𝗔𝗖𝗧 𝗜𝗜𝗜 ┇ ❝ 𝐅𝐫𝐨𝐳𝐞𝐧 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 ❞ .
╭━ ⋅𖥔⋅ ━━✶━━ ⋅𖥔⋅ ━╮
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
〔 TW: vomito esplicito 〕
Essendo stato avvisato del disagio di una persona riguardo il vomito, quando arriverà la scena in questione, sarà preceduta da questo divisore:
☆゜・。。・゜゜・。。・゜★
Di conseguenza, quando lo si rivedrà, vuol dire che la scena è finita e non presenterà più questo elemento.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Calore.
Ho bisogno di... calore.
Calore, calore, calore.
Qualcosa che trasmette calore.
Devo... pensare a qualcosa che mi trasmette tanto calore, o non ne uscirò viva di qui.
Su, Miho, pensaci!
Non stare con le mani in mano, fai qualcosa! Pensa a qualcosa di bello per riscaldarti un po', altrimenti morirai! Sbrigati!
Cosa mi dà calore?
Cosa mi scalda il cuore?
Cosa mi rende felice?
... Oh, ma certo! È così semplice!
La mia perfetta famiglia: ecco cosa mi rende più felice al mondo, ecco cosa mi scalda sempre il cuore.
La mia perfetta famiglia, bellissima e felice, composta da me, mia madre e mio padre, che mi amano tanto quanto io ami loro.
La mia famiglia perfetta nelle foto, ma dietro di esse si nascondevano delle tensioni così accese da poterle bruciare.
Quando ero bambina non me n'ero mai accorta, ma adesso mi rendo conto che quelle foto avevano già una piccola fiammella sin dall'inizio, e forse se l'avessi vista prima avrei potuto evitare da subito che diventasse un vero e proprio incendio.
Ma non è stato sempre così.
Prima che andasse tutto in fumo, eravamo davvero una famiglia perfetta agli occhi di tutti. I miei genitori si amavano tanto, ed anche se c'era qualche classico litigio di coppia nessuno avrebbe mai pensato che le cose potessero degenerare in qualche anno, nemmeno io me lo aspettavo o avrei sicuramente cercato di fermare in tempo l'inizio di quella grandissima catastrofe.
Ero ancora alle elementari, forse mi mancavano altri tre anni per finirle, ma è stato proprio in quel periodo che quelle persone che amavo così tanto ebbero probabilmente il loro primo, vero e proprio litigio. Fu anche la prima volta che sentì mio padre pronunciare ben tre parole: "Voglio un divorzio", e fu anche la prima volta che vidi mia madre mettersi in ginocchio davanti a lui per supplicarlo di rimanere con lei, promettendogli che ciò che era successo adesso non sarebbe successo di nuovo.
Beh, era... una menzogna. Era tutto una menzogna ogni singola volta.
Ancora, ancora ed ancora. Si sono messi a litigare così tante volte che ad una certa non riuscì più a contarle con le dita. Ed ogni volta finiva sempre allo stesso modo: si cercava di tornare ad essere la famiglia perfetta di prima, ma l'aria era sempre così tesa e nessuno osava dire qualcosa a riguardo, bisognava sopportare e basta, ma io non riuscivo a fare finta di nulla.
Volevo di nuovo la mia famiglia perfetta, volevo tornare a quei momenti felici insieme, a quei bei ricordi. Per questo ho sempre cercato di fermarli con tutta me stessa, anche se ero solamente una bambina.
Ho sempre cercato di mettermi in mezzo in qualunque modo possibile, ma non ha mai seriamente funzionato, anzi probabilmente peggioravo la situazione e basta per quanto ero inutile. Lo sono sempre stata dopotutto.
Ogni volta che cercavo di calmare le acque mi dicevano di starmi zitta, di farmi gli affari miei – non volevano stare a sentirmi. Qualche volta mi ignoravano invece, e mi chiedevo spesso se fossi io il problema.
Nonostante ciò, proprio perché mi sentivo responsabile di ciò, non mi sono mai arresa nel cercare di aiutare i miei genitori a fare la pace ed a tornare ad essere la famiglia perfetta che tanto mi mancava. Potevo risolvere i loro litigi, no? Dopotutto, quando passavamo il tempo insieme eravamo felici, ed io felice di vederli andare d'amore e d'accordo. C'era ancora la possibilità di tornare così, senza quelle liti, no?
«Mi ammazzo se provi a farlo! Mi ammazzo!»
«Davvero? A questo punto non me ne potrebbe fregar di meno! Fai pure!»
No, nessuna possibilità.
Non ce n'erano, non c'erano mai state.
Ancora ricordo quelle parole, ancora mi perseguitano e non riesco a togliermi dalla testa il ricordo del giorno dopo il mio decimo compleanno: il giorno in cui ha preso fuoco l'immagine, la foto della mia famiglia perfetta e felice, trasformatasi in cenere.
Non c'era più alcuna speranza che quei momenti felici potessero tornare: era andato, dopo altro tempo perso per il processo del divorzio era tutto perduto per sempre.
Improvvisamente in quella casa eravamo solamente io e mia madre, mentre mio padre si trasferì in un'altra città dopo essersi arreso in fretta ad ottenere la mia custodia.
La mia vita cambiò totalmente già a quella giovane età, e non avevo nemmeno visto il vero motivo di quei litigi, di quel divorzio.
Proprio in quel periodo ho scoperto che mia madre non era bravissima a controllarsi quando si trattava di spendere soldi o... di bere alcool, fin troppo. Non era una cosa nuova, anzi era riuscita tempo fa a migliorare in entrambe le cose, ma eventualmente non è più resistita ed è tornata a spendere troppo ed a bere altrettanto, portando lei e mio padre a litigare.
Insomma, inutile dire che, nonostante i miei tentativi di aiutarla, queste sue dipendenze sono davvero peggiorate col divorzio.
Ad undici anni ero io a prendermi cura di me stessa e soprattutto della mia mamma, caduta in uno stato depressivo dove tutto ciò che faceva era bere e dormire, esistere e basta sostanzialmente.
In quell'anno in cui sono stata con lei ho imparato davvero tanto su come fare tutto da sola per aiutarla, per questo non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Insomma, se sono riuscita benissimo a cavarmela da sola quando stavo con mia madre, perché non dovrei riuscire adesso a diciott'anni a fare delle cose così semplici? Non capisco, non capisco proprio perché la gente mi veda così debole dopo quello che ho passato.
Non solo ho imparato a cucinare, a prendermi cura della casa come meglio potevo, a prendermi cura di noi due allo stesso tempo, ma ho cercato di esserci sempre per mia madre anche emozionalmente!
La consolavo, le dicevo che sarebbe andato tutto bene e che magari papà un giorno avrebbe cambiato idea e sarebbe tornato, le davo tutto il supporto di cui aveva bisogno per non farle passare minimamente per la testa l'idea di uccidersi come lui le aveva detto, ma non era mai abbastanza. Era... così vuota, non cambiava mai nulla.
Anche se c'erano dei momenti in cui era sobria e soprattutto felice, che mi facevano illudere che tutti i miei sforzi non fossero stati invani, era questione di tempo e l'avrei ritrovata in mano con una bottiglia appena scolata di sakè.
Per quanto ci ho sperato e sperato, non ho mai più avuto una mamma accanto. Non era lei, non era la mia mamma che mi portava al mare e mi mostrava le conchiglie più belle.
Non era la mia mamma.
Non era la mia mamma quel giorno che eravamo sedute a tavola.
Non era la mia mamma quella che mi ha urlato contro di starmi zitta mentre cercavo di consolarla come sempre.
Non era la mia mamma quella che mi ha preso per i capelli e sbattuto la testa sul tavolo pur di farmi stare zitta.
Non era la mia mamma quella che mi ha minacciato di ficcarmi qualcosa in gola se avessi osato dire un'altra parola, dandomi per poco anche la dimostrazione pratica.
Non era la mia mamma ad avermi vista piangere, riuscendo a farmi stare zitta ed a non farmi uscire più dalla mia camera per il resto della giornata.
Non era la mia mamma, non era lei.
Ed il giorno dopo, fuori dalla mia stanza, invece di vedere lei ho visto papà, che mi ha detto di pensare a cosa portarmi perché sarei dovuta rimanere con lui per un po'.
Quello che non sapevo, fin quando siamo saliti in macchina e siamo partiti, era che intendeva che sarei rimasta con lui per sempre invece, dato che mia madre aveva deciso di ospedalizzarsi da sola dopo che io ho fallito con lei. Perché no, non era lei ad aver fallito con me, macché: sono io che ho fallito a farla stare meglio, sono io che non sono riuscita a salvarla e lo ammetto! Me ne prendo tutte le colpe perché è vero, è colpa mia e me ne pento così tanto!
Non ho fatto del mio meglio, non sono riuscita a farla sentire meglio ed è tutta colpa mia se è finita in ospedale. È colpa solo ed esclusivamente mia.
Ma ormai eccomi lì, in una nuova parte della mia vita con mio padre. Lui interagiva con me, non dovevo occuparmi più di qualcun altro oltre che di me stessa e appunto non dovevo occuparmi da sola di me, per quanto non mi piacesse ricevere dell'aiuto dopo che ho passato un anno intero senza averne totalmente bisogno.
Eppure solamente da quel momento in poi ho capito che mio padre parve avere un grande problema con le donne. C'era della misoginia che non avevo mai notato in lui quando ero più piccola, e me ne sono accorta solamente quando iniziai a ricevere lo stesso trattamento che aveva ricevuto mamma: qualche volta era gentile, divertente, il papà che ho sempre ricordato, ma talvolta dalla stessa bocca mi sentì dire che fossi debole, stupida, incapace o altri insulti del genere solamente perché fossi donna. Mi distruggeva l'autostima in un secondo, criticando qualunque cosa facessi.
E sicuramente aveva fatto lo stesso anche a mia madre, da qui la ragione per cui era tornata a bere ed a spendere così tanto. Facendo passare ciò per una cosa normalissima, aveva ridotto in quel modo la mia mamma ed io non avevo fatto assolutamente niente per evitarlo. Ancora una volta, non mi sono resa utile a nessuno.
Forse solo una cosa utile ho fatto, ed ha tutto inizio dalla passione che cominciai a sviluppare con il cambio di scuola: le arti marziali, in particolare il kyūdō.
Avevo scoperto dell'esistenza di una palestra con l'attrezzatura giusta per praticarlo, ma gli ultimi membri che gestivano il club di tiro con l'arco si erano ormai diplomati da tanto e quindi era tutto chiuso.
Nonostante ciò, ho provato davvero tante volte a chiedere allo staff se potessero riaprirlo, ma ogni mia singola richiesta è stata rifiutata perché ero l'unica interessata e pensavano anche che ciò non avrebbe portato soldi alla scuola in alcun modo.
Onestamente, non riuscì proprio a capire il perché. Mi stavano dando dell'incapace forse? Solamente perché ero sorda? Ed anche se fosse?! Quelli non avevano la minima idea di quanto fossi indipendente, di quanto fossi capace soprattutto!
Per questo non mi sono mai arresa, ed eventualmente, all'ennesima richiesta rifiutata, ho iniziato ad intrufolarmi nella palestra per imparare da sola. Dopotutto non avevo bisogno dell'aiuto di nessuno, no?
Ed in quelle settimane in cui sono entrata di nascosto ho fatto così tanti progressi, mentre nessuno sapeva proprio niente! O almeno, questo finché non venni beccata un giorno proprio da un membro dello staff: la mia professoressa di giapponese, Hibiki Nakabayashi. Già, la stessa che avevano minacciato di uccidere in quel movente se non ci avessi pensato io a far fuori qualcuno, la stessa che preferirei di gran lunga come figura genitoriale rispetto ai miei genitori.
Pensavo che sarei finita nei guai quel giorno, ed invece mi complimentò per la mia bravura e mi promise di non dire nulla a nessuno dei miei intrufolamenti! Anzi, mi promise anche di provare a parlare con gli altri dello staff per far riaprire seriamente la palestra, ed è così che finalmente si sono convinti a farlo!
I miei sforzi sono stati riconosciuti, sono stata notata anche dal preside ed addirittura da dei veri e propri professionisti!
Ho ottenuto così infatti il mio titolo di Ultimate, e non potrei non essere più che fiera di essere riuscita a farmi valere in questo modo, a far capire che non fossi debole né incapace.
Anche se mio padre continua ad avere dei comportamenti strani, la mia vita è decisamente migliorata. Ho il supporto della mia professoressa dopotutto, e non potrei proprio chiedere di meglio!
... No, in verità c'è qualcosa che vorrei chiedere. Solo un'ultima cosa, prima di morire. È troppo egoista da chiedere, per caso?
Voglio... Voglio la mamma. Non la vedo da così tanto e fa così male, la rivoglio indietro.
Mamma... dove sei?
Mamma mi dispiace, non volevo- non volevo farti stare peggio, volevo solo... aiutarti...
Ti prego... torna da me, per favore- ti supplico! Voglio solo- solo tornare a raccogliere conchiglie con te e papà! Sto... Sto chiedendo troppo...?
Mamma, papà... scusatemi. Scusatemi per essere stata così tanto inutile.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Aimi non avrebbe mai pensato che andare a cercare delle fragole e dei mirtilli freschi nella cella frigorifera lo avrebbe allo stesso tempo portato a trovare il corpo esanime di una delle persone più importanti della sua vita.
Davvero la sua ossessione per il primo frutto avrebbe potuto cambiare il destino di una povera fanciulla congelata? Un po'... assurdo, eh? Ridicolo quasi, sembrava una barzelletta.
Ma forse sarebbe meglio fare un passo indietro, che già c'era lui ad essere quello più confuso di tutti da quella grande scoperta.
Il performer della Disney era rimasto nel salotto più di tutti anche dopo la riunione, con l'unico scopo di rassicurare ogni singola persona lì presente dopo tutte le scoperte scioccanti e surreali che avevano fatto. Perché sì, il contenuto di quei giornali che avevano trovato Miho, Natsu ed Heisenberg sembrava così surreale che onestamente non sapeva se crederci o sperare inutilmente che fosse tutto una menzogna.
Ma era tutto vero, e per quanto poteva ignorarlo il suo cuore sentiva un peso incredibile adesso, come se fosse in qualche modo responsabile di ciò.
Dopotutto, era responsabile della morte di Kàroly perché non l'aveva accompagnato in bagno e l'aveva lasciato da solo in quella situazione pericolosissima.
Dopotutto, era responsabile della morte di Hoshi perché sapeva sin dall'inizio che non potesse essere stata lei la colpevole dello scorso omicidio e l'aveva mandata comunque a morire.
Dopotutto, presto sarebbe stato responsabile della morte delle sue mamme, di Erhard, di miliardi di persone perché era bloccato nello spazio e non poteva fare niente per fermare quelle bombe se non sopravvivere un processo di classe ed andare a cercarle con tutte le sue forze, causando però inevitabilmente l'ennesima morte di uno dei suoi innocenti compagni.
Cosa poteva fare?
Cosa mai poteva fare in una situazione dove non sembrava esserci alcuna soluzione se non ascoltare quell'androide crudele ed uccidersi a vicenda?
Per fermare tutto questo avrebbe dovuto capire chi collaborasse con egli, chi fossero quelle due persone coperte nella foto che venivano chiamate "mastermind" e "aiutante", ma non sapeva nemmeno da dove iniziare!
Era inutile. Era tutto dannatamente inutile ed Aimi non riusciva ad accettarlo, non avrebbe mai accettato questa sua orribile impotenza per nulla al mondo.
Doveva fare qualcosa.
Doveva trovare una soluzione.
Qualunque cosa pur di salvare non solo i suoi poveri compagni, ma anche coloro che erano rimasti nella Terra con la paura di poter esplodere da un momento all'altro.
Avrebbe dovuto trovare i due responsabili di tutto questo e trovare il telecomando di quelle bombe per distruggerlo.
Potevano averlo nella sala di controllo, forse? Quella era una buona ipotesi, altrimenti dove mai avrebbero potuto nasconderlo?
Sicuramente lo aveva Akumu – farlo tenere al mastermind o al suo aiutante quando erano spesso in contatto con i partecipanti non sarebbe stato per nulla intelligente da parte loro, no? –, per cui sarebbe dovuto essere da qualche parte nell'unica stanza in cui stava costantemente, no?
Si poteva proporre un altro piano per entrare in quella stanza e cercarlo? Probabile, il problema sarebbe stato convincere tutti quanti per via di quello che era successo con il loro ultimo piano e soprattutto avevano bisogno tutti di un po' di tempo per riflettere sulle nuove informazioni che avevano.
Ma Aimi non se ne sarebbe stato con le mani in mano: avrebbe fatto qualcosa, qualunque cosa per il bene di tutti quanti, anche a costo della sua stessa vita.
Questa vita la stava dando con così tanta generosità ed altrettanto altruismo a chiunque ne aveva più bisogno, fino a consumare se stesso del tutto.
Non fu per nulla sorprendente infatti quanto velocemente il suo sorriso sparì non appena rimase da solo in quella stanza, con nessun altro da consolare e rallegrare.
Era come se gli fosse impossibile adesso che non poteva vederlo più nessuno: sollevava con gli indici gli angoli delle labbra, ma non appena li allontanava essi si riabbassavano lentamente a formare quell'espressione stranamente ma sinceramente afflitta.
Seguì un sospiro profondo, che lo portò ad abbassare il capo e riflettere.
Riflettere... su cosa fare per aiutare tutti quanti, invece di essere così inutile e stare fermo impalato a deprimersi come un idiota.
... Oh! Che idea!
Poteva cucinare un bel dolce per tutti quanti, un qualcosa a base di fragole per tutti e per il suo caro fratellino un altro dolce senza le fragole! Effettivamente, se ci fosse qualcuno a cui stranamente e terribilmente non piacevano le fragole, poteva mangiare l'altro senza alcun problema! Geniale!
Ma cosa poteva fare? Poteva fare... dei mochi! Oh, Heisenberg avrebbe apprezzato la scelta sicuramente insieme a Mochi! Non era effettivamente una cosa troppo tenera chiamarsi come quei dolcetti?
Ma sì, avrebbe fatto dei mochi: un paio alle fragole ed altri ai mirtilli, così sarebbero stati contenti tutti quanti e si sarebbero risollevati il morale!
Non poteva avere un'idea migliore!
... O forse dovrei dire, "Non poteva avere un'idea peggiore"?
Perché Aimi non avrebbe mai pensato che andare a cercare delle fragole e dei mirtilli freschi nella cella frigorifera lo avrebbe allo stesso tempo portato a trovare il corpo esanime di una delle persone più importanti della sua vita.
Tutta quella felicità, tutta quella emozione per la bellissima idea che aveva avuto per rallegrare i suoi compagni, venne rotta come il ghiaccio formatosi nel cuore di Shinkawa Miho, l'Ultimate Archer.
«... Non può essere...»
La sua pelle era blu.
La sua pelle era fottutamente blu.
Le sue dita di quelle mani che voleva afferrare e non lasciar mai più andare, le sue orecchie con cui voleva essere ascoltato mentre le diceva le cose più sdolcinate al mondo, le sue labbra che voleva tanto baciare da cui sentiva la sua timida ma meravigliosa voce... erano blu.
Quel corpo così forte, pieno di forza non solamente fisica era diventato così debole e fragile come mai l'aveva visto.
«Non- Non è possibile.»
Subito si mise in ginocchio davanti alla fanciulla, afferrandola e trascinandola con delicatezza per poterla tenere tra le sue braccia, per poter guardare quel viso pallido i cui occhi non accennavano ad aprirsi.
Era... così fredda, congelata per l'appunto. Era lui la sua unica fonte di calore adesso, quella che ella stava cercando nella speranza di venire salvata da qualcuno prima di fare questa fine. Quante volte avrà chiamato aiuto prima di sentire il suo cuore fermarsi? Ma soprattutto, quanto stupido poteva essere stato Aimi per aver lasciato qualcuno andare in giro da solo di nuovo?
«Non è vero, non è vero, non è vero-!»
Miho era come una scultura di ghiaccio ormai, la più bella di tutte.
Ma non era così che doveva andare, non era questo il loro perfetto finale felice.
«Non è possibile che stia succedendo questo, è impossibile! Non... Non-!»
Tum-tum.
«Huh...?!»
Il polso. Aveva sentito i battiti del polso. C'erano ancora dei fottuti battiti in quel polso che stava toccando, non li aveva immaginati. Erano veri, erano... più lenti del solito, ma erano assolutamente veri.
Miho... non era morta?
«Miho? Mia cara...?»
Il giovane spostò il suo sguardo dal polso al volto dormiente della fanciulla, accorgendosi del diaframma che andava su e giù con fatica forse, ma sicuramente non in modo normale.
Normale o meno, tutto questo poteva significare solamente una cosa: Miho era ancora viva, ma non per molto.
Era ancora fredda e debole, decisamente fin troppo fragile. Se non avesse fatto qualcosa in fretta, sarebbe potuta morire seriamente.
Aimi poteva ancora salvare Miho.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
Cavolo, era arrivato qualcuno.
Far andare nel panico più persone non era decisamente la cosa ideale in una situazione che si poteva benissimo risolvere, ma al tempo stesso forse avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di un'altra persona.
Sì, poteva fidarsi di Fubuki. Perché mai Fubuki avrebbe dovuto fare una cosa del genere a Miho dopotutto?
Con una mano poggiata allo stipite della porta per rimanere in piedi nonostante i brividi e l'altra con il telecomando a coprirsi le labbra, l'operatrice SAPR aveva visto perfettamente quella scena da incubo in cucina: Aimi, seduto in ginocchio sul pavimento, che reggeva disperatamente tra le braccia il corpo congelato ed apparentemente defunto di Miho.
Aveva le lacrime agli occhi e stava cercando di fare dei respiri profondi, si vedeva. Si vedeva quanto fosse agitata, quanto volesse correre in quel momento con quelle gambe traballanti verso di loro, ma non ci riusciva. C'era un qualcosa che la fermava, forse la paura della realizzazione che sarebbe venuta dopo aver toccato quel corpo, la paura di sapere con certezza che ciò che stava vedendo fosse effettivamente vero.
«FUBUKI! AIUTAMI!»
Iniziò però ad ottenere quel coraggio di cui aveva bisogno sentendo quella voce piena di panico ed inusuale del performer della Disney, che poco dopo aver urlato il suo nome cercò di alzarsi in piedi, facendo attenzione all'arciere e stringendola fortemente a sé nelle sue braccia.
Egli la guardava con gli occhi sgranati ed il respiro affannoso, cercando di non andare di nuovo in tilt come prima, prima di tornare con gli occhi fissi sull'unica ragazza che poteva fare qualcosa.
«MIHO È ANCORA VIVA!»
Dopo quelle parole Fubuki immediatamente si avvicinò ai due, senza pensare minimamente a cosa fare dopo.
«È- È viva?!»
In testa aveva in mente solamente una cosa: doveva salvare Miho ed in fretta, non importa come ma doveva farlo. L'avrebbe trovato il modo, avrebbe fatto qualunque cosa Aimi le avrebbe chiesto se significava salvare la ragazza che amava.
«Sì, sì! È ancora viva, è ancora viva...» confermò egli, stringendo l'arciere ancora di più a sé non solo come tentativo di darle un po' di calore, ma anche per la realizzazione che ancora fosse viva. Miho non era morta, era in tempo per salvarla, poteva salvarla e dovevano fare in fretta.
Lasciando andare un sospiro di sollievo, tornò a guardare l'altra ragazza con uno sguardo decisamente serio, perché quella era letteralmente questione di vita o di morte.
Cercò di fare attenzione a non fare movimenti bruschi e soprattutto a non far cadere la ragazza tra le sue braccia mentre recuperò delle chiavi che passò alla seconda: quelle della sua camera.
«Ti prego, prendi le coperte del mio letto ed i miei vecchi vestiti, i guanti dovrei averli lasciati nel comodino ed il resto nell'armadio! Non c'è tempo da perdere!»
L'operatrice SAPR afferrò subito le chiavi, puntando gli occhi su di esse con dell'improvvisa incertezza, più definibile come paura. Il performer della Disney notò in fretta questa cosa, specialmente quando venne fissato poco dopo da ella con lo stesso sguardo per un momento, ma l'unica cosa che poteva fare per rassicurarla era qualche cenno col capo di incoraggiamento.
Ce la poteva fare. Gliel'aveva reso chiaro: era questione di vita o di morte ed ogni secondo contava in momenti come questi!
Doveva farlo, per lei, per Miho.
«Sarà fatto!»
Ella si incamminò immediatamente verso i dormitori, lasciando momentaneamente i due da soli.
Aimi non poté fare a meno che guardare quel viso così pallido e bluastro con un grande senso di colpa, passando una mano sui suoi capelli verdi per sistemarglieli meglio.
Dormiva così beatamente, nonostante i tremori che sentiva in tutto il suo corpo. Erano lievi, ma talvolta aveva dei veri e propri spasmi che prendevano alla sprovvista anche lui stesso. Chissà quanto freddo stava avendo in questo momento la fanciulla, chissà quanto stava soffrendo e chissà se la stava aiutando almeno un minimo quel contatto fisico.
«Miho...»
Ma com'era potuta succedere una cosa del genere in così poco tempo? Fino a poco prima erano quasi tutti riuniti nel salotto, e gli era bastato distrarsi un attimo per non riuscire ad intervenire subito di nuovo.
Ma almeno stavolta se n'era accorto in tempo, e questa volta l'avrebbe fatta pagare cara a chi aveva osato fare una cosa del genere alla sua amata. Non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Strinse Miho di più a sé, mentre poggiò la propria fronte contro quella sua fredda per sentirla più vicina, chiudendo gli occhi.
«Non permetterò che qualcun altro ti faccia del male.»
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Con la fine della riunione e quindi dello scambio di informazioni ormai non più tanto segrete, bisognava andare ad avvertire le uniche due persone che non si erano presentate per motivi giustificabili: Regina, poiché era svenuta dopo il casino che era successo durante il piano, e Koyo, dato che si era offerto di prendersi cura di lxi.
Clover si era subito assegnatx da solx quel ruolo, uscendo dal salotto per dirigersi il più in fretta possibile nella camera dell'inventrice, ma non sapeva di essere seguitx da qualcuno.
Natsu era effettivamente uscito poco dopo di lei proprio per questo, perché aveva intenzione di parlare alxx ragazzx – o meglio, di darxlx qualcosa in particolare, dato che teneva le mani nascoste dietro alla schiena.
Non pensava avrebbe mai fatto una cosa del genere, così come non avrebbe mai pensato che avrebbe scambiato i posti con lei di chi inseguiva l'altro e chi veniva inseguito, eppure eccolo lì a dover prendere coraggio anche solo a chiamarla per fermarla.
Non si era nemmeno preparato cosa dirle di preciso per evitare una situazione imbarazzante, come se già non lo fosse, per cui era un po' nervoso ad aprire bocca.
Un'altra cosa che lo distraeva invece dal suo obiettivo erano i suoi pensieri, pensieri maledetti perché riguardavano tutto ciò che era successo fino a quel momento.
Erano pensieri di paura e timore, oltre che di rabbia e confusione, perché certe volte non riusciva proprio a capire come diavolo ragionassero alcuni dei suoi "compagni". Quel termine messo tra virgolette perché proprio non riusciva a considerarli in quel modo, non riusciva a considerare quei futuri assassini come persone di cui fidarsi.
"Non perdiamo le speranze", eh?
Che gran cazzata: lui le aveva già perse anche prima di essersi svegliato nello spazio.
Non aveva la minima idea di come nonostante tutto alcuni riuscissero a vedere il lato positivo anche di un disastro come più di una bomba sulla Terra, che sicuramente nemmeno potevano essere seriamente fermate.
Era tutta una menzogna, lo sapeva. Non poteva farsi illudere in alcun modo.
Eppure poteva davvero accettare così facilmente il fatto che Tsukiko fosse in pericolo e non potesse fare nulla per salvarla? No che non poteva.
Faceva troppo male ammetterlo a se stesso, faceva troppo male ammettere di essere debole di fronte ad un problema così grande. Il suo cuore si stringeva con una forza straziante a solo pensarci.
Avrebbe trovato i due bastardi responsabili di tutto questo e li avrebbe fatti fuori con le sue stesse mani, per il bene della sua sorellina. Non avrebbe lasciato che quelle luride mani la toccassero, era una promessa da sorella- no, fermo, niente misgendering autonomo. Maledetta forza dell'abitudine.
Era... una promessa da fratello maggiore, che aveva fatto dalla prima volta che l'aveva vista e che avrebbe sempre mantenuto, anche se ormai non aveva la minima idea di dove fosse.
La domanda rimaneva comunque una: cosa diavolo poteva fare per evitare tutto questo, per salvare non solo lei ma l'intero pianeta?
Non ne aveva la minima idea. Per non parlare del fatto che erano praticamente osservati ventiquattro ore su ventiquattro, secondo le nuove scoperte che avevano fatto! Akumu sapeva sicuramente che in quel momento fosse in corridoio senza alcuno sforzo con quelle miriadi di televisioni che aveva!
Come poteva organizzare qualunque cosa per rovinare i piani dei suoi collaboratori se lo osservavano costantemente?! Non poteva nemmeno dormire in pace che probabilmente era osservato pure in camera sua! Non che lui dormisse tanto a prescindere per... paranoie sue, ma allora aveva ragione a non sentirsi al sicuro nemmeno lì!
«Clover!»
In ogni caso, per un momento poteva... provare a non pensare a tutto questo, eh? Per un momento poteva concentrarsi sulla grandissima cazzata che gli era venuta in mente di fare anche sotto consiglio dell'arciere, quello stupido regalo di cui si sarebbe sicuramente pentito. Eppure, nonostante una parte di sé gli ripeteva fastidiosamente che non dovesse fare una cosa del genere e che dovesse piuttosto andare a coprire – non distruggere, era contro le regole e, per quanto non gli piacesse doverle rispettare, voleva evitare di essere ucciso per una cosa del genere – le telecamere in camera sua, c'era un'altra voce, più debole ma che proveniva dal cuore, che gli diceva di farlo. Non era importante trovare le parole giuste da dire a quelxx ragazzx, era importante solamente che andasse a fare quel regalo e basta.
Ed ormai sapeva, dopo aver incrociato i suoi occhi chiari e lucenti in contrasto ai suoi scuri e spenti, che fosse decisamente troppo tardi per tirarsi indietro in ogni caso.
Xlx ragazzx si era fermatx nello stesso momento in cui lo fece lui, girandosi immediatamente per guardarlo prima con sorpresa, come se non si aspettasse totalmente di essere seguitx da lui, ma poi fece spuntare quel solito sorriso raggiante che egli riconosceva sempre come presagio di sventura.
«Natsu!»
Senza esitazione fece qualche passo verso il ragazzo per avvicinarglisi, giusto per evitare di intraprendere una sconveniente conversazione a distanza.
«Vuoi venire with me?» gli chiese, portandosi entrambe le mani al petto per enfatizzare quel "me".
«Non proprio.» rispose il lanciatore d'asce con il suo consueto e per nulla sorprendente menefreghismo, scrollando le spalle. Era nella norma per lui rispondere in quel modo alle persone, anche se magari non lo intendeva seriamente.
Per l'appunto Clover incrociò le braccia al petto mentre il suo sorriso si fece più beffardo, ben consapevole che ci fosse sicuramente qualcosa sotto tutto questo. Anche perché mica l'avrebbe fermata senza motivo, no? Non era stato molto bravo ad essere discreto su ciò, era troppo evidente, o forse era semplicemente la sua bravura nel leggere le persone ad aiutarla tanto.
«Aw, c'mon-!»
«Ti dovevo dare una cosa e basta, niente di che.» ammise infatti lui, senza fare troppi giri di parole. Era meglio andare dritti al punto o non ne sarebbe più uscito dalla situazione che aveva appena creato, e poi lei doveva andare da Koyo e Regina in fretta, mica potevano perdere così tanto tempo!
«Ohhhhh, really? Che cos'è, eh? Ehhhh?»
D'altra parte però alxx ragazzx senza talento non sarebbe dispiaciuto perdere tempo per un regalo da parte di Natsu, perché per come ne stava parlando questa cosa sembrava decisamente una sorta di regalo che le voleva fare e la sua curiosità era subito salita alle stelle – "no pun intended", avrebbe detto nella sua lingua preferita – per questo. Cosa poteva mai regalargli uno come lui? Cosa poteva mai star nascondendo dietro la schiena? Oh, moriva proprio dalla voglia di sapere adesso!
«Ripeto, non è niente di che, davvero...» smentì subito lui, mentre si decise finalmente a smettere di nascondere la cosa in questione e porgergliela: il libro con la protagonista dallo stesso nome delxx ragazzx, "Clover's Luck".
Aveva deciso di abbassare il capo mentre glielo dava, per evitare di sentirsi ancora più in imbarazzo alla sua reazione, ma non poté fare a meno di preoccuparsi un minimo al breve silenzio che susseguì quel momento e quindi di alzare lo sguardo leggermente verso di lei, notando... una sorta di assenza e vuoto in quell'espressione solitamente allegra.
Forse... avrebbe dovuto dare spiegazioni? Effettivamente, sarebbe stato un po' strano secondo lui presentarsi con un libro per bambini dove il personaggio principale aveva il suo stesso nome senza dire nulla. Doveva spiegare la ragione per cui aveva pensato di darglielo, non starsene imbambolato come un coglione!
«... Durante il piano di prima, l'abbiamo trovato in mezzo ad altri libri. Siccome ha il tuo nome, ho pensato di fartelo vedere-»
Il problema parve risolversi in fretta però, poiché presto il libro in questione venne preso dalla sua nuova proprietaria e subito stretto a sé con tanta gioia tra delle lievi e genuine risatine, come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
«Awww, Naaatsuuuu! You're so cute eheh, always thinking about me...» commentò finalmente, tornando a rivolgergli un sorrisetto malizioso, come se fatto apposta per infastidirlo, e così anche le sue parole.
«Now what, are you gonna call me your big sis tomorrow? Eheheh!»
Natsu poteva non capire bene l'inglese, ma ciò non significava che non capisse che stesse cercando di infastidirlo in qualche modo, e purtroppo ci riusciva sempre e comunque – lo si poteva vedere dalle sue mani infatti, che si strinsero in due pugni dalla carrellata di imbarazzo che arrivò.
«E smettila, volevo solo fartelo vedere! Ti ho già detto che è stata una casualità, niente di importante!» ribatté infatti, incrociando le braccia al petto e limitandosi a guardarlx male con la coda dell'occhio.
«Sure, sure... eheh...» mormorò lxi con lo stesso e identico sorriso di prima, spostando lo sguardo sul libro per guardarlo con attenzione: dalla copertina al retro, addirittura sfogliò qualche pagina giusto per assicurarsi che non fossero piegate o qualcosa del genere, ma anche per confermare totalmente che fosse effettivamente "Clover's Luck". Non riusciva ancora a credere di averlo tra le sue mani in questo momento, e ciò non sarebbe stato possibile se non fosse stato per il suo caro amico sempre scontroso.
Chiuse il testo per portarlo nuovamente al petto e stringerlo a sé, mentre il suo sorriso si fece più dolce e sincero.
«Ma davvero... grazie, Natsu.»
Il lanciatore d'asce venne preso decisamente alla sprovvista da quelle parole, da quel sorriso, da quell'intero atteggiamento improvviso e... strano, forse. Era più abituato ad essere "torturato" giorno e notte da exlx e la sua energia fin troppo eccessiva, ma rimaneva comunque la stessa persona che l'aveva aiutato a calmarsi quando era nel bel mezzo di un attacco di panico, la stessa persona che non l'aveva mai lasciato da solo fino ad adesso. C'era di più di quell'aura di gioia che emanava sempre e non poteva fare a meno di sentirsi... beh, non lo sapeva nemmeno lui in verità come. Natsu non riusciva a dare un nome a quel sentimento, a quella sensazione strana che da molto non sentiva, ma che gli faceva scaldare il cuore come solo Tsukiko sapeva fare.
«... Di nulla.» mormorò infine, incerto.
«Oh, Clover! Eccoti qua.»
Una nuova voce appartenente a nessuno dei due si fece presente in quel lungo corridoio, trattandosi semplicemente di Samu. Salutando con un cenno della mano, si avvicinò ai due con un piccolo sorriso.
«Come stai?» chiese alxx ragazzx interessatx, come se non si fosse accorto inizialmente della presenza di Natsu. Poco dopo infatti si girò verso di lui, non cambiando minimamente espressione.
«E ciao anche a te, Natsu. La domanda vale pure per te ovviamente: tutto bene?»
«Oh, Samu! It's so nice to see you!» lo accolse subito Clover con tanto entusiasmo, mentre il suo sorriso si fece decisamente più ampio. O almeno, questo lo aveva notato il lanciatore d'asce, a cui ne era stato dedicato prima uno che sembrava decisamente più sincero di quello di adesso. Ma non era mica lui l'esperto in queste cose, no?
«What brings you here? Non eri con A-Yeong? A proposito, a proposito! How is he? Is he okay?» iniziò a chiedere sempre xlx primx, con una nota di preoccupazione stavolta.
«Oh, sì, sta bene. Sembra essersi calmatx dopo averlx portatx fuori dal salotto, anzi se n'è andato da solo nella sala giochi a provare quell'arcade che avevamo visto prima.» spiegò tranquillamente l'arteterapeuta, unendo le mani dietro la schiena.
Inclinò poi lievemente il capo e corrugò di poco le sopracciglia, scrutando per bene xlx ragazzx senza talento.
«Ma non hai risposto alla mia domanda, e mi chiedo perché. Sei sicura di non aver bisogno di un po' d'aiuto?» chiese infatti, sospettoso.
Eppure Clover non sembrava minimamente turbatx da ciò, anzi sorrideva ancora – il sorriso più grande che potesse avere, davvero. O forse era proprio quello il problema: che stesse sorridendo così tanto da sentire male alla mascella, letteralmente.
«Of course I am, sono sicurissima! You don't have to worry too much about me-!»
«Dico sul serio: se hai bisogno di qualcuno che ti ascolti io sono qui, è il mio lavoro.»
E Samu sembrava averla notata sin dall'inizio questa cosa, ma appunto era quello il suo lavoro, per cui non per nulla sorprendente da parte sua. Nonostante ciò...
«Dopotutto, come ben sai, il laboratorio è aperto ad ogni evenienza-»
«Clover è impegnatx adesso.»
A Natsu non stava piacendo per nulla il modo in cui Samu si stava rivolgendo a Clover, anche se era un terapista. Anzi, proprio perché era un terapista, non avrebbe dovuto capirlo da solo? Che incompetente.
Mettendosi davanti alxx ragazzx, che istintivamente indietreggiò invece, egli non poté fare a meno di guardare con un po' di rabbia l'altro ragazzo, che invece sembrò leggermente sorpreso da quel comportamento. Indietreggiò a sua volta infatti, come se avesse un po' di timore in lui.
«Dobbiamo andare a vedere come sta Regina e non possiamo perdere altro tempo.»
«Oh... capisco. Non volevo assolutamente farvi perdere tempo, anzi-»
Le scuse dell'arteterapeuta non sembrarono importare minimamente al lanciatore d'asce, che subito gli diede le spalle per cominciare ad incamminarsi verso i dormitori, ma non ovviamente da solo. Afferrò infatti il cappuccio della felpa di Clover non solo per assicurarsi di essere seguito ma anche in modo tale da poterlx tirare fuori da quella situazione in fretta.
Il suo cervello si era spento momentaneamente, con decisamente poca voglia di stare a sentire il primo, ma per quel poco che stava capendo i due si stavano salutando a vicenda con tanto di scuse in inglese da parte delxx più bassx. Lui non avrebbe fatto lo stesso e lo stava dimostrando in quel preciso momento.
Non lasciò andare il cappuccio delxx ragazzx finché non cominciarono a scendere le scale per i dormitori al piano di sotto, o meglio, finché non fosse sicuro di essere abbastanza lontani da Samu. Solo quando venne lasciatx finalmente andare, exlx si mise accanto ma non troppo a lui per non stargli dietro, mentre cominciò a fischiettare con molta tranquillità ed apparente noncuranza di ciò che era successo prima.
«Non sa farsi un po' di cazzi suoi, eh?» commentò infatti il più alto, che al contrario suo ci pensava ancora e certamente non in modo positivo.
I fischi di Clover si interruppero alle sue parole, inclinando lievemente il capo e guardandolo con fare dubbioso. Non dubbioso nei suoi confronti, sia chiaro, ma l'intera situazione... la confondeva abbastanza, e non era nemmeno la prima volta che succedeva.
«I think- cioè, penso che sia solo troppo preoccupato inutilmente, ecco!» cercò di giustificare lei il ragazzo in questione, scrollando le spalle.
Natsu non parve esattamente soddisfatto da quelle parole, continuando a guardare dove dovevano andare con la sua solita espressione definita poco amichevole.
Poteva essere come diceva Clover, ma onestamente non gli andava tanto a genio la cosa a prescindere. Anche se era preoccupato ed anche se quello era il suo lavoro, non trovava tutto ciò una scusa buona per importunare in quel modo la gente!
Lasciò andare un lungo sospiro, mettendo successivamente le mani nelle tasche.
«Vediamo se Koyo è ancora vivo.»
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Riaprendo gli occhi, non si ritrovò più in quella stanza piena di bare con i suoi compagni che stavano cercando di legarla con la propria giacca, ma sdraiatx sul letto di quello schifo di camera sua.
... O almeno, questo lo avrebbe detto normalmente, quando in verità si era preoccupata di essersi messa a dormire in quella di qualcun altro per quant'era ordinata rispetto al solito. Ebbe la conferma che fosse la propria solamente vedendo tutti i fogli dei suoi progetti messi sulla scrivania, per cui si rilassò leggermente di più.
Dopo aver guardato in giro quella camera che proprio non riusciva a riconoscere da quant'era ben sistemata, abbassò lo sguardo e si scrutò dalle braccia al petto parzialmente nascosto dalle coperte, fino a toccarsi il viso stranamente più caldo del solito. Poté notare di avere solamente il top a fascia ed i pantaloncini addosso, mentre i fermagli ed i guanti ben piegati erano stati messi su un comodino ed il cappello, la cintura e la giacca a sua volta piegata sull'altro. Le scarpe probabilmente stavano nell'armadio, ma non aveva proprio la forza di alzarsi e controllare da sé, né era la sua priorità al momento.
Piuttosto fu più concentratx su un certo ragazzo che non aveva totalmente notato prima di quel momento e che nemmeno stava riconoscendo per via dei suoi abiti troppo... uh... semplici? O meglio, dov'erano finiti tutti quegli accessori che di solito aveva? Non era il Koyo che ricordava di certo, ma al tempo stesso sembrava decisamente più comodo adesso: una larga maglietta marrone scuro che andava dentro dei pantaloni beige con risvoltini, stesso colore delle converse che aveva ai piedi, mentre erano ben visibili una semplice cintura nera e delle calze bianche chissà quanto lunghe.
Alzandosi dalla sedia della scrivania spostata più vicino alxx ragazzx, si era appena avvicinato al letto per portarle un vassoio con dell'acqua e del brodo che non la ispirava per nulla, insieme ad un piccolo dosatore pieno di un liquido che a sua volta sembrava decisamente disgustoso. Non avrebbe osato prendere nessuna delle due cose neanche per sbaglio, l'acqua le sarebbe bastata.
«Buongiorno, principessa. O forse dovrei dire... regina?» la salutò lui con un sorriso.
... Aspetta, ma come ci era finitx lì?
Non erano... nel bel mezzo di un piano? Era... in un posto stranissimo, freddo, pieno... pieno di quei cosi dove si mettevano i cadaveri! Pieno di... bare, sì! Era pieno di bare di tutti loro! Aveva trovato anche la sua, e non solo.
Forse... Forse stava ricominciando a ricordare. Forse... stava ricordando come mai si era ritrovata trattenuta da più persone.
Aveva visto... un corpo a lxi tanto familiare, ridotto nel peggiore dei modi. Gli occhi rossi ma privi di vita di Hoshi Robinson, poiché un grande foro sul torso si era formato da quella palla di cannone che l'aveva colpita nell'ingiusta esecuzione.
Con una forza improvvisa anche per lei stessa, Regina si portò una mano al petto a stringere il tessuto del top più forte che poteva, mentre istintivamente alzò il busto per cercare di allontanarsi immediatamente e con terrore dal musicista. Il tutto fu abbastanza inutile, dato che finì per sbattere la nuca contro il muro dietro di sé e farsi ulteriormente del male. Le mani vennero portate al punto colpito, abbassando il capo mentre i suoi respiri si fecero decisamente più veloci ed irregolari, seguiti da dei piagnucolii di dolore.
Faceva male. Faceva tutto male: la testa, lo stomaco, le braccia che sentiva più flaccide... anzi, peggio, era interamente flaccida! Era così debole, nemmeno riusciva a mettere a fuoco qualcosa perché era tutto così sfocato e confuso. Non riusciva a capire niente, come non riusciva a capire se stessx ormai.
«Regina!»
L'unica cosa che riuscì a farlx tornare alla realtà fu la voce di Koyo ancora più vicina di prima, mentre sentì le spalle venire prese dalle sue mani. Lentamente invece le proprie smisero di tenere il capo dolorante ed alzò solo allora lo sguardo, potendo notare con quel poco che vedeva l'immensa preoccupazione che il ragazzo aveva per lxi.
«Calma, va tutto bene, prendi dei respiri profondi: sei al sicuro adesso.» la rassicurò comunque lui, sorridendole dolcemente.
Ma, nonostante quelle parole, exlx continuava ad avere un respiro irregolare mentre era letteralmente immobile, sentendo nuovamente di aver perso tutte le forze che prima aveva in corpo e rendendola quindi incapace di fare qualunque cosa.
Fu infatti piuttosto semplice per il ragazzo rimettere xlx ragazzx a letto, sotto le coperte. Aveva scoperto mentre dormiva che avesse la pressione bassa, al contrario della temperatura che invece era più alta del normale. In teoria non doveva essere niente di troppo grave: avrebbe solo dovuto riposare un po', prendere le medicine e poi sarebbe ritornatx tranquillamente in forma, no? E come non poteva fare una cosa del genere per un'amica?
☆゜・。。・゜゜・。。・゜★
Ed a proposito di ciò, significava anche essere pronto ad ogni tipo di evenienza per aiutarla come meglio poteva, come adesso che l'aveva beccata mettersi le mani davanti alla bocca per trattenere presumibilmente un conato di vomito. Forse aveva ricominciato a ricordare ciò che aveva visto e... sì, forse non era il caso di pensarci a sua volta.
«Ecco, ci siamo-»
In ogni caso, Koyo era preparato anche a questo: non solo aveva portato quel vassoio, non solo aveva sistemato come meglio poteva la camera per lei, aveva anche lasciato sul pavimento una bacinella che subito le passò per evitare di fare un casino.
Non appena l'appoggiò sulle sue gambe, si occupò immediatamente di toglierle i capelli dalla faccia e tenerglieli con una mano da dietro, dandoxlx così la sicurezza che non xlx sarebbero finiti davanti neanche per sbaglio.
L'inventrice non esitò più e smise di trattenere quel conato, rimettendo mentre sentì l'altra mano del musicista sulla sua spalla come sorta di incoraggiamento.
«Su, su, tranquillx. Butta fuori tutto.» mormorò infatti lui, iniziando a darle delle pacche nel mentre. Non era per nulla la scena più bella di tutte quella, davvero, e non poteva fare a meno di provare pena per Regina.
Di solito era o la persona più energica al mondo oppure la persona con meno ore di sonno al mondo, ma da un po' stava vedendo una Regina totalmente diversa, a cui voleva dare tutto il suo supporto.
E così avrebbe fatto, aiutandolx anche a lasciarsi andare in quel momento di sfogo.
☆゜・。。・゜゜・。。・゜★
Eventualmente il musicista poté lasciar andare i capelli della fanciulla e mettere giù la bacinella, a cui ci avrebbe pensato dopo. Si permise solo per quel momento di sospirare profondamente prima di tornare a guardare la prima con un piccolo sorriso.
«Hai bisogno di qualcosa?» chiese quindi, pronto a qualunque tipo di desiderio ed ordine che ella avrebbe espresso.
Ma in verità nessuno dei due sembrò mai arrivare, dato che si limitò a guardarlo con gli occhi leggermente socchiusi nel totale silenzio. Faceva un po' paura se doveva essere onesto: sembrava una statua per quanto tempo stava facendo passare dall'ultima volta che si era mossx, nemmeno le palpebre si stavano muovendo!
Regina era... fermx, immobile. Non riusciva seriamente a fare nulla se non fissare Koyo con lo sguardo più stanco e penoso di tutti, anche peggio di quando era mattina e non aveva dormito per nulla perché era troppo agitatx ed impegnatx nei suoi progetti per prendersi cura di sé.
«... Beh, nessun problema!» esclamò allora semplicemente il giovane, continuando a sorridere tranquillamente.
Si diresse verso la sedia su cui era seduto prima, dove aveva lasciato invece il vassoio e la chitarra appoggiata con cura sul pavimento in modo tale da non cadere, prendendo però semplicemente il dosatore ed un cucchiaio.
«Maaaa devi farmi un favore, okay?»
Versò un paio di gocce di quello che era sciroppo per la febbre sulla posata, per poi porgere quest'ultima all'inventrice in attesa che facesse tutto da sola. Insomma, non era mica come unx bambinx che si sarebbe messx a lamentarsi di quanto facesse schifo dello stupido sciroppo, no?
Le sue speranze vennero distrutte in un attimo, dato che lx vide aggrottare lievemente le sopracciglia mentre guardava la medicina nel totale silenzio, ancora immobile.
... Non sarebbe stato così facile, vero?
Koyo decise di avvicinarsi di più allora, in modo tale da poterla imboccare lui stesso nonostante i capricci silenziosi che avvertiva da quelle piccole ma stanche espressioni.
«Regina, ti prego-»
Eppure non si aspettò totalmente che xlx ragazzx decise di sputargli addosso immediatamente la medicina, mettendosi a guardare male lui stavolta. A quel punto sospirò nuovamente, ma dall'esasperazione.
«... Piano B.» borbottò infatti.
Posò il cucchiaio solamente per tirare fuori dalle tasche un qualcosa che aveva la stessa funzione dello sciroppo. Non pensava sarebbe dovuto arrivare a questo, ma dopotutto xlx malatx in questione era Regina.
«Vuoi una caramella?» le chiese, porgendole il "cibo" in questione con un sorriso.
Come se avesse ripreso la forza per un breve periodo di tempo, Regina subito lo afferrò e lo divorò in pochissimo tempo, non accorgendosi totalmente di come il ragazzo in verità le avesse dato una pillola con successo.
Non ci mise molto però a tornare quel silenzio di prima, strano e terribile, perché il musicista sapeva benissimo che ciò fosse dovuto non solo alla sua attuale debolezza fisica, ma c'era di più.
Koyo ricordava bene ciò che aveva visto quando erano venuti lui ed Aimi a praticamente salvare Emylia senza saperlo, ricordava bene quanto fosse agitata e quanto stesse soffrendo in quel momento. Ricordava di aver provato paura lui stesso, di essere rimasto fermo in un punto per un momento non solo per avvertire tutti quanti dal proprio cellulare, ma anche per timore.
Regina non era in lxi, non intendeva fare del male ad Emylia e Koyo lo sapeva, non aveva dubbi. Sapeva che non volesse fare nulla di quello che aveva fatto fino ad adesso, perché era una situazione di merda che stava facendo impazzire tutti quanti, uno per uno.
Nel caso delxx sux carx amicx, si era ritrovatx a stressarsi ancora di più sui suoi progetti per non accettare che avesse sbagliato in quel maledetto processo di classe, li aveva visti tutti quei fogli disordinati che erano più scarabocchi che altro. Quegli scarabocchi, quegli altri errori le stavano sicuramente dando alla testa ancora di più.
Koyo voleva farle capire quanto poco valessero in verità tutti quegli sbagli, quanto lei fosse di più di quegli stupidi errori.
Ma cosa poteva fare? Come poteva aiutarla se nemmeno riusciva a dirglielo lxi stessx di cosa avesse bisogno?
Doveva capirlo da solo, avrebbe dovuto trovare da solo la soluzione, e quando i suoi occhi puntarono alla sua amata chitarra sentì arrivare il cosiddetto "colpo di genio".
In poco tempo si ritrovò seduto sul bordo del letto con lo strumento in mano, guardando in un primo momento l'inventrice con un sorriso, anche se percepì un po' di confusione dalla sua espressione.
Presto avrebbe risolto tutti i suoi dubbi, perché anche la canzone che avrebbe suonato e cantato gli era venuta spontanea. Una canzone che Regina aveva bisogno di sentire, una canzone che nonostante non fosse sua sembrava essere stata scritta per lxi, o quasi.
«You're alone, you're on your own, so what? Have you gone blind? Have you forgotten what you have and what is yours?»
Probabilmente Regina nemmeno conosceva "King" di Lauren Aquilina, anche perché era una canzone di davvero tanti anni fa, forse del 2012. Insomma, nessuno dei due esisteva ancora ai tempi!
Eppure, nonostante ciò, Koyo sentiva che fosse la canzone giusta per lei, che con questa le avrebbe fatto capire tutto ciò che aveva bisogno di sentire da chissà quanto tempo. Era la sua specialità dopotutto: suonare ai suoi amici come modo per dimostrare tutto il suo affetto, e quella era la prima volta che lo stava dimostrando ad un qualcuno che non fosse della sua band.
«Glass half empty, glass half full, well either way you won't be going thirsty, count your blessings, not your flaws.»
La fanciulla lo guardava ancora in confusione, inclinando proprio di poco la testa e quindi muovendo finalmente una parte del corpo dopo chissà quanto tempo.
Rimaneva in silenzio, ma si faceva comunque capire- anzi, voleva capire lxi cosa stesse cercando di fare il ragazzo, come mai xlx stesse cantando una canzone decisamente più calma rispetto alle sue solite.
Ma l'avrebbe capito presto, dopo quel sorriso genuino che egli le rivolse prima di riprendere le parole.
«You've got it all, you lost your mind in the sound...»
Queste due frasi, messe una dietro l'altra come due opposti, esprimevano chiaramente ciò che succedeva nella testa di Regina.
"You've got it all", ed era vero. Regina aveva un'intelligenza ed una fama tanto invidiata, aveva tutto quello che la gente desiderava. Ma era anche vero che avesse non solo dei pregi, ma anche dei difetti: "You lost your mind in the sound". Era impossibile essere perfetti anche per unx come Regina, perché anche lxi aveva dei momenti di fragilità, anche lxi poteva sbagliare e fare errori.
«There's so much more, you can reclaim your crown!»
E quindi? E anche se fosse?
Quegli errori, quegli sbagli non andavano mica a definire l'intera identità di Regina. "There's so much more", infatti. C'era molto di più di quelle cose così minuscole in confronto alla persona meravigliosamente incasinata e complessa che Regina era.
"You can reclaim your crown", perché niente di tutto ciò andava a rovinare la sua immagine, perché lei era perfetta proprio per tutte quelle caratteristiche che aveva, e ciò includeva anche gli errori che faceva.
«You're in control, rid of the monsters inside your head...!»
Non c'era niente che la fermava, era tutto nella sua testa e poteva controllarlo, perché "You're in control": era lei quella in controllo del suo cervello. Quei mostri chiamati comunemente "pensieri" non valevano niente in confronto a chi era lei veramente, doveva semplicemente liberarsene – "Rid of the monsters inside your head", xlx diceva il musicista, pronto ad aiutarla senza esitazione.
«Put all your faults to bed...»
Come adesso era praticamente incapace di muoversi, doveva fare lo stesso con tutti i suoi errori che la stavano torturando. "Put all your faults to bed", le bastava semplicemente fare questo e continuare ad andare avanti invece che soffermarsi per fin troppo tempo su essi, o sarebbe finita lei in questo modo come adesso. I suoi sbagli non lx definivano completamente, doveva solo realizzarlo.
«You can be king again.»
Il suo nome era Regina, diamine!
Come Regina George, quella di... "Legally Blonde"? O forse era di "Mean Girls"? Beh, non era importante al momento!
Come si poteva non sentirsi un po' speciali ad avere quel nome? Essere chiamati come un personaggio del genere, una ragazza così bella e che aveva un grandissimo potere nel film, doveva dare un po' di autostima, no?
Ed era effettivamente così: Koyo non poteva saperlo, ma Regina quel nome lo aveva scelto perché voleva dominare il mondo come solo lei sapeva fare, non voleva farsi più mettere i piedi in testa da nessuno e voleva avere sempre la situazione in mano, pronta sempre a vendicarsi senza pensarci due volte ad ogni cattiveria che le veniva fatta.
Allora cosa stava facendo? Doveva riprendere questa situazione in mano come tanto voleva, no? "You can be king again", era e sarebbe sempre statx in tempo per riprendersi la corona e tornare a governare.
«You don't get what all this is about, you're too wrapped up in your self-doubt, you've got that young blood, set it free.»
C'era un problema però: non poteva fare tutto da solx, per quanto ci avrebbe provato.
Isolandosi, ignorando ogni proposta d'aiuto, evitando questo problema in qualunque modo non avrebbe risolto un bel niente, si sarebbe sentita solamente peggio.
Regina non era mica da sola, c'erano tante persone che potevano aiutarla se le avesse lasciate entrare nel suo cuore.
C'era Clover, che con tutta la sua energia si contagiavano sempre a vicenda e potevano divertirsi con qualunque cosa, bastava che fosse spericolata quanto loro due insieme.
C'era Aimi, che nonostante fosse in conflitto con ciò che era successo recentemente, rimaneva pur sempre un ragazzo dal cuore d'oro su cui poteva sempre contare.
E c'era Koyo, che le avrebbe sempre dedicato non solo questa canzone, ma tante melodie che non potevano però essere mai meravigliose quanto lo era lxi.
«You've got it all, you lost your mind in the sound...»
Regina aveva dei difetti perché non era perfetta ed andava bene così, dopotutto aveva un'intelligenza ed una fama tanto invidiata, ma soprattutto aveva degli amici – aveva tutto, infatti.
«There's so much more, you can reclaim your crown!»
Regina era di più di quei difetti, poteva riprendersi la sua corona e governare, ma non poteva fare tutto da sola o l'avrebbe persa di nuovo. Con l'aiuto suo, di Clover ed Aimi sarebbe riuscitx a riprendersela, bastava solamente accettare quell'aiuto.
«You're in control, rid of the monsters inside your head...!»
Era lxi in controllo della sua testa, del suo cervello e dei pensieri che venivano fuori da esso, lo era sempre statx. Sapeva però che in verità non fosse così semplice liberarsene, per cui non solo lui, ma anche Clover ed Aimi le avrebbero dato il loro aiuto e tutto il loro supporto.
«Put all your faults to bed...»
Doveva ridurre quegli errori che la stavano torturando come essi avevano ridotto lei in quel momento, non rimuginarli costantemente. Era difficile non pensarci per troppo tempo, ma lui, insieme a Clover ed Aimi, l'avrebbe aiutatx se lxi gliel'avrebbe finalmente permesso, perché non doveva farsi influenzare in alcun modo dalle sue azioni passate.
«You can be king-»
Poteva tornare a governare, ad essere la regina di questo mondo, ma senza il supporto dei suoi fidati consiglieri non avrebbe resistito nuovamente a tutto il peso di quel ruolo da solx, e si dava il caso che uno dei suoi consiglieri avesse il nome di Koyo.
La frase però non venne completata e non solo perché la canzone andava così, ma perché la prossima parte – "bridge" veniva chiamata – non sembrava essere un qualcosa che soddisfava appieno ciò che il ragazzo voleva esprimere all'amicx.
Le strofe però gli vennero spontanee, con così tanta naturalezza che nessuno probabilmente si sarebbe accorto di quell'improvvisazione, ma perché veniva tutto dal profondo del suo cuore.
«... Let us see what's your madness!»
Lasciaci vedere cos'è la tua follia, Regina.
«Let who you are be sometimes useless!»
Lascia chi tu sia essere inutile a volte, Regina.
«Let all the stars help you through your misery!»
Lascia che tutte le stelle ti aiutino nella tua miseria, Regina.
«Just let you be!»
Lasciati semplicemente essere, Regina.
«You've got it all, you lost your mind in the sound...»
Con la coda dell'occhio, poté notare quegli occhi azzurri fissarlo sì con stanchezza, ma anche con tanto interesse e sorpresa. Non sapeva se aveva visto male o meno, ma gli era sembrato di vederli anche lucidi.
«There's so much more, you can reclaim your crown!»
Ed in verità era meglio così, era meglio se xlx ragazzx avesse le lacrime agli occhi in quel momento, perché poteva significare solamente una cosa: che fosse riuscito con quella canzone ad entrare nel suo cuore.
«You're in control, rid of the monsters inside your head...!»
Che fosse riuscito a fargli capire cosa volesse dirgli con quella melodia, che magari potesse cambiare finalmente qualcosa da quel momento in poi.
«Put all your faults to bed...»
Che non doveva dimostrare il suo valore riempiendosi di lavori su lavori e cercando di fare qualunque cosa alla perfezione, negando in ogni modo possibile di aver bisogno d'aiuto.
«You can be king...»
Una vera regina dopotutto poteva sbagliare qualche volta, poteva fare degli errori, poteva essere debole e non avrebbe perso la sua corona per questo.
«You've got it all, you lost your mind in the sound...»
Non avrebbe perso quell'oggetto tanto prezioso se si fosse lasciata aiutare ogni volta che lo faceva cadere, perché non sempre sarebbe riuscita a ritrovarlx da solx.
«There's so much more, you can reclaim your crown!»
Fare affidamento alle persone a cui si tiene tanto era una cosa di estrema importanza per Koyo, e voleva far capire a Regina quanto fosse tutto più semplice con la conoscenza di avere sempre qualcuno al suo fianco.
«You're in control, rid of the monsters inside your head...!»
Quello che aveva imparato lui era che, anche se fosse caduto e nessuno fosse riuscito a salvarlo in tempo, sapeva bene che la sua famiglia, i suoi amici e la sua ragazza lo avrebbero sempre aiutato a curare le ferite.
«Put all your faults to bed...»
E se gli veniva data la possibilità, Koyo avrebbe fatto lo stesso anche per loro, avrebbe aiutato chiunque a guarire dopo una caduta e sarebbe stato sempre al loro fianco.
Avrebbe aiutato Clover, avrebbe aiutato Aimi, ed avrebbe aiutato anche Regina, ma glielo doveva permettere lxi. Bastava solamente dire qualcosa, qualunque cosa ed avrebbe fatto del suo meglio per aiutarlx: da una canzone ad un abbraccio, Koyo avrebbe fatto di tutto per vedere Regina brillare come la grandiosa stella che era.
«You can be king again.»
Con la fine della canzone, solo allora poté vedere che xlx fanciullx avesse chiuso gli occhi per addormentarsi da chissà quanto tempo, cullatx dolcemente dalla sua voce.
Non si trattenne dal sorridere, intenerito da quella scena e grato di tutto ciò, mentre si alzò dal letto ed appoggiò la sua amata chitarra alla sedia su cui si sedette dopo aver tolto il vassoio di mezzo.
Anche se stava dormendo, non l'avrebbe lasciatx mica da solx in quelle condizioni: si era incaricato di starxlx vicino ed avrebbe mantenuto la parola come il bravo amico che era, anche se si sarebbe annoiato decisamente un bel po'.
Cosa poteva fare esattamente quando doveva fare attenzione a non svegliare una persona malata e che non dormiva decisamente mai? Akumu non aveva pensato a qualche giochino stupido su cui perdere tempo da mettere negli Akumuphones? Che gran scocciatura.
Lo tirò fuori infatti per controllare se fosse arrivata una notifica o qualcosa del genere dal gruppo con i suoi compagni, ma niente di niente – chissà se stavano ancora facendo una riunione o se avessero già finito, ma soprattutto chissà cosa avevano scoperto tutti gli altri.
Aimi probabilmente avrebbe parlato agli altri del fatto che loro fossero... fratellastri, già. Non riusciva proprio a farsi entrare in testa quella nuova informazione senza sentirsi intimorito. Non riusciva a capire come ciò fosse possibile, così come non riusciva a capire come mai Aimi sembrasse essersi abituato così tanto in fretta! Non lo trovava strano?! Nemmeno un pochino?!
No, no. Non doveva continuare a pensarci o temeva che sarebbe seriamente impazzito.
Doveva fare qualcos'altro, doveva... mettersi a sistemare meglio quelle cose che aveva lasciato sopra i comodini, sì! Poteva sistemarli direttamente nell'armadio in modo tale da essere pronti per quando si sarebbe sentitx meglio, ecco.
Per esempio, dove poteva mettere i suoi fermagli? Magari semplicemente nei cassetti? Avrebbe avuto senso, sì, non vedeva altra scelta migliore.
Ne aprì quindi uno per mettersi subito al lavoro, ma fu invece sorpreso di notare la presenza di altri fermagli lì dentro, con attaccati dei inusuali biglietti. Curioso, non poté fare a meno di prenderne uno dalla forma di una stella nera e leggerne il contenuto: "Koyo", letteralmente il suo nome.
Ne prese altri due uguali, ma stavolta c'erano scritti i nomi "Clover" e "Mochi". Il resto era della stessa forma ma bianchi ed i loro foglietti leggevano "Fubuki", "Aimi", "Heisenberg" e... stranamente anche "Totoro"? Un po' strano, ma non si sarebbe fatto troppe domande.
Guardò quindi l'inventrice, con in mano il fermaglio a cui era stato assegnato il proprio nome: era... per lui? Erano per tutti loro? Regina stava preparando dei regalini per loro? E perché non glieli aveva dati subito?!
Con un gran sorriso, il biondo non esitò a sistemarsi il proprio tra i capelli, tirando fuori poi nuovamente l'Akumuphone per specchiarsi nella fotocamera frontale. Non gli dispiaceva proprio per nulla, anzi!
«Adesso sì che ci siamo!»
Toc, toc, toc.
Oh? Qualcuno aveva bussato?
Finalmente quella riunione era finita! Aveva decisamente tanti dubbi da risolvere su ciò che era successo con Regina ed Emylia di preciso, ma soprattutto voleva sapere cos'avessero trovato gli altri!
Sperava che avessero più notizie positive che negative, ma mai dire mai. Doveva ricordare che si trovavano ancora in un killing game, e che se avessero trovato un modo per uscire di lì probabilmente non avrebbero perso tempo a farlo già da prima. Ugh, meglio non pensarci.
Andò subito ad aprire la porta e fu decisamente più sorpreso dalla presenza di Natsu che di Clover, al punto da sgranare leggermente gli occhi.
«Oh, testa a petrolio! Mi hai proprio colto di sorpresa! Per caso ti mancavo così tanto?» lo stuzzicò subito, rivolgendogli un ghigno.
«Piantala, biondino, non farti strane idee.» borbottò il primo, con uno sguardo minaccioso che al biondino in questione faceva solamente ridere. Inutile dire che ciò lo infastidì solamente di più, limitandosi a sospirare e distogliere lo sguardo.
«How's Regina?» chiese poco dopo Clover, che al contrario dei due aveva un sorriso decisamente più allegro e genuino.
Koyo intanto fece spazio ai nuovi arrivati per entrare, in modo tale da poter poi chiudere nuovamente la porta.
«Si è appena addormentatx e-»
«Wait, wait, wait!» lo interruppe subito exlx, mettendosi a scrutare per bene il ragazzo dalla testa ai piedi, come se percepisse qualcosa di diverso in lui.
Beh, aveva cambiato abiti, questo era ovvio. Aveva deciso di mettere qualcosa di decisamente più comodo di quelli di prima e, per quanto fosse strano a primo impatto, gli donavano comunque molto!
Ma c'era qualcos'altro, e non capiva cosa.
Si mise a strofinarsi con tanta foga il mento, mentre i suoi occhi diventavano sempre più socchiusi, come se ciò l'avrebbe aiutata a capire meglio quale fosse il problema.
«Hmmm... Natsu, help me! C'è qualcosa di diverso in lui e I don't know cosa!»
«Eh? Uh...»
Presto anche il lanciatore d'asce si ritrovò a guardare con attenzione il musicista, a cui non sembrava dispiacere per nulla tutta quell'attenzione da parte sua. Meglio non farglielo notare o se ne sarebbe seriamente andato di lì senza parlargli della riunione.
«Non ha più trenta catene diverse addosso, anzi l'unico accessorio che ha adesso è quel fermaglio in testa-»
«EUREKA! Ahah, si dice così? Lo chiederei a Regina, but they're sleeping!» esclamò subito xlx ragazzx senza talento, alzando un indice e ridacchiando alle sue stesse parole.
Il più confuso tra tutti a quelle parole fu certamente Natsu, che non c'entrava assolutamente nulla con la questione al contrario di Koyo, che invece con il suo sorrisetto sembrava essere solamente curioso di ciò che xlx sux amicx avesse scoperto.
«Clover, ma che stai-»
«The hair clip! It looks SOOOO CUTE! Dove l'hai preso, in boutique?! Where?! Sembra uno di quelli di Regina!» cominciò a chiedere exlx, mentre i suoi occhi parevano letteralmente brillare dallo stupore.
«Surprise surprise, è un regalo di Regina! E ne ha anche uno per te, uno per Aimi... uno per tanta gente!» spiegò allora il musicista, poggiando una mano sul fianco ed allungando l'altra per indicare il comodino dove li aveva trovati.
«REALLY?! Awww, that's so sweet of her!» commentò xlx ragazzx senza talento, guardando un gran sorriso l'inventrice dormiente – avrebbe dovuto assolutamente ringraziarla non appena si sarebbe risvegliata!
Si sentì successivamente un sospiro profondo da parte del lanciatore d'asce, che si portò addirittura una mano a coprire il viso dall'esasperazione.
«Non siamo qua per i fermagli...»
Nonostante la "perdita di tempo" secondo quest'ultimo, alla fine si misero tutti e tre comodi per parlare di cose decisamente più importanti – mentre lui decise di sedersi sul pavimento a gambe incrociate per lasciare i posti liberi ai due e allo stesso tempo stare vicino a loro, Koyo si mise nuovamente sul bordo del letto e Clover si accomodò sulla sedia, ma non prima di lasciar sistemare la chitarra vicino al suo proprietario.
«Quindi, le hai dato le medicine?» chiese il moro meglio definito "testa a petrolio", potendo notare che sul vassoio lì vicino ci fosse il dosatore con lo sciroppo aperto.
«Oh, sì! Le ho dato una pillola, ma le ho dovuto far credere che fosse una caramella per fargliela prendere! Se l'è proprio divorata!» rispose il biondo – o "biondino", come diceva l'altro –, ancora sorpreso da come una scemenza del genere fosse seriamente funzionata, ma alla fine era meglio di niente.
La lilla ridacchiò al solo immaginarsi la scena, mentre dondolava le gambe con altrettanta felicità, ma una cosa che attirò di più il primo fu vedere che tenesse strettx a sé un libro mai visto prima.
«E quello cos'è?» chiese allora, inclinando lievemente la testa con curiosità.
«Oh, questo?» domandò a sua volta lxi, mettendo in mostra quell'oggetto a lxi tanto caro e prezioso. Vedendolo semplicemente annuire, non poté fare a meno di sorridere in modo beffardo per ciò che avrebbe presto raccontato.
«It's called "Clover's Luck"! You see, Natsu è stato così gentile da-!»
«Clover, non è il momento!» lx rimproverò subito il ragazzo in questione, sospirando non appena lx vide cercare di trattenere le risate. Lo stava facendo sicuramente apposta per metterlo in imbarazzo e ci riusciva bene ogni singola volta.
In ogni caso, non doveva assolutamente distrarsi con delle stupidaggini dall'obiettivo principale: informare Koyo – e anche Regina in teoria, ma stava dormendo e non voleva di certo svegliarlx mentre stava male – di cos'avevano discusso poco prima, ma soprattutto della situazione sulla Terra.
«Come hai ben visto anche te, Regina ed Emylia hanno scoperto che quella stanza tanto misteriosa è una stanza di videosorveglianza, che a sua volta nasconde una stanza con... decisamente troppe bare. In teoria dovrebbero mandare presto le foto di tutte le mappe aggiornate, così siamo tutti al passo.»
Il musicista si limitò ad annuire, mentre sentì un brivido lungo la schiena al solo ricordare ciò che aveva visto tempo prima, e non solo: provava una sorta di angoscia al solo sapere che fossero costantemente osservati, anche in quel preciso istante.
«L'unica cosa che hanno scoperto prima che Regina impazzisse, è stata una bara dal nome di Umeko Fukunaga.» continuò Natsu, dando delle occhiate di tanto in tanto alla persona dormiente vicino a loro – non voleva rischiare che si svegliasse e si mettesse a pensare che stessero sparlando di lei o qualcosa del genere, insomma!
«Umeko Fukunaga? E chi è?» chiese Koyo, corrugando le sopracciglia.
«Ovviamente è the seventeenth student lying hidden somewh-!» cercò di sdrammatizzare Clover, ma il suo caro amico riuscì a fermarlx in tempo stavolta dal dire, come lui le avrebbe definite, "cazzate".
«Non ne abbiamo idea, e la cosa peggiore è che Emylia dice di non aver trovato Kàroly nella sua bara.» spiegò subito dopo infatti, mentre sembrò farsi più teso al solo parlarne.
«Kàroly non è nella sua bara?!» ripeté scioccato Koyo, sgranando gli occhi ed alzandosi addirittura dal letto. Si rese conto solamente dopo che avrebbe dovuto fare piano per non svegliare Regina, infatti si coprì la bocca mentre si accertò che xlx ragazzx in questione stesse ancora dormendo – si era girata solamente dall'altro lato, per cui lasciò andare un sospiro di sollievo e si risedette.
Se non fosse che il lanciatore d'asce era più preoccupato della situazione attuale che altro, si sarebbe messo a sospirare con fare deluso a ciò che aveva appena assistito, ma appunto non era quello il problema più importante al momento.
«Emylia non l'ha trovato lì dentro, e non ha potuto tipo... controllare meglio o non so, altrove, perché Regina ha visto... Hoshi, ecco, quindi è uscitx fuori di testa ed è successo quel che è successo.»
«Ma Akumu la sa di questa cosa? Non dovrebbe essere un problema anche per lui il fatto che... insomma... un corpo non è più al suo posto?!» chiese sottovoce stavolta il musicista, ancora sorpreso, e di certo lo fu ancora di più quando vide entrambi scrollare le spalle alla sua domanda.
«L'organizzazione alle... stelle, eh-»
«Maybe we should tell them!» propose xlx ragazzx senza talento, continuando intanto a dondolare le gambe. Era la soluzione più sensata a questo problema, no?
«Ma a lxi non fregherebbe un bel niente probabilmente, lo sappiamo com'è fattx.» controbatté però il lanciatore d'asce – per quanto ne sapeva, a lui non era importato niente di quando A-Yeong e Regina erano spariti improvvisamente quella volta, e meno male che si era trattato semplicemente di un malinteso.
«Come può non preoccuparsi totalmente di una cosa del genere?! Siamo nel bel mezzo dello spazio e nell'unico posto in cui Kàroly dovrebbe stare non c'è! È-È assurdo!» continuò a chiedere l'altro ragazzo, al picco del dubbio, ma non ricevette alcuna risposta.
Parlavano comunque di Akumu, quindi tutto questo non era così tanto assurdo come pensava, per quanto fosse in verità seriamente anormale.
Dopotutto, dovevano ricordare che quello era lo stesso androide che li aveva portati nello spazio per farli uccidere a vicenda, non poteva avere un cuore un mostro del genere e non solo per via della specie a cui apparteneva. Ovviamente a lxi non sarebbe fregatx niente se si fosse ritrovatx con un cadavere in meno quando ne aveva già tanti altri che stava tenendo come trofei.
«Sicuramente non possiamo rientrare lì dentro e rischiare così tanto di nuovo, quindi per il momento non possiamo fare granché...» affermò semplicemente il secondo più alto, con anche l'intenzione di semplicemente chiudere l'argomento lì. Non avevano seriamente molto da discutere a riguardo, dato che non avevano nemmeno una traccia da seguire, ed ora non era proprio il momento di riprovare ad entrare lì dentro come aveva appena detto.
«By the way, abbiamo trovato a fantastic arcade called "RISING STARS"! You have to use the Akumucoins to play, ma per il resto dei giochi non è necessary!» riprese a parlare xlx più bassx infatti con entusiasmo, sentendosi successivamente osservatx sempre da Natsu, confuso da quanto facilmente avesse provato a parlare di altro come se nulla fosse.
«Ohhh, davvero? E come si gioca?» chiese con curiosità invece Koyo, sorridendo lievemente. Ovviamente ciò portò ad essere guardato a sua volta dall'altro ragazzo con fare decisamente confuso.
Clover invece non sembrò farsi alcun problema al riguardo, anzi era piuttosto emozionata di poter spiegare della sua scoperta fatta molto tempo prima.
«It's really eas-!»
«Clover, non adesso.» lx interruppe però proprio il secondo, per cui exlx incrociò le braccia al petto e mise il broncio per scherzare.
«Aw, c'mon... Beh, te lo farò vedere later!»
Vedere quei due sciocchi sorridere così tranquillamente gli fece davvero domandare a se stesso se fosse lui quello strano.
«Il vero problema è quello che sta succedendo sulla Terra mentre noi non ci siamo, perché nemmeno quella è salva.»
Il musicista parve riconcentrarsi in fretta a quelle parole, sgranando nuovamente gli occhi ma ricordandosi stavolta di non dover alzare esageratamente il volume della voce.
«In che se-!»
«È tutta una menzogna, Koyo. Ci hanno preso tutti per il culo.» affermò il più basso tra i due per poco, più serio che mai.
Come se prima non fosse stato sorpreso abbastanza dalle scoperte altrui, Koyo si ritrovò ancora più confuso di prima a tutto ciò che Natsu stava cercando di dirgli, ed erano letteralmente solo all'inizio della nuova discussione. Solo una domanda gli sorgeva spontanea: la sua famiglia stava bene? E i suoi amici? E... la sua ragazza?
«Che- Che sta succedendo lì fuori...?!»
«Non so se ricordi una certa Esplosione del '23, ma abbiamo scoperto che era frutto dell'esecuzione della mastermind di un killing game come il nostro, dove sono usciti vivi solamente in quattro.» iniziò quindi l'altro, mentre con la coda dell'occhio vide Clover guardare entrambi con lieve preoccupazione. Non capì perché e non volle nemmeno pensarci per troppo tempo, ma un brutto sentimento si formò al vederlx in quel modo.
«Un altro...? Nel duemilaventitré?! Avevo letteralmente... cinque anni!»
Non sapeva decisamente cos'altro aspettarsi uscire dalle labbra della testa a petrolio, ma sapeva solamente che poteva andare decisamente tanto peggio da quell'informazione in poi.
«Insomma... sono stati rapiti diciotto Ultimates e portati in un hotel per partecipare ad un killing game organizzato da questa Alexandra Kelemen, l'Ultimate Doll Restorer a quanto pare, ed anche un certo androide che si faceva chiamare Mayuko the second prima di uccidersi da solx... ed a quanto pare l'ha fatto perché odiava l'amore ed era stancx dell'amore impossibile della mastermind, o così dicevano i giornali che abbiamo trovato.»
Non appena menzionò questx Mayuko the second, fu come se si accese una lampadina nella testa del musicista.
«Un androide? Anche Akumu è un androide! E Mochi, suppongo, ma anche Akumu sta gestendo un killing game come questx Mayuko the second!»
«Non sarebbe sbagliato assumere che possano essere lo stesso androide infatti, ma non abbiamo discusso troppo di quello per il momento.» spiegò appunto lui brevemente l'ipotesi che avevano fatto, scrollando infine le spalle. Era un argomento su cui sarebbero decisamente dovuti tornare poi tutti insieme.
«Ma poi scusa, si credeva in una telenovela questa? Cioè, "amore impossibile"? Ma chi si credeva di essere-»
«Biondino, concentrazione.»
«Okay, okay! Giuro che sono concentrato!»
Ora, Natsu non sapeva come parlare tranquillamente di un argomento così terribile da fargli venire proprio il voltastomaco a solo pensarci, ma doveva farlo. Doveva far sapere tutto quanto anche a Koyo, per quanto fosse raccapricciante e non facile da digerire.
«Il fatto è che sulla Terra adesso sta succedendo un casino, perché il mastermind di adesso, il suo aiutante ed Akumu hanno messo delle bombe che verranno fatte esplodere se non vinceremo il killing game.»
«EH?!»
Una reazione del genere non fu certamente sorprendente infatti e non fu nemmeno l'unico a prendersela in questo modo, addirittura si alzò nuovamente in piedi.
«Bombe RCIED, specifichiamo! "Radio-Controlled Improvised Explosive Devices", significa che quei tre possono controllare quando farle esplodere!» specificò ulteriormente Clover, cercando di indicargli con la mano nel mentre di fare piano – aveva dimenticato che Regina stesse dormendo letteralmente accanto a loro?! Oh, poverina! Poi avrebbero dovuto spiegare tutto anche a lxi e si sarebbe sentitx solamente peggio!
Ma intanto il loro focus era il musicista, che non stava reagendo per nulla bene alla notizia per ovvie ragioni.
«No, no, aspe'- BOMBE?! IN CHE SENSO CI SONO DELLE BOMBE SULLA TERRA-»
«Salve imbecilli che non sanno organizzare nemmeno mezzo piano decente! Spero che abbiate imparato la lezione stavolta!»
Eh? Akumu?!
Erano così presi dalla conversazione che non si erano nemmeno accorti del televisore che si era acceso? Che strano, ma soprattutto... che gran testa di cazzo, o così pensava Natsu. Sicuramente nemmeno era l'unico che aveva pensato ad una cosa del genere sentendo solamente quella voce fastidiosa e di cui si era già stancato da tempo.
Che diavolo voleva adesso? Voleva prenderli in giro per il fallimento del loro piano? Si divertiva decisamente con poco, eh?
«Volevo informarvi che uno di voi ha pensato bene di compiere un omicidio, il che è una grande gioia per me solitamente, se non fosse che quest'assassino è stato talmente imbecille ed incapace da non riuscire nemmeno ad uccidere la sua vittima!»
«Wait, what?!»
«Un omicidio? Senza movente?!»
Un omicidio... fallito? Aspetta, cosa?!
In che senso qualcuno aveva cercato di uccidere qualcun altro ed aveva fallito?! Chi diamine era stato?! E soprattutto... chi stava per venire ucciso?!
Il lanciatore d'asce era sorpreso quanto i due svegli in quella stanza, potendo limitarsi a guardare l'androide nello schermo con tanta voglia di distruggerlo, se solo gli fosse stata data la certezza di non morire.
Quello stronzo doveva dare decisamente troppe spiegazioni, e subito. Questa giornata non sembrava finire più da tutte le informazioni che stavano racimolando.
«Shinkawa Miho, l'Ultimate Archer, è stata trovata chiusa nella cella frigorifera ed in condizioni veramente pietose, davvero. Ci mancava poco e sarebbe morta di ipotermia, ma non è stato così! È stata trovata in tempo infatti per mia sfortuna, per cui adesso si trova in infermeria a cercare di riprendersi! Sapete che spreco non provare ad ucciderla di nuovo soprattutto in queste condizioni, visto il lavoro di merda che ha fatto il nostro stupido assassino?»
«Miho?!»
«Eh?!»
Miho? Miho stava per morire...?
Poteva non conoscerla chissà quanto bene, ma chi poteva mai pensare di uccidere una come lei? Chi poteva mai pensare di uccidere a prescindere piuttosto, ma ormai il giovane non si sorprendeva più di nulla, specialmente dopo che due omicidi erano già avvenuti.
Eppure non si capacitava di capire come qualcuno potesse mai pensare di voler uccidere una ragazza così gentile come lei, che anzi le avrebbe fatto pena se non fosse stata per la sua vera forza ben riconosciuta. Anche per questo motivo, chi mai avrebbe osato sfidarla così?! Forse quest'assassino si era approfittato di lei in qualche modo?
La situazione rimaneva comunque assurda, fin troppo. Gli sembrava così surreale e spaventoso anche il fatto che fosse riuscita a sopravvivere.
«Ed a proposito di assassini, mi sembra che sia giunto finalmente il momento di parlarvi del nuovo movente, hm?»
«Oh, non dovevo dirlo-»
Qualche volta Koyo avrebbe dovuto imparare a tenere la bocca chiusa, ma, al tempo stesso, poteva davvero fargliene una colpa?
Insomma... prima o poi sarebbe dovuto arrivare per forza quel momento, anche perché erano passati tanti giorni – se non settimane – dall'ultimo processo di classe. Probabilmente Akumu stava aspettando da chissà quanto tempo di poter fare quest'annuncio, ed onestamente avrebbe preferito per ovvie ragioni far tardare ancora di più quel momento così tremendo.
«Ormai sapete la situazione in cui stanno vivendo le vostre famiglie, i vostri amici... e anche Asako! Pensate che non ci sia alcuna soluzione per aiutarli a non esplodere da un momento all'altro? E invece c'è!»
«Comincio già a non fidarmi...»
Natsu stavolta parlò, anche come modo per avvertire i due di non farsi ingannare facilmente e soprattutto stupidamente da quell'androide crudele, infatti anche loro non sembravano essere tanto convinti da ciò.
Lo sapevano già che l'unico modo per salvarli era, come avevano detto lxi ed i suoi collaboratori altrettanto stronzi, di vincere il killing game, e sapevano anche che ciò non intendesse non farsi scoprire al processo di classe. Avevano ipotizzato che dovessero proprio liberarsi di quest'ultimi per effettivamente vincere, ma ancora non era esattamente chiaro come dovessero scoprire le loro vere identità prima di tutto.
Rimaneva il fatto che tutto questo sembrasse già un modo per ingannarli, e non aveva nemmeno detto il movente preciso.
Si sentirono subito dopo i suoni delle notifiche dei loro Akumuphones, che leggevano lo stesso testo della scorsa volta.
"Il movente è stato aggiornato.
Clicca qui per altre informazioni!"
«Andando a controllare i vostri Akumuphones, potrete leggere esattamente: "Se una persona uccide qualcuno e riesce a non farsi scoprire al processo di classe, le bombe sulla Terra verranno fermate.". Semplice, no? E allora che state aspettando, brutti imbecilli?»
Il televisore si spense, lasciando non solo quei tre ma anche il resto dei loro compagni nella totale... confusione, più che panico.
«Io... Io non sto capendo più un cazzo!»
Fu Koyo a prendere la parola dopo l'ennesima notizia scioccante che aveva sentito in così poco tempo, mettendosi le mani nei capelli addirittura da quanto gli facesse male la testa. Non era nemmeno lui quello malato, anzi ci mancava solamente lui per aggiungersi a Regina e Miho!
Si risedette per l'ennesima volta sul bordo del letto ed abbassò il capo, lasciando andare un sospiro profondo come tentativo di calmarsi.
Miliardi di persone erano letteralmente a rischio di esplodere da un momento all'altro e non potevano far altro per salvarli se non... uccidere qualcuno? Questa sì che era una stronzata, altroché!
Ma seriamente, era confuso. Era così confuso su... tutto! Aimi apparentemente era suo fratello, Akumu e quegli altri due non sapevano nemmeno tenere i cadaveri ai loro posti ed avevano fatto una bara per una persona che nessuno conosceva, la Terra sarebbe esplosa se non avessero vinto in chissà che modo strano, Miho era quasi morta mentre Regina era malatx e ad Akumu era sembrato comunque il caso di annunciare un movente poco convincibile! Davvero, voleva un po' di tregua onestamente. Chiedeva troppo per caso?
«There's too much going on at once! Anche Regina sta male, ma lxi almeno può chiudersi in camera, Miho no! She's all alone in infermeria e non può fare niente per difendersi, that's so cruel!»
Clover sembrava decisamente spaventata da tutto questo, guardando i due ragazzi con tanta preoccupazione. Non riusciva a credere che qualcuno potesse fare una cosa del genere alla povera Miho, e non riusciva a capire nemmeno come Akumu potesse approfittarsi e parlare male della sua debolezza in questo modo!
Povera Miho, probabilmente- anzi, sicuramente stava malissimo! C'era qualcosa che poteva fare per aiutarla a sentirsi al sicuro e meno sola?
Si strofinò un attimo il mento, pensierosx, ed in poco tempo sembrò trovare la risposta a quella domanda: ma sì che c'era, c'era eccome, ed era una soluzione ottimale non solo per lei, ma anche per altre persone!
«... Oh! That's it!»
Si avvicinò al cassetto lasciato aperto del comodino per prendere due fermagli, appartenenti a Fubuki e Totoro, ma poco dopo decise di prendere anche quello di Aimi perché sapeva bene che lo avrebbe trovato dove sarebbe andata prossimamente: in infermeria da Miho, ovviamente!
«Uh, Clover? Che stai facendo con quelli?» chiese quindi Natsu, inclinando lievemente il capo e corrugando le sopracciglia.
«Oh, voglio solo aiutare in questa difficult situation ed organizzare un pigiama party, per cui li darò io questi a Fubuki e Totoro! If I'm lucky enough, lo darò prima ad Aimi too!» spiegò semplicemente xlx ragazzx senza talento, tornando a sfoggiare un sorriso. Non poteva di certo avere un'idea migliore, ne era certa: Miho non sarebbe stata da sola e così nemmeno le altre invitate!
«Ma davvero, Clover? Un pigiama party?» ripeté con decisamente più incertezza il lanciatore d'asce, diventando ancora più perplesso della sua idea. Davvero le pareva il caso di organizzarne uno adesso?
«Huh? Pigiama party?!»
Solamente in quel momento il musicista sembrò riprendersi dal breve momento in cui era sommerso nei suoi pensieri, alzando il capo per guardare i due con curiosità. Si rimise infatti subito in piedi e riprese la propria chitarra in mano, tornando a sorridere.
«Io ci sto! I'm in!» esclamò infatti, alzando e scuotendo in aria il braccio libero.
«Koyo, I hate to break it to you, but... it's non-men only!» confessò però l'organizzatrice di esso, ridacchiando intanto che aveva distrutto con una sola frase e senza esitazione tutto l'entusiasmo del ragazzo.
Egli abbassò lentamente il braccio prima agitato con tanta allegria, mentre era rimasto a bocca aperta ed occhi spalancati da quanto fosse scioccato. Clover... voleva fare un pigiama party senza di lui? Questo era un tradimento di alto livello! Come poteva non invitare anche lui?! Che ingiustizia, che cattiveria, che offesa! Si sentiva così... tradito!
«... E chi ti ha detto che io non sia una signora-»
«Koyo, ti prego, lascia perdere.» lo interruppe subito l'altro ragazzo, sbattendosi la mano dritto in faccia dall'ennesimo momento di esasperazione.
«Hai ragione, meglio lasciar perdere.» concordò subito Koyo, portandosi nel frattempo pollice ed indice al mento.
Un po' strano come si fosse convinto piuttosto in fretta, ma Natsu non ci pensò proprio – anzi, era proprio grato che avesse deciso di ascoltarlo per una buona volta.
«Ecco, una cosa giusta.»
«Perché posso farne uno io!»
«Mi rimangio quello che ho detto.»
Come non detto, voleva fare di peggio.
«Un pigiama party tra non-women, come Clover direbbe! Ed ovviamente mi aiuterai, mia carissima testa a petrolio!» continuò a spiegare la sua idea il musicista, poggiando la mano libera al fianco con fare fiero.
«Co- io non ti aiuto in niente-!» cercò di ribattere il lanciatore d'asce, ma venne interrotto dal primo con il suo cenno di fare silenzio, per cui sbuffò e si mise a guardarlo male con le braccia incrociate al petto.
«Shhhh! E c'è ancora di più!»
Come se xlx ragazzx senza talento non fosse già sorpresx dall'iniziativa improvvisa quanto la propria di Koyo, sentì la curiosità farsi sempre più grande più egli parlava – non sapeva proprio mai cosa aspettarsi, cosa le avrebbe detto stavolta? Cos'avrebbe detto per farle pentire della sua scelta di fare un pigiama party esclusivo ai non-uomini?
«Clover, potrai non essere né uomo né donna, but it doesn't even matter!»
Lo vide provare ad avvicinarsi con fare piuttosto drammatico, ma non poté fare a meno di allontanarsi di qualche passo istintivamente. Ciò non sembrò fermare comunque il ragazzo dal volerle dire quella cosa così stravolgente.
«Because you're NOT invited either way! Vai pure a fare il tuo pigiama party senza la vera star, perché la star in questione, cioè io, ne farà uno doppiamente- anzi, tripla- uh... si dice triplamente? Beh, mine will be better than yours!»
Xlx ragazzx non ufficialmente invitatx al pigiama party di Koyo sembrò decisamente sorpresa da quelle parole, sgranando leggermente gli occhi e sbattendo addirittura le palpebre un paio di volte.
Non solo aveva deciso di fare un pigiama party suo per non-donne, che trovava in verità abbastanza sensato onestamente, ma aveva deciso che nonostante ciò lxi non potesse proprio entrare in alcun modo?! Wow, se l'era proprio presa tanto!
E lei non si sarebbe tirata indietro a questa sfida improvvisata, anche se Natsu la stava guardando con uno sguardo che diceva chiaramente che niente di tutto questo fosse una buona idea. Ma ci voleva un po' di silliness in questi tempi bui, no?
Con un ghigno in volto, fu decisamente pronta ad organizzare il pigiama party migliore di tutti i tempi.
«Challenge accepted!»
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Miho aveva sentito perfettamente quell'annuncio assurdo fatto da Akumu, anche perché aveva deciso di farlo apposta quando si sarebbe finalmente svegliata da quel sonno lungo e soprattutto freddo.
L'infermiera non era mai stata una stanza così accecante prima di adesso: c'era fin troppo bianco lì dentro per ovvie ragioni, ma stava facendo male ai suoi poveri occhi, riuscendo a malapena a tenerli aperti.
Era sdraiata su un lettino, con addosso non solo delle coperte che sembravano aver preso da una delle camere, ma anche dei guanti neri che non le appartenevano, anzi le ricordavano quelli che aveva Aimi prima di cambiare completamente outfit. A proposito, sembrava essere stato messo per lei un pigiama diverso dal suo solito e decisamente più pesante su una sedia lì vicino, per cui non appena sarebbe riuscita anche solo ad alzare il busto si sarebbe dovuta cambiare per riscaldarsi ancora di più, perché non riusciva a fare nemmeno quello per il momento.
Era come incollata sul materasso, incapace di fare altro se non muovere leggermente la testa o le braccia. Era così... debole, ed odiava tutto ciò da morire.
Era debole. Era un incapace adesso. Non poteva fare nulla per difendersi contro chiunque perché nemmeno riusciva a muoversi, ed anche quando ci riusciva si faceva ingannare in un modo così stupido.
Tutti quegli sforzi che aveva fatto per dimostrarsi forte ed indipendente erano invani?! Aveva fatto così tanto e con uno stupido errore era ritornata all'inizio, era ritornata a non essere presa più seriamente, ad essere così fottutamente inutile-!
«AH-!»
Un dolore atroce la trafisse improvvisamente alla testa, portando l'arciere a sorreggerla con entrambe le mani. Faceva male, troppo male, ed era ancora praticamente congelata.
Era un modo per dire al suo cervello di smetterla di pensare così tanto? Oh, magari fosse così facile, avrebbe smesso già tanti anni fa allora.
Ma cos'altro avrebbe dovuto fare in queste condizioni, incapace di fare qualunque cosa se non guardarsi intorno e diventare cieca da tutto quel maledetto bianco?
Non aveva idea nemmeno di dove fosse il suo Akumuphone, e... il suo apparecchio? Dov'era finito il suo apparecchio acustico?!
I suoi occhi cominciarono a puntare ogni angolo della stanza dal panico, ma fu più veloce del previsto ritrovarlo: era su un carrello piccolo accanto a lei, insieme al proprio cellulare, ben riconoscibile dal graffio che aveva sullo schermo sin dal primo giorno. Si era rifiutata sin dal primo giorno di chiedere ad Akumu di ripararglielo, questo lo ricordava molto bene.
Fece un sospiro di sollievo, mentre tornò ad avere lo sguardo rivolto verso il soffitto. Aveva pensato che avrebbe potuto vedere se sull'Akumuchat avessero scritto qualcosa gli altri, ma era troppo lontano per lei. Non riusciva proprio a muoversi nemmeno se ci metteva tutta la sua forza.
Davvero, cosa poteva fare?
Magari... avrebbe dovuto cercare di ricordare cosa mai le avesse detto Aimi appena si era svegliata prima di andarsene.
L'aveva... abbracciata, sì. L'aveva abbracciata, dandole quel calore che tanto bramava, e... aveva detto che doveva prendere qualcosa, aveva sentito solamente quello. Per il resto non aveva nemmeno più visto il ragazzo, infatti sentiva davvero tanto la mancanza di quel bel, dolce tepore.
Si guardò le dita, coperte dai guanti ma rosse come le orecchie e le labbra probabilmente, ed improvvisamente iniziò a muoverle non a caso, ma come stava cercando di imparare da un bel po' ormai per farsi capire in un futuro in cui non avrebbe più sentito del tutto, un futuro incerto anche a lei.
Unì indice e medio di una mano, portandoli alla propria fronte prima di piegare a metà i due indici, come se fossero due persone che si stessero inchinando: effettivamente, quello era come si salutava normalmente.
Se voleva dare la buonanotte, la prima azione veniva sostituita da due braccia che si incrociavano perché era quella che stava a significare "notte", mentre i due indici piegati riapparivano anche qua alla fine.
Per un po' aveva totalmente ignorato il problema dell'udito perché non riusciva proprio ad accettare che un giorno sarebbe diventata seriamente sorda, ed ora eccola lì a cercare di essere più fluente nella lingua dei segni. Le basi le sapeva, poteva mantenere una conversazione senza troppi problemi oltre alla velocità dei gesti, ma aveva ancora tanto da imparare.
Tornò a guardarsi quelle dita pallide nel silenzio totale, dove si sentivano solamente i suoi profondi respiri. Istintivamente iniziarono a muoversi nuovamente, senza esitazione e senza pensieri.
Si indicò prima con l'indice, precisamente indicò quel cuore prima ghiacciato, poi indicò davanti a sé con lo stesso dito, come se ci dovesse essere qualcuno lì, ed infine lo portò insieme al pollice attorno al mento, facendoli scivolare entrambi fino ad unirsi.
"Ti amo.", "Mi piaci.", era questo ciò che aveva detto con quei gesti così delicati.
Certo, c'era un altro modo per indicare un amore più profondo, perché questo era usato anche tra amici se si invertivano il secondo ed il terzo passaggio, ma la domanda rimaneva comunque la stessa: chi? A chi stava dedicando quelle parole?
Miho, chi ami?
La risposta a quella domanda non arrivò mai, interrotta dall'improvviso e piccolo urlo che la fanciulla fece non appena si accorse di Aimi seduto al bordo del lettino, con in mano una tazzina fumante che emanava un buon odore. Da quando era lì?! Come aveva fatto a non accorgersi totalmente di lui?! Che imbarazzo, che imbarazzo-!
«Oh, Miho! Scusami tanto, non volevo-» cercò di scusarsi lui, ma improvvisamente si fermò, ricordando qualcosa di fondamentale: non aveva il suo apparecchio acustico addosso, quindi probabilmente non lo sentiva. Avrebbe dovuto pensarci prima.
Con la mano libera, rimediò subito a scusarsi per bene: unì pollice ed indice davanti alla fronte, per poi aprire la mano ed abbassarla come in un inchino, il tutto mentre le rivolse un sorriso dolce.
L'arciere non poté fare a meno di essere sorpresa in un primo momento da quei gesti così fluenti, sgranando leggermente gli occhi e passando dal guardare il suo viso e le sue mani continuamente, dimenticando completamente di avvertirlo del fatto che ancora potesse sentirlo – non benissimo, ma ci riusciva comunque. Non doveva sforzarsi così tanto per lei dopotutto.
Il suo sguardo tornò poco dopo sulla tazzina, che le venne avvicinata di più per farle capire che fosse per lei.
«Oh- uhm... grazie.» mormorò semplicemente, ancora fin troppo stupita da ciò che aveva visto, mentre prese la bevanda e poté accorgersi che si trattasse di matcha. Ecco cosa le aveva detto prima: voleva prenderle del matcha, ed ora eccolo qui!
Prima di cominciare a berlo venne distratta dall'indice del ragazzo, che vide prima indicare se stesso, poi lei ed infine usare anche il pollice per circondarsi il mento e far scivolare quelle due dita fino ad unirsi ai polpastrelli. Gli stessi gesti che aveva fatto prima, guardando il soffitto e puntando ad esso, ma stavolta era lui a dire a lei quelle parole: "ti amo", "mi piaci". O forse era più un... "ti voglio bene", "mi piaci come amica"?
Non avrebbe mai osato chiederglielo, non avrebbe mai osato fare una domanda così imbarazzante per nessuna ragione al mondo, sarebbe rimasta col dubbio in eterno piuttosto che scoprire la verità. Già si sentiva l'intera faccia farsi più calda e, per quanto dovesse essere una cosa positiva nella situazione in cui si trovava, sapeva benissimo che il vero motivo fosse legato a quel sentimento che mai l'avrebbe abbandonata, la terribile ed assillante vergogna.
Presto, Miho, presto! Dì qualcosa, qualunque cosa! Basta che cambi argomento e in fretta!
«Ci- Ci sento, Aimi, ci sento, ahah...» chiarì subito infatti la ragazza, ritornando a guardare la tazzina di matcha tra le risatine decisamente nervose ed imbarazzate.
«Oh, davvero? Quanto ci senti?» le chiese lui allora, inclinando lievemente il capo dalla curiosità.
Ella bevve un sorso della bevanda prima di dare una risposta, facendo attenzione a non scottarsi – già si stava sentendo meglio grazie ad essa, ma forse perché era stata preparata così bene da essere così buona! Non finiva mai di stupirla quel ragazzo.
«Soffro di ipoacusia progressiva, per cui ancora ci sento anche se, uhm, n-non benissimo... e- e col tempo peggiorerà, ma non devi scomodarti troppo adesso! Ci sento comunque, quindi- uh... tranquillo, ecco.»
«Oh, per me non è un problema, davvero! Ma, se lo dici tu, allora sto fermo.» affermò semplicemente il performer della Disney, continuando a rivolgerle un sorriso, specialmente vedendo le espressioni sorprese che faceva ogni volta che sorseggiava il matcha.
«Com'è?»
«È- È buonissimo!» ammise subito lei, sorridendogli lievemente ma in modo genuino rispetto al solito, per poi continuare a bere con calma.
Il primo non poté fare a meno di ridacchiare lievemente alle sue parole, così come non si trattenne dal mettersi a semplicemente guardarla con aria sognante.
«Ne sono felice, mia cara.»
Una domanda però ancora le sorgeva spontanea riguardo la conoscenza di Aimi sulla lingua dei segni, e soprattutto era l'unico argomento che le veniva in mente di cui parlare piuttosto che rimanere in silenzio – forse per lui non era un problema così grande, ma a Miho imbarazzava anche quello, fin troppo.
«Come... Come fai ad essere così fluente? Io- uh, io non sono per nulla brava, ahah...»
«Con la lingua dei segni, dici?» chiese l'altro per sicurezza.
«Ah-! Uh- sì, sì, ahah...» confermò frettolosamente lei, ridacchiando nuovamente in modo nervoso.
«Beh, a Disneyland vogliamo accogliere tutti i bambini, ragazzi, adulti, anche anziani e farli divertire al massimo, anche quelli che sono sordi. Per questo l'ho imparata: per far passare anche a loro delle giornate indimenticabili in quel posto così magico!»
Mentre gli occhi del performer della Disney si illuminavano al parlare di ciò con tanta gioia, l'arciere era ancora una volta sorpresa da egli, dilatando gli occhi intanto che continuava a bere. Fu come se anche il suo cuore si scaldò a quelle parole, alla sua gentilezza così ammirevole che apprezzava tanto.
«È... È una cosa bellissima, Aimi...»
«E non voglio aiutare solamente loro.»
Prima che Miho potesse dire qualunque cosa, si ritrovò la mano, precedentemente appoggiata sulle coperte, adesso sollevata per essere coperta da due mani piene di calore, quel calore che tanto desiderava ma che le faceva provare anche delle strane sensazioni al petto.
Le sue guance arrossirono più che mai, mentre i suoi occhi puntavano prima alla nuova fonte di tepore e poi ad un sorriso, quel sorriso genuino pieno di ammirazione, ammirazione per la sua amata.
«Ti prometto che quando usciremo di qui starò sempre al tuo fianco, Miho. Ti prometto che ti supporterò sempre e comunque, ti prometto che ti aiuterò solo se me lo chiederai tu, ti prometto che neanche questa malattia mi impedirà di dirti quanto sei importante per me. Che sia con me o senza di me, ti prometto un finale dove potrai vivere felice e contenta.»
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Eppure questo finale lo vorrei vivere con te, Miho, anche se ti ho appena detto che va bene comunque senza di me.
Hah. Sono un egoista, non è così?
Ma chiedo così tanto? Voglio soltanto essere amato da qualcuno, che quel qualcuno mi assicuri che non mi abbandonerà mai e poi mai, stando insieme finché morte non ci separerà. Voglio anch'io un finale dove posso vivere felice e contento, come in ogni fiaba.
Ma se né Miho né Samu saranno nel mio futuro, allora temo che questo futuro non esista proprio, perché per me sono loro le persone con cui vorrei passare il resto della mia vita. Se nessuno dei due mi vorrà, allora mi convincerò una volta per tutte che sono io il problema, che non sono abbastanza per nessuno e che non meriti di vivere una vita come il principe azzurro di qualcuno.
Perché sto sbagliando tutto sin dall'inizio, sin dal giorno in cui sono nato sono diventato un problema per il mio primo amore, ma soprattutto prima amicizia.
Nello stesso giorno e nello stesso ospedale, ho incontrato colei che credevo sarebbe diventata in futuro la principessa della mia fiaba: Reika Fujita.
Eravamo entrambi due neonati, ma le nostre mamme hanno stretto un'amicizia così forte in quei giorni in ospedale che dopo essere uscite da lì hanno continuato a mantenere i rapporti, facendo crescere noi figli insieme, perché non c'era nemmeno un giorno in cui non ci vedevamo.
Io e Reika diventammo inseparabili come loro: numerosi pomeriggi li abbiamo passati l'uno a casa dell'altra a guardare i nostri film Disney preferiti, da lì l'inizio della nostra più grande passione, perché era il sogno di entrambi quello di lavorare insieme un giorno come performers al posto in cui andavamo sempre per il nostro compleanno vestiti come le coppie di qualche film – Disneyland.
Per questo, sin dall'età di dieci anni, abbiamo iniziato a prendere lezioni di recitazione: per prepararci al meglio al nostro futuro. Ovviamente, anche quelle le abbiamo prese insieme.
C'erano grandi aspettative su di noi, ma non per quanto riguardava il lavoro dei nostri sogni: per quanto riguardava la nostra relazione, la nostra amicizia che in futuro si pensava sarebbe diventata un qualcosa di più.
Inutile dire che mi sono innamorato di lei, che i miei sentimenti per lei diventarono sempre più profondi più il tempo passava, che nel mio futuro vedevo solamente lei.
Sono andato fuori di testa per Reika, volevo piacerle a tutti i costi e per farlo dovevo semplicemente... cambiare qualcosina di me, per diventare il suo ragazzo ideale.
Se il suo ragazzo ideale doveva avere i capelli rossi, allora li avrei avuti anch'io. No, non sto scherzando, ero rosso ai tempi solo per lei, ma questo ed altro per amore, hm?
La riempivo addirittura di regali, tutto pur di farmi piacere da lei. Ho comprato così tanti pupazzi della Sanrio, specialmente di Pompompurin, per lei perché ne andava proprio matta quanto noi amavamo la Disney. Io ho sempre preferito quest'ultima, ma non posso negare che non abbia comprato dei pupazzi di My Melody per me e soprattutto per far contenta lei.
E poi quel fatidico giorno arrivò.
A sedici anni facemmo finalmente le audizioni per lavorare come performers a Disneyland, ed i risultati non erano certamente quelli che ci aspettavamo.
Scoprì di essere stato preso, di aver reso realtà finalmente il mio più grande sogno, che tutti i miei sforzi erano stati ripagati. Ero così felice, così contento: avevo ottenuto il lavoro che più desideravo al mondo da giovanissimo e sicuramente anche per Reika era così, sicuramente saremmo rimasti sempre insieme! E c'era solo una cosa che potevo fare in quel momento, solo una cosa per concludere questa fiaba nel modo giusto.
Mi sono dichiarato.
Il mio primo, grande sbaglio.
Reika non era stata scelta, il suo sogno era stato distrutto in mille pezzi dopo tutte le fatiche, dopo tutti gli sforzi che ci ha messo.
Ripeto, io e Reika abbiamo sempre fatto tutto insieme, percorrevamo un'unica strada sin dalla nascita.
Gli stessi primi passi, pasti, parole.
Gli stessi giocattoli, parchi, film Disney.
Le stesse lezioni di teatro, passioni, sogni.
Ma non lo stesso lavoro.
Quella è stata la prima cosa che non abbiamo fatto insieme, ed anche la ragione per cui non abbiamo fatto più nulla insieme.
«Io? Mettermi con uno come te?! Te lo puoi SCORDARE!»
«Perché sei UNO STRONZO, AIMI!»
«UN NARCISISTA DI MERDA, ECCO COSA SEI!»
«SEI- Sei troppo appiccicoso! Mi stai SEMPRE addosso, SEMPRE! NON TI SOPPORTO!»
«SEI UN FOTTUTO RACCOMANDATO! Hai flirtato con i giudici per ottenere il posto, vero?! AMMETTILO, STRONZO, AMMETTILO!»
Gli insulti non finirono di certo là.
Reika continuò, continuò e continuò, accusandomi di cose assolutamente non vere come l'aver flirtato con i giudici e dicendomi le cose più brutte e dolorose che non avevo mai sentito in tutta la mia vita.
Ma non feci niente, permettendole di riempirmi tutte quelle cattiverie che stava tenendo dentro da chissà quando.
Eppure... non capivo, ed ancora non capisco.
Nelle fiabe, il principe dichiara sempre il proprio amore verso la principessa ed è ricambiato.
Cosa ho sbagliato? Cosa?!
Non ho mai ricevuto la risposta a questa domanda, e non fu nemmeno la prima volta che non la trovai.
Quel giorno però ebbi la conferma che tra me e Reika fosse finita ufficialmente quando prese la polaroid scattata lo stesso giorno e la spezzò in tanti, piccoli pezzi.
Mi lasciò lì, in ginocchio a raccogliere i pezzi della foto e del mio cuore, distrutto e martoriato durante quello che doveva essere il giorno più bello della mia vita.
Non ci sarebbero più stati i pomeriggi insieme a guardare i nostri film Disney preferiti, non ci sarebbero state più le lezioni di recitazione insieme, non ci sarebbero stati più pupazzi della Sanrio da regalarle e dei miei me ne sono liberato immediatamente, non ci sarebbe stato un futuro insieme.
Il mio futuro non aveva più un senso adesso, perché non avevo più la certezza che ci sarebbe stata Reika al mio fianco.
Cercai di riprendere subito la mia vita in mano però, ed il giorno dopo mi trasferì a Tokyo per iniziare ufficialmente la mia carriera come performer a Disneyland.
Ho conosciuto così il mio coinquilino, Erhard Färber, uno studente universitario che studia ingegneria e che si occupa sempre di cucinare per entrambi! Anche se qualche volta mi minaccia di avvelenarmi perché mi metto a cantare in giro per casa, so che in realtà ci tiene molto a me!
Dopotutto mi è sempre stato accanto nonostante tutto, e forse non esagero a dire che mi ha anche salvato la vita.
Non che voglia incolpare qualcuno, ma non so dove sarei finito se non fosse stato per lui.
Tutto ha inizio proprio nella mia nuova carriera da performer della Disney, cominciata una settimana dopo il mio trasferimento con l'ottenimento del mio primo ruolo in assoluto: il Principe Florian di Biancaneve.
Era davvero il lavoro dei miei sogni quello, mi sono trovato un sacco bene sin da subito con i miei colleghi e nuovi amici e mi divertivo davvero tanto a rendere contente le persone, ma mi sentivo comunque solo.
Ero ancora distrutto da quel che era successo con Reika: la vita non ha senso di essere vissuta senza l'amore di qualcuno e per me era lei quel qualcuno, non riuscivo a vedere nessun altro oltre lei ed andare avanti. O almeno, questo finché non incontrai una bellissima turista spagnola dal nome di Isabela, Isabela Menéndez Velázquez.
Isabela aveva riempito quel vuoto con una nuova speranza, la speranza che stavo perdendo nell'incontrare il mio vero amore.
È stata lei a fare la prima mossa e ad avvicinarsi a me, ed io, così disperato di essere finalmente amato da qualcuno, non ho potuto far altro che ricambiare le avances e finire per metterci insieme dopo tre giorni.
Eravamo così innamorati, così invidiati da tutti quanti perché eravamo uno perfetto per l'altra.
Lei si è trasferita a Tokyo per me, io le facevo tantissimi regali e la riempivo di attenzioni, ci siamo fatti insieme anche dei tatuaggi di coppia: sul mio braccio ben tre graffi, sul suo invece una rosa.
Andava tutto così bene, fin quando però non arrivammo al terzo mese di relazione, dove quella ragazza che tanto amavo diventò letteralmente irriconoscibile.
Diventò... più violenta, sia fisicamente che verbalmente. Diventò più gelosa, più possessiva, al punto che mi costrinse a trasferirmi da lei ed a dover chiudere i rapporti con Erhard, anche se quello non lo feci mai – ci siamo ritrovati infatti a doverci scrivere in segreto, e se lei lo avesse scoperto chissà cosa mi avrebbe fatto.
Eppure, nonostante ciò, non riuscivo proprio a dirle di no o peggio, a mettere direttamente una fine alla nostra relazione che non riuscivo più a riconoscere.
Credevo che Isabela mi amasse ancora, che quello fosse amore. Dopotutto, si era trasferita a Tokyo solo per me! Tutte quelle cose che aveva fatto per me dimostravano chiaramente che ancora mi amasse, no? Che non potessi mica lasciarla per queste... sciocchezze, sì.
Il vero problema arrivò il giorno in cui mi fece una proposta decisamente assurda, dettata anch'essa dalla forte gelosia che provava nei miei confronti dopo i miei successi.
A diciassette anni non solo sono diventato l'Ultimate Disney Performer, ma ho anche ottenuto quello che è il mio ruolo attuale e che mi sta più caro: Jack Heart!
Con tutta questa fama, con questo nuovo ruolo che mi richiedeva di stare più a contatto con le persone per renderle felici... stavo facendo solamente infuriare di più Isabela.
Questa sua rabbia è diventata così grande che mi aveva chiesto- anzi, mi aveva ordinato di lasciare il lavoro per trasferirmi con lei in Spagna, così da non essere riconosciuto più da nessuno ed essere tutto suo.
Quella è stata la prima volta che le sono andato contro, che le ho saputo dire di no, perché non volevo abbandonare il lavoro dei miei sogni, la mia famiglia, Erhard ed i miei amici per nessuna ragione al mondo!
Il mio secondo, grande sbaglio.
Ho fatto solamente preoccupare prima il mio allora ex coinquilino tornando da lui, perché mi ha visto in condizioni indecenti: io ed Isabela avevamo litigato pesantemente e lei non aveva esitato come sempre al farmi del male fisicamente, ritrovandomi ad essere trasandato, con dei lividi in varie parti del corpo e... spento. Un vero e proprio disastro.
Gli ho raccontato tutto e così sono finito per andare a dormire a casa sua, perché non voleva assolutamente che tornassi da quella "pazza" come diceva lui.
A quanto pare questo è stato anche un modo per lui per prendersi il mio telefono mentre dormivo e salvarsi il numero di mamma, in modo da poterla chiamare e parlarle.
Di cosa? Oh, beh, io l'ho scoperto la mattina dopo quando mi ha chiamato con una voce strozzata dal pianto.
In un primo momento avevo temuto il peggio, che mi stesse chiamando Isabela, ma quella chiamata fu comunque molto pesante.
Erhard l'aveva chiamata a mezzanotte per informarla della mia relazione, così che potesse convincermi lei a lasciare quella ragazza. Mi supplicò infatti, ricordandomi che l'amore non era di certo violenza e che la mia anima gemella era là fuori ad aspettarmi che la cercassi, e grazie a lei ottenni il coraggio per ripresentarmi in quella casa piena di ricordi orribili.
La prima cosa che Isabela fece fu correre tra le mie braccia, pregandomi di non abbandonarla di nuovo perché mi amava.
Stavolta però non ci cascai nuovamente, e con calma le ho spiegato che volessi porre fine alla nostra relazione.
Il mio terzo, grande sbaglio.
Non prese per nulla bene le mie parole, infatti non perse tempo ad afferrare un coltello per pugnalarmi con tutte le sue forze.
Riuscì a schivare maggior parte dei colpi fortunatamente, ma mi procurai comunque un lungo taglio sul braccio destro.
A salvarmi nuovamente da questa situazione fu il mio caro Erhard, che ovviamente aveva deciso di non lasciarmi da solo e venire con me e sentendo tutto quel baccano si è subito buttato su Isabela per tenerla ferma fino all'arrivo della polizia, chiamata da me.
Isabela... non venne incarcerata o nulla del genere, tornò semplicemente in Spagna. Mi sono rifiutato di denunciarla perché volevo sperare che tornando a casa sua avrebbe trovato un po' d'aiuto, e tutt'oggi spero che ci sia riuscita e che stia bene.
È passato un anno ormai da tutto quello che è successo in quella relazione con Isabela, ma ancora non riesco a dimenticarla, così come non riesco a dimenticare quello che è successo con Reika.
Le mie mamme mi hanno sempre detto che la mia anima gemella è fuori da qualche parte, e credo di averne trovate due in questo gioco così crudele: Miho e Samu, che non ho mai amato così tanto in tutta la mia vita.
Non voglio credere che l'amore sia solo sofferenza per quello che ho passato con Reika ed Isabela, ma sono sicuro che questa volta sia diverso, che questa volta ho trovato seriamente l'amore in due persone.
Ma non so se mi vogliono, non so nemmeno se riusciremo ad uscirne di qui insieme.
Ma voglio promettere non solo a Miho, ma anche a Samu che avranno i loro finali felici e contenti come nelle fiabe.
Nasconderò il mio dolore, la mia sofferenza, le mie lacrime per non preoccupare più nessuno: mi sono promesso questo dopo tutto quello che è successo, perché voglio proteggere chi amo a qualunque costo, anche a costo della mia stessa vita.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Aveva...
Aveva sentito bene?
Tutte quelle promesse... erano vere?
Insomma, era un po' sorda, quindi probabilmente aveva solo sentito male e frainteso tutte quelle parole così dolci che non meritava assolutamente- no, no, basta illuderti da sola, Miho.
Aveva sentito benissimo, aveva sentito tutto quello che le aveva detto, dalla prima all'ultima parola, e le faceva così male.
Aimi... non si meritava una come lei.
Aimi si meritava decisamente di più.
Aimi si meritava un qualcuno che non fosse così imbarazzante come Miho.
Aimi si meritava un qualcuno che fosse capace di anche guardare negli occhi le persone, perché Miho non riusciva a fare nemmeno quello adesso.
Aimi si meritava un qualcuno che riuscisse ad avere una conversazione senza balbettare ogni due per tre come Miho.
Aimi si meritava un qualcuno che non fosse così incredibilmente stupido da venire chiuso in una cella frigorifera come Miho, che doveva essere lasciata lì dentro a morire lentamente mentre delle stalattiti di ghiaccio si sarebbero formati nel suo cuore per trafiggerlo sempre più in fondo-
«MIHO!»
Non ebbe nemmeno il tempo di reagire che delle braccia familiari la avvolsero con tanta forza, mentre la sua mano venne lasciata per avere quella nuova fonte di calore. La tazzina di matcha invece venne letteralmente presa da Aimi in pochissimo tempo per salvarla.
Fubuki era letteralmente corsa da lei, buttando addirittura il telecomando sul lettino pur di poter abbracciare la ragazza che temeva avrebbe perso per sempre.
Ma non era così perché era lì, non era un'illusione di alcun tipo: Miho era ancora in vita e non poteva esserne più che grata.
«Fubuki...»
L'arciere sentì le lacrime agli occhi a quella stretta, perché si era resa conto solo in quel momento di quanto aveva fatto preoccupare non solo la povera Fubuki, ma anche Aimi e probabilmente pure gli altri loro compagni!
Che stupida, che idiota.
Se non si fosse fatta ingannare così facilmente, a quest'ora non avrebbe fatto preoccupare proprio nessuno. Doveva dimostrare di poter riuscire a fare qualunque cosa da sola ed aveva fatto l'esatto contrario!
Lasciò andare però un sospiro profondo, e lentamente circondò le braccia attorno al busto della fanciulla. Non doveva farla sentire più in quel modo, doveva trattenere tutte quelle emozioni negative o avrebbe solo peggiorato tutto quanto – non adesso, non ora, poteva farcela.
«Miho! Sei qui!»
«Miho! Are you okay?»
Due nuove voci si aggiunsero, ma solamente una di queste si unì all'abbraccio: si trattava di Emylia, da cui poteva sentire una miriade di singhiozzi che non riusciva a trattenere insieme alle lacrime lungo il viso che bagnavano la sua testa. Da un piccolo spiraglio poté vedere che avesse a sua volta abbandonato qualcosa prima di avvicinarsi a lei, ovvero il suo prezioso pupazzo, messo assieme al telecomando di Fubuki.
«Sì, sì, non- non preoccupatevi, ahah...» rispose la malata in questione, ricambiando anche l'abbraccio della ricamatrice mentre i sensi di colpa si facevano sempre più grandi.
«Oh, we're so glad!»
L'unica che invece preferì guardare in compagnia di Aimi era Clover, che anzi non poté fare a meno di sorridere dolcemente al vedere quella scena tanto tenera. Era così gratx anche lxi che non fosse successo nulla di seriamente fatale e che tutto sommato stesse bene, ma ciò non cambiava di certo la grandissima idea che aveva avuto prima!
Ne aveva già parlato con le altre ed erano tutte d'accordo, per cui mancava chiedere solamente a lei!
Ma prima aveva un regalo da consegnare al ragazzo accanto a lui, che come aveva previsto l'aveva trovato proprio in infermeria.
«Hello, Aimi! Today I'm your mailperson!» gli annunciò con un gran sorriso, mentre dietro la schiena teneva proprio il suo regalo.
«Ohhh, davvero? Fammi vedere!» esclamò lui con la stessa allegria, adesso decisamente curioso di cosa potesse dargli.
«It's a cute, little gift from Regina! Theeeere you go!» spiegò xlx ragazzx senza talento prima di svelare finalmente cosa fosse, presentandoglielo davanti: un fermaglio bianco a forma di stella.
In un primo momento il performer della Disney non seppe proprio come reagire, guardando quell'oggetto con stupore, come se non si aspettasse totalmente una cosa del genere – o meglio, non si aspettava che fosse statx Regina a fargli quel regalo. Ora che lo notava, anche Clover aveva addosso un fermaglio dalla stessa forma, ma in nero.
Una domanda gli venne spontanea: come mai Regina aveva deciso di regalargli questa cosa? Perché? Era... un modo per ristabilire la loro amicizia?
Beh... era un inizio, un buon inizio.
«... Grazie, Clover.»
«You're welcome, eheh!»
Il viso di Aimi si tramutò in poco tempo da un'espressione sorpresa ad una intenerita, mentre prese il regalo e l'osservò da più vicino prima di metterlo in testa insieme agli altri che già aveva della stessa forma.
Era... commosso, toccato nel profondo del suo cuore da quel gesto.
Nonostante tutto ciò che era successo, nonostante avesse paura di avvicinarsi a lei, Regina rimaneva ancora sua amica e voleva tornare ad essere suo amico come prima.
Insomma, era un inizio. Tutto questo era solamente un inizio ed Aimi non si sarebbe lasciato sfuggire quest'occasione.
«Anyway, Miho! Abbiamo una proposta che non potrai absolutely rifiutare!» riprese poco dopo ad annunciare l'unicx ragazzx lì dentro, attirando l'attenzione di tutti.
L'operatrice SAPR e la ricamatrice si staccarono finalmente dall'arciere, rimanendole però comunque accanto – la prima però riprese il proprio telecomando e solamente dopo ritornò accanto a quest'ultima, poggiando una mano sulla sua spalla, mentre la seconda si sedette sul lettino per fare comunque compagnia, riprendendo a sua volta Lilith dove l'aveva lasciata per stringerla a sé.
«Una proposta...?» ripeté Miho con sorpresa, sgranando leggermente gli occhi. Cosa mai avrebbe potuto dirle una come Clover? Non ne aveva la minima idea, avrebbe solamente dovuto aspettare che lo dicesse lei stessa, ed infatti non perse tempo a farlo.
«Ho pensato che potessimo fare un fantastic pigiama party tra non-men qui, con te!» spiegò infatti, con un sorrisetto fiero sul suo volto al vedere addirittura Aimi sorpreso da ciò, e non solo.
«A-Aspetta, cosa?»
Un pigiama party? In infermeria?
... Non era mica un modo per proteggerla da qualche assassino, vero? Oh, certo, era sicuramente quello il vero motivo!
Clover stava organizzando un pigiama party in modo da poter stare tutti insieme ed assicurarsi che a lei non sarebbe successo assolutamente nulla perché era debole! L'aveva capito, era inutile fare questa festa per finta, aveva scoperto i suoi veri piani e non era per nulla d'accordo!
«M-Ma no, ragazze- non c'è bisogno che voi restiate qui per la notte solamente per me, è anche scomodo-»
«Miho, ti prego!» la supplicò improvvisamente Emylia, guardandola con un'espressione piena di tristezza da fare decisamente pena.
«Per- Per favore, vogliamo fare un pigiama party con te...!» si aggiunse anche Fubuki, imitando lo sguardo dell'altra.
Prima un sussulto, poi un altro.
Miho era letteralmente circondata da due persone che le imploravano di dire di sì, e presto divennero tre con l'aggiunta di Clover ed il suo viso a sua volta da cane bastonato.
«C'moooon, Miho! Don't you wanna have fun with the girls and I?»
Inizialmente era convinta che non avrebbe mai potuto dire di sì ad una cosa del genere, ma non aveva calcolato un grosso problema.
Miho era incapace a dire di no.
Abbassò il capo mentre strizzò gli occhi dall'imbarazzo, cercando di non incontrare più quegli sguardi supplichevoli.
«V... Va bene...!»
«AAAAAAAAAAAAH!» urlarono all'unisono le tre, ma non dalla paura, anzi: erano delle urla di vera e propria gioia, contente di essere riuscite a convincere l'arciere.
Ella sapeva perfettamente che si sarebbe pentita piuttosto in fretta di questa scelta, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Il performer della Disney intanto era rimasto in disparte, osservando quella scena che trovava così adorabile da lasciarsi sfuggire sottovoce un "aw".
Il suo piano in teoria era quello di rimanere lui a fare compagnia a Miho per la notte, ma adesso che era stata invitata ad un pigiama party si sentiva un po' più sicuro: dopotutto, aveva fiducia in tutte e tre, soprattutto in Clover in quanto sux amicx più strettx.
Rimaneva però un problema, che realizzò solamente qualche secondo dopo.
«... Hey! Non mi avete invitato?!» domandò infatti, parendo quasi offeso da ciò.
Tutte e quattro ridacchiarono alle sue parole, chi timidamente e chi in una vera e propria risata come l'organizzatrice della festa.
«No, you silly! It's non-men only!» gli ricordò infatti con un sorriso, che si allargò vedendo il ragazzo incrociare le braccia al petto ed esagerare la sua rabbia con un broncio.
A quel punto si portò un dito al mento, come se stesse riflettendo su qualcosa.
«Buuuut I know che Koyo sta cercando di battermi facendo un pigiama party migliore ma non-women only, sooo you should go and help him! Anche se saremo noi a fare the best one!» aggiunse infatti.
«Ah, sì?»
Il performer della Disney sorrise a sua volta, ma non in uno di quei modi dolci come faceva sempre: era uno beffardo, che sapeva proprio di sfida. Una sfida che in verità riteneva di aver già vinto da un pezzo, perché lui era Aimi Fuzukawa, e chi altro poteva fare un pigiama party coi fiocchi se non lui e Koyo?
Insieme sarebbero stati imbattibili, Clover avrebbe visto quanto fossero capaci di divertirsi un mondo senza essere alla sua festa ed avrebbe implorato lei a loro di entrare! Era così geniale, aveva già tante idee perfette e non poteva perdere altro tempo!
Doveva solo andare a trovare il suo caro fratellino ed il resto degli invitati, ma non prima di annunciare ufficialmente la battaglia al miglior pigiama party di sempre.
«Sfida accettata!»
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
In quella giornata piena di stranezze non poteva non esserci un'altra delle tante cose che avrebbe fatto arricciare il naso a molti, oppure li avrebbe inteneriti, non c'era davvero una via di mezzo quando si trattava di due bambini androidi che giocavano spensierati nonostante uno dei due fosse colxi che aveva creato delle bombe pronte ad esplodere da un momento all'altro sulla Terra, e che aveva anche rinchiuso dei ragazzi in un killing game nello spazio. Avrebbero solo dovuto dimenticare questi, uhm... piccoli dettagli per poter vedere quella scena come un qualcosa di carino e tenero piuttosto che disturbante.
Appunto però non era mica facile fare finta di nulla su un qualcosa del genere, su tutte le cose che quelxx ragazzinx aveva fatto nei loro confronti, e per uno come Heisenberg era difficile non scoppiare al solo vederlx.
Insomma, se già sentiva una forte rabbia dentro di sé anche al solo sentire il suo nome, allora sarebbe dovuto essere già esploso in questo momento, dove Akumu stava giocando con Mochi a fare il giro intorno a lui. Aveva addirittura dovuto allungare le braccia di più del dovuto per rendere ciò possibile, per cui exlx aveva adesso letteralmente gli arti superiori più lunghi della norma mentre giocava con l'impassibile bambina.
L'unico non d'accordo con tutto ciò era per l'appunto l'umano, che però si era ritrovato circondato in una questione di pochi secondi prima di poter scappare con il proprio androide altrove, per cui adesso si ritrovava bloccato lì anche a causa di quest'ultimo e della sua voglia di giocare.
«Giro giro tondo, quanto è bello il mondo-»
«Giro giro tondo, casca il mondo-»
Improvvisamente i due più piccoli si fermarono, confusi da quello che l'uno aveva sentito uscire dalla bocca dell'altra. Entrambi ricordavano la canzone in un modo diverso? Ma c'era solo un modo giusto per cantarla, quindi perché doveva essere diversa? Perché avevano detto entrambi cose diverse?
«È "quanto è bello il mondo".»
«È "casca il mondo".»
Sgranarono contemporaneamente gli occhi, guardandosi ancora una volta come avessero detto a vicenda la cosa più strana di tutte.
Ancora? Ma che stava succedendo?
Quella era anche una domanda che si stava ponendo anche l'ingegnere robotico onestamente, che poteva solamente osservarli con fare altrettanto perplesso.
«La canzone fa "Giro giro tondo, quanto è bello il mondo, casca il mondo, casca la Terra, tutti giù per terra". Non esistono altre versioni.» spiegò la bambina, pacata sia nel tono della voce che nel suo modo di guardare il suo compagno di giochi.
«Ma non è vero! È tutto giusto tranne quella parte su quanto è bello il mondo, perché il mondo fa schifo!» ribatté quest'ultimo, che d'altro canto esprimeva senza esitazione tutta la rabbia che stava "provando" sia a voce che nell'espressione sul viso.
«Ma la canzone fa così.» continuò la più bassa, sempre mantenendo la calma.
«A me non piace!» esclamò quindi xlx più altx tra i due, mentre si arrabbiava di più. Forse non aiutava per nulla il fatto che lei non stesse reagendo a nulla per ovvie ragioni, dandogli l'impressione di qualcuno a cui non poteva fregar di meno della questione.
«Ma la canzone fa così.» ripeté infatti la stessa frase di prima, portandolo ad aggrottare di più le sopracciglia.
«Ed io ti ho detto non mi piace!»
Mochi non poteva fare molto riguardo al suo modo di rispondere, era stata programmata diversamente da Akumu ed ovviamente avrebbero avuto delle differenze di qualche tipo, come appunto il loro modo di comportarsi – lxi dava un'impressione decisamente più umana di sé, mentre lei manteneva quella sensazione di non avere una bambina reale davanti.
«Non puoi cambiare una canzone che non è tua, le sue origini risalgono direttamente a-»
«E basta! A me piace senza la parte in cui dice che il mondo è bello, va bene?!»
«No.»
«Ugh! Basta giro tondo, mi hai rotto!»
Il ragazzino non esitò a lasciar andare le mani dell'altra ed a far tornare le braccia ad una lunghezza più normale per incrociarle al petto, mettendo successivamente il broncio e dando addirittura le spalle a lei e all'umano.
«Cosa ti ho rotto?» chiese genuinamente la bambina, inclinando lievemente la testa.
«I coglioni! Ecco cos'hai rotto!»
«I coglio-»
Prima che potesse ripetere la risposta appena data, si ritrovò le labbra coperte dalla mano di Heisenberg, che le fece cenno con la testa di non ripetere quelle parole prima di rivolgere all'altro uno sguardo decisamente poco contento.
«Direi che può bastare.» borbottò infatti, decisamente stanco di essere lì.
Voleva infatti andarsene già da prima, ma ciò non sembrò essere destino, dato che dovette preso coprirsi le orecchie dal rumore assordante della porta che veniva spalancata: Koyo ne era l'artefice, seguito da Natsu che con un'espressione abbastanza turbata teneva tra le braccia un'intera bottiglia d'acqua. Le sorprese non finirono lì, poiché subito spuntarono dietro quest'ultimo anche Samu ed A-Yeong, ma loro non stavano portando niente come il musicista.
«BUOOOON POMERIGGIO!» salutò quest'ultimo con entusiasmo, sfoggiando un grande sorriso. Poté vedere il secondo sospirare profondamente al vederlo così.
Onestamente non lo biasimava, anche perché era piuttosto confuso su cosa stesse succedendo in quel momento – insomma, perché erano entrati in quattro tutti insieme? Stavano facendo una riunione segreta di cui lui non ne sapeva nulla? Doveva preoccuparsi di possibili omicidi?
«Uhmmm, buon pomeriggio...?» ricambiò infatti in modo incerto il saluto, con anche un lieve cenno della mano. Il gesto venne ricambiato sia dell'arteterapeuta con gentilezza che dal burattinaio con tanta gioia ed energia.
«Oh, Heisenberg! Sei già qui, meno male! Hai letto il mio messaggio super importante per caso?» domandò subito dopo il musicista, tirando fuori il proprio Akumuphone per metterglielo fin troppo vicino alla faccia.
«No, non l'ho visto-»
Il ragazzo allontanò immediatamente il dispositivo, spingendolo verso il suo proprietario che guardò con fare infastidito.
Prese con l'altra mano il proprio, in modo da poter guardare da sé il messaggio di cui stava parlando.
┍━━━━━━━━━━━━━┑
𝐆𝐋𝐈 𝐈𝐌𝐁𝐄𝐂𝐈𝐋𝐋𝐈 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐒𝐏𝐀𝐙𝐈𝐎 🌠🌌
✨ Sparkling_Haru 😎✨
ATTENZIONE NON-DONNE!! DIRIGERSI IMMEIDATAMENTE IN SALOTTO!!!!
— 15:12
┕━━━━━━━━━━━━━┙
Oh, era seriamente una riunione.
Una riunione in cui erano erano stati invitati solamente coloro che non erano donne, per qualche strana ragione. Perché mai avrebbe dovuto chiamare solamente loro? Perché quest'esclusione? Ma che diavolo stava succedendo di preciso in un giorno solo?!
«Okay...? Qualche spiegazione?» chiese infatti, corrugando le sopracciglia.
Guardò anche gli altri presenti in cerca di qualche risposta, ma non sembravano sapere assolutamente nulla nemmeno loro, oppure esprimevano di esserne contrari per via della faccia che facevano – o meglio, faceva, visto che parlava solamente del lanciatore d'asce.
«Oh, in verità è molto semplice!»
Koyo si allontanò dal più alto, facendo dei passi indietro in modo che potesse avere l'attenzione di tutti quanti. Non aveva intenzione di far attendere troppo le risposte, ma prima dovette assicurarsi che Natsu, come un bravo assistente, gli stesse accanto tutto il tempo, per cui gli fece cenno di avvicinarsi con la mano. Egli sbuffò rumorosamente prima di semplicemente eseguire l'ordine – voglia di litigare non ne aveva al momento, e tanto sapeva che sarebbe stato costretto a tutto questo a prescindere.
«Bene, ragazzi, oggi siamo riuniti qua per organizzare un fantastico-!»
Sbam!
Per la seconda volta in pochissimo tempo la porta svenne spalancata, motivo per cui l'ingegnere robotico si coprì nuovamente le orecchie mentre Mochi poggiò una mano sul suo braccio per confortarlo.
Stavolta fu opera di Aimi, che aveva dovuto dare un calcio per aprirla dato che aveva le mani occupate da ben due ciotole.
«Ops, scusate! Sono in ritardo per caso?» chiese, sorridendo in modo imbarazzato.
Koyo non poté fare a meno di pensare come fossero entrati entrambi allo stesso modo in quella stanza, come avessero fatto una cosa... simile, se non uguale. Quel momento si ripeté nella sua testa, ma al posto del castano vide se stesso e se stesso al posto del castan- no, Koyo, calmo. Andava tutto bene: Aimi non era lui e lui non era Aimi, non avevano assolutamente nulla in comune e mai l'avrebbero avuto.
Magari... dalla prossima volta in poi avrebbe aperto la porta con più calma, sì. Era una buona idea, sensata ed ideale alla situazione, non aveva assolutamente nulla di cui preoccuparsi.
Piuttosto era curioso di cosa stesse facendo con due ciotole in mano, e fu sorpreso di vedere che contenessero entrambe delle patatine da una forma inusuale: erano tanti, piccoli cuori, perfettamente intatti.
«Ho sentito dire che stiamo facendo un pigiama paaaartyyyyyyyyy!» annunciò con gioia egli, mettendo ben in mostra il cibo che aveva portato proprio per l'occasione.
«QUESTO È LO SPIRITO GIUSTO!» esclamò poco dopo il minore, allungando le braccia per indicare il più alto, che sembrava decisamente fiero del suo lavoro.
«Ed ancora devo preparare altro per questa grandiosa occasione!»
«PATATINE- AH-!»
A-Yeong cercò immediatamente di buttarsi letteralmente addosso ad Aimi per prendere il cibo, ma venne fermatx piuttosto in fretta da Samu prima che potesse combinare uno dei suoi soliti disastri, afferrandolx per la felpa. Per ovvie ragioni il primo non fu contento, mettendo come al solito il broncio ed incrociando le braccia al petto, mentre quest'ultimo gli rivolse uno sguardo da disapprovazione.
«Pigiama party?» ripeté poi, stavolta guardando i due fratelli con perplessità.
«Pigiama party, esatto!»
Il musicista si avvicinò al performer della Disney per prendere una delle due ciotole, tornando poi accanto al lanciatore d'asce e passargliela. Egli storse il naso e fece semplicemente un sospiro esasperato, afferrandola e tenendola al posto suo.
«Clover ha deciso di organizzarne uno con le ragazze, escludendo completamente noi! Così ho pensato di farne uno anch'io, ma invitando solamente voi e vietando assolutamente di fare entrare quelle come loro non vogliono far entrare noi! Gli faremo vedere così che siamo i migliori a divertirci!» spiegò finalmente il primo, ottenendo l'attenzione di tutti i presenti – c'era chi lo guardava sorridendo, emozionato di quello che avrebbero dovuto fare, ma c'erano anche delle facce poco convinte a cui avrebbe dovuto sicuramente parlare, perché aveva bisogno della presenza di tutti per assicurarsi che la sua festa sarebbe stata la migliore.
«Che dite? Ci state?»
«MA OVVIAMENTE! Che dobbiamo fare, eh?! Eh?! Eh?!» chiese immediatamente il burattinaio, con un gran sorriso sulle labbra e tanta voglia di darsi da fare – era l'idea più bella che Koyo potesse mai avere, non vedeva proprio l'ora! Come avrebbe fatto ad aspettare fino alla sera?!
«Mi sembra un buon modo per non rimanere da soli.» rispose con più calma l'arteterapeuta, sorridendo lievemente. Oltre ad essere un'idea carina per distrarre tutti quanti dalla situazione agitata di quella giornata, poteva essere anche un piano per evitare che qualcuno rimanesse solo la notte dopo appunto tutte quelle notizie recenti.
«Io sto già preparando il cibo, come potrei non essere d'accordo?» confermò invece il performer della Disney: da quando era stato informato dall'amicx che Koyo stesse organizzando un pigiama party, non aveva perso tempo a recuperare già le patatine, ed ancora aveva altro da preparare! Si sarebbero divertiti tanto, ne era certo.
«È troppo tardi per andarmene?» domandò invece il lanciatore d'asce, guardando il musicista con lo sguardo più stanco ed infastidito che potesse avere. L'idea non gli piaceva per nulla onestamente, avrebbe preferito di gran lunga rimanere da solo invece che assieme a dei potenziali assassini, infatti proprio per questo motivo temeva che avrebbe passato una notte in bianco – che già faceva di tanto in tanto quando stava da solo, figuriamoci in compagnia.
«È tardissimo, testa a petrolio!» rispose però quello leggermente più alto tra i due, sorridendo fieramente mentre vide l'altro sospirare profondamente per l'ennesima volta.
«Peccato che non ho avuto una scelta a prescindere, biondino...»
«Io... non voglio partecipare.»
L'ingegnere robotico fu l'unico ad opporsi liberamente, prendendo la mano del proprio androide per prepararsi ad andarsene. Anche a lui non ispirava granché l'idea di fare un pigiama party – insomma, già non si era divertito affatto al compleanno di Fubuki più di una settimana fa con la musica ad un volume troppo forte ed i vari casini di quel giorno, figuriamoci in un pigiama party!
Avrebbe preferito a sua volta chiudersi in camera propria e basta per quella notte, tanto aveva avuto sempre la compagnia di Mochi, quella che apprezzava più di tutti.
«Ma come no?!» esclamò subito A-Yeong, arrabbiato da quella risposta. Davvero voleva perdersi tutto il divertimento in questo modo? Wow, che persona noiosa che era!
Ma ciò non sembrò preoccupare minimamente l'organizzatore della festa, avvicinandosi ad Heisenberg con un sorrisetto beffardo.
«Hai davvero intenzione di rimanere da solo con il rischio di venire ucciso? O peggio, con il rischio di essere accusato di aver ucciso qualcuno? Hmmmm?» gli ricordò infatti, portandosi il pollice e l'indice al mento infine, come se stesse riflettendo.
Natsu fu decisamente l'unico a guardare Koyo con fare deluso quasi, anche se ormai doveva essere abituato a delle cazzate del genere. Perché si era fissato a dover fare questa festa? Solo per battere Clover? Ma cosa ci guadagnava se avesse "vinto"? La gloria e la fama che già aveva?
Venne distratto per un momento da Samu, che gli si avvicinò per chiedergli a gesti di passargli qualcosa, come per aiutarlo. Negò semplicemente con la testa, indicandogli che non gli desse fastidio tenere sia la bottiglia che la ciotola, ma in verità era il sentimento di sfiducia nei suoi confronti a guidarlo al momento – mica si era dimenticato di quello che era successo prima con Clover, non avrebbe potuto mai dimenticarlo.
Per sua fortuna non insistette, anzi andò a chiedere la stessa cosa ad Aimi, potendo notare solamente che questa sua richiesta di aiutare venne rifiutata nuovamente.
Comunque, non era questo l'importante.
Fu sorpreso infatti di vedere successivamente l'ingegnere robotico avvicinarsi insieme a Mochi ad Akumu, che in tutto questo aveva semplicemente osservato ed ascoltato i loro piani di quella sera nel totale silenzio, come se lxi non fosse là. Tanto sarebbe venutx a sapere di ciò a prescindere, no? Con le sue maledette telecamere che voleva distruggere personalmente una ad una, magari usando le asce nella palestra- no, Natsu, fermo. Rischiare la morte di nuovo non era nella sua lista di cose da fare.
Il secondo più alto in quella stanza si abbassò leggermente per xlx secondx più bassx lì, che lx fissava con un sorriso.
«Non hai nemmeno una bottiglia di sakè da darmi te?» xlx chiese, guardandolo comunque con uno sguardo abbastanza minaccioso.
Xlx ragazzinx si ritrovò a riflettere per un momento, ma non perse tempo ad allungare un braccio verso di lui con la mano aperta, come se stesse aspettando qualcosa in cambio, ed era effettivamente così.
«Quindici Akumucoins, prego!»
Prima che Heisenberg potesse anche solo cercare quelle monete, venne immediatamente tirato indietro dalla maglia da Aimi, che si mise in mezzo a lui e all'androide con cui stava facendo affari.
«NONO! Niente alcool!» puntualizzò infatti, rimproverando entrambi con lo sguardo.
Il primo sbuffò rumorosamente, dimenandosi dalla presa dell'altro umano per semplicemente iniziare ad allontanarsi di lì.
«E che cazzo!» sbottò invece Akumu, stringendo le mani in due pugni e battendo il piede sul pavimento mentre ricambiò lo sguardo arrabbiato di Aimi.
«Ma ti sembra il caso di metterti in mezzo agli acquisti altrui-!»
«E che cazzo.» ripeté improvvisamente una voce bambinesca e decisamente familiare, portando tutti quanti a girarsi verso la sua proprietaria: Mochi, che manteneva uno sguardo pacato come sempre.
Addirittura il suo creatore si era fermato a sentirla, guardandola con uno sguardo scioccato. Non aveva sentito male, aveva sentito benissimo e sapeva anche chi doveva incolpare per questo piccolo incidente.
Si girò quindi nuovamente verso Akumu, con ancora una volta un'espressione molto scontenta in volto, piena di rabbia.
Egli non fece altro che scrollare le spalle, continuando a sorridere ingenuamente, come se niente di tutto ciò fosse un suo problema.
Così come non sarebbe stato un suo problema nemmeno tutti i casini che avrebbero combinato con questi pigiama party, perché sapeva già che nulla sarebbe andato così bene come loro credevano.
Quegli imbecilli erano sempre così prevedibili dopotutto, bastava ricordare che già ben due omicidi fossero avvenuti e nemmeno un mese era ancora passato. Perché non renderli tre allora?
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Non aveva nemmeno idea di che ora fosse adesso, ma onestamente non riusciva a prendere sonno dopo l'incredibile festa che avevano avuto! Si erano proprio divertiti, ci voleva proprio dopo tutto quello che era successo in un giorno solo, ed era questa la cosa fondamentale per ▇▇▇▇▇▇▇.
... Oh, scusate! Ci ho proprio preso l'abitudine a censurare tutte le informazioni a voi utili, non posso farci proprio niente!
Magari cercate di avere un po' di pazienza, eh? Eventualmente saprete tutto quanto, anche se onestamente è più bello vedervi confusi, persi e disperati su chi potrei mai star parlando. Sarà lui? Sarà lei? Sarà lxi? Ma chi è lui? Chi è lei? Chi è lxi? Beh, non sta a me dirvelo, non adesso almeno.
L'ultimate aveva dormito per qualche ora, sì, ma questo sonno piacevole non durò per tanto e ad una certa si svegliò nel bel mezzo della notte, forse addirittura prima dell'alba. Non che potessero vederla nello spazio, il che era una cosa abbastanza triste. Era da tanto che non avevano come vista quel chiaro cielo azzurro, accompagnato dalle nuvole e da quella grande stella chiamata Sole. Chissà per quanto altro tempo sarebbero dovuti rimanere là, chissà quando avrebbero vinto questo killing game.
Eppure quella non era la sua preoccupazione al momento, ritrovatosi seduto al bordo della piscina con i piedi nell'acqua tiepida e pulita. Doveva ammettere che era piuttosto piacevole ritrovarsi nel cuore della notte lì dentro, nel totale ma strano silenzio. Quando si era svegliato aveva avuto il dubbio su cosa poter fare dato che non riusciva più a riaddormentarsi, e quella fu l'idea che gli sembrava più interessante, da provare sicuramente, e ne era proprio valsa la pena. Sarebbe tornato dagli altri tra dieci minuti, giusto il tempo di godersi quell'atmosfera in compagnia.
Quale compagnia?
Oh, l'ultimate avrebbe risposto parlando di un amico che nessuno poteva vedere se non lui, se non sotto forma di una bambolina.
Non la mostrava a nessuno solitamente per paura, paura di essere giudicato per avere un amico immaginario a quell'età, ma adesso che non c'era nessuno poteva benissimo tirarla fuori e far godere il momento anche ad essa, al suo caro amico!
Eppure alla fine una parte di sé sapeva di essere da solo, che non ci fosse realmente nessuno con lui adesso, ma presto avrebbe ottenuto un po' di compagnia.
Tap, tap, tap.
Si girò al rumore di quei passi con un sorriso, felice perché alla fine non sembrava essere l'unico ad avere problemi ad addormentarsi. Finalmente avrebbe avuto un po' di compagnia, anche se onestamente avrebbe potuto almeno salutarlo invece di spuntargli dietro con una mano dietro la schiena.
«Ma buongiorno-!»
Splash!
Improvvisamente si ritrovò sott'acqua, spinto insieme alla sua preziosa bambolina proprio dalla persona che era appena arrivata.
Ritornò in superficie in fretta con un grande inspiro, sputando poi tutto ciò che aveva in bocca e sistemandosi i capelli bagnati finiti davanti agli occhi per vederci qualcosa.
«Ma che- ma ti sembra normale?!»
Prima di rialzare lo sguardo verso l'artefice di questo guaio, recuperò subito il suo amico, adesso zuppo come lui.
«Guarda che hai fatto! Hai bagnato pure-!»
Le parole gli morirono in bocca.
L'ultimate sgranò gli occhi e guardò il suo assassino con una paura mai provata prima, pronto a lanciare l'urlo più assordante di tutti, pronto a fare qualunque cosa per chiamare aiuto, per essere salvato.
Ma l'ultima cosa che vide fu un Akumuphone collegato ad un caricabatterie portatile ed un asciugacapelli senza fili venire lanciato, ma l'ultima cosa che udì fu il ronzio costante di quest'ultimo e dell'aria che buttava fuori, come quella che ebbe esalato adesso per l'ultima volta.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
SALVE A TUTTI SIAMO FINALMENTE TORNATI WOOOOOOOO
È passato... tanto tempo, vero?
Ripeterò quello che già detto tante volte, ma purtroppo ho passato un lungo periodo in cui ero praticamente in burn out e non riuscivo a scrivere nemmeno mezza frase.
Mi scuso tantissimo ancora una volta per avervi fatto aspettare così tanto, ma non posso fare promesse su come "prossima volta pubblicherò in tempo giuro" perché mi è impossibile prevedere come mi sentirò la prossima volta. Non c'è un tempo preciso in cui devo pubblicare, non esiste, pubblico quando finisco il capitolo e basta. Easy.
Vi chiedo solo di essere pazienti con me, perché l'unica cosa che prometto è che porterò questa storia a termine, con i miei tempi. Basta solo il vostro supporto, infatti spero che questo capitolo vi sia piaciuto, così come spero che vi piacciano le nuove grafiche dei capitoli e le scelte delle canzoni!! Ho fatto un paio di modifiche con questa pausa and I'm proud of them 💕
Da tradizione, vi chiedo perdono se per caso ho interpretato male i vostri personaggi o se trovate errori grammaticali 😔
Cerco sempre di fare del mio meglio ed ho sempre mille dubbi e paure su queste cose, you know that. Sigh.
Per il resto, vi è piaciuto l'infarto di Miho ghiacciolo? Avete paura adesso a scoprire chi sia il povero sfigato dell'ultima scena? Ditemi tutto! :D
Dopotutto, il prossimo capitolo è l'omicidio, ormai lo sapete bene. E non vedo l'ora di scrivere già tutto quanto.
Ci saluteremo qui infatti per oggi.
Spero che sarete preparati tutto quello che succederà prossimamente :3
Bye bye <333
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
╰━ ⋅𖥔⋅ ━━✶━━ ⋅𖥔⋅ ━╯
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro