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CAPITOLO 15

I SUOI OCCHI

Ci sono persone, in questo universo, che sono semplicemente destinate a ritrovarsi. Sono legate da qualcosa di più potente del tempo, dei luoghi o delle circostanze.
Persino più potente della forza di chi vorrebbe vederli separati, o chissà, persino più forti del desiderio degli stessi di non doversi affrontare.
Steve e Rhea pensavano che i loro destini erano ormai stati separati completamente, anche se lo credevano per ragioni diverse. Egli era andato avanti, o meglio, il tempo lo aveva fatto.

In tutti quei mesi in cui era capitato il finimondo era tornato spesso a Washington, solo per vedere tomba della dottoressa.
Stava lì per ore a parlare, così aveva fatto dopo Sokovia e le raccontava ogni cosa.
Non lo faceva per lei ma solo per sé, perché aveva bisogno di parlare con qualcuno.
Non poteva farlo con Bucky, lo aveva cercato cosi a lungo ma gli sfuggiva sempre.
E anche a Rhea sembrava sfuggire qualcosa.
Andare avanti le era stato insegnato, impartito e tentava di non arrendersi.
Aveva fatto la sua prima seduta di radio terapia, molto intensa e Alexander era sparito, si sentiva molto meglio.
Abbastanza dal tornare a lottare per vivere e il posto giusto per farlo era Lagos, in Nigeria.

<<Signorina, siamo pronti per lei>>

Una donna bionda si voltò, il caschetto liscio gli cerchiava il bel viso magro e truccato con eyeliner e rossetto bordeaux.

<<Dottoressa, in realtà.>>

Rhea alzò gli occhi e fece un sorriso diabolico all'uomo dai capelli rasati, lui si sentì in soggezione di fronte a tanta bellezza. 
La parrucca le donava.
Indossava un abito aderente nero, con un ricca fantasia di fiori bianchi, aveva le maniche lunghe, uno scollo quadrato e un taglio su una gamba, dove nascondeva due fini pugnali. Fece un passo in avanti sui propri sandali neri col tacco.

<<Oh mi scusi, Dottoressa>>

Ovviamente ella non poteva usare la sua vera identità, quindi un titolo professionale era la sola cosa in grado di usare. Le piaceva agire in segreto, era divertente travestirsi e onestamente anche ingannare gli altri.
Si trovava in una struttura privata dove avvenivano ricerche scientifiche non approvate e, mentre camminavano tra diverse sale, ella vide dei reparti per attività infettive.

<<Qui non cercate solo la cura del cancro, vero?>>

<<Qui ci occupiamo dall'evoluzione umana>>le spiegò<<Salvarla o sterminarla sono la medesima cosa, preferiamo avere opzioni>>

<<Le sole opzioni che preferisco sono quelle su un menù>>sussurrò sarcastica.

<<Dovrà firmare un documento di riservatezza anche se non comprasse il prodotto>>

Annuì<<Oh ma io lo avrò>>

Improvvisamente si sentì un boato e si fermarono, proprio davanti all'ultima porta da varcare.
Le sirene suonarono nell'intera struttura<<Non ho ancora fatto niente>>

<<Scusi?>>

<<C'è qualche problema?>>

Si toccò l'orologio elettronico<<Non si preoccupi>>

<<Non mi piace quando mi mentono.>>gli disse.

 <<Ci sono degli intrusi, un gruppo armato ha usato un camion come ariete>>

Sapeva che non era una coincidenza e non voleva restare per scoprirlo, perciò gli sorrise <<Non vorrei farlo>>

<<Cosa?>>

Rhea alzò una mano e chiuse il pugno, nello stesso momento l'uomo vide i suoi occhi brillare di blu e smise di respirare.
Si toccò il collo<<Questo. Tranquillo, ho solo tolto tutta l'aria nei tuoi polmoni. Perderai i sensi e poi tornerai come nuovo, parola di una ex assassina>>

Quello che disse accadde alla lettera, egli si accasciò a terra e lei gli salì sopra per oltrepassarlo.
Prese il proprio telefono e aprì la sua app di scansione di password, la stessa usata per trovare il covo di Zola. 
Il codice apparve e la porta metallica si aprì<<Noè avrà aperto le acque ma io posso aprire qualsiasi cosa>>

Il laboratorio non era grande come si era immaginato ma non ci pensò troppo. C'erano altre tre persone, che sembravano guardare fuori dalla finestra e prima che si voltassero fece lo stesso trucco che aveva fatto alla vittima precedente.
I tre caddero sul pavimento.
E poi eccolo, c'era un frigo e una fiala blu, il suo colore.
Aprì la porta e la prese, un sorriso nacque sul suo viso.
Finalmente aveva un po' di speranza, le ultime settimane erano state deprimenti ma ora sapeva di poter vincere contro il cancro.
 Almeno finché non sentì le urla diminuire rapidamente, si voltò e dal corridoio vide un fumo crescere, era un gas narcotizzante. 

<<Oh ma dai!>>

Si avvicinò alla porta, tenendo la provetta fredda. L'avevano obbligata a lasciare la borsa fuori, anche se era vuota e così anche i suoi documenti falsi.
Doveva far uscire quel gas da lì, si era esercitata tanto da Washington e credeva di poterlo fare. 
 Si concentrò e tentò di costringere sé stessa a ricordare.
Non aveva alcuna memoria suoi suoi poteri, se c'erano capacità che non conosceva o come accedervi, quindi la maggior parte del tempo pregava il suo corpo di aiutarla.
Ma in quel momento la paura di essere imprigionata, di nuovo, fu abbastanza.
I suoi occhi si accesero con più potente e mosse le dita libere creando un cerchio, il fumo si sollevò e si alzò rompendo le finestre.
E coloro che erano fuori ne restarono sbigottiti, perché qualcun altro avrebbe dovuto farlo. 
Riuscì a far uscire tutto il gas fuori e farlo alzare sino al cielo in una vortice, liberando il posto e quando riuscì di nuovo a vedere si rese conto di non essere pronta.
Non era pronta per la verità.
C'erano un gruppo di uomini vestiti di nero, con divise da assalto e quello davanti a tutti loro aveva una croce sul petto e una maschera bucherellata.
Lasciò cadere le mani sui fianchi e strinse la fiala, non voleva mostrare la sua ansia ma le era difficile.

<<Ti ricordi di me? Del vero me?>>

Ella inclinò il capo e capì la vera natura della domanda<<Ti chiamavo Cross.>>

<<Ho preso ispirazione da te, ora mi tutti mi conoscono come Cross Bones>>

<<Sembra il soprannome di un pirata>>ribatté ironica.

Brock Rumlow appariva spesso nei suoi incubi ma non era tra quelli che l'avevano torturata o addestrata, era sempre una spalla in una missione o la mano che da bambina prendeva quando andava in giro. Un tempo, chissà quando, gli aveva voluto bene.
Alla fine sospirò, tirando indietro i capelli biondi<<Ma che ti è successo, Brock?>>

<<Sono sopravvissuto, come te. Solo che le mie cicatrici si possono vedere, le tue no>>le disse<<Sono qui per aiutarti, siamo ciò che resta di una famiglia>>

<<Siamo solo ciò che resta dell'Hydra>>lo corresse<<E ho solo mezzi ricordi.>>

Fece un passo in avanti<<E vorrei davvero rivivere quel dolore?>>

<<Non sono qui per questo>>

<<Lo so.>>ammise.

<<Lo sai?>>inclinò la testa incredula<<No, col cazzo che lo sai>>

<<Lo so invece. Zola aveva detto che sarebbe accaduto, sei per metà umana e quella metà è troppo debole per vincere contro un'entità cosmica>>

<<Metà umana?>>inarcò le sopracciglia<<Nessuna parte di me è debole e noi due non siamo uguali, non lo saremo mai>>

<<Certo che lo siamo! Siamo stati abbandonati, abbiamo dato tutto quello che avevamo e cosa ha fatto il mondo per noi? Ci è crollato addosso>>mormorò<<Il sangue che abbiamo versato merita di essere ripagato, possiamo vendicarlo!>>

<<Ti dirò la verità, ho smesso di ascoltarti appena hai parlato di abbandono. Cosa sei? Un cucciolo mandato in canile?>>

La interruppe<<Hanno ucciso tuo padre!>>

<<Nick Fury ha ucciso mio padre e tranquillo, se mai un giorno mi capiterà a tiro ho già due proiettili con scritti il suo nome>>commentò guardando la sua maschera<<Ascolta, Cross. Ho un'idea migliore, perché tu non vai a vivere la tua vita e mi lasci fare lo stesso con la mia?>>

<<Sto tentando di salvarti>>

<<Sono una donna, ho imparato a salvarmi da sola>>

<<Anche dagli Avengers?>>

Lei indietreggiò, il suo sarcasmo sparì, così come il suo respiro.
Un viso apparve nella sua mente spezzata, eppure lui era la sola cosa ad avere ancora un senso, completa.

<<Steve>>

<<E Romanoff, Wilson e altri come loro. Sono qui per me, lo ammetto.>>

<<Ma tu sei scemo?!>>urlò<<Quelli danno la caccia a te e li hai portati dritti da me?!>>

<<Dovevo metterti alle strette, hai tempo.>>

Si agitò<<Devo andarmene>>

<<A quanto pare non vuoi riunirti col tuo ragazzo>>

Lo fulminò con lo sguardo<<Rogers non è il mio ragazzo!>>

<<Allora vieni con me>>allungò una mano<<Come tuo padre avrebbe voluto>>

<<E menomale che sono io quella con le allucinazioni>>sbuffò<<Non ci vengo con te e con nessun altro, sognatelo! Quindi, o vi spostate o vi sposto io>>

<<Rhea..>>

Ella sollevò la gonna e prese i due pugnali, tenendo nel pugno anche la fiala. <<Devo contare fino a tre?>>

Lo scontro stava per iniziare quando ci fu una potente esplosione, era stata lanciata una potente granata e finirono tutti a terra. Era stato Sam, così da stordire i nemici prima dell'arrivo del suo amico. 
Rhea tossì, tirandosi su e scoprì di avere entrambe le mani libere.

<<No! No!>>

La fiala era per terra, distrutta e il suo liquido si riversava come tutta la sua speranza.
Avrebbe voluto farli a pezzi, come Sinner le urlava di fare ma il destino la salvò dal senso di colpa.
Improvvisamente vide una materia rossa salire tra le pareti, capì che non c'era tempo per aspettare, perché gli Avengers erano pronti a fare irruzione.

<<Rhea!>>

Ella ignorò Rumlow e corse di nuovo nel laboratorio, serrando la porta di metallo dietro di sé.
Andò alla finestra e guardò giù, fu allora che vide la sagoma di Captain America alzarsi in volo grazie alla telecinesi di Wanda Maximoff. Il suo cuore martellò, erano passati troppi mesi da quando erano stati nello stesso posto insieme.
Mise l'auricolare e attivò una telefonata. Poi mosse una mano e una vetrata esplose.

<<Ehy, Christine!>>

<<Ero in pensiero! Lo hai preso?>>

<<Figurati se per una volta non poteva andate tutto liscio!>>esclamò isterica<< Rumlow lo ha distrutto, sono in trappola, posso solo scappare dalla finestra del terzo piano>>

<<Allora salta!>> gridò.

Si tolse i tacchi ed indietreggiò<<Lo so ma queste scarpe mi sono costate 400 dollari!>>

Quando saltò cercò di fare appello all'idea della persona che era stata, ovvero Sinner, non a come si vedeva. 
A volte faticava nell'immaginarsi senza emozioni o pensieri, capace di massacrare interi battaglioni di nemici.
Allo specchio si vedeva ancora come il Capo Ingegnere dello SHIELD, una studiosa, non una combattente.
Atterrò su un camion e poi cadde di nuovo, finendo a terra. Tossì<<Stai bene?>>

<<Starei bene se mi ricordassi come diavolo volare>>

Si rialzò barcollante e si guardò intorno, mise a fuoco un combattimento poco più lontano di lei.
Natasha lottava in modo incredibile, portava i capelli più lunghi e meno lisci, sorrise vedendola di nuovo in azione.
Le mancava quella russa.
Ma non poteva restare, doveva scappare e lo capì anche perché sentì delle urla dalla finestra da cui era saltata.

<<Sei ancora lì, Rhea?>>

Si mise a correre, scalza, verso l'esterno della struttura e mirò il mercato, dove c'erano tante persone tra cui nascondersi.
Il suo vestito dava nell'occhio ma non poteva farci niente.

<<Non posso tornare a casa, la mia copertura è  andata e il mio elicottero era sopra il tetto>>

<<L'importante ora è che tu ti nasconda>>

<<Non funzionerà, Rumlow mi dà la caccia da un anno e mi sono salvata solo perché non sono quasi mai uscita dalla magione.>>mormorò, dopo essere entrata tra le bancarelle.<<E sa del cancro>>

<<Zola?>>

<<Vorrei far risuscitare quello svizzero per ucciderlo di nuovo>>borbottò<<E gli Avengers sono qui>>

<<Dio mio, Rhea, ma quanto sei sfortunata?!>>

<<E senti questa: In laboratorio c'era una sola dose, vuol dire che qualcun altro ha comprato le altre.>>

<<Sì, ho saputo della ricerca da uno studio a Bucarest ma...>>

Falcon volò sopra di lei, senza nemmeno notarla e questo perché era concentrato nel seguire un furgone blindato che si era schiantato nella piazza affollata.
Si voltò e vide che il medesimo mezzo era proprio davanti a lei.

<<Oh ma dai!>>esclamò<<Resta in linea, dammi un secondo!>>

Rumlow la vide subito e la dottoressa si mise a correre, non aveva idea di come sfuggire a due diversi gruppi. Il primo le dava la caccia in modo ossessivo e sistematico mentre l'altro non sapeva neppure di farlo, per questo erano i più pericolosi.
A sinistra arrivavano gli Avengers e a destra i superstiti dell'Hydra.
Doveva ragionare, con tutta sé stessa, inclusa Sinner.
Il lampo di genio, o di follia, la colpì.
Come avrebbero fatto i due gruppi a colpirla se erano impegnati già a combattersi? 
Sapeva dove andando, era rischioso ma era pronta a tutto.
Corse diretta a dove stava arrivando Natasha e poi si voltò di scatto, usò la sua energia blu per mirare Rumlow e lo lanciò al centro della piazza, molto più lontano.
Lui era la minaccia principale, poi mirò proprio Romanoff e fece volare una via una bancherella.
In questo modo la russa ebbe via libera per attaccare i due dietro di lei.
Rhea continuò a correre e si nascose dietro un'auto, riprese fiato<<Stavi dicendo? Devo andare a Bucarest?>>

<<Non so se è il posto giusto ma è un buon punto da cui iniziare.>>

Spiò la situazione da lontano, non fu sorpresa di vedere che Natasha ebbe la meglio e anche Sam sembrava cavarsela.
Per la prima volta vide Wanda da più vicino, era giovane ma più esperta sui suoi poteri rispetto a Rhea. Le piaceva, solo non sapeva perché.
Odiava non ricordare certe cose, sentiva un vuoto incolmabile.
E probabilmente fu la stessa sensazione che provò Steve quando Rumlow lo colpì alle spalle, facendolo finire nella terra.
Si voltò e si ritrovò davanti una versione mascherata e furiosa, al punto da urlare: <<Eccoti, figlio di puttana!>>

I due iniziarono a lottare e Rogers fu preso alla sprovvista dalle sue nuove armi ma  poteva batterlo.
Quando Captain America lo mise in ginocchio, togliendoli la maschera, si paralizzò vedendone il volto.

<<Rhea? Sei al sicuro ora?>>

Era ancora lì, incapace di andarsene. La sua mente sapeva che poteva correre dalla parte opposta e avere un gigantesco vantaggio rispetto ai suoi inseguitori ma il suo corpo non si muoveva.
Non rispondeva ad alcun ordine.

<<Steve...>>

<<Lascialo perdere. È da lui che devi scappare!>>

Non riuscì a togliere lo sguardo dalla situazione<<Christine, ti voglio bene quindi non odiarmi. Ti chiamerò a Bucarest>>

<<Rhea, no, non fare nulla di stupido!>>

<<Non posso farne a meno>>

Mise via l'auricolare e cercò di calmarsi, di seguire il consiglio della sua amica.
Era abbastanza vicina da poter vedere un lato del viso di Brock e detestò provare pena per lui, doveva odiarlo come tutti gli altri agenti Hydra ma non ci riusciva.
E poi c'era Steve, che era scioccato dalle conseguenze di un giorno che faceva di tutto per dimenticare.
In quei mesi, dopo Washington, aveva tentato di cercare Bucky ma poi era arrivato il caos con Ultron e Sokovia, i nuovi Avengers lo tenevano occupato.
Una parte di sé ne era grato, perché ogni notte vedeva sempre solo due occhi celesti.

<<Perché sei qui?!>>domandò Steve.<<Vuoi rubare un'arma biologica?>>

<<No, non una biologica>>

<<Che cosa vuoi?!>>

Ansimò<<Riavvolgere il tempo. Avrei dovuto salvarla da te>>

<<Cosa?>>sussurrò, senza fiato.

<<L'hai lasciata lì!>>esclamò<< Hai scelto il tuo amico, il tuo compagno, il tuo Bucky!>>

Lo tirò dal colletto<<Cos'hai detto?!>>

<<Si ricordava di te, io ero presente. Non faceva che piangere e voleva salvarla. Tutti volevamo farlo, tutti tranne te>>

Gli occhi azzurri del Capitano erano sgranati ma soprattutto sofferenti.
Parlava di lei, non riusciva nemmeno a pensare al suo nome senza sentirsi soffocare dal senso di colpa, non l'aveva mai dimenticata ma nemmeno affrontata.
Sapeva che Rumlow diceva il vero, solo che nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo in faccia.
Aveva scelto Bucky e non lei, non importa quanto poco la conoscesse, perché la sua scelta l'aveva portata alla morte.
Ma era proprio la morte che la dottoressa temeva in quel momento, stava pregando che Brock si arrendesse, che riuscisse a scappare per non costringerla ad intervenire.

<<Non è andata così>>sussurrò Steve.

<<Oh si, grazie a lei  so che quando è arrivata la tua ora è arrivata la tua ora. E questa volta tu verrai con me!>>

Rogers spalancò la bocca quando vide che Brock aveva in mano un detonatore e che aveva appena schiacciato il pulsante.
Rhea agì d'istinto, molto prima che gli altri Avengers potessero vedere l'esplosivo.
Andò in mezzo alla strada e allungò le mani, le sue iridi si accesero di blu e una bolla celeste circondò il fuoco della bomba. 
Brock urlò per il dolore, sentiva che le sue ossa stavano bruciando e guardando giù capì perché e questo gli spezzò il cuore.
Ella non voleva farlo, ma c'era una sola scelta da prendere: Steve o Brock? Un uomo che l'aveva cresciuta nell'Hydra e quello a cui pensava tutti i giorni?

<<Mi dispiace tanto, Cross>>

Rogers non sapeva cosa stava guardando, si voltò verso Wanda ma lei era ferma, così come tutti gli altri smarriti.
Era confuso, sconvolto e così guardò l'energia, i brividi di freddo tornarono dopo tanto tempo.
Rhea era affaticata, non poteva resistere a lungo, quindi sollevò le braccia e rapidamente lasciò la presa.
Sperò che egli si sollevasse abbastanza in alto ma improvvisamente la bomba esplose, uccidendo Rumlow e colpendo il fianco di un'intero edificio.
La dottoressa tremò, le fiamme nel palazzo erano alte e anche le urla intorno a lei. Aveva tentato di salvare una vita e il risultato la paralizzò.

<<Che cos'ho fatto?>>

Fu un errore fermarsi perché  Steve si voltò nella direzione dei civili, dove la cenere scendeva e i suoi occhi si posarono su una donna bionda, scalza e con un vestito aderente sporco di terra.
Ella abbassò lo sguardo, come se il suo cuore avesse iridi tutte sue e potesse sentire quando era lui a vederla.
Non avrebbe dovuto riconoscerla, nessuno ci sarebbe riuscito ma la dottoressa restò lì, come se il tempo si fosse dilatato solo per concedergli un premio per la pazienza avuta nel ritrovarsi.
Un'istante sembrò un secolo.
E Steve si rese conto che il suo cuore aveva smesso di battere, i suoi polmoni di respirare, proprio come sulla Ship of Sinner. In quell'anno non aveva vissuto, perché non c'era un motivo per cui farlo per volere e non dovere. 
Mise una mano sul petto, ora il suo cuore accelerava con una forza che gli fece dimenticare del mondo, del caos che li accerchiava. 
Perché in quel momento lei era tutto il mondo.
Era la luce, l'oscurità, l'aria, la terra che lo teneva in piedi, l'acqua che gli scendeva sul suo viso accaldato. Lei era nei suoi lividi, nelle sue ossa. La sentiva dentro.
Lei era tutto, lo era sempre stata.

<<Rhea?>>

Bastò questo per far ripartire il tempo, le persone che correvano verso di lei la fecero scomparire. E quando si allungò cercandola non la vide più, andò nel panico<<Rhea!>>

Ma lei non c'era, come se non ci fosse mai stata.
Natasha corse verso di lui, prendendolo per una spalla<<Dobbiamo chiamare i soccorsi!>>

<<Io...>>si fermò, guardò l'amica e poi la strada.

La russa guardò lontano ma non vide niente di eccezionale, solo persone terrorizzate. Eppure il suo sguardo era sconvolto.
Non aveva sentito cos'aveva detto prima e solo perché i rumori coprivano le loro voci.

<<Ti senti bene, Steve?>>

<<Era lei. Era Rhea>>

Wilson atterrò e guardò i due, Romanoff sbiancò e fece fatica a pronunciare quel nome<<Rhea?>>

<<L'ho vista, era bionda ma...ma...>>

<<Hai visto Sinner?!>>esclamò Sam.

<<Steve>>lo chiamò Natasha, gli si avvicinò<<Lei è morta. Sei confuso e...>>

Si tolse il casco e mise una mano nei capelli bagnati<<No, avete visto l'aura azzurra. Solo lei sa farlo!>>

<<Amico, non ha senso>>

<<Solo lei mi avrebbe salvato>>

Natasha sospirò<<Quell'energia blu potrebbe avere altre spiegazioni. Le è caduto un intero palazzo sopra, non può essere sopravvissuta questa volta.>>

<<Invece era lei, lo so.>>

<<Come fai a esserne certo?>>

Perse un battito<<I suoi occhi. Riconoscerei i suoi occhi ovunque>>

ANGOLO AUTRICE

Come mi sono mancati Steve e Rhea!
Spero che sia così anche per voi! 
Adoro Civil War, perché accadranno un sacco di cose. Belle ma anche brutte, lo ammetto.
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Un abbraccio, Marvelliani.

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