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9. Janas - fate


9. Janas - fate


"Ho vissuto coi venti, coi boschi, colle montagne.
Ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo.
Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l'acqua corrente."


Alluene

- È finita così? – Alluene si voltò verso il ragazzo che la guardava con il viso tirato di stupore. Sebbene fosse chiaro che un tipo come lui non fosse attratto né dalle leggende, né tanto meno da una come lei, sperò che quel picco di curiosità fosse dovuto dallo strascico di interesse che lei aveva cercato di infondergli verso quel luogo. Ma cercò di non illudersi che qualche accenno di sentimento avesse potuto scrostare anche solo una briciola della corazza avida che gli avvolgeva le emozioni.

- Direi che non poteva andare peggio – decretò piatta.

- E l'indemoniata che fine ha fatto? – ma la sua curiosità la colse impreparata.

- Sarà morta ormai, presumo – scrollò le spalle diffidente, tornando a camminare verso la macchina.

- Questa storia non ha una morale? – le domandò ancora lui seguendola.

- È una leggenda – sottolineò dura. Cosa si aspettava, una favola per bambini? - Non deve avere per forza una morale –

- Di solito si –

- Beh, questa racconta solo il motivo che ha portato il castello in rovina – concluse sbrigativa mentre riprendeva la discesa alla svelta.

- Colpa dell'amore – a quella considerazione, brontolata come se fosse stata ovvia, Alluene puntò i piedi in una frenata brusca e dovette scansarsi con prontezza prima che lui rischiasse di sbatterle contro.

- Quello non era amore –

- E come lo chiami quando una donna che, pur di avere un uomo, decide di vendere l'anima al diavolo? – Harry le rivolse un'occhiata furtiva e veloce prima di superarla, come se non si aspettasse risposte.

- Malata ossessione – replicò lei decisa, seguendolo – L'amore è esattamente l'opposto –

- Parli per esperienza o per sentito dire? – sibilò lui affilato quanto una spada appena levigata, voltandosi di scatto per storcere un'occhiata pungente che lei sorresse con il solito vigore.

- Faccio solo un ragionamento logico, genio –

- Se quella non si fosse innamorata di lui, non sarebbe successa la tragedia –

- Ma quella era pazza! – esclamò in risposta. Come si poteva definire qualcuno che vendeva l'anima al diavolo, un lungimirante? - Il suo non era amore, l'amore vuol dire anteporre il bene della persona amata prima del proprio anche se... - Alluene arricciò il naso per l'odore di acqua aromatica che venne trasportato da una folata più aggressiva di vento. Un battito fuori tempo le spezzò il fiato. Abbassò il viso verso terra, spolverando la forza che giaceva nascosta in fondo a strati di rammarico – Anche se dovesse essere senza di te – quando trovò il coraggio di alzare gli occhi, vide lui fissarla sottecchi, le sopracciglia piegate in un'espressione di disappunto.

- Se stai per raccontarmi qualcosa che ti riguarda, ti pregherei di non farlo –

- Non ci tengo – replicò lei dura, offesa da se stessa per aver permesso che quell'impressione lo colpisse, mentre riprendeva a camminare verso l'auto a passo di carica.

***

Quella giornata che sembrava infinita e, come se non volesse davvero finire, ancora il sole non accennava a voler sparire dietro l'orizzonte. Regalò uno sguardo nostalgico a quel panorama unico, prima di entrare in auto. Per un attimo si era illusa che il cinghiale fosse stimolato da qualcosa. Che forse, per la prima volta, fosse riuscito a riconoscere che non tutto ciò che era distrutto, fosse indegno di essere trovato attraente.

Ma il viaggio era ripreso nel solito inscalfibile silenzio. Nessuna traccia di tregua o di passi avanti. Alluene sapeva di aver già forzato la mano con lui, ma le sue reazioni assurde e perennemente insoddisfatte non la spaventavano, anzi, probabilmente non aveva ancora osato abbastanza.

- Ti è piaciuto il castello? – decise di andarci piano, calzando il tono più sereno che riuscisse a riprodurre. Altro che sereno, solo averlo a quella distanza la innervosiva. Come quel silenzio che le arrivò in risposta. Alluene ruotò le pupille per qualche stralcio di secondo verso di lui che, come al solito, le dava la nuca a sfregio. Ciò sembrò darle il pieno consenso nel riprendere a punzecchiarlo: – Parlo con te sai? Non c'è nessun altro in auto – insistette caparbia, per ricevere altro silenzio. Solo silenzio. Neanche un grugnito – Guarda che non ti cade la lingua se rispondi – rilanciò sarcastica l'ennesima esca, sperando lui abboccasse con una qualche reazione. E invece nulla. Bene, avrebbe giovato sporco - Senti, so che non ti interessa... –

- Allora non dire niente, si stava meglio in silenzio – la bloccò perentorio, facendola sussultare per quanto impreparata fosse al brusco risuonare della sua voce. Doveva aver intuito dal preambolo, l'argomento che era sul punto di trattare. Alluene sapeva, infondo, che avrebbe dovuto lasciar perdere, arrotolare la lingua e tornare dritta verso Tibula. Il gioco era pericoloso, il pendio sdruccioloso e lei era un'atleta che a stento cercava di riprendersi dalla degenza post infortunio. Ma lei era troppo imprudente per prevenire le possibili conseguenze di ciò che stava per dirgli.

- Penso che non dovresti sentirti diverso solo perché non ricordi una parte della tua vita. Quanto saranno: un anno o due? – calò diretta, precisa, senza alcun tipo di tatto, tuffandosi dritta sopra una sabbia mobile. Harry si voltò di scatto, scaglie nere come la pece gli luccicarono negli occhi, sbarrati tra collera e stupore, e a lei parve di soffocare.

- Non sono affari tuoi! – abbaiò lui alzando quella voce tenebrosa con il chiaro intento di intimidirla. Eppure rimase stupita che riuscisse ad ignorare la sua sfuriata.

- Dovresti concentrarti sul futuro, sul tempo che passa, invece di cercare un passato che non può più tornare –

- Smettila! Non me ne faccio nulla di queste perle di saggezza gratuite – la sovrastò con acuta ferocia, come se non avesse voluto sentire. Come se, sbattergli davanti agli occhi la sua condizione avesse potuto renderla più vera. Insanabile. Alluene si pentì immediatamente di averlo voluto a tutti i costi tormentare. Poteva aspettare a quando fossero stati a pochi km da casa, almeno!

- Sei insopportabile, volevo solo aiutarti! – ed era una mezza verità perché, in primis, voleva coinvolgerlo e portarlo dalla sua parte per la causa, dall'altra... Beh, era un peccato che un ragazzo così giovane si lasciasse risucchiare la vita da un passato inesistente. La sua apatia sembrava una condanna che si era voluto infliggere da solo, come se la sua condizione gli avesse gettato un velo oscuro anche sulle emozioni.

- Non mi serve il tuo aiuto – sancì lui ferreo come sempre, privo di inflessioni - Già la tua presenza è insostenibile, come la tua famiglia di pazzi, ora anche questo... –

- Però le polpette le hai gradite eh! – lo interruppe osservando allibita il freddo disegno dei suoi lineamenti.
Ecco cosa succedeva a giocare con il fuoco: bruciava.

- Le avrei gradite di più se non fossi stato preso a male parole da un branco di lumaconi per un'auto non mia –

- Piantala di insultare! – sbraitò a nervi tesi - E la zia è solo un po' svampita –

- Se pensi di impietosirmi, hai sbagliato persona ed è inutile che cerchi di coinvolgermi con le fantasiose leggende – proruppe duro, gelido quanto una lastra di marmo e Alluene deglutì a vuoto. Una sensazione di impotenza colò nel sangue – Sprechi solo tempo, non darò mai il mio assenso per l'aeroporto. Quest'isola è decadente come la gente che la abita – concluse lasciando che l'unica particella di emozione che gli sfuggisse fosse il disprezzo.
Non sapeva se era più frustrata di non aver smosso neanche una briciola di umanità in quel mostro demoniaco, o per aver tirato fuori solo tanto astio. E i suoi sensi si accesero in allarme. Harry Staiden credeva di chiudere la partita a mani basse, ma non aveva messo ancora a fuoco il vincitore.

- Adesso basta – Alluene curvò all'ultimo secondo, imboccando una strada sterrata e disseminata di buche. Colto alla sprovvista, il ragazzo volò in avanti, bloccandosi contro il cruscotto con i palmi aperti, solo grazie ai riflessi pronti.

- Ma cosa diavolo fai? – la sua rabbia tremolò mentre sobbalzava dentro l'auto al ritmo di ogni buca – Dove stiamo andando?! –

- Sta zitto – lo freddò accigliata. Ora era lei ad aver perso la voglia di parlare.

- Non voglio andare da nessuna parte! – a causa di una cunetta presa troppo di slancio, lui picchiò sonoramente il cranio contro il tetto della macchina, brontolando dolorante.

- Hai altra scelta? – lo provocò senza remore, d'altra parte, se l'era cercato. Poteva offendere tutto, ma non la sua famiglia o la sua isola – Perché, per quanto mi riguarda, puoi lanciarti dall'auto in corsa se preferisci –

- Che non sarebbe difficile, dato che vai a passo d'uomo... -

- Ecco! – il suo urlo fu accompagnato da una frenata brusca. Il passeggero indisponente si arrotolò alla cintura di sicurezza per non venire catapultato in avanti.


Harry

- Sei impazzita, dove vai? – strillò uscendo da quella trappola mortale a quattro ruote che la pazza aveva abbandonato sul ciglio della strada.

- Seguimi, o resta in macchina, tanto ho io le chiavi! – gli intimò lei senza voltarsi, senza arrestare la sua marcia apparentemente verso il nulla.

Seguire una selvaggia inferocita sarebbe stato sconsigliato da chiunque, eppure più lei aumentava il ritmo dei suoi passi più lui si affrettava per seguirla in quella lingua di vegetazione fitta, dove le cime degli arbusti dalle radici rigorose si accapannavano, nascondendo persino i raggi di sole più sottili.

La rincorreva ringhiando proteste, guardandosi intorno con discrezione e con l'unica scusante quella che potevano essere presenti lupi o animali feroci e lui voleva essere certo di recuperare le chiavi dell'auto dall'eventuale carcassa, per montare su quello scasso e defilarsi.

I sentieri erano distorti, i rovi incolti si ramificavano per proteggere quei luoghi sconosciuti.

Stava per convincersi ad abbandonare quell'inseguimento inutile, quando il fiato rimase sospeso nella nebbia di umidità che si addensava intorno a loro. Il rumore dell'acqua guidava il cammino attraverso la vegetazione rigogliosa.

- Che posto è questo? – le pupille viaggiavano impazzite intorno a lui, nonostante si sforzasse di non guardare, gli occhi erano attratti da quei luoghi che sembravano dipinti dalla mano di un artista ispirato da un libro di favole.

- Ti interessa? – domandò lei provocatoria, tanto che lui si affrettò a negare.

- No –
Era alle sue spalle quando improvvisamente le scivolarono i piedi in avanti. Harry l'afferrò per un braccio d'istinto, un secondo prima che potesse finire con il sedere per terra, e rimase fastidiosamente stupito di come lei si scansò di colpo dalla sua presa una volta tornata in equilibrio.

- Non toccarmi – intimò dura, allontanandosi dalla sua stretta come il contatto se avesse potuto bruciarla. Harry assottigliò gli occhi nascondendo tra le palpebre piegate il riflesso di quell'offesa, più dolente di un insulto.

- Ho perso la memoria, non sono lebbroso – il fiato era defluito via dalla gola, disarcionato dal suo controllo prima che potesse tirare le redini della voce. Rimase di stucco, immobile come una statua. Lei invece si limitò ad inarcare un sopracciglio, per nulla colpita dalla sua stessa incredulità.

- Punti sul vittimismo adesso? – sibilò velenosa, con una punta di insolenza negli occhi, un istante prima di dargli le spalle e riprendere a camminare.

- Pensi sia una cosa banale? Una cosa stupida? – Harry si ritrovò a correrle dietro basito.

- Penso che tu stia solo esagerando – continuò lei piatta, il timbro statico come se l'argomento fosse stato innocuo e una sensazione ignobile gli esplose nel sangue, qualcosa che non riusciva a distinguere, ma che non poteva tollerare.

- Non sai cosa vuol dire, non puoi saperlo dannazione! Io ho perso tutto – esalò improvvisamente senza fiato, colpito in un orgoglio deformato, strapazzati i lembi di quella piaga che aveva inabissato nell'oscurità solo per proteggersi.

- Non hai perso niente, babbeo! Hai occhi, orecchie, bocca, braccia, gambe, piedi e mani, hai ancora la testa che funziona, ragioni...beh quello non sempre – tentennò lei gettando sarcasmo sul suo dannato oblio - E puoi ancora ricordare –

- Pensi sia facile? Che venga naturale andare avanti con la sensazione che ti manchi sempre qualcosa? – Harry urlò digrignando i denti mentre annaspava in quell'oscurità che lentamente lo stava divorando - Ho un vuoto, uno spazio mancante, vedo tutto nero – sputò con rabbia, con una frustrazione che lo logorava da dentro come un maledetto cancro. Lei non si mosse.

- Commiserarti non ti ridarà la tua memoria e ringrazia che non sei morto – l'ultimo raggio di sole colpì la patina ambrata che avvolgeva le sue pupille. Era una luce densa, strascicata e non dolente, che scaldò quelle colate di miele nelle quali Harry non distinse alcun tipo di pietà o pena per la sua condizione. Ma rimase a fissarla incredulo, non ancora pronto a registrare la conversazione appena avuta. Solo quando lei riprese a camminare si concesse di emettere un sibilo discreto, abbastanza rauco e tremante che a stento poté sentirlo sussurrare:

- È come se una parte di me lo fosse, invece – concluse con rammarico. Di solito odiava essere guardato in modo pietoso, ma che lei sminuisse ciò che gli era accaduto era peggio. O forse meglio?

Superato un piccolo ponte di legno, uno di quelli che si vedevano solo nei film di avventura, Harry si guardò intorno con crescente stupore. I suoi occhi curiosi incrociarono i ruderi di quello che doveva essere stato un vecchio mulino ad acqua. Si inglobava come un trovatello adottato da quel bosco dimenticato. Alla fine di una breve discesa fatta di piccoli e dissestati scalini di roccia, raggiunsero la culla del bosco che ospitava, nella sua solitudine, solo lo scorrere di una cascata che precipitava in uno specchio d'acqua degno di un luogo fatato. Il silenzio che lasciava spazio solo al rumore della natura, della cascata, del vento che vezzeggiava le fronde, lasciando che loro venissero risucchiati da quei suoni.

- Si chiama cascata Triulintas – spiegò lei come se potesse davvero interessargli – Poche persone sono a conoscenza della sua esistenza. La leggenda narra che le fate uscivano dalle loro piccole case in pietra e venivano qui per giocare al chiaro di luna – Harry stava per protestare, stufo di doversi sorbire l'ennesima leggenda, ma per poco non sputò la sua stessa saliva.

- Fate? – tossicchiò incredulo al solo masticare quel nome tra i denti.

- Le Janas – la selvaggia gli rispose con una naturalezza che gli fece aggrottare la fronte e schizzare le sopracciglia verso l'alto. Quella non aveva tutte le rotelle al posto giusto, era lampante ormai - Venivano descritte come piccole donne bellissime, vestite di rosso che tessevano fili d'oro – Harry si passò la lingua tra le labbra quando si rese conto di aver aperto la bocca per lo stupore. Parlava di fate come se fosse stato normale. Assurdo - Vivevano in cima ai nuraghi, erano benevole e dispensavano aiuti a chiunque li richiedesse – continuava lei disinibita e lui tossicchiò una risata isterica, un suono gutturale che non le sfuggì – Lo trovi divertente? – azzardò torva.

- Affatto – replicò esausto. Sebbene in segreto ammirasse quel suo modo preciso e cadenzato di raccontare storie, non ne poteva più di leggende, magia, tanto meno di fate. I rumori del bosco li avvolgevano colmando il silenzio intorno a loro.

- Si nascondono nelle loro piccole abitazioni, le famose Domus de Janas, che si trovano lungo tutto il territorio dell'isola e si pensa che conducano a cunicoli sotterranei che colleghino segretamente tutta Sandália – Harry si tenne la fronte con la mano, gli occhi serrati, lo sguardo verso il basso per l'indignazione. Ciò che gli avvelenava il sangue era come la selvaggia continuasse ad argomentare quella montagna di fesserie. Dato che il suo stato attuale non le aveva minimamente suggerito di smettere con quelle fandonie, il mutismo rassegnato non aveva scalfito quel chiacchiericcio fastidioso, Harry riprese a camminare sui passi che li avevano condotti in quel luogo assurdo. Era sul un piccolo ponte in legno quando sentì uno scricchiolare sinistro – Sei un vero cafone! – sbraitò lei alle sue spalle ignorando il lamento cigolante del legno sotto il peso dei loro passi fitti – Non avevo finito! – oh, ma era una persecuzione! – Dovevo ancora spiegare che il nome Jana deriva dal Diana, la dea legata alla notte – il ragazzo sbuffò in preda a spasmi isterici. Non ne poteva più. Qualcuno avrebbe dovuto installare un pulsante di spegnimento per quella radio inceppata. Non il silenzio, non la fuga, niente aveva fermato il propagare fastidioso di quella voce. Fu allora che un'incredibile intuizione gli esplose nel cervello. Si voltò verso di lei allungando un braccio per puntare l'indice oltre la sua figura.

- Guarda! Una fata! –

- Dove? – voleva solo prenderla in giro, provare che si sarebbe girata come una cretina, alla ricerca di un qualcosa di inesistente, ma le braccia si sporsero in avanti come un gesto automatico di vendetta per averlo ridotto sull'orlo di una crisi di nervi. La spinse giù dal piccolo pontile dal metro scarso di altezza dalla superficie dell'acqua. Neanche l'urlo che gli arrivò dritto nel timpano lo fece pentire. La selvaggia volò a gambe all'aria, finendo dritta nel fiume. Rimase ad aspettare che riemergesse dal tuffo solo per accertarsi che non si fosse fatta male, godendosi quei preziosi secondi di silenzio.

- Ma sei impazzito? – gracchiò lei con un verso rabbioso. Harry alzò le spalle con noncuranza, evitando di darle adito a parlare ancora. Stava per riprendere a camminare, quando, un istante prima di voltarsi, qualcosa di viscido e bagnato gli volò in faccia.




Spazio Ila 🐿

Perdonate l'immenso ritardo, come molte di voi sapranno è un periodo complicato, ma io qualche capitolo pronto ce l'ho, perciò non voglio farvi aspettare oltre e voglio tranquillizzarvi che non ci saranno altre attese così lunghe ❤️
Cosa sarà finito in faccia ad Harry??? Mah...
La situazione tra i due non è migliorata ma chi lo sa che altre sorprese ho in serbo per voi ❤️
Grazie per esserci sempre e non dimenticate se potete la ⭐️
Grazie di ❤️

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