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𝟏: 𝐌𝐈𝐌𝐀𝐒 - 𝐀𝐋𝐂𝐎𝐋 𝐄 𝐁𝐀𝐂𝐈


𝐏𝐋𝐀𝐘𝐋𝐈𝐒𝐓:

𝟏. War of Hearts (Acoustic Version)

𝟐. Drama

𝟑. Void

𝟒. friends / wasted

𝟓. Stuck in Remission

𝟔. warm (feat.Raury)

𝟕. Hat Trick

Quella notte la luna brillava in cielo, piena e grande, in una notte senza nuvole. Come un faro, bagnava il verde oceano del bosco di luce argentea, rendendolo magico agli occhi di un nuovo e curioso esploratore. La macchia lo accoglieva con un teso ed intimorito silenzio e lo guardava avanzare cautamente sul letto di foglie e rami appassiti che si spezzavano sotto i suoi passi.

...Mio piccolo lupo ora grande sei...

Il flebile ma armonioso suono di una voce femminile lo attraeva come il canto di una sirena con un marinaio lontano dai suoi affetti. Dolce, soave, materno. Ipnotizzato da quella melodia nostalgica, lo straniero si faceva strada con ansia tra i tronchi di latifoglie sempreverdi per giungerne alla fonte.

...Con quegli occhi scuri come i miei...

Quel canto proveniva da un bagliore candido in lontananza che spezzava l'oscurità del sottobosco. Il forestiero accelerò il passo e quando si avvicinò abbastanza, nascose la sua figura dietro un albero, limitandosi ad osservare con sguardo confuso. 

Dentro una grande gabbia argentata, nel bel mezzo di un verde spiazzo illuminato dalla dea Myeongwol¹, una bellissima donna tenuta prigioniera da spesse catene accarezzava dolcemente la folta e chiara pelliccia di un lupo bianco che riposava sul suo grembo.

...Sotto questa luna mi troverai...

Le lunghe onde nere come la pece le ricadevano sulle spalle baciate dal sole, a contrasto del lungo abito bianco che stringeva le curve del suo corpo snello ed elegante. L'animale dormiva beato tra le sue braccia, coccolato dalle lievi carezze amorevoli di una madre. 

...Mio piccolo lupo, mai solo sarai...

Conclusa la sua melodia, la donna alzò lentamente il capo, posando gli occhi scuri sullo straniero. Una dolorosa stretta attanagliò il petto del povero estraneo quando i suoi occhi misero bene a fuoco quella figura così tanto familiare.

«Jungkook, figlio mio...», lo chiamò la donna, «non nasconderti nell'ombra, vieni qui...»

«... Mamma?», domandò confuso il ragazzo con gli occhi colmi di stupore, un nodo si stringeva alla sua gola. Per nulla sorpresa, un sorriso caloroso comparì sulle sue labbra della donna.

«Vieni, avvicinati. Liberami da questa prigione...» lo invitò lei, facendogli cenno di avvicinarsi. 

Titubante, il rosso si avvicinò alla gabbia d'argento. E non appena la aprì si gettò tra le braccia della donna, scoppiando in un pianto colmo di dolore, ritrovando il calore che gli era stato negato ben ventuno anni prima.

«..Non piangere Jungkook, non ti ho fatto quei bellissimi occhi da cerbiatto per questo...», lo consolò la donna, accarezzandogli dolcemente il viso per asciugargli le lacrime. 

Ancora incredulo, il ragazzo infilò le dita tremanti per l'emozione tra i lunghi e spessi capelli corvini della donna, quasi per costatarne l'effettiva esistenza. Lei gli sorrise, intenerita. Poi il suo visto impallidì di colpo, i suoi occhi si spalancarono e le sopracciglia si inarcarono lasciando trapelare orrore e spavento. Urlò, terrorizzata da qualcosa alle spalle del figlio.

Il ragazzo si girò di scatto, trattenendo il respiro. Si guardò intorno, i suoi sensi completamente all'erta: della minaccia non vi era nessuna traccia, solo il silenzio della radura. E quando si girò di nuovo verso la donna lei era sparita, quasi fosse stata un miraggio, insieme alla sua gabbia argentata e quell'etereo lupo bianco. 

«Mamma!», esclamò il ragazzo. «Mamma dove sei?!»

La sua voce riecheggiava tra le mute latifoglie. Solo con il suo dolore, alla ricerca di qualcosa di irraggiungibile, dissolto ormai dal tempo. Con il panico ed il dolore di una perdita, il bosco si era fatto così grande, ogni angolo su cui si posava il suo sguardo inquieto era esattamente identico all'altro. Così grande ma al contempo così piccolo e stretto per lui, quasi claustrofobico.

Urla agghiaccianti e gutturali lo fecero smettere di respirare. I suoi piedi si mossero da soli, verso la fonte di quel suono così macabro. Correva, col respiro affannato, inciampando tra le radici degli alberi ed i sassi. Gli afferravano i piedi, quasi volessero fermarlo dallo scoprire una dolorosa verità. E forse avrebbe dovuto dare loro ascolto.

«Mam—» 

La voce gli morì in gola.

Il corpo inerme di sua madre era riverso a terra, con gli arti sparpagliati tra gli aghi di pino e gli occhi sbarrati, vitrei sul suo viso privo d'espressione. I resti del suo candido vestito erano macchiati da un rosso scuro e vischioso e, davanti a lei, l'etereo lupo bianco si nutriva della sua salma, strappandone avidamente la carne. Il disgustoso suono delle sue fauci che si chiudevano intorno i soffici e tiepidi organi della donna, masticandoli tra i canini ed assaporandoli con la lingua, rimbombava in quel silenzio tombale.

Jungkook aveva il viso pallidissimo, una singola lacrima era sgorgata dai suoi occhi scuri e spalancati. Le gambe gli tremavano, minacciandolo di cedere davanti a quella nauseabonda visione. Un lieve respiro uscì dalle sue labbra, sbatté le palpebre. 

E poi un conato di vomito.

Jungkook si svegliò di soprassalto, con tutti i muscoli tesi e la fronte madida di sudore. I suoi bellissimi occhi da cerbiatto vagarono per la sua disordinata stanza, inquieti e confusi, per qualche secondo, ispezionando l'ambiente. Le sue dita affusolate e decorate d'inchiostro allentarono la presa intorno alle lenzuola stropicciate e sporche, i tendini strisciarono sotto la sua pelle chiara come alabastro. Sospirò, forse di sollievo, forse di stanchezza, strofinandosi il viso pallido, quando realizzò di aver fatto solamente un incubo, il solito vivido e macabro incubo.

Fastidiosi raggi dai colori caldi annunciavano il tramonto, facendosi strada da squarci di una tenda impolverata ed illuminando la pece oscurità in quel misero tugurio che era la sua dimora, l'unica che poteva permettersi dopo essersene andato di casa, circa un anno prima. Nonostante le accese discussioni, suo padre aveva messo da parte l'orgoglio e lo aveva pregato di restare a Busan quando Jungkook aveva annunciato la sua volontà di andarsene. Lo aveva anche spinto a convivere con Yoongi, suo fratello adottivo, che l'avrebbe accolto più che volentieri. Ma il testardo Purosangue² aveva già fatto la sua scelta: stanco della forte influenza dell'unica figura paterna che aveva, Jungkook aveva deciso di andarsene alla capitale, più specificamente a Yongsan, alla ricerca della vita sregolata e piena di avventure che sognava per i suoi vent'anni.

Finalmente libero, lì aveva fatto la conoscenza dell'alcol, del tabacco e delle tinte per capelli. Ma anche dell'inchiostro su pelle e di scintillanti piercing, con cui aveva piacevolmente decorato il suo corpo e che lo avevano aiutato a scoprire parti della sua psiche che nemmeno lui conosceva. Disegnare era sempre stato il principale dei suoi hobby, ma da quando aveva scoperto quel mondo Jungkook non faceva altro che progettare nuovi design da tatuarsi sulla pelle. A causa di ciò, aveva anche fatto amicizia con altri appassionati, tra cui Park Jaeseop, Mezzosangue³ ventiseienne odiatore professionale di Licantropi e gestore di uno dei pochi studi di tatuaggi e piercing di Yongsan, nonché suo capo ed uno dei suoi amici più stretti.

...Daylight, in bad dreams, in a cool world, full of cruel things...

Il suo cellulare squillò, una flebile melodia ovattata fuoriusciva da sotto una pila di vestiti sporchi. Un verso di fastidio uscì fuori dalla bocca impastata dal sonno del rosso mentre guardava l'ora sull'orologio digitale sul comodino: le cinque e cinquantacinque del pomeriggio. Svogliatamente si alzò dal disastroso nido che era il suo letto, calciando pezzi di carta appallottolata sul suo cammino, e dissotterrò il suo cellulare dalle macerie della sua mente.

«Pron―», cercò di rispondere con voce roca dal sonno.

«Vuoi morire? Lo sai che ore sono?!», urlò un furioso Park Jaeseop dall'altra parte del telefono.

Buongiorno anche a te, pensò Jungkook con una smorfia in viso, allontanandosi il cellulare dall'orecchio per evitare ulteriori danni ai timpani. Si diresse poi verso il bagno, accendendo la singola lampadina che pendeva dal soffitto e guardandosi allo specchio sporco di dentifricio. Un cadavere, in tutti i sensi.

«Dovevi essere qui dieci minuti fa!», continuò indignato il capo.

Jungkook si sfiorò con le dita le occhiaie scure causate dall'insonnia che lo stava particolarmente tormentando in quel periodo, quasi a volerle cancellare dalla sua pelle, per poi aprire il rubinetto dell'acqua.

«Tuo padre mi ha trattenuto più del previsto» rispose, scoppiando poi una fragorosa risata mentre stendeva la pasta del dentifricio sullo spazzolino, il telefono bloccato tra l'orecchio e la sua spalla.

«Ah ah ah, che simpatico», disse con tono sarcastico il maggiore, «Riderò io quando ti strapperò le palle appena arrivi...»

«Eh no, le palle no!» replicò Jungkook, con una smorfia in viso. Mormorii esasperati di maledizioni, insulti e minacce verso lo sfrontato Purosangue erano le uniche cose udibili dall'altra parte del telefono.

«Va bene, va bene, sarò lì tra 5 minuti!», rispose, con la bocca piena di schiuma. E poi la sputò.

Si affacciò allo stipite della porta per gettare il suo telefono sul letto, che rimbalzò sul muro per poi ritornare sul materasso. Poi continuò con la sua routine, sciacquandosi il viso con l'acqua gelida. Le punte bagnate della frangetta rossa gli ricadevano sugli occhi mentre si sistemava il septum argentato al naso con una cura quasi maniacale. Sospirò, alzando gli occhi al cielo, quando tornò nella stanza e trovò suo armadio semi vuoto. Tutti i suoi vestiti erano a terra, sporchi e lì chissà da quanti giorni. Le uniche cose che gli erano rimaste erano una camicia blu di seta e forse avrebbe potuto trovare dei pantaloni quasi puliti sotto quella discarica.

Domani devo sistemare questo disastro, si disse a mente mentre afferrava un paio di jeans neri e li esaminava accuratamente. Bingo! Puliti abbastanza per uscirci di casa. Si guardò allo stretto specchio appeso alla parete, circondato da mille pezzi di carta dove aveva lasciato la sua arte. Il suo fisico, asciutto e tonico, era un piacere da vedere e Jungkook ne era consapevole solo per i complimenti che riceveva. A volte non poteva far a meno che restare lì a guardarsi per qualche secondo, almeno finché la sua mente non trovava qualche difetto per tormentarlo nelle ore seguenti, perché sotto quello scudo di sicurezza e presunzione, Jungkook aveva un demone che cercava di divorargli l'autostima. Già decisamente amareggiato, si vestì in fretta e furia, afferrò chiavi, sigarette ed accendino da sopra il comodino sporco di cenere ed uscì dal suo piccolo appartamento, abbandonando al buio quei fastidiosi mostri sghignazzanti.

Il quartiere di Yongsan era già semi deserto: dopo la crescita esponenziale della popolazione dannata, solo i mortali più coraggiosi o quelli che avevano amici sovrannaturali si avventuravano dopo il coprifuoco, quando i vampiri uscivano dalle loro dimore per andare a lavorare, a divertirsi e soprattutto a caccia di prede di cui sfamarsi. Al contrario dei "succhiasangue", soprannome spregiativo affibbiatogli dalla popolazione umana, i Licantropi riuscivano ancora a coesistere pacificamente con gli umani. Non affetti dal sole come i loro nemici, svolgevano le proprie attività durante il giorno ed erano di natura meno sanguinaria e pacifica. Tuttavia, destavano comunque una primordiale paura negli umani, spaventati da qualcosa di così diverso ma anche così simile a loro. Certo, non tutti erano infidi nei loro confronti, le cose con gli anni erano cambiate, ma i media avevano sempre avuto una grande influenza sulla popolazione, specialmente quando a togliere vite erano i "mostri" della notte. Ed era semplice come sbattere le ciglia riuscire a manipolare l'opinione pubblica su di loro.

Jungkook poggiò sulle sue labbra una Marlboro che aveva appena preso dal suo pacchetto, accendendola. Ne fece un tiro o due, riempendo i suoi polmoni con quel fumo tossico, prima di incamminarsi verso lo studio che distava pochi minuti a piedi da casa sua. Non avendo una macchina ed essendo perennemente a corto di soldi a causa della sua indole spendacciona, non avere ulteriori spese per i trasporti era una vera e propria fortuna. Si guardò intorno, quasi in cerca di qualcosa a cui dare la sua attenzione, per poi frugare nelle sue tasche in cerca del suo cellulare. Controllò ovunque: nelle tasche del suo giaccone di pelle più grande di lui di una taglia o due, ed in quelle fronte-retro dei suoi jeans sbiaditi. Finché nella sua mente apparì un flashback di pochi minuti prima e si rese conto di averlo lasciato a casa, sul suo letto sfatto. Imprecò, maledicendosi mentalmente, ed accelerò il passo. Cinque minuti dopo era davanti allo studio, dalla vetrina decorata con vari sticker poteva vedere Jaeseop accogliere ed accompagnare un cliente ad accomodarsi nell'apposita sala. Gettò il mozzicone della sigaretta a terra, pestandolo con la scarpa ed entrò all'interno. Uno scampanellìo annunciò la sua presenza.

«Alla buon ora!», esclamò Jaeseop, apparendo dal retro. I suoi occhi scavati e taglienti si posarono sulla figura del moro, analizzandolo dalla testa ai piedi con un sopracciglio inarcato.

«Hai appuntamento con uno sugar daddy?», chiese con tono scherzoso ma al contempo spento, quasi stanco. Poi affondò nella sedia d'ufficio dietro il bancone, rigirandosi dei fogli stampati tra le mani.

«Sì, con quel riccone di tuo zio», rise il rosso, togliendosi la giacca di pelle di dosso.

«Non penso spenderebbe i suoi soldi per quel tuo culo moscio»

«Beh, non è quello che dice tuo padre», rispose Jungkook facendogli l'occhiolino con un ghigno stampato in viso.

«Che stronzo...» Rise Jaeseop scuotendo la testa. Poi abbassò nuovamente lo sguardo sulla sua montagna di scartoffie.

«Piercing?», chiese Jungkook, appoggiando il giaccone sull'appendiabiti vicino al bancone.

«Sì, un labret. Ho accolto il cliente al posto tuo», rispose l'altro.

Il minore si limitò a fare un verso misero di approvazione, senza aprire bocca. Sopirò con una smorfia in viso mentre si dirigeva verso la solita saletta. Salutò il cliente, preparò tutto l'occorrente e ci fece una breve conversazione prima di mettersi all'opera, il tutto in modo sistematico ed automatico. Aveva ormai divorato ed assimilato quella parte della decorazione del corpo così tante volte, che ora stava iniziando a nausearlo. In qualunque luogo, di qualsiasi colore e forma, Jungkook quel mondo lo aveva esplorato del tutto e non lasciava il minimo spazio alla sua creatività. Passava le sue monotone nottate nel negozio tra un piercing e l'altro, dandosi il cambio con Jaeseop quando quest'ultimo era impegnato con un cliente per un tatuaggio ma soprattuto sospirando. Perché non era quello ciò che si era immaginato per il suo futuro.

Il purosangue salutò l'ennesimo cliente, accompagnandolo alla porta. Guardò l'orologio appeso alla parete, il cui incessante ticchettio ora dominava la stanza: le dieci di sera. Avevano finito gli appuntamenti per quella sera e Jaeseop era ancora seduto dietro il bancone, la sua testa rasata e tatuata avvolta da un berretto nero spuntava dal margine.

«Hai visto i disegni?», chiese Jungkook al maggiore, avvicinandosi alla sua postazione.

«Non ancora», rispose il mezzosangue immerso nelle sue scartoffie.

«Mi hai detto che gli avresti dato un'occhiata»

«Sì, sì, lo so. Non ho ancora avuto tempo»

«Te li ho dati una settimana fa, che cazzo significa che non hai avuto tempo?»

Jaeseop a quel punto girò il busto verso il minore. Aveva i suoi piccoli e tondi occhiali da vista con la montatura dorata poggiati sul naso, la bocca semiaperta e sul viso un'espressione di sconcerto mista a fastidio.

«Jungkook», iniziò, con la voce abbassata di qualche ottava mentre si liberava del secondo paio di occhi.

«Mi stai facendo girare i coglioni. Questo non è tuo studio, non fai quello che ti pare e piace», disse con tono secco ed autoritario.

Il minore digrignò i denti, la sua mandibola si accentuò, e strinse i pugni, affondando le unghie nella pelle pallida. Si scambiarono un'occhiata furiosa, quasi volessero fulminarsi a vicenda con lo sguardo. Aveva accettato quel lavoro senza nemmeno pensarci la prima volta che Jaeseop glielo aveva proposto, spinto dalla necessità di denaro ma anche per la sua forte passione. Voleva apprendere un mestiere ed imparare cose nuove, con l'obiettivo di vedere la sua arte esposta in bella vista sulla pelle di qualcuno. Ed il maggiore era sempre stato gentile e disponibile con lui: gli aveva insegnato molte cose e dato importanti consigli che l'avevano spronato a migliorare. Tuttavia, negli ultimi due mesi aveva notato una sottile ma certa tensione fra di loro. Il rosso cercava di smorzarla con le sue solite stupide battutine eppure il cambio di atteggiamento del maggiore nei suoi confronti era palese, e lui non riusciva a capirne il motivo. L'unica cosa di cui era sicuro in quel periodo era la sua pazienza che, messa davvero a dura a prova, ormai stava per finire.

«Ma qual è il tuo cazzo di prob―», ringhiò Jungkook contro il maggiore. Un fastidioso scampanellìo lo interruppe.

«Siete pronti per festeggiare?!», biascicò un ubriaco Kim Hanbin entrando nel negozio, con in mano una bottiglia di champagne mezza vuota.

«Preparate i vostri amichetti fra le gambe, stasera si scopa!», continuò, puntando loro contro l'indice.

Il più assoluto silenzio piombò nel negozio.

«Sei completamente impazzito?», disse secco Jaeseop con un cipiglio stampato sul volto.

«É già ubriaco, siamo andati da Hyungwon prima», chiarì Ahn Biho. La sua figura minuta e riccioluta apparì da dietro le spalle larghe di Hanbin, coperte da un lungo cappotto di cashmere nero, e gli circondò la vita con un braccio per sorreggerlo come poteva.

«Dai Jaeseop, non fare il noioso! E' sabato, chi è che lavora di sabato sera?», sbuffò di risposta il vampiro. 

Jungkook sorrise, divertito dalla scena decisamente comica.

«É la stessa cosa che hai detto l'ultima volta, solo che era di martedì», contestò il mezzosangue.

«Vorresti dirmi degli appuntamenti per stasera?»

Aprì la bocca per rispondere. Ma la chiuse subito dopo, sospirando.

«Ancora no, ma―»

«Bene!», esclamò Hanbin, «Andiamo al Blue Lagoon, ci sarà una serata pazzesca!» Si liberò dalla presa del minore, iniziando a ballare e cantare per lo studio mentre mimava di suonare di una chitarra sulla bottiglia di champagne saltellando sui divanetti di pelle neri della sala d'attesa.

«C'è la sua band preferita che suona», li informò Biho accennando un lieve sorriso.

«Ugh, quella band di cani punkettari?» Un'espressione di disgusto comparì sul viso di Jaeseop.

«Hey, non mi toccare i Children of the Moon!» biascicò il maggiore, rovesciando un po' dello champagne sul parquet. Guardò il liquido a terra per un secondo, barcollando, ma poi si rimise di nuovo a ballare e canticchiare.

«Santa pazienza...», piagnucolò l'altro per l'esasperazione mentre si alzava e si dirigeva nel retro per prendere una pezza bagnata con cui pulire.

«Jungkook, tu vieni, sì?», chiese Biho, aggiustandosi gli occhiali tondi e grandi sul naso.

Il riccio aveva uno sguardo lievemente preoccupato: era palese che non riuscisse a gestire Hanbin completamente da solo. Lo sovrastava nella forza e nella personalità, e Jungkook lo aveva capito subito.

«Sai che non dico mai di no a un po' di casino», sorrise il rosso, comprensivo.

«Sìì! Il mio compagno di giochi―», esultò Hanbin, correndo per abbracciarlo.

Tuttavia inciampò tra i pouf quadrati di pelle nera, cadendo rovinosamente con la faccia sul pavimento. La bottiglia non si ruppe ma bensì rotolò a terra, lasciando una scia di bollicine fino ai piedi di Jaeseop, il quale era appena apparso dal retro.

«Ahia», si lamentò il vampiro, rigirandosi su sè stesso.

«Esci immediatamente fuori da qui!» Urlò il mezzosangue, facendo tremare i vetri e le pareti. 

«Su, su, andiamo, prima che distruggi tutto il locale» Rise Jungkook, avvicinandosi al vampiro.

Biho invece seguì prontamente Jaeseop nel retro per aiutarlo a ripulire il disastro.

Nel frattempo, il rosso aveva circondato le sue spalle con il braccio del maggiore e lo aveva accompagnato fuori dal negozio, aiutandolo a sedersi sullo scalino ai piedi della vetrata del negozio. Era già buio e le strade erano illuminate solo dalla fioca luce dei lampioni.

«Biho...?», domandò il maggiore quando non vide uscire il riccio.

«Adesso arriva, sta aiutando Jaeseop»

«È arrabbiato con me?», chiese con tono preoccupato.

«Chi, Jaeseop? Nah, hai combinato di peggio.»

«No, Biho...»

«Biho? Non penso, perchè dovrebbe?» Jungkook lo guardò con un'espressione confusa.

«Mi comporto male con lui...», mormorò l'altro socchiudendo gli occhi.

«Sei un po' esasperante a volte ma non penso sia arrabbiato con te», rise, cercando di confortarlo.

«Dici..? Me ne approfitto sempre da ubriaco...», biascicò, «Ma da sobrio è così difficile....»

«Maledetta testa di cazzo! Entra un'altra volta in negozio conciato in quel modo e ti pesto!», lo interruppe Jaeseop che stava uscendo dal negozio.

Le luci erano ormai spente ed il mezzosangue si stava mettendo il cappotto, seguito da Biho dietro di lui. A quanto pare qualcosa, o qualcuno, lo aveva convinto a venire. Forse l'espressione di panico del riccio, forse l'effettiva necessità di staccare un po' la spina.

«Vuoi fare a cazzotti, huh? Vieni che te le suono di santa ragione!», urlò di risposta l'altro.

Si alzò facendosi leva sull'asfalto, ed i due iniziarono a darsi delle spinte, quasi sfidandosi a vicenda, per poi sorridersi ed abbracciarsi teneramente. Facevano sempre così: battibeccavano come una vecchia coppia sposata ma infondo si volevano bene.

«Grazie mille», disse Jungkook a Biho, il quale gli aveva appena passato il suo giaccone di pelle. Lo indossò e cercò nelle tasche il suo pacchetto di sigarette. Ne mise una sulle labbra, la accese e ne aspirò il fumo.

«Andiamo?», gli chiese il riccio, stirando le labbra.

«Sì», rispose Jungkook, abbozzando un dolce ma malinconico sorriso.

«Un altro giro di Jägerbomb!», esclamò Jaeseop, forse un po' troppo brillo, con un cenno della mano al barista.

Il locale, come ogni sabato sera, era gremito di gente. I Children of the Moon suonavano ormai da diverse ore e la musica era forte: riusciva facilmente ad entrarti nelle vene e mandarti diretto in pista dopo qualche drink. Accogliente e decorato con soffuse luci al neon, il Blue Lagoon era sempre stato un bar frequentato da umani, ma negli ultimi anni la sua fama nel mondo della notte era aumentata a dismisura ed ora i principali clienti erano vampiri e svariati gruppi di licantropi. Le due razze cercavano ancora di coesistere in pace ma non era raro che si scatenassero risse, specialmente tra ubriachi. Quella serata però era filata liscia come l'olio, tutti sembravano abbastanza tranquilli e si divertivano per i fatti loro, o almeno ci provavano... tipo Jungkook.

« Ti prego, no... », piagnucolò il purosangue con una smorfia in viso non appena sentì le parole dell'amico.

Quello doveva essere già il loro decimo giro e l'alcol stava inevitabilmente iniziando a far a botte con il suo stomaco vuoto e martoriato. Sapeva già come sarebbe andata: il water del bagno degli uomini lo stava già chiamando a sé con una strana voce maschile, roca e sensuale... Il bel vampiro scosse la testa, spalancando gli occhi dal terrore e rabbrividendo al solo pensiero.

«Oh avanti, non fare la femminuccia!», ridacchiò il mezzosangue, tirandogli una forte pacca sulla spalla che per un attimo gli fece quasi perdere del tutto il suo già precario equilibrio provato dagli Jäger.

«Conosco tante donne che reggono l'alcol meglio di lui», rise Hanbin, scatenando una serie di risate isteriche tra lui e Jaeseop a cui il rosso nemmeno diede peso.

Il metro e novanta di vampiro si era lievemente ripreso dopo che i ragazzi gli avevano categoricamente vietato di bere. In verità ora era il più sobrio fra tutti (ma, di nuovo, ancora per poco). Biho, al contrario, che era accanto a lui, aveva le guance rosso fuoco, gli occhi lucidi e continuava a singhiozzare senza esprimersi più di tanto. Sentiva un formicolio per tutto il corpo dovuto all'alcol e non poteva far altro che guardare, di tanto in tanto, il maggiore con sguardo affranto, quasi in cerca di una risposta o una conferma. Si sforzava con tutto sé stesso, ma non riusciva a decifrare lui ed i suoi maledetti comportamenti.

«Ahh ma dai, cos'è quella faccia da funerale?», chiese Hanbin a Jungkook, «Da quant'è che non scopi, mh?»

Era strano: di solito non era mai così silenzioso, anzi, era la vera e propria anima della festa con il suo carisma e la sua onnipresente voglia di far baccano. E soprattutto, ogni volta che lui e Jaeseop lo stuzzicavano rispondeva sempre a modo.

«Una settimana...», mentì il ragazzo il ragazzo, poggiando i gomiti sul tavolo ed accucciandosi sopra di esso. Le sue dita si infilarono tra le ciocche della sua folta chioma rossa e spettinata: la stanza stava iniziando a girare o forse era lui?

La sua affermazione causò un forte stupore generale fra i presenti, Biho incluso, che si guardarono silenziosamente negli occhi come se avesse appena qualche specie di blasfemia contro la propria razza.

«Oh mio dio! Alzati, alzati! Dobbiamo subito farti rimorchiare qualcuno!», esclamò l'altro.

Strinse le dita intorno al suo braccio e lo tirò, costringendolo ad alzarsi dal suo posto mentre si guardava intorno in cerca di una buona preda. Il minore barcollava ed a stento riusciva a reggersi in piedi ma era ancora cosciente, l'importante era quello. E per Hanbin, al secondo posto per grado di importanza, vi era che non fosse frustrato sessualmente.

«Quel tipo laggiù non è niente male», indicò Jaeseop con un cenno del capo.

Si trattava di un ragazzo apparentemente sui vent'anni, dalla corporatura esile ed i capelli nero corvino, che se ne stava seduto tutto solo al bancone del bar. Jungkook alzò lo sguardo ma tutto ciò che vide fu un'altra figura sfocata tra le altre. Forse era arrivata l'ora di smettere di bere.

«Oh sì! Tieni, bevi questo e vai. Vedi di rimorchiarlo altrimenti ci penso io al tuo culo, intesi?» Disse con un tono forse troppo serio Hanbin. Porse poi l'ennesimo shottino al minore e quest'ultimo si limitò a fare spallucce, buttò giù lo Jägerbomb seguito da una smorfia disgustata e si avviò verso il povero malcapitato.

Dovette destreggiarsi tra la folla di esseri soprannaturali che si avvicinava all'uscita del bar ora che i Children of The Moon avevano annunciato una pausa prima del bis dopo aver suonato l'ultima canzone della serata. E fu un'impresa per il vampiro barcollante.

«Buonaseeera, come mai qui da sooolo?», biascicò, con il suo classico tono saccente da bad boy rubacuori decisamente provato dall'alcol.

Si appoggiò sul bancone, sporgendo un fianco, mentre guardava con insistenza il ragazzo di fronte a lui. Tuttavia, nessuna risposta provenne dal corvino che si limitò a fare un'altro sorso del suo Long Island ignorando totalmente il bel vampiro.

«Bevi per dimenticare? Brutto voto a scuola?», ridacchiò alla sua stessa squallida battuta.

Il moro si girò a guardarlo negli occhi, il suo sguardo sembrava profondo e tagliente, decisamente sexy ed allettante. Sembrava perché Jungkook non lo vedeva proprio con tutti e dieci i decimi in quel momento.

«No, è morto mio padre oggi», rispose l'altro con tono glaciale.

Il ghigno sul volto del purosangue scomparve in circa zero punto cinque millisecondi, lasciando spazio ad un'espressione imbarazzata mista a stupore. Ma dai, quante potevano essere le probabilità di ottenere una risposta del genere ad una semplice battuta? Ma perché capitavano sempre tutte a lui?

«Ah, merda.»

«Eh, già.»

A quel punto, Jungkook fissò il corvino per altri tre lunghi secondi prima di letteralmente scappare via correndo da quella situazione. Quando si sentì abbastanza lontano dall'imbarazzo che aveva lasciato al bancone, si fece spazio tra la folla fino alla porta d'ingresso del locale, stando attento a non farsi vedere dai suoi amici che probabilmente non si sarebbero fatti scrupoli a picchiarlo se avessero visto che i suoi tentativi di rimorchio erano stati alquanto vani.

Aveva decisamente bisogno di una boccata d'aria: la testa gli girava ed il suo stomaco sottosopra minacciava di rimandare sù l'alcol da un momento all'altro. Tuttavia, non appena mise piede fuori dal bar, si scontrò con un muro, o meglio, quello era ciò che in quel momento si era immaginato.

«Hey coglione, guarda dove vai!», rispose furioso un uomo sulla quarantina.

Doveva essere alto circa un metro e novata, se non di più, perché il rosso dovette alzare la testa per guardarlo negli occhi. Se fosse stato sobrio probabilmente si sarebbe scusato con la paura di ritrovarsi il suo bel faccino tumefatto ma l'alcol aveva totalmente inibito i suoi sensi e, se la paura era scomparsa, l'irrazionalità aveva preso il comando della sua mente.

«Sei tu che sei in mezzo al cazzo, imbecille!», biascicò di risposta, decisamente arrabbiato.

Ma chi diavolo si credeva di essere per rispondergli in quel modo? Dentro il locale era un vero e proprio caos, se non voleva stare a contatto con la gente poteva semplicemente starsene a casa!

L'uomo rimase interdetto e lo guardò allontanarsi borbottando fra sé e sé. Non si aspettava di certo che un tipetto come quello potesse avere il coraggio di rispondergli in quel modo. Ma di una cosa era certo: lo avrebbe conciato per le feste.

Si avvicinò minaccioso al rosso che, ignaro, si trascinava a fatica per il marciapiede in cerca di un posticino su cui sedersi e cercare di riposare in pace per riprendersi dalla sbornia. Afferrò quindi il bel vampiro per la spalla, le sue dita tozze affondarono con forza e violenza nella giacca del rosso che gemette dal dolore. Ma proprio mentre l'uomo sconosciuto stava alzando il braccio tatuato e muscoloso per sferzargli un pugno in pieno viso, qualcuno lo bloccò.

«Non mi pare il caso rovinarsi una serata per così poco», intervenne una voce calda e bassa.

Quel timbro melodico sembrò richiamare l'anima di Jungkook con così tanta forza che il suo corpo fu scosso da forti brividi che risalirono lungo la sua schiena e lo fecero letteralmente tremare. Le sue pozze scure si spostarono sulla figura alta, snella ma atletica di colui che lo aveva appena salvato dall'ira di quel malefico licantropo e ne rimase totalmente incantato.

« Tch, Taehyung... », schioccò la lingua l'uomo, roteando gli occhi, chiaramente infastidito dall'intromissione dell'Alpha⁴.

Il moro faceva parte delle sue conoscenze ed era sempre stato un guastafeste pacifista. Odiava le risse e la violenza gratuita, al contrario del Beta⁵ che le cercava più che volentieri. Tuttavia, la gerarchia era pur sempre la gerarchia, specialmente nel regno dei licantropi, ed era sempre meglio non far infuriare un Alpha o metterselo contro. Decise quindi di girare i tacchi -o meglio, gli anfibi- e andarsene, senza obiettare ulteriormente.

Taehyung.

A quel punto, il maggiore posò finalmente lo sguardo su purosangue che lo stava fissando, con gli occhi sbarrati. Forse per effetto dell'alcol, ma Jungkook si sentiva come se trovasse in un sogno, un bel sogno. E doveva essere così perché quello era il licantropo più attraente che avesse mai visto in vita sua. Quei capelli scompigliati neri come la pece che gli ricadevano sugli occhi penetranti ed affilati, il naso ben proporzionato, le labbra rosee e carnose decorate da un labret argentato su quello inferiore...

Taehyung. Taehyung.

I suoi occhi scuri si posarono proprio su quei due boccioli e per un attimo li desiderò ardentemente. Un istinto primitivo, un bisogno dilaniante: la sua mente si era totalmente annebbiata da quella sensazione mai provata prima. E lo stesso succedendo al confuso Kim Taehyung, che riusciva a sentire molto bene quella tensione quasi elettrica fra di loro, ma era sobrio abbastanza per ritornare in sé stesso con più facilità del minore.

«...Tutto bene?», mormorò con voce roca, inclinando leggermente il capo da una parte con aria indagatrice.

Si schiarì poi la gola con un colpo di tosse, distogliendo per un secondo lo sguardo sull'ambiente circostante per poi tornare sulla figura barcollante di fronte a lui. Si sentiva leggermente a disagio, il minore era così incantato a fissarlo da nemmeno aver sentito la sua domanda. Ma qualche secondo dopo Jungkook riuscì fortunatamente ad uscire da quella specie di trance.

«Ah... Hem... Sì...», farfugliò, sbattendo più volte le palpebre mentre cercava di mettere insieme due parole di un significato compiuto.

Taehyung deglutì, irrigidendo i muscoli della mascella al suono di quella voce che trovò terribilmente eccitante. La sua psiche sembrò sciogliersi per un attimo a quel dolce e provocatorio istinto e si ritrovò a fantasticare su quanto melodici ed acuti potessero essere i suoi gemiti di piacere. Poi scosse la testa, sconvolto. Che cosa diavolo gli stava prendendo? Quello era un vampiro e lui era un licantropo!

«Grazie per pri—»

Jungkook ci provò con tutto sé stesso a non fare una delle sue solite figuracce, davvero. Ma al suo stomaco malconcio e tormentato di certo non importava del dio greco che si era appena ritrovato davanti. E così, si ritrovò a rigurgitare l'alcol mischiato ai suoi succhi gastrici su quelle che una volta erano le lucide ed immacolate scarpe nere di Taehyung. Le sue preferite, tra l'altro.

«Non ci credo...», mormorò il moro, sposandosi velocemente per evitare un'altro conato, e poi un altro ancora.

Jungkook aveva le lacrime agli occhi dallo sforzo ed il maggiore, nonostante il danno, si avvicinò d'istinto a lui per aiutarlo a reggersi in piedi, afferrandolo per un braccio. Controllò poi la sua temperatura corporea appoggiandogli il dorso della mano sulla fronte. Era bollente.

«Hey, riesci a trattenerti dal vomitare per due minuti?», gli domandò preoccupato Taehyung, accarezzandogli dolcemente la schiena per confortarlo.

Il minore si limitò ad annuire con un cenno del capo, alzando un pollice in sù mentre si puliva la bocca e sputacchiava sul cemento. Di certo non era un bello spettacolo ma era la normalità al Blue Lagoon, tanto che nessuno gli aveva prestato particolare attenzione. Il licantropo quindi circondò le proprie spalle con il braccio di Jungkook, sorreggendolo sulla vita.

«Taehyung, dove vai?», lo chiamò un ragazzo dai capelli tinti di un rosa malva, «Dobbiamo suonare il bis fra poco»

Accanto a lui vi era un ragazzo dalla corporatura minuta ma muscolosa con le braccia conserte ben strette al petto. I capelli lunghi e dorati tenuti a bada con del gel gli incorniciavano il viso imbronciato ed i suoi occhi affilati giudicavano severamente l'alpha.

«Lo so, lo so», rispose con fare sbrigativo, «Fammi solo aiutare lui.»

Jungkook ed il bel licantropo si fecero spazio a fatica tra la folla per avviarsi velocemente, per quanto possibile, verso i bagni. Il moro spalancò una delle porte con un calcio, lasciando il minore ai piedi del water che ora si accingeva a vomitare nuovamente. Si avvicinò poi al lavandino, aprendo il rubinetto e si bagnò le mani per rinfrescargli il collo, la fronte ed i polsi. Svariati minuti passarono ed il vampiro doveva aver rimesso tutto ciò che aveva nello stomaco perché, nonostante lo stimolo, niente sembrava più uscire.

«Hai fatto? Se non ti viene più, non sforzarti, capito?», gli disse Taehyung con tono apprensivo e confortante, tirando poi lo sciacquone per lui.

Jungkook si limitò ad annuire con un cenno del capo, appoggiandosi su una delle pareti. Era esausto: gli occhi erano chiusi in due piccole fessure, sentiva il corpo pesantissimo ed un tenero broncio era apparso sulle sua labbra. Avrebbe dovuto evitare come la peste quell'ultimo shottino perché nel giro di pochi minuti gli aveva dato alla testa, rendendolo definitivamente ubriaco.

«Vieni, sciacquati la bocca ed il viso», lo riportò sul pianeta terra il licantropo. Poi si accovacciò poi a terra ed lo aiutò ad alzarsi.

Fu un'impresa. Dovette trascinarlo fino al lavandino perché continuava ad inciampare sui suoi piedi e le gambe gli cedevano sotto il suo stesso peso. Eventualmente, riuscì a bloccarlo contro il lavabo con il suo corpo, i loro bacini si scontrarono. Mentre lo sorreggeva con un braccio, con una mano gli lavava il viso e lo aiutava a bere.

Jungkook sollevò il viso, incontrando le iridi penetranti e scure come la pece di Taehyung, riflesse sullo specchio. Sospirò pesantemente. I suoi occhi arrossati fissavano quel buon samaritano come se volessero divorarlo di lussuria. Gocce d'acqua si concentrarono sul suo mento, incontrando poi la loro sorte sul marmo bianco. Altre invece avevano percorso il suo collo, lasciando una scia umida che scintillava alla fioca luce presente.

Quale invitante visione, pensò il lupo nero.

Taehyung lo zittì, riprendendo il controllo. Afferrò di peso il minore, sollevandolo da terra e facendolo sedere sul marmo bianco accanto al lavandino. La sua schiena perfetta finì per aderire con un tonfo contro lo specchio alle sue spalle. Ansimava con il viso arrossato, la sua frangetta bagnata gli si era appiccicata in fronte, il pomo d'Adamo era in bella mostra, le cosce muscolose e ben definite stravaccate sul ripiano, le sopracciglia corrucciate in una smorfia.

Lo guardò da cima a fondo, schiudendo le labbra e lasciandosi scappare un caldo sospiro: era così indifeso e malconcio e lui voleva tremendamente approfittarsi di lui. Voleva afferrargli i capelli, scoprirgli il collo e martoriarlo di baci e morsi, voleva sentire i suoi gemiti di piacere e le sue imploranti suppliche, voleva...

«Mi brucia la gola... Ho sete...», piagnucolò il rosso, facendo tornare il maggiore sul pianeta terra.

Taehyung scosse la testa e deglutì, i suoi occhi spalancati in un'espressione di totale sconcerto. Non poteva credere di aver appena avuto delle fantasie sessuali su un vampiro. Non che avesse nulla contro la razza nemica, anzi, era uno dei pochi che credeva nella pace tra i due regni, ma non avrebbero esitato a tagliargli via la testa se si fosse venuto a sapere. E comunque, non era una cosa appartenente alla sua normalità.

Eppure, quella brama, quella lussuria, non scomparì nemmeno quando ne realizzò le conseguenze. Perché si sentiva come se avesse davanti agli occhi un delizioso ed invitante Omega⁶ nel pieno del proprio calore che gli implorava di approfittarsi di lui, ed il lupo dentro di lui aveva una terribile voglia di marchiarlo⁷.

« Senti » Esordì, con fare sbrigativo.

Non poteva stare con lui un secondo di più o avrebbe sicuramente perso la testa.

« Sarai venuto con qualcuno, no? Ti riporto da loro, devo andarmene »

Le sue dita adornate di svariati anelli d'oro bianco si chiusero intorno al braccio di Jungkook. Voleva trascinarlo fuori dal bagno, ma il minore fece resistenza con le poche forze che aveva in corpo.

« No! » Esclamò. « ... Taehyung, no... » Aveva un adorabile broncio sulle labbra.

L'Alpha, non appena sentì il vampiro pronunciare il suo nome con quel tono sottomesso, avvertì dolci brividi di piacere accarezzargli la spina dorsale. La sua presa sul minore si affievolì per lo shock ed il sangue iniziò a pompargli più velocemente nelle vene.

Tu-Tum.

La sua mente si stava offuscando. Cercava di lottare, ma il suo lupo la stava dilaniando a morsi.

« ...Mi picchieranno se scoprono che non ho rimorchiato... » Biascicò il rosso. Poi barcollò e salì a fatica di nuovo sopra al davanzale di marmo.

Il maggiore si limitava a fissarlo, immobile, con il respiro accelerato. Le vene avevano marcato il suo collo, le mani gli tremavano e la fronte era madida di sudore.

Deglutì.

Jungkook era ignaro, totalmente ignaro, di quello che stava accadendo nella mente e nel corpo del suo salvatore. E stava iniziando a straparlare per riempire il silenzio. Gli capitava spesso quando beveva un po' troppo.

«...Sai... » Esordì « C'era un tipo al bancone prima, ho fatto una figuraccia e...»

Tutti i suoni stavano però diventando ovattati per Taehyung. La voce del minore era sempre più lontana, la vista sempre più offuscata. L'unica cosa che riusciva a sentire in quel momento era il battito del suo stesso cuore.

Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.

E l'adrenalina in circolo.

Tu-tum. Tu-tum.

Tu-tum. Tu-

Ed in men che non si dica, il lupo era riuscito a scappare dalla sua gabbia d'argento.

«...Cioè, capisci? Ha detto che gli è morto il padre...!»

L'Alpha abbassò la testa, nascondendo i canini bianchi e lucidi. Combatteva contro la sua metà, cercava di contrastarla, di reprimerla, di rimetterla al suo posto. Non era quello il momento adatto per lasciarsi andare alla bramosia ed alla lussuria. No, non lo era, affatto...

Allora, perché anche la parte umana stava avvertendo quel desiderio così proibito...?

« ...Però io sono ancora vergine, quin— »

Ne aveva abbastanza.

Taehyung lo afferrò per il colletto della camicia di seta e, con un gesto fulmineo, combaciò le sue labbra carnose con le gemelle. Strinse tra gli incisivi il labbro inferiore, mordendolo, poi le assaporò entrambe con dolcezza ma esitazione. I muscoli del purosangue si irrigidirono al dolore per poi sciogliersi alla morbidezza delle labbra dell'alpha. E la sua mente si annebbiò, più di quanto non lo fosse già per l'alcol.

Il maggiore poi si allontanò con una lentezza disarmante, lasciando giusto un piccolo spazio a dividerli, i loro respiri caldi ed irregolari si mischiarono tra loro. Si guardarono, no, affogarono l'uno negli occhi dell'altro con quell'orrenda musica commerciale che spezzava il silenzio assordante.

Ad un passo dall'errore più imperdonabile, era come se già sapessero il proprio destino: se avessero deciso di continuare la loro vita non sarebbe stata più la stessa. Avrebbero perso per sempre i loro cari, i loro diritti e sarebbero stati costretti ad una vita di terrore nascosti nell'ombra, in continua fuga. Lo sapevano, per questo cercavano una conferma nelle iridi dell'altro. Eppure, non sembrava importare.

In fondo, una morte così dolce, avrebbe tentato anche l'anima più risoluta.

« Dove si sarà cacciato quel coglione? » Sospirò Hanbin nel retro del Blue Lagoon.

Il trio di bei vampiri si era distratto solo pochi minuti: dopo averlo mandato a rimorchiare quel povero malcapitato al bancone, il minore era sparito nel nulla. Lo avevano quindi cercato dappertutto, ma senza successo. Jungkook sembrava essersi volatilizzato. Arresi, si erano radunati fuori dal locale, vicino le scale d'emergenza dell'edificio opposto, per prendere una boccata d'aria.

«Basta. Mi sono rotto le palle.» Brontolò Jaeseop di risposta, tirando fuori il suo pacchetto di sigarette dalla tasca per accendersene una. «Lasciamolo qui ed andiamo a casa»

«Ma tra poco suonano l'ultima!»

«Sei serio? Biho è collassato», indicò il riccio con un cenno del capo, «È ora di andare»

Il mezzosangue dormiva appoggiato sul petto di Hanbin e veniva sorretto dal braccio stretto intorno alla sua vita del medesimo. Chiaramente la sua serata era finita lì, ma lo era anche quella di Jaeseop. Il maggiore ne poteva più di quella musica spacca timpani e di "quell'agglomerato di coglioni pelosi e sudati" (sue testuali parole). L'unico che non voleva andarsene era Hanbin, ma solo perché si era ormai totalmente ripreso dalla sbornia pomeridiana ed anche perché i Children of The Moon gli piacevano parecchio.

«Che palle, e va bene...», si arrese. Lo faceva solo per il riccio: sembrava stanco ed era troppo adorabile da ubriaco per far finta di nulla. Strinse poi Biho in un caldo abbraccio e l'altro si accoccolò di risposta, affondando il viso arrossato sul costoso maglione nero di cashmere.

«Comunque», continuò, « Secondo me, Jungkook è da qualche parte a scoparsi qualcuno» Rise.

«Probabile», rispose l'altro sbuffando fumo denso con una faccia quasi schifata.

«Se quella troia fa ritardo a lavoro anche domani giuro che—»

Un gemito soffocato alle sue spalle lo interruppe.

Il mezzosangue si girò, infastidito, osservando il giovane Omega che gli era appena andato a sbattere contro. Alto probabilmente un metro e sessantasette, la lunga chioma dorata e liscia gli copriva il viso arrossato e corrucciato in un'espressione quasi addolorata. Il suo respiro era affaticato, tremava come una foglia. Le gambe, specialmente, sembravano volergli cedere da un momento all'altro mentre tentava di appoggiarsi al muro di fianco a lui.

Lo squadrò, fissandolo per alcuni secondi dalla testa ai piedi. Gli sembrava familiare. Dove lo aveva già visto?

Ah giusto, pensò. Non era forse il vocalist di quella band di cani sfigati? Era ubriaco?

Un brivido gli fece accapponare la pelle. Deglutì. No, qualcosa non andava.

Poi, alzando lo sguardo, notò il silenzio tombale dei licantropi intorno a loro. Una miriade di occhi gialli e luminosi erano puntati su di loro come delle torce.

Qualcosa decisamente non andava.

Sbam!

La porta del retro del Blue Lagoon si spalancò violentemente, sbattendo contro il muro. Due licantropi uscirono di corsa dal locale, guardandosi intorno con aria preoccupata. Sembravano cercare qualcuno tra la folla. Poi, le loro iridi si posarono sul trio di vampiri.

Jaeseop si irrigidì, le sue pupille si dilatarono. E sentì il rilascio dell'adrenalina formicolargli sotto la pelle. Per un attimo il tempo sembrò fermarsi. Sentì la terra mancargli sotto i piedi.

«Ma... che cazzo...!» Sibilò in preda al panico quando li vide avanzare con passo svelto verso di loro.

Indietreggiò, fin quando la sua schiena non toccò la parete di mattoni dietro di lui.

Era in trappola.

«Hyungsik!» urlò uno dei due licantropi, ignorando completamente l'esistenza del mezzosangue.

«Taehyung è...»

«Lo so...», ansimò l'Omega di fianco a lui barcollando. Aveva la mente annebbiata, ma le dita affusolate dell'altro beta si posarono sulla sua spalla, sorreggendolo.

«Ugh...»

«Stai bene?» gli chiese il licantropo, preoccupato.

«Questo posto è pieno zeppo di Omega...», disse l'altro beta guardandosi intorno, «Dobbiamo subito trovare Taehyung ed andarcene»

Hyungsik si appoggiò contro il muro dietro di lui, la bocca semiaperta rilasciò un sospiro.

«Avete controllato i bagni del backstage...?» Mormorò, leccandosi le labbra gonfie. Era così accaldato. Le ciocche dorate cosparse di gel gli si appiccicavano al viso.

«L'ho visto accompagnare un coglione coi capelli rossi a vomitare...», continuò.

Un sorriso sarcastico apparì sul suo volto. Ma certo, era ovvio.

«Dev'essere ancora lì...»

Strizzò poi gli occhi, facendo una smorfia. E traendo forza dalla rabbia che gli stava corrodendo le viscere, si diede una spinta.

«Hyungsik, fermati!» lo afferrò per il braccio il più alto.

«Non toccarmi!» ringhiò l'altro di risposta, liberandosi bruscamente dalla sua presa.

«Va bene... Scusami»

E poi sparì barcollante nel locale, seguito dai due beta.

«Assurdo!» Esordì Hanbin.

«Parlavano di Jungkook! Non ci posso credere, quella testa di cazzo è riuscito ad entrare nel backstage!»

Stupito, il suo sguardo si posò sulla figura di Jaeseop che, ancora irrigidito, fissava il vuoto con un'espressione di puro panico stampata sul viso. Era addirittura diventato più pallido del solito.

Il mezzosangue deglutì, scuotendo la testa, ancora traumatizzato. Ed è proprio in quel momento che Hanbin capì la situazione e scoppiò in una fragorosa risata.

«Sei andato in paranoia!?»

«Stai zitto» rispose l'altro, infastidito.

«Ahah! Che coglione!»

«Muovi quel culo o ti lascio a piedi», schioccò la lingua Jaeseop, avviandosi verso la porta del locale per raccattare l'ultimo vampiro ed andarsene da quel misero postaccio.

«Dovresti farti meno canne!», lo seguì l'altro a ruota, prendendolo in giro.

Le labbra di Taehyung e Jungkook si unirono nuovamente, bisognose, in modo più passionale di prima. Le dita affusolate dell'Alpha si posarono sulle cosce del minore, stringendo da sopra i vestiti la pelle di Jungkook che a tale contatto rabbrividì di piacere. Finirono poi sulla sua giacca di pelle, quasi strappandogliela di dosso.

Il vampiro si fece leva con i palmi delle sue mani per avvicinarsi al bordo del ripiano, così che il licantropo potesse infilarsi tra le sue cosce ed i loro bacini toccarsi. Il rumore lascivo dei loro baci e dei piccoli e soffocati gemiti del purosangue riempivano il bagno del backstage, rimbombando sulle pareti scialbe e sporche. I due si staccarono solamente perchè il maggiore gli tirò i capelli per mostrare il suo collo pallido ed immacolato su cui si gettò con un ringhio, marchiandolo di attenzioni, leccate e piccoli morsi.

«A—ah... Ah!» Gemette il minore, strizzando gli occhi alla sensazione, le sue unghie affondarono sulla camicia bianca del licantropo.

La veemenza ed il modo in cui lo stava toccando lo faceva solamente desiderare di più quelle sensazioni tanto intense. Mai qualcuno era riuscito a metterlo al suo posto, aveva sempre avuto lui un comportamento prettamente dominante, ma Taehyung era un Alpha, mai avrebbe accettato la sottomissione, quello era più che chiaro. Quel suo modo passionale ed animalesco di dimostrargli quanto lo volesse lo faceva impazzire di piacere, sapeva esattamente dove toccarlo, come baciarlo, cosa fargli. E poi, era bello da togliere il fiato.

Il licantropo si allontanò dal collo del minore, prendendogli il mento fra le dita e catturando di nuovo i suoi boccioli ormai gonfi. Mordicchiò il labbro inferiore, lo leccò: voleva un bacio più profondo ma gli stava —ancora per poco— chiedendo gentilmente il permesso. Prontamente il rosso schiuse la bocca e lasciò che la lingua di Taehyung scivolasse inquieta nella sua cavità ed incontrasse la gemella. Le sue mani afferrarono i fianchi del vampiro per tirarlo verso di sè, ottenendo più contatto fra le loro intimità. Jungkook squittì sulle sue labbra e tremò di piacere ed anticipazione.

Il lupo era accaldato, i suoi muscoli si erano irrigiditi ed avvertiva un leggero formicolio sottopelle: l'odore di Jungkook, fresco e dalle noti agrumate mischiate al vecchio sapore di marlboro rosse, gli stava riempendo le narici e lo stava soffocando, provocando il lupo che c'era in lui con una bramosia che Taehyung non riusciva bene a comprendere. Si sentiva confuso, la sua mente si stava offuscando per il desiderio, la sua vista si appannava. Voleva, no, esigeva farlo suo al più presto. Aveva appena indotto il suo calore.

Un vampiro era davvero capace di provocare una tale reazione ad un licantropo con il suo odore? Il moro era sicuro di non aver mai sentito nulla del genere, non pensava nemmeno fosse possibile perché, oltre ad essere fisicamente molto diverse, le due razze non potevano sopportarsi a vicenda anche per una questione olfattiva. Per i vampiri i licantropi puzzavano di cane bagnato e, per i lupi, i succhia-sangue avevano quell'odorino non tanto allettante di cadavere in putrefazione. Ecco perché molte persone reputavano le relazioni fra le due specie impossibili e contro natura. Eppure, Jungkook aveva odore così gradevole per il suo raffinato olfatto da lupo.

Le sue mani esperte finirono sui bottoni della camicia di seta blu che il minore indossava, sbottonandoli uno ad uno con impazienza per rivelare il fisico pallido ed appena accennato del rosso che stuzzicò con, le sue labbra erano tornate sul suo collo marcato di segni violacei per continuare quella che Jungkook pensava fosse una tortura. Non perché non fosse piacevole, tutt'altro, era troppo piacevole, le forze gli mancavano, a malapena riusciva a respirare perchè Taehyung non gli dava tregua ed i suoi ansimi e gemiti erano così forti da facilmente poter l'attenzione di qualcuno nonostante la musica a tutto volume.

Irrequieto, Taehyung si spostò ancora, scendendo con dei famelici baci sul suo pomo d'Adamo verso le clavicole ben esposte nel mentre i suoi polpastrelli sfiorarono appena i suoi fianchi, facendolo tremare, e si posarono sopra i capezzoli del rosso che inarcò la schiena. Le sue unghie affondarono nelle spalle di Taehyung, il suo bacino cercò spontaneamente un po' di conforto strusciandosi contro quello del moro ottenendo un lascivo gemito da parte di entrambi. Quell'odore di muschio bianco, selvaggio, mischiato ad un pizzico di vaniglia gli stava dando alla testa. Mai aveva sentito un licantropo odorare in quel modo: riusciva a calmare tutti i suoi sensi e sembrava rendere il suo corpo ancora più caldo e la sua erezione ancora più difficile da sopportare.

Jungkook aveva la gola estremamente secca, una terribile sete di sangue ma non di un sangue qualunque, voleva quello di Taehyung. Preso dalla fame, tirò d'istinto i capelli del moro, portandolo alla sua altezza e scoprendo il suo collo, per assaporare famelico la sua pelle ambrata lucida di sudore. Il licantropo rimase interdetto per un secondo, non capendo cosa stesse succedendo. Non era abituato ad essere toccato e trattato in quel modo ma nonostante ciò non sembrò affatto dispiacergli. Si leccò le labbra, socchiudendo gli occhi lucidi alla sensazione, e si lasciò sfuggire un ansimo quando le zanne del rosso sfiorarono la sua pelle.

Jungkook aveva appena catturato una piccola vena azzurrina sul collo del licantropo, assaporandone il delizioso liquido scarlatto che vi scorreva all'interno. Taehyung gemette con voce roca di un dolore misto a piacere per poi stringere i denti, le sue zanne bianche scintillarono nella fioca luce. Sapeva che nutrirsi della persona che si bramava era un gesto particolarmente erotico tra i vampiri, ma ovviamente non lo aveva mai provato sulla sua pelle. E dio, se se ne stava pentendo. Probabilmente era lui a farlo sentire così, ma c'era qualcosa nel donarsi che lo faceva impazzire, la sua mente era così leggera.

Il minore si distaccò dal suo collo, sulle sue labbra un lieve strato di sangue dal colore vivace brillava alla fioca luce. Ansimava per riprendere ossigeno. Appoggiò poi la fronte sul petto del moro, la frangetta gli si spettinò mentre affondava il viso nell'odore così confortante.

Taehyung riuscì a sentire le sue pupille ingrandirsi fino a far diventare le sue iridi completamente nere mentre l'ultimo brandello di umanità svaniva dal suo corpo. Sentiva il calore e la più totale fragilità e sottomissione di Jungkook addosso. Era alla sua più totale mercè, e questo lo eccitava così tanto da sentire il sangue ribollirgli nelle vene. Non ne poteva più. 

Doveva essere suo.

Per sempre.

Non gli importava delle conseguenze. Sapeva perfettamente che un morso di licantropo sarebbe stato letale per quel vampiro. Sapeva perfettamente che quel gesto avrebbe scatenato il puro chaos nel Blue Lagoon, distruggendo quella poca aria di pace tra i due regni.

Ma il suo lupo lo voleva.

Lo voleva così tanto da ucciderlo.

Le sue grandi mani risalirono la figura di Jungkook, stringendo la carne con forza sotto gli ansimi di piacere del minore fino ad arrivare alle sue spalle. Le dita affusolate si chiusero intorno alla base della suo collo, bloccandolo.

«Tu...», ringhiò con voce roca.

Avvicinò le sue zanne alla povera e spoglia nuca del rosso. Le sue unghie stavano affondando nella sua pelle pallida fino a lasciare il segno.

 «Mi appartieni»

𝐆𝐋𝐎𝐒𝐒𝐀𝐑𝐈𝐎

¹ Dea della Luna Coreana.

² Vampiri con il sangue puro al 100%, ciò significa che sono stati concepiti da una coppia di vampiri altrettanto purosangue. Sono forti, agili e riescono a sopportare meglio il dolore. Tuttavia, sono molto affetti dalla verbena, la loro pelle ed i loro occhi sono molto sensibili al sole e possono trarre effettivo nutrimento solo dal sangue. Vivono generalmente intorno agli 800 anni ma si indeboliscono con il passare del tempo.

³ Vampiri con una percentuale che può variare dal 30% al 90% di sangue puro. Generalmente sono concepiti da un umano ed un vampiro ma capita che vengano a volte concepiti da una coppia di vampiri che può contenere uno o due mezzosangue. Sono meno forti, meno agili e riescono a sopportare meno il dolore rispetto ai purosangue. Nonostante ciò, sono molto meno affetti dalla verbena, molto meno sensibili al sole e possono trarre nutrimento anche da normali pasti umani. Le loro abilità e la lunghezza della loro vita varia dalla percentuale di vampiro nel loro DNA.

⁴ Licantropi nati per essere leader e dirigere il branco. Nonostante ciò, posso decidere se formare un branco, se restare per conto proprio o seguire un'altro alpha più grande. Sono superiori in forza ed in stazza rispetto ai Beta ed agli Omega. Hanno un olfatto più sviluppato rispetto ai Beta e sono affetti da calori stagionali, in cui la voglia di riprodursi diventa insostenibile, proprio come gli Omega. Sono molto sensibili ed attratti all'odore di questi ultimi durante il calore.

⁵ I Beta sono le api operaie del branco. Se hanno l'imprinting con un Alpha, possono decidere di seguirlo e far parte del suo branco. Sono più forti ed hanno una stazza più grande degli Omega ma il loro olfatto è meno sviluppato rispetto a loro e quello degli Alpha e non sono affetti dai calori. Sono la maggioranza all'interno del branco e si occupano di seguire gli ordini dell'Alpha, proteggere gli altri licantropi e combattere.

⁶ Gli omega sono solitamente fisicamente esili e deboli rispetto a Beta e Alpha, quindi si occupano principalmente della famiglia, dei bambini e di lavori minori all'interno del branco. Come gli Alpha, vengono affetti da calori stagionali che li spingono a procreare. Entrambi i generi, maschile e femminile, sono capaci di dare vita.

⁷ Il marchio è un morso all'altezza della nuca, sulle ghiandole odorose, che gli Alpha fanno agli Omega per dimostrare che sono di loro proprietà. Se un Omega viene marchiato da un Alpha, non riuscirà ad avere rapporti sessuali nè essere attratto da altri licantropi, anche durante il calore, quindi solitamente viene utilizzato tra le coppie che hanno deciso di stare insieme per sempre. Nonostante ciò, alcuni Alpha utilizzano il marchio per scopi più tossici, ad esempio per ottenere un Omega con la forza o per dimostrare la loro superiorità ed umiliare i Beta (essi non subiscono conseguenze dal marchio).

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