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𝟐: 𝐄𝐍𝐂𝐄𝐋𝐀𝐃𝐎 - 𝐅𝐈𝐀𝐋𝐀 𝐃𝐈 𝐕𝐄𝐋𝐄𝐍𝐎 (pt.1+2+3+4)

𝐏𝐋𝐀𝐘𝐋𝐈𝐒𝐓:

𝟏. So Bad (feat.HAIM)

𝟐. Let Me Follow

La tensione nel Blue Lagoon poteva essere tagliata con un coltello. I licantropi: Alpha, Beta o Omega che fossero, si scambiavano occhiate cupe e preoccupate tra i vari branchi e si guardavano intorno, particolarmente inquieti. L'odore distinto di un Alpha in calore stava appestando l'aria, facendo tremare le gambe agli Omega e agitando anche gli spiriti dei Beta, il cui olfatto non era così sviluppato da poter cogliere appieno i feromoni delle altre due classi.

«Ngh....!» Un giovane lupo appena maggiorenne crollò a terra, in mezzo alla folla, rosso in viso, ansimante, terribilmente provato ed inebriato dall'odore di Taehyung, dalla sua brama, dalla sua potenza. Ma fu soltanto la prima vittima: uno dopo l'altro gli Omega, specialmente i più giovani, cedettero ai suoi feromoni, scatenando il panico ed un'allerta generale fra i branchi presenti.

«Cazzo...» mormorò preoccupato Park Daejung, il bassista dei Children of The Moon, osservando il caos che si stava propagando intorno a loro. Con urgenza, lui e i suoi compagni di band si fecero strada a forza tra la folla, cercando di raggiungere il backstage prima che la situazione degenerasse ulteriormente.

«Beomgyu!» urlò Daejung al batterista dai capelli color malva, lanciandogli un mazzo di chiavi.

«Sì», rispose l'altro, scomparendo rapidamente nella direzione opposta.

Kang Hyungsik, Omega e vocalist della band, si reggeva a malapena in piedi. Barcollava, le gambe minacciavano di cedere, e di tanto in tanto si appoggiava pesantemente a Daejung, che, con forza, lo sosteneva mentre spingeva via chiunque si trovasse sulla loro strada. Era debole. Era inutile. E la rabbia di essere così impotente e di poco aiuto era l'unica cosa che gli permetteva di lottare contro quei feromoni.

«Oi!», lì chiamò una voce maschile dietro di loro alla soglia del backstage.

Il bassista prontamente si girò, distaccandosi dal vocalist solo per indagare cosa accidenti volesse quel trio di vampiri. Ma Hyungsik aveva posato lo sguardo sulla porta che lo divideva da Taehyung, ipnotizzato. Sembrava quasi il tempo, per un attimo, si fosse fermato. Mentre il suo battito accelerava sempre di più, e la natura del suo corpo lo preparava ad accogliere l'Alpha rilassando i suoi muscoli, i suoni intorno a lui diventavano sempre più ovattati. Un ansimo soffocato uscì fuori dalla sua bocca.

Il suo lupo stava iniziando a prendere il controllo.

Hyungsik spalancò gli occhi, il suo sguardo si posò sulle sue lunghe dita affusolate e tremanti. No, non poteva. Non glielo avrebbe permesso. Doveva essergli d'aiuto, non essere un peso. Dopo tutto quello che Taehyung aveva fatto per lui, non poteva diventare l'ennesimo problema. Strinse quindi i pugni, affondando le unghie affilate nella carne così in profondità da sanguinare.

Dolore.

L'unica cosa che poteva fermare un lupo. La sopravvivenza che prevaleva sull'istinto.

Quindi, con un calcio, spalancò la porta di quei maledetti bagni. E la prima cosa che apparì davanti ai suoi occhi erano delle cosce ben definite strette da dei jeans neri stravaccate sul davanzale di marmo che ospitava i lavandini. Poi, qualcosa di rosso. Rosso vivo.

Jungkook urlò, colto di sorpresa, irrigidendosi alla vista del furioso licantropo davanti a lui. Ma l'Omega lo ignorò totalmente ed ispezionò la stanza con lo sguardo.

Di Taehyung non vi era traccia. Eppure, i feromoni dell'Alpha, nel loro stato più puro, gli riempirono le narici.

Hyungsik sentì la bocca riempirsi di saliva e andargli di traverso, tossì varie volte prima di coprirsi il naso con la sua stessa canotta nera che metteva in risalto il suo fisico minuto ma atletico.

Lui era lì.

«Levati dal cazzo», ringhiò dopo aver posato gli occhi taglienti sul vampiro dai capelli color fuoco, fulminandolo con lo sguardo con una smorfia di disgusto.

Poi avanzò, spalancando freneticamente ogni singola porta dei cubicoli. E, alla quarta, finalmente riuscì a trovarlo.

Il suo Tahyung.

Accasciato a terra di fianco al gabinetto, l'Alpha non emetteva nemmeno un singolo suono. La frangia corvina madida di sudore gli era attaccata al viso, il labret che decorava il suo labbro inferiore scintillava alle fioche luci al soffitto, le sue iridi erano ora di un luminoso colore ambrato e le pupille ristrette fissavano inespressive e silenziose l'esile figura davanti a sé.

Hyunsik tremò dalla paura al solo sguardo dell'Alpha, le dita gli abbandonarono la canottiera nera che aveva indosso lasciando che le sue narici aspirassero appieno i feromoni ed il suo viso si arrossì di colpo.

Deglutì.

I suoi occhi azzurri vagarono poi sul suo basso, attratti da qualcosa di scarlatto. I jeans neri dell'Alpha erano sbottonati ed abbassati il giusto per permettere al suo membro spesso, eretto e duro di liberarsi. Lo teneva ancora stretto tra le dita lunghe sporche di sangue e del suo stesso liquido seminale. Le ferite autoinflitte sul dorso della mano dell'Alpha rivelavano quanto disperatamente avesse cercato di trattenere il suo lupo.

Hyungsik sentì un buco allo stomaco e le sue gambe cedere sotto di lui. Le sue ginocchia ed i suoi palmi toccarono il pavimento, accasciandosi a terra sotto lo sguardo impassibile ma attento del maggiore.

Deglutì.

«Taehyung...», sospirò, con un filo di voce spezzata. Le ciocche dorate cosparse di gel gli coprivano il viso paonazzo.

Non riusciva più a resistere. Davanti a quella visione, non poteva far altro che donarsi a lui per soddisfarlo. Era stato un errore pensare di potergli essere utile, la sua ragione era stata completamente schiacciata dalla lussuria ed ora il suo lupo moriva dal desiderio di sentire il suo cazzo duro dentro di lui. Perché quello era il suo ruolo. Farsi scopare e riempire da lui era l'unico scopo della sua esistenza.

Hyungsik ansimò socchiudendo gli occhi, sentendo i pensieri sporchi e lascivi del suo lupo invadergli la mente. Ma ormai non riusciva a combatterlo e non riusciva più a distinguere i propri pensieri dai suoi.

Lo desiderava come se la sorte della sua vita dipendesse da lui.

Taehyung....

Barcollante e febbricitante, alzò un braccio e le sue dita tremanti si avvicinarono all'Alpha.

Tae...

«Hyungsik! Che cazzo fai?!» Daejung lo afferrò per la spalla, trascinandolo via dal cubicolo e facendolo tornare alla realtà.

«Sei impazzito?!», lo ammonì il maggiore. Hyungsik respirava affannosamente, cercando di riprendersi.

Beomgyu, nel frattempo, era entrato nel bagno e si avvicinò a Taehyung con estrema cautela.

«Cazzo aiutami, hai il soppressore¹ ?» chiese Daejung, il suo sguardo implorante rivolto al batterista.

«Si, ci penso io a Taehyung, tu prendi Hyungsik», rispose l'altro, superandoli ed avvicinandosi al cubicolo.

Daejung afferrò il braccio dell'Omega, prendendolo di peso ed uscendo prontamente dal bagno per dirigersi verso il loro van senza lamentele da parte del minore. Beomgyu ora si trovava faccia a faccia con l'Alpha.

Nonostante i feromoni non facessero effetto su di lui dal punto di vista sessuale, riusciva a sentire la forza e la potenza trasudare da Taehyung. Un solo sguardo del suo lupo era capace di farlo rabbrividire per la paura, per questo si avvicinò con estrema cautela a lui, cercando di controllare ogni suo movimento.

«Taehyung, il braccio...», chiese, un rivolo di sudore freddo scivolò dalla sua tempia. I suoi occhi non volevano incontrare quelli inquietanti ed inespressivi dell'Alpha, i quali lo osservavano attentamente.

Il lupo abbandonò il suo membro, ancora duro ed eretto, per sollevare il braccio e mostrare le vene al batterista di fronte a lui. Le falangi nervose di quest'ultimo toccarono la pelle ustionante, stringendo un laccio sopra il gomito e cercando la vena giusta per iniettare il soppressore. E sussultò al piccolo ringhio che uscì dalla bocca di Taehyung quando l'ago spesso penetrò la sua pelle.

«Ah...», ansimò, gettando la testa indietro contro le piastrelle. Il liquido palliativo sgusciava dentro di lui, tranquillizzando tutti i suoi muscoli e facendogli provare sollievo. Riusciva a sentire i suoi canini ritrarsi, i suoi occhi tornare normali e la sua erezione calmarsi.

«Stai bene?», chiese il batterista.

Taehyung annuì debolmente, socchiudendo gli occhi.

«Grazie...» mormorò, la sua voce un sussurro.

«Non riesco a capire che cazzo gli è passato per la testa», esordì nervoso Daejung inspirando un tiro di sigaretta, «Se sapeva che gli sarebbe venuto il calore a giorni perché cazzo non ce lo ha detto prima, avremmo rimandato il concerto».

«Non è da lui», rispose Beomgyu, seduto su un divano nero con le gambe snelle e lunghe accavallate.

«È da una settimana che si comporta in modo strano...», mormorò Hyungsik, «Mangia a malapena, non dorme quanto dovrebbe ed ha costantemente la testa per aria...»

«Non possiamo andare avanti così, abbiamo fatto un casino», disse Daejung, ispirando l'ultimo prima di gettare il mozzicone in un posacenere. «Il proprietario mi ha scritto dicendo che non ha la minima intenzione di pagarci la serata»

«Accidenti...», mormorò il batterista, strofinandosi gli occhi. Le bollette di casa erano in arrivo, non poteva permettersi una cosa del genere.

«E per di più Taehyung non risponde al cazzo di telef—»

Clack.

La porta della sala prove si aprì, facendo calare il silenzio più assordante nella stanza. Daejung si girò a guardare la figura decisamente malconcia di Taehyung che aveva stampata in viso una smorfia sofferente. Sospirò.

«Sono ore che provo a chiamarti, non dovevi venire per forza se stai male. Bastava avvisarci.»

«Lo so, mi dispiace», mormorò Taehyung a voce bassa. La testa gli girava per via dei soppressori e barcollò verso il divano più vicino per poi affondarci.

«Con le tue scuse non ci facciamo assolutamente niente Taehyung. Devi darti una cazzo di svegliata.»

«Stai calmo», intervenne Hyungsik, con tono seccato. «Non gli parlare in quel modo»

«Stai zitto e non intrometterti»

«Ragazzi, per favore...», cercò di calmare gli animi Beomgyu.

«Ma stai zitto tu coglione!», rispose il biondo, avvicinandosi con fare minaccioso al Beta decisamente più alto di lui.

«Fatela finita!», ordinò l'Alpha distribuendo i suoi feromoni infastiditi nell'aria. Strizzò poi gli occhi per i capogiri intensificati dal baccano intorno a lui.

Il silenzio calò sulla stanza, mentre gli sguardi si incrociavano, carichi di tensione.

«Perchè non ci hai avvisati?», chiese infine Beomgyu, rompendo la quiete.

L'Alpha inspirò, le sue iridi scure passarono lentamente su ogni dettaglio della stanza prima di aprire bocca. Aveva quasi paura ad esporsi in modo così intimo con loro. Li conosceva da anni, ma il solo doversi aprire ed essere vulnerabile con loro riusciva a fargli venire un nodo in gola.

«Non era programmato», ammise.

«Non hai tenuto il conto del ciclo?», domandò Hyungsik.

«No, non è quello», mormorò lui. «È la seconda volta che mi viene in un semestre.»

I ragazzi si guardarono tra di loro, gli occhi spalancati dallo stupore.

«Questo significa che...», iniziò il batterista, la voce rotta dallo stupore.

«...ha trovato il suo Omega.», completò Daejung, con un misto di sorpresa e preoccupazione.

Taehyung non riusciva a trovare le parole. Ogni tentativo di spiegarsi sembrava solo aggravare la situazione e qualsiasi cosa sarebbe uscita dalla sua bocca avrebbe ferito ancora di più il biondo totalmente sconvolto di fianco a lui.

Hyungsik, senza dire una parola, uscì dalla sala prove, sbattendo la porta dietro di sé.

L'Alpha sospirò, sentendosi impotente.

«Gli passerà, Taehyung,» lo rassicurò Daejung. «Sapeva già di non essere desinato a te. Ma ora dimmi, chi è la tua mezzaluna?»

«Non lo so», ammise Taehyung.

«Non lo sai?»

«Non sono stato attratto da nessun Omega che ho incontrato...»

«Ma dai, impossibile. Con chi eri la sera in cui ti è venuto il calore?»

«Con voi... poi ho parlato con dei beta... e un vampiro...»

«Beh, di sicuro possiamo escludere il vampiro», rise Daejung, cercando di sdrammatizzare.

Sul viso di Taehyung apparì però una smorfia incomprensibile. Non sapeva nemmeno lui cosa pensare dopo tutto ciò che era successo nel backstage. Aveva ancora i ricordi lividi dell'odore di quel vampiro, dei suoi gemiti, e del dolce dolore misto a piacere dei suoi canini nel suo collo.

Il gesto più imperdonabile.

«Forse è stata un'anomalia,» suggerì Beomgyu. «Dovresti farti controllare.»

Già, un'anomalia. Doveva per forza trattarsi di quello. Un licantropo ed un vampiro... era anatomicamente impossibile. Doveva aver avuto un anticipo del calore, dopotutto non aveva dormito e mangiato bene per tutta la settimana per colpa degli incubi ricorrenti. Ed anche lo stress doveva essere un fattore importante.

«E non usare i soppressori a vuoto, vai a farti una bella scopata ora che non hai da fare, hai un aspetto di merda», disse Daejung, frugando nel suo portafoglio per poi porgergli dei preservativi XL.

Poi gli posò le mani sulle spalle, guardandolo dritto negli occhi.

«Svuotati le palle e rimettiti in forma, dobbiamo finire il pezzo il prima possibile, l'affitto dello studio e dalla sala prove scadrà a breve e stiamo già con le pezze al culo dopo la tua bravata, hai capito?»

Taehyung annuì debolmente. Riusciva a sentire il suo calore riaffiorare in superficie, il palliativo stava perdendo effetto. E nonostante odiasse il solo pensiero di dover sfruttare sessualmente un Omega per il proprio piacere personale, Daejung aveva ragione. Non poteva continuare a essere un peso per il gruppo. Si alzò, ancora vacillante, e salutò i ragazzi, chiudendosi la porta alle spalle.

Fuori dallo studio, Hyungsik era appoggiato al muro, le braccia incrociate, lo sguardo perso nel vuoto. Quando Taehyung lo vide, i loro occhi si incrociarono.

«Taehung...», mormorò il biondo, avvicinandosi lentamente. «Ti prego, sai che posso essere io a soddisfarti...», lo supplicò, quasi, mentre le sue dita esili e minute percorrevano il petto scolpito dell'Alpha. Riusciva a sentire chiaramente i feromoni pieni di lussuria di Taehyung riaffiorare più vicino era a lui, ma questa volta non voleva combattere il suo lupo.

Sarà stata anche la paura dell'abbandono a prendere possesso del suo corpo, ma Hyungsik aveva sentito un vuoto nel petto a sentire quelle parole nella sala prove. Non voleva perdere Taehyung, lui era tutto ciò che gli era rimasto. Non voleva dividerlo, non voleva vederlo felice con nessun altro. Quella era la sua ultima possibilità.

Ma Taehyung scosse la testa, accarezzando dolcemente il viso di Hyungsik, che rabbrividì al tocco.

«Non ti userei mai per qualcosa del genere, lo sai già Hyungsik...»

Il rispetto nelle parole di Taehyung era ciò che aveva fatto innamorare Hyungsik, ma allo stesso tempo, era ciò che più tormentava il suo lupo interiore. Affondò il viso nel petto dell'Alpha, inspirando a pieni polmoni il suo odore. Perdendosi nella sua più totale lussuria.

«Ti prego, Taehyung... », ansimò. Poi alzò il capo, ed il suo lupo donò al maggiore lo sguardo più lascivo, capace di scuotere gli animi di qualsiasi Alpha.

«Scopami...»

Il maggiore strinse i denti, le vene gli marcarono il collo. No, neanche Taehyung avrebbe potuto resistere ad una supplica del genere da parte di un Omega durante il suo calore. E lui era ormai esausto dai soppressori, dall'alimentazione sbagliata e dalla deprivazione del sonno. Proprio per quello il suo lupo riuscì a prendere il comando per un secondo.

«Sei sempre così sporco con quella bocca...», rispose con voce roca, sfiorando le labbra morbide e rosee del minore con le dita.

Hyungsik sorrise lascivo, leccando prima la punta delle falangi dell'Alpha per poi accoglierle dentro la sua bocca calda, bollente ed invitante e succhiarle avidamente. Il suo lupo gli faceva venire voglia di sbottonargli i jeans e fargli un pompino proprio lì, in quel corridoio, davanti a qualsiasi persona sarebbe potuta passare. Lo stuzzicava in modi osceni ed indicibili, totalmente opposti alla vera personalità di Hyungsik.

No.

Non così.

Non lui.

Taehyung riuscì di nuovo a togliere le redini del suo destino alla sua parte più oscura. Ed il suo sguardò passò da quello impassibile del suo lupo a quello deluso e quasi addolorato della sua umanità. Scosse la testa, incapace di contenere l'indignazione, e fece un passo indietro, come a voler prendere le distanze non solo da Hyungsik, ma anche da ciò che era appena accaduto.

«Non farlo mai più», sibilò, la sua voce gelida come il ghiaccio, mentre nell'aria si diffondeva un'ondata di feromoni carichi di rabbia.

Hyungsik spalancò gli occhi, sentendo il peso schiacciante delle conseguenze di quel momento. Il cuore gli martellava nel petto mentre si rendeva conto di ciò che aveva appena provocato.

Cosa diavolo aveva appena fatto?

«No, Taehyung... Aspetta...», balbettò, la voce tremante mentre osservava l'Alpha allontanarsi, scomparendo dietro l'angolo.

E in quell'istante, il mondo di Hyungsik crollò su se stesso.

Aveva appena perso la sua fiducia.

Quando Kim Taehyung abbandonò il suo branco a Ulsan, nel sud-est della Corea del Sud, all'età di 16 anni, non aveva idea di cosa fosse l'amore o l'affetto e non provava rimorso per le sue azioni. La famiglia Kim era una, se non la più facoltosa, stimata e temuta del Regno della Luna, altamente rispettata e famosissima a causa della sua progenie composta interamente da Alpha per generazioni e generazioni. Fin dalla nascita, Taehyung aveva portato sulle spalle il peso delle aspettative e delle responsabilità imposte da una famiglia fredda, autoritaria e ossessionata dalle apparenze. E nonostante il suo carattere pacato, Taehyung si era sempre fermamente opposto alla volontà dei suoi genitori di creare un branco e mandare avanti la loro stirpe purosangue, creando continui scontri che si concludevano con punizioni atroci ed abominevoli. Lui non conosceva l'amore. Conosceva le regole, il rispetto, la dignità, il dolore. Ma non il calore di una carezza, di un abbraccio, o di una parola di conforto. Quella realtà non esisteva nella sua famiglia. Per questo Taehyung non aveva mai sentito il bisogno di avere un branco o di trovare qualcuno da tenere al suo fianco.

Visse per anni come un nomade, eremita e solitario, vagando incessantemente da una città all'altra. Ogni nuova destinazione era solo una tappa temporanea nel suo interminabile esilio, un disperato tentativo di sfuggire alle forze della sua famiglia, che lo braccavano senza tregua. La solitudine divenne la sua unica compagna, una presenza silenziosa e ineluttabile che lo seguiva ovunque andasse. Taehyung infatti non si permetteva di mettere radici o formare legami duraturi, e, a dirla tutta, non ne era nemmeno capace. Ogni incontro era superficiale, ogni relazione fugace, e la paura di essere scoperto lo costringeva a mantenere una distanza emotiva dagli altri, erigendo una barriera invisibile ma impenetrabile intorno a sé. Questa esistenza precaria e disperata lo aveva addestrato a vivere nell'ombra, a muoversi con cautela, nascondendo sempre la sua vera identità. Ogni ombra, ogni rumore improvviso, sembrava un presagio di sventura, un richiamo ineluttabile al passato da cui cercava disperatamente di fuggire. La solitudine lo consumava, ma era anche la sua unica difesa contro il ritorno alla vita che aveva abbandonato.

Quando alla soglia dei suoi trent'anni si ritrovò per la prima volta nella capitale, a Seoul, qualcosa però cambiò improvvisamente. Arrivarci non era stato pianificato; era semplicemente approdato lì, come un ramo trasportato dalla corrente. Tuttavia, qualcosa in quella città lo trattenne. Con le sue strade affollate e i grattacieli che si stagliavano contro il cielo notturno, la metropoli rappresentava un contrasto netto rispetto ai luoghi anonimi e dimenticati dagli dei che aveva attraversato nel corso degli anni. Ogni angolo della città vibrava di energia e di vita, un mondo che sembrava quasi invitante e sfuggente allo stesso tempo. Forse la sua vastità di abitanti che gli permetteva di nascondersi tra la folla, o forse l'energia che sembrava vibrare nell'aria, diversa da qualsiasi altro posto in cui fosse stato, ma Taehyung si perse volontariamente in quel labirinto di luci ed ombre. E la città iniziò a tessere lentamente un destino diverso per lui.

Fu infatti tra i vicoli affollati dei locali notturni in cui l'Alpha si smarriva per pura curiosità e noia che scoprì una band punk-rock emergente particolarmente popolare tra il popolo della Luna: i "Children of The Moon". Ed attratto dalla musica come un marinaio con il canto di una sirena, Taehyung iniziò a frequentarne i concerti. Era una sensazione strana quella che provava quando si trovava in presenza della band e non riusciva a comprenderla (come gran parte delle sue emozioni, tra l'altro). Aveva un buco allo stomaco ogni volta che li guardava esibirsi e spesso si incantava a fissarli tra la folla con uno sguardo preoccupato e confuso, anche durante le loro pause. E ciò, ovviamente, attirò ben presto l'attenzione del più attento del gruppo.

Per quanto Taehyung desiderasse rimanere nell'ombra, il suo aspetto e il suo odore inconfondibile di Puro Alpha non potevano certo passare inosservati al ventiseienne Kang Hyungsik. Con la sua altezza statuaria e un fisico perfetto, capace di far invidia persino ai leggendari Bronzi di Riace, Taehyung era un magnete per gli sguardi degli Omega, ed il biondo ossigenato lo aveva notato non appena aveva varcato la soglia del loro locale di fiducia.

Era impossibile sfuggire al suo occhio vigile: quelli come lui possedevano una sensibilità acuita dalla natura stessa, un istinto affinato attraverso secoli di sopravvivenza. Il ruolo degli Omega nel branco era spesso frainteso; percepiti come l'anello debole, erano invece la chiave della continuità, capaci di donare vita e perpetuare la specie. Questa posizione li costringeva a sviluppare un'attenzione ai dettagli che la maggior parte degli altri ignorava, rendendoli in grado di cogliere sfumature, odori e comportamenti che sfuggivano agli altri. Dopotutto, erano prede agli occhi degli Alpha.

Hyungsik non era diverso. Tuttavia, aveva immediatamente riconosciuto la presenza di Taehyung come qualcosa di più del semplice aspetto fisico. C'era una tensione nei suoi movimenti, un'ombra nei suoi occhi che parlava di un passato oscuro e complesso. Nonostante il suo desiderio di restare invisibile, emanava un'aura che attirava l'attenzione come una fiamma nel buio. Ma ciò che lo incuriosiva davvero era il contrasto tra la sua apparenza e il suo comportamento. Un Alpha della sua statura e potenza avrebbe dovuto dominare ogni ambiente, imporre la propria presenza come un re nella sua corte. Eppure, sembrava lottare contro la sua stessa natura, cercando di comprimere quella forza in una maschera di silenzio e riservatezza. Era come se stesse tentando di nascondere un potere che non voleva o non poteva più controllare.

Ogni volta che Taehyung entrava nel locale, Hyungsik sentiva un fremito attraversargli la pelle, un misto di attrazione e cautela. C'era qualcosa in lui che lo spingeva a voler rompere quel muro di distacco. Forse era la curiosità, o forse era quel richiamo innato che legava le loro due nature, un filo invisibile che intrecciava le loro vite in modi che nemmeno loro potevano comprendere appieno. Così, una sera, quando post-concerto le luci soffuse del locale ormai semivuoto rendevano tutto più intimo, il biondo decise di fare il primo passo. Si avvicinò al corvino, seduto da solo in un angolo. I suoi feromoni lo avvolgevano come una seconda pelle, rendendo l'aria densa e carica di tensione.

«Posso sedermi?» chiese Hyungsik, la voce più ferma di quanto si sentisse realmente.

Taehyung alzò lo sguardo dal suo Rum e Cola, gli occhi scuri e insondabili lo fissavano con una calma apparente. Era come guardare in un abisso, un vuoto che sembrava inghiottire ogni tentativo di connessione. Ma Hyungsik non si tirò indietro. Rimase in piedi, in attesa, sperando che dietro quel silenzio ci fosse qualcosa che Taehyung sarebbe stato disposto a condividere. E, dopo un lungo momento, il maggiore annuì leggermente, concedendogli un posto accanto a lui.

Dopo quell'incontro, l'Alpha sparì per due interi mesi.

Era stato uno sbaglio.

Questo era tutto ciò che Taehyung riusciva a pensare, o di cui almeno tentava di convincersi.

Che cosa diamine stava facendo?

Continuava a perdersi per Seoul come un cane randagio in cerca di qualcosa che non poteva avere né voleva.

Allora perché continuava a ritrovarsi ogni sera davanti a quel locale, senza varcane la soglia?

Perché sentiva per la prima volta di appartenere a qualcuno o qualcosa?

Non fu semplice per lui accettare le proprie debolezze. Dopo tutti quegli anni da solo, Taehyung non sapeva effettivamente nemmeno come instaurare un rapporto con gli altri e scappare in quel momento gli parve la scelta migliore e più saggia. Tuttavia, ben presto si ritrovò a fare i conti con la sua stessa natura, da cui non poteva sfuggire. Poteva lottare contro il suo lupo e contro l'istinto quanto voleva, ma lui l'avrebbe sempre sovrastato e sarebbe scappato dalla sua gabbia d'argento.

𝐆𝐋𝐎𝐒𝐒𝐀𝐑𝐈𝐎

¹ Farmaco capace di 'sopprimere' il calore di un Alpha o un Omega per un determinato periodo.

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