo da nessuna parte, sto aspettando mia figlia.>>

<<Lei è già stata prelevata>>

Rhea sembrava arrabbiata<<Cosa hai detto? Dov'è? Dove è mia figlia?!>>

Lui la prese per un gomito, mentre la gente si girava. Uno dei due suv si aprì e lei si sporse, vedendo la bambina che dormiva. Era priva di sensi<<Robin!>>

Prima che potesse accorgersene, venne spinta in un altro suv. Cercò di liberarsi e finì per dare un calcio al petto di Rollins<<Lasciate andare mia figlia!>>

<<Non le faranno del male>>

Si voltò, sul sedile accanto al suo c'era Alexander.<<Papà? Che sta succedendo?!>>

La Rhea che li osservava si sedette davanti, in silenzio, si guardò intorno. Capì di essere tornata indietro di altri due anni, prima della Battaglia di New York.

<<E' necessario che tu stia calma, ho bisogno che tu venga con noi. Spontaneamente, non lottare questa volta>>

<<Questa volta? Sei impazzito, papà? Robin era svenuta, tua nipote! Devo vedere se sta bene>>

<<Piccola Piovra, non c'era altro modo. Questa volta non posso aspettare, lo capirai.>>disse lui, era sudato, molto pallido<<Ho bisogno di Sinner>>

<<Che cazzo stai dicendo?!>>sbottò.<<Chi è Sinner?>>

<<Sei tu>>

Ella lo si spostò sul sedile mentre lui si allungava e le afferrava il viso<<E' successa una cosa terribile, Rhea. Una cosa che solo tu puoi sistemare>>

<<Papà?>>sussurrò<<Perché piangi?>>

Era vero, aveva gli occhi completamente bagnati<<Lo hanno preso, amore mio.>>

<<Hanno preso chi?>>

<<Dean, hanno preso Dean>>

Rhea per poco non cadde all'indietro quando tornò alla casa, scosse la testa e scoprì di ricordare molti più particolari di quegli anni. Capì che faceva dei salti temporali e lo spazio che attraversava tra un salto e l'altro si riempiva, facendole ricordare ciò che era accaduto in quel periodo.
Lo capì al punto che finì a terra, la foto cadde rompendosi e le sue mani si macchiarono di sangue.
Chiuse gli occhi a causa del dolore, ricordò il funerale di Dean e ricordò Sinner. La vide essere attivata e quando si aggrappò al divano entrò in quel ricordo.

<<Sei pronta?>>

Rhea si girò e li vide, restò scioccata. Sinner era in piedi, con una divisa completamente nera e aderente, aveva i capelli lisci, che coprivano il resto del viso con una maschera.
Non era la sola, c'era anche il Soldato d'Inverno.

<<Finché siamo insieme>>rispose in tedesco.

Improvvisamente qualcuno iniziò a sparare, si trovavano in un ristorante cinese. Era gigantesco, quasi un centro commerciale abbandonato. Ed era la sede della MANO. 

<<Rammenta ciò che ti ho insegnato>>

Ella cambiò tono<<Ho una missione diversa>>

Lui si girò a guardarla quando la Peccatrice aprì i palmi e li sbatte a terra, una scarica di potere percorse la sala fino a colpire tutti gli uomini asiatici, vennero colpiti con una violenza brutale. Molti morirono sul colpo, colpendo la testa ma lei corse, chinandosi e afferrando i suoi pugnali.
Il Soldato restò fermo, confuso mentre la sua allieva uccideva e massacrava.
Era brutale, c'era sangue dappertutto.

<<Sinner!>>gridò lui.

Ma ella aveva abbassato le mani e stava volando, atterrando su nuovi nemici. Arrivavano ninja da tutte le parti, lui combatté e Rhea li poté vedere muoversi all'unisono.
Per tutto quel tempo aveva creduto che fosse il Soldato d'Inverno il mostro dei suoi incubi, capì che si sbagliava. Era Sinner.
Non era priva di emozioni, come Barnes, il quale uccideva efficientemente e rapidamente. 
Lei era terrificante e di certo provava qualcosa, era vendetta.
Sinner non sapeva chi fosse Dean, non aveva ricordi di lui ma una parte di lei sapeva, lo sapeva abbastanza da farle provare un sadico piacere nello smembrare i responsabili.
Usava le lame o usava i suoi poteri per farli a pezzi, non c'era solo sangue a terra ma anche arti, tutti urlavano fino a che alcuni tentarono la fuga.
Il Soldato d'Inverno si avviò verso le cucine, seguito da lei e la vera Rhea. Camminarono e fermarono tutti coloro che volevano ostacolarli, finché non giunsero in uno strano spazio, dopo essere scesi con un elevatore. 
Si trovavano nel Cerchio di Midland, un edificio di Hell's Kitchen ed ora vedevano una fossa, era stata scavata per raccogliere fossili di drago. Era il quartier generale.
Una donna si fece avanti, era completamente sola e non sembrava spaventata.

<<Sapevo che sareste venuti. Avete tagliato le quattro dita, ucciso i miei alleati. Madame Gao, Bakuto, Sowande e Marakami.>>

 Sinner si fece avanti, i suoi capelli erano zuppi di sangue<<E ora tocca a te, Alexandra Reid>>

<<Migliaia di anni di storia, di potere, di sacrificio. Così tanti nemici, che sembravano più pericolosi di te e tu sei riuscita a distruggerci.>>

<<Hail l'Hydra.>>disse il soldato.

<<No, non l'Hydra. Ma tu, Peccatrice. Tu sei la loro Bestia>>disse, riferendosi al demone che la Mano idolatrava<<Ci siamo alleati all'Hydra e per una vita persa ne sono state perse a migliaia>>

Sinner non aveva solo avuto l'incarico di fermare la mano ma di raderla al suolo, aveva lavorato mesi per sterminare tutte le cinque fazioni.<<Dean Pierce valeva milioni di vite, il Segretario Alexander vuole che sappia che è lui la causa della vostra distruzione. Come dite voi, "Shoganai" >>

Ella alzò le mani e un'aurea azzurra le circondò le dita, la donna indietreggiò mentre tutto tremava. Le pareti, la roccia, il palazzo stava per crollare.
Rhea alzò lo sguardo quando vide il soffitto di casa sua, restò senza fiato, era tornata indietro.
Pensò a quella parola giapponese, shoganai significava qualcosa d'inevitabile, destinata a quella fine.

<<Torno subito, te lo prometto!>>

Si rialzò e guardò fuori, il cielo era strano, non era più blu ma sembrava essere nello spazio. C'erano filamenti che si congiungevano, come rami di un albero che si aprivano. 
Quella voce era di Natasha ma era da sola, non la vedeva ma sapeva che l'aveva chiamata perché qualcosa stava succedendo fuori dalla sua testa.
Doveva aiutarli.
Si concentrò, non poteva metterci così tanto tempo. Doveva ricordare e basta, così si mise dritta e allungò le braccia. Tentò di fare la stessa cosa che aveva visto, di connettersi al luogo in cui era e chiuse gli occhi.
Sentì delle voci, erano sussurri ma poi divennero nitide.

<<Credi che l'amore debba fare male?>>

<<Credo che la vita faccia male, l'amore è il rimedio che usiamo contro quel dolore>>mormorò l'altro, era Dean.

<<Allora guariscimi, risana le ferite del mio cuore>>

Un'altra fitta la colpì, per poco non cadde quando le voci nella sua testa divennero urla. <<Sono un mostro, per colpa tua! Che cosa mi hai fatto?!>>

<<Mi dispiace, Piccola Piovra. Perdonami!>>

Non riusciva a focalizzarsi su una voce, erano tante voci, tanti ricordi.<<Mi amerai qualunque cosa diventerò?>>

Rhea non voleva vedere, voleva sentire, voleva immagazzinare i momenti andati persi ma era dura non attaccarsi ad un ricordo, non visitarlo. 
Poi sentì un dolore più forte, vedette il laboratorio siberiano e dei soldati che trattenevano un uomo.
Non un uomo, ma Alexander Pierce.

<<Non posso, basta. Staccatela da lì!>>

Stava urlando verso una seduta, dove gridava una ragazzina che aveva chiesto a suo padre di sopportare. C'era un altro uomo, era alto, con una lente su uno occhio<<Il suo sacrificio salverà il mondo>>

<<Struker, tu obbedisci a me!>>si ribellò<<Soldato, stacca  Rhea da lì>>

Il Soldato d'Inverno fece per muoversi quando Strucker allungò una mano fermandolo<<La Peccatrice non è pronta, lei ha scelto di dimenticare>>

<<No! Lasciate andate mia figlia! No! Lasciatela andare!>>

Rhea passò oltre, in lacrime e si concentrò su Sinner. Vide centinaia di missioni, di sessioni d'addestramento con Barnes. 
Lui era il solo ad essere gentile, per questo si fidava di lui. 
Poi apparve in una stanza, c'era già stata, era un bunker nel New Jersey e la Rhea passata aveva appena dieci anni.

<<Imparerai molto qui, mia Peccatrice. Il tuo cervello, col mio, creerà qualcosa di epocale.>>

<<Chi sei tu?>>chiesa la bambina, fissando un monitor verde.

<<Il mio nome è Armin Zola>>

Rhea si morse un labbro, il dolore aumentava e sapeva che nella realtà stava gridando. Però sentiva anche che qualcos'altro stava succedendo, Natasha continuava a chiamarla in panico.
Tornò su Zola, rivide sé stessa ma era più grande, doveva avere 23 anni.

<<E se io fossi solo questo? Una guerra? Se fossi incapace di smettere di fare del male?>>

<<Le guerre portano evoluzione. Tu sei la rivoluzione, unica in tutte le galassie. Tu sei il buco nero>>

<<Perché risucchio tutto ciò che c'è intorno?>>

<<Perché porti da qualche parte, tu sei il portale per infinite possibilità>>

Ci fu un rumore, era la casa che tremava e la porta si scardinò. Ella guardò di nuovo fuori, anche il prato stava venendo trascinato verso quello spettacolo. Non sapeva cosa stava vedendo ma aveva colori incredibili, arancione, viola e celeste. 

<<Si ripresenterà?>>

<<Solo se  smetti con le sedute>>mormorò una voce, era Strucker.<<Il cancro è terminale, Sinner>>

<<Chi altro lo sa?>>

<<Nessuno tranne me e Zola. Desideri farlo sapere a Pierce?>>

<<No, non ditelo a nessuno. Fatemi solo dimenticare>>

<<Hail Hydra!>>

<<Hail Hydra>>

Questa volta furono le finestre ad esplodere, il vetro per poco non la ferì. Quando alzò lo sguardo vide che altro sangue sgorgava, proveniva dal laboratorio. 
E lei ci andò.

✪✪✪

<<Non credo ci senta>>disse Tony.

Steve, Bucky e Natasha stavano fissando la donna, era attaccata da meno di minuto e non sapevano che il tempo trascorreva in modo diverso per Rhea.

<<Come ricorderà?>>domandò Nat.

<<E' diverso per tutti, dipende come organizzata la propria mente. Io vedevo flash, vedevo il treno da cui sono caduto e quello mi portava ovunque nei ricordi.>>spiegò Barnes<<Sinner era in grado di aprire e chiudere una porta, non so dove portasse ma immagino che Rhea l'abbia varcata>>

<<Be', di certo non siamo con lei. Quindi tocca a noi varcare una certa porta inquietante>>

<<Non possiamo lasciarla qui da sola, Stark>>ribatté Steve<<Sarà sconvolta quando avrà finito>>

<<Resto io con lei>>mormorò Natasha.

<<Visto? E' in buona compagnia. Noi dobbiamo occuparci di cinque psicopatici e un sociopatico>>

Barnes annuì, diede un'occhiata alla mora e poi seguì Stark prima di ripensarci. Rogers aveva una brutta sensazione, andando via peggiorò e basta. 
Quando oltrepassarono la stanza, come aveva fatto Rhea nella sua mente, trovarono una gigantesca sala buia. 
Bucky aveva i brividi e Rogers si sentì molto male per lui, sembrava la stanza degli orrori. 
Da nulla cinque luci si accesero, erano capsule di ibernamento, i tre si avvicinarono quando un auto parlante si accese.

<<Se può essere di conforto, sono morti nel sonno>>

Tony restò sbigottito, era vero, i soldati erano morti tutti quanti, con un proiettile nel cranio.

Bucky alzò il fucile<<Che diavolo...>>

<<Pensavi davvero che volessi altri come te, Sergente?>>continuò la voce<<Ma hanno la mia gratitudine, vi hanno portato qui in tempo>>

Un'altra luce si accese, era rettangolare e da lì videro il viso di Helmut Zemo. Il primo a sparare fu Iron-man e poi toccò a Steve, che lanciò il suo scudo ma tornò indietro.
Non gli aveva fatto niente.

<<La prego, Capitano. I sovietici costruirono questa camera per resistere a forze più grandi di un paio di vendicatori>>mormorò<<Vero, Sergente? Ricordi perché fu rinforzato?>>

<<Sinner>>rispose Barnes<<Tentò di uccidere gli scienziati usando i cinque soldati, distrusse la camera e dovettero rinforzarla per proteggersi da lei. Da allora i soldati non sono stati più attivati e non è più stata portata qui>>

<<Immagina la mia sorpresa quando ho letto il rapporto. L'Hydra ha usato il suo corpo per anni, privandola di una coscienza, come te. La differenza è che si sono dimenticati che la signorina Pierce è una delle menti più grandi del pianeta.>>

<<Di che sta parlando?>>domandò Steve.

<<Sinner restò inattiva per un anno a causa della sua gravidanza>>rispose Zemo<<Sì, so anche questo. Qui c'è un intero archivio su di lei. Be' stando lontana per diverso tempo, ha iniziato a percepire Sinner. L'altra sé, il suo elter ego. Così quando l'hanno presa non ha reagito, ha ideato un piano per distruggere l'Hydra dall'interno, usando i suoi cinque mastini>>

Tony alzò le spalle<<Non ha funzionato, che peccato>>

<<Oh ma lei sapeva che non avrebbe funzionato, il punto è che voleva portare all'inferno con sé più terroristi possibili. Ce l'ha fatta, ha fermato il programma dei cinque soldati d'inverno>>

Rogers si avvicinò<<Hai ucciso tutti quegli innocenti a Vienna, a Berlino, hai manipolato Bucky solo per arrivare in questo posto? Per vendicarti per Sokovia?>>

<<No! La Sokovia era uno stato fallito molto prima che arrivate voi.>>

<<Lo stai facendo per essere come Rhea?>>chiese Bucky.

<<Non ho pensato ad altro per tutti i giorni per oltre un anno>>ammise<<Quando lo SHIELD è caduto le informazioni su Sinner non c'erano, le volevo. Così ho dato la caccia all'HYDRA finché non ho scoperto che lei non poteva essere morta e tu, Capitano, eri così affranto. Ho visto le tue debolezze e dovevo assicurarmi che tu fossi tra quelle di Rhea, ed è così.>>

<<Perché non l'hai rapita e basta?>>domandò Tony.

<<Perché lei non ricordava dove fosse questo posto, ma il Sergente sì. L'ho studiata, seguita ogni volta che potevo. Mi sono reso conto, in fretta, che Rhea Pierce era colei che aveva distrutto l'Hydra e io l'avrei usata per distruggere voi>>

<<Non lo farebbe mai>>

<<L'ha già fatto. Vi ha condotto qui, come io sapevo sarebbe riuscita a fare. Se c'era qualcuno che poteva trovarmi, era lei!>>sorrise<<E sai come lo so? Perché siamo simili. Bruciamo di vendetta per coloro che lo meritano, siamo gli ultimi di una razza estinta>>

Erano uno davanti all'altro e Steve capì quello che intendeva. "Gli ultimi".

<<Hai perso qualcuno>>

<<Io ho perso tutti>>serrò la mascella.<<Tutti, non qualcuno. Ho fatto una promessa, voi perderete lo stesso>>

Dal nulla gli schermi si accesero, mostrarono il numero di serie dell'archivio, e poi una data in russo. 16 dicembre 1991.
Steve guardò Bucky, il quale era sbiancato mentre Tony arrossiva.

<<Che cos'è?>>

<<Un impero rovesciato dai suoi nemici può risollevarsi ma uno che crolla dall'interno? E' istinto, per sempre.>>

✪✪✪

Rhea sentiva delle urla, ma non provenivano dei suoi ricordi ma fuori casa. Erano grida ma anche colpi, come se ci fosse una battaglia.
Pensò ai cinque soldati, forse erano svegli ma allora perché non sentiva più Natasha? 
Tentò di salire le scale, volendo tornare al piano terra ma il sangue le arrivava alla vita, non riusciva a resistere alla forza della corrente.
Finì con la tesa sotto e ciò che vide furono molti omicidi, grida di persone che la supplicavano, persino di scienziati Hydra che correvano va da lei.
Ricordava l'attacco alla base siberiana, come aveva detto Zemo, tornò su per respirare.

<<I Pierce non si arrendono, lottano!>>gridò Alexander.

<<Non voglio lottare!>>gridò<<Torturiamo, uccidiamo e ci chiamiamo salvatori per questo. Come può la morte rappresentare il bene? Come posso essere il bene se commetto solo sbagli?>>

Poi vide una chiesa, la sua famiglia era in fondo e stavano parlando con degli invitati. Era il battesimo di Robin, ella vide persino Rumlow passarle accanto.

Era seduta su una panca, guardava l'altare quando voltandosi vide Nick Fury, provò l'istinto di afferrare qualcosa per difendersi quando vide che la Rhea del passato appoggiava la testa sulla sua spalla. Lui le baciò una tempia.

<<Non sono mai stata una fan della chiesa, ma Dean è credente. Dice che il Signore sa cosa è bene per noi, non importa se vogliamo qualcosa di diverso. Non mi sembra molto giusto, non trovi, zio? Tu vai avanti, trascinandoti a pezzi perché un tizio con una tunica ti dice che un altro tizio con la barba sa cosa fare>>

Lui rise<<La fede è questo, farsi domande e accettare che non si avranno risposte. Lottiamo per lo stesso motivo, noi siamo lo scudo invisibile che sa cosa è meglio per l'umanità>>

<<Forse nessuno sa cosa è meglio per il mondo, o non saremmo arrivati fino a qui>>

Rhea finì sotto di nuovo, si aggrappò alla porta del laboratorio per resistere. Non erano come un una registrazione, in cui si va avanti e indietro. Non era una linea.
Era come un puzzle, la sua mente si riempiva di pezzi che andavano al loro posto ogni volta che riprendeva fiato.
Finì sotto, si mosse tra flashback atroci fino a che una vide un centinaio di bottiglie di vino. Tutte erano trasparenti, come se ci fossero dei ricordi che fuoriuscivano ora che erano stappate.
Riusciva a vedere in basso, era un vetro, un riflesso che faceva apparire tutto più grande. 
Ormai il corridoio era completamente sommerso, quindi nuotò a rana, cercando di raggiungere il suo riflesso.

<<Ti ho sentito! Hai detto che mia madre era morta, che è morta di parto!>>

Aveva toccato un altra bottiglia, per sbaglio, una molto vecchia e costosa. Vide sé stessa, doveva avere 19 anni, lo sapeva perché aveva la frangetta. 
Alexander si voltò, era nel studio dello SHIELD.

<<Rhea?>>

<<Ho sentito cos'hai detto al nonno, ho sentito la vostra chiamata>>continuò<<Gli hai detto che lei ti aveva avvisato su di me, prima di andarsene>>

Lui toccò qualcosa sulla scrivania, un pulsante<<Non è così, lei è morta>>

<< Non ti credo. Io ti ho sentito! Hai detto che mia madre sapeva che sarei stata pericolosa, che sarei stata destinata a fare delle cose che avrebbero terrorizzato il mondo e che sarebbe venuta a reclamarlo.>>

<<Rhea, sei impazzita? A reclamare cosa?>>

<<Il mio potere!>>urlò.

Lui si zittì, quando le porte dell'ascensore si aprirono. Rumlow apparve insieme a Rollins, la squadra STRIKE era ben equipaggiata.
Rhea non capiva, li guardò smarrita finché Alexander non disse : <<Mi dispiace, Piccola Piovra. Non avresti dovuto ascoltare>>

<<Signore?>>domandò Brock.

<<Prendetela, fatele dimenticare.>>

L'afferrarono per le spalle, lei alzò le gambe tentato di dimenarsi<<No! Dov'è mia madre?!>>

Rhea tornò a nuotare nel sangue, fino a che non appoggiò la mano al proprio riflesso. Si sentì come se potesse attraversarlo, almeno finché non udì sé stessa parlare. Doveva essere piccola, al massimo undici anni.

<<Nonno, basta, non ce la faccio più>>

L'uomo si avvicinò, era un po' in sovrappeso, con un completo fatto su di misura e un capello che copriva la testa semicalva. Erano in giardino, l'aveva fatta correre per tutto il pomeriggio<<Sì che ci riesci, è solo che sei convinta di non poterlo fare. Siamo Pierce, non siamo ordinari>>

<<Io vorrei esserlo, vorrei essere normale.>>

<<Perché mai?>>

<<Sarebbe più facile amarmi>>

Lui si tolse gli occhiali da sole<<Ciò che è facile è sbagliato, Rhea. Tu porti il nome di un Titano, non un Dio ma un vero Titano che ha dato la vita alle divinità, a ciò che in cui le persone ripongono la proprio fede.>>

<<Ma io sono ancora piccola>>

<<Tu sei tanto grande, Rhea Pierce. Dentro di te vivono interi universi, sta a te lasciarli vivere o morire.>>le disse<<Dimmi, fai fatica a respirare ora che hai corso tanto?>>

<<S-sì>>

<<Bene, è così che ti sentirai per tutta la vita. Come se fosse difficile fare ogni cosa, vivere sarà arduo. Sarà una corsa e tenere il passo ti costerà molto, il tuo istinto sarà quello di trattenere il respiro, di pensare solo a dove stai andando e di arrivarci il prima possibile. Non farlo, non conta la meta, conta come sarai quando arriverai. La vita ci cambia, lascia che accada. Lascia entrare l'aria. Respira, Rhea. Respira e accetta il male, respira>>

E lo fece, respirò attraversando sé stessa.
Rhea spalancò gli occhi, il dolore finì alle tempie ma sentì l'elettricità scorrerle per tutto il corpo e per questo si lanciò giù dal sedile.
Cadde su un fianco, tremava in preda ad un'emicrania brutale.
Udì un suono secco, d'istinto prese la pistola e la puntò in alto. La canna vibrava per il suo tremore ma oltre essa vide Re T'Challa, senza il casco della sua tuta.

<<Rhea, non sono qui per ucciderti.>>sollevò le mani<< So che non sei stata tu, ho sentito di persona tutta la verità>>

<<Z-zemo..>>

Si accovacciò<<E' fuggito, ma i tuoi amici stanno lottano. Romanoff è stata colpita, è priva di sensi>>

Ella sgranò gli occhi rossi e bagnati, lui provò moltissima pena per lei. Era molto pallida, le labbra erano secche, non aveva un bell'aspetto.
Rhea allungò lo sguardo, la vide appoggiata alla porta con le braccia in grembo, aveva un taglio profondo in testa.
Cercò di trascinarsi da lei, quando una fitta la colpì, facendola restare senza respiro. Tirò un gridolino mentre il viso di suo cugino le appariva davanti.

<<Troverò un modo per salvarti, tornerai a casa e sarai felice.>>mormorò Jason<<Te lo prometto, non perderai nient'altro. l'Hydra non ti farà più del male, il mondo non ti farà più del male>>

Riaprì gli occhi, vedendo solo T'Challa che la teneva per una spalla.<<Stai bene?>>

<<I ricordi, continuano a tornare>>rispose, ma lo stava dicendo più a sé stessa.

Rhea si trascinò fino ad afferrare le gambe della sua russa, non ci mise molto a costatare che aveva un trauma cranico.

<<Portala fuori>>

<<Non hai sentito? Stark vuole uccidere Rogers e Barnes>>

<<Co-cosa? Ma i cinque soldati?>>

<<Zemo li ha uccisi e ha mostrato a Stark il video del Soldato d'Inverno che giustizia i suoi genitori>>

Rhea era sopraffatta dal dolore, l'emicrania sembrava scuoterla dall'interno. Ma era ovvio che Zemo aveva vinto, quindi toccava a lei fare qualcosa.

<<Devi andare sulla mia nave, porta Nat fuori di qui>>tossì.

<<E tu? Sei ferita, debole>>

<<Sto bene! Va con lei!>>esclamò.

Lui annuì, poco certo e si abbassò per sollevare la russa sulla sua spalla. Rhea si aggrappò allo stupite, mentre li guardava correre dalla parte opposta.
Non aveva fiato, come aveva detto suo nonno e ogni secondo scopriva di sapere delle cose, di avere dei ricordi di nuovo.
Momenti importanti, come una missione a Madripoor o momenti comuni, come una cena di famiglia, una partita di football con Dean e Jason.
Quello era il suo passato e le apparteneva.
Camminare fu talmente arduo che barcollò, serrando la bocca per la nausea e aggrappandosi a tutto ciò che trovava. Continuò a muoversi, a correre.

<<Mamma! Mamma!>>

<<Sentila! Urla sempre, proprio come te>>sorrise Dean.

<<Be', in questo mondo non basta stare in piedi. A volte dobbiamo alzare la voce per ottenere quello che vogliamo>>

<<Tu urlerai?>>

Annuì<<Io romperò il muro del suono>>

Sarebbe voluta restare con loro, tenere la mano di Dean, guardare sua figlia che accorreva tra le sue braccia.
Era la vita che aveva sognato, ma a cui non era mai stata destinata.
Ma non poteva restare.
Fu così che li vide, lottò per vederli oltre il passato, il dolore, i ricordi.  Perché erano il suo presente, sperava in futuro.
Steve era in ginocchio, dietro di lui c'era Bucky sdraiato privo del suo braccio di vibranio e davanti c'era Iron-man che stava per abbassare la mano.
Nel momento in cui i due amici furono innegabilmente fermi, ella iniziò a correre, nonostante il suo corpo le gridasse di non farlo.
Era così debole, eppure il suo sangue era ancora forte.

<<Rh-Rhea>>boccheggiò Bucky, a terra.

Non saprei dire come ci riuscì, però Rhea si ritrovò proprio tra Tony e Steve. Senza fiato, barcollante.
Rogers era sbigottito, cercò di toccarle una gamba, di spostarla ma non riuscì neppure a sfiorarla tanto era smarrito. Era ferito, lo era anche Barnes.
Lei si guardò alle spalle per un secondo, concentrarsi sulla realtà che faceva a botte coi ricordi.
Stark pensò di abbassare l'arma, dato il suo aspetto da moribonda ma aveva ascoltato bene Zemo, il medesimo aveva detto di non sottovalutare Rhea Pierce.

<<Non metterti in mezzo>>

Rhea capiva davvero Tony, se avesse avuto davanti Nick lo avrebbe fatto in mille pezzi. Soprattutto ora che ricordava, capiva la vendetta. 
Ma non avrebbe mai lasciato Bucky e Steve senza protezione, non li avrebbe lasciati morire per nessuna ragione al mondo.
Esattamente come aveva detto Rogers a Berlino, non c'era una scelta da prendere se non si vedevano opzioni.
Le sue pupille si accesero e lo fecero molto più di tempo, erano abbaglianti.

<<L'ho già fatto>>

Tony sparò ma un'energia celeste creò una barriera che lo spinse all'indietro, difendendoli.
Rhea sentì l'ennesima fitta alle tempie, ma non la seguì, non la ignorò ma al sopportò che era di fatto un modo per affrontare la sofferenza.
Assecondò il suo potere, la conoscenza che stava tornando e Stark non poté proprio farci niente.
Ella, restando ferma, per paura di cadere, lasciò la mano sospesa in aria.
Tony e Bucky furono testimoni di quella cresciuta di potere.
Tony era letteralmente spiaccicato contro un muro, aveva le braccia e gambe aperte, cercava di muoversi ma i sistemi lo avevano abbandonato.
Ella mosse un dito e un pezzo di metallo volò fuori, tra i lunghi fori innevati.
Lentamente lo svestì dell'armatura, del potere che lo rendeva Iron-man.
Fino a che la facciata oro non le finì in mano, facendo a cadere in ginocchio Tony, il quale era sporco di sangue per le botte dei super soldati.
Ella lasciò cadere a terra la maschera, il suo rumore fu il solo che si sentì in quel silenzio tombale.
Steve restò in ginocchio, prese il proprio scudo per rialzarsi quando Stark lo vide.

<<Quello scudo non ti appartiene, non te lo meriti!>>tossì<<Mio padre ha creato quello scudo!>>

Rhea cercò aria, barcollò quando Captain America lanciò l'oggetto proprio ai piedi di Tony. Ci aveva rinunciato, ella era incredula. Lo erano tutti.
Ma Stark provava ancora rabbia, come chi patisce la sofferenza di un lutto enorme e fu per questo che Rhea lo capì, che precedette la sua mossa.
Tony distese una mano, dove si trovava ancora un propulsore e sparò.
Sinner si risvegliò, fondendosi finalmente con Rhea Pierce.
La medesima si girò in tempo, come se tutto si fosse rallentato, e si lanciò sui due soldati afferrandoli con tutta la forza che aveva.
Steve e Bucky sentirono uno spiacevole buco allo stomaco, durò un nano secondo, come essere inghiottiti da un vortice, da un buco nero.
Però poi sentirono freddo.
I tre erano improvvisamente sulla neve, all'esterno della base, accanto ad un paio di navicelle.
Si era teletrasportati, così, per magia.
Rogers guardò il cielo grigio, sconvolto di quello che era appena riuscita a fare. Si voltò, ella era sdraiata in pancia su, come Bucky, tutti fianco a fianco.
Ma non fu questo che notò, fu quelli che sentì che lo risvegliò dallo shock.

<<Rhea?!>>

Ella respirava affannosamente, come se avesse una sorta di crisi respiratoria. Il petto si alzava, vibrando. 
Bucky lo sentì, si alzò con la sola mano che aveva e sputò sangue tra la neve. Fu lui a vedere la nave di Rhea e T'Challa che muoveva un braccio dal portellone.

<<Doll, andrà tutto bene!>>esclamò Barnes.<<Resisti>>

Ma lei riusciva malapena a vederli, i ricordi tornavano davanti a suoi occhi come la neve che scendeva. Rogers mise una mano sotto le sue ginocchia e l'altra sotto la sua schiena.
Onestamente lui per poco non gridò dato il male che sentiva per tutto il corpo, ma per lei sopportò. Si alzò in piedi, i suoi occhi si stavano spegnendo, tornando umani.
Fu lì che Rogers ricordò Washington, la domanda che lei aveva chiesto a Nat di fare a lui. Finalmente le rispose.

<<Sei stata brava, Rhea. Sei stata brava>>

Fu l'ultima cosa che sentì prima di cadere di nuovo in un oceano scarlatto di ricordi.

ANGOLO AUTRICE

Oddio! Ce l'ho fatta.
Ero seriamente convinta che non sarei riuscita a postare, ma invece ce l'ho fatta.
E' stato super difficile scrivere questo capitolo, ero incerta su molte cose ma credo che sia venuto bene.

Abbiamo conosciuto Zemo e scoperto un mare di cose nuove.
Che ne pensate?
Piccola comunicazione : purtroppo non sono molto attiva dai social da quando ho rotto il mio telefono, dato che ho perso tutti i miei post editati, quindi ci vorrà del tempo per rifarli, in più il mio telefono momentaneo è davvero vecchio. 
Non ha memoria, quindi non riesco neanche a fare stories o video su Tik Tok, mi blocca tutto.
Non temete, io continuo a postare su Wattpad.

Un abbraccio, al prossimo lunedì!

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