𝗔𝗖𝗧 𝗜𝗩 ┇ ❝ 𝐂𝐡𝐨𝐤𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐧 𝐆𝐮𝐢𝐥𝐭 ❞ .
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«Quiiindi, quindi, quindi... Siete pronti per continuare il gioco più bello di sempre?»
Se ne avessero avuto il coraggio, avrebbero sicuramente dato una risposta negativa, un qualcosa come "assolutamente no".
Perché niente avrebbe potuto prepararli ad un momento del genere, nemmeno qualche secondo in più.
Niente avrebbe potuto prepararli a vedere un corpo senza vita di un loro compagno.
Niente avrebbe potuto prepararli a dover discutere del suo assassino.
Non erano dei detective, erano semplicemente dei poveri ragazzi spaventati, non importava se possessori di un talento o meno: rimanevano comunque fin troppo giovani per dover partecipare ad un gioco malsano come questo – sempre se si potesse definire un "gioco" questa strana esperienza.
Si guardavano a vicenda, senza fiatare minimamente: si poteva percepire molto bene l'ansia e la paura di alcuni di loro, così come la serietà invece di altri.
Mentre qualcuno cercava di non mostrare tutte le emozioni che provava dentro, c'era chi invece si ritrovava ancora a sorridere, ma ciò non significava che non fossero anche quest'ultimi più composti del solito e pronti a mettere giustizia in quel posto.
Certi individui invece sorridevano in modo genuino, il che era un po' strano data la situazione in cui si erano ritrovati, ma erano dei casi a parte.
Attendevano tutti che un certo ragazzino continuasse a parlare, che non era uno di loro, e proprio quest'ultimo era quello più emozionatx tra i presenti.
«Ora, mi sembra il caso di spiegarvi come funziona questa parte del gioco: il processo di classe.»
Solo allora si mise comodx sul suo trono, accavallando le gambe e poggiando entrambe le mani sul ginocchio.
Probabilmente si sentiva come un piccolo principe in quel momento – mancava solo una bellissima corona in oro sui suoi bei capelli bianchi ed era perfettx.
«Vi ritrovate qui perché dovete scoprire chi è stato ad uccidere Antal Kàroly, l'Ultimate Hip Hop Dancer! Non dovete preoccuparvi del tempo, potete discutere per ore ed ore, a me non dispiace per nulla! Attivate i vostri piccoli cervelli e lavorate tutti insieme per capire cos'è successo, così poi passeremo alla votazione quando sarete pronti, dove dovrete votare tutti quanti chi secondo voi è il colpevole: come ho spiegato nelle regole nove e dieci, se a ricevere la maggior parte dei voti è quello vero, verrà esecutato; se a riceverli invece è una persona totalmente innocente, verrà esecutata quest'ultima ed il vero assassino potrà tornare sul pianeta Terra sano e salvo in tutta tranquillità. In entrambi i casi, il killing game non finirà per il resto. Avete delle domande?»
L'androide credeva che nessuno avrebbe alzato la mano, ma, non appena vide A-Yeong fare esattamente ciò, sospirò.
«Che c'è?» gli chiese quindi il primo, sembrando essere già esasperato.
«Posso andare in bagno?»
Aveva fatto bene ad aver reagito in quel modo, perché domanda più stupida non poteva uscire dalla bocca del secondo. Dopotutto, non si aspettava mica un qualcosa che andava oltre la sua scarsa intelligenza.
«No, imbecille. Aspetta che finisce il processo di classe e ci vai.» gli rispose quindi xlx ragazzinx, e qualcuno con un buon udito poté sentirlo sussurrare qualcosa come "sempre se ci arriverai vivo fino ad allora".
«Ma non è giusto! Voglio andare in bagno!» protestò però il burattinaio, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
«Troppo tardi! Ci pensavi prima!»
«Uffaaaaa!»
Lamentandosi, il secondo continuò a mantenere il broncio e distolse lo sguardo dall'altrx con fare offeso, decisamente non contento.
Non avrebbe dovuto perdere altro tempo con uno come lui, ed infatti Akumu finì per ignorare i capricci del ragazzo – c'erano cose più importanti a cui doveva pensare, come ad un certo processo di classe da dover iniziare.
Era l'unica cosa che aspettava da quando aveva annunciato il killing game: poter vedere quei ragazzi discutere della morte di uno di loro era alquanto emozionante.
«Bene! Che il processo di classe abbia inizio, imbecilliiii!» annunciò ufficialmente allora, mentre sul suo volto spuntò un gran sorriso, uno genuino e divertito.
Un lungo silenzio susseguì dopo quelle strane parole, dove nessuno osava fiatare.
Non facevano altro che fissarsi nella paura, che fosse stata apparente o meno.
Qualcuno doveva iniziare, ma chi?
Chi aveva il coraggio di iniziare il primo vero e proprio dibattito che avrebbero mai avuto?
Ma soprattutto, come?
Come dovevano iniziare a parlare di un ragazzo che adesso non c'era più tra di loro?
Chi aveva il coraggio di nominarlo adesso?
Questi adolescenti... erano davvero adatti per questo ruolo di giustizia?
«Ma l'assassino è un ragazzo, giusto?»
Per la sorpresa di tutti loro, fu Yayoi ad iniziare ufficialmente il processo di classe, con una mano alzata per attrarre l'attenzione di tutti.
Gli ultimates – e non – si girarono a guardarlx, e qualcuno di loro sembrava essere confuso da quell'improvvisa affermazione.
«Cioè! Nel senso... Kàroly stava nei bagni maschili, quindi l'assassino non può essere una ragazza, no?» chiarì subito infatti xlx ragazzx non appena notò quei volti confusi.
«Good point!»
Fu stavolta Clover a parlare, con le mani poggiate ai fianchi ed un sorriso sulle labbra. Non sembrava essere tanto affetta da tutto ciò che era successo, ed emanava la sua solita energia allegra.
Ma subito quel sorriso sparì, mentre alzò un indice e chiuse gli occhi per un momento.
«Buuuut... the killer could be tricking us! Quindi cerchiamo di non escludere nessuno per il momento, okay?» aggiunse infatti, mentre tornò a sorridere, ma c'era qualcosa di diverso in lei: oltre al trasmettere allegria come prima, si poteva notare quanto fosse allo stesso tempo serix a sua volta.
Aimi guardò i due per un momento, ed un sorriso spuntò a sua volta in viso.
«Forza, ragazzi! Possiamo farcela!» esclamò infatti, cercando di incoraggiare tutti gli altri.
Non sapeva però che le sue parole sarebbero state poco credibili per quell'occasione in particolare, perché una delle cose di cui dovevano discutere riguardava proprio lui.
Ma chi avrebbe avuto il coraggio di andargli contro? Chi avrebbe avuto il coraggio di accusarlo di una cosa così crudele?
«A proposito, possiamo iniziare proprio parlando di te.»
Heisenberg era la persona adatta a rompere il ghiaccio, colui che avrebbe osato dubitare di un ragazzo come loro.
Alcuni non erano chiaramente contenti di dove sarebbe andato a parare il primo, come Miho, che abbassò leggermente il capo e sentì la fronte sudare freddo.
«Eh?» sussultò il performer della Disney, mentre il suo sorriso allegro si tramutò in un'espressione più confusa.
Voleva parlare del fatto che sarebbe dovuto essere con Kàroly per tutto il tempo?
«Permettimi di illustrarti le mie analisi.»
Quella frase aumentava le probabilità di ciò, e si limitò ad annuire con un cenno del capo, mentre deglutì.
Venire accusati di omicidio non era una cosa da tutti i giorni, ma avrebbe fatto del suo meglio per far capire a tutti che fossero sulla strada sbagliata.
Spostò per il momento il proprio sguardo, e riuscì a distrarsi dai propri pensieri vedendo Mochi: la povera bambina si era messa seduta sul pavimento dietro il suo creatore, e non osava fiatare o fare altro, era come se non esistesse.
Akumu non aveva preparato un posto per lei? Questo sì che era ingiusto!
Essendo entrambi della stessa specie, non avrebbe dovuto avere un po' di empatia nei suoi confronti? O forse non funzionava esattamente così.
Ritornò però poco dopo a guardare l'ingegnere robotico, perché doveva prestare attenzione a ciò che gli avrebbe detto, e gli sarebbe potuto costare la vita.
«Secondo il nostro piano... eravamo assegnati tutti in dei gruppi. Tu stesso avevi proposto di fare a coppia con Kàroly, il che prevedeva che sareste stati sempre insieme per tutta la durata del piano, non importava se il vostro compito sarebbe stato portato a termine già da molto tempo.» iniziò a spiegare quest'ultimo infatti, mantenendo un atteggiamento serio ed autoritario.
Già quelle parole iniziarono a far sentire il performer della Disney sotto pressione, ed era un po' difficile ricordarsi che sarebbe andato tutto bene e che aveva tutto sotto controllo, perché non sapeva se fosse realmente così.
«Beh, è vero, ma io non farei mai-!»
«Ma non dovremmo saltare a conclusioni affrettate, quindi la mia domanda è la seguente: quand'è stata l'ultima volta che l'hai visto prima della sua morte?»
Improvvisamente Aimi si sentì decisamente osservato, forse fin troppo: tutti lo guardavano dal primo all'ultimo, impazienti di sapere la sua risposta.
Fece un sospiro profondo: doveva darsi una calmata, non poteva farsi vedere in uno stato che non trasmettesse positività da tutti i pori.
«Okay, okay, ascoltatemi bene!» iniziò, sembrando essere tornato tranquillamente in sé.
Nonostante ciò, era ovvio che fosse comunque abbastanza serio sulla situazione attuale a sua volta, specialmente quando era una delle persone più sospette.
«Come ben sapete, io e Kàroly eravamo in coppia e dovevamo creare insieme una strada di caramelle per Akumu.»
Rimase per un attimo in silenzio a guardare i suoi compagni per assicurarsi che lo stessero seriamente ascoltando, e qualcuno di essi annuì a quelle parole.
«Quando l'abbiamo finita, mi ha detto che voleva andare nei bagni a lavarsi le mani perché aveva le dita un po' appiccicose. Avevo proposto di fargli compagnia, ma ha rifiutato ogni mio tentativo di aiutarlo, ed alla fine sono andato da solo dove stavano Emylia e Yayoi, ovvero nel giardino interno. Infatti, possono confermare che sono venuto da loro completamente da solo!»
Gli sguardi di tutti si girarono quindi verso i due, che dovevano confermare o meno se ciò che aveva detto il sospettato fosse vero.
«È vero, è venuto da solo!» affermò infatti la ricamatrice, mostrando un sorriso ingenuo nonostante la tensione creatasi da poco.
«Io e Yayoi non abbiamo visto proprio quel povero ragazzo, ed Aimi ci ha detto praticamente la stessa cosa quando gli abbiamo chiesto dove stesse!» continuò, annuendo alle sue stesse parole.
«Quindi-!»
«Aspetta, aspetta, aspetta!»
Si intromise subito l'idraulicx, interrompendo quella che era la sua compagna per il piano in modo abbastanza brusco.
Tutta la tranquillità che la ragazza aveva cercato di trasmettere poco prima era stata frantumata in poco tempo, riportando un po' di timore nell'aria – dovevano tornare a preoccuparsi?
«Chi ci dice che tu non abbia ucciso Kàroly prima del piano? Magari hai sistemato le caramelle da solo!»
Fu a quel punto che Aimi si portò una mano al petto con fare drammatico, offeso di essere accusato addirittura per la seconda volta in un solo processo.
«Come stavo dicendo poco prima, non farei MAI una cosa del genere, specialmente a Kàroly! Come hai potuto anche solo pensarlo?!» esclamò infatti.
«Perché tutto questo sembra essere una strana ed incredibile coincidenza, non credi anche tu?» ribatté subito Yayoi, con le mani poggiate ai fianchi ed uno sguardo che squadrava per bene il sospettato.
«Sei tu quello che ha proposto di fare a coppia con lui dopotutto, e nessun altro lo ha visto a parte te prima di morire! Non so voi, ragazzi, ma questa storia fa acqua da tutte le parti onestamente-»
«HEY!»
A sorpresa di molti, fu Regina ad interrompere l'idraulicx prima che dicesse altro, attirando la totale attenzione su di sé.
Se era il genio in persona a parlare, dovevano aspettarsi chissà che grande scoperta da parte sua!
Una scoperta rivoluzionaria sicuramente, non c'erano dubbi.
Doveva essere proprio lei quella che avrebbe aiutato Aimi ad uscire da tutte quelle accuse!
Lo avrebbe salvato lei, era ovvio!
Aimi sarebbe dovuto sentirsi onorato di ciò.
«Chi ci dice che invece non sia statx TU ad uccidere Kàroly, eh?!» esclamò infatti subito dopo, indicandolx senza esitazione.
Xlx ragazzx in questione sbatté le palpebre più volte in silenzio, evidentemente confusx dalle parole dell'altra.
«... Eh? Io?» chiese infatti, indicandosi a sua volta, mentre inclinò lievemente la testa.
Non sembrava essere così preoccupatx dall'idea di essere accusatx di omicidio, anche se lxi stessx aveva fatto la stessa cosa poco prima con qualcun altro.
«SÌ, TU! PROPRIO TU!» ripeté quindi l'inventrice, ed alcuni avevano l'impressione che presto sarebbe addirittura salita sul proprio podio con nonchalance, ma per ora si limitava a tenere stretta la presa su di esso e fare avanti e indietro col busto.
Era strano vederla così arrabbiata quando solitamente voleva solo andare a dormire, ma probabilmente si sarebbero dovuti abituare a questi suoi cambi di personalità improvvisi per tutto il tempo in cui sarebbero rimasti lì.
«Eeeeee perché?» continuò a chiedere Yayoi, iniziando a strofinarsi il mento, ancora stranamente fin troppo tranquillx.
«Magari- anzi, DI SICURO l'hai fatto perché volevi i deliziosissimi lecca-lecca di Aimi tutti per te! Sì, sì! Io lo so che è andata così, lo so!»
... Cosa?
Che diavolo aveva appena detto?
Un genio come lei aveva seriamente provato a scagionare Aimi in un modo così stupido?
Koyo non poté fare a meno di sbattersi una mano sulla fronte a quelle parole, e probabilmente in molti avrebbero voluto davvero fare lo stesso.
C'era anche chi era più imbarazzato che altro da quelle parole, specialmente una certa persona che portava sempre tante caramelle con sé, anche se lo nascondeva bene.
Non poteva essere finita lì, no?
C'era altro, sì! Ci doveva essere altro! Un qualcosa di più geniale, vero?
... Ma quindi perché non continuava a parlare delle sue fantastiche teorie?
Quello più sorpreso però era di certo quello dai capelli azzurri, che non poteva mai aspettarsi di sentire un'accusa del genere nei propri confronti.
«... Come, scusa?»
«Le caramelle, le caramelle! Volevi tutte le caramelle per te! Io lo soooo!» insistette lxi, mentre continuava a fare avanti e indietro col busto ed ormai aveva appoggiato un ginocchio sulla superficie del podio.
«Beh, sono molto buone, ma-...!»
Si interruppe da sola, sgranando gli occhi ed iniziando pure a tremare lievemente.
Era come se qualcosa le fosse appena passato per il cervello, un qualcosa che doveva arrivare decisamente molto prima.
Sì, la paura di essere accusata di omicidio non era arrivata fino a quel momento.
«No, no, no- aspetta, aspetta! Uhm... uh...»
Si guardava intorno con fare più spaventato di prima, mentre gli sguardi di tutti erano puntati solo su di lxi, aspettando delle risposte.
Non l'aveva capito.
Non l'aveva capito fino a quel momento.
Non aveva capito che stesse venendo seriamente accusatx di aver ucciso un ragazzo come tutti loro.
«Io- uh... io... ah...»
Era innocente, lo sapeva.
Lo sapeva benissimo.
Ma non riusciva più a parlare dopo aver realizzato quel che stava succedendo realmente.
Abbassò il capo per un momento, decisamente presx dal panico, per poi alzare improvvisamente l'indice contro qualcuno.
«... KOYO, DIGLIELO TU!»
«Eh?! Amico, io non ero nemmeno con te!» gli ricordò lui, ancora più confuso di quanto lo fosse già prima: onestamente, non si stava capendo più nulla da quando aveva iniziato a parlare proprio lxi.
«Ragazzi, per favore! Yayoi è sempre stata con me, ve lo posso assicurare!» subito intervenne Emylia, annuendo alle sue stesse parole, più preoccupata.
«Ah, quindi è stato Aimi!» esclamò allora A-Yeong senza rifletterci troppo, mentre sul suo volto vi era un sorriso ingenuo.
«Hey! Non è assolutamente vero!» protestò ancora una volta il ragazzo in questione, nuovamente offeso.
Non sarebbero arrivati da nessuna parte se avessero continuato in quel modo, questo era chiaro.
Stavano mancando qualcosa, forse?
«È vero, non è stato Aimi.»
Secondo Fubuki, sì: c'era qualcosa di importante che mancava per poter scagionare del tutto il performer della Disney, e sembrava essere l'unica ad essersene accorta.
«E perché? Insomma, posso essere statx io ma non lui?!» tentò di ribattere l'idraulicx, ancora molto presx dal panico.
L'operatrice SAPR tirò fuori il suo Akumuphone con la mano libera, digitando qualcosa sullo schermo prima di riprendere a parlare.
«È... È scritto qui.»
Mise in mostra l'Akumu File, quell'applicazione che avevano sbloccato di recente per le investigazioni.
«L'omicidio è avvenuto dalle otto alle otto e mezza di sera. Anche se è un orario molto strano e non tanto affidabile... la- la parte del piano di Aimi e Kàroly è iniziata dalle 19:55, che è l'orario esatto in cui Clover ha dato il via a loro.»
Nel mentre che parlava, aveva pure aperto l'Akumuchat per mostrare di cosa stesse parlando ed aveva ragione: quel messaggio mostrava proprio le 19:55.
Alcuni erano più sorpresi del fatto che la fanciulla avesse parlato che delle sue parole, ma Aimi rimase colpito proprio da quest'ultime: da come avesse preso la sua parte, aiutandolo ad uscire dalla situazione in cui era finito accidentalmente.
Le sorrise infatti ed annuì lievemente col capo, per farle capire stesse andando bene, ed ella ricambiò.
Gli venne poi spontaneo guardare Miho, notando come sembrasse leggermente più calma di prima adesso.
Ora era certo che sarebbe andato tutto bene, e questo grazie a Fubuki.
... Ed a Regina – almeno ci aveva provato.
Sembravano essere ormai tutti d'accordo sul fatto che Aimi non potesse essere l'assassino di Kàroly, ma c'era ancora qualcuno che non ne era totalmente convinto.
«No, no! Aspettate! Potrebbe benissimo averlo fatto DOPO che hanno messo le caramelle insieme, no?»
Era di nuovo Yayoi a parlare, e già in molti si erano stancati di starlo a sentire sullo stesso e identico argomento.
Ma ciò che non sapeva era che il performer della Disney fosse immune ormai a quelle parole per lui senza senso, portandolo ad avere un sorrisetto beffardo sulle labbra.
«Hah, impossibile.»
«E perché?»
«Perché sono stato con te ed Emylia per il resto del piano, non ricordi?»
Gli occhi dell'idraulicx erano leggermente dilatati adesso, rendendosi conto di stare solamente andando nel panico.
Eppure credeva di avere ragione!
Credeva di star dicendo cose sensate!
Tutti lo guardavano ormai: erano o confusi o stanchi di lei, era molto chiaro.
Ma stava solo cercando di aiutare!
«M-Ma se poi te ne sei anda-!»
«Tu ed Emylia mi avete visto benissimo andare nel ripostiglio, e quando sono andato in bagno Kàroly era già morto!»
«Oh, quindi sei stato tu a disattivare la gravità...» borbottò successivamente Natsu, guardando il più alto con fare infastidito, e quest'ultimo si grattò la nuca e forzò un sorriso per l'imbarazzo – sapevano entrambi bene a cosa si stesse riferendo, ma il resto era abbastanza confuso a riguardo.
Comunque, niente da fare: ormai Aimi sembrava avere la risposta pronta a tutto, non c'era più alcun modo per farlo crollare.
Era forse vero che non fosse stato lui?
Si stava sbagliando?
Forse doveva lasciar parlare gli altri.
«... Oh.» mormorò Yayoi, mentre chinò leggermente il capo in imbarazzo: era tutto un ufficiale segno di arresa.
Ci fu un momento di silenzio dopo quel lungo dibattito, incerti su come avrebbero dovuto continuare adesso, ma nessuno di loro aveva intenzione di sprecare quel tempo prezioso a fissarsi negli occhi.
«Quindi... non può essere stato Aimi a commettere l'omicidio, forse. Dobbiamo concentrarci su altri possibili sospettati adesso, o non finiremo più.» affermò infatti poco dopo l'ingegnere robotico, annuendo alle sue stesse parole e mantenendo ancora l'atteggiamento serio ed autoritario di prima.
Videro subito dopo Koyo alzare la mano, attirando così l'attenzione di tutti su di sé.
«Volevo fare proprio una domanda a Natsu!» esclamò, indicando il ragazzo appena nominato.
Il suo tono ed il suo modo di fare non erano uno di quelli soliti allegri, specialmente perché voleva parlare ad una persona che non gli stava particolarmente a genio.
E quest'ultima provava praticamente la stessa cosa: sbuffò a sentirsi nominato dal primo, occupato fino a poco fa a cercare di capire cosa fosse successo al povero ballerino di hip hop da solo.
Non aveva esattamente intenzione di collaborare con i suoi compagni, perché non si fidava proprio di quest'ultimi.
Rimaneva comunque il fatto però che doveva rispondere quando veniva interpellato, altrimenti si sarebbe ritrovato in un attimo tutti contro di sé senza saperlo.
«Fai pure.»
«Perché avevi tutto quel sangue addosso?»
Una domanda che si chiedevano in molti, se dovevano essere sinceri: un dubbio che era rimasto sotterrato per troppo tempo, ma ora era finalmente venuto a galla.
Il musicista non aveva intenzione di fargliela passare liscia, perché lui, a differenza di Yayoi, era sicuro di ciò che voleva dire.
«Insomma, vuoi spiegarci cos'è successo ai tuoi poveri vestiti?»
Era sicuro che qualcosa non andasse con quel lanciatore d'asce sin dall'inizio.
E che cosa poteva dire proprio lui in un momento del genere, quando si era già stancato di stare in quella stanza con gli altri?
Non poté fare a meno infatti di sbuffare nuovamente, roteando gli occhi nel mentre.
«Stavo scappando da Akumu.»
Si sistemò un attimo il colletto – e sì, era riuscito a lavare ed asciugare i vestiti in tempo: era stato quasi un miracolo.
«Mi sono chiuso quindi in bagno, non accorgendomi che ci fosse... un cadavere, insomma. Aimi ha disattivato la gravità nel mentre e, quando è tornata, mi è arrivato addosso il sangue di Kàroly.»
«Mhm, certo, e come dovremmo chiederti?»
Koyo non sembrava essere per niente soddisfatto da quelle risposte, non volendo dargliela vinta così facilmente.
Natsu invece deglutì, sentendosi adesso un po' troppo osservato. Non gli piaceva per nulla come la situazione si stesse sviluppando col passare del tempo.
Aveva paura, era vero, ma doveva liberarsi da solo da quelle maledette accuse.
«Koyo... non sono stato io. Perché avrei dovuto fare una cosa del genere?»
«Sei più sospetto di non so cosa, duh!»
Il musicista incrociò le braccia al petto e roteò gli occhi alla sua stessa affermazione, come se fosse una cosa così ovvia.
Poteva non aver investigato per la troppa paura, ma avrebbe dovuto contribuire comunque in qualche modo durante il processo di classe!
«Sin dall'inizio non eri d'accordo con i nostri piani- anzi, rettifico: non lo sei mai stato! Perché non avresti dovuto uccidere qualcuno per assicurarti che saresti uscito fuori di qui in ogni caso, che fosse stato da solo o con tutti noi? Hmmm?»
Il lanciatore d'asce socchiuse gli occhi, facendo vedere bene che fosse infastidito.
Tutto quel discorsetto non aveva alcun senso per lui! Vedeva il tutto come se avesse solo sparato la prima cazzata che gli era venuta in mente solo per incastrarlo.
«... Sei ridicolo, sai?»
«... Eh?»
«Se è per questo, dovrei dire che quel graffio in faccia è sospetto.»
Un silenzio imbarazzante calò per un momento, e poté notare che l'arciere accanto a sé stesse cercando di non guardare più nessuno in faccia dopo quelle parole apparentemente così semplici, chinando il capo. C'entrava qualcosa, forse?
Si sentì un sospiro da parte di Koyo, che portò una mano dove vi era la ferita – ancora non era esattamente guarita, e questo perché non poteva medicarla per bene.
«Natsu... sei più ridicolo di me.»
I brevi momenti di silenzio sembravano essere fatti apposta per suscitare suspense, un po' come se si trovassero in un film.
«Io ho delle prove almeno a differenza tua! Sono sempre stato guardato da quelli che lanciavano i vetri, per non parlare di come facevi parte di questi tra l'altro, e poi sono rimasto nella sala di controllo per tutto il tempo insieme a Regina, Heisenberg e Fubuki!»
«Hey, hey! Ragazzi! Calmiamoci, eh?»
A-Yeong cercò di attirare l'attenzione dei due su di sé, notando che si stesse creando un'atmosfera non tanto piacevole.
Si era imposto da solx il dovere di risollevare il morale ai suoi compagni in questi momenti così delicati, e c'era solo una cosa che poteva fare per riuscire nel suo intento.
«Sapete cosa fa una fabbrica di carta igienica quando fallisce? Va a ROTOLI! AHAHAHAH-!»
«Zitto, A-Yeong!» esclamarono subito e contemporaneamente i due litiganti, offendendo il burattinaio.
A proposito: i due non notarono minimamente come l'ingegnere robotico si stesse coprendo le orecchie, non riuscendo a sopportare tutte quelle urla che si erano create in poco tempo.
Perché dovevano fare così tanto casino?
Non potevano discutere con calma?
Mochi faceva ancora finta di non essere presente nella sala, stando ancora dietro quest'ultimo, ma cercava di confortarlo comunque tenendogli la mano.
In molti comunque sicuramente la pensavano allo stesso modo: c'era davvero bisogno di fare così tanto chiasso mentre discutevano?
In poco tempo si era passato dall'accusare Aimi all'accusare Natsu – era un dibattito che non sembrava finire mai.
Anche se era effettivamente quello lo scopo del processo di classe, dovevano ammettere che si fossero già stancati di tutto questo.
Asako era una di quelle persone: più che altro provava timore nei confronti dei due, ed i suoi occhi spaventati passavano dal guardare il biondo al guardare il moro ogni volta che aprivano bocca.
Non le piacevano per nulla i litigi, al punto che preferiva non formarsi un'opinione propria pur di evitarli.
Per quanto volesse aiutare, c'era pur sempre quella brutta sensazione di paura a pervaderla in tutto il corpo, impedendole anche di spiccicare una singola parola.
Era lì, ferma ma tremante, con un'aura piena di paura che si poteva benissimo percepire.
Fu infatti Aimi a farci caso, e si ritrovò ad inclinare lievemente la testa e guardare la calzolaia in modo confuso, ma anche triste: era facile da capire che fosse spaventata da tutto quel che stava succedendo, e doveva assolutamente aiutarla in qualche modo!
«Asako, tutto okay? Vuoi un lollipop?» le chiese, rivolgendole un sorriso e cercando immediatamente il lecca-lecca in questione nelle tasche.
«No, no! Va... V-Va tutto bene, d-davvero!» subito rifiutò lei, tentando di rassicurarlo, fallendo però – dopotutto, come poteva nascondere tutta la paura che stava ancora provando in quel momento?
Il performer della Disney infatti non si sarebbe arreso subito, porgendole il lecca-lecca.
«Sicura?»
Quest'ultima venne presa dalla prima, che annuì in tutta risposta, rimanendo stavolta in silenzio e forzando un sorriso.
Non voleva farlo preoccupare così tanto e rischiare così di essere toccata da lui.
«Heeeyyyy! C'mon, guys! Smettetela! Non vedete che state spaventando alcuni di noi?!»
La voce squillante di Clover attirò l'attenzione di tutti, anche quella dei due ragazzi litiganti, che la guardavano con fare confuso o infastidito: xlx ragazzx sembrava essere più serix del solito stavolta, e li guardava con fare leggermente più arrabbiato del solito, come se fosse un genitore che voleva rimproverarli.
«First of all, dovete coinvolgere tutti noi nel dibattito, ma soprattutto dovete parlare più pacificamente!» continuò, poggiando le mani ai fianchi e mostrando uno dei suoi soliti sorrisi allegri infine.
Si portò poi però una mano al mento, strofinandoselo successivamente.
«Personally, I think there's something fishy going on. È come se mi fossi dimenticata di qualcosa di veramente importante!»
«Beh, se non te la ricordi non era così importante allora, no?» ipotizzò A-Yeong, rivolgendole uno dei suoi sorrisi ingenui.
«E invece no! Non dobbiamo tralasciare alcun dettaglio, anche quello che sembra più inutile!» ribatté subito Hoshi, con una mano poggiata al petto e l'altra sulla superficie del podio, mentre scosse lievemente il capo alle sue stesse parole.
«Ma se non sappiamo nemmeno di che stiamo parlando!» le ricordò invece Yayoi, ormai totalmente confuso dalla situazione in generale.
Koyo fece un sospiro profondo: si era stancato anche lui di essere bloccato allo stesso e identico punto da un bel po', e voleva mettere fine a tutto questo in fretta.
«Perché non siamo tutti d'accordo che è stato Natsu? Sono l'unico che la pensa così?!»
Mochi improvvisamente si alzò in piedi e diede due colpi al podio di Heisenberg, sorprendendo addirittura anche quest'ultimo.
«Non è stato Natsu.»
«... Sì, mi sa che sono l'unico.»
«Ehhhhh?!»
A-Yeong non era di certo l'unico sorpreso: un androide dalle sembianze di una bambina sembrava saperne di più di loro sull'innocenza del lanciatore d'asce? Questo sì che era un colpo di scena.
«Mochi, che intendi?» le chiese il suo creatore, poggiando una mano sulla sua testa e guardandola con fare leggermente sorpreso.
«Ma ce l'ha il permesso di parlare?» domandò però invece Yayoi, rivolgendosi stavolta all'altro androide presente nella stanza.
«Gliel'ammetto solo perché sta rendendo questo processo più interessante di prima! Ugh, giuro, non vi sopportavo più mentre vi stavate urlando cose insensate a vicenda.» rispose infatti quest'ultimo, sbuffando infine. Era rimasto seduto sul suo trono per tutto il tempo a guardarli, un po' come se si trovassero in una serie televisiva fatta apposta per lxi.
Non avevano tempo da perdere però: dovevano ascoltare quel che aveva scoperto quella povera bambina.
«Ho scaricato i dati dell'Akumuphone di Heisenberg.»
«Mochi...» borbottò quest'ultimo, come se volesse rimproverarla, ma quello non gli sembrava il momento adatto per farlo.
L'androide rimase in silenzio per un momento, fissando in modo apatico un punto non preciso davanti a sé: probabilmente stava cercando nella sua testa non umana la soluzione al loro problema, anche se era quasi inquietante però, poiché non sbatteva nemmeno le palpebre nel mentre.
Fu questione di poco tempo però, tornando a farlo non appena prese l'informazione che le serviva.
«Regola numero sette: "Quando almeno tre persone troveranno un cadavere per la prima volta, suonerà un allarme e tutti dovranno riunirsi alla scena del delitto. Subito dopo, inizierà il momento di investigazione.".»
«Ho... Ho capito!»
Fu Miho a parlare subito dopo a sorpresa di molti, afferrando il proprio Akumuphone per mostrare a tutti la regola da Mochi appena detta per riferimento.
«Se Natsu era tra queste persone, significa che... che non può essere stato lui, n-no? Altrimenti... l'allarme non sarebbe scattato! Anche se ci serve la conferma delle altre due persone ovviamente, eheh...»
«Confermo, sono una di queste.»
Heisenberg aveva alzato la mano subito dopo, e l'arciere si ritrovò a fare un sospiro di sollievo a quell'affermazione: aveva risparmiato una possibile figura di merda, ma non era questo l'importante.
«Natsu è stato letteralmente il primo a vedere il cadavere, seguito da Aimi e poi me. C'era anche Akumu là, ma dubito fortemente che conti tra queste tre persone... quindi io, Natsu ed Aimi dovremmo avere automaticamente un alibi in questo modo. Le accuse di prima non valgono più.»
«Io ve l'avevo detto!» esclamò senza esitazione il performer della Disney, tenendo le mani ai fianchi e mostrando un sorrisetto beffardo in viso.
Il lanciatore d'asce si ritrovò a fare un sospiro di sollievo invece, potendo finalmente smettere di preoccuparsi delle accuse – doveva ammettere che l'atmosfera si era fatta fin troppo pesante per lui.
In ogni caso, l'unica cosa importante era che erano riusciti finalmente a risolvere ben due dubbi, ad eliminare tutte le accuse precedenti ed a scagionare addirittura tre persone.
Stavano andando bene, giusto?
Erano sulla strada giusta, vero?
«Uhm... ragazzi?»
Fu Emylia stavolta a parlare, sembrando essere però leggermente più insicura del solito anche se forzava un sorriso – probabilmente era solo l'ansia del momento, potevano capirla bene.
«Scusatemi, ma... se non sono stati né Aimi né Natsu...»
«Siamo di nuovo al punto di partenza.»
La conferma di Inkeri non fece altro che portare un silenzio piuttosto imbarazzante.
Ad Aimi però non piaceva per nulla: doveva intervenire in qualche modo! Dopotutto, se non l'avesse fatto lui, chi altro sarebbe stato?
«Ma stiamo comunque andando bene! Possiamo farcela! Dobbiamo solo sforzarci ancora un po' di più, okay?» cercò di incoraggiarli infatti, mentre aveva come sempre un gran sorriso sulle labbra.
«You're right!» concordò subito Clover, annuendo e sorridendo a sua volta.
«Aaaand you know, ora che ci penso, I think we should talk about i gruppi del piano! Alcuni sono cambiati improvvisamente a causa di alcuni imprevisti, e così maybe scopriremo scopriremo chi è il vero colpevole!» suggerì poco dopo.
«Buona idea, Clover! Chi vuole iniziare?» chiese allora Hoshi, guardando i suoi compagni con entusiasmo, e non sembrò deludersi affatto quando nessuno volle offrirsi volontario ad iniziare il nuovo dibattito.
Fu poco dopo Fubuki ad alzare timidamente la mano libera dal telecomando.
«Uhm, d-direi di prendere la nota con le cose del nostro piano scritte... così rivediamo tutti i punti insieme.»
A proposito: il drone da cui parlava si trovava a fluttuare sopra la sua testa, fermo allo stesso e identico punto sin da quando erano arrivati lì.
Nessuno obiettò, prendendo quindi i loro Akumuphone per guardare l'Akumu Note che avevano usato il giorno prima per scrivere del loro piano.
Ripensandoci, guardarla faceva provare a tutti un senso nostalgico.
Quei tempi leggermente più tranquilli dove volevano solo tornare tutti insieme a casa, rovinati in così poco tempo da uno di loro.
Era così strano da guardare, ma non potevano starsene con le mani in mano.
«A-Yeong e Clover iniziavano il piano, partiamo da loro.» suggerì Hanako infatti, fredda come sempre, mantenendo la sua solita espressione apatica in volto.
Gli sguardi di tutti si girarono prima sul ragazzo, che ancora mostrava un sorriso innocente e genuino in viso, totalmente tranquillo nonostante l'atmosfera intensa.
«Mi sono divertitx un sacco a correre con Akumu! Gli ho lanciato TUTTE le uova che avevo e le ha prese TUTTE QUANTE! È STATO COSÌ DIVERTENTE!» raccontò con tanta gioia, saltellando pure sul posto.
«E poi è arrivato da me!» intervenne Clover, attirando l'attenzione su di sé, portandosi una mano al petto e sorridendo a sua volta.
«Ho provato a colpirlo con una padella, buuuut non è andato come previsto, eheh! It wasn't easy at all! Fortunately mi ha perso poi di vista e sono tornatx da A-Yeong, altrimenti who knows what would've happened!» continuò subito dopo, scrollando infine le spalle, e quest'ultimo annuì per confermare le sue parole.
«Dovremmo davvero fidarci così?» commentò Natsu, tenendo le braccia incrociate al petto, scocciato. Non voleva mica dare la fiducia a due possibili sospettati senza un motivo logico, insomma.
«Il piano è iniziato alle 19:40, e Clover ha dato il via a me e Kàroly alle 19:55! Non possono essere stati lei o A-Yeong perché io ero ancora con Kàroly quando loro erano in giro!» li giustificò Aimi, e l'altro ragazzo sospirò semplicemente.
Avevano altre persone in meno nella lista dei sospettati: facevano nuovi passi in avanti.
«Regina e Fubuki non si sono allontanate per nulla dalla sala di controllo, mentre io e Mochi siamo usciti di lì solo per vedere cosa stesse succedendo poco prima dell'allarme... abbiamo seguito Aimi ed abbiamo trovato Natsu ed Akumu nei bagni maschili, mentre Kàroly era già morto.» spiegò successivamente Heisenberg, mentre l'operatrice SAPR annuì alle sue parole per confermare il tutto.
«CONFERMO!» esclamò improvvisamente l'inventrice, alzando un braccio in aria ed agitandolo per farsi notare.
«Confermo, confermo, confermo! È stato... BELLISSIMO, AHAH! ERO COSÌ- COSÌ VICINX DALL'INDOVINARE LA PASSWORD, VERO FUBUKI? VEROOOO?!» continuò, mantenendo un tono di voce abbastanza stridulo, che alcuni trovavano abbastanza fastidioso.
La ragazza in questione venne presa alla sprovvista infatti, ma semplicemente forzò un sorriso ed annuì nuovamente.
Dato che Heisenberg era uno dei primi ad aver trovato il cadavere – oltre al fatto che nessuno li aveva visti per tutto il tempo –, tutti decisero collettivamente di fidarsi dei tre.
«Allora!» iniziò stavolta Aimi, essendo finalmente il suo turno di parlare anche per il povero ballerino di hip hop.
«Come ho già detto, io e Kàroly abbiamo lavorato insieme come era previsto! Ha rifiutato poi la mia compagnia per andare a lavarsi le mani nei bagni maschili e sono andato nel giardino interno dove c'erano Yayoi ed Emylia, che sono rimasti là per tutto il tempo. Quando è successo il casino con Natsu ed Akumu, sono andato nel ripostiglio per disattivare e riattivare la gravità per un momento in modo da aiutarlo e poi li ho raggiunti nei bagni maschili, quando ormai era troppo tardi.»
Alla fine della spiegazione, poterono notare che la ricamatrice stesse annuendo a quelle parole, sorridendo genuinamente nel mentre, mentre l'idraulicx sembrava ancora leggermente imbarazzata dal dibattito di prima a riguardo.
«Quindi possiamo escludervi tutti e tre, no?» domandò Inkeri, apparentemente impassibile a causa del casco che aveva sempre in testa.
«Ma ovviamente! E vi ricordo che ho causato anch'io l'allarme, quindi per favore credetemi!» rispose il performer della Disney, portandosi addirittura la mano al petto con fare drammatico.
«Sono felice che state rivalutando le vostre accuse!» esclamò invece Emylia, e Yayoi sorrise ed alzò subito dopo entrambi i pollici in su in tutta risposta.
Altri passi in avanti, stavano andando benissimo!
«Ma ora qui arriviamo ad una parte più complicata: quella di Koyo.»
Alle parole di Heisenberg, non poterono fare a meno anche lui stesso di girarsi verso il ragazzo in questione, attendendo delle risposte proprio da lui.
C'era tensione, ma non poteva di certo tirarsi indietro ormai: erano così vicini a scoprire chi fosse il vero assassino di Kàroly!
Il musicista tossì volontariamente in un primo momento, come per prepararsi a parlare.
«Okay, allora... all'inizio stava andando tutto bene. Cioè, insomma, stavo cantando! Cantavo e quelli nascosti in quelle stanze lì stavano facendo bene il loro lavoro! Io mi stavo pure divertendo, solo che poi- uh...»
Si portò una mano alla ferita sulla guancia, ma forzò subito dopo un sorriso per non far preoccupare gli altri di troppo.
«... Poi è arrivato un pezzo di vetro a me, ecco, eheh.»
Se c'era già qualcuno sorpreso dalla prima parte di questo racconto, si sorprese poi ancora di più non appena vide Miho chinare il capo ed incrociare le braccia al petto per abbracciarsi da sola.
Era in imbarazzo, fin troppo.
E non solo: aveva ancora i sensi di colpa.
«Scusa...» mormorò infatti, con un tono di voce talmente flebile che quelli più lontani da lei probabilmente non l'avevano sentita.
Ma questo non era il caso di Koyo, che era letteralmente accanto a lei: fu sorpreso, ma capì bene che non fosse proprio sua intenzione fargli del male in quel modo!
«No, no! Tranquilla, Miho, tranquilla! È tutto apposto, sto bene adesso!»
Non che lei credesse più di tanto a quelle parole, ma si limitò ad annuire lievemente in silenzio, non volendo interrompere il dibattito per le sue stupide emozioni.
Koyo doveva infatti continuare ciò che stava dicendo, togliendo l'attenzione dalla povera arciere ancora imbarazzata.
«E quindi! Sono andato leeeeeeeeggermente nel panico, giusto un pochino, ed è venuta Hoshi ad aiutarmi! Alla fine ci siamo messi a correre insieme perché Akumu ci stava inseguendo, e ci siamo rifugiati fino alla fine del piano dentro la sala di controllo con Regina, Fubuki ed Heisenberg! Oh, ed anche Mochi e Totoro ovviamente!» concluse quindi, tornando ad avere un sorriso più sincero e non forzato in viso.
«È un dato di fatto!» confermò la storica, sorridendo ed annuendo alle sue stesse parole.
«Esattamente, quindi... rimangono poche persone che dovrebbero parlare: le ultime tre coppie, a parte Hoshi.»
Si formò l'ennesimo silenzio molto imbarazzante dopo le parole di Heisenberg, ed alcuni si sentivano un po' troppo osservati.
Stavano arrivando alla possibile soluzione, eppure nessuno osava fiatare adesso.
Il ragazzo allora sospirò, capendo bene che nessuno avrebbe detto qualcosa se non si fossero fatte delle domande.
«... Ed a proposito di lei: Miho, sei rimasta da sola per tutto quel tempo dopo che Hoshi se n'è andata?»
Quest'ultima sgranò gli occhi inizialmente non appena venne nominata, rialzando lo sguardo verso l'ingegnere robotico.
Doveva calmarsi: non la stavano accusando, era solo una semplice domanda, nulla di più.
«Sì, sono- sono rimasta sola quando Hoshi se n'è andata...» rispose quindi, annuendo lievemente.
Ma quella sensazione di panico tornò in poco tempo, realizzando che ciò che aveva detto era fin troppo sospetto: ora sì che avrebbero potuto accusarla!
«Ma- Ma non ho fatto nulla! N-Non potrei mai fare una cosa del genere a-a Kàroly, davvero!»
La stavano guardando proprio tutti, nessuno escluso. Pure Akumu aveva gli occhi puntati su di lei.
Credevano fosse stata lei? Ma perché?
Forse perché aveva fatto del male a Koyo prima?
Ma non l'aveva fatto apposta, aveva appena chiesto scusa! Come poteva fare una cosa più crudele di quella di proposito?!
«Comunque, io e Asako siamo stati sempre insieme.» aggiunse Inkeri nel mentre, alzando leggermente un braccio per attirare l'attenzione di tutti su di sé.
Doveva pur dimostrare prima o poi l'innocenza sua e della sua compagna di piano, no? Non sarebbe stato chissà che problema farlo proprio in quel momento.
«Uhm, sì! È-È vero! E scusatemi ancora per quel che è successo...» concordò lei infatti, facendo successivamente un inchino come ulteriore segno di scuse.
Si poteva notare ormai l'ennesima tensione creatasi nell'aria, specialmente perché l'arciere era così nervosa adesso da starsi mangiando le unghie nel mentre, ma dovevano continuare con la discussione!
«Quindi: Miho era sola, Asako ed Inkeri sono stati sempre insieme... Natsu ed Hanako invece?» chiese infatti Koyo, con le braccia incrociate al petto.
«Hanako non era con me da prima che disattivassi la leva sotto richiesta di Fubuki.»
Le parole del lanciatore d'asce sorpresero ancora una volta gli ultimates – e non –, ritrovandosi stavolta a guardare la ragazza in questione in cerca di risposte.
Quest'ultima sgranò gli occhi, non sembrando riuscire più a contenere le emozioni dentro di sé.
Strinse di più Lilith tra le sue braccia e, prima di parlare, si ritrovò a fare un rapido contatto visivo con Miho, l'altra sospettata.
«Non sono stata io, non-!»
«Ohohohohoh!»
La risata bizzarra di A-Yeong la interruppe, ed un po' tutti si ritrovarono a guardarlo male: perché ridere in un momento così cruciale come questo?
«Quindiiii... è una di loro, ma chi? Chi è la misteriosa assassina di Kàroly? L'arciere Miho o la giardiniera Hanako? Lo scopriremo tra poco, eheheheh!»
Prendeva il tutto come un gioco, ma c'era poco da giocare lì.
Okay, era vero che si chiamasse "killing game", ma... tutto ciò non era così divertente da definirlo un gioco.
Ora erano di nuovo tutti in silenzio a fissare le due sospettate, mentre quest'ultime si scrutavano a vicenda.
L'arciere distoglieva spesso lo sguardo, stava mangiando l'unghia del pollice e sudava freddo: era totalmente in ansia, più di quanto lo era nella norma.
La giardiniera la guardava, ma tremava leggermente e stringeva sempre di più il suo caro pupazzo a sé: anche lei era ansiosa, e di solito era una tipa tutt'altro che espressiva.
Due talentuose ragazze spaventate.
Due sospettate prese dall'ansia.
Ed una di loro era un'assassina.
Un'assassina che, nonostante il piano che aveva organizzato con tanto amore insieme agli altri, aveva deciso di rovinare tutto quanto.
Un'assassina che forse semplicemente non credeva che sarebbero riusciti a tornare a casa, e che quindi aveva agito di conseguenza contro un povero innocente.
Rimaneva comunque una ragazza che si era sporcata di un rosso che non le apparteneva.
Come potevano scagionarsi?
Come poteva una far capire che fosse innocente e che fosse l'altra la colpevole?
Come poteva una ingannare gli altri facendogli credere che fosse l'altra la colpevole?
Come poteva una sopravvivere in questa situazione di merda?
«Hanako, come ti sei tagliata al dito?»
La voce di Aimi risvegliò entrambe in poco tempo dai propri pensieri, ricordandosi che fossero ancora nel bel mezzo di un processo di classe.
«Con il vetro... Natsu può confermare.» rispose la giardiniera, e quest'ultimo si limitò semplicemente ad annuire con un cenno del capo alle sue parole.
«Oh... strano.» commentò il performer della Disney, unendo le mani dietro la schiena e sorridendo innocentemente.
«Perché...?» chiese però Hanako, inarcando le sopracciglia, confusa ed un po' preoccupata dalla sua reazione.
«Diciamo che ho appena notato di aver calpestato una goccia di sangue. Forse è stato quando accompagnavo Natsu a lavare i suoi vestiti, sai?»
La più bassa non poté fare a meno di controllarsi la ferita al dito non appena lui finì di parlare: anch'essa non era guarita del tutto come quella di Koyo.
«... Eh?»
«Quale sangue?» chiese Inkeri con calma, inclinando semplicemente il capo.
Il performer della Disney si allontanò di poco dal proprio podio ed alzò in aria una gamba, potendo mostrare così la suola macchiata leggermente di rosso.
«Questo sangue!»
Gli occhi della giardiniera si dilatarono a quella vista, mettendosi a tremare nuovamente – era difficile contenere tutte quelle emozioni anche per una come lei.
«Non- Non può essere il sangue che aveva Natsu addosso prima, scusa?! Ed anche Koyo ha sanguinato!»
A parte il suo tono di voce che si era fatto più alto, Miho poteva notare che la sua espressione apatica di sempre era ormai sparita del tutto e mostrava solo agitazione: tutto ciò non era normale.
Asako la guardò con fare preoccupato, confusa su tutto quel che stava succedendo in quel momento.
«Hanako? Tutto bene...?»
«Dubito fortemente fosse dei miei vestiti, visto che era già tutto assorbito lì dentro.» ribatté il lanciatore d'asce, scrutando la sospettata con fare quasi arrabbiato.
«A parte che camminavo accanto a lui e non dietro di lui, c'è anche da dire che il graffio di Koyo è bello grosso! Il tuo è piccolino invece, come questa macchiolina!» precisò invece Aimi, con le mani poggiate ai fianchi in modo fiero.
«Ma che cazzo di senso ha?!» strillò a quel punto Hanako, sembrando starsi infuriando sempre e sempre di più ad ogni cosa che aggiungevano gli altri.
Non voleva stare a sentire cose insensate.
Nulla di quel che dicevano aveva senso.
Che problemi avevano per fare accuse del genere?! Akumu aveva ragione a chiamarli imbecilli!
«Ohhh! Everything makes so much sense now!»
Come se non bastasse, Clover doveva per forza fare un commento del genere.
Un commento apparentemente stupido ed ingenuo, ma che in verità faceva solo parte del suo piccolo piano per mettere più pressione alla sospettata per farla confessare.
Era una cosa un po' cattiva, lo sapeva, ma uccidere qualcuno era decisamente peggio di ciò, no?
Se voleva davvero scoprire l'assassino, avrebbe dovuto provare anche con metodi più brutti come quello.
La calzolaia era quella più preoccupata, sorvolando addirittura il fatto che la ragazza con cui aveva passato più tempo insieme lì dentro potesse aver ucciso uno di loro.
Non era una cosa importante in quel momento: doveva assicurarsi prima che stesse bene, ed il fatto che la stesse ignorando peggiorava solo le cose.
«Hanako, ti- ti prego! Stai bene? D-Dimmi che stai bene!»
«Se quell'idiota non m'avesse spaventata a quest'ora staremmo bene entrambi!»
... Cosa?
Che stava dicendo?
Che intendeva con ciò?
Un silenzio tombale calò non appena Hanako urlò quelle parole, incerti su cosa fare.
Ci erano riusciti? Sul serio?
Avevano trovato... l'assassino di Kàroly?
Colei che l'aveva ucciso mentre tutti erano occupati a pensare a come andare a casa?
Colei che aveva iniziato ufficialmente quel gioco malsano di uccisioni?
«Hanako...»
Miho provò a chiamarla, portandosi una mano al petto e stringendo il vestito in essa, mentre tremava ed aveva gli occhi leggermente sgranati.
«Sei... Sei stata tu?»
Era davvero stata lei?
Gli altri avevano sul serio azzeccato?
Stava... rischiando di essere dichiarata colpevole al posto della vera artefice dell'omicidio?
La giardiniera preferì stare in silenzio, non dando alcuna risposta.
Faceva dei respiri profondi, mentre aveva abbassato il capo per non guardare i suoi compagni in faccia – dopotutto, come poteva farlo dopo aver confessato una cosa del genere?
Teneva Lilith stretta a sé, l'unica cosa che la faceva sentire al sicuro in quel momento.
Perché no, ora non era più al sicuro in mezzo a tutte quelle persone innocenti.
L'arciere la guardò per un momento con fare più triste, provando quasi dei sensi di colpa nei suoi confronti: sembrava stare così male.
Fece un sospiro, come per calmarsi.
«Ho... Ho capito.»
Si girarono tutti a guardarla dopo aver pronunciato quelle parole, e, nonostante quel senso di pressione che adesso provava, doveva comunque parlare.
«Le otto erano passate ormai, no? E... ti sei tagliata al dito quando era il turno tuo e di Natsu, quindi- quindi per questo Akumu è venuto da me ed Hoshi... hai approfittato del mio stupido errore per andare nei bagni, eppure sei andata in quelli maschili... ed hai, uh, ucciso Kàroly per la paura a-a quanto pare. È... È così?»
«Non volevo ucciderlo...»
L'assassina alzò finalmente lo sguardo: era privo di emozioni, come per dare l'impressione che fosse tornata in sé.
Ma stava quasi soffocando il suo pupazzo per quanto forte lo stringeva, perché la paura che stava provando in quel momento era ancora abbastanza forte.
«Volevo tornare a casa come tutti voi.»
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Kàroly era lì al momento sbagliato.
Se non fosse stato lì, sarebbe andato tutto molto diversamente.
Se mi avesse anche solo approcciato in modo diverso, sarebbe andato tutto molto diversamente.
Se il mio istinto di sopravvivenza non si fosse manifestato in quel momento, sarebbe andato tutto molto diversamente.
Quindi era colpa mia che mi sono spaventata un po' troppo o colpa sua che si è avvicinato a me in quel modo?
Non che sia più importante: ormai è morto per mano mia, anche se non era assolutamente mia intenzione.
Ma perché ero nei bagni maschili?
Mi sono semplicemente confusa e basta, niente di che, non volevo mica entrare in quelli!
Forse avrei solo dovuto fare più attenzione a dove stessi andando, così non mi sarei ritrovata Kàroly nello stesso posto.
Mi ero fatta male per sbaglio mentre stavo prendendo un coccio di vetro per Natsu, facendolo anche cadere per terra.
Quando Akumu se n'è andatx, lui si è spostato da davanti l'uscita del ripostiglio e mi ha detto di fare attenzione.
Guardai quel che stava succedendo lì fuori prima di dirigermi nei bagni, aspettando il momento perfetto per non farmi notare dell'androide.
Ho assistito a tutta quella scenetta drammatica – quando ci mancava poco che venisse tagliata la gola a Koyo, esatto.
Non appena Hoshi uscì di lì per aiutarlo, decisi di uscire anch'io per il corridoio, facendo attenzione come mi era stato detto.
Non feci tanto caso in quale bagno stessi andando: volevo solo lavarmi la ferita, tanto non ci sarebbe dovuto essere nessuno lì.
Purtroppo mi sbagliavo.
Appoggiai la mia cara Lilith sul bordo del lavabo, per poi aprire il rubinetto per lavarmi il dito ferito, l'indice.
Non mi ero totalmente accorta della presenza di qualcuno, quindi ero tranquilla fin quando non sentì dei passi dietro di me.
Lentamente si facevano sempre più vicini, ed io ormai avevo pure preso un panno per asciugarmi le mani.
Cercavo di mantenere la calma: credendo di essere in pericolo, volevo solo far credere alla persona dietro di me che non mi fossi accorta di nulla per poter coglierla di sorpresa.
Rimaneva il fatto però che avessi paura, e mi sentivo addirittura il cuore in gola.
«Hanako-»
Non gli diedi nemmeno il tempo di parlare, agendo immediatamente e senza esitazione.
Lo afferrai dalle spalle in modo da farlo abbassare alla mia altezza, per poi prenderlo dalla testa e spingerlo con forza verso l'unica cosa compatta più vicina a noi: il lavabo dietro di me.
In un attimo si ritrovò con le mani per terra a respirare in modo affannoso, e solo in quel momento realizzai chi fosse e ciò che gli ho fatto.
I capelli biondi di Kàroly erano sporcati di sangue, quel liquido rosso che ora stava andando a macchiare anche il pavimento.
Provò ad alzarsi in piedi, ma quelle ultime tracce di forza che aveva in corpo gli permisero solo di mettersi con la schiena al muro.
Aggrappò la propria maglietta e strinse la presa, mentre i suoi respiri si facevano sempre più veloci.
Aveva paura, proprio come me, la sua assassina.
Non riuscivo a fare niente se non fissarlo con gli occhi sgranati, mentre la mia testa si era riempita di tutti quei brutti pensieri.
Rivedevo di continuo la scena di prima: io che colpivo quel povero ballerino sul lavabo adesso leggermente sporco del suo sangue.
Avevo fatto un casino.
Avevo provato ad uccidere qualcuno.
Volevo solo difendermi da quello che credevo fosse un tentato omicidio, ma ho preso invece io il ruolo dell'assassina.
Ripresi Lilith, notando che stesse lasciando delle goccioline rosse e spaventandomi ancora di più.
Dovevo andarmene, ed in fretta.
Inizialmente feci qualche passo indietro lentamente e con molta calma, ma mi ci volle ben poco per cominciare a correre fuori dai bagni, lasciando Kàroly solo lì dentro a morire lentamente.
Non ho mai corso così tanto in vita mia.
Le mie gambe si muovevano da sole per la paura, e con i miei occhi rossi cercavo un posto dove nascondermi, vedendo anche Akumu bussare violentemente alla porta della sala di controllo.
Venni presa alla sprovvista dalla mancanza di gravità improvvisa, ma ciò non mi fermò mica dal cercare un nascondiglio.
Mi rinchiusi infine negli spogliatoi della piscina, passando il resto del tempo a lavare la mia povera Lilith da quel liquido rosso che era anche sulle mie dita.
Ma non mi resi conto che proprio quel maledetto colore mi avrebbe portata alla situazione attuale: ad essere scoperta da tutti quanti di aver commesso un omicidio.
... Hah.
Se solo fossi andata nel bagno giusto.
Se solo non mi avesse spaventata così tanto.
Se solo non mi fossi fatta prendere così tanto dall'ansia di venire uccisa da un momento all'altro per colpa di quello stupido androide.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Hanako sospirò, ormai arresa.
«Bene, magnifico.» mormorò, ritornando ad essere fredda come al suo solito, poggiando successivamente Lilith sul podio.
«Ora non potrò andare a casa perché ho ucciso qualcuno per sbaglio. Avete rovinato tutto...»
Strinse le mani in due pugni, lasciando probabilmente pure il segno delle unghie per quanto forte lo stesse facendo, adesso più arrabbiata come poco fa.
«Mi ha presa alla sprovvista, che dovevo fare?! Stavo andando così bene, dove ho sbagliato?! Come sono stata scoperta?!»
Urlare contro di loro però era inutile ormai: sapeva bene che non avrebbero mica cambiato idea e votato qualcun altro, sarebbe stato solo stupido. Ormai era stata scoperta, non c'era nient'altro da fare se non arrendersi.
Chinò il capo, rassegnandosi.
«Bene, vediamo cos'è questa esecuzione: tanto non ho più niente per cui vivere ormai.»
Era pronta ormai a qualunque cosa, ma parve ricordarsi di qualcosa non appena incrociò il proprio sguardo con il suo pupazzo, ancora appoggiato sul podio.
«Oh... prima della mia esecuzione...»
L'afferrò e si allontanò dal suo posto, avvicinandosi verso una persona in particolare: Asako, che in tutto questo era solo sorpresa di quel che stava succedendo, del fatto che si ritrovasse davanti ad un'assassina in quel preciso momento.
«Puoi prenderti cura di Lilith per me? Sei l'unica della quale mi fidavo leggermente di più qui dentro, e non voglio lasciarla in mani che potrebbero farle del male.» le chiese, porgendole la sua cosa più preziosa al mondo.
La calzolaia tremava e la guardava con fare spaventato, non sapendo cosa fare o dire.
«Io...»
No, non poteva sentirsi male per una che aveva conosciuto per così poco tempo.
Perché si fidava di lei per un pupazzo così prezioso effettivamente?
Non lo capiva proprio, tutto questo era così... confusionario, per lei.
La giardiniera era comunque la persona con cui aveva passato più tempo assieme da quando si erano risvegliati la prima volta lì, e sapere che avesse commesso un omicidio la faceva sentire quasi delusa da lei.
Ma non l'aveva fatto di proposito, quindi perché sentirsi in quel modo? Non avrebbe dovuto provare un po' di empatia nei suoi confronti? Che confusione.
Prese il pupazzo fra le braccia, stringendolo un po' più forte a sé, mentre chinò lo sguardo.
«Scusa.» mormorò anche se inutilmente – dopotutto, che c'entrava lei? Perché le stava chiedendo scusa?
L'attenzione di tutti però si spostò immediatamente su Emylia, che videro appoggiarsi al podio come se fosse l'unica cosa in grado di tenerla in piedi.
Le ci volle poco però per lasciare la presa e ritrovarsi letteralmente seduta sul pavimento, con le ginocchia strette al petto, una mano sulle labbra ed il suo sguardo perso nel vuoto, come se stesse cercando qualcosa.
«Io... mi sento male.» mormorò con un filo di voce, a malapena udibile.
«... Voglio uscire. Per favore, fatemi uscire.»
«Nu-uh! Non puoi uscire!» rispose Akumu, con un sorrisetto in viso – erano davvero quelle le sue prime parole dopo tutto quel tempo passato in silenzio?
«E perché no?! Sta male!» ribatté allora Aimi, visibilmente preoccupato.
«Non sono cose che mi riguardano!» esclamò semplicemente il primo, scrollando le spalle e continuando a sorridere fastidiosamente.
La ricamatrice però non prese bene quelle parole, sentendosi nel mentre gli occhi diventarle lucidi e le guance bagnate.
«PER FAVORE! FATEMI USCIRE HO DETTO!»
Nulla da fare: era ormai in preda al panico, al punto da iniziare pure ad emettere dei singhiozzi rumorosi, portandosi successivamente le mani sul viso.
Si avvicinò subito a lei il performer della Disney per controllare che stesse bene, inginocchiandosi davanti a lei.
«Per favore... Per favore... Per favore...»
Poteva continuare a ripetere quelle parole quante volte voleva, ma quell'androide non l'avrebbe mai ascoltata.
Il ragazzo poggiò una mano sulla sua spalla per calmarla, chinando il capo per un momento a causa di tutti quei pensieri che aveva per la testa su cosa dire.
L'alzò però poi di scatto, guardando l'assassina negli occhi.
«Beh, almeno hai confessato... che è il minimo che potessi fare. Avrei dovuto decisamente fare compagnia a Kàroly in bagno, anche se sarei potuto essere benissimo io la tua vittima in questo modo.»
Sorrise, ma si poteva notare benissimo quanto fosse serio anche uno come lui a causa della situazione attuale – dopotutto, ancora pensava a come avrebbe potuto cambiare le cose se solo fosse stato sempre accanto alla vittima, e questo gli faceva tanto male.
Del resto, c'era silenzio nella sala.
Alcuni si limitarono a guardare Hanako con disgusto o terrore piuttosto che dirle qualcosa, ed ella non sapeva se ciò fosse peggio di insultarla pesantemente.
Per essere una abituata agli insulti, quell'atmosfera lì presente era fin troppo pesante anche per lei.
Spostò il proprio sguardo su Heisenberg, notando che il ragazzo avesse letteralmente il viso arrossato per la rabbia, mangiandosi pure le unghie nel mentre.
Vederlo in quello stato la preoccupava e non poco, ma soprattutto non si aspettò minimamente quel che gli uscì dalle labbra.
«Spero che la pagherai cara nel modo più doloroso possibile.»
Aveva... così tanta voglia di pestarla a sangue, così come lei aveva lasciato Kàroly a sanguinare invece di aiutarlo.
Regina però attirò l'attenzione di tutti con un sussulto piuttosto esagerato, portandosi pure una mano davanti alla bocca.
Voleva dire qualcosa, ma non sapeva cosa – o meglio, lo sapeva, ma erano solo insulti su insulti nei confronti della giardiniera.
«Tu... come hai potuto?! Ti pare normale fare una cosa del genere?! E poi metterci in mezzo! Ma almeno se devi fare casini non farlo coinvolgendomi, e che scatole!» esclamò, poggiando le mani ai fianchi e roteando gli occhi mentre finiva di parlare, quasi infastiditx.
«... Oh.»
Hoshi era così delusa da Hanako che non sapeva nemmeno cosa dire di preciso: non si aspettava mica che potesse fare una cosa così crudele! E insomma, quel che aveva spiegato prima poteva davvero contare come autodifesa?
«... Hm. Qualcuno doveva pur essere, suppongo.» si aggiunse Clover, tenendo le braccia incrociate al petto e scrutando la seconda.
Poteva aver avuto le sue ragioni per farlo, ma rimaneva il fatto che avesse comunque commesso un omicidio e, realisticamente parlando, non poteva perdonare così facilmente una cosa del genere.
Natsu incrociò le braccia al petto e sospirò, esasperato: si era decisamente stancato di stare in quella stanza a sentire tutti discutere, per non parlare di come fosse stato pure accusato nel mentre.
«Forse non avrei dovuto lasciarti libera, huh?»
Quella era l'unica cosa che poteva dire all'assassina, squadrandola con fare disgustato come facevano già alcuni.
Avrebbe potuto evitare l'omicidio lui stesso se non avesse permesso alla ragazza di allontanarsi da lui, ma ormai cosa ci potevano fare? Adesso era decisamente troppo tardi per far tornare il ballerino di hip hop in vita.
«Quiiindi, quindi, quindi! Siete arrivati ad una conclusione, capisco!»
Akumu attirò l'attenzione di tutti i presenti, potendo ben notare che si fosse appena alzato in piedi e tenesse le mani unite dietro la schiena.
«È stato tutto molto divertente, devo ammetterlo, ma le cose belle finiscono prima o poi: è il momento delle votazioni! Ho creato un applicazione apposta per voi, apritela!»
Miho prese il proprio Akumuphone come tutti gli altri, notando che fosse comparsa infatti una nuova applicazione dal nome di "Votazioni" – non era così tanto originale, ma ciò non era importante.
«Si chiama "Votazioni" ed è accessibile solo quando il processo di classe sarà terminato, come adesso! Votate chi credete sia per voi il vero colpevole, e scopriremo solo dopo se avrete votato quello giusto o quello sbagliato! Se non lo farete, non uscirete di qui nemmeno per sbaglio!»
C'erano proprio le immagini di tutti loro, anche quella di Kàroly – potevano votare pure chi era morto? Che strano.
Venne spontaneo a tutti guardarsi a vicenda per un momento, come per confermare che avrebbero votato tutti la stessa persona.
«E quindi... sarà Hanako il vero assassino di Kàroly?»
L'arciere cliccò l'immagine di Hanako, e le spuntò un messaggio che le chiedeva di confermare il voto.
Si ritrovò ad esitare per un momento, quasi incerta di quello che stesse facendo.
Era guidata da quei terribili sensi di colpa che sentiva fin troppo spesso, provando pena per la ragazza che stava per votare – poteva solo immaginare quanto fosse spaventata, e le dispiaceva così tanto.
«Oppuuuure è solo stata incastrata, ed in verità l'assassino è qualcun altro presente o meno in questa stanza?»
Ma non poteva tirarsi più indietro, e confermò il proprio voto con un semplice clic.
Ormai tirarsi indietro non era più possibile, aveva fatto quel che doveva fare.
Eppure si sentiva ancora male per lei.
Il tempo delle votazioni fu però piuttosto veloce: alcuni avevano votato senza alcun problema ed in fretta, mentre altri presero un momento per riflettere un'ultima volta sul loro voto.
Ma tanto non potevano sbagliarsi, no?
Insomma, aveva pure confessato lei stessa, quindi... sarebbe andato tutto bene, no?
Un grande televisore spuntò improvvisamente dal soffitto, appeso proprio ad esso.
Lo schermo era spento quando era arrivato, ma si accese subito dopo, mostrando tutti loro dalla prospettiva di una telecamera di sorveglianza messa da qualche parte.
Il ragazzino teneva in mano un telecomando, presumibilmente fatto proprio per quella televisione.
Era particolarmente emozionato, non smettendo di sorridere da quando erano arrivati nella sala del processo.
«E la persona che ha ricevuto più voti è...»
Lo schermo parve spegnersi per un momento, ma si riaccese subito dopo per mostrare una persona in particolare.
«Miyake Hanako, l'Ultimate Gardener e l'assassina di Antal Kàroly, l'Ultimate Hip Hop Dancer!» annunciò lxi, applaudendo.
Avrebbe voluto che anche gli altri avessero fatto lo stesso, ma sapeva bene che nessuno lo avrebbe mai fatto insieme a lui.
«Devo dire che siete stati davveeeero bravi! Non pensavo che degli imbecilli come voi potessero sgamare un colpevole già alla prima volta!»
«Procedi con l'esecuzione e basta!» gli strillò Hanako contro, decisamente esasperata ormai da tutto questo.
«Oh, scusami tanto principessina! Non sapevo avessi così tanta voglia di morire!» le risposte allora lxi, roteando gli occhi, ora infastiditx dal suo comportamento.
«... Eh?»
Fu l'unica cosa che Miho riuscì a pronunciare, incredula alle parole delxx ragazzinx.
In che senso "voglia di morire"?
Di che stava parlando?
Hanako... stava per morire?!
«Morire? Che intendi?!» esclamò subito dopo Aimi, sembrando essere diventato leggermente più arrabbiato del solito.
A parte ciò, stava ancora cercando di consolare Emylia, permettendole di aggrapparsi letteralmente ad un suo braccio per consolarsi.
«Oh, lo scoprirete adesso!»
Un podio spuntò dal pavimento proprio davanti ad Akumu, e l'unica cosa che si poteva notare benissimo era la presenza di un grande bottone rosso sulla superficie di esso assieme ad un martello giocattolo.
Prese quest'ultimo e l'alzò in aria, pronto a colpire il pulsante con tanta allegria.
«IIIIIIIT'S PUNISHMENT TIMEEEEE!»
E lo fece senza esitazione.
Hanako non fece in tempo a chiedersi cosa stesse succedendo che sentì qualcosa chiudersi al collo: un collare, collegato ad una catena proveniente da un corridoio mai visto prima che portava all'oscurità.
Portò le mani su di esso per liberarsi, ma fu questione di qualche secondo e venne trascinata con molta forza in quel buio spaventoso, sentendo solo la risata malefica di Akumu.
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❝ 𝐀𝐒 𝐃𝐄𝐋𝐈𝐂𝐀𝐓𝐄 𝐀𝐒 𝐀 𝐅𝐋𝐎𝐖𝐄𝐑 ❞
Con molta violenza si ritrovò improvvisamente sdraiata e con la faccia su un qualcosa di compatto ma leggermente pungente, ma almeno non sentiva più quel fastidioso collare al collo.
Non appena alzò la testa e si passò l'avambraccio sul viso, poté notare che si trovasse in un lunghissimo prato pieno di fiori di ogni tipo che non sembrava finire mai.
Nel mentre che osservava il paesaggio davanti a sé meravigliata e confusa allo stesso tempo, notò spuntare vicino improvvisamente un fiore particolare dal terreno: i petali erano bianchi, ma il polline era più sull'arancione che sul giallo.
«Annaffia tutti i fiori e potrai uscire di qui!»
... Oh, era Akumu.
Alla giardiniera venne spontaneo pestarlo con un colpo secco solo perché era lui, e così il povero fiore si ritrovò ad essere schiacciato.
Si chiedeva come diavolo avrebbe dovuto annaffiare quei fiori senza alcun strumento, ma si spaventò non appena vide un annaffiatoio cadere dall'alto sopra di lei, atterrando dritto sul prato – se non si fosse spostata in tempo, si sarebbe potuta fare seriamente male!
Lo prese tra le mani e lo osservò con attenzione, assicurandosi che non fosse qualche tipo di trappola strana, per poi assumere uno sguardo più serio e determinato ed annuire, come per mettersi coraggio: c'erano dei fiori di cui doveva occuparsi ed una via d'uscita da trovare, non poteva perdere altro tempo.
Annaffiò i fiori davanti a sé, e notò come essi diventarono leggermente più grandi anche dopo una sola goccia.
Adesso sì che era più facile: poteva distinguere quelli già bagnati da quelli che non lo erano!
Rimaneva il fatto che erano un po' troppi anche per lei, ma doveva farlo.
Doveva sopravvivere.
Doveva sopravvivere perché lei non si era sporcata le mani di sangue di proposito.
Doveva sopravvivere con quel poco di speranza che le era rimasta in sé.
E fu lì che iniziò la sua missione.
Anche se lo faceva con più fretta del solito invece che con la sua solita calma e gentilezza, si occupò di tutti i fiori che entravano nel suo campo visivo.
Cercava di farlo con tanto amore come sempre, ma si poteva benissimo notare che l'ansia dentro di lei le impediva di occupare più tempo in ciascuno di essi, quel tempo prezioso che li avrebbe aiutati di più a crescere in modo sano.
Il vero giardiniere, dopotutto, non è mai soddisfatto.
Il vero giardiniere possiede una pazienza infinita, un profondo altruismo ed una buona dose di ottimismo.
Per quanto fosse strano da parte di un ultimate, Hanako mancava completamente di tutte quelle qualità in quel momento: stava facendo di fretta, pensava solo a dover uscire di lì e temeva per il peggio.
Ma, alla fine, Madre Natura avrebbe deciso il suo destino: ogni sua singola azione avrebbe avuto una conseguenza.
E se ne rese conto solo quando sentì un qualcosa di spinoso legarsi a lei e buttarla di forza sul terreno, lasciando andare per sbaglio l'annaffiatoio ovviamente.
Alzò la testa, sputando l'erba che le era finita in bocca e tentando di togliersi la terra dalla faccia, e solo quando guardò dietro di sé sgranò gli occhi e provò realmente paura: la radice di un garofano più grande del normale si era legato alla sua gamba e la stringeva con molta forza, facendole anche del male.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, altre radici la raggiunsero per l'altra gamba e poi per le braccia, incapacitandola di muoversi totalmente.
Cercò di dimenarsi senza successo, poiché la presa era davvero stretta.
Ma ciò non le impediva di continuare a provare ancora nonostante tutto.
«No, no, no!»
«Com'è successo?!»
«Non può essere... Non può essere...»
«Non è possibile...!»
Tutte parole inutili: era finita per lei.
E dire che ci aveva sperato per un momento alla possibilità di uscire di lì sana e salva.
Se ci fosse riuscita, avrebbe sicuramente preso quel garofano gigante e l'avrebbe portato alla sua cara Yaeko.
Lo stesso fiore che le aveva portato quando aveva avuto il coraggio di chiederle di andare ad un appuntamento con lei.
Non ebbe però il tempo di poter pensare ai bei momenti passati con lei, perché improvvisamente sentì qualcosa di spinoso stringerle il collo un po' troppo fortemente: l'ennesima grande radice di quel grande fiore.
Le venne d'istinto cercare di portarsi le mani attorno ad esso, ma erano ancora bloccate.
Non poteva far molto oltre che dimenarsi, e neanche quello sarebbe funzionato.
Tossiva e tossiva in cerca di aria.
Si muoveva a malapena perché le era impedito, ma presto fu anche perché stava perdendo le forze per farlo.
Un dolore allucinante al torace si faceva sempre e sempre più forte.
Le labbra erano diventate bluastre, così come anche la sua lingua ed il resto del corpo.
Stava definitivamente soffocando.
Ma non era finita lì.
Nel mentre, come se nulla fosse, iniziò a venire trascinata sottoterra da quelle radici: il posto in cui sarebbero dovute stare.
Hanako non poteva fare più nulla: era immobile, poteva solo tossire per quanto poteva importare alla natura.
Quella era solo la conseguenza delle sue azioni, doveva accettarlo.
Le palpebre si fecero più pesanti, e l'ultima cosa che vide fu un piccolo spiraglio di luce dell'oscurità in cui era adesso circondata.
I suoi occhi non riuscirono però a darle la possibilità di vedere quel buco chiudersi per sempre in tempo.
Dalla superficie spuntò successivamente un nuovo fiore, uno totalmente diverso da tutti quelli presenti in quel vasto giardino: un giglio del ragno rosso.
Era meraviglioso, splendente quasi.
Ma si poté notare delle gocce rosse cadere dai petali di quel magnifico fiore.
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«Ma siete impazziti?!»
Bam!
Akumu sferrò un pugno contro la postazione, non riuscendo più a trattenere tutta la rabbia accumulata dentro di sé dopo quel che era successo in una sola giornata.
Il mastermind ed il suo aiutante si erano recati ancora una volta nella sala di controllo per una riunione importante, ed entrambi sapevano già che avrebbero dovuto prepararsi per bene ad una scenata del genere.
Il primo però sobbalzò a quel colpo, rendendo ovvio come non fosse per nulla calmo in quel momento. L'altro era decisamente più bravo in queste cose.
«Vi rendete conto di quel che avete fatto? Che cazzo vi è passato per la testa di MENTIRMI su una cosa del genere?! Sul serio, VI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?!»
L'androide sbraitava e sbraitava senza alcun rimpianto, e stava davvero trattenendo tutto se stessx per non fare del male ai due – non voleva rovinare la stanza, ed inoltre non avrebbe avuto più persone con cui condurre il killing game se li avesse uccisi.
Il mastermind fece un sospiro profondo nel tentativo di prendere coraggio e parlare.
«Akumu, ci dispiace, noi-!»
«Volevamo solo testarci da soli per vedere come ce la saremmo potuta cavare in una situazione del genere, non dovresti arrabbiarti così tanto.» intervenne subito però l'aiutante, rimanendo composto rispetto al primo, che si limitò allora ad annuire alle sue parole.
Xlx ragazzinx aveva il respiro affannoso per quanto si era messx a strillare, quindi fece un sospiro profondo per calmarsi un po'.
«Per fortuna non è successo niente... a me, almeno.» affermò, ridacchiando infine in compagnia del capo del killing game.
Seduto sin da prima sulla sedia girevole, si girò verso la postazione e premette un pulsante verde, mostrando quell'ologramma che richiedeva la password – per loro fortuna, Regina e gli altri non erano proprio riusciti ad indovinarla in tempo.
Iniziò quindi a digitare qualcosa, più sicurx di sapere cosa stesse scrivendo.
«Sapete che non voglio chiamare degli imbecilli anche voi, no?»
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INSERIRE LA PASSWORD
A L E X A N D R A
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L'ologramma finalmente non mostrava più la stessa e identica cosa, dando accesso a varie informazioni delle navicelle spaziali, sia quella principale che quelle attaccate ad essa: nulla era danneggiato, il carburante sarebbe stato apposto per ancora tanto tempo e non c'era alcun pericolo nello spazio, come tutto era previsto.
«Non lo faremo mai più, non preoccuparti. Pensa però al lato positivo: il killing game è finalmente iniziato, e sono morte ben due persone nel giro di qualche ora.» cercò l'aiutante di rassicurare l'androide, mantenendo un atteggiamento serio nonostante tutto.
«Infatti! Finalmente si sono svegliati, hm?» concordò il mastermind, che invece sorrise al solo pensiero.
«Poteva andare molto diversamente, maaaaaa mi accontento.»
Continuò a guardare l'ologramma con molta attenzione, per poi girarsi verso di loro con uno sguardo abbastanza serio.
«Non fate più cazzate del genere, e ditemi sempre se quegli imbecilli stanno organizzando qualcos'altro di stupido, chiaro?»
«Certamente, Akumu.» risposero all'unisono i due, annuendo nel mentre e contemporaneamente.
Un sorriso sinistro spuntò sul volto del ragazzino, ed entrambi erano abituati a tale vista nonostante la sua inquietudine.
«Perfetto.»
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Tic, tac.
Tic, tac.
Tic, tac.
L'orologio segnava all'incirca le due e mezza di notte di un nuovo giorno, il 17 ottobre.
Non doveva essere sveglia a quell'ora, eppure eccola lì a fissare il soffitto della sua nuova camera con gli occhi dilatati.
In ogni caso non era una novità che non fosse entrata ancora nel mondo dei sogni – anzi, era più frequente di quanto ci si poteva aspettare anche da una che si svegliava massimo alle sette del mattino.
Ma, effettivamente, come poteva andare a dormire adesso come se nulla fosse appena successo?
Come poteva dormire con la consapevolezza di aver mandato una ragazza come loro a morire in un modo così doloroso e cruento?
Adesso... erano in quattordici.
In così poco tempo ben due persone li avevano abbandonati nei peggiori modi possibili, quando in realtà dovevano tornare tutti quanti sulla Terra, nessuno escluso.
Quella promessa era stata rotta.
Hanako aveva rotto quella promessa per sbaglio, e ne aveva pagato le conseguenze.
E pensare che non avevano nemmeno mangiato: Akumu non gliel'aveva permesso come sorta di punizione, e li aveva obbligati tutti a chiudersi in camera loro a "riflettere sulle loro azioni".
Ma all'arciere non importava proprio di quanto il suo stomaco stesse brontolando in quel momento: aveva impresse nella sua mente l'immagine di Kàroly che ancora sanguinava dalla testa e quella di Hanako che veniva sotterrata mentre ormai era diventata letteralmente blu.
Ora che ci pensava, stava rischiando di fare la stessa fine della giardiniera se Aimi non avesse intervenuto con quello stupido ma importante dettaglio.
Ma... se non lo avesse fatto?
Se tutti avessero creduto che fosse stata lei ad uccidere quel povero ragazzo?
E se fosse stata votata lei invece?
E se fosse finita lei soffocata dalle radici di un fiore e sotterrata in quel prato?
Hanako sarebbe rimasta in vita almeno.
... Forse doveva morire lei al posto suo.
... No, aspetta, cosa?
Sobbalzò non appena quelle parole le vennero in mente, alzando il busto dal comodo materasso e strinse con forza il bordo della canottiera, guardandosi attorno con fare spaventato.
Cos'era quel pensiero improvviso?
Cosa aveva appena pensato?
Davvero aveva appena pensato che avrebbe dovuto morire lei al posto di Hanako?
Si sentiva così strana.
Così... terribile, stupida.
Tutto ciò per averlo solo pensato.
Perché mai avrebbe dovuto sperare una cosa così brutta come la propria morte?
Lei non voleva morire, voleva vivere!
Voleva vivere come tutti gli altri!
Voleva... sopravvivere, no?
Anche Kàroly ed Hanako volevano sopravvivere, eppure adesso non c'erano più.
Perché pensare di morire quando due persone della sua stessa età erano appena morte contro la loro volontà?
Una lacrima le scese lungo il viso.
Poi un'altra ed un'altra ancora, ritrovandosi a coprirsi il viso ormai bagnato anche per trattenere i singhiozzi.
Kàroly avrà avuto così tanta paura quando venne preso per la testa e sbattuto sul lavabo.
Hanako avrà avuto così tanta paura quando venne soffocata e sotterrata da dei fiori.
Non se lo meritavano.
Nessuno si potrebbe mai meritare mai una cosa del genere.
Ma dove diavolo erano andati a finire?
Ma soprattutto, qualcuno avrebbe mai seriamente pensato di commettere un altro omicidio specialmente dopo tutto ciò che avevano visto?
Quanto faceva bene ad avere paura sin da quando si era risvegliata per la prima volta in quel posto di merda.
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BUONGIORNO AAAAAAAAAAA
È FINITO UFFICIALMENTE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA STORIA!!! :D
Ed il prossimo mese uscirà di conseguenza il primo atto del secondo capitolo 🤭
Avete un mese per riflettere sulle perdite.
Mi dispiace anche per Hanako, my poor bby non voleva farlo on purpose 🥺
SOOO, facciamo qualche domandina (tanto su discord faccio le polls pure ma qui voglio risposte più approfondite aHo /j).
– Opinioni finali su questo primo capitolo in assoluto della storiella? :D
– Chi è il vostro personaggio preferito maschile? :D
– Chi è il vostro personaggio preferito femminile? :D
– Chi è il vostro personaggio preferito non-binary? :D
– Chi è il vostro personaggio preferito in generale? :D
– Vi aspettavate Hanako come assassina? Com'era l'esecuzione? Troppo crudele? :D
– Mi volete picchiare? <3
E niente, basta.
Non ci credo manco io di aver finito sembrano essere passati secoli help.
MA CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO, PREPARATEVI AI DRAMA!! :D
Addio 🫡
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