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2. Si è svegliato.

#Crystalwatson

Mi chiamo Crystal Watson.

Non è facile raccontare quella che è la mia vita, fin da bambina non ho mai potuto dire di amare la mia famiglia.
Non è un valore che conosco, questo mi ha formata, mi ha fatto capire che nessuno si prende cura di un'altra perdona senza niente in cambio.
Mia madre mi abbandonò quando avevo otto anni, poi mio padre e mio fratello Daniel scomparvero quando ne avevo diciassette, nessuno sapeva che fine avessero fatto.
Non si scomodarono a farmelo sapere.
Perciò rimasi sola, terrorizzata e arrabbiata con il mondo intero.
Quella sera andai in discoteca dal mio ragazzo, Luke e mi rifugiai in lui nei quattro anni successivi, era più grande e almeno non mi sembrava un bugiardo.
Con lui ho vissuto una vita fatta di delusioni, rabbia, risse, segreti, droghe e bugie.
Ma la sera dell'accensione dell'acceleratore di particelle corsi fino al tetto per vedere cosa sarebbe successo, mi è sempre interessata la scienza.
Avevo appena avuto una litigata furibonda con Luke, lo guardavo e non vedevo amore, volevo cambiare.
Guardai in più in là e vidi la centrale di polizia, le luci erano tutte semi accese a parte una.
In un ufficio c'era ancora qualcuno che osservava un miracolo della scienza, proprio come me. Non mi sentì sola.
Ma qualcosa non andò.
All'improvviso i laboratori della S.T.A.R esplosero e una specie d' onda arancione invase tutto.
Una scossa mi pervase facendomi urlare e quando il dolore finì vidi un fulmine  attraversare la vetrata di quell'ufficio che stavo osservando prima. Poi una luce accecante mi prese in pieno e caddi a terra, non feci neanche in tempo a gridare.
Sentì urla dappertutto ma nessuno era venuto a cercarmi, mi rialzai piano e vidi un folgore viola venire verso di me, rimasi ferma e quello mi fece sbattere contro un muro facendomi perdere i sensi.
Mi svegliai poche ore dopo, era molto buio e non riuscivo a vedere bene.
Corsi in strada vedendo alberi spogli dopo che le fiamme li avevano divorati, l'aria puzzava e qualcosa mi diceva di andare all'ospedale.
Ero confusa, mi sentivo male.
Cosí ci andai più velocemente possibile e una volta arrivata vidi una ragazza che piangeva abbracciata a un uomo di colore.
No, lui era l'agente West.
Aveva arrestato Luke per delle pasticche.
Non doveva vedermi e io dovevo trovare un dottore, ma nessuno poteva aiutarmi per le troppe vittime.
Abbassai lo sguardo seguendo quello che lei indicava, mi avvicinai alla camera e ci guardai dentro dalle tendine grigie.
C'era un ragazzo, era giovane, i  capelli scuri, gli occhi chiusi, il viso per niente rilassato, le lentiggini sul naso e dei piccolissimi taglietti sulle sopracciglia e sul labbro. Era attaccato a un respiratore artificiale, in coma.
All'improvviso la macchinetta che segnava in suoi battiti accelerò e poi rallentò andando in arresto cardiaco, rimasi immobile.
Un équipe corse all'interno e io mi sentì di troppo scappando, non dovevo stare lì.

Uscì dalla struttura tenendo con entrambe le mani la testa, non sapevo dove andare e tutto stava diventando troppo rumoroso.
Continuavano a rivedere il fulmine attraversarmi, il ragazzo sconosciuto che sarebbe potuto morire, la luce accesa in quell'ufficio, il fuoco degli alberi, l'aria che si stava schiarendo, le urla dopo l'esplosione.
Alzai gli occhi e vidi una scritta.
Laboratori S.T.A.R.
Perché mi trovavo lì?
Come ci ero arrivata se un minuto prima ero all'ospedale?
Vidi una figura vestita di nero venirmi incontro e in quel esatto momento persi i sensi svenendo nelle sue forti braccia.

8 mesi dopo...

Qualcuno mi chiamò per nome almeno una decina di volte ma aprire gli occhi mi sembrava impossibile, era come se dormire mi facesse sentire meglio. Cosi ero lontana dal dolore.

<<Crystal? Crystal, svegliati!>>era una voce femminile a parlare.

Aprì gli occhi ritornando a vedere la luce, una donna bruna con dei capelli lunghi mi scosse delicatamente per le spalle. E mi guardò cercando di non sembrare una maniaca ma lo sembrava comunque.

<<Finalmente! Cisco, aiutami!>>

Mi alzai a sedere cercando di mettere a fuoco tutto, ero in un laboratorio ben attrezzato, c'erano due persone, una ragazza e un ragazzo.
Spostai lo sguardo di poco e lo vidi.
Era lo stesso ragazzo dell'ospedale, non potevo dimenticare quel viso.
Quanto era passato? Un' ora?
Mi alzai nonostante la dottoressa provò a bloccarmi, ero sconvolta, mi avvicinai senza toccarlo e lo guardai con gli occhi spalancati.

<<Sai chi è?>>mi chiesero.

<<No, o forse sì. Cosa gli è successo?>>

<<È stato preso da un fulmine alla centrale della polizia>>spiegò il ragazzo ispanico.<<Non sappiamo se si sveglierà>>

<<No. Oh mio Dio, sto impazzendo. Era lui?! Io l'ho visto!>> esclamai tremando <<Ero sul tetto e ho visto l'esplosione, poi il fulmine l'ha preso e altre forze simili come quello che lo ha colpito mi hanno attraversato>>

<<Ti hanno preso altri fulmini?Quanti?!>> esclamò alzando le braccia al cielo, sembrava quasi divertito.

<<Non lo so. Non mi sono messa a contarli!>> dissi ironicamente prendendo i vestiti appoggiati sul lettino.

<<Dove stai andando?>>

<<Via da qui.. Devo trovare il mio ragazzo e stare lontana da lui>>dissi indicando lo sconosciuto in coma.

<<Potrebbe essersene andato! Sono passati otto mesi e tre settimane da quando ti abbiamo trovata>>

Trovata? Mi avevano salvata loro, o un uomo? O forse era tutto frutto dello shock?
Ero così confusa. Mesi? Erano passati mesi.

<<Ho dormito per tutti quei mesi?>>loro annuirono <<Come faccio a essere viva se dei fulmini mi hanno colpita?>>

<<Non lo sappiamo, Barry Allen non si è ancora svegliato, quindi dovresti essere più forte fisicamente>>spiegò Caitlin.

Si chiamava Barry, lo ripetei dentro di me ma non mi ricordava nessuno.
Mai sentito, un fantasma.
O forse si? Non mi ricordavo e al momento dovevo solo scappare.
Non avevo nemmeno un telefono ma sapevo dove trovare Luke, era sempre.
Indietreggiai troppo velocemente e andai a sbattere contro una scrivania circolare.

<<Va già via, signorina Watson?>>disse una voce.

Mi girai e lo riconobbi subito, anche un idiota ci sarebbe riuscito. Sopratutto quando è un viso stampato milioni di volte sulla città.
Harrison Wells era su una sedia a rotelle, un enorme novità. Era stato lui a far esplodere l'acceleratore? E ora era la causa del Como.

<<Ho molte cose da fare, Dottor.Wells>>

<<Promettimi una cosa prima di andare>>

<<Cosa?>>domandai avvicinandomi a lui, fui arrogante.

<<Tornerai qui fra una settimana esatta e farai qualcosa per me>>

<<Cosa dovrò fare esattamente?>>

<<Svegliare Barry Allen>>disse.

Una settimana dopo.

Avevo cercato Luke dappertutto prima di andare in discoteca, ed era lí.
Teneva per la vita una ragazza formosa e molto bella, e lei rideva baciandolo con la lingua.
Provai una rabbia incredibile, feci pensieri di cui non vado fiera.
Mi aveva già dimenticato?
Corsi sul tetto per istinto e urlai per dolore che provavo.
Non solo per la fine di quella relazione, no, si trattava di me, del mio dolore.
Ero stata fidanzata con lui quattro maledetti anni e in otto mesi mi aveva già dimenticata, non mi aveva nemmeno cercata o chiesto alla polizia. Non significavo niente per lui, era di nuovo sola dopo otto mesi....A dire il vero erano nove mesi.
E la traduzione è che a nessuno era interessato sapere se fossi viva o morta, non avevo nessuno che mi amasse.

Stavo per piangere, proprio come avrei dovuto fare ma non volevo affrontare quella parte di me. Quella a pezzi.
Evitai di pensare a come svegliare quel ragazzo sconosciuto nonostante Caitlin, Cisco e Wells avrebbero trovato un modo.
Non era affare mio.
Mi vestì come potei, una giacca di pelle nera, un maglione bianco di lana, e dei leggins. Mi truccai velocemente con del rossetto rosa, un po di eilaner, e tanto mascara.Con il l'orecchino che mi aveva regalato Luke, non potevo rinunciare a tutto.
Camminai senza sosta fino ai laboratori S.T.A.R. e guardai tutti con gli occhi lucidi, ero finita di nuovo li, senza capire come.

<<Ben tornata, Crystal! Va tutto bene?>> chiese il Dottor. Wells con tono sorpreso.

<<No, c'è qualcosa che non va in me>>spiegai mentre andavamo nella sala in cui mi ero svelgliata.

<<Lo so, devi mantenere la tua promessa. Devi svegliare, Barry>>

A quanto pare dicevo a me stessa una cosa e poi ne facevo un'altra, forse era affare mio.

<<E come?>>domandai.

<<Con i tuoi poteri.>>

<<Con cosa?!>>scoppiai a ridere.<<Si sbaglia>>

<<No, fidati, Crystal. Sei molto potente, ho solo bisogno che ti concentri e poi tutto il resto verrà da solo>>

Sarebbe stata una bella barzelletta, perciò voltai pronta ad andarmene, ora chi dovevo essere? Wonder Woman?

<<Io me ne vado>>

<<Provaci! Ti prego!>>

Mi fermai sul posto, come se una parte di me mi obbligasse a farlo.
Annuí nonostante volessi scappare, mi girai avvicinai al lettino, vidi Cisco e Caitlin guardarmi speranzosi.
Era una pazzia, completa.
Sistemai una mano sul suo braccio e con l'altra invece gli strinsi le sue morbide mani. Era una sensazione così familiare e bella, mi scaldò il petto.
Guardai i suoi occhi chiusi e cercai di immaginare di che colore fossero, azzurri? Marroni? Verdi? Perché qualcosa mi diceva che li avrei amati comunque?
Chiusi gli occhi e respirai piano.
Lo vidi apparire nella mia testa, era un bambino che piangeva perché la madre era morta e il padre l'aveva uccisa.
Non aveva più niente.
Poi vidi una ragazza di colore, la stessa che piangeva in ospedale, con suo padre che lo tenevano per mano.
Sorrisi a quello sguardo.
E poi sentì qualcosa legarmi a lui.
Un fulmine e io abbracciata al suo cadavere.

<<No!>>gridai staccandomi da lui, mentre una lacrime percorreva il mio viso.

<<Cosa diavolo è successo?>>disse Cisco<<Cos' hai visto?>>

<<Sono malata! Dovete mandarmi in manicomio>>

<<No, calmati, è reale. Hai dei poteri>>

<<È impossibile, Wells!>>urlai.

<<No, tu lo sai e anche Barry li ha>>

Ero sconvolta, ero impaziente di sapere la verità ma ne avevo paura<<Ho visto cose orribili della sua vita e poche belle. E infine lui era morto e io... È tutto così impossibile>>

<<Andrà tutto bene>>

No, avrei voluto dire, non sarebbe andato tutto bene. Perche i miracoli non esistono, i poteri, le cose belle non ci sono.
Aspettai in silenzio ma dopo dieci minuti lui non accennava a nessun miglioramento.
Il mio cuore invece volle urlare, ci ero cascata, che idiota.

<<Voi due controllatelo, io preferisco andare un attimo fuori a respirare visto che non ho fatto nessun miracolo>>dissi indietreggiando con gli occhi lucidi.

Feci pochi passi, sentì qualcosa nascere in me, come una bomba e poi sentì le parole di Cisco. Un respiro lungo e quando mi voltai tutto il mondo si fermò, Barry era vivo.





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