𝗔𝗖𝗧 𝗜𝗜 ┇ ❝ 𝐓𝐡𝐞 𝐄𝐱𝐩𝐥𝐨𝐬𝐢𝐨𝐧 𝐨𝐟 '𝟐𝟑 ❞ .
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〔 TW: attacco di panico 〕
Una scena presenta un attacco di panico per cui, quando arriverà la parte più pesante di esso, sarà preceduta da questo divisore:
☆゜・。。・゜゜・。。・゜★
Di conseguenza, quando lo si rivedrà, vuol dire che quella parte in particolare è finita e non presenterà più questo elemento.
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29 ottobre 2035.
L'ora di pranzo era ufficialmente conclusa, dando inizio al piano denominato involontariamente "Project Rising Stars: La Vendetta".
La vendetta di cosa, precisamente?
Ah, già, la vendetta per quei loro compagni sfortunati e passati quasi tutti a miglior vita.
Per quanto quel nome potesse essere tremendamente stupido, aveva comunque un significato straordinario, come il fatto che ancora non si fossero arresi a trovare delle risposte per poter uscire di lì, ma soprattutto per poter dare giustizia a chi era stato ucciso ed a chi si era ritrovato ad uccidere come unica soluzione a questa tortura.
Li avrebbero vendicati, sì, come diceva il nome del loro nuovo piano.
Avrebbero fatto di tutto non solo per la propria incolumità, ma anche per quei ragazzi innocenti che sicuramente contavano su di loro anche in quel momento, ovunque si trovassero.
Dovevano solo fare attenzione a non mandare tutto all'aria come la prima volta, non farsi prendere dall'ansia e... forse anche pregare, pregare ad un Dio che non aveva però ancora intervenuto a loro favore.
Tante occhiate vennero lanciate in quel silenzio lungo e cruciale, specialmente ad un certo fanatico della Disney e ad un certo musicista più conosciuto come Haruterigo.
Erano sguardi di incoraggiamento, preoccupati, che gli dicevano di fare attenzione, di totale fiducia in loro nel distrarre con successo e per più tempo possibile l'androide tanto temuto.
Si sentirono osservati per tutto il tempo, anche quando la stanza stava cominciando a svuotarsi sempre di più per lasciarli effettivamente da soli con il nemico.
Le ultime occhiate che ricevettero furono quelle che si diedero a vicenda, annuendo allo stesso momento per darsi il via, per iniziare ufficialmente la loro parte del piano.
Solo grazie a loro Emylia e Regina avrebbero potuto iniziare la loro, quella di intrufolarsi nella stanza misteriosa della sala di controllo, quindi era estremamente fondamentale impegnarsi al massimo per non mandare tutto all'aria per le due.
«Hakuuuuna Matata, ma che dolce poesia! Hakuuuuna Matata, tutta frenesiiiiiiia!»
«Hey, hey, hey! Non cominciare!»
«Ow- uffa sbaruffa...»
Aimi incrociò le braccia al petto e mise il broncio per un momento per scherzare, infatti gli ci volle ben poco a dover trattenere una risatina insieme all'altro.
Per quanto avrebbero voluto scherzare senza pensieri, c'era una sola cosa che stava torturando la testa di entrambi da tempo ormai, e dovevano placare questa curiosità il più presto possibile.
Una curiosità che avrebbe potuto ucciderli probabilmente, ma ormai rischiavano la morte in quel posto ogni giorno.
Insieme si diressero verso il posto di Akumu, quello in fondo a capotavola, che andava a marcare ancora di più la sua immensa superiorità rispetto a loro esseri senzienti.
A mano a mano che si avvicinavano si stavano avvicinando anche al loro desiderio, ma un'altra cosa che si stava avvicinando era certamente anche la pressione, specialmente quando xlx ragazzinx li notò e gli rivolse un sorrisetto poco rassicurante, uno dei suoi soliti che ti facevano venire voglia di strapparglielo dalla faccia con le tue stesse mani.
Dovevano farlo però, e non solo per il bene del piano e dei loro compagni, ma anche per loro stessi ed il loro bene.
«Akumu, hai voglia di tè?»
Una domanda uscita spontaneamente dalle labbra del musicista, che pareva inusualmente arrabbiato nei confronti dell'androide. Il performer della Disney non poteva sapere che ciò fosse causato dal fatto che lui aveva già provato a parlare con exlx, ma senza successo.
Stavolta però non poteva avere più scuse, stavolta avrebbe dovuto aprire quella bocca per dire cose più utili dei soliti insulti.
Eppure lxi continuò a sorridere in un primo momento, come se trovasse tutto ciò così piacevole – non che fosse sorprendente ormai cosa fosse piacevole di preciso per unx tipettx così crudele.
«Oh, ma io ho sempre voglia di tè!» rispose con ingenuità, mentre il suo sorriso si fece più allegro, come quello di un bambino.
In poco tempo i due umani videro il suo braccio allungarsi in quel modo anormale, ed in poco tempo si trovarono davanti un vassoio con delle tazze da tè ed una teiera fumante, come se avesse già previsto questo momento o lo stesse aspettando da tanto.
Non perse tempo nemmeno a sistemare il tutto perfettamente per entrambi, mentre una domanda gli sorse spontanea.
«Ditemi però, c'è qualche occasione speciale per questo tea party altrettanto speciale?»
A quel punto, prima di sedersi, il biondo decise di parlare con le azioni piuttosto che con le parole: la sua idea originale e a suo parere "figa" era quella di mettere tutte le diciotto monete sul tavolo in un modo altrettanto figo, ma dovette essere aiutato dal castano perché creò invece un disastro con quest'ultime sul pavimento.
Poteva essere funzionato come metodo per dare un pochino di tempo in più agli altri, forse insignificante ma che ne valesse comunque la pena, ma non era certamente una cosa programmata dal primo, per nulla!
Con l'aggiunta delle sue risatine decisamente forzate, Akumu non poté fare a meno di guardarli con fare soddisfatto, come se fosse fierx di loro per quello che sarebbe successo a breve grazie a quegli Akumucoins racimolati solamente per lxi.
«Capiiisco, eheh.» commentò infatti, battendo successivamente le mani due volte – un gesto che aveva già fatto in precedenza, con la funzione di far arrivare direttamente dal soffitto una lavagna sorretta da dei supporti e con su scritto tutto quello di cui avevano bisogno i due.
«Cosa volete chiedermi, imbecilli?»
«Lo sai già che cosa vogliamo chiederti!» rispose immediatamente a tono Koyo, sbattendo leggermente un pugno sul tavolo, mentre con la mano libera prese la propria tazza di tè per berne qualche sorso, il tutto mantenendo un'espressione leggermente più arrabbiata del solito.
Aimi subito intervenne, dando qualche pacca sulla sua spalla – che fosse per dirgli di calmarsi o per consolarlo non era ben chiaro visto che non lo stava direttamente guardando, ma forse le intenzioni erano entrambe – mentre bevve a sua volta un po' di tè prima di parlare.
«Vogliamo sapere solamente perché nello scorso movente a me era spuntato Koyo ed a lui ero spuntato io, niente di più!»
«Hmmmmm...»
Sembrò essere in dubbio anche il ragazzino stesso, dato che posò la tazzina per strofinarsi il mento e scrutare la lavagna lì vicino con tanta attenzione e nel totale silenzio.
Effettivamente non c'era mica un'opzione così tanto specifica come "perché mi sono ritrovato un mio compagno di killing game nel movente se vuoi che ci uccidiamo a vicenda?", quindi doveva trovare probabilmente un'alternativa a ciò, no?
Poco dopo annuì tra sé e sé, ritornando poi a guardare i due ragazzi impazienti di risposte.
«Ci sono! Mi dovete ben dieci Akumucoins!»
Il musicista per poco non sputò il tè dallo shock, sgranando gli occhi e portandosi immediatamente una mano davanti alla bocca. Il performer della Disney non esitò ad aiutarlo, dandogli varie pacche sulla schiena fin quando non l'avrebbe visto riprendersi del tutto dalla tosse improvvisa.
«Qu... Quanti?!» esclamò quindi quello decisamente più sorpreso tra i due, lasciando andare poi altri colpi di tosse.
«Dieci! Pure Miho ci sente meglio di te!»
Come se non fosse già stressato abbastanza, il ragazzo più alto diede un'occhiataccia all'androide per quel paragone di cattivo gusto.
Il musicista parve riprendersi poco dopo, tornando a guardare quest'ultimo con rabbia.
«Coso, potrò pur avere tanti soldi nel mio conto bancario, ma non posso nemmeno accederci perché sono nello spazio per colpa tua!» continuò a lamentarsi, puntandogli l'indice contro ed alzandosi addirittura in piedi, portando anche l'altro umano ad alzarsi per intervenire ad ogni momento.
«Innanzitutto non chiamarmi "Coso", ho un bellissimo nome per spaventare anche i bambini stupidi come te!» esordì lxi, rimproverandolo.
Si portò le mani alle tempie e chiuse gli occhi per calmarsi un momento, non accorgendosi di come nel mentre il bambino stupido in questione stesse venendo trattenuto per un braccio dall'altro ragazzo per evitare che gli andasse addosso e rischiasse la vita.
Fece un respiro profondo tecnicamente non necessario, tornando a guardarli solamente dopo aver "sorseggiato" il contenuto inesistente della propria tazza di tè.
«Okay, senti, è come se mi stessi chiedendo il più grande segreto di Aimi o Aimi stesse chiedendo il tuo più grande segreto! È ovvio che vi faccio pagare dieci Akumucoins! Cioè, decidetevi: volete sapere o no?!»
«Ovvio che sì!» rispose Aimi senza esitazione, annuendo alle sue stesse parole e portandosi una mano al petto per dare più enfasi.
«Vogliamo sapere tutto quanto!»
«Prima però c'è una cosa molto importante che volevo chiedere!» intervenne però Koyo con più decisione, confondendo sia l'androide che l'altro umano – fece effettivamente un verso confuso lui, qualcosa come un "eh?", ma decise di tacere e lasciarlo fare.
Ci fu un breve momento di silenzio, dove il biondo aveva appoggiato le mani sulla superficie del tavolo e non osava alzare lo sguardo verso l'androide.
«... Lei sta bene? Dov'è adesso?»
Con voce flebile, solo in quel momento lo guardò con espressione rammarica, gli occhi lucidi ed il labbro inferiore tremante.
«Cioè, Akumu, lo so che l'hai fatto apposta! Lo so che mi hai separato dall'amore della mia vita di proposito visto che sai tutto di noi, quindi sapevi benissimo della sofferenza che avrei provato e che sto ancora provando in questo momento da quando io e lei siamo state separate senza pietà! Oh, che crudele che sei! Separare me e la mia amata... ma non è solo la mia amata: è la mia metà, la mia compagna di vita, la mia stella nascente! Sento che sono passati non solo giorni, non solo settimane, ma mesi, anni... addirittura secoli! Mi manca così tanto che non riesco ad esprimerlo a parole! Canterei una canzone per dimostrare il mio dolore immenso, ma senza la mia chitarra come faccio a dimostrarlo?! Come faccio a suonare questo dolore atroce, straziante?! Come faccio a vivere se non ho lei al mio fianco, se la tieni lontana da me?! Ho bisogno di stringerla tra le mie braccia con tutte le mie forze adesso-!»
«E piantala, ho capito!» lo interruppe bruscamente Akumu, battendo i pugni sul tavolo per ricevere l'attenzione totale dei due.
Un discorso del genere fece commuovere Aimi per ovvie ragioni, dovendo prendere un fazzoletto per asciugarsi le lacrime che minacciavano di uscire come una fontana per la compassione nei confronti del ragazzo, che intanto sembrava starsi buttando sul pavimento da quanto sembrava disperato.
L'amore era il sentimento più bello di tutti: non c'era cosa più meravigliosa dell'essere innamorati e dell'essere amati da qualcuno, niente avrebbe potuto mai fargli cambiare idea, specialmente quando assisteva a momenti del genere così ammirevoli.
Questa lei doveva essere una persona davvero importante per Koyo, hm? Allora era davvero fortunata ad avere uno come lui.
«Magari, se mi dai quel che ti rimane di quei preziosissimi Akumucoins... posso riportarla da te.» spiegò poi xlx ragazzinx, con un sorrisetto quasi nascosto dalla tazza che si portò alle labbra.
Entrambi sgranarono gli occhi a quelle parole, specialmente il performer della Disney, che pareva anche confuso da quelle parole.
«"Riportarla"? In che senso...?»
«Aspe', sul serio?!» chiese invece l'altro, portando il proprio sguardo verso quelle monete allettanti in questione.
«Mhm!» confermò semplicemente xlx primx, poggiando la tazza sul piattino e rivolgendogli un sorriso apparentemente ingenuo, che presto si sarebbe allargato ancora di più alla scelta del biondo.
Infatti quest'ultimo subito iniziò a spostare gli Akumucoins verso di lxi, dandoxlx praticamente gli otto che sarebbero rimasti dopo lo scambio originale.
«A... Allora tieni! Tieni tutto quanto! Ti posso lasciare anche la mia eredità se non ti basta-!»
«Koyo, dai! Stai calmo!» cercò di tranquillizzarlo il più alto, fermandolo dal spostarne di più del previsto per la loro vera missione, per poi sospirare.
Seriamente, era il più confuso di tutti: come doveva portare quellx lì una ragazza nello spazio? Mica era già nella navicella con loro per tutto questo tempo?! E poi, tutto questo solamente scambiandosi delle monete senza vero valore?! Ma che stava succedendo?!
Aveva bisogno delle spiegazioni e l'unicx che poteva dargliele se la stava ridendo sotto i baffi a contare tutta la sua ricchezza appena acquisita!
Ma il suo desiderio di sapere e quello del musicista di riunirsi con la sua amata sarebbero stati esauditi presto, dato che videro un buco formarsi nel soffitto ed il braccio di Akumu allungarsi verso di esso.
Dopo poco tempo, non poté fare a meno di dilatare leggermente gli occhi e storcere il naso al vedere l'androide con in mano una chitarra, particolare perché gialla e dal corpo a forma di stella. Perché aveva preso una chitarra e da dove l'aveva presa?!
C'erano ancora più domande di prima, ancora più dubbi che gli stavano facendo venire il mal di testa, ma che vennero risolti non appena vide l'amico prendere con tanta gioia lo strumento tra le proprie braccia.
«SEI QUI, SEI QUI, SEI QUI!»
Cominciò a fare delle giravolte su se stesso dalla troppa felicità, guardando e stringendo sempre di più a sé quell'oggetto a lui così prezioso con un sorriso da ebete sulle labbra e le lacrime agli occhi.
«OH, QUANTO MI SEI MANCATA! Non ti ha fatto niente quelxx cattivonx, vero?!» chiese ad esso, controllandolo da ogni parte possibile ed ignorando totalmente le occhiatacce ed i rimproveri delxx cattivonx in questione.
Aimi non poté fare a meno di guardare nella totale confusione il ragazzo e la sua chitarra, sbattendo più volte le palpebre da quanto era scioccato dalla scena appena assistita.
Quindi questa lei, questa sua amata... era semplicemente uno strumento? Non era una persona reale, la sua ragazza?
Wow. Non sapeva se dare la colpa a Koyo per aver parlato della chitarra come se fosse un essere vivente o dare la colpa a se stesso per non aver compreso immediatamente, ma in verità la risposta era abbastanza ovvia.
Alla fine sospirò e ritornò a sorridere, incrociando le braccia al petto e guardandolo come se non fosse affatto sorpreso da lui e da quel comportamento.
Il suo sguardo si spostò poi sugli Akumucoins rimasti sul tavolo, vicino a loro: dieci precisi per poter chiedere quella cosa davvero importante sul movente precedente, che li riguardava così tanto personalmente e che doveva essere la ragione principale per distrarre il più possibile quell'androide così pericoloso dalle loro vere azioni.
Prima che succedesse qualunque cosa, il ragazzo mise la mano su di essi e li avvicinò immediatamente a quest'ultimo, guardandolo con un sorriso decisamente forzato – onestamente, ciò era più dovuto a quell'avvenimento di una settimana fa, quando aveva fatto avere un attacco di panico ad una certa ragazza dai capelli verdi che tanto amava; incredibile come un solo gesto potesse cambiare totalmente la prospettiva di qualcuno verso qualcun altro, vero?
«Non perdiamo tempo, eh? Devi dirci qualcosa di più importante.»
Akumu le guardò con molto interesse, cominciando anche a contarle a bassa voce per assicurarsi che fossero la giusta quantità, e sorrise al solo pensiero di ciò che avrebbe raccontato a breve. Non vedeva proprio l'ora di sapere le loro reazioni, immaginandosele già da un bel po' e finendo spesso a ridere da solx.
«Eccellente.» mormorò con un sorrisetto malizioso, prendendole una alla volta per avvicinarle di più a sé.
Si portò poco dopo la tazza vuota alle labbra, come se volesse mettere più tensione facendo aspettare i due inutilmente, cosa che effettivamente sembrò riuscire: mentre Koyo aveva deciso di posare la chitarra dove prima era seduto, lui ed Aimi erano rimasti in piedi e pensavano di poter esplodere da un momento all'altro se quell'ammasso di ferraglia non avesse parlato in fretta.
Non stavano chiedendo troppo, volevano solamente sapere perché erano stati messi in rischio di vita in un movente che riguardava la famiglia, gli amici o chiunque non c'entrasse proprio nulla con il killing game!
Exlx poggiò con violenza la tazza sul piattino prima di dare la sua risposta.
«Siete fratellastri, avete lo stesso padre.»
Il silenzio stranamente non durò così tanto da renderlo troppo imbarazzante, serviva solamente per processare un momento quelle parole a loro così strane ed inusuali.
"Fratellastri"? "Stesso padre"...?
... "Fratellastri"?! "Stesso padre"?!
«... Come, scusa? Mio padre ha tradito mia madre?!» chiese immediatamente il biondo, guardando l'androide con gli occhi sgranati.
«Ma io non ho un padre... ahah-» mormorò poco dopo il castano invece, grattandosi la nuca e forzando un sorriso ed una risatina.
Doveva starsi sbagliando, no?
Non poteva essere possibile che loro due, insomma... fossero dello stesso sangue, che fossero... famiglia.
«No, no, no- frenate. Lasciatemi spiegare.» intervenne in poco tempo xlx ragazzinx, agitando lievemente le mani davanti a sé ed incrociando poi le braccia sul tavolo.
Si ritrovò poi a mettere la testa dritta ed a guardare un punto indefinito davanti a sé con uno sguardo apatico, non sbattendo nemmeno le palpebre per un momento – forse avevano già visto Mochi fare una cosa del genere una volta per recuperare qualche informazione importante nel suo sistema, infatti poco dopo sembrò riprendere vita tranquillamente e come se nulla fosse successo, tornando a guardarli con un suo solito sorrisetto.
«Matsu Hoshino, padre di Koyo Hoshino, e Rei Fuzukawa, mamma di Aimi Fuzukawa...»
I ragazzi appena nominato non poterono fare a meno di sentire un po' di paura e tensione crescere in loro, perché era ancora così assurdo per entrambi che un androide dalle sembianze di un bambino potesse sapere tutte quelle cose su di loro e su tutti gli altri.
«Beh, per quanto mi sarebbe piaciuto... non c'è stato nessun tradimento qui, state tranquilli: Matsu ha semplicemente un animo gentile, così tanto che Rei si è servita di una sua donazione per avere un piccolo pargolo che oggi è un fottuto disastro in amore nonostante il suo essere un romanticone.»
Mentre si sentiva osservato dal romanticone in questione che aveva girato molto lentamente la testa, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, il musicista si ritrovò perso nei suoi pensieri ad ogni dettaglio di cui non era assolutamente a conoscenza fino a quel momento.
Suo padre aveva seriamente fatto una cosa del genere? Non avrebbe mai pensato in tutta la sua vita che potesse fare quel tipo di donazioni, che potesse avere probabilmente altri fratelli o sorelle in giro per il mondo senza saperlo. Davvero poteva essere imparentato con dei totali sconosciuti?! Non apprezzava particolarmente la cosa onestamente, anzi gli metteva una sorta di paura, di angoscia anzi.
«Te hai una madre severa ma che tiene molto a te ed al tuo futuro ed un padre decisamente molto più permissivo di lei. Te sei nato grazie a suo padre, ma hai sempre avuto solamente due madri amorevoli, che per quanto siano diverse il simbolo del loro amore sei te.»
Non aiutava certamente il modo in cui l'androide guardava singolarmente i due, prima lui e poi il suo amico, o meglio... fratellastro maggiore, dandogli solamente molta più pressione su come ancora una volta sapesse così tante cose su ognuno di loro che nemmeno loro stessi sapevano.
Se c'era un'altra cosa che si chiedeva era sicuramente... perché? Perché Aimi? Perché Aimi doveva essere del suo stesso sangue, suo... fratello, fratellastro o quello che era?
Seriamente? Seriamente non era mai stato figlio unico, ma per tutto questo tempo c'era sempre stato qualcuno dal suo stesso sangue che stava vivendo tranquillamente la sua vita come lui stava vivendo la propria? Per tutto questo tempo c'era sempre stato qualcuno... come lui?
No, no, no. Non poteva essere così.
Non poteva essere... come Aimi, no-
Non avevano assolutamente niente in comune, non si assomigliavano per nulla!
Lui era biondo ed Aimi castano!
Lui aveva gli occhi verdi, tendenti all'oliva, ed Aimi castani, tendenti al rossiccio!
Lui per poco non raggiungeva l'altezza media degli uomini giapponesi, mentre quello la spaccava di brutto!
A lui piaceva la musica, cantare, suonare, ad Aimi... piacevano particolarmente le canzoni Disney e le canticchiava fin troppo spesso- NO, no. Nononono. Non era possibile.
Non era possibile che Aimi potesse essere simile a lui, non era possibile che Aimi potesse avere delle somiglianze con lui, non era possibile che Aimi potesse essere suo fratello, non era possibile che un ragazzo finito con lui a caso in un killing game nello spazio potesse essere suo fratello, non era possibile che... che... insomma, non era assolutamente possibile, in alcun modo!
Seriamente lui ed Aimi potevano avere delle cose in comune? Seriamente? Seriamente suo fratello era-...
«... Aimi?»
Avvolgendolo con molta forza nelle sue braccia e sorridendo nel modo più sincero e più contento che potesse mai fare in tutta la sua vita, Aimi non aveva intenzione di lasciare più andare il suo fratellino.
Aveva sempre sognato una cosa del genere, di avere un fratellino o una sorellina con cui poter cantare le canzoni di Elsa ed Anna o altre canzoni che richiedevano un duetto, con cui fare i biscotti o con cui condividere comunque tanti momenti felici in famiglia.
Non aveva mai pensato effettivamente che quell'uomo, Matsu, potesse avere dei figli propri, e si chiedeva se sua mamma, Rei, lo sapeva. Forse proprio in quel momento stava piangendo per lui, anzi sicuramente stava malissimo per colpa sua e della sua scomparsa improvvisa!
Ma non era il momento di pensare a cose del genere, doveva impegnarsi ancora di più per trovare un modo per far tornare tutti a casa, per far tornare Koyo a casa! Non avrebbe perso il suo fratellino, non ora che l'aveva trovato.
Quel processo di pensieri aveva fatto sparire però senza accorgersene il suo sorriso, e gli ci volle un po' prima di riprendersi ed accorgersene. Era un'espressione preoccupata, sostituita poi da una che in modo impacciato doveva essere una delle sue solite, specialmente per via delle risate nervose che gli uscirono incontrollabilmente.
«Oh, wow- non pensavo di scoprire su una navicella spaziale di avere un fratello, ahah...» ridacchiò infatti, mentre la stretta si fece ancora più forte di prima.
«Non era... esattamente nel mio bingo, eh- eheh-» concordò il musicista, cercando però di sciogliere l'abbraccio – seriamente, sentiva di poter soffocare in quelle braccia, era decisamente un po' troppo, o forse non era ancora abituato a... all'intera situazione, ecco. Non lo era per nulla, e non credeva lo sarebbe mai stato onestamente.
I due rimanevano comunque osservati da Akumu con fin troppa attenzione, perché l'unica cosa che voleva era proprio quello, la loro reazione ad una cosa così scioccante. Sarebbe stato decisamente più divertente se più persone gli avessero fatto visita dal primo momento che si era scoperto di quelle monete per sapere di più sugli altri, anzi quella era probabilmente la prima volta che succedeva seriamente. Certo che questi ragazzi erano proprio noiosi.
In ogni caso, si era resx conto che si era fatto fin troppo tardi e che li aveva illusi abbastanza di non sapere assolutamente nulla del loro piano dal nome stupido. Aveva dato abbastanza tempo per tutti quanti.
«Oh, beh, grazie degli Akumucoins!» esclamò con allegria, posando successivamente le monete in questione nelle tasche con molta velocità.
Poco dopo non esitò ad alzarsi dal proprio posto per dirigersi verso l'uscita, il tutto con un grande ed innocente sorriso sulle labbra.
Si creò però un problema, dato che Koyo corse alla velocità della luce verso la porta ed aveva deciso di mettersi proprio in mezzo per non farlo passare in alcun modo – o almeno, questo secondo lui ovviamente.
Subito si avvicinò Aimi, che come il biondo sembrava essere molto agitato da quei gesti apparentemente così semplici.
«A-Akumu! Te ne vai via così presto? Dai, che... che ne dici di un altro po' di tè, eh? A te piace, eheh...!» tentò di convincerlo, forzando un sorriso in modo decisamente evidente.
«Ma io nemmeno posso bere seriamente il tè! Non sono mica così stupidx come voi!» ribatté senza esitazione Akumu, incrociando le braccia al petto e guardando con fare offeso il performer della Disney.
Egli si ritrovò leggermente di più nel panico con una risposta del genere, come se non avesse mai programmato che un androide potesse non avere così tanta fantasia come il suo aspetto da ragazzinx faceva credere.
«Lo sappiamo, ma a te piacciono così tanto i tea party, e si dà il caso che piacciano tanto tanto anche a me! Possiamo organizzarne uno GIGANTESCO insiem-!»
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
Un urlo agghiacciante aveva interrotto tutto quanto. Un urlo agghiacciante aveva interrotto anche quella poca speranza che potevano avere in loro. Un urlo agghiacciante aveva probabilmente rovinato tutto.
Piombò nella sala da pranzo un silenzio che faceva solo battere il cuore più velocemente del normale e li portava a prendere dei respiri più profondi, un silenzio che i due umani non sapevano proprio come interrompere.
C'era una sola cosa che avevano capito però, ed a giudicare dai loro occhi spaventati sembravano star pensando la stessa cosa.
Solo il più piccolo però avrebbe avuto il coraggio di ammettere apertamente una cosa del genere.
«Regina...?!»
Solo il più piccolo avrebbe potuto ammettere che una loro amica fosse quasi sicuramente in serio pericolo in quel preciso istante.
«Lo sapevo che questo stupido vostro piano sarebbe andato a rotoli in poco tempo.»
Akumu era decisamente quello meno sorpreso di tutti, al punto che con molto menefreghismo si stava semplicemente sistemando le maniche della giacca con uno sguardo che esprimeva solamente noia.
Fu anche in quel momento che Aimi e Koyo si resero conto che forse, ma proprio forse, quell'androide era comunque venuto a sapere in qualche modo che tutto questo fosse solamente parte di un piano, e che fossero tutti decisamente nella merda per la seconda volta.
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Salutandosi con i gruppi del primo e del secondo corridoio ed augurandosi buona fortuna a vicenda, Samu e Clover dovettero separarsi proprio da tutti i loro compagni per dirigersi nell'unica stanza accessibile e recentemente più visitata del terzo corridoio: la boutique.
Entrambi non sapevano precisamente se un posto pieno di vestiti, scarpe, accessori e quant'altro potesse nascondere chissà che segreti oscuri, ma avevano pensato lo stesso anche per il ripostiglio e proprio là avevano trovato un modo per controllare la gravità quanto gli pareva. Scoperta pessima onestamente, perché A-Yeong ne era rimasto in fissa per un bel po' di tempo, ma ormai era acqua passata fortunatamente.
Piuttosto, c'era una cosa che rendeva ancora più confuso l'arteterapeuta, ma soprattutto più preoccupato invece che curioso.
Non avrebbe risolto nulla però se non avesse parlato, lo sapeva benissimo che stare in silenzio sarebbe stato solamente peggio, quindi doveva fare per forza quella domanda.
«Clover, perché hai un pupazzo di Akumu?» chiese infatti alla sua compagna di piano, inclinando lievemente la testa mentre camminavano insieme verso la boutique.
«E soprattutto, dove lo hai preso?»
«Oh! This one?» chiese invece lei con ingenuità, mettendo in mostra il pupazzo in questione che stava tenendo tra le sue braccia per tutto quel tempo.
Non appena vide l'altro annuire lievemente col capo, ella sorrise ancora di più.
«I won so many of these nella sala da giochi, eheh!» spiegò semplicemente, adesso tenendolo in una posizione che ad Aimi avrebbe ricordato Simba de "Il re leone".
«Ah, davvero?» domandò ancora una volta l'arteterapeuta, strofinandosi il mento ed osservando con molta più attenzione il pupazzo dalle sembianze dell'androide.
«Yep! And recently I discovered che può anche parlare! Guarda!»
Xlx ragazzx si fermò improvvisamente proprio davanti all'entrata della boutique, portando il primo a fermarsi a sua volta per poter vedere cosa lxi volesse mostrargli.
Bastò pigiare la pancia del pupazzo per sentire quella voce ad entrambi familiare provenire da esso, uguale in tutto e per tutto, anche nel tipo di frasi che gli erano state programmate sicuramente dall'originale.
«Sei un imbecille!»
«Oh, that's not-»
Clover sgranò gli occhi in un primo momento dalla sorpresa, premendo nuovamente il punto giusto per fargli dire un'altra frase.
«Non mi pagano abbastanza per questo!»
«Ahah, see? That's funny!» ridacchiò lei, rifacendolo poi senza esitazione.
«Muori!»
«Oh! Uhm- oopsie, eheh...!» si scusò infine, portandosi la mano a grattarsi la nuca dal nervoso e forzando delle risatine.
Samu guardò prima xlx ragazzx senza talento e poi il pupazzo e viceversa, alternandosi in base a chi stesse parlando in quel momento, ma l'unica cosa che non cambiava era sicuramente la sua espressione piena di confusione dall'intera situazione.
Seriamente Akumu aveva deciso di creare chissà quanti pupazzi di se stesso da vincere in un arcade? E seriamente Clover sarebbe statx quellx più interessatx a ciò?
Lasciò andare un lieve sospiro, che esprimeva comunque la sua stanchezza: dovevano seguire il piano, non distrarsi con queste cose strane. Non sapevano mica quanto tempo avevano a disposizione per controllare un'intera boutique!
«Concentriamoci, io andrò a vedere la sezione degli accessori.» la informò quindi, e senza aggiungere altro si incamminò finalmente dentro la stanza davanti a loro, seguito in un primo momento dalxx ragazzx.
«Okay, okay! I'll go check the shoes section then!» esclamò infatti quest'ultimx, correndo immediatamente verso la zona in questione. Probabilmente avrebbe passato più tempo ad ammirare degli stivaletti o delle scarpe alte che avrebbe potuto scegliere per qualche prossimo abito piuttosto che cercare delle cose più utili per uscire di lì, ma questo era un dettaglio piccolino e poco importante.
A prendere più seriamente la cosa era proprio l'arteterapeuta, che con attenzione stava cercando di non far cadere nulla da quegli scaffali per vedere se ci fosse qualcosa di nascosto in quei gioielli.
Ce n'erano davvero di tutti i tipi, dai più semplici ai più stravaganti, ed un tipo come lui che non portava alcun tipo di accessorio non avrebbe mai pensato di prenderne qualcuno anche solo per provarlo.
Non erano esattamente un suo interesse, anche se era lo stesso tipo che si era travestito come una sorta di strega anche da prima dell'inizio di quella loro nuova avventura nello spazio.
C'era però un'ovvia differenza dal vestirsi nel modo più coperto possibile e dal mettere al collo una collana o un bracciale al polso: il voler nascondere in precedenza la propria identità da tutto e tutti, ma ciò venne mandato all'aria dalla festa di compleanno di Fubuki per via di A-Yeong e del suo essere stato poco attento con quella torta.
Non poteva incolparlo per questo, certo, ma rimaneva il fatto che fosse ancora leggermente infastidito da ciò.
La sua vera identità... era e rimaneva ancora una cosa preziosissima per lui, anche adesso che era stata scoperta da quei ragazzi.
La paura che qualcun altro potesse scoprire che Inkeri Karjalainen fosse in verità Samu Laine lo terrorizzava ogni volta che veniva lasciato solo con i suoi pensieri, proprio come in quel momento.
Ogni volta gli si raggelava il sangue al solo pensiero delle conseguenze di poter essere scoperto dalle persone sbagliate, così come anche il dubbio che una di queste persone sbagliate potesse nascondersi tra coloro che adesso lo circondavano, i suoi compagni.
Poteva effettivamente fidarsi di loro, anche se era già passato molto più di una settimana? Poteva lasciar scorrere tutto tranquillamente e come se nulla fosse successo quella sera?
Poteva... rischiare di tornare a casa?
Samu non voleva tornare a casa.
Samu avrebbe preferito rimanere in quelle navicelle spaziali per l'eternità che morire, ne era quasi certo.
I suoi respiri si fecero più veloci del normale, mentre i suoi occhi si dilatavano lentamente sempre di più e girovagavano senza nemmeno comprendere più cos'avesse davanti di preciso.
Le sue mani facevano invece cadere tutto quello che aveva in mano con meno delicatezza rispetto a prima, non riuscendo più a controllarsi.
Stava andando nel panico, stava decisamente perdendo la testa e non andava per nulla bene. Non poteva andare nel panico in compagnia di Clover, doveva darsi immediatamente una calmata!
Eppure, proprio quando stava cercando di respirare più profondamente, i suoi occhi individuarono un qualcosa che catturò particolarmente la sua attenzione: un semplicissimo mood ring, uno di quegli anelli che cambiavano colore in base allo stato d'animo della persona che lo indossava. Era tutta questione di temperatura corporea.
Lentamente il suo capo si abbassò, guardando stavolta la sua mano destra, l'anulare. Agli occhi altrui sarebbe risultato strano probabilmente, perché non aveva proprio nulla là.
Il problema era quello però: non aveva nulla, non aveva assolutamente nulla. Quel dito completamente spoglio gli dava i nervi in un modo-
«Hey, Samu! Look at what I found!»
Come se nulla fosse, la sua espressione si fece più rilassata prima di girarsi verso colxi che l'aveva chiamato, vedendo che tenesse e muovesse con tanta energia un braccio in aria per mostrargli un Akumucoin.
«Posso usarlo per prendere altri pupazzi di Akumu! A proposito, do you want one?» gli chiese poi con entusiasmo, allargando sempre di più il sorriso.
«No, no, grazie.» rifiutò con gentilezza, sorridendole lievemente prima di tornare concentrato sulla ricerca – c'era mancato poco, c'era mancato veramente poco.
Clover però non avrebbe avuto neanche per sbaglio la minima idea di cosa potesse mai passare per la testa in quel momento a Samu, tornando a guardare le varie scarpe dopo aver posato la moneta appena trovata nella borsetta presa da poco – uguale a quella di prima con il suo prezioso portachiavi, l'unica differenza era che fosse nera stavolta invece di rosa.
Oltre ciò, non aveva ancora trovato nulla che potesse essere utile per poter fuggire di lì, e molto spesso si ritrovava ad ammirare quello che si trovava davanti.
Sperava che gli altri gruppi, anche Samu stesso, avrebbero trovato qualcosa al contrario suo, anzi era certx che si sarebbero resi tutti più utili.
Poco dopo vide proprio il ragazzo in questione avvicinarsi a lxi con la coda dell'occhio, rimettendo immediatamente a posto lo stivaletto che aveva preso con una mano e tornando a tenere il pupazzo con entrambe le braccia.
«Trovato qualcosa?» domandò semplicemente lui, ormai posizionato accanto a lei.
«Nope, sorry! Pensavo potessi essere the Ultimate Researcher, but it seems like I'm just talentless! Ahah!» rispose quest'ultima, ridacchiando nonostante l'occhiata confusa che ricevette dal primo per via della battuta.
«Non dire così, nemmeno io ho trovato nulla...» ammise lui, guardandola con fare un po' preoccupato.
Si ritrovò a guardare per un momento le varie scarpe lì presenti, notando che Clover avesse decisamente spostato tante cose, per poi procedere tranquillamente con una proposta che gli era venuta in mente.
«Andiamo a controllare insieme la sezione dei vestiti? Di certo non basta solamente una persona per quella.»
«Of course!» accettò lxi con un sorriso, correndo immediatamente verso la loro nuova meta al grido di "Let's go, let's go!".
La ricerca continuò nel totale – o quasi, dato i vari commenti che xlx ragazzx senza talento faceva di tanto in tanto ai veri vestiti che trovava – silenzio, cercando di fare cautamente ed allo stesso tempo in fretta il loro lavoro di ispezione.
C'erano solo magliette, maglioni, gonne di tante lunghezze diverse, abiti diversi tra loro... di tutto e di più, ma comunque niente.
C'era tutto e nulla.
Stavano perdendo tempo o avrebbero eventualmente trovato qualcosa? Una domanda senza risposta sfortunatamente, ma Clover faceva bene a dire di non essere sicuramente l'Ultimate Researcher.
A proposito di Clover, Samu non poteva fare a meno di essere ogni giorno sempre più... confuso dal suo comportamento, già.
Trovava un po' strano come xlx ragazzx, nonostante tutto ciò che era successo sin dal loro primo risveglio, fosse ancora relativamente più tranquillx rispetto ad altri individui – non che fosse l'unica in verità, Aimi era un altro caso preoccupante, ma con lui ci stava già lavorando in modo subdolo a capire meglio cosa succedesse nella sua testa in quei giorni in cui lo visitava in camera sua.
A Clover però non aveva fatto troppe visite, più per il fatto che lxi era fin troppo spesso nelle camere altrui che per altro, ed adesso che erano da soli forse poteva finalmente agire ed adempiere il suo lavoro.
«Clover, come stai?»
Una domanda semplice, ma da cui potevano partire delle bugie con delle ragioni complicate.
Alcune volte era considerata una cosa banale da chiedere, altre invece era la cosa che più volevano sentire da chissà quanto tempo.
Poteva essere un modo facile per iniziare una conversazione, ma in casi come questi era una domanda genuina.
«Insomma, come te la stai cavando con l'intera situazione del killing game? Immagino sarai terrorizzatx, anche solo un po'.»
Oltre che genuina, era anche professionale come domanda per via del suo lavoro.
Il suo scopo era quello di aiutare, capire cosa non andasse nel suo paziente per farlo tornare nella strada giusta.
Il metodo in cui riusciva meglio era l'arteterapia, il suo talento per l'appunto, ma in quel momento non poteva proprio perdere tempo andando in laboratorio. Sicuramente ci avrebbe provato un'altra volta, quando non si ritrovavano nel bel mezzo di un piano.
«I'm doing great!»
Clover smise di guardare una gonna che aveva tra le mani per chiudere gli occhi e rivolgere all'arteterapeuta un grande sorriso, proprio uno a trentadue denti accompagnato da qualche risatina e che doveva esprimere tanta felicità, come sempre.
Effettivamente, se c'era una cosa su cui tutti erano d'accordo, era il fatto che xlx ragazzx possedesse proprio un'aura allegra, che ti assicurava ci sarebbe stato "lots of fun", come avrebbe detto lxi, con lxi accanto.
Samu non aveva mai visto un sorriso così falso in tutta la sua vita.
Non era mica la prima volta che aveva a che fare con comportamenti del genere, anzi riceveva questo tipo di risposte già dal performer della Disney ogni singola volta.
«Ne sei sicura?»
«Of course! Don't worry too much about me!» continuò lei, tornando successivamente come se nulla fosse a guardare la gonna con molto interesse.
Fu questione di poco tempo però e quell'indumento venne rimesso al proprio posto, mentre xlx ragazzx senza talento tornò a guardarlo con uno sguardo più preoccupato.
«But how are YOU doing, Samu? Like- I couldn't imagine being a therapist in this awful situation! Oh, poor you!»
Bene, Clover voleva giocare la carta del "togliamo tutta l'attenzione da me e mettiamola su di te", l'aveva previsto. Anche questa era una cosa che Aimi faceva fin troppo spesso – dopotutto erano amici quei due a quanto aveva potuto notare, quindi... "chi si somiglia, si piglia" dicevano, ecco. Glielo poteva dire anche in inglese se lo preferiva: "birds of a feather flock together".
Magari qualcun altro si sarebbe fatto ingannare con molta facilità, ma questo non era il caso per l'Ultimate Art Therapist per eccellenza.
«Io? Sto bene.» rispose lui in modo semplice inizialmente, annuendo con qualche cenno del capo. Sapeva che per questa volta sarebbe dovuto ricorrere alle parole e basta, ma avrebbe sempre fatto tutto quello che poteva per aiutare un paziente bisognoso.
«È una situazione terribile a prescindere dal mio essere un terapista che deve preoccuparsi sempre del benessere dei suoi compagni, e faccio tutto questo non solo perché è il mio lavoro, ma anche e specialmente perché voglio aiutare tutti quanti come meglio posso con il mio talento.» spiegò, trasmettendo un'aura calma e pacata mentre la guardava negli occhi per tutto il tempo, senza mai distogliere lo sguardo – le investigazioni erano passate in secondo piano ormai, perché i momenti come questi erano sempre da priorizzare su tutto quanto.
«Ciò significa che voglio aiutare anche te, Clover.»
«... Oh.»
Totale silenzio, di nuovo.
O quasi, perché presto l'unica cosa che si poté sentire furono i vari versi confusi che xlx ragazzx senza talento faceva, perché era rimastx letteralmente a bocca aperta da come Samu fosse riuscito a fare praticamente tutto quello che i terapisti sapevano fare: leggere troppo a fondo nelle persone. Era una cosa che sapeva fare anche lei, ma rimaneva comunque un po'... sorpresa, forse, quando era qualcun altro a farlo con lei.
«Uh- uhmmm- weeeeeeell, eheh-»
Forse "sorpresa" non era il termine giusto però, anzi: "spaventata" ci stava meglio, perché non poteva non ammettere di provare un po' di paura in quel momento.
«You- You see-»
Notifica. No, più di una notifica.
Il rumore delle notifiche dei loro Akumuphones interruppe il tutto, passando subito tutta la loro attenzione e preoccupazione sui messaggi che avevano appena ricevuto e sperando che non fosse nulla di grave.
Purtroppo si sbagliarono entrambi, specialmente perché erano stati mandati da una del duo inusuale che doveva andare nella lavanderia e nella sala giochi.
┍━━━━━━━━━━━━━┑
𝐆𝐋𝐈 𝐈𝐌𝐁𝐄𝐂𝐈𝐋𝐋𝐈 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐒𝐏𝐀𝐙𝐈𝐎 🌠🌌
(a)FK 🐧
qualcuno può venire nella lavanderia? 🐧
— 12:48
(a)FK 🐧
a-yeong è in serio pericolo!
— 12:48
┕━━━━━━━━━━━━━┙
«Oh, shoot!» esclamò poco dopo Clover, sgranando gli occhi e portandosi la mano libera davanti alle labbra dallo shock.
Ma non doveva perdere tempo in questo modo: doveva fare qualcosa ed in fretta, per cui posò in fretta il telefono nella borsetta e riprese il pupazzo di Akumu da dove l'aveva lasciato – un po' un peccato onestamente, in verità stava cercando se ci fossero abiti della sua taglia, ma forse per quello avrebbe dovuto chiedere all'originale più tardi.
«We have to go! Quick!»
«Clover-!»
Prima che Samu potesse fermarla, xlx ragazzx era sfrecciatx via in pochissimo tempo dalla boutique, lasciandolo completamente da solo in quella stanza.
Non trattenne un sospiro profondo, ritrovandosi poi a fissare in silenzio e con esasperazione quei due messaggi preoccupanti, ma che un po' tutti dentro di loro si aspettavano.
Beh... c'era quasi.
Ci mancava poco, ci mancava veramente poco. Forse non era davvero il momento adatto per quello.
Subito si riconcentrò, pensando in poco tempo un semplice messaggio da scrivere nell'Akumuchat per avvertire tutti quanti che ci avrebbero pensato lxi e quelxx ragazzx.
"Io e Clover stiamo arrivando.", inviato senza alcuna esitazione. Perfetto.
A quella questione... ci avrebbe pensato un altro giorno, intanto doveva muoversi ad andare ad aiutare come meglio poteva Fubuki e quello spericolato di A-Yeong.
Si incamminò quindi a sua volta, lasciandosi tutto quanto alle sue spalle momentaneamente.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
«He's doing WHAT?!»
«Mhm...!»
Ciò fu la prima cosa che l'arteterapeuta udì non appena mise piede nel corridoio della seconda navicella spaziale, ma ebbe bisogno di un momento per riprendere il fiato prima di raggiungere le due persone in fondo: Fubuki e Clover, le uniche messe fuori dalla lavanderia.
In verità lui aveva già visitato quella stanza come molti altri per lo stesso motivo, ovvero per lavare i vecchi e sudici vestiti che avevano indossato fino al giorno precedente, ma ciò non significava che non potesse nascondersi qualcosa di più anche lì dentro.
Fu comunque questione di poco tempo e venne notato prima dalxx ragazzx senza talento, che agitò entrambe le braccia in aria per attirare la sua attenzione, e poi di conseguenza anche dall'operatrice SAPR.
«SAAAAAMUUUUUUU! WE'RE HERE!»
Doveva ammettere che qualche volta si chiedeva come facesse ad avere tutta quella energia, perché lui era decisamente l'opposto – non aveva tutta questa forza fisica, ecco.
In ogni caso, non se lo fece ripetere due volte e raggiunse rapidamente le due, specialmente perché quella sembrava essere una vera e propria emergenza.
«Fubuki, cos'è successo?» le chiese con preoccupazione, ma mantenendo comunque un'espressione pacata in volto.
«Io- Io ed A-Yeong stavamo guardando in giro e... e-e poi ha deciso di... di...»
Spiegare quello a cui stava assistendo fino a poco fa le stava risultando impossibile per svariati motivi, per cui semplicemente fece spazio per far entrare entrambi nella lavanderia e vedere così loro stessi il problema.
Non appena l'arteterapeuta mise piede lì, sgranò leggermente gli occhi e non esitò a correre in direzione del burattinaio per intervenire.
Poco dopo Clover cercò di sbirciare da dietro la porta, e fu difficile non scoppiare a ridere per la scena che le si presentò davanti: A-Yeong stava cercando di infilarsi dentro una delle tante lavatrici presenti in quella stanza, ma adesso c'era Samu che cercava di tirarlx fuori prendendolx dalle caviglie.
Comunque, oltre alle miriadi di lavatrici in giro, vi erano anche fin troppe asciugatrici lì dentro, ma questo loro già lo sapevano e non era esattamente la cosa più importante in quel preciso momento.
Non passò troppo tempo ed il più alto tra i due riuscì a tirarlo fuori, ritrovandosi però seduto sul pavimento di conseguenza dalla perdita dell'equilibrio, mentre l'altro era proprio disteso prono e con la faccia probabilmente spiaccicata dall'impatto improvviso.
Ma ciò non sembrò turbarlo troppo, dato che subito alzò la testa e sputò dalla bocca un Akumucoin, alzando poi un pollice e sorridendo per indicare che stesse bene.
«Samu, A-Yeong!» esclamò l'operatrice SAPR con tanta preoccupazione, porgendo con molta fretta il proprio telecomando a Clover prima di avvicinarsi ai due ed offrire ad entrambi una mano per rialzarsi in piedi.
«Sto bene, sto bene-» la rassicurò l'arteterapeuta, rivolgendole un lieve sorriso mentre accettò volentieri l'aiuto.
«Non posso nemmeno mettermi dentro una lavatrice in pace!» si lamentò invece il burattinaio, riprendendo la moneta che aveva sputato ed alzandosi in piedi da solo.
«A-Yeong, siamo nel bel mezzo di un piano, non è esattamente il momento di scherzare questo.» cominciò a rimproverarlo il primo ragazzo, guardandolo con molta serietà e forse anche delusione.
«E dai! Ma perché sei così noioso?!» continuò però l'altro, incrociando le braccia al petto e mettendo subito il broncio.
Xlx ragazzx senza talento intanto si era avvicinatx con un sorriso tranquillo a loro, porgendo poi all'operatrice SAPR il suo telecomando e ricevendo un ringraziamento.
«Potrò essere noioso, ma dobbiamo pur trovare un modo per tornare a casa, no?» ribatté comunque Samu, inclinando lievemente la testa ed inarcando le sopracciglia.
A-Yeong però non volle continuare più la discussione, dandogli direttamente le spalle mentre mantenne il broncio, per cui il primo semplicemente sospirò profondamente.
«Uh, scusate se- se ho interrotto l-le vostre ricerche per questa... sciocchezza... avrei dovuto pensarci d-da sola...» intervenne invece Fubuki, inchinandosi poi per marcare ancora di più le sue scuse.
«I-Intanto avete... scoperto qualcosa?» chiese subito dopo, tenendo comunque il capo abbassato dal recente imbarazzo.
«Don't worry, Fubuki! It's always a pleasure to help!» la rassicurò Clover con un sorriso, seguita da vari cenni del capo positivi da parte di Samu.
«Also, we didn't really find much! Voi due invece? Oltre ad un esemplare di A-Yeong dentro una lavatrice...» chiese poco dopo, dovendo però trattenere una risatina alla sua stessa battuta. Stavolta il secondo non sembrò apprezzare, dato che scosse lievemente la testa e la guardò con un'espressione che diceva proprio "no".
«N-Nemmeno noi abbiamo trovato molto qui...» ammise la ragazza timidamente, tenendo ancora il capo abbassato per un po'.
«Ma, beh, abbiamo ancora la- la sala giochi da esplorare!» aggiunse poi infatti con più energia, tornando a guardare entrambi tranquillamente e con un lieve sorriso sulle labbra.
«Ohhh, I can show you! Sono statx così tante volte lì dentro solo per questi plushies piccini piccini!» propose xlx ragazzx, mettendo in mostra il pupazzo dalle sembianze di Akumu – la prima però non sembrò apprezzarlo tantissimo quanto lxi, dato che dilatò leggermente gli occhi al solo vederlo ed il suo sorriso si fece decisamente più forzato.
«Onestamente non saprei.» contrastò invece l'arteterapeuta, ritrovandosi ad essere guardato da un volto confuso ed uno curioso per via delle sue parole.
Si mise a sistemare le maniche ed il cappuccio della felpa mentre cominciò a spiegare il suo punto di vista.
«Insomma, non si sa mai che nella parte più improbabile di questa stanza si possa nascondere un qualcosa di estremamente prezioso ed utile per noi-»
Si interruppe improvvisamente, ma solamente perché vide A-Yeong letteralmente sfrecciargli davanti per uscire dalla lavanderia ed andare abbastanza sicuramente nella sala giochi da solo.
Provò a chiamarlo in un primo momento per fermarlo, ma si rese conto in fretta che probabilmente non l'avrebbe sentito e sicuramente non l'avrebbe ascoltato neanche per sbaglio, per cui cominciò a seguirlo.
«Hey! Wait up!» esclamò Clover, non esitando a correre a sua volta in compagnia della povera e preoccupata Fubuki, sicuramente la più confusa tra tutti, che doveva pure controllare Totoro allo stesso tempo per raggiungerli.
Se nel piano c'era anche la raccomandazione di fare meno rumore possibile o comunque di evitare di essere notati troppo, quei due gruppi avevano sicuramente fallito alla grande sin dall'inizio.
Non erano nemmeno gli unici gruppi nella stessa navicella spaziale, anzi doveva esserci quello composto da Miho, Heisenberg e Natsu in biblioteca, quindi dovevano sperare che non li avessero sentiti correre come dei matti e che non si preoccupassero troppo e soprattutto inutilmente per loro.
Ad ogni modo, il quartetto creato casualmente ed in poco tempo si diresse alla fine verso la sala giochi come avevano detto, anche se ad uno di loro non era stata data la possibilità di esprimere la propria opinione in modo appropriato.
La stanza era decisamente piena di giochi, che fossero arcade, da tavolo... avevano addirittura il biliardo, il ping pong o il gioco delle freccette. C'era anche Dance Dance Revolution! Insomma, era proprio un posto perfetto per organizzare qualche serata dove divertirsi tutti insieme, no?
Per evitare che iniziasse un'altra sorta di litigio tra i due ragazzi, immediatamente Clover si mise al centro dell'attenzione per fare la guida autoproclamata della sala giochi, probabilmente la sua stanza preferita.
«So, this is the games room! As you can see, ci sono tanti giochi qui dentro! From the most iconic ones to the most unknown ones!» iniziò a spiegare infatti, allargando un braccio come per mostrare il tutto, mentre con l'altro cercava di tenere sottobraccio il suo pupazzo.
«Woaaaah! MA È FIGHISSIMO!» commentò il burattinaio infatti, guardando in giro con stupore e sembrando dimenticarsi in fretta della rabbia per Samu, che invece si limitava come Fubuki ad avere un piccolo sorriso sulle labbra e ad ascoltare in silenzio.
Xlx ragazzx senza talento li invitò con un cenno della mano a seguirlx, e così iniziò ad indicare ogni cosa che vedevano ed a spiegare che gioco fosse, anche se si trattasse di uno di quelli più conosciuti al mondo e che era proprio impossibile non averne mai sentito parlare.
«There you can play the original Pac-Man, lì invece the original Sonic the Hedgehog e c'è anche the original Super Mario Bros. game! Sono tutti mooolto vecchi, but still enjoyable! Also, there's KIRBY! I LOVE that little dude, IT'S SO CUTE! I just wanna... SQUISH IT!»
«Ma non esplode se lo spremi?» chiese il burattinaio, portandosi l'indice al mento ed inclinando lievemente la testa in confusione.
«A-Yeong, non credo intenda letteralmente...» lo corresse invece l'arteterapeuta, mentre il suo sguardo girovagava tra i vari giochi.
«But I was dead serious!» ribatté però xlx ragazzx senza talento con ingenuità, finendo per ricevere delle occhiate confuse e preoccupate da parte dei due ragazzi, al punto che il primo si spostò leggermente per allontanarsi da lxi.
«Clover... cos'è quell'arcade?» le chiese poco dopo l'operatrice SAPR, indicando il gioco in questione: era messo letteralmente in un angolo della stanza ed era decisamente strano ed irriconoscibile rispetto agli altri che avevano visto, dato che era in nero e con un qualcosa in fucsia dalla forma strana – forse una saetta decisamente molto creativa, ma aveva anche delle macchie schizzate vicino –, ma soprattutto lo schermo mostrava un titolo mai visto prima, "RISING STARS". Che strano, anche il loro piano precedente e quello attuale avevano praticamente lo stesso e identico nome.
«Oh, there it is! L'arcade dove ho vinto tanti di questi pupazzetti carini!» spiegò semplicemente lei, avvicinandosi ad esso mentre veniva ancora seguita dal resto.
Prima di tutto aprì la sua borsetta per posare il pupazzo e per tirare fuori ben due Akumucoins, dato che quello schermo, al contrario degli altri, diceva anche di inserirne due per poter giocare.
«Ma dove li hai presi?! Ieri li avevi dati a Koyo!» chiese A-Yeong, decisamente l'unico sorpreso rispetto agli altri due.
«Oh, Natsu me li dà sempre per giocare, eheh! Even though he doesn't want an Akumu plushie.» rispose tranquillamente lei, sorridendo e ridacchiando mentre li mise nell'arcade.
La scena cambiò, chiedendo di scegliere un personaggio tra i sedici disponibili: andando a vederli un po' tutti, ebbero la conferma anche dai nomi che spuntavano sopra che fossero letteralmente loro in versione pixel! Anche i compagni che non erano più tra loro erano stati inseriti e creati per bene!
«OH MIO DIO! MA QUELLO SONO IO!» esclamò il burattinaio, indicando il personaggio raffigurante se stesso.
«Ed il mio può cambiare da Samu ad Inkeri, huh...» mormorò tra sé e sé invece l'arteterapeuta, strofinandosi il mento nel mentre.
«Woah...!» commentò semplicemente l'operatrice SAPR, guardando con tanto interesse e stupore.
Clover sorrideva alle reazioni dei tre, ridacchiando anche mentre faceva mostrare per bene tutti i personaggi che rappresentavano loro ed il resto dei compagni.
«So! Questo è l'unico gioco dove devi usare per forza degli Akumucoins per giocare, you need precisely two of them!» cominciò a spiegare, scegliendo intanto per ovvie ragioni se stessx nel gioco e passando alla prossima schermata, che chiedeva la difficoltà.
«Puoi scegliere tra facile, medio e difficile, if you choose easy or medium you can win some Akumucoins, blady blah... nothing important. However, if you choose hard, puoi vincere un pupazzo di Akumu! You just need to practice a little bit and it'll be easier for you to win anche nella modalità difficile!»
«Qual è l'obiettivo del gioco?» chiese Samu, ascoltando con attenzione e mostrando un lieve sorriso.
«Oh, well... you have to kill every single Akumu you see! Ce ne sono tantissimi, fin troppi!» rispose Clover con dell'iniziale incertezza, cercando di rimanere con gli occhi fissi sullo schermo.
«Effettivamente non mi potevo aspettare molto da Akumu...» borbottò il primo leggermente deluso, mentre incrociò le braccia al petto.
Xlx ragazzx non esitò poi ad iniziare una partita, e tutti poterono ben capire da come giocava che fosse diventata ormai una vera e propria esperta anche in modalità difficile – altrimenti non avrebbe avuto tutti quei pupazzi di Akumu che diceva di avere, no?
L'operatrice SAPR era certamente la più interessata tra tutti, lo si poteva vedere da come i suoi occhi dorati parevano brillare dallo stupore: nel tempo libero le capitava spessissimo di giocare ai videogiochi, quindi le sarebbe piaciuto provare anche quello.
Notò però una cosa particolare in quello schermo, ovvero una strana barra messa a destra che si stava riempendo di fucsia.
«Quello cos'è?»
«Oh, it's a special ability called "ULTIMATE"! Lemme show you!» rispose Clover, e quando la barra in questione si riempì del tutto cliccò immediatamente il pulsante per attivare l'abilità speciale di cui stava parlando.
Lo schermo mostrò prima una scritta gigante su cui si leggeva "ULTIMATE ???", che portò il personaggio del gioco a diventare quasi del tutto invisibile, infatti i nemici smisero di attaccare e sembrarono confusi. Un'altra cosa di estrema importanza era certamente un timer spuntato con l'abilità, che era partito dai quindici secondi.
«VOGLIO GIOCARE ANCH'IO!» esclamò con tanto entusiasmo A-Yeong, sempre più affascinato da ciò che vedeva.
Nel mentre Samu osservava in silenzio per la maggior parte del tempo e con attenzione, iniziando poi però a dare delle occhiate al primo di tanto in tanto per assicurarsi che non facesse qualcosa di pericoloso.
«È la stessa abilità per tutti quanti?»
«N-Non credo, sai? Visto che, insomma... f-forse si riferisce ai nostri talenti.» ipotizzò Fubuki, non staccando assolutamente un attimo gli occhi dal gioco.
«Bingo!» esclamò colxi che stava giocando, dando ragione alle parole della ragazza.
«Cambia in base al personaggio che utilizzi! For example, if we use Samu or Inkeri, per quindici secondi i nemici saranno distratti a disegnare su dei fogli! Isn't that cool?» continuò a spiegare, mentre era totalmente concentratx a vincere il gioco.
«Ma davvero?» domandò il ragazzo appena nominato, ridacchiando lievemente a tutti questi dettagli strani, ma simpatici.
«Ed io? Ed io?!» chiese quindi il più basso tra i due ragazzi, impaziente di sapere.
«Well, con te spuntano tantissimi burattini che per fifteen seconds attaccano i nemici by your side!» spiegò brevemente l'unicx senza talento, dovendo concentrarsi di più per gli ultimi nemici che erano rimasti.
«Ohhhhh! Vorrei proprio un'armata di burattini!» esclamò con un gran sorriso il primo, ignorando completamente come l'altro ragazzo stesse scuotendo la testa in segno di negazione a quello strano desiderio.
Poco dopo sullo schermo spuntò il personaggio di Clover che ballava per la vittoria e ben due scritte: una gigante su cui si leggeva "YOU WIN!" e sotto una più piccola che li informava di poter ritirare il pupazzo di Akumu nel buco che stava nella parte inferiore dell'arcade.
«EVVIVA! ANOTHER PLUSHIE!» esclamò con gioia la vincitrice, recuperando il pupazzo in questione e stringendolo a sé.
Mentre sia Samu che A-Yeong applaudirono, per cui ella fece vari inchini di ringraziamento, Fubuki con un po' di timidezza provò ad avvicinarsi all'arcade.
«Posso... provare io?» chiese infatti, sorridendo in modo lieve ed impacciato.
«Of course! Your character is also very cool: puoi far spuntare tanti droni che sparano laser ai nemici per quindici secondi!» spiegò nel mentre l'altrx, lasciandole spazio e riprendendo di nuovo e momentaneamente il suo telecomando.
«HEY! Anch'io voglio i laser!» si lamentò il secondo, incrociando le braccia al petto, mentre il primo sospirò esasperato.
La ragazza subito tirò fuori due Akumucoins e li inserì, non perdendo troppo tempo a scegliere se stessa come personaggio ed osando giocare subito alla modalità difficile.
Clover parve sorpresx dalla scelta, ma allo stesso tempo divertitx.
«Let's see what you can do!» affermò infatti, con un sorrisetto soddisfatto in volto.
«Buona fortuna.» le augurò invece Samu, a sua volta sorpreso da quanta confidenza di vincere sembrava avere lei, ma le rivolgeva comunque un sorriso incoraggiante.
Entrambi facevano bene ad essere stupiti da ciò, perché sentirono i loro occhi uscire direttamente dalle orbite a vedere con quanta facilità stesse facendo fuori ogni Akumu lì presente nello schermo, anche se ne spuntavano magari dieci allo stesso momento. Adesso sì che sospettavano che avesse già un certo tipo di esperienza con i videogiochi.
Quando usò la sua abilità speciale, la scritta "ULTIMATE SAPR OPERATOR" spuntò in un primo momento, seguita poi dai milioni di droni che iniziarono a sparare laser ai nemici per quindici secondi.
Le bastò poco tempo per guadagnare la vittoria ed un pupazzo dalle sembianze dell'androide, che decise di dare a Clover – onestamente non voleva rischiare che proprio l'androide avesse potuto mettere qualcosa di strano in esso e in tutti gli altri, e poi le metteva una leggera angoscia a solo vederlo.
Xlx ragazzx rimase letteralmente a bocca aperta in un primo momento, ma vedere la ragazza sorridere xlx bastò per fare lo stesso.
«Well, thank you very much!» la ringraziò quindi, passandole con una mano il telecomando e prendendo con l'altra il regalo.
«ADESSO VOGLIO GIOCARE IO!» esclamò subito il burattinaio, avvicinandosi all'arcade e mettendosi poi a cercare le monete di cui aveva bisogno in tutte le tasche possibili, non riuscendo però stranamente a trovarle.
«Dove sono, dove sono, dove sono...» iniziò a borbottare tra sé e sé, perdendo a poco a poco e sempre di più la pazienza.
Nel mentre una notifica arrivò nei telefoni di tutti quanti, seguita da altre mandate in fretta, per cui doveva essere per forza l'Akumuchat.
Subito Samu, Clover e Fubuki li presero e controllarono, ma vedendo il contenuto di quei messaggi sgranarono contemporaneamente gli occhi e si guardarono a vicenda con preoccupazione.
Il ragazzo fece un respiro profondo per calmarsi, rivolgendosi poi al burattinaio con uno sguardo decisamente serio.
«A-Yeong... abbiamo un problema.»
Il burattinaio girò lentamente la testa verso l'arteterapeuta, guardandolo con uno sguardo da cui si poteva percepire dell'odio puro nell'aver interrotto la sua ricerca di quelle due monete preziose.
«Un problema? C'è qualcosa di più importante di giocare a questo gioco bellissimo?»
«A-Yeong, Emylia è in pericolo!»
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Salutandosi con i gruppi del primo, del secondo e del terzo corridoio ed augurandosi buona fortuna a vicenda, Miho, Heisenberg – accompagnato come sempre da Mochi – e Natsu dovettero separarsi totalmente da alcuni dei loro compagni per dirigersi nell'unica stanza destinata ad un gruppo da tre come il loro: la biblioteca.
Era abbastanza evidente come Heisenberg fosse probabilmente il capo di quel trio, portandolo a camminare davanti agli altri due e con accanto il proprio androide.
Non una cosa apprezzata così facilmente però da Natsu, che anzi non ci teneva proprio ad essere comandato da qualcuno a prescindere. Miho sembrava invece quella a cui meno importava, anzi era più preoccupata dell'esito del piano e di come tutti gli altri se la sarebbero cavata che altro.
La paura di fallire miseramente era sempre presente, specialmente quando più di una settimana fa avevano provato a fare un piano come questo ed era finita con gente ferita e gente... morta, già.
Non voleva che qualcuno si facesse male di nuovo, non voleva che qualcuno morisse di nuovo. Forse tutto questo non era stata una buona idea, forse sarebbe dovuta rimanere in camera sua a marcire sul suo letto come aveva fatto in tutti quei giorni-
«Miho, tutto bene?»
La voce dell'ingegnere robotico la risvegliò improvvisamente dai pensieri che avevano cominciato a prendere il sopravvento su di lei, sgranando leggermente gli occhi e rendendosi conto che fossero appena arrivati davanti alla porta della biblioteca.
«Uh- sì, sì! Sto bene!» rispose frettolosamente e mentendo spudoratamente, annuendo svariate volte con dei cenni del capo.
«Sembri pensierosa, ed un comportamento del genere non aiuterà molto nel piano.» l'avvertì il primo, guardandola con serietà.
«Uhmmm- certo, certo! Chiedo- Chiedo scusa...» si scusò immediatamente lei allora, inchinandosi e forzando un sorriso.
Wow, davvero aveva bisogno anche della ramanzina da parte di un suo coetaneo per ricordarsi che non doveva distrarsi durante una cosa così importante?! Questo sì che era decisamente patetico da parte sua, ma soprattutto imbarazzante. Chi mai si faceva richiamare per un motivo così stupido?! Ugh, doveva smetterla di farsi distrarre dai suoi stupidi pensieri!
Il lanciatore d'asce rimase semplicemente a guardare e ad ascoltare quella piccola conversazione, sentendo però un senso di fastidio alle parole dell'altro ragazzo, parole che in tutta onestà riteneva stupide ed inutili. Forse quello che stava perdendo più tempo tra i due era proprio lui facendo quella strana raccomandazione, mica l'arciere ed i suoi pensieri di probabile preoccupazione.
Dopotutto anche lui era preoccupato, perché anche lui sapeva bene che la scorsa volta era finita molto male tra gente ferita, gente morta e lui stesso che si era ritrovato a dover scappare da Akumu. Il solo pensiero gli fece venire un brivido lungo la schiena.
Improvvisamente vide i tre dirigersi dentro la stanza davanti a loro senza sentire alcun "andiamo" o qualcosa del genere – probabilmente perché si era distratto a sua volta nel mondo dei pensieri –, per cui fece lo stesso e nel modo più naturale possibile, come se nulla fosse.
La biblioteca meritava decisamente di essere chiamata tale: c'erano davvero tanti, troppi libri per tutta la stanza di tutti i tipi, ed agli angoli potevano trovare non solo delle scale a pioli che potevano usare per prendere i libri messi più in alto, ma anche dei divanetti con dei tavolini per poter rilassarsi ed anche leggere proprio lì. Insomma, avevano fatto decisamente bene a scegliere tre persone – ed un androide, se volevano contare anche Mochi – per esplorarla, perché sembrava proprio immensa o addirittura infinita.
Un posto del genere sarebbe stato certamente il sogno di alcuni, ma per Natsu era strano quasi vedere un'enorme quantità di libri messa tutta assieme, anzi Miho sembrò invece proprio intimorita da ciò, probabilmente perché avrebbero dovuto controllare davvero tanta roba lì dentro.
Heisenberg invece cominciava già a guardare con lo sguardo e fu lo stesso per Mochi, che probabilmente stava scannerizzando tutti quei testi per rendere le cose più facili al suo padrone e magari anche a loro.
«Bene, non perdiamo tempo.» esordì il ragazzo più alto, facendo qualche passo in avanti insieme alla bambina e fermandosi solamente per guardare i suoi compagni.
«Se trovate qualcosa di interessante ovviamente ditelo, non penso ci sia bisogno di avvertirvi su questo.» affermò semplicemente, non esitando ad allontanarsi non appena ottenne delle risposte positive.
I due rimasti fermi da prima si guardarono in un primo momento nel totale silenzio, ma gli ci volle ben poco per decidere che, se l'altro sarebbe andato in fondo alla stanza, lei sarebbe andata alla parte a sinistra e lui alla parte a destra, per cui non persero ulteriore tempo.
L'arciere, non appena si ritrovò davanti a tutti quei libri, non poté fare a meno di sospirare prima di iniziare a spostarli un po' ed a controllare anche i vari titoli.
Onestamente era ancora con la testa tra le nuvole, ma perché era preoccupata per come se la stessero cavando gli altri, come se la stessero cavando Aimi e Fubuki. Capiva perché avessero deciso di dividere i vari gruppi in quel modo, ma allo stesso tempo forse si sarebbe sentita un pochino più a suo agio con loro due. Ormai però non aveva senso lamentarsi di ciò, no? Anzi, non aveva senso a prescindere, perché era ben chiaro come mai non fosse possibile.
Chissà se il mastermind ed il suo aiutante avevano pensato comunque ad un modo per rovinare tutto anche da separati... questo sì che le metteva ancora più paura.
Doveva smetterla di pensare troppo, doveva concentrarsi sulle cose molto più importanti, come il piano! Ovviamente doveva concentrarsi sul piano!
Quello, oppure sullo strano spazietto che si era creato tra due libri. Contava comunque come concentrarsi sul piano, giusto? Ma certo, ma che domande!
Prese in mano un libro per controllare meglio, e fu certamente sorpresa dal vedere un Akumucoin proprio lì. Questa specie di caccia al tesoro non finiva mai, vero?
Dopo aver preso la moneta, la ragazza fece per posare il libro che aveva nell'altra mano, ma si fermò non appena ne lesse il titolo: "Clover's Luck", scritto da Kallie George.
La copertina raffigurava una bambina in una foresta probabilmente, con anche un piccolo cottage nello sfondo, ma soprattutto teneva tra le mani un cavallo decisamente troppo piccolo e bianco, come la luce che emanava. Iniziò a leggere il retro, scoprendo non solo che fosse scritto in inglese, ma che parlasse di questa bambina chiamata Clover che si sentiva sfortunata nonostante il suo nome. E apparentemente una strega voleva le magiche creature di un cottage che aveva trovato con fortuna, quindi il suo scopo era proteggere quei cavalli, unicorni e quant'altro ad ogni costo.
... Beh, sembrava decisamente un libro carino per bambini, e ne fu ancora più sicura non appena si mise a controllarne le pagine velocemente. Rimaneva il fatto però che non fosse quello il motivo del suo interesse improvviso.
Venne distratta presto dal rumore di passi che sempre più si avvicinava a lei, ed alzando lo sguardo poté notare che si trattasse di Natsu.
«Hai trovato qualcosa?» le chiese infatti, incrociando le braccia al petto e puntando immediatamente gli occhi sul libro che aveva in mano.
«Ah- no, niente di utile, ahah...» ammise lei, ridacchiando nervosamente ed utilizzando la mano libera per grattarsi la nuca.
Lo vide però farle cenno di dargli il libro, per cui senza troppi problemi glielo passò.
Si mise anche lui a scrutarlo per bene, ma a causa della sua scarsa conoscenza dell'inglese non poté fare a meno di fare delle facce confuse provando a leggere il retro o anche solamente qualche pagina così. Nonostante ciò, c'era una cosa che gli interessava di più.
«Clover, huh. Che coincidenza.»
«Lo- Lo pensavo anch'io! Eheh...» commentò a sua volta l'arciere, sorridendo in modo impacciato com'era solita fare.
Egli provò ancora una volta a cercare di capire qualcosa di quello che c'era scritto nel retro almeno, ma gli ci volle davvero pochissimo tempo per arrendersi e tornare a guardare con attenzione la copertina davanti.
«Sicuramente a Clover piacciono questo tipo di libri.» ipotizzò, guardando poi almeno qualche disegno all'interno.
L'arciere sorrise lievemente a quelle parole, mentre un'idea le balzò per la mente proprio in quel momento.
«Magari... glielo potresti dare, no?»
A quella proposta, il lanciatore d'asce alzò la testa verso la ragazza davanti a sé, rimanendo in silenzio dalla tanta sorpresa che gli si leggeva facilmente in faccia.
Miho però non percepì allo stesso modo quella reazione, anzi temeva di aver fatto una delle sue solite figure e stava cominciando ad andare nel panico proprio per quello.
«Uh, come- come regalo, sì! Regalo per... uhm... non so...»
Nel mentre che l'arciere iniziava a non sapere più nemmeno lei cosa stesse dicendo, Natsu tornò ad osservare il libro che aveva tra le mani, specialmente il nome della protagonista nel titolo che coincideva stranamente con quello delxx ragazzx di cui parlavano. Beh, in verità non doveva essere per forza una coincidenza: esistevano tante persone al mondo con questo nome, quindi perché ne era così sorpreso? Forse per la casualità di aver trovato proprio questo libro in mezzo a quella grandissima collezione?
Non sarebbe stato un grosso problema darglielo lui stesso, visto che veniva sempre disturbato – era un'esagerazione, non lo intendeva così tanto sul serio alla fine, davvero – in ogni caso da lxi.
Non appena alzò finalmente lo sguardo però la sua attenzione non si rivolse su Miho, ma anzi su un qualcosa dietro di lei.
Senza esitazione si fece spazio per avvicinarsi nel punto in cui ella aveva preso il libro, tirando fuori dei strani pezzi di carta strappati e sistemati comunque con tanta cura dietro a quei testi, e parevano essere parte di uno o più giornali.
La ragazza provò ad avvicinarsi per vedere meglio cos'avesse trovato, ma si fermò immediatamente al vederlo indietreggiare invece con dell'evidente e strana paura in quegli occhi ardesia, strana perché lei di certo non lo aveva mai visto in quel modo.
«Oh- scusa, scusa! Ho- Ho fatto qualcosa di male? N-Non volevo, giuro! Volevo solo vedere...!» si scusò immediatamente lei nel totale panico, con un'espressione genuinamente preoccupata in viso.
«No, no- niente...» mormorò semplicemente lui, distogliendo lo sguardo in un primo momento dal leggero imbarazzo.
Si mise il libro per bambini sottobraccio prima di tornare a guardare quei fogli girati al contrario, che potevano contenere delle informazioni totalmente inutili o un qualcosa di seriamente importante.
Per evitare il piccolo incidente di prima, si decise e prese il primo foglio, porgendolo con sicurezza alla ragazza davanti a sé.
Con le mani che letteralmente tremavano dall'ansia, ella prese il foglio ed esitò in un primo momento a girarlo, come se avesse paura di cosa potesse leggere.
Ed effettivamente aveva ragione, perché non appena lo fece sbiancò e sgranò gli occhi, mentre solamente dei versi confusi e spaventati uscirono dalla sua bocca.
Non era possibile, era uno scherzo!
Era un bruttissimo scherzo, giusto?!
Qualcuno le dica che era solamente uno scherzo, qualcuno le dica che era opera di Akumu! Magari sapeva che dovevano venire là e quindi aveva messo un foglio del genere per spaventarli?!
«Miho? Stai bene?» chiese immediatamente il ragazzo, rivolgendole uno sguardo perplesso e leggermente più preoccupato del solito, ma non ricevendo totalmente risposta.
«È successo qualcosa?» si aggiunse subito Heisenberg in compagnia di Mochi, ma l'unica cosa che il primo seppe fare per rispondergli fu letteralmente scrollare le spalle per il dubbio.
Il più alto allora si mise accanto all'arciere e lo stesso fece anche l'altro, capendo entrambi solo allora il perché di quella reazione, il perché di quella foto del pianeta Terra.
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𝐈 𝐂𝐎𝐒𝐏𝐈𝐑𝐀𝐓𝐎𝐑𝐈 𝐀𝐕𝐄𝐕𝐀𝐍𝐎 𝐑𝐀𝐆𝐈𝐎𝐍𝐄: 𝐄' 𝐋𝐀 𝐅𝐈𝐍𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐎𝐍𝐃𝐎
Dopo anni che veniva ipotizzato quando sarebbe stata la fine dell'uomo, sono state confermate le teorie dell'anno 2035: un androide e due giovani ragazzi hanno fatto irruzione nell'edificio della NHK News ed interrotto un servizio bruscamente per annunciare una notizia devastante, difficile da credere a primo impatto. Quegli individui hanno piazzato in giro per il mondo delle bombe RCIED (Radio-Controlled Improvised Explosive Devices) di cui loro stessi sono al controllo, mostrando infatti un telecomando dal pulsante rosso che il secondo più alto dei tre aveva in mano. Si trattano di ordigni esplosivi improvvisati e con la capacità di essere controllati a distanza tramite dei segnali radio, permettendo agli aggressori di poterli usare in una posizione sicura, lontana dall'esplosione.
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Il giornale terminava là poiché strappato, strappato come i loro cuori dopo aver letto tale assurdità.
Cospiratori? Fine del mondo? Un androide e due ragazzi? Bombe RCIED?! Cosa diavolo avevano appena letto?!
Queste sì che erano tante informazioni messe assieme, queste sì che erano troppe cose strane e surreali da elaborare, da capire, da accettare!
Quindi, un androide e due ragazzi dicevano di essere in controllo di varie bombe messe in giro per il mondo. Come cazzo potevano credere ad una cosa del genere così?!
Doveva essere uno scherzo di pessimo gusto, no? Magari era un giornale finto, no?!
Chi erano questi tre? Cos'era tutto questo? Che significava tutto questo? Cosa stava succedendo sulla Terra?
Avevano così tante domande, così tanti dubbi, così tante preoccupazioni anche se erano lontani da quel pianeta in cui stavano le loro famiglie, i loro amici, tutti quanti.
"Evacuare".
Era una parola che Miho ricordava da quando si era svegliata per la prima volta lì dentro, che stava cominciando ad associare a quel foglio che aveva appena letto.
Evacuare. Evacuare dalla scuola? Evacuare dal posto di lavoro? Evacuare da casa? Evacuare direttamente dalla Terra?
Doveva scappare, con suo padre.
Doveva scappare da qualcosa con suo padre... dalle bombe?
Era questo ciò che stava succedendo?
«Ragazzi...»
Natsu attirò l'attenzione dei due, passando con fin troppo timore del normale un altro di quei fogli che aveva trovato.
Miho passò quello che aveva lei ad Heisenberg e prese l'altro, sentendo immediatamente di poter letteralmente svenire dalla vista di una foto, una foto di Akumu e due ragazzi coperti con un pennarello indelebile in uno studio televisivo.
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𝐔𝐍 𝐀𝐍𝐃𝐑𝐎𝐈𝐃𝐄 𝐄 𝐃𝐔𝐄 𝐀𝐃𝐎𝐋𝐄𝐒𝐂𝐄𝐍𝐓𝐈 𝐌𝐈𝐒𝐀𝐍𝐓𝐑𝐎𝐏𝐈 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐂𝐎𝐒𝐈' 𝐏𝐄𝐑𝐈𝐂𝐎𝐋𝐎𝐒𝐈?
L'androide si è presentato con il nome di Akumu (悪夢): nonostante il suo aspetto da ragazzino di tredici anni, è lui dietro alla creazione delle bombe RCIED e sicuramente anche dietro alla manipolazione dei due adolescenti che lo supportano.
▇▇▇ di loro viene defini▇▇ però "mastermind": il suo nome è ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇ ed alla sola età di ▇▇▇▇▇▇▇ dichiara di voler vedere la sua stessa specie soffrire. L'alt▇▇ ragaz▇▇ e l'androide Akumu hanno concordato con le sue parole.
«Gli esseri umani dovrebbero sparire dalla traccia della Terra, dovrebbero crepare.» ha esordito ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇, ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇, nomina▇▇ aiutante di ▇▇▇▇▇▇▇▇ alla giovane età di ▇▇▇▇▇▇▇.
Entrambi gli umani hanno dei titoli di Ultimate, ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇ ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇ ▇▇▇▇▇▇▇▇▇ ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇ ▇▇▇▇ ▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇▇
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Per quanto ci provavano a leggere, maggior parte delle cose erano coperte da quel pennarello indelebile decisamente fuori luogo – che fosse opera di Akumu? Per evitare che andassero a scoprire così facilmente le identità di quei due ragazzi? Sicuramente sì.
«Sappiamo bene di chi sta parlando... giusto?» mormorò con della lieve incertezza l'ingegnere robotico, girando di poco il capo per guardare gli altri due.
«È abbastanza ovvio...» borbottò il lanciatore d'asce, distogliendo lo sguardo per iniziare a prendere già il prossimo foglio.
«Cosa... Cosa stanno facendo alla Terra...?!» domandò invece l'arciere, cominciando a stropicciare ai lati il foglio di giornale dall'improvvisa rabbia che sentì in corpo, accompagnata dalle lacrime che resero i suoi occhi lucidi.
Quei tre pazzi volevano seriamente far esplodere la Terra? Non bastava prenderli e portarli sullo spazio per un killing game?!
Effettivamente... loro che ci facevano là?
Perché non erano insieme a tutti gli altri? Perché non erano a rischio esplosione insieme alle persone a loro più care? Perché dovevano partecipare invece ad un gioco di uccisioni? Tanto sarebbero morti comunque, che fossero stati a casa loro o in delle navicelle spaziali!
Prima che potesse rovinare ulteriormente il foglio, il ragazzo più alto glielo prese dalle mani e l'altro le passò subito dopo il prossimo. Esitò in un primo momento di voler continuare a leggere cos'altro avessero combinato Akumu, il mastermind ed il suo aiutante, ma eventualmente lo prese e se ne pentì per l'ennesima volta già dal titolo.
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𝐔𝐍 𝐍𝐔𝐎𝐕𝐎 𝐊𝐈𝐋𝐋𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐒𝐏𝐀𝐙𝐈𝐎 𝐒𝐀𝐋𝐕𝐄𝐑𝐀' 𝐋'𝐔𝐌𝐀𝐍𝐈𝐓𝐀'?
Come se non bastasse, i tre individui in controllo delle bombe RCIED hanno annunciato che l'androide Akumu ha costruito non solo quelle, ma anche delle navicelle spaziali che verranno presto utilizzate per un gioco altrettanto mortale. Quattordici ragazzi dotati di un titolo di Ultimate sono stati selezionati per essere salvati dalle bombe RCIED, ma hanno una missione importante: partecipare ad un gioco di uccisioni simile a quello avvenuto nel 2023, un killing game, e vincerlo per salvare l'intero pianeta Terra. Il destino di tutti è sulle mani di quei quattordici adolescenti importanti in tutto il Giappone per le loro capacità straordinarie e mai viste prima nei loro coetanei, titoli di Ultimates che potrebbero essere d'aiuto per sopravvivere e vincere. Riusciranno a cambiare il destino di miliardi di persone, della Terra?
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Questa...
Era la cosa più ridicola che avessero mai potuto leggere in tutta la loro vita.
«Aaaaspetta, aspetta, aspetta-» interruppe il lanciatore d'asce, allontanandosi di qualche passo dai due umani e dall'unico androide buono in quelle navicelle.
«Akumu non ci ha mai detto queste cose, così come non ci ha mai detto che la Terra è in serio pericolo!» esclamò, agitando un braccio dal nervosismo e di conseguenza anche il restante foglio che teneva proprio in quella mano.
«Akumu ci aveva detto solo una cosa.» esordì l'ingegnere robotico, guardando poi Mochi per indicarle di cercare nella sua mente la cosa di cui stesse parlando. Stavolta ci impiegò probabilmente cinque secondi, forse perché era proprio una delle prime informazioni che aveva preso all'inizio.
«"Se volete davvero tornare nel vostro bel pianeta Terra, dovrete uccidere qualcuno.".»
«E quella stronza di Asako ha effettivamente vinto, è tornata sulla Terra, ma il killing game sta continuando e quindi probabilmente le bombe sono ancora a rischio di esplodere.» continuò subito il primo, sistemando nel mentre i due fogli che aveva in mano.
«Non è il momento degli insulti.» lo rimproverò Natsu a quel commento sulla calzolaia – non che le stesse tanto a genio per quel che aveva fatto, anzi, ma seriamente, quello non era il momento di avere comportamenti del genere nemmeno per uno come lui –, ricevendo solamente occhiatacce dal ragazzo in questione.
«A-Allora... come dovremmo vincere e- e salvare tutti quanti?» chiese subito dopo Miho, nel tentativo anche di cambiare argomento per evitare un improvviso litigio nonostante le lacrime agli occhi.
«Andandoci di logica, credo dovremmo scoprire chi sono questo mastermind e questo suo aiutante.» rispose Heisenberg, iniziando poi a strofinarsi il mento con la mano libera ad occhi chiusi per concentrarsi ancora di più.
«Se ci liberiamo di loro due, Akumu sarà da solx. È ancora una grande minaccia da solx, sì, ma... fa comunque molta differenza essere in compagnia o essere da soli.»
La bambina poggiò intanto una mano sul suo braccio, come per dargli in qualche modo il suo supporto.
«Il vero problema è capire chi cazzo sono questi bastardi... e poi cosa intendono con "simile a quello avvenuto nel 2023"?» borbottò il secondo più alto tra loro, tornando nel mentre più vicino alla ragazza per passarle l'ultimo foglio.
Ella fece un respiro profondo prima di prenderlo e cominciare a leggerlo, ma tutto il coraggio che credeva di aver preso sparì anche questa volta non appena vide il titolo di quel giornale, che sembrava essere uno diverso rispetto a quello di prima.
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𝐑𝐈𝐓𝐑𝐎𝐕𝐀𝐓𝐈 𝐈 𝐃𝐈𝐂𝐈𝐎𝐓𝐓𝐎 𝐔𝐋𝐓𝐈𝐌𝐀𝐓𝐄𝐒 𝐒𝐂𝐎𝐌𝐏𝐀𝐑𝐒𝐈: 𝐑𝐀𝐏𝐈𝐓𝐈 𝐄 𝐈𝐍𝐓𝐑𝐀𝐏𝐏𝐎𝐋𝐀𝐓𝐈 𝐈𝐍 𝐔𝐍 𝐆𝐈𝐎𝐂𝐎 𝐌𝐎𝐑𝐓𝐀𝐋𝐄
Diciotto ragazzi dotati di un titolo di Ultimate sono scomparsi il 13 ottobre 2023 dopo essere stati invitati a celebrare i loro talenti in un ristorante di lusso. Dopo non aver ricevuto notizie per più di un mese, l'anziano maggiordomo dell'Ultimate Harp Player Eugene Martin ha trovato i quattro sopravvissuti di un gioco mortale, definito "killing game", vicino ad uno strano hotel mai visto prima.
«Eravamo tutti invitati a questo ristorante, but then siamo svenuti non appena abbiamo mangiato quello che ci hanno offerto!» racconta Kanata Fukumoto, l'Ultimate Paranormal Expert. Sono stati rinchiusi in quell'hotel costruito esclusivamente per loro, dove venivano costretti non solo a fare delle sfide mortali, ma anche a dover uccidersi a vicenda per poter uscire di lì, ma nessun altro oltre loro è mai uscito di lì vivo.
«Era tutta opera di una ragazza della nostra età, Alexandra Kelemen, l'Ultimate Doll Restorer! La giustizia però è stata portata, ed è morta dopo un'esecuzione esplosiva.» aggiunge la leader dei Yoru no Kodomo ed Ultimate Sentai, Akafu Kobayashi, facendo riferimento al misterioso fenomeno nominato "L'Esplosione del '23": l'hotel in cui i diciotto Ultimates alloggiavano era lo stesso in cui si verificò un'esplosione prima di origini sconosciute, ma grazie a questi giovani ragazzi adesso le circostanze sono più chiare.
«[...] "Non c'era solamente Alexandra, ma anche un robot! Si chiamava Mayuko the second, comandava su tutti noi sotto controllo segreto della mastermind ed odiava l'amore da morire! Era proprio fissatx." spiegò il ragazzo dai capelli color indaco.» ci racconta Amane Sasaki, l'Ultimate Storyteller dalla particolarità di parlare costantemente in terza persona. Questo robot – più specificamente un androide – era morto prima di Alexandra, prendendo una vasca piena d'acqua e mandandosi in cortocircuito da solo perché stanco dell'amore impossibile della sua creatrice.
Grazie alle riprese continue dell'Ultimate Cameraman, Alexis Rivera, sarà possibile fare presto un documentario sull'intera esperienza, aiutando tutti quanti a mettersi nei panni di quegli adolescenti innocenti.
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«No... No... No...»
L'arciere tremava come una foglia, incapace di dire altro che "no" come un disco rotto.
Più continuava a leggere, più le sembrava tutto così surreale, così spaventoso. Non sapeva più se convincersi da sola che niente di tutto ciò fosse vero avrebbe funzionato ancora per molto.
Era davvero difficile trattenere le lacrime, ci stava mettendo tutta se stessa, ma ciò portò a non riuscire a fermarsi dal rovinare il giornale con quelle forti mani.
Non era il primo killing game questo?
Prima di loro dodici anni fa era stata già organizzata una crudeltà simile per altri ragazzi che come loro erano degli Ultimates?
Prima di loro dodici anni fa degli adolescenti erano stati costretti ad uccidersi a vicenda?
Perché? Perché?!
Perché era successo tutto questo e perché dodici anni dopo stava succedendo la stessa cosa anche a loro?!
Era... così ingiusto, così crudele!
Quei poveri ragazzi erano probabilmente così spaventati, incerti su cosa fare e come uscire di lì. Quei quattro ragazzi probabilmente avevano adesso il peso di essere sopravvissuti al posto di tutti gli altri!
Lo stesso stava succedendo effettivamente anche in questo killing game, stava succedendo a Miho stessa, che aveva già le morti di così tante persone sulla coscienza.
Kàroly, Hanako, Yayoi, Hoshi ed addirittura anche Asako, perché probabilmente era morta pure lei a quel punto se avevano messo delle bombe sulla Terra! Erano già così tante persone morte al posto loro, al posto suo! Erano tutte morte mentre lei era ancora viva, integra, ma ingiustamente!
Veniva guardata intanto dallo sguardo decisamente preoccupato, influenzato anche dalle recenti e terrorizzanti informazioni acquisite, di Natsu, che era indeciso su cosa fare o dire per aiutarla a calmarsi.
Erano... troppe cose messe assieme in pochissimo tempo, ovviamente si sentiva sopraffatta da tutto quanto! Anche per lui era difficile fare mente locale al momento di tutto quello che avevano appena scoperto.
Sua sorella era in pericolo dopotutto, infatti non sapeva come stava facendo in quel momento a non prendere dalle mani di entrambi quei giornali e strapparli in tanti pezzettini. Lui doveva proteggere Tsukiko, ma come diavolo sarebbe dovuto tornare sulla Terra se non uccidendo? E lui non ci teneva proprio a diventare un assassino.
«Quindi... era questa "L'Esplosione del '23", hm?»
Il primo ad effettivamente parlare dopo quelle che sembrarono essere ore fu Heisenberg, che per mantenere la calma teneva come sempre la mano a Mochi. Purtroppo però era ancora evidente come neanche lui avesse preso bene tutte quelle notizie assieme, specialmente per quelle attuali.
Non doveva lasciare però che le sue emozioni prendessero la meglio su di lui, sapeva bene che la cosa migliore da fare in qualunque situazione era pensare analiticamente, razionalmente.
I due più bassi si guardarono prima a vicenda, poi contemporaneamente si girarono verso il ragazzo più alto.
«L'Esplosione del '23...» ripeté il lanciatore d'asce, distogliendo lo sguardo per riflettere e mettersi letteralmente a contare con le dita.
«... Avevo cinque anni quando l'ho visto ai telegiornali.» ammise poco dopo.
«Ed io ne avevo sei...» aggiunse l'altro, portandosi l'indice ed il pollice al mento per pensare attentamente a sua volta.
«A quei tempi dicevano che le ragioni fossero sconosciute, non ricordo per nulla di una singola menzione di questo... killing game.»
«N-Nemmeno io...» concordò la ragazza, mentre il secondo più alto scrollò semplicemente le spalle.
Heisenberg chiese con un cenno della mano l'ultimo pezzo di giornale, mettendosi successivamente a scrutare bene sia quello che il resto che avevano letto prima nel totale silenzio, passandoli poi uno alla volta a Mochi non appena finiva.
Gli ci volle qualche minuto per finire, aggiungendo anche il tempo per schiarirsi giusto un attimo le idee, e solo allora parlò.
«Due giornali diversi... ma niente di tutto questo può essere una coincidenza.»
Nessuno degli altri due osò parlare, come se stessero aspettando entrambi che fosse lui a continuare a parlare, mentre l'arciere si passava il dorso della mano agli occhi per asciugarseli e liberarsi finalmente delle lacrime trattenute per poco fino a quel momento.
«Erano indirizzati a noi, per forza. Quei tre volevano che leggessimo questi giornali.» continuò quindi l'ingegnere robotico, riprendendo poco dopo i giornali in questione dal proprio androide.
Rimaneva comunque della rabbia dentro di lui però, che lo portò a stropicciare sempre di più quei fogli pieni di informazioni preziose.
«Quei due ed Akumu dovranno pagarla cara per quello che sta facendo.»
Ne prese uno in particolare, quello dove mostrava la foto dei tre di cui parlava, e poi quello che parlava del killing game del 2023.
«O forse dovrei dire... Mayuko the second, l'androide che odia così tanto l'amore?»
«Dici che potrebbe essere lxi questx Mayuko the second?» chiese subito Natsu, ricevendo come risposta dei semplici cenni del capo.
«Ma è mortx per cortocircuito... non può essere lo stesso.» ribatté però, poco convinto.
«Magari il mastermind e l'aiutante l'hanno riparato, no? Oppure potrebbe essere un androide collegato comunque a Mayuko the second... fatto sta che tutto questo non può essere una semplice coincidenza.» spiegò allora il più alto le sue ipotesi, continuando a tenere lo sguardo fisso sui due fogli presi prima.
Effettivamente non faceva male a teorizzare che fossero la stessa persona – o meglio, lo stesso androide: perché mai avrebbero dovuto mettere quel giornale per loro allora? Inoltre non poteva essere una semplice coincidenza il fatto che un androide c'entrasse con un killing game per ben due volte, no? Poteva essere quello, oppure Akumu poteva essere semplicemente un androide imparentato con Mayuko the second o qualcosa del genere.
Rimaneva comunque il fatto che quest'intera situazione stesse facendo bollire il sangue a Natsu, e non solo a lui.
«Dobbiamo parlarne agli altri, ed in fretta.»
Non passò più di un secondo che i loro Akumuphones ricevettero ben cinque notifiche in pochissimo tempo dall'Akumuchat, preoccupando un po' i tre.
E facevano bene a temere, a tremare, perché il contenuto di quei messaggi non era per nulla positivo.
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𝐆𝐋𝐈 𝐈𝐌𝐁𝐄𝐂𝐈𝐋𝐋𝐈 𝐍𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐒𝐏𝐀𝐙𝐈𝐎 🌠🌌
✨ Sparkling_Haru 😎✨
MAYDAY MAYDAY MAYDAY!!!!
— 13:00
✨ Sparkling_Haru 😎✨
REGINA È UMPAZZITA
— 13:00
✨ Sparkling_Haru 😎✨
RIPETP REGINA È IMPAZZITA
— 13:01
✨ Sparkling_Haru 😎✨
AKUMU SA TUTTO GAME OVER!!!
— 13:01
✨ Sparkling_Haru 😎✨
GAME OVERRISMAJAKABSJBFHD
— 13:01
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«R-Regina...?»
«Regina?!»
«Regina è impazzita...?!»
Sgranando gli occhi e pronunciando quel nome con toni diversi allo stesso momento, Miho, Heisenberg e Natsu si guardarono a vicenda in un primo momento, come se il tempo si fosse bloccato in quell'istante.
C'era un pensiero però che avevano in comune, ovvero il fatto che il piano fosse decisamente fallito per la seconda volta e che fossero nella merda totale.
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Separandosi in meno tempo possibile con il resto dei loro compagni senza dire nulla, Emylia si ritrovò a dover letteralmente rincorrere Regina da quanta voglia avesse apparentemente di entrare non nella sala di controllo, ma nella stanza misteriosa che non aveva altre entrate se non in quella parte dove Akumu stava per la maggior parte del tempo. Infatti tutto questo fu possibile soltanto grazie ad Aimi e Koyo, che avevano il compito importante di distrarre quell'androide per poter attuare la loro parte.
Ecco, l'unico problema era il fatto che xlx ragazzx non avesse la minima intenzione di rallentare o stare fermx anche solo un momento, anzi era a dir poco strano vederlx con tutta quell'energia a quell'ora.
Emylia non poteva sapere che le sue vere intenzioni fossero quelle di trovare tutti i componenti necessari per costruire una macchina del teletrasporto, altrimenti probabilmente avrebbe capito il perché di tutta questa fretta e perché non l'ascoltasse.
«Regina, aspetta!»
«Regina, un attimo!»
«Regina-! Fai attenzione, per favore!»
Non importava cosa le diceva: non veniva ascoltata nemmeno un attimo e continuava senza fermarsi mai per la sua strada, come se fosse da solx in quel piano, come se non fosse in gruppo con Emylia.
Probabilmente credeva di essere solx anche fisicamente, ma ultimamente il suo cervello non stava ragionando benissimo.
Di nuovo, la ricamatrice non poteva saperlo, non poteva sapere niente di tutto questo.
Dopotutto, credeva che dopo quel che era successo allo scorso processo di classe fosse più che contenta di aver mandato a morire un'amica. Lei non avrebbe fatto lo stesso con Asako.
Forse fu proprio per quello che il suo tono di voce passò da uno preoccupato e dolce da uno inusualmente spazientito e scontroso.
«Hey! Regina!»
«Regina, ti ho detta di stare ferma!»
«Regina, aspettami! Non toccare niente!»
Le dava così fastidio tutta questa fretta, le dava così fastidio non poter fare le cose con più calma come quando ricamava.
Il ricamo richiedeva tanta pazienza, precisione ed attenzione ai dettagli, quindi venire messa sotto pressione in quel modo non la garbava proprio.
Voleva agire con calma, prendere un po' di tempo per decidere quale fosse la soluzione migliore ad ogni problema che le si sarebbe parato davanti, non fare tutto in fretta e furia senza una valida ragione!
Tutto questo portò ad un inseguimento, finito solamente dopo aver effettivamente varcato la porta della stanza che aveva tanto incuriosito i suoi compagni ed in parte anche se stessa.
Dovette però riprendere il fiato prima di cercare di capire che tipo di segreti potesse nascondere Akumu lì dentro, e quando alzò finalmente lo sguardo non poté non sgranare gli occhi e fare qualche passo indietro da quanto fosse tutto così... strano, così incredibile, così... spaventoso.
«... Regina, io- i-io non credo dovremmo essere qui-»
«Hmmm... posso prendere qualcosa di bello da qui? Posso? Posso? Posso o non posso? Ehhhh? Ma c'è qualcosa di utile qui dentro oltre... me stessx?»
L'inventrice aveva trovato tra i vari schermi attaccati tutti assieme uno che lx raffigurava proprio in tempo reale, come se stesse venendo ripresx costantemente.
Si stava osservando con tanta curiosità, come se non si fosse mai vistx allo specchio fino a quel momento – e si notava, visto che non aveva esattamente una bella cera o dei capelli ben sistemati –, facendo infatti continuamente avanti e indietro per vedere come lo schermo replicasse ogni sua azione.
«Hey, Regina! Ciao, Regina! Come stai, Regina? Tutto apposto, Regina, te? Anch'io sto bene, Regina, mai stata meglio! Mi sai dire dove posso trovare dei superconduttori ad alta temperatura, Regina? No, Regina-»
... Era andatx? Era andatx.
Emylia non poté fare a meno di guardarla con tanta preoccupazione ma soprattutto paura, perché ancora sentiva quella brutta sensazione che loro due non dovevano proprio essere in quella stanza.
C'era una postazione simile a quella nella sala di controllo, ma in verità quella serviva per controllare la miriade di televisioni appese al muro davanti ad esso: tutti quegli schermi mostravano ogni stanza delle varie navicelle spaziali, nessuna esclusa.
Era decisamente stretto come posto, cosa che contribuiva solamente di più a rendere il tutto più angosciante, come il fatto che l'unica fonte di luce era qualunque cosa venisse mostrata dalle telecamere messe in giro – di notte quindi Akumu stava al buio lì, solo soletto? Questo sì che era triste.
Una cosa strana era il tappeto che si trovava proprio al centro della stanza, grande e dalla forma di una stella rigorosamente gialla. Davvero sarebbe stata quella l'unica decorazione colorata di quella stanza tetra?
In ogni caso, fece un respiro profondo prima di avvicinarsi a sua volta alla postazione, osservando in un primo momenti come ci fossero decisamente troppi pulsanti come in quella nella sala di controllo. Sarebbe stato meglio non toccarne nemmeno mezzo se volevano evitare di farsi scoprire, magari uno di questi poteva far partire un'allarme udibile in tutto lo spazio!
Doveva tenere d'occhio ancora di più l'inventrice allora, non si sapeva mai che le potesse passare per anche solo un attimo la pessima idea di cliccare qualcosa.
Però era incantatx dallo schermo raffigurante se stessx al momento, quindi non sarebbe dovuto essere un problema, no? O almeno, per il momento, finché non si sarebbe eventualmente stancatx, ma Emylia non aveva pensato così tanto a fondo.
Piuttosto venne attratta anch'ella da quelle televisioni, che mostravano tanti punti diversi delle navicelle spaziali, delle stanze che avevano sbloccato fino a quel momento, ma nell'angolo in basso a sinistra di ognuna si poteva vedere il simbolo di un altoparlante barrato, indicando che l'audio fosse disattivato. Sicuramente c'era qualche pulsante nella postazione per questo.
Cos'altro si poteva dire?
Beh, fu certamente sorpresa da come potesse effettivamente vedere il resto dei suoi compagni in alcuni di quegli schermi, ognuno di loro impegnato nel piano che avevano organizzato il giorno precedente come lei e l'inventrice.
Non sarebbe stato un problema se avesse lasciato la curiosità prendere la meglio su di lei e guardare cosa stessero facendo tutti quanti, vero?
Koyo ed Aimi erano rimasti nella sala da pranzo con Akumu, ma per qualche strana ragione il musicista sembrava starsi soffocando con qualunque cosa avesse bevuto da quella tazza sul suo piattino, mentre il performer della Disney lo stava aiutando. Chissà se sarebbero riusciti a capire come mai erano stati messi l'uno nel movente dell'altro... forse era stato un problema del sistema? Non che lei se ne intendesse proprio di queste cose, per nulla.
Clover... aveva cominciato a correre via dalla boutique, mentre Samu era rimasto in quella stanza da solo, lasciando andare un sospiro mentre teneva il suo Akumuphone in mano. Poco dopo lo vide digitare qualcosa, per cui la ricamatrice prese il proprio e si rese conto che ci fossero già dei messaggi: Fubuki diceva che A-Yeong fosse in serio pericolo, ma Samu aveva appena scritto che sarebbe venuto lui insieme alxx sux compagnx di piano, che era già partitx da un po'.
Vedendo poi l'arteterapeuta correre a sua volta, non poté fare a meno di seguirlo con gli occhi da schermo a schermo.
Fubuki e Clover erano fuori dalla lavanderia a discutere di chissà che cosa, probabilmente di quello che stava facendo A-Yeong di così tanto pericoloso da rischiare la vita, per poi salutare Samu mentre finalmente le raggiungeva per risolvere il problema.
A proposito del problema, effettivamente uno schermo mostrava come il burattinaio stesse cercando di infilarsi dentro una lavatrice. Poco dopo ecco che l'arteterapeuta gli si avvicinò in fretta e furia per tirarlx fuori di lì. Emylia non poté fare a meno di ridacchiare lievemente ad una scena così assurda.
Spostò lo sguardo su un'altra televisione, ma se ne pentì non appena vide che una certa bambina androide sembrava starla fissando intensamente. Fece un passo indietro e sgranò leggermente gli occhi, agitando poi lievemente una mano per testare se potesse vederla, ma non sembrò così – probabilmente era solamente incuriosita dalla videocamera di sorveglianza. Accanto a lei vi era il suo padrone, Heisenberg, che stava controllando attentamente i vari libri che si ritrovava davanti. Là sembrava andare tutto bene almeno.
Visto che la biblioteca apparentemente era così grande, vi erano ben più di una videocamera lì dentro, il che significava che si aveva bisogno di qualche schermo in più per poter vedere proprio ogni angolo di quella stanza.
Infatti in un altro poté vedere Natsu, che a sua volta stava guardando i vari libri che avevano invece il lato che aveva deciso di controllare. Non sembrò molto interessato però, anzi sembrava decisamente confuso, come se non riuscisse a capire cosa ci fosse scritto in alcuni di essi.
Lo terzo schermo dedicato alla biblioteca raffigurava invece Miho, che ovviamente faceva la stessa e identica cosa dei suoi compagni del piano. Aveva preso un libro e lo stava guardando con tanto interesse, così come Emylia stava guardando lei con tanto interesse, come se non potesse staccare gli occhi di dosso da lei.
Non poteva fare a meno di pensare alla conversazione avuta con lei il giorno prima, a quel momento dove si era messa ad urlarle contro per quanto si era già stancata di questo killing game, di vedere le persone che amava andarsene improvvisamente in un modo o in un altro.
"Ed io... io ti starò sempre accanto, Emylia."
Miho, la prossima volta sii più credibile.
Eppure, nonostante tutta la delusione che aveva ricevuto fino a quel momento, nonostante tutti i tradimenti che si era subita fino a quel momento, nonostante tutte le lacrime che aveva versato in quei giorni dopo essere stata ingannata più di una volta...
Una parte di sé voleva ancora credere.
Una parte di sé voleva dare la sua totale fiducia a Miho, come l'aveva data ad Hanako e ad Asako.
Una parte di sé voleva sbagliare ancora, ancora ed ancora.
Si risvegliò da quello stato di trance non appena sentì un rumore strano, come di un qualcosa che si apriva.
Credendo che fosse Akumu, la ragazza si spaventò inizialmente e fece per allontanarsi dalla presumibile fonte del rumore, rendendosi conto solamente dopo che Regina aveva tolto il tappeto a stella e rivelato una botola nascosta, che aveva appena aperto un posto decisamente più buio della stanza in cui si trovavano al momento.
Se prima aveva il dubbio di quanto pericoloso fosse essere lì, adesso era decisamente sicura che non sarebbero dovute andare là!
«... Regina, senti, credo che abbiamo controllato abbastanza qui dentro. Forse dovremmo andare-»
Ancora prima che potesse iniziare a parlare, non si era resa conto che l'inventrice si stava letteralmente buttando in quel buco strano come se fosse una piscina.
Se ne accorse fin troppo tardi, per cui sussultò e si abbassò immediatamente per avvicinare la testa e provare a vedere meglio, ma niente da fare: era proprio buio pesto.
«Regina?! Dove sei finita?!» provò a chiamarla, ma non ottenne alcuna risposta.
Che doveva fare adesso?!
Fuggire o non fuggire?
Entrare o non entrare?
Rischiare o non rischiare?
Morire o non morire?
... Effettivamente, aveva ormai così tanto da perdere per non farlo? C'era una ragione più sensata per andare contro il suo destino?
«Regina!»
Fu questione di qualche secondo e si ritrovò anche lei a scendere le scale a pioli messe sotto quel buco strano, facendo attenzione a non mancare un piolo nel processo.
Sentiva della rabbia dentro di sé da quando era iniziato quel piano, da quando Regina aveva deciso di fare di testa sua per tutto il piano! Insomma, non voleva nemmeno parlarle! Parlava da solx!
Solitamente era più paziente di così, ma non aveva nemmeno un attimo per calmarsi in quei giorni, così come non lo aveva quando qualcuno non l'ascoltava.
«Regiiiiinaaaaa! Torna subito-...!»
Scendendo sempre di più quelle scale, il buio pesto di prima stava stranamente iniziando ad acquisire un pizzico di luce in più, una proprio debole, ma riuscì a vedere dopo un po' che le pareti fossero letteralmente grigie, che il pavimento su cui avrebbe poggiato i piedi tra un po' era a sua volta grigio.
«... qui...?»
Adesso era sicura al cento per cento che quel posto fosse probabilmente una delle aree non accessibili e proibite da Akumu.
Era... strano, troppo strano, ma soprattutto inquietante. Era la cosa più inquietante che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Una lunga molto grande di quel colore non allegro, e le uniche cose ad occuparla erano ben sedici bare disposte ognuna ben distanziata dall'altra.
Bare. C'erano delle fottute bare. Sedici fottute bare per sedici fottuti corpi. Corpi qualsiasi? O forse per quei sedici ragazzi rinchiusi nello spazio e che stavano cominciando a morire sotto atroci sofferenze?
Ormai non le importava nemmeno più di sapere dove si fosse cacciatx Regina: le sue gambe si mossero da sole in avanti, in una strada creata apposta per lei nella sua testa, verso una bara che mai sarebbe stata usata, la bara di Asako.
Era fatta di acciaio inossidabile, con una piccola finestra scorrevole che poteva aprire e chiudere quanto voleva. Chissà perché.
Leggeva "Asako Murayama". Era quello il suo nome, ovvio. Non c'erano dubbi.
Così come non c'erano dubbi che fosse vuota, che sarebbe rimasta così per sempre.
Ancora una volta sentì di non avere totalmente il controllo delle proprie gambe, continuando ad andare avanti per cercare la bara di qualcun altro in particolare, la bara della prima, vera e propria assassina.
Leggeva "Hanako Miyake". Anche qui, non c'erano dubbi che fosse quello il suo nome.
Aveva una piccola finestra scorrevole come il resto, ma non riusciva ad aprirla con così tanta felicità come aveva fatto con Asako.
Ma presto il suo sguardò incontrò gli occhi chiusi di quella pelle blu, di quella pelle sporca di terra e torturata dalle radici che aveva ancora strette al collo, non dandogli una pausa da chissà quanto tempo.
Era Hanako. Era proprio lei.
Era Hanako ed era morta.
Le lacrime cominciarono a sgorgare senza sosta, bagnando la pelle intatta della povera e spaventata ricamatrice.
Chiuse immediatamente la finestra e si allontanò il più in fretta possibile da quella bara, da quel corpo che non aveva potuto salvare in alcun modo.
I suoi respiri si fecero più profondi mentre non riusciva a smettere di piangere. Sapeva che non portare Lilith sarebbe stata una scelta decisamente idiota da parte sua, sapeva che fare amicizia con Hanako e con Asako era stata una scelta fin troppo idiota da parte sua!
Ma lei era questo, no?
Un idiota. Un idiota che non capiva un cazzo della vita perché aveva paura di crescere.
Voleva andarsene, ma non poteva.
Le bare erano ovunque. Non importava dove avrebbe guardato, ci sarebbe stata sempre una bara davanti alla sua vista.
Venire lì era stata una brutta idea, una pessima idea! La peggiore di tutte!
Non voleva essere lì, voleva essere in camera sua a piangere ed a trattenere le urla affondando la testa sul cuscino!
Voleva Lilith, voleva abbracciare l'unica cosa che le era rimasta e che sapeva mai l'avrebbe abbandonata come tutti gli altri!
Finì per sbattere per sbaglio contro un'altra bara, una che leggeva invece "Kàroly Antal".
Kàroly, un ragazzo che era un bravissimo ballerino di hip hop.
Kàroly, un ragazzo che si spaventava facilmente di qualunque cosa e non era il migliore a fare amicizia con loro.
Kàroly, un ragazzo che era morto per sbaglio e per primo per mano della sua cara amica Hanako durante il loro vano tentativo di tornare sulla Terra tutti insieme.
Kàroly... un ragazzo che non era nella sua bara.
Aveva aperto la finestra, ma non c'era.
Kàroly non era nella sua bara come Hanako.
Dove... Dov'era il corpo di Kàroly?
Akumu le stava giocando un brutto scherzo, non era così?
Doveva essere lì, no?
Perché Kàroly non era nella sua bara?!
Si portò entrambe le mani davanti alla bocca per trattenere le urla, facendo dei passi indietro frettolosi mentre i suoi occhi non facevano altro che individuare solamente bare. Bare. Bare e bare. C'erano bare e basta, nient'altro. Non c'era altro che delle bare pronte per loro. Non c'era altro che delle bare che aspettavano di essere aperte per poter infilare dentro l'ennesimo corpo, l'ennesimo morto, l'ennesima vittima di questo gioco così crudele, di questo killing game.
Non c'era altro che la sua bara, la bara di Emylia senza un cognome, che non aspettava altro che accogliere il suo corpo in un freddo eterno.
Certo che era così strano avere davanti ai propri occhi il posto in cui sarebbe stata eventualmente messa esanime, il posto che avrebbe indicato la sua morte vera e propria.
La sua bara era pronta ad essere aperta ad ogni momento, anche adesso.
C'era però una cosa più strana di vedere il posto per il suo corpo ad una giovane età come la sua, ovvero di avere accanto la bara di una persona di cui non aveva sentito né nome né cognome in tutta la sua vita.
Leggeva "Umeko Fukunaga". Chi era Umeko Fukunaga? Nessuno tra di loro si chiamava Umeko Fukunaga, giusto?
A chi apparteneva questa bara?
Quale corpo avrebbe dovuto ospitare tra quegli altri dieci rimasti ancora in vita?
Distolse lo sguardo, notando solo in quel momento che Regina sembrasse essere incapace di muoversi davanti ad una bara.
Non era una bara qualsiasi però, non era una bara qualsiasi quella che stava guardando con quegli occhi pieni di paura, pieni di pentimento, pieni di panico.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
Era la bara di Hoshi Robinson.
☆゜・。。・゜゜・。。・゜★
Regina cominciò a correre in giro per la stanza senza fermarsi mai, senza avere una meta precisa, senza avere un vero e proprio equilibrio e traballando come se fosse in una giostra dove non c'era mai una pausa.
Non c'era mai una pausa alla confusione che si era creata nella testa di quell'inventrice, non c'era mai pace nella testa di unx ragazzx che aveva visto il corpo della sua cara amica, morta per colpa sua.
«Regina?!»
Emylia poteva chiamarla quante volte voleva, ma Regina in quel momento voleva solamente strapparsi quelle dannate orecchie dalla sua testa per far stare zitte quelle voci fastidiose che aveva cominciato a sentire, voci che le dicevano che fosse colpa sua.
Le sapevano dire solo quello. Le sapevano dire solamente che era colpa sua se Hoshi era morta, che era colpa sua se adesso Hoshi era stata messa in quella bara fredda.
Voleva strapparsi anche i capelli. Voleva strapparsi le orecchie, i capelli, le dita, la sua stessa pelle. Voleva strapparsi quel cervello che era tanto invidiato da quei giapponesi che rosicavano per avere la sua stessa intelligenza, le sue stesse idee geniali e che avevano cambiato l'intero Giappone!
Probabilmente però avrebbero cambiato tutti idea se avessero scoperto che quel cervello fosse capace di uccidere una cara amica per della giustizia mai esistita.
Cercando di non cadere, le sue mani finirono per appoggiarsi su una di quelle bare e le sue ginocchia finirono per terra.
Abbassò la testa, mentre la sua bocca cercava aria da tutte le parti. Era un insieme decisamente poco intonato di respiri veloci, mugolii, grida isteriche che voleva buttare come aveva fatto poco prima ma che adesso erano bloccate dalla gola secca. Voleva strapparsi anche quella. Voleva strapparsi le corde vocali. Voleva strapparsi qualunque parte del corpo avesse utilizzato per dire che fosse Hoshi l'assassina, per votare Hoshi come assassina. Voleva strapparsi dalla testa ai piedi fino a lasciare un gigantesco lago di sangue.
☆゜・。。・゜゜・。。・゜★
«Regina, tutto okay?!»
La ricamatrice la raggiunse verso quella che era la propria bara, ormai nel panico a sua volta perché incerta su cosa fare. Doveva calmarla, ma come?! Come poteva calmarla quando erano circondate da corpi morti, da bare vuote e pronte per loro ovunque guardavano?! Come poteva calmarla quando Kàroly era scomparso senza tracce?! Come poteva calmarla quando lei aveva visto Hanako e lxi aveva visto Hoshi?!
Poteva solo mentire, poteva solo mettersi a dire inutilmente su come tutto andasse bene e fare finta di nulla. Non c'era altro che poteva fare in una situazione del genere.
«Non... Non avere paura! Va tutto bene, va tutto bene, okay?! Tu... Tu devi solo, devi solo... calmarti un po' e-»
Non sapeva però che quella mano sulla spalla, quel gesto che avrebbe dovuto aiutarla a calmarsi di più delle sue stupide parole, le avrebbe dato fin troppo fastidio.
Afferrò il polso con così tanta forza che la ricamatrice cacciò un piccolo urlo da quanto le fece male, finendo poi per essere spinta di violenza sul pavimento.
Ella vide l'inventrice aprire la sua bara in fretta e furia, mischiando i versi di respiri decisamente irregolari con quei rumori strani, come quello di quando venne effettivamente aperta.
«Regina, cosa stai-!»
Non ebbe nemmeno il tempo di parlare che improvvisamente si ritrovò non più sul pavimento, ma tra le braccia del ragazzx, che stranamente si stava avvicinando alla bara lasciata aperta.
Fu solo quando venne lasciata andare bruscamente che capì le vere intenzioni di Regina: voleva chiuderla lì dentro.
Quella stanza dal silenzio tombale si riempì presto di urla e pianti pieni di disperazione.
«NONONONO- FERMA, FERMA!»
Non l'ascoltava.
«REGINA, NE POSSIAMO PARLARE-!»
Anzi, non voleva ascoltarla.
Dopotutto, la sentiva ancora.
«REGINA, TI PREGO!»
Era molto più forte di lei, non c'erano dubbi.
«NON CI VOGLIO STARE QUI DENTRO!»
La sua forza non poteva essere messa al confronto con quella dell'inventrice.
«LASCIAMI ANDARE, LASCIAMI-!»
Hah, sapeva che non allenarsi giornalmente l'avrebbe portata eventualmente a questo risultato.
«TI SUPPLICO, NON FARLO-!»
Era questo il suo destino? Venire chiusa nella sua bara anche se non era ancora morta?
Era questo ciò che Dio voleva per lei?
Era questo il prezzo da pagare per essersi fidata ciecamente e stupidamente di due assassine?
Era questo il prezzo da pagare per volerle comunque perdonare nonostante tutto?
Era questo il prezzo da pagare per star ancora mettendo la sua fiducia in qualcuno?
«AAAAAAAAAH-!»
Improvvisamente cadde all'interno della bara e sbatté anche la testa, mentre i suoi polsi imponenti vennero lasciati da quelle mani così forti.
Istintivamente chiuse gli occhi a causa della botta, ma appena li riaprì poté vedere che Regina adesso non sarebbe statx capace nemmeno volendo di chiuderla lì dentro.
Aimi aveva circondato le braccia intorno a lxi da dietro, sollevandolx in aria e cercando nel mentre di fare dei passi indietro mentre gli arrivavano dei calci alle gambe.
«LASCIAMI, LASCIAMI-!»
«REGINA- STAI FERMA!»
E non era arrivato solo lui alla riscossa, ma anche Koyo, che nonostante fosse terrorizzato stava cercando di scrivere qualcosa sul suo Akumuphone – probabilmente stava avvertendo tutti gli altri nell'Akumuchat, così che potessero venire ad aiutare.
A proposito di Akumu, poco dopo scese anche lxi dalle scale a pioli e non trattenne neanche un po' il suo sorrisetto soddisfatto ma fastidioso per molti. Aspetta, aveva scoperto del piano?
Non ci mise molto ad arrivare anche Miho, che sgranò subito gli occhi al solo vedere la scena, ma non esitò a venire da lei.
«Emylia, stai- stai bene?!» le chiese infatti, con tanta preoccupazione.
Non riuscì a far altro che alzare ed abbassare di poco il capo, come se le parole le morirono letteralmente in bocca da quanto si era spaventata.
«MIHO, AIUTAMI-!» esclamò improvvisamente il performer della Disney, perdendo la presa e dovendo afferrare stavolta il braccio per far stare fermx l'inventrice, ma era ovvio che fosse in difficoltà da quanto ella stesse insistendo.
L'arciere non se lo fece ripetere due volte ed afferrò l'altro, potendo così unire entrambe le braccia dietro la schiena. Non era la prima volta per lei che doveva avere a che fare con una specie di combattimento con Regina, e ricordava di aver avuto un po' di difficoltà. Un momento decisamente imbarazzante, certo, ma quello non era il momento adatto per pensarci!
Stavoltà arrivo Samu in soccorso per Emylia, offrendole subito una mano – anzi, direttamente entrambe – per farla uscire di lì.
«Emylia, ti ha fatto male? Come ti senti?» iniziò a chiedere, a sua volta preoccupato.
Ancora, la ricamatrice sembrava aver perso la capacità di parlare ed era anche presa da un'incredibile voglia di piangere.
Arrivò anche Koyo ad aiutare, e così in due riuscirono a farla uscire di lì e ad averle dato proprio il biondo come supporto per le lacrime che erano cominciate ad uscire e per la mancanza di forze improvvisa.
«Aimi, Miho, legatelx da dietro con la giacca. È l'unico modo per farlx stare fermx.»
Heisenberg era sceso a sua volta, lasciando però Mochi di sopra, dove probabilmente stavano il resto dei loro compagni.
«Tipo... una camicia di forza?» chiese Aimi, cercando di non lasciarsi sfuggire il braccio delxx ragazzx in questione che continuava a dimenarsi con tutte le sue forze.
«Esattamente. Muoviamoci.» affermò il primo, avvicinandosi per aiutare i due.
Nel mentre che cercarono di farla stare ferma e allo stesso tempo di legarla come Heisenberg aveva suggerito, Regina improvvisamente perse le forze nelle gambe e si ritrovò con le ginocchia sul pavimento, mentre i suoi occhi divennero lucidi.
«Non è colpa mia...»
Cominciò anche a singhiozzare, mentre i suoi respiri non si erano ancora calmati, per nulla.
«Non è colpa mia, non è colpa mia, NON È COLPA MIA! NON È COLPA MIA SE È MORTA! HOSHI NON È MORTA PER COLPA MIA! È STATA LEI, È STATA LEI, NON IO!»
Parole e grida inutili, perché raccontavano solamente menzogne, delle cazzate.
«NON HO FATTO NIENTE, È COLPA SUA! NON È COLPA MIA, NON SONO STATA IO! NON È MORTA PER COLPA MIA! È STATA LEI, NON IO! NO! NON IO, NON IO, NON IO-!»
Era colpa sua, lo sapeva.
Sapeva benissimo che fosse colpa sua.
Sapeva benissimo che avesse mandato lei Hoshi a morire.
Sapeva benissimo che avesse ucciso lei Hoshi.
Sapeva benissimo che avesse ridotto lei Hoshi in quello stato.
Sapeva benissimo che fosse colpa sua se Hoshi era finita in quella bara con il suo nome senza aver fatto nulla.
Hoshi era come la sorellina che non aveva mai avuto, e lxi era invece il "fratellone" che lei non aveva mai avuto.
Aveva lasciato la sua sorellina morire.
Il fratello maggiore aveva lasciato la sua sorellina soffrire in quel modo atroce, ed era lui la causa di tutto ciò.
Regina aveva ucciso Hoshi.
Il fratellone aveva ucciso la sorellina.
Regina aveva permesso che Hoshi soffrisse e non aveva fatto niente per fermarlo, per aiutarla.
Il fratellone aveva permesso che la sorellina soffrisse e non aveva fatto niente per fermarlo, per aiutarla.
Regina si era creata quest'immagine cattiva di Hoshi negli anni in cui l'aveva abbandonata.
Il fratellone si era creato quest'immagine cattiva della sorellina negli anni in cui l'aveva abbandonato.
Era tutta colpa di Regina, il "fratellone" che prima considerava la sua sorellina Hoshi la persona più importante dell'orfanotrofio.
Quel pianto disperato si fece più debole, mentre i suoi occhi, da cui non vedeva proprio nulla da quante lacrime stessero uscendo senza fermarsi mai, si fecero più stanchi ed a malapena riusciva a tenerli aperti allo stesso momento.
Le voci si zittirono, facendosi più ovattate, finendo per non sentirle più non appena le palpebre si chiusero definitivamente.
Era colpa sua.
───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────
Era colpa mia.
Ma cosa ne poteva sapere quel bambino bullizzato per il suo essere effeminato?
Forse è proprio nel sangue diventare un fottuto fallito dopo aver fatto tanto successo, perché la stessa cosa era successa ai miei genitori, quelli biologici.
Mia madre e mio padre avevano sangue danese, ma avevano deciso di trasferirsi in Giappone per un posto di lavoro migliore, non sapendo che la compagnia a cui si erano affidati fallì in un paio di anni.
Tra la xenofobia, una scarsa conoscenza del giapponese e tanti problemi economici, pensarono che portarmi in orfanotrofio e rendermi comunque non disponibile all'adozione sarebbe stata un'idea geniale.
... No, non era stata un'idea geniale.
Era stata l'idea peggiore che avessero potuto mai avere in tutta la loro vita.
Non importava se venivano a farmi visita qualche volta, perché quella stupida speranza che un giorno sarei tornatx con loro era totalmente falsa.
Non sono mai tornatx da loro.
Sono statx abbandonatx in mezzo ad un branco di bambini che mi facevano dei scherzi che facevano ridere solo a loro.
Volevo tornare a casa, ma insistevano sempre che in quest'orfanotrofio, un posto dove mi prendevano in giro per il mio avere modi di fare "femminili", stessi meglio.
Solo una persona non mi prendeva in giro per quello, una bambina di nome Hoshi.
Anche lei non era ben vista dagli altri bambini, ma almeno lei aveva il coraggio di ribattere, di farsi valere, di fare qualcosa, un qualcosa che molto spesso risultava in lei che si arrabbiava a morte ed iniziava ad alzare le mani o a pianificare qualche vendetta per chi aveva osato farle un brutto scherzo.
Il fatto è che non se la prendeva solamente con i suoi bulli, ma talvolta tendeva ad urlare contro di me le peggio cose.
Ero solita a starmene zitta zitta e lasciarla sfogarsi con me, lasciarla usarmi come la sua valvola di sfogo personale. Difendermi era fuori discussione.
Quelle scuse alla festa di compleanno di Fubuki... me le ricordo ancora così bene. Mi ricordo ancora il panico che si era scatenato quel giorno perché le avevo dato dell'assassina.
Hoshi non aveva mai ucciso seriamente qualcuno, faceva del male agli altri e basta esclusivamente per difendersi, perché quei bambini sapevano come colpirti in fondo utilizzando solamente le parole.
Lo stesso era successo quella volta che aveva buttato dalle scale una bambina a cui era solita rompere le bambole e basta: quello fu il giorno che cambiò tutto quanto.
Stranamente le badanti avevano deciso di intervenire quel giorno sentendo i pianti e le urla di quella bambina stronza di cui non ricordo il nome, ricordo solamente che fosse finita in sedia a rotelle dopo quell'accaduto.
Ricordo come tutti quanti iniziarono a temere Hoshi più di ogni altra cosa, a temere di essere loro i prossimi a finire con qualche osso rotto, per cui tutti quanti la lasciarono finalmente in pace.
Tra quelle persone c'ero io, perché anch'io ho iniziato ad avere paura di Hoshi dopo quel che era successo.
La mia unica amicizia finì così.
La mia prima amica, l'unica che mi voleva parlare in quell'orfanotrofio pieno di bambini crudeli, si allontanò di più quando venne adottata da una famiglia poco tempo dopo, e così non fummo distanti solo emozionalmente, ma anche fisicamente.
Mi sono sempre chiestx... perché?
Perché una bambina che aveva fatto sempre del male era stata così desiderata da una famiglia ed io no?
Dovevo sentirmi contentx di non avere più un soggetto così pericoloso tra i piedi, ma è da lì che è iniziato tutto il mio risentimento nei confronti della mia cara amica Hoshi.
Ai miei genitori biologici ci sono voluti un bel po' di anni per capire che non sarei mai potutx tornare da loro, e che rinunciare al loro diritto di miei guardiani fosse la scelta migliore sin dall'inizio.
Ero disponibile per essere adottata anch'io finalmente, ma ormai avevo sui tredici anni e si sa bene che i ragazzini procinti ad entrare in fase adolescenziale non erano ben visti per essere i figli migliori da adottare.
Questo significava che sarei potuta diventare letteralmente una barbona, ma non fu così!
La famiglia Shiratori aveva deciso che fossi perfetto per loro apparentemente, decidendo di diventare i miei guardiani, ma non i miei genitori. Era... meglio di nulla, forse?
Mi trattavano comunque benissimo, meglio di quanto avessero fatto tutte le altre persone che erano entrate ed uscite dalla mia vita come se nulla fosse, ed io li chiamavo mamma e papà tranquillamente... ma non erano i miei genitori di sangue, non erano i miei genitori legalmente.
Quei due erano i miei guardiani e basta, nient'altro. Solamente quello.
Per quanto fui gratx di essere statx presx sotto le loro cure, c'era comunque qualcosa che mancava per definire mia madre, mio padre ed il mio fratello maggiore effettivamente mia madre, mio fratello ed il mio fratello maggiore.
Inevitabilmente mi sentivo comunque come se non fossi la figlia dei Shiratori nonostante avessi il loro cognome, inevitabilmente mi sentivo comunque come se non fossi la sorella minore di Michi nonostante avessi il suo cognome.
Come se ciò non fosse abbastanza, ho iniziato proprio in quegli anni ad avere dubbi su chi fossi realmente, su come mai quel corpo da ragazzo sembrasse sbagliato.
All'orfanotrofio venivo presx in giro proprio perché mi comportavo in modo effeminato, ma a quei tempi non ci ho mai pensato troppo, anche se ho sempre saputo di non essere mai stata contenta nel mio corpo.
Ho avuto una vera e propria crisi sul mio genere: prima credevo di essere una ragazza trans, poi ho deciso di non darmi un'etichetta precisa oltre non-binary ed infine sono giuntx alla conclusione di essere demigirl.
Sono cambiatx molto in quegli anni, ed adesso mi trovo decisamente molto bene con il mio corpo rispetto ad un paio di anni fa.
Ma mi ci è voluto così tanto a capire me stessa, ad accettarmi per quello che sono, perché i miei guardiani non erano esattamente d'accordo nemmeno con il nuovo stile bizzarro. Non che dissero molto, solo... mi diedero una spalla fredda, ecco. E faceva comunque tanto male.
Ma è stato quello a farmi avvicinare di più a mio fratello Michi, trattato allo stesso modo da quelli che erano i suoi genitori perché bisessuale. Mi ha convinto proprio lui infatti a cambiare, a diventare quella che oggi è Regina Shiratori, la migliore inventrice di tutto il Giappone.
Da quando le mie invenzioni presero vita, da quando le mie idee e la mia creatività presero vita, il mio nome iniziò ad apparire sempre di più in televisione e nei giornali.
Iniziai a venire riconosciutx di più dalla gente, ad essere più popolare e ad iniziare a provare sempre più paura delle aspettative che la gente poteva avere su di me.
Tutti i soldi che guadagnavo finivano direttamente a me, perché ricordiamo, non avevo dei genitori, ma due guardiani, per cui sono diventata proprio straricca!
L'unico problema?
Le mie invenzioni sono diventate praticamente la mia personalità, la cosa più importante al mondo e che dovevo mettere sopra ogni altra cosa, persino i miei bisogni.
Mangiavo più tardi oppure non mangiavo direttamente perché stavo progettando una nuova invenzione.
Dormivo pochissimo o non dormivo direttamente perché stavo costruendo una nuova invenzione diversa dall'altra.
Là ho iniziato a non sentire più il bisogno di dormire durante la notte, piuttosto era quando c'era il sole che sentivo di potermi addormentare anche dentro un cassonetto della spazzatura. I miei orari di sonno erano sballati così come la mia personalità, dividendosi in due in base all'orario della giornata. Sono diventata letteralmente instabile e Michi lo aveva capito più di tutti.
Avete presente la vecchietta che stava rischiando la vita in quel movente se non andavo ad uccidere qualcuno?
Ecco, è stata un'idea di Michi andare a vivere da lei in campagna per riprendermi da tutto quanto, per magari tornare ad essere "normale". Mami potrà pur essere cieca, ma sapeva comunque trasmettere una certa pace e serenità con solo la sua compagnia.
Si è sempre presa cura di me come se fossi sua nipote e, per quanto ho cercato di mantenere le mie distanze... mi sono affezionata al punto che Akumu ha deciso che fosse la persona perfetta da minacciare per me.
La vita era più tranquilla e molto più piacevole con lei al mio fianco, ed è da quando sono finitx in queste fottute navicelle che sta andando tutto tremendamente storto.
Ho rivisto Hoshi dopo tanto tempo ed ho deciso di ucciderla con le mie stesse mani.
Stavo per fare lo stesso con Emylia, cercando di metterla in quella bara e chiuderla lì dentro per sempre.
Sto facendo del male a tutti.
Sto uccidendo tutti quelli che mi stanno vicino, anche se cerco di allontanarmi.
È inutile, è tutto inutile perché sono rovinatx ormai. La mia fama è giunta al termine.
Questo è il fallimento di Regina Shiratori, l'Ultimate Inventor, ed è tutta colpa mia.
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«Quindi, esattamente... cos'è successo tra te e Regina?»
Una nuova riunione era iniziata dopo aver portato Regina in camera sua e deciso che Koyo sarebbe rimasto a farle compagnia, ritornando quindi tutti quanti nella stessa stanza in cui avevano parlato del piano decisamente fallito "Project Rising Stars: La Vendetta": il salotto.
Non avrebbero aspettato il processo di classe come la scorsa volta, e stavolta avevano tutto il tempo del mondo per raccontare ciò che era successo.
In particolare, Heisenberg aveva proposto con quella domanda di iniziare dal duo composto da Emylia e Regina, quello che aveva sicuramente causato più problemi.
Forse scegliere i gruppi in modo casuale poteva non essere stata l'idea migliore di tutte proprio per questo, ma non credevano che prevenire che il mastermind ed il suo aiutante fossero insieme nel piano sarebbe risultato in questo!
Il ragazzo, con le braccia incrociate al petto ed il suo fidato androide seduto su una poltrona a dondolare le gambe tranquillamente, guardava l'unica ragazza presente di quel duo attendendo una risposta, mentre ella era seduta ancora una volta sul pavimento con la schiena al muro e le ginocchia quasi al petto, dato che stringeva fortemente il pupazzo di Lilith a sé. Accanto a lei vi erano Miho e Samu, che si erano abbassati alla sua altezza per poterle dare tutto il loro supporto come meglio potevano.
«Forse includere Regina non è stata una grandissima idea, eh?»
A parlare non fu certamente la ricamatrice ma Natsu, che era seduto quasi allo stesso modo della scorsa volta su un'altra poltrona, ovvero con un piede sulla poltrona ed il ginocchio alzato, ma stavolta la testa era semplicemente poggiata sullo schienale e teneva anche dei fogli particolari tra le mani.
Non si sbagliava comunque a dire così: erano stati in dubbio il giorno prima sull'includere xlx ragazzx o meno per via del suo comportamento recentemente più strano del normale, e quel che era successo prima era la prova definitiva che inserirla lo stesso fosse stata una pessima idea.
«C'mon, Natsu! No one sapeva che sarebbe successa una cosa del genere!» lo rimproverò subito Clover però, avvicinandoglisi con le mani poggiate ai fianchi e le sopracciglia corrugate. Era strano vederla fare altro che sorridere, ma allo stesso tempo si poteva percepire un'aura di allegria in lei nonostante la sua rabbia per le parole del ragazzo.
«Io ne avevo il presentimento...» borbottò semplicemente quest'ultimo, chiudendo gli occhi e sospirando rumorosamente infine.
Emylia guardò i suoi compagni uno per uno nel totale silenzio, ricevendo da alcuni di loro degli incoraggiamenti con dei gesti.
Miho e Samu fecero lo stesso ovviamente: la prima le rivolse un sorriso timido, mentre il secondo le sussurrò delle parole di rassicurazione per dirle che sarebbe andato tutto bene, poggiando una mano sulla sua spalla per darle più supporto.
Heisenberg fu l'ultimo che guardò, avendo raccolto intanto tutto il coraggio di cui aveva bisogno per finalmente parlare.
«Non sembrava tanto collaborativa da quando siamo uscite dalla sala da pranzo...» iniziò a raccontare, abbassando però lo sguardo e rivolgendolo verso il suo pupazzo.
«Era... sempre di fretta. Non abbiamo avuto problemi però ad entrare in quella porta, e- e credo che avete visto anche voi cosa ci sta... siamo sempre osservati, anche adesso...!»
«Sembra una stanza dove Akumu può tenerci sotto controllo ventiquattro ore su ventiquattro, una... stanza di videosorveglianza, potremmo dire.» specificò quindi l'ingegnere robotico, mettendo la mappa della prima navicella spaziale sul tavolino per modificarla all'istante.
Intanto la ricamatrice non aveva di certo finito di parlare, per cui gli sguardi di tutti tornare sulla fanciulla.
«Poi Regina ha trovato una specie di passaggio segreto nascosto da un tappeto e subito è scesa lì sotto! Io l'ho seguita e... insomma, abbiamo trovato delle bare, sì, ma ci sono scritti tutti i nostri nomi!»
Strinse Lilith sempre di più a sé, mentre veniva guardata dall'arciere con lo sguardo più preoccupato che potesse mai avere.
«I-I nostri nomi...?» chiese Fubuki impaurita, ricevendo una risposta affermativa da un semplice cenno del capo.
Le ci volle un po' di coraggio per continuare a parlare, mentre le lacrime agli occhi tornarono ad offuscarle la vista.
«Ho visto... Ho visto Hanako... ma Kàroly non c'era nella sua e- e Regina ha visto Hoshi...! È-È per questo che si è messa ad urlare!»
«Kàroly non c'era?» domandò con sorpresa Samu, sgranando leggermente gli occhi come il resto delle persone.
«No! Non so dov'era e Regina non mi ha aiutata, anzi ho provato ad aiutarla io e stavo finendo dentro la mia bara! Stavo per essere lasciata lì a morire!» piagnucolò lei, affondando infine direttamente la testa sul suo caro pupazzo.
«Stavo... Stavo per morire... in quel posto stretto e freddo... la mia vita era finita là...!»
Miho non sapeva cosa fare o dire in un primo momento, presa dallo shock di tutto quello che stava venendo raccontato, ma cominciò semplicemente ad accarezzarle quei lunghi capelli nel tentativo di rassicurarla.
Anche molti altri come l'arciere non sapevano subito cosa fare, cosa dire, come consolare una povera ragazza che aveva visto la morte passarle davanti, perché era tutto così surreale che i loro cervelli avevano bisogno di un po' di tempo in più per processare il tutto.
«Ma... M-Ma non è possibile...!» mormorò Fubuki, portandosi una mano davanti alle labbra e guardandola con paura.
«Che schifo!» esclamò invece con spontaneità A-Yeong, con un'espressione decisamente disgustata in volto.
«Quindi... il corpo di Kàroly è scomparso e tutti quanti abbiamo già le nostre bare pronte...?» domandò con dell'inusuale incertezza Aimi, strofinandosi il mento mentre guardava altrove poiché pensieroso.
Emylia annuì in un primo momento, mentre ricevette un fazzoletto da Clover per asciugarsi quel viso completamente bagnato.
«Ho... Ho visto anche una bara strana, c'era scritto... "Umeko Fukunaga"...»
«Umeko Fukunaga?» ripeté Samu, inclinando lievemente la testa e corrugando le sopracciglia, decisamente confuso.
«Umeko Fukunaga...?» ripeté anche Miho, continuando ad accarezzarle i capelli mentre la guardava con preoccupazione ed un nuovo dubbio.
«Umeko che?!» fece lo stesso A-Yeong con un tono di voce più alto dei due, spalancando la bocca e gli occhi dalla sorpresa.
Umeko Fukunaga, che nome... non strano, solo... mai sentito prima di quel momento.
«Chi è questa donzella di nome Umeko Fukunaga?!» continuò il burattinaio, cominciando a guardare tutte le ragazze lì presenti con uno sguardo attento, ma che difficilmente poteva essere preso seriamente.
«Potrebbe anche non essere una donzella, sai? Aimi non è una donna fino a prova contraria, anche se ha un nome femminile.» ipotizzò Natsu, uno di quelli che cercava di trattenere ogni emozione di paura dentro di sé come meglio poteva, guardando nel mentre il ragazzo appena nominato.
«Questa distinzione tra nomi maschili e nomi femminili è molto antiquata onestamente!» commentò quest'ultimo, poggiando le mani ai fianchi e scrollando le spalle.
«Guys...»
Clover prese la parola in quell'argomento così serio, su chi potesse mai essere questa persona di nome Umeko Fukunaga e perché avesse una tomba messa insieme alle loro.
«Non è che hanno fatto un killing game qua prima di noi? Oppure...»
Sembrava stranamente troppo seria per essere lxi, ma non sapevano infatti che quest'atmosfera cupa sarebbe durata per decisamente poco tempo con lxi.
«... Is there a seventeenth student lying hidden somewhere in these spaceships?! Watch out for them! Emylia, non è che lì dentro ci stava un-»
«Basta così, Clover.» lx interruppe subito Heisenberg, dandoxlx anche un'occhiataccia per quell'intervento decisamente poco apprezzato e ritenuto inutile.
«Chiudendo il discorso di Emylia e Regina, direi che possiamo passare a quello che hanno scoperto gli altri.»
Poco dopo aver pronunciato quelle parole, i suoi occhi blu incrociarono quelli viola dell'arteterapeuta, annuendo poi lievemente.
«Samu, a te la parola.»
«In verità io e Clover non abbiamo molto da dire sulla nostra parte del piano.» ammise inizialmente lui, dando di tanto in tanto delle occhiate alxx ragazzx nello stesso gruppo con lui.
«Non c'è nulla di strano nella boutique, ma si può trovare qualche Akumucoin come in ogni singola stanza. Poi siamo andati in lavanderia per via dei messaggi di Fubuki perché A-Yeong aveva intenzione di mettersi dentro una lavatrice e non sapeva cosa fare.»
«Mi dovevi lasciare là dentro!» si lamentò il burattinaio, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come prima, per cui egli sospirò, mentre alcuni dei loro compagni non poterono fare a meno di guardare il primo con rabbia o delusione.
«In lavanderia n-non c'era molto...» intervenne quindi l'operatrice SAPR, guardando con ancora un po' di insicurezza Heisenberg.
«Quando Samu e Clover si sono uniti a noi, abbiamo deciso di- di esplorare insieme la sala giochi, a-anche perché Clover ci era già statx tante volte... ci sono tanti giochi diversi, e- e devi pagarne solo uno con gli Akumucoins fatto forse d-da Akumu.»
«It's an arcade called "RISING STARS"!» esclamò xlx ragazzx senza talento, sorridendo come sempre.
«Come i nostri due piani...» fece notare l'ingegnere robotico, strofinandosi il mento per riflettere.
«Che figo!» commentò il performer della Disney, sembrando essersi incuriosito a riguardo – ora sapeva certamente dove andare dopo la riunione.
«Aimi, cosa ci puoi dire te invece? Avete capito il problema con Akumu?» gli chiese improvvisamente quindi Heisenberg, corrugando le sopracciglia.
«Oh, beh... credo che Akumu sapesse già in anticipo del nostro piano. Non abbiamo considerato il fatto che il mastermind ed il suo aiutante potessero andare a dirglielo comunque, eh? Eheh...» iniziò, ridacchiando infine nervosamente mentre incrociò le braccia al petto e distolse lo sguardo.
«Però è stato comunque al nostro gioco, e, dopo che Koyo ha deciso di spendere otto Akumucoins per riprendere la sua chitarra, ci ha spiegato che il motivo per cui eravamo uno la vittima dell'altro nel movente... è perché siamo fratellastri!»
«FRATELLASTRI?!» esclamò sorpresx A-Yeong in modo esagerato, ricevendo come risposta dei cenni del capo ed un sorriso.
«Awwww, you two are related! How cute is that?!» commentò invece Clover, con gli occhi che parevano brillarle dalla felicità.
«Fratellastri...?»
Miho non poteva immaginare che tipo di dolore potessero provare Aimi e Koyo in quel momento con una scoperta del genere, non poteva immaginare quanto doloroso potesse essere scoprire di avere un fratellastro nel bel mezzo di un killing game, dove ogni giorno si poteva rischiare la vita così tante volte.
Aimi sembrava essere così tanto contento di ciò, ma si chiedeva se dentro di sé avesse sviluppato qualche sorta di istinto protettivo nei confronti di Koyo, e se Koyo avesse fatto lo stesso per lui. Forse avrebbero iniziato a prendersi più cura l'uno dell'altro da quel momento in poi, forse avrebbero iniziato ad avere delle gigantesche paranoie del bene dell'uno e dell'altro, forse non sarebbero riusciti ad uscire insieme e si sarebbero condannati a vita per questo-
«Miho?»
«AH- uh- sì?»
La voce dell'ingegnere robotico l'aveva risvegliata da quei brutti pensieri, rendendosi conto che tutti quanti adesso la stessero guardando attentamente, come se stessero aspettando qualcosa da lei. Quanto tempo era passato?!
«Vuoi raccontare te quello che noi abbiamo scoperto in biblioteca invece?» le chiese quindi, indicando con il capo i fogli che Natsu teneva ancora tra le mani.
«Oh! Uh... certo, certo!» rispose senza esitazione, alzandosi finalmente in piedi per avvicinarsi al lanciatore d'asce.
Egli si alzò quindi dalla poltrona, mettendosi in piedi per mostrare i vari pezzi di giornale in base a quello che Miho aveva da dire.
Akumu, il mastermind ed il suo aiutante avevano messo in giro per la Terra delle bombe RCIED controllate da loro stessi. L'intero pianeta era in pericolo ed era tutto nelle mani di coloro che avevano selezionato per partecipare ad un killing game nello spazio, ovvero loro. E non era nemmeno il primo killing game di tutta la storia: nel 2023 si era verificato per la prima volta un caso del genere, dove diciotto Ultimates erano totalmente scomparsi ed erano stati ritrovati solamente qualche mese dopo. Avevano anche loro un androide a tenerli d'occhio, Mayuko the second, morto per folgorazione e controllato dall'Ultimate Doll Restorer Alexandra Kelemen, morta in un'esecuzione che aveva causato la famosa Esplosione del '23.
Tutte quelle informazioni, tutto quel che era successo in così poco tempo... stava facendo uscire tutti quanti fuori di testa.
Non sapevano come reagire.
Non sapevano cosa pensare al fatto che le loro famiglie, i loro amici, che tutti quanti fossero in pericolo e che sarebbero potuti morire se non avessero vinto questo killing game, che un giorno del genere era stato già organizzato tanto tempo fa con altri Ultimates come loro.
Era tutto così... confusionario.
«Crediamo che Akumu possa essere Mayuko the second, perché tutto questo non può essere una semplice coincidenza.» fu l'ultima cosa che aggiunse Heisenberg, mentre ormai teneva per mano Mochi per darsi un po' di conforto in quella situazione difficile.
«Ma non può- non può darci una responsabilità così grande...!» ribatté il performer della Disney, con una mano poggiata al petto ed un'espressione decisamente tutt'altro che contenta, ma preoccupata.
Preoccupata per le sue mamme, per Erhard, per tutte quelle povere persone che stavano rischiando la loro vita ingiustamente.
«Dovremmo dire tutto quanto a Koyo e Regina, e subito...» mormorò tra sé e sé Clover, inusualmente pensierosx.
Fu questione di poco tempo però, poiché subito tornò a guardare i suoi compagni con uno sguardo decisamente determinato.
«Guys, I'll go tell Koyo and Regina about this! Non possiamo lasciarli all'oscuro!»
«Ovvio che no, sarebbe ingiusto.» concordò l'arteterapeuta, mentre si alzò in piedi ed aiutò la ricamatrice in lacrime a fare lo stesso.
«E- E allora... che facciamo adesso?» chiese Fubuki, guardandosi intorno con un'aria decisamente più spaventata di prima, al punto da essere diventata pallida poco prima.
«Credo che per il momento abbiamo bisogno tutti di riflettere su ciò, quindi... ne riparleremo presto, va bene?»
Una proposta piuttosto semplice da parte di Heisenberg, ma che sarebbe stata molto utile per tutti quanti, che avevano esaurito ormai le forze dopo tutto il casino che era successo.
In molti si limitarono ad annuire, mentre lui fece scendere Mochi dalla poltrona per iniziare ad andarsene da quella stanza.
Non tutti però erano d'accordo, anzi un certo individuo non esitò a dire la propria opinione non appena l'ingegnere robotico sparì completamente dalla sua vista.
«Ma io non sono d'accordo!» esordì A-Yeong, stringendo le mani in due pugni ed aggrottando le sopracciglia.
Fu questione di poco tempo prima che iniziò a girare pericolosamente in giro per il salotto, come se potesse distruggere qualunque cosa in qualsiasi momento.
«Cioè- la Terra sta per fare BOOM! FARÀ BOOM, BOOM, BOOM E BOOM! VOLETE CHE SUCCEDA QUESTO?! IO NON VOGLIO CHE LA TERRA FACCIA BOOM-»
«Okay, A-Yeong- vieni con me.» intervenne immediatamente Samu, avvicinandoglisi e prendendogli un braccio per farlo stare fermo.
Nel mentre che cercò di portarlx fuori di lì, si poteva sentire comunque il burattinaio lamentarsi ancora, ancora ed ancora.
«VI STO SOLO AVVERTENDO! VI STO AVVERTENDO CHE SIAMO FINITI, CHE ESPLODEREMO ANCHE NOI-»
Chissà come faceva l'arteterapeuta ad avere così tanta pazienza con un individuo del genere, ma forse nella vita aveva già avuto a che fare con persone come A-Yeong.
«Non perdiamo le speranze, okay?»
Stavolta fu una voce decisamente più calma e molto premurosa a parlare, appartenente niente di meno che ad Aimi.
«Lo so che è difficile, lo so che fa tutto tremendamente paura, ma ce la faremo. Scopriremo chi sono questo mastermind e questo suo aiutante e fermeremo quelle bombe prima che possano far del male ai nostri amici, alle nostre famiglie, a tutti quanti! Io credo in noi!» continuò, con uno dei suoi soliti gran sorrisi sulle labbra.
«He's right! Ce la caveremo!» concordò subito Clover, sorridendo a sua volta al ragazzo.
Doveva però ricordarsi che avesse una missione decisamente importante da compiere, ovvero quella di andare da Koyo e Regina non solo per avvertirli delle nuove scoperte, ma anche per vedere come stessero entrambi, soprattutto Regina! Chissà se si era risvegliata o no nel mentre.
Corse subito fuori dalla stanza come mai aveva fatto, ma Natsu parve volerlx inseguire, per cui uscì a sua volta in fretta e senza dire nulla.
Miho si guardò intorno prima di cominciare ad andare a sua volta, ma venne fermata da delle braccia ormai familiari che l'avvolsero in uno stretto braccio: Fubuki aveva appoggiato il viso sulla sua spalla e stava tremando come una foglia da quanto era spaventata, preoccupata dall'intera situazione sulla Terra.
Ricambiò subito l'abbraccio, sospirando e chiudendo gli occhi mentre passò la mano sulla sua schiena per calmarla un po'.
Il silenzio non la imbarazzava, il non sapere cosa dire non stava rovinando nulla, perché entrambe sapevano che quel contatto fisico era la cosa di cui più avevano bisogno.
Riaprì gli occhi solamente quando sentì una mano sulla sua spalla, accorgendosi che si trattasse solamente di Aimi.
Aveva un sorriso malinconico, ma almeno era uno sincero. Non riusciva dopotutto a fare uno dei suoi finti sorrisi allegri quando doveva dedicarlo a lei.
«Non avere paura.»
Una frase semplice, ma piena di significato e che le veniva difficile da comprendere.
Non si poteva non avere paura adesso, quando si era consapevoli che la vita di miliardi di persone dipendesse da te.
Perché c'era così tanta pressione su dei poveri adolescenti?
Il conforto che sentiva in quell'abbraccio sparì proprio quando venne sciolto controvoglia, proprio quando aveva cominciato ad allontanarsi per stare in compagnia dei suoi pensieri.
Non riusciva a far finta di credere che tutto sarebbe andato bene, non riusciva a convincere se stessa che ci fosse ancora un po' di speranza, anche proprio un pizzico.
La sua professoressa, tutto il mondo era in pericolo e dipendeva da loro, da lei. La Terra stava per esplodere come il suo cervello.
Era tutta una menzogna questo killing game. Uccidere qualcuno non aveva mai avuto alcun tipo di beneficio per loro e non solo perché era sbagliato, ma perché niente sarebbe successo se fossero tornati sulla Terra. Sarebbero rimasti comunque in pericolo, con la paura di morire ogni giorno come già facevano in quelle navicelle.
Asako aveva vinto per nulla. Asako aveva ucciso Yayoi, aveva ingannato tutti quanti per cosa? Solamente per ritrovarsi davanti ad una situazione disastrosa quanto quella di prima?
Hanako aveva ucciso Kàroly per sbaglio e non avrebbe vinto nulla comunque, aveva perso sin dall'inizio.
Era tutto truccato. Gli unici vincitori di questo maledetto gioco erano il mastermind ed il suo aiutante perché era tutto truccato. Non potevano fare niente, potevano solo continuare ad uccidersi a vicenda ed aspettare che anche gli altri sulla Terra sarebbero morti con loro.
Non avevano altra scelta, era tutta un'illusione. Non avevano potere e mai lo avrebbero avuto.
Tutti quei piani erano destinati a fallire da sempre, tutti quei piani erano destinati ad essere completamente inutili dall'inizio.
Non c'era niente di più orribile del sentirsi totalmente impotente.
La luce della cucina l'accecò per un momento, abbandonando il mondo dei pensieri che tanto spesso visitava e tornando a quello reale, entrambi tremendi.
... Perché era venuta lì?
Ah, giusto. Aveva sete.
Sentiva la gola secca da quando era finita la riunione, quindi voleva prendere un bicchiere d'acqua anche per provare a calmarsi un po'.
Non perse tempo a riempirsi un bicchiere qualsiasi ed a bere frettolosamente, come se non lo avesse fatto da tanto tempo.
C'era una cosa che non la convinceva però, che dal primo momento che la vide le fece inarcare le sopracciglia dal dubbio: qualcuno aveva lasciato la porta della cella frigorifera aperta, anzi socchiusa.
La curiosità la portò ad avvicinarsi e ad aprirla per controllare se ci fosse qualcuno lì dentro, mentre continuava a prendere dei piccoli sorsi dal bicchiere d'acqua.
Fece qualche passo in avanti, entrando del tutto in quella stanza congelata per controllare meglio, ma se ne pentì presto.
Sbam!
La porta si chiuse improvvisamente dietro di lei, mentre il bicchiere scivolò dalle sue mani dallo spavento, spaccandolo in tanti piccoli pezzettini di vetro.
Subito prese la maniglia e cercò di riaprirla, facendo su e giù continuamente e velocemente, ma non voleva aprirsi.
«Hey! C'è qualcuno?!»
Nessuna risposta.
«Aiutatemi, vi- vi prego!»
Ancora, nessuno rispondeva.
«Sono bloccata qui! Fatemi uscire!»
Era totalmente da sola.
O almeno così credeva.
Sentì qualcuno bussare alla porta ben tre volte, lentamente e delicatamente.
Toc, toc, toc.
Una luce di speranza si accese in lei.
«Hey, hey! Non allontanarti! Mi puoi aiutare?! Ti prego, sono rimasta qui dentro-!»
«È colpa mia se sei qua dentro.»
La luce di speranza si spense in poco tempo, come una misera ed inutile fiammella che non sapeva resistere ad un piccolo soffio.
Cosa... Cosa significava?
Era il suo assassino...?
Era tutta una stupida trappola in cui era caduta come una fottuta idiota?!
No, NO, NO-
Non poteva morire.
Non poteva morire-
NON POTEVA MORIRE!
Aveva troppa paura per morire, aveva così tanto da fare ancora prima di morire! Doveva farsi perdonare per tutte quelle cose ingiuste che aveva fatto nella vita, come rimanere in vita al posto di... Hanako.
Oh, beh, Hanako non sembrava mancare mai quando si trattava della sua sofferenza, eh?
Era proprio accanto all'arciere in quel momento, e sembrava essere più confusa che mai, ed anche terrorizzata quanto lei.
«Come diavolo ci sei finita qui...?!»
«Non ora, Hanako, non ora!» ribatté immediatamente Miho, iniziando poco dopo a dare dei veri e propri pugni alla porta.
BAM, BAM, BAM!
«FAMMI USCIRE DI QUI! AIUTAMI!»
Bam, bam, bam!
«TI PREGO, TI SUPPLICO!»
Bam, bam... bam!
«Per favore, per favore, per favore...!»
Bam... bam... bam...!
Non aveva previsto che il suo corpo intanto sarebbe diventato più freddo, più... debole.
Da che sbatteva quei pugni con così tanta forza fino a farsi sanguinare le nocche si ritrovo a doversi sorreggere con una mano sulla porta, con le ginocchia per terra ed Hanako che la guardava con paura.
«Urla quanto vuoi.»
Non riusciva a capire bene a chi appartenesse quella voce, stava cominciando a diventare tutto così strano.
Il suo corpo stava cedendo a quel freddo insopportabile, ed improvvisamente il pavimento sembrava il posto più bello su cui poter dormire... per sempre.
Sentiva qualcuno chiamarla, forse Hanako, ma non stava capendo più nulla.
Voleva solo... dormire.
Chiudere gli occhi per un po', sì.
Li avrebbe chiusi solo un attimo.
Solo... un attimo...
«Nessuno ti sentirà.»
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BUONGIORNO AAAAAAAAA
La devo smettere di fare capitoli lunghi chilometri ma ormai mi conoscete, non riesco a trattenermi quando scrivo. Almeno non è un trial di 30k parole.
Nonostante ciò, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :D
Questi devono essere banditi dal fare piani comunque va sempre di merda (è colpa mia).
Come sempre, vi chiedo infinitamente perdono se trovate certi errori atroci nella grammatica o nell'interpretazione dei vostri personaggi 😔
Vorrei dare i crediti alla fantastica Elemunn per il disegno che ci ha offerto per questo capitolo sul trio del male, che onestamente è BELLISSIMO quindi fatele gli applausi <33
Unica domanda che vi faccio, che ne pensate della lore appena scoperta? Avete mangiato bene tutto quanto? Avete dubbi? :D
E niente, che dire.
Cercherò di approfittare bene di queste vacanze per rs, ma non vi assicuro niente. ALSO, GOOD LUCK A CHIUNQUE STIA LEGGENDO CHE DEVE FARE ESAMI <33
Ci vediamo sicuramente non alla prima metà di luglio, perché Creepy mi rapisce /j
CIAO CIAO!! :D
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╰━ ⋅𖥔⋅ ━━✶━━ ⋅𖥔⋅ ━╯
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