Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝗔𝗖𝗧 𝗜𝗜 ┇ ❝ 𝐒𝐭𝐞𝐥𝐥𝐚𝐫 𝐎𝐮𝐭𝐥𝐚𝐰𝐬 ❞ .

╭━ ⋅𖥔⋅ ━━✶━━ ⋅𖥔⋅ ━╮ 

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

"Se nessuno uccide nessuno entro una settimana, morirete tutti."

Quella era l'unica cosa che si leggeva sugli schermi di quei cellulari strani, scritta in fucsia su uno sfondo nero.
Akumu... non voleva portarli a casa?
Non era solo uno stupido scherzo?
Era... Era tutto vero?
Come d'istinto, si guardarono tutti a vicenda, mostrando il terrore che provavano in quel momento.
Era solo il loro terzo giorno lì, il 15 ottobre 2035, e stava già andando tutto di merda.

Quel silenzio tombale venne interrotto dai singhiozzi di Emylia, che in poco tempo sfociarono in un terribile pianto, lasciando cadere il proprio Akumuphone e ritrovandosi seduta sul pavimento a coprirsi il viso.
Era tutto così... crudele, terribile! Sarebbero morti tutti, ed anche lei sarebbe stata uccisa!
«Emylia!» la chiamò Clover, avvicinandosi subito a lei, prontx a consolarla come meglio poteva: andare nel panico come aveva fatto qualche giorno fa non era la soluzione ideale a questo nuovo problema, e doveva ricordare a quelli più terrorizzati che sarebbe andato tutto per il meglio! Dopotutto, avevano ancora una riunione da fare presto tutti insieme, no?

«Ma... Ma perché?»
Hoshi fu comunque la prima a dire qualcosa a quelxx ragazzinx, non sorridendo più come prima e mostrandosi più confusa che altro. Insomma, li aveva portati nello spazio per farli uccidere a vicenda ed ora era arrivato pure a minacciarli di morte se non l'avrebbero fatto? Questo andava sicuro in qualche documentario storico quando sarebbero usciti di lì.
... Sempre se ci sarebbero riusciti.
Aveva i suoi dubbi dal loro primo giorno lì, era vero. Tanti dubbi che non avrebbe espresso apertamente perché non voleva essere un peso per gli altri, che invece credevano fermamente nell'esistenza di un modo per tornare tutti a casa sani e salvi.

«Ancora non hai capito?»
L'androide si sedette nuovamente sulla sedia girevole dietro di lui, iniziando successivamente a girare e a girare su di essa, non stancandosi mai.
«Per divertimeeeeeeeentooooooo!» esclamò nel frattempo, stavolta più allegro di prima, mentre gli era tornato un sorrisetto sulle labbra.
Fermò la sedia, accavallando le gambe e poggiando un gomito su un ginocchio e poi il mento sulla mano.
«Non avevate ancora fatto qualcosina di interessante, e quindi mi è sembrato il caso di intervenire! Non ne sono sorpresx però, solo... leggermente delusx. Non pensavo che vi piacesse la vita nello spazio.»

«Stai scherzando, vero?» obiettò subito Koyo, che a sua volta non sorrideva più dopo quella nuova notizia. Sembrava essere leggermente più arrabbiato del solito, ma chi poteva biasimarlo?
Akumu, tuttavia, continuava ad avere quel sorrisetto in volto. Quel sorrisetto schifoso che sapeva benissimo cosa stesse combinando.
«Beh, sai com'è, non avete ancora ucciso nessuno. Mi fate solo venire il dubbio che vogliate veramente tornare a ca-»
«OVVIO CHE VOGLIAMO! Ma che ti passa per la testa, uh... sesamo?! Non so cosa fare qui senza la mia amata chitarra! Ma tutto questo è comunque una situazione bizzarra!» lx interruppe il primo, più agitato di prima.

Intanto che la storica decise di intervenire ed allontanare leggermente il musicista per calmarlo un po', si poteva ben notare come quasi tutti cercassero di consolarsi a vicenda in un momento terribile come quello, come Asako con Kàroly o Heisenberg con il suo stesso androide, Mochi.
Alla fine, in un modo o in un altro, tutti erano spaventati dalla nuova notizia ed era evidente: in molti credevano che sarebbero ritornati tranquillamente a casa proprio questa mattina, ma si erano ritrovati davanti ad una situazione ancora più disastrosa di prima.

Fubuki era più terrorizzata di quanto lo fosse il primo giorno lì, quando l'androide aveva parlato solo del fatto che fossero finiti nello spazio per partecipare ad un gioco di uccisioni. Già questo era terrificante, adesso voleva peggiorare la cosa?
Aveva... paura. Tanta paura.
L'unica cosa che era capace di fare era stare attaccata a Miho o ad Aimi: infatti cercava di nascondersi dietro la prima, aggrappandosi al suo vestito e tremando lievemente.

A proposito: e Miho?
Non aveva fatto così tanto caso a come Fubuki la usasse come una specie di scudo, poiché era immersa ancora una volta nei suoi pensieri. Quei maledetti pensieri che le facevano salire solo l'angoscia.
Era vero che non credeva che sarebbe stato così facile uscire di lì, certo, ma non si aspettava mica una cosa del genere!
Le sue labbra cominciarono a tremare, i suoi occhi diventarono lucidi ed i suoi respiri si fecero più affannosi.
«Ma... ma... m-ma...»
Stava per diventare un disco rotto se non avesse smesso di parlare. Forse avrebbe dovuto concentrarsi di più sul non svenire di nuovo davanti a tutti?
Chinò il capo e strinse le mani in due pugni, cercando di trattenere le lacrime.

Ed insomma, la persona che ebbe una reazione più diversa dalla sua fu proprio il suo nuovo compagno d'avventure, Aimi: egli sembrava essere leggermente più arrabbiato del solito, ma più in un modo esagerato, come per far percepire la propria rabbia come un qualcosa di divertente e non di serio.
In ogni caso, si era posizionato proprio accanto a lei ed aveva poggiato le mani ai fianchi ed inclinato leggermente la schiena in avanti, in direzione dell'androide.
«Okay, Akumu, ora stai esagerando! Questo giochetto non è più divertente, e lo scherzo è bello quando dura poco!»

«"Giochetto"? "Scherzo"?»
Il ragazzino si alzò dalla sedia, ormai lasciando cadere quel sorrisetto divertito formatosi dal vedere le reazioni disperate di tutti.
«Sapete, non pensavo che foste così tanto stupidi. Vi meritate proprio il titolo di "peggiori imbecilli della storia"! Questo non è uno scherzo, è tutto vero!»

Iniziò ad avvicinarsi a loro con fare minaccioso, motivo per cui tutti fecero dei passi indietro per timore.
«Questo è un gioco di uccisioni, dove dovete uccidere qualcuno per poter tornare a casa dalle vostre famiglie e quant'altro! E da adesso in poi la cosa si farà più seria, quindi il mio unico consiglio è...»

Si ritrovarono alla fine tutti fuori dalla sala di controllo, davanti alla porta tenuta da Akumu, ancora lì dentro.
«... di svegliarvi dai vostri stupidi sogni colorati e felici, perché questa è la realtà, imbecilli: questa è la vostra nuova vita.»
Chiuse infine la porta con molta forza, lasciando quei poveri ragazzi tutti soli e terrorizzati.

Quella era... la loro nuova vita?
Una vita tremenda piena di terrore?
Una vita in cui si sarebbero sporcati le mani di sangue in un modo o in un altro?
... No, non poteva essere così.
Avrebbero trovato una soluzione a tutto questo.
Avrebbero trovato un modo per tornare nel loro caro pianeta.
Sarebbero tornati a casa, giusto?
Questo... dipendeva da loro. Da tutti loro.
Erano quasi tutti degli ultimates, avrebbero trovato sicuramente qualcosa! Avrebbero lavorato tutti insieme per uscire di lì, questo era poco ma sicuro.

Niente panico.
Niente paura.
Niente sangue.
Solo speranza.
La speranza di tutti loro messa insieme.
La speranza del futuro del Giappone.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

«AAAAAAAAAAAAAI'M GONNA SWIIIIIIIING FROM THE CHANDELIEEEEEEEEER-!»

Quello era l'urlo che Yayoi aveva sentito improvvisamente mentre camminava tranquillamente per i corridoi, risvegliandolx dai mille pensieri che le passavano per la testa.
Che tipo di pensieri?
Oh, beh, più che altro essi riguardavano la riunione che avrebbero dovuto avere prima dell'ora di pranzo, ma adesso era stata spostata per le sei e mezza di sera e ciò gli permetteva di pensare ancora di più al suo piano: quello di far guidare Regina.

Onestamente, ancora non si era arreso nel convincere tutti quanti che questa sarebbe stata una buona idea. Ed anche possibilmente l'unica funzionante.
La situazione attuale aveva spaventato tutti quanti, lxi compresx, quindi dovevano almeno provarci se non volevano rimetterci la pelle!
Aveva decisamente bisogno di parlarne con qualcuno per ottenere un po' di supporto, e quell'urlo faceva proprio al caso suo!

Si diresse verso il salotto, notando subito la presenza di Koyo, che teneva con entrambe le mani la caviglia sinistra e faceva dei saltelli sul posto con l'altra gamba.
Non aveva notato la sua presenza poiché teneva gli occhi chiusi, quasi sicuramente per il dolore.
«Koyo?» lo chiamò l'idraulicx, inclinando lievemente la testa e portandosi una mano davanti alle labbra, mostrandosi sorpresx.

Il ragazzo in questione aprì un occhio, tenendo ancora la caviglia per le mani nel mentre, notandolx finalmente.
«Oh, Yayoi!» esclamò, poggiando finalmente il piede sinistro per terra ed avvicinandosi a lxi, sorridendole.
«Come va, amicx? Novità?»
«Ho bisogno del tuo aiuto!» affermò xlx ragazzx in questione, avvicinandosi a sua volta un po' di più all'altro ed abbracciandogli letteralmente un braccio, ricambiando il sorriso.

«E per co-»
«Tutto bene?»
Entrambi si girarono verso la nuova voce, notando che Inkeri fosse proprio alla soglia della porta. Li guardava da lì con il capo leggermente inclinato, come per mostrare che fosse effettivamente preoccupatx, ma per cosa?
«Sì, perché?» xlx chiese invece il musicista, mantenendo un sorriso sulle labbra.
«Ho sentito qualcuno urlare.»

«... Oh, vero.»
Si era dimenticato della botta presa prima?
Si era dimenticato della botta presa prima.
Gli venne d'istinto dare un'occhiataccia al tavolino lì vicino, ovvero il cosiddetto "artefice" del suo dolore al piede, tornando poi a guardare l'arteterapeuta con il sorriso di prima.
«È tutto apposto, ahah! Sono stato io!» esclamò, grattandosi la nuca con la mano libera nel mentre.
«Ma non è questo l'importante!» lo interruppe subito Yayoi, staccandosi dal braccio del ragazzo e mettendosi in mezzo ai due, poggiando le mani ai fianchi.

«Avete presente il piano che ho proposto ieri?»
I due risposero affermativamente – insomma, quello sarebbe stato sicuramente uno degli argomenti della riunione di più tardi.
«Ecco, ascoltatemi: è l'unico piano funzionante per poter tornare a casa-!»
«Ssssssh! Fai piano, potrebbe sentirci!» la interruppe subito Koyo, sussurrando.
«Oh, giusto, giusto... ma rimane il fatto che il mio piano è l'unica nostra possibilità di tornare a casa! Voi siete con me, vero?»

Inkeri e Koyo si guardarono per un momento, con il secondo che sembrava essere più nel dubbio che altro.
«Uhhh, non lo so, amicx.» mormorò infatti quest'ultimo, strofinandosi il mento e chinando lievemente il capo.
«Yayoi, è pericoloso.» ribatté invece xlx primx, mentre incrociò le braccia al petto e scosse la testa un paio di volte.

«Ma no, ma dai! Sono sicurx che Regina sappia come guidare una navicella spaziale!» insistette l'idraulicx, poggiando le mani ai fianchi e mantenendo un sorrisetto in volto.
«È l'Ultimate Inventor, non l'Ultimate Astronaut o simili.»
«Infatti! Avrà sicuramente già costruito qualcosa del genere prima d'ora, non dovrebbe essere un problema per lei!»
«Non funziona esattamente così.»

«Però...»
I due guardarono Koyo, che si intromise nel piccolo dibattito dopo aver riflettuto per tutto quel tempo, ancora con le dita poggiate al mento e lo sguardo rivolto altrove.
«... come dicevi prima tu, è l'unico piano che potrebbe funzionare, no?»
«Sì, sì, sì!» confermò l'idraulicx, muovendo pure il capo su e giù continuamente.
«Quindi... non abbiamo molta scelta, hm?»
«Magari gli altri hanno nuovi piani.» intervenne invece l'arteterapeuta, rimanendo sempre compostx.

«Duuuuuuubito fortemente.» ribatté Yayoi, incrociando nuovamente le braccia al petto.
«Sai? Sono d'accordo.» concordò Koyo, assumendo la stessa posizione del primo ed annuendo svariate volte.
«Perché?» domandò allora Inkeri, inclinando lievemente il capo, decisamente confusx.

«Dimmi, te hai un piano geniale migliore del mio?» xlx chiese invece il primo, ricevendo una semplice risposta negativa da parte dell'arteterapeuta.
«Gli altri hanno dei piani migliori del mio?»
«Magari, non lo so.»
«Bene, io non credo che li abbiano!»
«E se invece li avessero?»
«Allora si vedrà, ma se non li avessero?»

Ci fu un momento di silenzio, dove Inkeri si mise a riflettere per un momento, strofinandosi il mento.
Yayoi lx guardava con un sorrisetto fiero in volto e le mani poggiate ai fianchi, mentre Koyo si era limitato a seguire la conversazione dei due nel totale silenzio, come se fosse particolarmente preso da essa – avesse avuto dei popcorn da sgranocchiare, sarebbe stato ancora meglio.
«... Beh, allora-»

«È L'ORA DI PRANZOOOOOO!»
La voce forte e gioiosa a tutti riconoscibile spaventò leggermente i tre, ma soprattutto il musicista, che addirittura sobbalzò.
Era già mezzogiorno? Wow, quanto passava in fretta il tempo rinchiusi nello spazio, hm?
La stessa e identica frase venne ripetuta un altro paio di volte dall'androide, fin quando probabilmente non entrò nella sala da pranzo.
Questo significava solo una cosa: erano in ritardo!

Inkeri raggiunse in fretta la porta, ma si fermò alla soglia di essa e si girò verso i due.
«Ricordate di mantenere il segreto
Dopo questa raccomandazione, si limitò ad uscire dalla stanza, lasciando i due soli.

Quest'ultimi si guardarono per un momento in silenzio, entrambi stranamente sorpresi.
«... Ma quale segreto?»
«Quello della riunione di stasera, amicx.»
«Ohhhh!»

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

Certo che pranzare in compagnia di Akumu era stato più intenso rispetto alle altre volte, e questo per due motivi: prima di tutto, ancora dovevano mantenere segreta la loro prossima riunione, e poi... quell'androide poco prima gli aveva detto che sarebbero morti tra una settimana se nessuno avesse ucciso qualcuno.
Era tutto così strano, così surreale... eppure lxi non sembrava star scherzando, per nulla. Anzi, si arrabbiava pure se non lo prendevano sul serio!
Ma bastava essere attenti ed avrebbero trovato il modo di tornare a casa senza dover uccidere uno di loro.

C'era però qualcuno in particolare che non aveva esattamente compreso la situazione attuale: Regina, che a malapena si stava reggendo in piedi in quel momento.
Essendo più attiva verso la sera, non aveva capito molto di ciò che Akumu gli avesse detto giusto qualche ora fa, appena sveglia.
Ricordava... del killing game, sì, ma qualcuno sarebbe venuta a salvarla, no?
In ogni caso, non ci stava capendo nulla. Qualcuno avrebbe dovuto spiegarglielo più tardi di sicuro.

E... oh! Ieri sera erano tutti nella sala da pranzo, giusto! Tutti tranne quel coso!
... Ma a fare cosa?
Si fermò in mezzo al corridoio e si portò le mani alle tempie, facendo dei movimenti circolari su di esse con le dita per le chiarirsi le idee.
C'era... Yayoi, sì, e si era pure emozionata a sentire qualunque cosa lxi avesse detto.
Huh, chissà che cosa.
Ma c'entrava con le navicelle spaziali – quello lo ricordava.

I suoi pensieri vennero interrotti da un chiacchiericcio che riuscì ad udire lì vicino, il ché lx incuriosì. Si avvicinò ad una porta, portandolx alla cucina e scoprendo di chi si trattasse: erano semplicemente Aimi e Clover che si ritrovavano davanti ai fornelli, il primo teneva un pacchetto di spaghetti in mano e la seconda invece una pentola.
«Prima di tutto, bisogna riempire la pentola con dell'acqua!» esclamò lui, sorridendole.
«Acqua fredda o calda? O tiepida?»
«... Bella domanda.»

«Fredda.»
L'inventrice si aggiunse alla conversazione, avvicinandosi ai due con un occhio socchiuso e l'altro stropicciato da una mano.
Era lì solo per poter recuperare un lecca-lecca dal ragazzo ovviamente, non per altro.
«Hello, Regina!» la salutò xlx ragazzx senza talento, rivolgendole un sorriso raggiante.
«Buon pomeriggio, mix carx! Cosa ti porta qui? Vuoi un altro lollipop?» xlx propose invece per pura fortuna lui, tirandone fuori uno, che subito venne preso dalxx direttx interessatx.

Dopodiché si girò verso l'altrx, mostrando ancora un sorriso ovviamente.
«Che acqua fredda sia!»
Clover subito fece ciò che le venne richiesto, per poi appoggiare la pentola sul fornello ed aspettare semplicemente dei nuovi ordini.
«Ed ora-!»
«Ma che... che state facendo?» lo interruppe Regina, inclinando lievemente la testa, confusa. Nel mentre, aveva già cominciato a mangiare il suo nuovo lecca-lecca ovviamente.

«Oh, aiuto Clover a ricordare il suo talento! Pensavo che magari potesse essere l'Ultimate Cook, quindiiii... eccoci qua! Clover, è il momento di cuocere!» spiegò Aimi, sorridendo e tenendo le mani poggiate ai fianchi, per poi subito indicare la pentola piena d'acqua sul fornello.
«Yessir!»
Subito xlx ragazzx in questione fece ciò che xlx venne richiesto, unendo infine le mani dietro la schiena e rivolgendo un sorriso al suo maestro.
«Now what?»

«Beh, possiamo sicuramente mettere di già la pasta! Tieni!» esclamò lui, porgendole il pacchetto di spaghetti.
Clover lo prese e, senza esitazione, buttò tutto il contenuto di esso dentro la pentola.
«Ma perché non entrano bene?» chiese, confusa, mentre inclinò lievemente la testa e si portò l'indice al mento.
«Non lo so, non l'abbiamo mica inventata noi giapponesi la pasta!» rispose l'altro, scrollando semplicemente le spalle.
«... What if provassimo a spezzarla?»
«No, no! Il mio coinquilino mi ha detto che non si deve spezzare, si lascia così!»

I due cuochi si limitarono ad osservare la pentola, con lei che poggiò successivamente le mani ai fianchi e lui che invece incrociò le braccia al petto, entrambi sorridenti e impazienti che la pasta finisse di cucinarsi.
«Il- il sale...» mormorò l'inventrice con aria stanca, tentando di avvertirli, mentre indicò il recipiente con la mano libera.
«Il sale? Che c'entra il sale?» domandò invece il ragazzo, corrugando le sopracciglia, genuinamente confuso.
Regina si sbatté con non molta energia una mano sulla fronte, evidentemente esausta.

Ci fu un altro momento di silenzio, dove tutti i presenti si limitarono a fissare la pentola.
«... Ma quanto ci vuole?»
«Bella domanda.»
Come per istinto, i due non tanto bravi cuochi si girarono allo stesso tempo verso Regina, ma xlx ragazzx in questione stava con gli occhi socchiusi a fissare il soffitto ed il lecca-lecca ancora in una mano, in procinto di addormentarsi in piedi.
Non era il caso di svegliarla solo per chiederle questo: l'avrebbero capito da soli!

A quel punto, ad Aimi venne in mente un'idea che lui stesso definiva "geniale" – dopotutto, non potevano rimanere lì a fissarsi per tutto il tempo.
«Sai che ora è?» chiese alxx ragazzx accanto a lui, rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi.
«No, but posso controlla-» fece per rispondere quest'ultimx, già pronta a prendere il proprio Akumuphone, ma si interruppe non appena vide l'altro andare a prendere delle tazze da tè.
«È l'ora del tè! Una pausa ce la meritiamo da tutto questo cucinare, hm?»
«Ohhh, you're right!»

Clover si sedette su uno degli sgabelli lì presenti, mentre Aimi stava preparando il tè. Per quanto riguardava Regina, lei ancora stava un po' con la testa fra le nuvole e con l'intenzione di addormentarsi.
«Regina! Would you like some tea?» xlx chiese la prima, sorridendoxlx in modo allegro.
Xlx ragazzx in questione sussultò in un primo momento, presx di sprovvista, ma subito sospirò profondamente ed in modo anche abbastanza infastidito, sedendosi infine accanto a lei e poggiando le braccia sul bancone per metterci la propria faccia e dormire nuovamente.

Dopo poco tempo, il performer della Disney si avvicinò a loro con un vassoio, contenente una teiera e tre tazze.
«Ed ecco il vostro tè, mie care!»
Subito, si occupò lui stesso di servirle come il bravo gentiluomo che era, mentre una lo ringraziò e l'altra continuò a dormire.

Una cosa di cui i tre non si accorsero, però, era della quantità esagerata di acqua che stava uscendo in quel preciso momento dalla pentola che avevano lasciato sul fornello.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

«Effettivamente è un po'... rilassante, sì.»
«Vedi? Eheh!»

La piscina era attualmente occupata da ben due persone, Miho e Fubuki: la seconda aveva avuto l'idea di andare là a rilassarsi insieme, anche perché aveva notato come la prima sembrava essere non esattamente calma per ovvie ragioni.
Quindi eccole là, sedute una accanto all'altra sul bordo della piscina a bagnare solo parte delle gambe, e non c'era niente di cui preoccuparsi per il drone – era letteralmente posizionato su una sedia a sdraio, lontano dall'acqua, ma la più bassa poteva comunque comunicare con esso e si sarebbe sentito tutto tranquillamente.

Entrambe sorridevano, ma questa felicità sembrò durare poco per la ragazza dai capelli verdi, ritrovandosi a chinare il capo per poter osservare il fondo della piscina con uno sguardo più vuoto.
Non riusciva a pensare ad altro che alla situazione in cui erano finiti in pochissimo tempo, una situazione così surreale.
Non era l'unica a pensarci, vero?
Aveva visto altra gente essere allegra nonostante tutto, come Aimi. Chissà perché non era sorpresa sul suo conto, ma non era questo il punto.
Anche Fubuki sembrava essere già più calma di prima, e non riusciva a capire come.
Forse era perché rimaneva attaccata a lei come una cozza? O forse più come un koala? Anche se, ora che ci pensava, assomigliava di più ad un pinguino che ad un koala...
Rimaneva il fatto però che lei invece non era calma, per niente. Specialmente dopo ciò che Akumu gli aveva detto recentemente. E forse non era nemmeno così brava a nascondere la sua paura.

«Miho?»
Quel richiamo la fece sobbalzare per un momento, rendendosi conto di aver fatto preoccupare l'altra con tutto quel silenzio. Adesso sul suo volto vi era uno sguardo più triste, ma anche dolce in un certo senso, dimostrando proprio la preoccupazione che stava provando per lei.
Dio, quanto era incapace di sembrare forte. Perché doveva essere così? Perché doveva farsi vedere così debole dagli altri?

«Uh, sì?»
«Tutto... Tutto apposto?»
Ecco la fatidica domanda.
L'arciere dovette trattenersi dal fare un sospiro profondo, stanca di quella domanda che le veniva fatta così tante volte.
«Sì, sì, ahah...! Tutto apposto, sì!»
No, non era vero.
Non era tutto apposto.
Come poteva essere tutto apposto in una situazione del genere?
Se fosse tutto apposto, si ritroverebbe a casa e non nello spazio!

L'operatrice SAPR parve voler dire qualcosa per un momento, ma allontanò il suo fidato telecomando dalle labbra e lo poggiò per un momento sulle proprie gambe, non lasciando andare però la presa su di esso.
I suoi occhi puntarono sulla mano di Miho, vicino alla propria, entrambe appoggiate sul bordo della piscina.
L'istinto le diceva di prenderla, ma l'ansia glielo impediva, temendo di fare qualcosa di male.
Ritornò a guardarla, stavolta più determinata, mentre riavvicinò il telecomando a sé per poter parlare.
«Troveremo un modo per tornare, okay? So che è... spaventoso, ecco. E davvero, lo è anche per me...»

Abbassò il proprio sguardo per un momento, mentre l'altra la guardava prima in un modo più sorpreso, ma poi preoccupato. C'era definitivamente qualcosa di più in quelle parole da come si stava comportando.
Fubuki sospirò e tornò a guardare l'altra con la coda dell'occhio, il capo sempre chinato.
«Ho... ansia di stare in luoghi aperti e con tante persone. Credo sia una vera e propria fobia, eheh... Ed adesso sono nello spazio con la paura di morire proprio qui. Non è un po' ironico?» spiegò, e forzò un sorriso.

Miho, d'altro canto, era rimasta senza parole.
Credeva per tutto questo tempo che fosse l'unica ad essere affetta particolarmente dalla situazione attuale, ed invece non era così. Beh, c'era da aspettarsi che certa gente fosse più brava a nasconderlo di lei.
«Oh... davvero? Mi- mi dispiace, io-»
«N-Nulla di cui preoccuparsi, d-davvero! Sono solo ancora un po' abituata a vedere il mondo esterno tramite Totoro, ecco... ma ci sto lavorando su questo.»

O almeno, lei credeva di star facendo progressi sul superare la sua fobia grazie alla sua cara migliore amica, Kikui, ma... non sembravano valere quegli sforzi adesso.
Diceva di starci lavorando, ma non sembrava essere così. E perché?
Perché non aveva assolutamente il controllo della situazione attuale ed era evidente che questa cosa la stesse mangiando viva.
Sarebbe potuta morire in ogni momento.
In qualsiasi momento.
Tutto questo perché non era rimasta chiusa in camera sua come faceva fino a qualche anno fa.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

〔 TW: animal abuse 〕

Ricordo ancora bene quel che è successo quando compì solamente otto anni.
Lo ricordo benissimo.
Insomma, come potrei mai dimenticarmene?
Dopotutto, era anche la prima volta che utilizzai un drone. Non pensavo nemmeno che sarei mai tornata ad usarne uno dopo questo terribile incidente.

I miei genitori possengono un'attività di affitto droni, e mio padre volle farmi provare a guidarne uno a quella tenera età.
Andava tutto bene: le mie mani piccole e da novellina coperte da quelle grandi ed esperte di papà facevano volare quell'aggeggio nelle strade della città di Sapporo.
Era così divertente! Riuscivo a vedere tranquillamente da casa il mondo esterno!

Il lavoro di mamma e papà consisteva in questo? Era così incredibile!
Volevo far vedere subito a tutti i miei amici il mio nuovo amico drone, a tutti quanti!
Era la cosa più bella che potessi mai avere in tutta la mia vita. Ed ancora ci credo, o non sarei qui adesso, ma per un lungo periodo pensavo esattamente il contrario su ciò.
Tutto questo per colpa di quel brutto incidente. Quel bruttissimo incidente.
L'incidente che ha dato inizio ai miei problemi.

Mio padre mi lasciò guidare il drone da sola dopo un po', ed ancora lo facevo volare in giro tranquillamente, incosciente del danno che avrei combinato a breve.
Riuscivo a vedere dal bel cielo azzurro una gran parte della città, ed era fighissimo!
Decisi poi di vedere un po' più vicino le case accanto alla mia, e Dio se non l'avessi mai fatto.

Non è sorprendente il fatto che non sarei riuscita a controllare per sempre benissimo un drone per la prima volta, ad otto anni per giunta. Insomma, cosa mi aspettavo?
Infatti, tutto d'un tratto stava andando troppo veloce ed ho iniziato ad andare nel panico.
Sembrava essere impazzito, non riuscivo a fermarlo o a farlo andare più lentamente!

Ha preso nel mentre un tronco di qualche albero in pieno e pure delle foglie, sempre per colpa mia, portandolo a schiantarsi vicino la casa di una mia vecchia compagna di classe.
Non funzionava più, per ovvie ragioni.
Mi veniva molto vicino andare là, e così feci.
Non l'avessi fatto anche questo, perché ecco che mi ritrovai davanti ad una scena terribile.
Il terribile incidente di cui sto parlando da prima, esatto.

Il drone... era rotto, sì.
Ma un'elica trapassava letteralmente il corpo del povero gattino della mia compagna.
Usciva sangue, usciva sangue dappertutto.
Una pozza di quel liquido rosso era presente sotto quella creaturina minuscola ed innocente.
Drone, gattino, sangue.
Sangue, gattino, drone.
I miei occhi seguivano quell'ordine, diventando a mano a mano sempre più veloci.
Tremavo. Tremavo tantissimo.
Non riuscivo più a fare o a dire qualcosa.
Soltanto della lacrime iniziarono a solcare il mio dolce e piccolo viso da bambina spaventata.

Rimasi lì per un momento, finché non feci una cosa che era definibile "da cordardi".
Scappai di lì e me ne tornai a casa: ormai ero un fiume di lacrime e non riuscivo a smettere di singhiozzare come la bambina che ero.
Mi chiusi in camera, non dando spiegazioni ai miei genitori, che mi facevano domande non-stop oltre al pregarmi di aprire la porta.

"Tesoro, cos'è successo?"
"Piccolina, tutto bene?"
"Amore, apri questa porta!"
"Mamma e papà sono preoccupati per te!"

Avevo... avevo ucciso un gattino.
Un povero piccolo gattino.
Mi sentivo così in colpa, ma non potevo fare nulla: il danno era stato già fatto.
E quel danno...
Quel danno... sarebbe stata la causa di tutti i miei problemi.
Sarebbe stato il motivo per cui mi rinchiusi in casa per il resto della mia vita.
Ma forse me lo meritavo.
Forse mi meritavo di venire trattata in quel modo anche da quelli che credevo fossero miei amici.
Avevo tolto la vita ad un piccolo ed indifeso essere vivente, dopotutto.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

Fubuki era evidentemente con la testa fra le nuvole dopo aver rassicurato l'altra, tenendo lo sguardo stavolta rivolto verso il suo caro drone, Totoro, stando in silenzio.
Brutti ricordi erano riaffiorati in lei, trascinandola senza rendersene conto nel mondo dei pensieri.
Per sua fortuna, Totoro non era lo stesso drone che aveva... distrutto in quel modo, già.
... Quindi questo era l'effetto farfalla, huh?
Avesse continuato ad usare il drone insieme a suo padre, nulla di tutto ciò sarebbe successo.
Ma non poteva cambiare il passato ormai: doveva pensare al futuro e a come evitare di morire in esso.

«Ehm...»
Il tentativo di Miho di iniziare a parlare catturò la sua attenzione, guardandola con fare sorpreso.
Voleva fare qualcosa.
Aveva già fatto abbastanza disastri da quando si era risvegliata per la prima volta lì, ma non poteva fare a meno di sentire dentro di sé il bisogno di aiutare il prossimo.
Avrebbe provato di tutto, qualsiasi cosa per provare a consolare Fubuki, davvero.
«Io, uh... questa è pur sempre una tua grande paura, quindi, uh... è... normale sentirsi così, no? E... non riesco ad immaginare quanto sia difficile per te e m-mi dispiace, d-davvero...»
Il suo tono di voce ed il suo sguardo si abbassarono insieme sempre di più, mentre giocherellava con le dita sempre per l'ansia.
Quanto aveva paura di star solo facendo sentire peggio anche lei.

Non si accorse nemmeno che Fubuki adesso avesse un lieve sorriso in volto – o almeno, non lo fece fin quando lei non le prese una mano, come per fermare qualunque cosa stesse cercando di fare alle proprie unghie: l'afferrò dalle dita con entrambe le mani in modo delicato, passando il proprio sguardo verso di essa.
Miho era quasi confusa dal gesto, ma non riusciva a trattenere un po' di rossore sulle sue guance, osservando l'altra in silenzio. Cosa significava?
Era riuscita a consolarla? O forse no?
Forse stava facendo così per prepararla da qualche discorsetto su come avesse fatto totalmente schifo nel consolarla e-

La mano venne lasciata andare improvvisamente, mentre l'operatrice SAPR distolse lo sguardo per un momento, sembrando essere imbarazzata. Almeno intanto aveva recuperato il suo telecomando, facendo ricordare all'altra che, effettivamente, non avrebbe potuto dirle nulla senza di esso poco prima.
«... Grazie, Miho. E scusa, ahah...!» parlò finalmente, ritornando a guardare l'altra con un sorriso più forzato mentre si grattò la nuca, evidentemente imbarazzata.
«E-E di cosa? Tutto- tutto bene? Cioè, come hai detto tu, torneremo presto a casa! Non- non è vero? Eheh...» le chiese invece l'arciere, lasciandosi sfuggire come al suo solito delle risatine nervose.
Era lei la causa di questo suo comportamento? Ugh, sapeva che doveva starsi solo zitta.

Fubuki però annuì con molta più energia di prima, mentre il suo sorriso si fece più sincero e forse anche più contagioso, al punto che anche il sorriso di Miho si allargò un po'.
Successivamente, la prima fece avvicinare il proprio drone verso le due, mantenendolo comunque sopra di loro a debita distanza dall'acqua.
«Sai... pensavo che magari potessi far volare Totoro fuori dalla navicella... ma solo dopo mi sono ricordata che non so quanto sarebbe efficiente far volare un drone nello spazio, ahah!» le spiegò, forzando una risatina.

L'arciere ridacchiò a sua volta, portandosi però una mano davanti alle labbra per trattenersi un po'.
«Beh... sarebbe stato un buon piano!» la rassicurò, rivolgendole un sorriso.
«Davvero?»
La prima annuì, più convinta del solito.
L'operatrice SAPR ricambiò il sorriso con uno più dolce, lusingata da quelle parole.
Ci sarebbero stati tanti rischi che nemmeno lei sapeva nel far volare un drone nello spazio, ma era comunque piacevole avere qualcuno dalla sua parte nonostante tutto.

Boom!

Quel rumore improvviso riuscì a interrompere immediatamente l'atmosfera confortevole e felice che si era creata tra le due, diventando più tesa e preoccupante.
Cos'era stato?
Sembrava come se fosse esploso qualcosa.
Questo non piaceva per nulla alle due, che si guardarono per un momento, entrambe spaventate per ovvie ragioni.
Per caso... era morto qualcuno?

Come se si fossero lette nel pensiero, tolsero contemporaneamente le gambe dall'acqua ed iniziarono subito a correre via dalla piscina – il fatto che non si fossero asciugate e messe ognuna le proprie scarpe era qualcosa di poco importante per il momento: dovevano controllare subito cos'era successo!
Iniziarono a controllare le varie stanze, non trovando nulla che equivalesse ad un'esplosione. Ogni volta che aprivano una porta, la loro ansia aumentava sempre di più.
Come poteva essere successo?
Era tutto così tranquillo fino a poco prima...
Non c'era mica qualcun altro che credeva che non sarebbero riusciti a tornare a casa oltre all'arciere, vero?

Ad una certa, le due corsero una in direzione dell'altra, ma sembravano aver dimenticato il fatto che i loro piedi fossero ancora bagnati.
«Hai trovato qualco- wOAH-!»
«Hai trovato qualco- OH-!»
Quella frase detta all'unisono venne interrotta quando Miho scivolò, finendo per cadere in avanti e pronta a sbattere contro Fubuki.
Quest'ultima però l'afferrò per i polsi, passando a tenerla per le mani dopo essersi rassicurata di essere riuscita a fermarla in tempo. Non si era nemmeno accorta di aver fatto cadere il proprio telecomando sul pavimento, ma quella non era la cosa importante al momento.

La più alta riaprì lentamente gli occhi, sorpresa da ciò che era successo in poco tempo. Guardò l'altra ed in qualche modo intuì che le volesse chiedere se stesse bene dal suo sguardo preoccupato, dato che non parlava senza il suo telecomando, e si limitò ad annuire con un cenno del capo, venendo poi lasciata andare.
La prima prese dal pavimento il telecomando e glielo restituì, sorridendole impacciatamente, ancora in imbarazzo.

Guardò poi la porta della cucina, notando che fosse semiaperta. Nessuna di loro due era ancora andata a controllare là, vero?
«Uh... a-andiamo! Forse siamo vicine!»
L'operatrice SAPR annuì, mettendosi però subito dietro di lei per la paura, ma all'altra non sembrava dare fastidio ciò.
Entrambe iniziarono improvvisamente a sentire odore di bruciato, il ché peggiorava solo la loro preoccupazione.
Dovevano ammettere che non sapevano cosa aspettarsi di vedere dietro quella porta, motivo per cui la più alta stava esitando un po' ad avvicinarsi ad essa, ma doveva farlo.

L'aprì, e ciò che vide era l'ultima delle cose che si aspettava: una pentola sul fornello stava andando letteralmente a fuoco ed Aimi cercava di spegnerlo con un estintore, mentre Clover si era messa a debita distanza e guardava la scena sbattendo gli occhi più e più volte, come se fosse sorpresa, ma non troppo spaventata – o almeno, apparentemente.
Il pavimento era bagnato in determinate zone, sia dall'acqua della pentola che da del tè, il ché erano strano per le due fanciulle appena arrivate lì.

Quest'ultime si limitarono a fissare per un momento ciò che stava succedendo, con aria perlopiù spaventata, ma la situazione sembrò risolversi in fretta: il fuoco venne spento finalmente da Aimi, che fece un sospiro di sollievo e poggiò l'estintore sul pavimento, asciugandosi poi il sudore sulla fronte mentre esclamò un "phew!".

Girò poi il proprio sguardo, notando che fosse arrivato qualcuno a lui caro.
«Oh, ciao mia cara!» salutò prima a Miho, con un gran sorriso in volto, mentre agitò una mano con molta energia.
La testa di Fubuki sbucò dietro la ragazza in questione, sembrando essere ancora intimorita dalla scena di poco prima.
«Oh, ciao anche a te Fubuki!»
«Miho, Fubuki! We're so glad to see you!» esclamò invece xlx ragazzx senza talento, sfoggiando a sua volta un sorriso raggiante, come se nulla fosse successo.

«Aimi, Clover! State bene? Che- che è successo?!» gli chiese subito l'arciere, evidentemente preoccupata, mentre sia lei che la ragazza dietro di lei entrarono finalmente nella stanza.
«Stiamo bene mia cara, stavamo solo cucinando della pasta! Poi abbiamo fatto una pausa tè e... BOOM! La pentola è esplosa A CASO!» spiegò il ragazzo, gesticolando pure per imitare l'esplosione.

Clover si limitò a muovere su e giù la testa continuamente e velocemente per confermare, ma si fermò non appena notò qualcosa di abbastanza divertente, motivo per cui dovette mettersi una mano davanti alle labbra per trattenere le risate.
«Excuse me, but... le vostre scarpe?»

Le due ragazze scalze d'istinto abbassarono il capo, notando che xlx ragazzx avesse ragione. Questo era imbarazzante per entrambe e non poco, dato che decisero contemporaneamente di evitare di guardare gli altri due in faccia.
«... Bella domanda, ahah! Uh, come dire... sono in piscina...» iniziò l'arciere, grattandosi pure la nuca nel mentre.
«Eravamo preoccupate per l'esplosione, quindi... le abbiamo dimenticate là...» continuò l'operatrice SAPR, un po' incerta come l'altra.

«Aspettate, ma dov'è Regina? Aveva detto che sarebbe venuta con un estintore in più...» domandò improvvisamente il performer della Disney, poggiando una mano al fianco ed una al mento per strofinarselo, confuso.
«Non è che magari si è addormentata da, uh... da qualche parte?» ipotizzò Miho, con un un'espressione più preoccupata in volto.
«Effettivamente...» mormorò semplicemente il primo, sembrando star riflettendo.

Boom!

I loro dubbi vennero risolti in fretta, poiché vi fu un rumore decisamente vicino a loro ed abbastanza forte da sembrare un'altra esplosione, ritrovandosi successivamente ricoperti di... schiuma?
Si girarono immediatamente, tutti presi alla sprovvista: vi era un estintore esploso sul pavimento e davanti di un paio di centimetri a loro, mentre all'entrata vi era Regina, sdraiata pronx a sua volta per terra e priva di sensi.
«Oh, well, here they are! Ahahahah!» esordì xlx ragazzx senza talento, poggiando le mani ai fianchi e non sembrando essere totalmente preoccupatx.

Subito però si avvicinarono tutti all'inventrice ed Aimi poggiò due dita sul suo polso, sembrando essere piuttosto serio a riguardo, ma tirò poco dopo un sospiro di sollievo e riprese a sorridere tranquillamente.
«Si è solo addormentata, ahahah!»
Anche Miho e Fubuki tirarono un sospiro di sollievo all'unisono, mentre Clover era tornata a sua volta a sorridere.
«Eheh, how silly!»

L'atmosfera più tranquilla di poco prima venne interrotta da un rumore statico della solita televisione presente anche in quella stanza, rivelando semplicemente Akumu con le braccia incrociate al petto ed uno sguardo infastidito in viso.
«Comunicazione di servizio: Aimi Fuzukawa, Clover McDonald, Fubuki Kori, Miho Shinkawa e Regina Shiratori devono pulire il macello che hanno appena combinato in cucina! Col cazzo che faccio tutto io qua, fottuti imbecilli!»

Lo schermo si spense subito dopo, lasciando i cinque presenti in quella stanza nel totale silenzio ad osservarsi a vicenda, chi più sorpreso che altro e chi con uno sguardo che stava chiaramente trattenendo un respiro profondo, per non parlare di come unx di loro si fosse addormentatx.
Che altra scelta avevano?
Tanto più tardi avrebbero avuto una riunione, la famosa riunione che li avrebbe riportati a casa. O almeno, ciò era quello che speravano.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

"Oh, ma che strano annuncio."

Era l'unica cosa che Natsu riusciva a pensare dopo le parole piuttosto recenti di Akumu, abbastanza confuso a riguardo.
Chissà che cos'avevano fatto quei cinque, ma non poteva dire di non aspettarselo, specialmente da Clover, ed anche da Aimi onestamente.
Forse da Regina non tantissimo ma solo perché nel giorno era più mortx dentro che altro.
Miho e Fubuki però non sembravano essere tipe da fare casini, huh. Ma dopotutto si dice che l'apparenza inganna, no?

Da una parte era curioso di vedere cosa fosse successo, ma dall'altra non aveva esattamente voglia di rischiare di mettersi nei guai con quelli, quindi decise di continuare per la sua strada alla ricerca di qualcosa: dei nascondigli.
Okay, poteva semplicemente chiudersi in camera sua tutto il giorno, ma aveva la vaga impressione che non sarebbe stato sicuro a lungo nemmeno lì.

In verità non era sicuro da nessuna parte, ma quello era abbastanza ovvio: dopotutto, erano in un killing game nello spazio.
Normalmente era già scorbutico nei confronti degli altri, ma adesso con anche quella specie di "scadenza" per commettere un omicidio... doveva guardarsi costantemente le spalle.
Non voleva ammetterlo, ma anche lui era spaventato. Anche perché non credeva nemmeno che sarebbero riusciti a risolvere qualcosa quella sera nella riunione.
Come facevano ad essere così ottimisti? Non che gli importasse più di tanto, erano solamente stupidi a farlo.

Senza accorgersene, si ritrovò nel ripostiglio e venne subito accolto da una voce allegra, che apparteneva proprio ad Hoshi.
«Ciao Natsuuuu! Cosa ti porta quiiii?»
Si ritrovava prima accovacciata a rovistare una scatola, ma si alzò in piedi non appena il ragazzo mise piede lì, poggiando subito le mani ai fianchi e rivolgendogli un sorriso.
Stava forse ancora cercando quei famosi "reperti storici" di cui parlava nella riunione precedente?

Comunque, se il lanciatore d'asce era già infastidito dai propri pensieri, adesso lo era ancora di più per la presenza della ragazza.
Prese un respiro profondo infatti, indicando ancora di più che non fosse proprio contento come lei in quel momento.
«Ah no, niente. Me ne stavo giusto andan-»
«Aspetta, aspetta! Ho una proposta che fa proprio al caso tuo!»

A quelle parole, Natsu corrugò le sopracciglia, decisamente confuso. Perché nessuno voleva lasciarlo mai in pace?
«Sentiamo...?» mormorò, incerto, mentre inclinò pure lievemente la testa.
«Aiutami ad ispezionare meglio questa stanza! Sono sicura che ci sia qualcosa di grande valore qui dentro!» gli propose la storica, mantenendo un gran sorriso sulle labbra per l'emozione.

Ecco, aveva avuto la conferma che non si fosse proprio arresa nella sua ricerca.
A parte il fatto che non ne aveva voglia, era abbastanza sicuro che non ci fosse nient'altro di segreto lì oltre quella strana leva scoperta giusto qualche giorno fa.
«No, passo.»

Fece per girarsi, intento ad andarsene.
«Hey, hey, aspetta! Magari riusciamo a trovare pure qualcosa per uscire di qui se cerchiamo insieme!» cercò di convincerlo nuovamente Hoshi, continuando a sorridergli nonostante tutto.
Natsu si fermò allora, guardando per un momento l'altra con indifferenza, più intento a pensare per un momento che altro.
Per la cronaca, ancora era in serio dubbio che avrebbero trovato davvero qualcosa per aiutarli, ma doveva pur continuare la sua ricerca per i nascondigli in qualche modo quindi... perché no? Magari ci avrebbe ricavato qualcosa sul serio.
«Okay allora.»

Il sorriso della storica si allargò a quella risposta, facendo pure qualche saltello sul posto.
«Yayyyy! Forza, cerchiamo!»
Si accovacciò nuovamente davanti alla stessa scatola di prima, prendendola tra le mani ed osservando cosa ci fosse dentro.
Il lanciatore d'asce sospirò semplicemente, per poi semplicemente avvicinarsi ad un muro e provando a dargli qualche colpetto: magari nascondeva qualcosa, come quel muro che in verità li portava in quest'altra navicella.
A proposito, ancora l'altro muro misterioso sempre dei dormitori era rimasto lo stesso – chissà che cosa nascondeva.
Intanto, ogni colpo non dava alcun segno strano, ma non si sarebbe arreso subito.

Hoshi poggiò la scatola sul pavimento con delicatezza, rialzandosi in piedi.
«Che strano, eh? C'è solo vetro in queste scatole!» commentò, ridacchiando poi lievemente alle sue stesse parole.
Natsu la guardò per un momento sempre in modo indifferente, scrollando semplicemente le spalle e ritornando subito dopo ad ispezionare i muri nel totale silenzio.

La ragazza non si scoraggiò dalla mancanza di risposta da parte dell'altro: avrebbe provato comunque a renderlo felice! Dopotutto, ancora non l'aveva visto sorridere nemmeno una volta.
Si mise a cercare nelle scatole più vicine a lui, come per fargli compagnia.
«Sai, a proposito, la leggenda della scoperta del vetro mi fa sempre ridere, perché si dice che è stato scoperto accidentalmente! Nel cinquemila avanti Cristo, dei mercanti fenici erano sbarcati presso le rive del fiume Belo in Siria e vollero accendere un fuoco, ma non riuscivano a trovare delle pietre! Quindi hanno deciso di usare dei blocchi di nitrato che stavano trasportando con loro: i mercanti si svegliarono il giorno dopo ritrovandosi davanti del vetro nel loro focolare spento, formatosi dalla fusione del nitrato per effetto del calore del fuoco e mischiandosi con la sabbia del fiume! Non è così divertente?»

Lui si era ritrovato semplicemente ad ascoltarla in silenzio ed anche con molto interesse, anche se non sembrava perché continuava a dare colpetti al muro per dare l'idea di non stare ascoltando, e nel mentre di tanto in tanto dava delle occhiate all'altra.
Non sembrava essere più infastidito come prima, forse perché era preso da questa presunta leggenda della creazione del vetro.
«... Hm.»
Non fece altri commenti di alcun tipo e ritornò subito dopo a concentrarsi nell'ispezione, prendendo una scatola che si rivelò essere vuota.

Improvvisamente però sentì dei passi farsi sempre più vicini e sgranò gli occhi, lanciando senza esitazione proprio quella scatola in direzione dell'entrata della stanza: finì semplicemente per andare a sbattere contro il muro del corridoio, mentre si sentì un sussulto.
Dopo giusto qualche secondo sbucò la testa di Kàroly da dietro la porta, che stava evidentemente tremando per lo spavento di poco prima.

«Kàroly! Tutto apposto?»
Subito Hoshi buttò giù qualunque cosa avesse tra le mani e si avvicinò al nuovo arrivato, preoccupata per lui.
Prima che quest'ultimo potesse rispondere, però, entrambi vennero presi dal fatto che il lanciatore d'asce avesse deciso di uscire dal ripostiglio ed allontanarsi di lì in fretta.
«Natsuuuu! Ma dove vaiiiiii?! Dovevamo cercare insiemeeeeee!» provò a chiamarlo lei, ma venne ignorata dal ragazzo in questione, che continuò a camminare velocemente via di lì. Che diavolo gli era preso?!

La storica prese un respiro profondo prima di tornare a guardare il ballerino di hip hop, ancora preoccupata per lui.
«Kàroly, stai bene?»
«Sì, sì, t-tranquilla...!» le rispose, annuendo nel mentre alle sue stesse parole, per poi però abbassare il proprio sguardo.
«Ugh, combino... s-solo guai...» borbottò, più a se stesso che a lei, mentre sentì i suoi occhi pizzicargli.
Perché doveva essere così?
Perché doveva sempre rovinare tutto?
Che idiota che era, aveva spaventato Natsu! Ecco perché aveva provato ad attaccarlo!
Ed ora se n'era andato perché lui, Kàroly Antal, aveva combinato un casino, come sempre.

Doveva probabilmente chiudersi in camera sua per il resto della sua vita per evitare di fare altri guai, sì.
Anzi, ci sarebbe andato proprio ade-...
... Perché Hoshi lo stava abbracciando?

Si ritrovò avvolto nelle sue braccia in un attimo senza farci caso, mentre lui era rimasto immobile con le lacrime che gli rigavano il viso.
Era... così confuso.
Che stava facendo?
Perché lo stava facendo?
Non capiva, però... era così piacevole.
Era così bello quell'abbraccio, così confortante.
Ma lui non si meritava nulla del genere, era solo un combinaguai, quindi... quindi perché?
Non ricambiò e stette fermo come una statua, capo ancora chinato, nel mentre che cercava di trattenere i singhiozzi senza successo, chiedendosi ancora il perché di quel gesto così meraviglioso.

«Kàroly, ascoltami!»
Il ballerino di hip hop si risvegliò dai suoi pensieri, guardandola poi con incertezza.
«Non sei un combinaguai e non pensare mai più ad una cosa del genere! Non è successo niente, okay?» lo rassicurò lei, sciogliendo nel mentre l'abbraccio e poggiando le mani sulle sue spalle, sorridendogli.
Voleva aiutarlo in qualche modo ed avrebbe fatto di tutto per farlo sorridere finché glielo permetteva. Proprio di tutto.

Il ragazzo non sapeva precisamente cosa fare o cosa dire, guardandola per un momento con lo stesso sguardo confuso e spaventato di prima.
Non si meritava tutte quelle parole dolci, specialmente se queste non erano vere.
Ma non poteva farla preoccupare di più per uno come lui, doveva tornare in sé.
Ma perché doveva essere così stupido?
Tirò su col naso ed annuì a quelle parole, iniziando poi ad asciugarsi le lacrime col palmo della mano.

Il sorriso di Hoshi si allargò ancora di più, lasciando andare finalmente la presa.
«Ho un'idea! Balli l'hip hop, giusto?»
«Mhm...»
«Sai dove e quando è nata questa danza? Proprio verso la fine degli anni settanta a New York, più precisamente nel distretto di Bronx. Era considerato un quartiere malfamato, ma la nascita dell'hip hop lo portò ad un cambiamento positivo: l'11 agosto del 1973, un dj con il nome d'arte di Kool Herc organizzò al 1520 Sedgwick Avenue la prima festa hip hop della storia! Ed ora mi ritrovo davanti l'Ultimate Hip Hop Dancer in persona, che meraviglia!»

Nel mentre che parlava, si era pure rimessa a cercare dentro le varie scatole – ancora non si era mica arresa nel trovare reperti storici!
Il ballerino di hip hop più che altro si era limitato ad osservarla e ad ascoltarla, rimanendo fermo dov'era praticamente da prima.
Adesso non stava più piangendo per sua fortuna, ed anzi, un piccolo sorriso spuntò sul suo viso ancora leggermente bagnato.
Oh, quanto non si meritava questo trattamento così gentile.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

Non c'era.
Non c'era da nessuna parte.

Aveva già controllato in cucina e nella cella frigorifera sia ieri che l'altro ieri e non ce n'era proprio traccia.
Era opera di quell'androide, Akumu, non era così?
Sembrava sapere troppo su di loro già dal fatto che avesse creato una specie di carta d'identità nei loro nuovi telefoni, quindi doveva per forza sapere anche di questo problema.

Quel problema... quella dipendenza...
Adesso che ne aveva bisogno più di qualsiasi altra cosa, non poteva soddisfarla.
Quella maledetta dipendenza.
Adesso come avrebbe dovuto fare a calmarsi da quella situazione di merda senza il suo amato sakè?

Sì, il sakè. L'alcol.
Era questo il suo problema, la cosa con cui non poteva proprio vivere senza – se non si contavano anche Yuzu, la sua amata sorellina, e Mochi, il suo amato androide.
Heisenberg Kaneko, l'Ultimate Android Engineer, era dipendente dall'alcol.
Per essere il capo di un'azienda di androidi, questo era quasi deludente, nevvero?

Ma questo non gli importava, non adesso.
Cercava con fretta e furia nella sala da pranzo invece che in cucina, controllando la credenza.
Ci provava a non rompere i piatti e le altre cose messe lì dentro mentre le spostava – non gli piacevano i rumori troppo forti dopotutto – ma, ad una certa, venne preso alla sprovvista dal rumore di un piatto che si spaccò in due cadendo, sobbalzando e portandosi le mani alle orecchie.
Gli mancava il fiato a tratti.
Il suo cuore batteva all'impazzata, come se gli fosse arrivato alla gola.
Si guardò le mani, notando che tremassero e non poco.

Finì per sedersi sul lucido pavimento, portandosi le mani al petto per il troppo dolore.
Si guardò stavolta intorno, con l'obiettivo di trovare un posto per nascondersi, ed individuò il lungo tavolo: gattonò sotto di esso, portandosi poi le ginocchia al petto per poter abbracciare le gambe con le proprie braccia.
Cercò di fare respiri profondi, ma non riusciva a calmarsi comunque.
Tutto questo lo stava facendo impazzire e dal primo giorno non era riuscito a nasconderlo.
Non poteva mai uccidere qualcuno.
Non poteva mai fare una cosa simile.
Sarebbero davvero tornati a casa senza dover vedere qualche cadavere in queste navicelle?
Lo dubitava fortemente.
Ma doveva tornare a casa da Yuzu.
Chissà che cosa stava facendo adesso la sua cara sorellina senza di lui. Gli mancava? Lui sentiva molto la sua mancanza ed era preoccupato per lei, tantissimo.
Ma per tornare da lei avrebbe dovuto-...

I suoi pensieri vennero interrotti non appena sentì una mano prendergli la sua, stringendogliela fortemente: Mochi si era accovacciata vicino al tavolo, pronta a confortare il suo creatore, ma non poteva far altro che stargli accanto in quel modo.
Quel contatto però aiutò l'ingegnere robotico, che finalmente riuscì a calmarsi dopo aver provato nuovamente a prendere dei respiri profondi.
Ne fece un ultimo, guardando poi la bambina.
«Hai trovato qualcosa?»

Fece cenno di no col capo, in silenzio, lo sguardo privo di emozioni sempre presente.
Il ragazzo sospirò, chinando il capo e portandosi la mano libera alla fronte.
«Non ce n'è proprio traccia in questo posto... ed adesso cosa faccio?» mormorò, più a se stesso che all'androide, esasperato.

Quest'ultima continuò a guardarlo senza proferire alcuna parola, non lasciando andare ancora la presa.
«... No, non ci provare nemmeno, Mochi. Devi smetterla di installarti softwares da sola.» l'avvertì subito dopo lui, guardandola con fare leggermente più infastidito.
La bambina si limitò a socchiudere gli occhi, come per dirgli che non fosse esattamente contenta di quell'ordine.

Gli venne spontaneo ridacchiare lievemente per un momento a quella reazione, portando poi una mano sulla sua piccola testa per accarezzarle i capelli, rivolgendole un piccolo ma sincero sorriso.
Avrebbe protetto Mochi ad ogni costo, e sarebbe tornato a casa in qualche modo per proteggere anche Yuzu.
Come?
Beh, ci avrebbe pensato presto. Avrebbe trovato presto una soluzione a questo grosso problema.

Bam!

Si riportò immediatamente le mani alle orecchie a causa del rumore improvviso, sembrando preoccupare pure Mochi, che subito si girò in direzione del rumore, tenendo le mani strette in due pugni ed il suo solito sguardo apatico in volto.
Ma si calmarono entrambi piuttosto in fretta non appena notarono chi fosse stato a sbattere letteralmente la porta: si trattava di A-Yeong, che, nonostante tutto, riusciva a mantenere quel suo atteggiamento allegro pieno di spericolatezza.
«BUOOOOONGIOOOORNOOOOOOO!»

L'androide fece un inchino, che ormai sembrava essere un'abitudine per lei.
«È pomeriggio, ore cinque e ventiquattro minuti.» specificò, mantenendo ancora la stessa e identica espressione di prima in viso.
Tuttavia, Heisenberg aveva preso un po' più male questo saluto improvviso del ragazzo, al punto da sbuffare e guardarlo con fare infastidito.
«Che c'è?» gli chiese, e nel mentre si decise ad uscire da sotto il tavolo e mettersi dritto in piedi, incrociando le braccia al petto quasi immediatamente.

«HO UN NUOVO PIANO GENIALE PER USCIRE DI QUI! Volete sentirlo? Eh? Eh? Ehhhh?» iniziò a proporre il burattinaio, sembrando essere ancora più emozionato di prima, trattenendosi infatti a stento di fare grandissimi salti sul posto.
L'ingegnere robotico non sembrava già gradire particolarmente qualunque idea avesse avuto il ragazzo dalla sua espressione ancora più infastidita e stanca – insomma, avevano già notato che non fosse esattamente il tipo più normale del secolo, e non sapeva onestamente che altro aspettarsi da lui.
Si limitò a scrollare le spalle in tutta risposta, rimanendo in silenzio.

Il ragazzo dai capelli neri si avvicinò alla sua sedia, afferrandola e trascinandola un po' più lontano dal tavolo, per poi salirci letteralmente di sopra con le mani poggiate ai fianchi in modo fiero.
«Quindi! Disattiveremo la leva della gravità nel ripostiglio, e così potremo...»
Prima di continuare, iniziò a sbattere le braccia su e giù continuamente, come per imitare il volo degli uccelli. Decise anche di fare una mossa azzardata: si mise addirittura in punta di piedi per indicare il fatto che sarebbero volati più e più in alto.

«... uscire da queste navicelle volando! Guarda, proprio così- wOAH-!»
Iniziò a barcollare sulla sedia e perse subito l'equilibrio, cadendo di faccia sul pavimento.
Heisenberg e Mochi si avvicinarono a lui per controllare se stesse bene, ma quest'ultimo alzò letteralmente un braccio in aria per alzare il pollice, indicando che stesse bene – infatti si rialzò in fretta in piedi, il tutto mantenendo uno dei suoi soliti raggianti sorrisi sulle labbra.
«Allora? Che ne pensate, ehhhh?» chiese infine, mentre il suo sorriso divenne uno più malizioso, socchiudendo pure gli occhi.

«Sarebbe impossibile respirare senza ossigeno là fuori, e poi non è facile volare fino al pianeta Terra.» gli ricordò l'ingegnere robotico, guardandolo con un'espressione più stanca che altro.
«Hey! Guarda che io sono bravissimo a volare!» ribatté il burattinaio, sembrando essere offeso da quelle parole, aggrottando le sopracciglia e poggiando le mani ai fianchi.

«Certo...» mormorò il primo, guardando altrove per un momento, prendendosi letteralmente una pausa dal parlare. Voleva terminare la conversazione in fretta, decisamente.
«... E come dovremmo uscire di qui? Vedi un'uscita da qualche parte?» gli chiese dopo qualche attimo di silenzio, corrugando le sopracciglia.
«A questo non c'ho pensato!» rispose fin troppo tranquillamente il secondo, mantenendo quel sorriso innocente sulle labbra, come se non ci fosse nulla di male in ciò che aveva appena detto.
L'altro sospirò a questo punto, esasperato.

«... Oppure...»
Quella semplice parola catturò l'attenzione di Heisenberg, con una piccola parte di lui che sperava in un piano più decente da parte sua.
«... Oppure fate guidare me invece di Regina!»
Adesso ne aveva abbastanza di stare a sentire cazzate del genere, troppo stanco. Prese la mano di Mochi, indicandole con un cenno del capo l'uscita.
«Arrivederci.»
L'androide ed il suo creatore uscirono dalla sala da pranzo, con l'intenzione di tornare nella camera del secondo.

Facendo ciò, però, entrambi ignorarono in modo abbastanza ovvio le lamentele di A-Yeong, che si sentì quasi tradito da loro per averlo abbandonato lì.
«HEY! TORNATE QUIIIIII!»
Si poté sentire quella frase piena di tristezza per tutto il corridoio, il ché probabilmente fece preoccupare qualcuno, ma non Heisenberg.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

«Muoio... o non muoio... muoio... o non muoio...»

Quelle parole venivano ripetute di continuo da Emylia, strappando ogni volta un petalo dalla finta margherita che teneva in mano.
Si ritrovava seduta sull'erba sintetica del giardino interno, con la testa piena di pensieri riguardo alla specie di motivo che Akumu gli aveva detto molto prima per convincerli ad iniziare quel gioco crudele d'uccisioni.
In teoria era andata lì proprio per distrarsi dalla situazione attuale, ma le è venuto spontaneo sfidare la propria fortuna attraverso quel povero fiore senza vita.

«... Muoio...»
Molto prima si era decisamente calmata da tutto questo, e pensava pure che sarebbero effettivamente riusciti ad uscire di lì!

«... O non muoio...»
Ma... adesso... Akumu gli sembrava voler dare ancora più ragioni per commettere un omicidio, ed era passato solo qualche giorno dal loro primo risveglio nello spazio.

«... Muoio...»
Questo mica stava a significare che qualcuno lo avrebbe seriamente ascoltato, vero?

«... O non muoio...»
Non significava mica che non ci fosse davvero alcun modo per tornare a casa, vero?

«... Muoio...»
Non significava mica che sarebbero davvero morti tutti tra una settimana se non lo avrebbero ascoltato, vero?

«... O non muoio...»
Non significava mica che sarebbe morta in ogni caso, vero?
Non sarebbe andata così, giusto?
Doveva esserci una soluzione, no?!

«Muo-...»
Si fermò, con le labbra leggermente schiuse, sgranando gli occhi per ciò che aveva davanti.
Era l'ultimo petalo.
L'ultimo petalo rimasto in quella povera margherita senza vita, e forse avrebbe fatto la sua stessa fine in poco tempo.
Anche una misera e finta margherita le avrebbe detto che sarebbe morta?
Ormai ne era certa: sarebbe morta.
Avrebbe smesso di respirare da un momento all'altro senza accorgersene.
Delle lacrime si formarono ai suoi occhi, dovendo trattenere degli improvvisi singhiozzi.
Aveva così tanta paura.

«Emylia!»
Sentì dei passi farsi subito più vicini, e ciò la portò a sobbalzare in un primo momento per la sorpresa: si ritrovò davanti Asako, che alla fine le si accovacciò davanti per poterla guardare meglio, preoccupata.
«Che- che succede? Tutto... bene?»
Ma non era sola, poiché dietro di lei vi era anche Hanako, ma questa limitò semplicemente ad osservare la scena in silenzio con la sua cara Lilith tra le braccia. La sua scarsità di empatia si stava facendo decisamente sentire in quel momento, data la sua perenne espressione indifferente in viso, ed anche per il fatto che sicuramente non avrebbe intervenuto come l'altra ad aiutare la ragazza in lacrime. Non le sarebbe servito molto per definirsi inutile.

La ricamatrice fu comunque sorpresa dalla presenza di entrambe e subito cercò di asciugarsi tutte quelle lacrime, che parevano essersi fermate fortunatamente.
«Sì, sì! Sto... Sto bene! È-È solo che...» fece per rispondere, ma sentì improvvisamente come se avesse un nodo alla gola, motivo per cui abbassò il capo e stette in silenzio.
No, non stava bene. Per nulla.
Era così presa dalla paura sin dall'inizio, come poteva stare bene?
La cosa peggiore era che, quando sembrava starsi riprendendo, subito arrivava un nuovo problema per buttarla giù.
Voleva solo ritornare dalla sua tutrice.

La calzolaia decise allora di sedersi accanto a lei, non troppo vicino però, indicando poi con dei gesti alla giardiniera di fare lo stesso per non farla sentire in qualche modo trascurata o roba del genere.
«Io... Io so che è una situazione difficile, m-ma credo... credo che non dovremmo farci scoraggiare! O-O almeno, n-non così facilmente!» tentò di rassicurarla la prima, gesticolando verso la fine, ma la guardò subito dopo con fare determinato.
«... Troveremo un modo per uscire di qui, okay? Ne- ne sono sicura.»
Che quella fosse la verità? Non lo sapeva nemmeno lei onestamente, perché dopotutto Emylia non era mica l'unica ad essere in ansia.
Comunque, finendo di parlare, la più bassa intervenne più con dei gesti che con le parole, creando un cuore tramite le braccia del suo caro pupazzo, anche se la sua espressione non cambiò minimamente.

Quelle parole, quei gesti...
Tutto ciò riuscì a far spuntare un sorriso sulle labbra di quella dolce ragazza, sentendosi rincuorata.
Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, smettendo definitivamente di versarne ancora ed ancora come poco prima.
«Grazie, ragazze... siete davvero gentili.»
«N-Non preoccuparti, d-davvero.» affermò semplicemente Asako, rivolgendole a sua volta un sorriso, ma il suo era più timido.
Hanako non ebbe reazioni particolari, limitandosi a tornare a stringere Lilith tra le sue braccia come sempre.

La ricamatrice si rese conto poi di avere ancora in una mano la margherita di prima, quella dove era rimasto un solo petalo.
Doveva smettere di pensare a quelle cose così brutte: nulla di tutto ciò sarebbe successo se avrebbero lavorato insieme!
Lo lasciò cadere con delicatezza di fianco a sé, tornando la propria attenzione sulle due.
«Effettivamente, avete qualche nuovo piano? Se fosse così, sarei curiosa di sentirvi!»

«Ah, no...» rispose la calzolaia, chinando nel mentre il capo, forse imbarazzata dalla sua stessa risposta – dopotutto, era la stessa che prima cercava di convincerla che sarebbe andato tutto bene, ma che diavolo di buon esempio le stava dando se nemmeno lei ne aveva la più pallida idea di come tornare a casa?
Anche la giardiniera rispose negativamente, scuotendo leggermente il capo. Non era di molte parole solitamente, insomma.
«Oh, nemmeno io!»
La più alta si ritrovò a ridacchiare alle sue stesse parole ed anche la prima si aggiunse subito dopo con un po' di timidezza, mentre la seconda non si era scomposta nemmeno un po' da quando era lì.

Finito di ridere, Emylia si ritrovò a riflettere su una cosa che la confondeva abbastanza da quando si ritrovavano in quelle navicelle, ed aveva assolutamente bisogno di una risposta ai suoi dubbi.
«Scusatemi, ma ho una domanda: non trovate che alcuni qui hanno dei nomi... strani? Ma anche i cognomi!»
«... Eh? Che- che intendi?» le domandò invece la calzolaia, corrugando le sopracciglia, decisamente confusa da quelle parole.

«Uhm, come dire... prendiamo Inkeri come esempio! Ecco, Inkeri è già un nome strano, per non parlare del suo cognome: Karja- uh... Karjalainen, sì! Oppure Clover McDonald, o Regina che ha solo il cognome giusto! Anche Kàroly Antal è stranissimo come nome!» spiegò allora la prima, mettendosi pure a strofinare il mento mentre pensava agli esempi, per poi guardare la seconda con fare genuinamente confuso.

«Oh! Beh... forse sono stranieri!» le rispose semplicemente quest'ultima, rivolgendole stavolta un sorriso più impacciato.
Era un po' confusa da quella domanda onestamente, ma chi era lei esattamente per giudicarla?
«"Stranieri", huh...» mormorò tra sé e sé la ricamatrice, tornando a strofinarsi il mento ancora una volta per riflettere su ciò.

Ci fu un momento di silenzio abbastanza imbarazzante, soprattutto per Asako, che sentiva solo l'ansia salire dentro di lei, temendo di aver detto qualcosa di sbagliato.
Per sua fortuna, fu proprio Hanako ad interrompere quel silenzio, che aveva preso il suo Akumuphone e si era alzata in piedi.
«Sono le sei e mezza, dobbiamo andare.»
«Oh, cielo! È vero! Siamo in ritardo!» esclamò Emylia, adesso un po' meno calma rispetto a poco prima, alzandosi subito in piedi.
Anche l'altra si alzò, spolverandosi i vestiti, anche se essi erano già un po' malconci.
«A-Allora muoviamoci!»

Subito iniziarono ad uscire dal giardino interno, cercando di raggiungere la loro meta in fretta: non volevano mica far aspettare troppo gli altri!
A proposito, dovevano sperare che almeno loro si fossero fatti venire in mente qualche piano, altrimenti chissà cosa sarebbe successo.
Ma non sarebbe andata così, no?
Sarebbero tornati a casa, giusto?

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

Ed eccoli di nuovo lì: sedici ragazzi riuniti attorno ad un tavolo per trovare un piano perfetto per poter assicurare sia la salvezza di tutti che il loro ritorno sulla Terra.
Nonostante qualche ritardo, rimaneva il fatto che fossero tutti determinati in questa missione, determinati nel vincere contro quell'androide fuori di testa.

«Vi ringrazio di nuovo per la vostra presenza, miei cari! È sempre molto apprezzata!»
Il primo a parlare anche per questa volta fu Aimi, alzandosi in piedi e sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi, portandosi addirittura il cappello al petto come segno di gratitudine.
«So che ci troviamo in una situazione apparentemente spaventosa, ma bisogna guardare la vita con positività! Cerchiamo di lavorare tutti insieme per tornare a casa! Ed andate per alzata di mano se volete dire qualcosa, così non facciamo confusione, d'accordo?» cercò di incoraggiarli, entusiasta come sempre, strizzando infine un occhio.

Subito una mano venne alzata, ed alcuni si trattennero dal sospirare non appena videro di chi si trattasse: A-Yeong.
Prima che parlasse, però, Heisenberg si alzò subito in piedi anche lui – ed intanto, come la scorsa volta, teneva per mano Mochi, posizionata dietro la sedia del suo creatore.
«No, A-Yeong, non puoi guidare tu.»

Il ragazzo in questione non fu per niente contento della risposta, al punto da battere un paio di volte un piede per terra e fare un broncio.
«E dai! Te l'ho già spiegato! Usiamo la leva della gravità, usciamo di qui e torniamo a casa!» spiegò comunque lui, parlandone come se fosse il piano migliore del secolo.

Le sue speranze però vennero distrutte presto, poiché un'altra persona intervenne in un modo più scorbutico, non alzandosi nemmeno dal proprio posto.
«Sì, senza aria, certo. Abbiamo più possibilità di morire mettendo piede fuori da queste navicelle che stando in un killing game.» commentò con fare annoiato Natsu, sbuffando e decidendo bene successivamente di appoggiare i gomiti al tavolo e la testa sulle mani.
Il burattinaio parve arrendersi a quel punto, dato che si rimise seduto sulla sua sedia, incrociando le braccia al petto e mantenendo il broncio in viso.

Quello per Yayoi sembrò il momento perfetto per intervenire, poiché nessun altro sembrava avere altro da dire: si alzò in piedi e poggiò le mani ai fianchi con fare fiero.
«Io direi che il mio piano è quello più geniale, ma anche quello che ci darà più probabilità di tornare a casa sani e salvi! Mettere Regina alla guida potrebbe salvarci la pelle, non capite?!» spiegò ancora una volta, sembrando essere più seria del solito.

Xlx ragazzx appena nominatx fu così felice del piano che per alzarsi in piedi fece cadere la sedia all'indietro, portando alcuni a coprirsi le orecchie per il casino appena creato.
«VOGLIO GUIDARE, VI PREGO! FATEMI GUIDARE!» esultò infatti, facendo addirittura dei saltelli sul posto per la gioia.

«Ho già detto che non se ne parla.» ribatté ancora una volta il lanciatore d'asce, guardando in modo più infastidito l'idraulicx.
Insomma, già le aveva detto l'altra volta di non essere d'accordo, perché doveva continuare ad insistere?!
«... Non è esattamente sicuro.» concordò l'ingegnere robotico, che si era rimesso seduto già da prima per delle improvvise vertigini. Temeva di star avendo uno dei suoi soliti momenti di stanchezza improvvisa, ma quello era un momento fin troppo importante per andare a mangiare qualcosa: sarebbe stato bene, ne era convinto.
Tuttavia, il suo androide notò in fretta che qualcosa non andasse, motivo per cui uscì improvvisamente dalla sala da pranzo e nessuno si fece troppe domande a riguardo.

Comunque, ritornando al discorso di prima, Yayoi si aspettava purtroppo delle risposte del genere, ma doveva convincerli in qualche modo!
... Però come?
Ciò lo portò a riflettere, ma non per tanto tempo, poiché vide qualcun altro alzarsi in piedi: Koyo, ovvero probabilmente l'unica persona che era riuscito a convincere della sua idea finora.
«E dai, ragazzi! Nessun altro ha un piano più convincente di quello di Yayoi, quindi non sarebbe meglio rischiarla invece di morire tutti tra una settimana? Sono abbastanza sicuro che quell'Akumu non stesse scherzando su questo, anche perché abbiamo visto che potrebbe fare anche di peggio!» constatò infatti, schierandosi dalla sua parte, il ché xlx diede un po' di speranza.

«Feeeermi tutti! Non litigate!»
Fu Aimi a riprendere il controllo della situazione, agitando le braccia in aria per attirare l'attenzione di tutti su di sé.
«Facciamo così: chi vuole provare col piano di Yayoi alzi la mano, mentre chi non vuole si stia fermo e basta! Non metteteci troppo a scegliere, su!» propose, ritornando al suo solito atteggiamento allegro, e così si ritrovò ad alzare la mano: era sempre stato dell'opinione che avrebbero almeno dovuto provarci, dopotutto.

Passato qualche momento a riflettere o meno, alcuni fecero lo stesso con i loro tempi: per esempio, quelli che erano immediatamente d'accordo furono ovviamente Yayoi e Koyo, seguiti subito dopo da Clover, Regina, Emylia, Hoshi ed Hanako. Subito dopo, furono Asako, Fubuki, Kàroly e Miho a fare lo stesso, e dopo di loro si aggiunsero Inkeri, Heisenberg ed A-Yeong, e quest'ultimo in particolare non era ancora chissà quanto d'accordo perché voleva essere lui il comandante delle navicelle.
Si sentì uno sbuffo da parte di Natsu, per poi unirsi a sua volta alla massa, anche se decisamente controvoglia.
Tutti erano dalla parte dell'idraulicx adesso, il ché significava solo una cosa: dovevano dare inizio al piano.

«Ohhh, wonderful! Ci vuole un nome per questo piano top secret!» propose xlx ragazzx senza talento, sorridendo e battendo le mani dalla gioia.
Alcuni di loro sembrarono essere d'accordo con la sua idea, mentre altri ritenevano che non fosse strettamente necessario, ma era troppo tardi per ribattere.
«Che ne dite di Progetto Galattico?» suggerì subito infatti Emylia, avendo riflettuto per giusto qualche secondino.

Progetto Galattico: era semplice, ma... forse fin troppo. Non erano molto d'accordo.

«Credo che suonerebbe meglio un nome inglese, no? Cioè, sarebbe decisamente più figo!» consigliò invece Koyo, non ricevendo lamentele a riguardo, motivo per cui si mise a strofinare il mento per farsi venire in mente qualcosa.
Ora che ci pensava, sarebbe stato molto semplice dire direttamente la traduzione letterale dell'idea della ricamatrice.
«... Galactic Project

Galactic Project: anche questo venne reputato un po' troppo semplice per la somiglianza al primo, motivo per cui l'idea venne scartata immediatamente.

Miho si ritrovò a riflettere a sua volta su un possibile nome da dare al piano: le sembrava una cosa carina da fare dopotutto, e poteva distrarre tutti per un po' dall'attuale situazione seria in cui si trovavano.
«Uhm... Project Rising Stars

Project Rising Stars: era-

«Project Jupiter
La voce squillante di Hoshi interruppe subito il cosiddetto "momento di votazione", alzandosi in piedi e sbattendo pure le mani sul tavolo per attirare l'attenzione di tutti.
Non lo stava facendo apposta ovviamente, si stava solo facendo prendere dall'emozione del momento.
«Project Saturn! Project Pluto! Project... Project... Project...!»

«Usiamo Project Rising Stars e basta, è quello più sensato.» intervenne subito Heisenberg, ancora seduto sulla sedia, tenendo un gomito appoggiato al bracciolo della sedia e la fronte sulla mano, sentendosi ancora un po' male.
Arrivò però Mochi proprio in quel momento, portando al suo creatore una piccola ciotola piena di olive. Quest'ultimo semplicemente la ringraziò, ritenendo che non fosse necessario – e la bambina si limitò a guardarlo leggermente male a quelle parole –, prima di iniziare a mangiare.

«Heisenberg ha ragione! After all, you guys are rising stars!» concordò subito Clover, rivolgendo un sorriso raggiante ai presenti.
La maggior parte di loro si ritrovò a sorridere a loro volta a quel complimento, ma era vero: loro erano degli ultimates, delle stelle nascenti come diceva lei.
Questo portava però pure a provare un po' di pena per xlx ragazzx, che molto probabilmente non aveva nemmeno un talento, eppure si ritrovava comunque lì con loro nella paura.

«Awwww, Clover! Guarda che anche tu lo sei, anche se non ricordi il tuo talento!» la complimentò a sua volta il performer della Disney, strizzando addirittura un occhio.
Ma quelle parole bastarono per farlx imbarazzare un po', rimanendo fermx come una statua per un momento.
Era... incerta su cosa fare o dire.
Era decisamente inaspettato per lei che Aimi le dicesse parole del genere, ed ora non sapeva proprio come reagire.
Forzò però subito un sorriso per non preoccuparlo ulteriormente.
«... Suppongo?»

Project Rising Stars: un nome che rispecchiava tutti loro molto bene in effetti, nessuno espresse delle lamentele a riguardo e ciò lo rese definitivamente il nome ufficiale del piano di Yayoi.

«Chiedo scusa, ma allora qual è il piano?» chiese subito Inkeri, alzando leggermente un braccio per attirare l'attenzione altrui.
«Far guidare Regina mentre noi distraiamo Akumu!» xlx ricordò Emylia, rivolgendoxlx un sorriso ingenuo.
«QUINDI SARÒ IO A GUIDARE PER DAVVERO! CHE BELLO, CHE BELLO, CHE BELLO!» esultò nel mentre la per adesso energetica Regina, facendo ancora una volta dei saltelli sul posto, sembrando non stancarsi mai – il lanciatore d'asce, accanto a lei, si portò le mani alle tempie per l'esasperazione.

«Sì, ma... come?» precisò l'arteterapeuta invece, inclinando lievemente la testa e portandosi l'indice dove ci sarebbe dovuto essere il mento.
«Lo scopriremo adesso!» iniziò Yayoi con entusiasmo, e solo in quel momento tirò fuori il proprio cellulare.
«Presto, prendete i vostri Akumuphones! Adesso creerò un Akumu Note e la condividerò nell'Akumuchat, così possiamo scrivere tutti insieme lì!» spiegò, e senza perdere tempo iniziò a picchiettare svariate volte su quello schermo, già prontx a lavorare.

«Egocentricx questx Akumu...» commentò a tono basso Natsu, ancora non esattamente convinto del piano.
Ma alla fine tutti fecero come richiesto, sembrando essere in molti emozionati proprio per la possibilità che potessero presto tornare a casa. Speravano che fosse realmente così.

Questa nota di cui parlavano aveva già iniziato a prendere forma solo dal titolo, e presto venne aggiunto anche qualcos'altro.

┍━━━━━━━━━━━━━┑

🚿 𝐈𝐋 𝐅𝐀𝐍𝐓𝐀𝐒𝐓𝐈𝐂𝐎 𝐏𝐈𝐀𝐍𝐎 𝐏𝐑𝐎𝐉𝐄𝐂𝐓 𝐑𝐈𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐒𝐓𝐀𝐑𝐒 𝐃𝐈 𝐘𝐀𝐘𝐎𝐈 🚿

GYIDP JO!!+!++!!

┕━━━━━━━━━━━━━┙

Tutti si girarono contemporaneamente verso Regina, che aveva ancora un gran sorriso in volto e muoveva la testa da destra a sinistra e viceversa continuamente. Sì, era stata decisamente lei a scriverlo.

«Scusate, ma... forse è un po' pericoloso farla stare da sola, n-no? P-Per le emergenze! Cioè, non- non intendo che non mi fidi, o-ovvio, ma dico solo che... uhm... uhhhh...»
Miho aveva provato ad intervenire in qualche modo, ma la sua voce diventava sempre più bassa ad ogni parola che diceva, portandola ad abbassare addirittura il capo per il troppo imbarazzo che stava provando.
Era un po' come si stesse pentendo di quel che diceva, il ché era vero in effetti, credendo già di aver solo combinato un casino.

Alla fine fece un sospiro, abbattuta.
«... Non importa, okay? Non-»
«Hai ragione, mia cara! Che ne dite di lasciare Regina, Fubuki, Heisenberg, Mochi e Totoro alla sala di controllo? Tutti loro insieme sapranno meglio cosa fare!» propose allora subito Aimi, indicando a mano a mano con lo sguardo ogni persona – o cosa – che indicava, il tutto sorridendo. Una era energetica dalla sera in poi, un'altra era intelligente e lui era analitico. Potevano fare una bella squadra insieme.
Nessuno ebbe lamentele da esprimere, e già qualcosa era ben chiaro nel piano.

«Prima dovremmo far uscire Akumu da lì.» intervenne poco dopo Hanako, che era una delle poche persone rimaste sedute, tenendo per un braccio il suo amato pupazzo e con la mano libera il proprio Akumuphone.
«M-Ma come? Insomma... temo che sarà difficile convincerlo, ecco...» esordì Fubuki, con una mano al petto e lo sguardo leggermente chinato, mostrando preoccupazione.
«Di certo non possiamo dirgli di uscire di lì perché stiamo provando a tornare a casa di nascosto, ahah!» ridacchiò Koyo invece, grattandosi la nuca e sorridendo infine.

«Avrei in mente qualcuno che potrebbe infastidirlo abbastanza da farlo uscire di lì.»
Heisenberg pronunciò quelle parole con molta sicurezza ed autorità, adesso in piedi e con le braccia incrociate al petto dopo aver mangiato le olive e sembrando essersi ripreso, il capo leggermente chinato e gli occhi chiusi.
Fu alla fine di quella frase che li aprì, puntandoli verso una persona in particolare, quella a cui stava pensando: lo spericolato A-Yeong.

«... Huh? Che c'è? Ho fatto qualcosa di male?» domandò però quest'ultimx in un primo momento, evidentemente confuso dalla situazione attuale.
Forse non aveva ascoltato? Era distratto?
Beh, tanto nessuno avrebbe saputo che era solo occupato a pensare alle caramelle.

«Voglio... che sia tu ad iniziare il piano: devi riuscire a portare Akumu fuori dalla sala di controllo. Possiamo contare su di te?» gli spiegò allora l'ingegnere robotico, notando anche come lentamente gli occhi del burattinaio parvero brillare sempre di più, così come il suo sorriso si fece sempre più grande: bingo.
«CI STO, CI STO, CI STO! SO COSA FARE!»

┍━━━━━━━━━━━━━┑

🚿 𝐈𝐋 𝐅𝐀𝐍𝐓𝐀𝐒𝐓𝐈𝐂𝐎 𝐏𝐈𝐀𝐍𝐎 𝐏𝐑𝐎𝐉𝐄𝐂𝐓 𝐑𝐈𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐒𝐓𝐀𝐑𝐒 𝐃𝐈 𝐘𝐀𝐘𝐎𝐈 🚿

A-Yeong porta Akumu fuori dalla sala di controllo, in modo da far entrare Regina, Heisenberg e Fubuki lì dentro.

WAIT!

┕━━━━━━━━━━━━━┙

«Wait wait wait wait!» esclamò improvvisamente la buffa Clover, confermando che avesse scritto lei quell'ultima cosa nella nota. Si mise pure a muovere rapidamente le braccia davanti a sé per attirare l'attenzione di tutti.
«Non possiamo lasciare A-Yeong da solx, it's too dangerous! Che ne dite se gli facessi compagnia?» propose subito dopo, ritornando a sorridere tranquillamente.

Sembrarono essere tutti d'accordo, e quella nota prima vuota iniziò già a riempirsi di numerose informazioni su come A-Yeong e Clover avrebbero iniziato ufficialmente il piano, discutendone insieme e trovando una buona strategia al caso loro.
Il problema era uno però: A-Yeong e Clover non sarebbero riusciti a tenerlx occupatx per sempre.

Fu lì che però Asako intervenne, ricordando qualcosa accaduto recentemente che adesso era di estrema importanza.
«Nel giardino interno ci sono d-dei doccini sul soffitto: Yayoi è unx idraulicx, quindi... s-se magari riuscisse a farci qualcosa...»
«P-Potremmo... stordirlo dici?» le chiese Kàroly, parendo essere sorpreso, ed i suoi dubbi vennero confermati da dei cenni del capo.
«O anche peggio: è un androide, magari va in cortocircuito!» precisò Koyo, con una mano al fianco e l'indice di quella libera sul mento.

«Ohoh, mi piace! C'è solo un problema però: non ci arrivo mica al soffitto!» le ricordò lo strano Yayoi, facendo solo sentire più in imbarazzo la povera calzolaia, pronta già a scusarsi, ma per sua fortuna fu qualcun altro ad intervenire: la dolce Emylia.
«Puoi salire sulle mie spalle! Sono una dei più alti qui dentro, ahah!»
«Oh, allora va bene!» confermò infine il primo, sorridendo ed annuendo con vari cenni del capo nel mentre.

┍━━━━━━━━━━━━━┑

🚿 𝐈𝐋 𝐅𝐀𝐍𝐓𝐀𝐒𝐓𝐈𝐂𝐎 𝐏𝐈𝐀𝐍𝐎 𝐏𝐑𝐎𝐉𝐄𝐂𝐓 𝐑𝐈𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐒𝐓𝐀𝐑𝐒 𝐃𝐈 𝐘𝐀𝐘𝐎𝐈 🚿

[...]

Yayoi ed Emylia si occupano dei doccini nel giardino interno per mettere in cortocircuito Akumu.

┕━━━━━━━━━━━━━┙

«Ma è Clover a portarlo là?» chiese Inkeri solo per essere sicurx di non aver perso nulla delle nuove spiegazioni, inclinando lievemente la testa nel mentre.
«Oh? Me? Uhm... so di essere abbastanza agile, okay, ma... those arms... brrrr! Si allungano così tanto!» constatò xlx ragazzx in questione, esagerando pure nei gesti.
Però aveva ragione: non era esattamente una buona idea farle fare tutta quella strada, poiché l'androide avrebbe potuto comunque prenderla facilmente, e non volevano assolutamente che ciò accadesse!

Fu allora che una delle persone più allegre del posto decise di risolvere il problema: il romantico Aimi.
«Potrei creare un diversivo, ma mi serve un po' d'aiuto per quel che ho in mente!»
Pronunciate quelle parole, il suo sguardo si puntò verso qualcuno che era nel suo stesso lato della tavola: l'ansioso Kàroly.
«Ti va di aiutarmi, mio caro?»

Il ragazzo sussultò a quelle parole, decisamente sorpreso ed anche confuso da come avesse scelto lui e non qualcun altro.
Temeva che avrebbe fatto solo danni, perché era quello che succedeva sempre.
E poi aveva paura. Tanta paura.
Era un codardo dopotutto. Solo quello.
«N... Non lo so, uhh-»

«Dai, per favore! Fidati di me, ho tutto sotto controllo, ho solo bisogno di una mano!» tentò di convincerlo il performer della Disney, insistendo un po' di più.
L'aveva chiesto proprio a lui perché era generalmente un tipo solitario e molto timido, quindi non voleva che si sentisse trascurato o qualcosa del genere, perché anche lui ovviamente era fondamentale in questo piano!

Tutte quelle parole misero solo più pressione al ballerino di hip hop, che alla fine si ritrovò ad accettare per non deluderlo.
Rimaneva il fatto però che fosse un codardo, quindi non sapeva quanto sarebbe riuscito ad essere utile nel piano.
La nota quindi continuò ad espandersi sempre di più con le loro idee geniali.

«Bisogna considerare però la possibilità di INsuccesso! Credo che non dispiacerebbe a quell'androide sentire la mia bella voce, hm?» propose improvvisamente lo spassoso Koyo, incrociando le braccia al petto e mostrando un piccolo ghigno in viso.
Sembrava star già programmando cosa cantare quando sarebbe arrivato il momento.

«Rimane il problema che potrebbe prenderti però, quindi... bisogna trovare qualcosa per distrarlx ulteriormente, s-sì.» constatò Miho, prendendosi di coraggio per intervenire qualche volta anche lei.
«Anche al punto di fargli del male...» mormorò Emylia dopo di lei, parendo essere più incerta. Sapeva che doveva fargli praticamente la stessa cosa con Yayoi, ed infatti si sentiva un po' male solo a pensarci.

A parlare stavolta fu Hoshi, che era rimasta a riflettere per un po' più sugli aneddoti storici che avrebbe potuto raccontare dopo questa discussione.
«Ho fatto le mie ricerche di reperti storici in questi giorni nel ripostiglio, e, anche se non ho trovato quel che speravo, ho comunque trovato molte cianfrusaglie! Potrebbero fare al caso nostro!»
«C'è molto vetro là stranamente...» aggiunse lo scontroso Natsu, strofinandosi il mento.
«B-Beh, allora... potremmo lanciargli quelli mentre Koyo lo distrae! Non- non penso che abbiamo altra scelta, eheh...» concordò la forte Miho, ancora un po' insicura a riguardo.

«Facciamo così.» esordì improvvisamente Heisenberg, per poi iniziare a digitare qualcosa nel proprio Akumuphone.
«Natsu, tu starai nel ripostiglio.»
Al ragazzo non piaceva come gli stesse dando degli ordini, ma si limitò a sbuffare ed annuire, ormai arreso del fatto che qualcuno l'avrebbe mai ascoltato.
«Miho, tu starai nella sala da pranzo.»
Lei annuì a sua volta, non avendo mica molto da ribattere a riguardo.
«Ho scelto loro due per via dei loro talenti, sia chiaro. Asako è quella più vicina in questo in fatto di precisione, quindi te potresti stare nel salotto in caso qualcosa vada storto.»
La premurosa Asako rispose anche lei affermativamente, un po' sorpresa dall'essere stata nominata.

«Quindi, con queste disposizioni, potremmo avere Hoshi con Miho, Hanako con Natsu ed Inkeri con Asako. Il vostro compito sarebbe quello di prendere i pezzi di vetro per quei tre... in tutto questo, avremmo Koyo che lo distrarrà cantando. È tutto chiaro?»
L'intellettuale Hoshi, l'impassibile Hanako e xlx misteriosx Inkeri si ritrovarono d'accordo, chi sembrando essere più emozionato a riguardo e chi meno.

L'Akumu Note era ufficialmente completa: era piena di informazioni sul piano, spiegato tutto nei minimi dettagli ed addirittura con qualcosa disegnato come dei fiorellini.
Insomma, si erano proprio dati da fare.

«... Abbiamo finito?» domandò Yayoi, con uno sguardo molto sorpreso, sembrando quasi non crederci.
«ABBIAMO FINITOOOOOO!» fu l'allegria di A-Yeong a confermare ciò, iniziando a saltellare sul posto, ed in molti si unirono a lui per festeggiare il loro successo.
Quello era un piccolo ma grande passo per il loro ritorno sul pianeta Terra.
Alcuni ancora non ci credevano, ma avevano scoperto che fosse effettivamente possibile fermare il killing game prima di iniziarlo.
Era assurdo: prima vivevano nella paura, ed adesso nelle navicelle vi era allegria da ogni angolo.
Speravano davvero che i loro sforzi non sarebbero stati vani, ora mancava solo metterli in atto.

Alcuni di loro iniziarono a fare praticamente un casino: saltavano da una parte all'altra, urlavano, trascinavano altra gente nel loro ballo della vittoria... di tutto!
Alcuni non apprezzavano esattamente tutto quel chiasso, come Heisenberg, che si ritrovò ancora una volta sotto il tavolo a tenere per mano Mochi; oppure Natsu, che si copriva le orecchie per questo, anche se Clover aveva deciso di disturbare proprio lui e fargli assistere al suo unico ballo.
Koyo e Yayoi si ritrovavano a cantare insieme "We Are The Champions" – chi a squarciagola e chi come un angelo sceso in terra –, Regina dava fastidio alla povera Fubuki perché era una sua fan ed anche colei che l'avrebbe aiutata nel piano e si aggiunse a loro anche A-Yeong, Emylia si ritrovava ad abbracciare Asako, Hanako ed Hoshi... Inkeri e Kàroly erano seduti in mezzo a quel casino come il lanciatore d'asce, chi evidentemente a disagio e chi meno ma a causa di un certo casco: erano felici anche loro, ovvio, ma non apprezzavano tanto tutto quel casino improvviso.

Miho era circondata da tutta quell'aura allegra che si era formata in poco tempo, ma presto venne circondata dalle braccia di Aimi senza accorgersene.
Il performer della Disney era così contento da volerla abbracciare, ritrovandosi pure a saltare e saltare continuamente sul posto.
«MIHO, MIHO! ANDREMO A CASA!»
Continuava a ripetere quelle parole con tanta felicità, mentre non si era nemmeno accorto che il viso della ragazza fosse totalmente rosso ormai dall'imbarazzo.

Era tutto così... imbarazzante.
Eppure... avevano appena pensato ad un piano perfetto per poter tornare a casa, ed erano tutti così felici...
Sarebbero tornati a casa? Sul serio?
Nemmeno ci credeva fino a poche ore prima, ma era vero: sarebbero tornati a casa.
Un gran sorriso spuntò sulle labbra dell'arciere per la prima volta, stringendo abbastanza forte il ragazzo a sua volta.
Sarebbero tornati a casa.
Non stava sognando. Era tutto vero.
Sì, sarebbe tornata a casa, e questo era possibile solo grazie a quei ragazzi.

Tutta quella felicità, tutta quell'allegria...
Tutto venne interrotto in un attimo non appena Akumu spalancò la porta.
Giusto, ancora dovevano liberarsi di lxi.
Ma, una volta che l'avrebbero fatto... sarebbero davvero tornati a casa senza problemi.
Ognuno credeva nelle capacità altrui.
Tutti erano fondamentali in quel piano, e tutti avrebbero dato il massimo per avere successo.

«... Ho interrotto qualcosa?»
Quello di Akumu era lo sguardo di unx che non aveva la minima idea di cosa sarebbe successo il giorno dopo.
Il giorno dopo, venti minuti prima dell'ora di cena come aveva detto Aimi più tardi per messaggio, una rivoluzione sarebbe avvenuta.
La rivoluzione degli ultimates.

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

16 ottobre 2035, ore 4:40.

Sì, esatto, erano le quattro di mattina. Anzi, ancora più tardi e più vicino alle cinque.
Certe persone tendevano a stare svegli durante la notte contro la propria volontà o meno, altri a dormire serenamente e sempre pronti per una nuova giornata al sorgere del Sole, o quasi.
Quella era una notte – o mattinata, dipendeva dai punti di vista – particolare però, poiché ben due persone sarebbero uscite dalle proprie camere.
Ma non erano gente qualunque, erano gli artefici di tutto questo.
Gli artefici della sofferenza degli ultimates.
Gli artefici della falsa speranza del giorno prima.
Gli artefici della disperazione che sarebbe arrivata presto.
Il mastermind ed il suo aiutante.

Appena si incontrarono per i corridoi dei dormitori, fecero il loro tragitto insieme verso una meta precisa: la sala di controllo.
Akumu li aveva avvertiti che, ogni tanto, avrebbe voluto degli aggiornamenti da loro stessi riguardo gli altri ragazzi: come si sentivano, chi era felice, chi non lo era, se avevano intenzione di fare qualcosa, se avevano perso già totalmente le loro speranze... un po' di tutto.
Anche se in verità qualcosa la vedeva dalle videocamere di sorveglianza, ma era meglio secondo lxi farsi raccontare quel che tutti facevano dai due ragazzi.
I suoi due più fidati ragazzi.
Quei due ragazzi che erano gli unici ad odiare l'umanità tanto quanto lui.

Non parlavano, erano in silenzio.
L'unico rumore che si sentiva era quello dei loro passi, che rimbombavano nel corridoio.
L'aiutante guardava dritto davanti a sé, il mastermind cercava di fare lo stesso, ma gli capitava di guardare con la coda dell'occhio l'altro.
I due si parlavano spesso per messaggi: i loro Akumuphones avevano delle funzioni in più rispetto a quelli dei "comuni mortali", come il fatto che potessero scriversi solo tra di loro quanto volevano e senza limiti.
Al secondo però sarebbe quasi piaciuto parlare un po' di più al primo, soli soletti.
Purtroppo però erano in missione in quel momento, e non dovevano farsi scoprire per nessuna ragione al mondo da chiunque avesse potuto avere proprio quella notte la "geniale" idea di andare a girare per il corridoio principale.

L'atmosfera era così tesa che sembrava essere passata un'eternità non appena si ritrovarono davanti alla porta che cercavano.
Fu l'aiutante a bussare, dandole ben due colpetti non troppo forti.
Aspettarono con pazienza, mani dietro la schiena rigorosamente dritta.
Si guardarono entrambi con la coda dell'occhio, percependo bene la serietà della situazione e domandandosi nelle loro teste contemporaneamente quanto tempo sarebbero rimasti ad aspettare.

Ma eccolo lì: uno spiraglio di luce proveniente dalla porta adesso semiaperta, prima di rivelare la figura autoritaria di Akumu.
«Entrate, my sunshines
Non se lo fecero ripetere due volte, entrando in quel posto adesso così oscuro e pieno di segreti. Non per loro però: loro non avevano mica segreti, potevano essere onesti tra di loro e specialmente in quel momento.
La porta si chiuse subito con un tonfo, creando ancora più tensione.

«Ugh, spero che non mi deludiate.»
Eccolx che cominciava a lamentarsi, nemmeno il tempo di farli accomodare.
A questo proposito, l'androide cliccò subito un pulsante dalla propria postazione, facendo apparire ben due sedili su cui i due ragazzi si sedettero, mentre lxi sarebbe rimastx in piedi davanti a loro.

«Cioè, credo fermamente che stiate già facendo un ottimo lavoro, ovvio... e lo andremo a confermare proprio adesso. Intendo solo che non voglio che mi raccontiate di amore e sentimenti come faceva quella lurida di Alexandra! Blah, blah, blah! Certe volte non la sopportavo proprio!»
Eccolo che ripartiva senza sosta, mettendosi pure a nominare quella ragazza.
Non sapevano precisamente chi fosse, sapevano solo che fosse la creatrice di Akumu ed anche abbastanza fissata con l'amore. Niente di più.

«... Ma ditemi pure quel che volete, my sunshines: sono tutt'orecchi.»
Quello era il via libera, e si poteva notare che xlx ragazzinx si fosse messx pure comodx appoggiatx alla postazione, ritornando ad avere subito il suo solito ghigno sulle labbra.
Quel sorriso che trasmetteva solo paura.
Quel sorriso sinistro che spaventava tutti.
Quel sorriso che poteva significare qualunque cosa per gli ultimates, ma non sapevano cosa.
Ma quei due non erano disturbati da esso, poiché già ben consapevoli di cosa esso nascondesse di così intimorente.

Uno dei due doveva spezzare quel silenzio intenso, ed a fare questo favore per entrambi fu proprio l'aiutante.
«Gli ultimates possono essere divisi in due categorie: chi ha ancora speranza e chi si è già reso conto che non c'è via di scampo. C'è da contare però anche che le persone della prima categoria trascinano nella propria quelli della seconda, quindi non si possono fare nomi precisi a parte per dei casi evidenti. Questo dovresti averlo notato anche tu però.»
«Mhm.»
Fu l'unica cosa che Akumu fece uscire dalle labbra, aspettando che uno dei due continuasse.

L'aiutante guardò il mastermind, indicandogli che dovesse dire qualcosa anche lui, e non se lo fece ripetere due volte.
«Si stanno già formando delle amicizie, ma anche delle rivalità! Probabilmente, se continuiamo così, potremmo assistere ad un aumento di tensione tra gli ultimates.»
«Eccellente, ma ditemi: quegli imbecilli stanno programmando qualcosa?»

Una domanda così semplice, o almeno così pensava il così considerato "capo" di quel gioco di uccisioni, a cui cercò di rispondere subito e senza esitazione.
«Oh, in pratica-!»
«Gli imbecilli stanno ancora provando disperatamente a pensare ad un piano per uscire di qui, ma, appunto, sono degli imbecilli.»

Xlx ragazzx si sorprese così tanto alle parole dell'altrx che dovette trattenere qualche reazione esagerata, mantenendo l'espressione seria che xlx era stata imposta.
Cosa stava dicendo?
Sì che avevano un piano, avrebbero dovuto dirglielo in quell'istante!
Se avesse funzionato davvero, il killing game sarebbe andato in frantumi!
Probabilmente verrebbero pure arrestati o rinchiusi in qualche manicomio, perché Akumu si sarebbe sentito così tradito dal rivelare le loro vere identità in un istante!
... Sempre se sarebbe sopravvissuto alle varie trappole, questo era da considerare pure.
Rimaneva il fatto che non capiva il perché di quella bugia. Avrebbe dovuto chiederxlx spiegazioni appena poteva.

Una risata sonora lx risvegliò dai mille pensieri che si erano creati nella sua testa, una risata appartenente proprio all'androide. Era genuinamente divertito da quelle parole così false.
«Okay, okay, basta così: avete soddisfatto le mie aspettative, dovremmo vederci più spesso! Vi comunicherò nel nostro gruppo il prossimo giorno ed orario, ma penso che rimarremo sempre per le prime ore del mattino. Potete andare.»

In un attimo, i due si ritrovarono fuori dalla sala di controllo, con la porta dietro alle loro spalle e davanti a loro un lungo corridoio da attraversare con molta cautela.
Era stata una chiacchierata... strana, almeno per unx di loro.
Forse perché continuava a pensare al fatto che gli avessero appena mentito, incoscienti delle possibili conseguenze.
Ancora xlx metteva un po' di timore.
Doveva sapere. E subito.

«Senti, ma... perché non gli abbiamo detto del piano?»

Quell'improvvisa domanda fece alzare la guardia ancora di più all'aiutante, fermandosi improvvisamente, e lo stesso fece il mastermind, confuso.
Dopodiché, il primo prese l'altro per il polso e lo trascinò dentro il ripostiglio, chiudendo successivamente la porta con delicatezza ma in fretta.
Era spaventato da quella reazione e non poco – ansimava pure, per dire –, ma era spaventato anche dalla situazione in generale. Per non parlare del fatto che nemmeno lo stesse lasciando andare.
Insomma, cosa diamine gli era preso?!
... Aveva visto qualcuno, per caso?

«... Vorresti spiegarti o-»
«Non sarebbe una sorpresa se glielo dicessimo, non pensi anche tu?»
Quelle parole non fecero altro che confonderlx di più, al punto che si lasciò sfuggire un "eh?".
Cosa intendeva?
Che significava?
Voleva risposte, era curiosx dopotutto.
Spostò il proprio sguardo sulla presa dell'altrx sul proprio polso, mentre cercò di regolare finalmente il proprio respiro.

«Che... Che intendi?»
«Intendo solo che potremmo mantenerxlx una piccola minuscola bugia, così gli facciamo una sorpresina.»
Tutto questo lx stava solo confondendo di più: che idee xlx erano venute in mente?
Perché non gliel'aveva dette prima?
Si limitò ad inclinare il capo in un primo momento, mostrando evidente confusione.

«... E perché dovremmo? Guarda che non ne sarà per nulla conten-»
«Sssssh! Fidati, andrà tutto bene: dopotutto, dobbiamo rovinare noi il piano in qualche modo. Xlx dimostreremo che siamo capaci di cavarcela anche da soli in caso xlx succedesse qualcosa! Dimmi, tu non vuoi?»

Oh, quindi era quello il suo piano?
Non ne trovava esattamente il motivo per metterlo in atto, però doveva ammettere che il suo aiutante era comunque un genio.
«... Certo! Maaaa ne sei sicur-»
«Niente di cui preoccuparsi, davvero. Andrà tuuuuutto bene, fidati di me.»
Il mastermind annuì a quelle parole confortanti, non sentendo più successivamente la presa di prima sul suo polso.

L'aiutante si avvicinò alla porta, pronto ad aprirla, ma non poteva ancora andarsene.
O almeno, non prima di avvertire l'altrx di qualcosa, che stava provando ad avvicinarsi.
«Ho sentito qualcosa di strano prima, forse era Akumu, quindi aspetta qui: ti dirò io quando la strada sarà libera. Buonanotte.»
Non xlx diede nemmeno il tempo di dire qualcosa che subito uscì dalla stanza, lasciando così xlx ragazzx lì dentro da solx.

Tirò fuori il suo Akumuphone, controllando l'orario: erano ormai le cinque del mattino, più precisamente le 5:12.
Non sapeva precisamente cosa facesse quell'androide durante il giorno oltre a rimanere chiusx nella sala di controllo, ma non si poteva escludere effettivamente la possibilità che facesse dei controlli strani ad orari ancora più strani. Forse era per la comodità dell'assenza di quasi tutti.

Ricevette improvvisamente una notifica, e subito poté notare che si trattasse di lxi.
Aveva ragione: Akumu stava facendo qualche controllo in giro per le stanze, e xlx aveva detto anche che xlx conveniva uscire subito dal ripostiglio poiché questo era occupato con la sala da pranzo per il momento.

Lx rassicurò con un semplice messaggio, per poi rimanere a fissare la loro chat.
Ancora era incertx di questo suo nuovo improvviso piano, ma ormai che scelta aveva? Non poteva tornare indietro, né andare a dire tutto ad Akumu e tradire la sua fiducia. Ed effettivamente come poteva fare una cosa del genere proprio a lxi?
Sospirò, portandosi una mano al petto e forzando un sorriso. Un sorriso genuino che avrebbe voluto mostrarxlx.
«Se lo dice lxi, allora... mi dovrei fidare.»

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

Quindi Akumu non ne aveva la minima idea.
Akumu non avrebbe mai immaginato che quei cosiddetti "imbecilli" avessero già organizzato un piano per tornare sulla Terra.
Akumu non sapeva nulla.
Nessuno gli aveva detto nulla.
Non era mai a controllare le videocamere quando gli ultimates erano riuniti a parlare del loro piano.
Akumu non era pronto a nulla di quello che avrebbero cominciato a breve.

Gli ultimates avevano passato l'intera giornata a sistemare ogni cosa per il loro piano, come per esempio i pezzi di vetro: avevano dovuto raccoglierne un bel paio dal pavimento con una scopa per metterli dentro le scatole, e quest'ultime vennero portate successivamente nelle stanze in cui servivano, dovendo pure nasconderle se necessario.
Oppure dovevano prepare i vari diversivi, un riscaldamento della voce per Koyo, gli utensili... insomma, c'era tanto da preparare!

Erano riusciti però nel loro intento, ed eccoli lì: era il 16 ottobre 2035, ore 19:40.
Esattamente venti minuti prima della cena, come era stato stabilito da Aimi.
Venti minuti prima della cena avrebbero dato inizio al loro piano.
Un piano infallibile.
Un piano geniale.
Un piano straordinario.

A-Yeong era letteralmente davanti alla porta della sala di controllo, cercando di rimanere composto per non rovinare subito tutto.
Era emozionato, come tutti gli altri.
Voleva tornare a casa, come tutti gli altri.
E ci sarebbero tornati.
Sarebbero tornati sul loro pianeta, il pianeta Terra.
Sarebbero tornati tutti lì sani e salvi.
Ne erano pienamente convinti, e non c'era molto che poteva distruggere le loro speranze proprio in quel momento.

"Che il Project Rising Stars... abbia inizio!"

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

Oh mio dio è un miracolo se sono riuscito a finire questo entro agosto fr.
MA CIAO GUYS!!! :D

Sono stato baciato dalla fortuna apparently, dato che avete qua il capitolo ad agosto nonostante non mi fossi messo a scrivere per un bel po' perché dovevo occuparmi di due schede prima.
Da una parte non sapevo se ci sarei riuscito fr, dall'altra mi sono sfidato da solo /hj
E niente eccoci qua.

Sooo, spero che anche questa parte vi sia piaciuta :D
Più particolarmente, che ne pensate del flashback e della scena con il mastermind e il traitor? 👀
Il maschile là veniva usato solo quando mi riferivo proprio con questi due titoli btw, giusto per specificare.

Anyway.
Chiedo perdono per eventuali errori grammaticali o simili, ed anche se ho interpretato magari male i vostri personaggi 😔

Ah sì vi ho presi per il culo scorsa volta, no one died here AUWKABSKANDHDJ
Siete stati fortunati, non so mai fare le scalette ben organizzate giustamente.
Pensavo ci sarebbe già stato l'omicidio, ma invece sono riuscito a spostarlo simpaticamente :D
Quindi avete più tempo per prepararvi. Ehe.

Ora però facciamo attenzione ad una cosa.
Settembre sta arrivando, e così anche... la scuola... sigh...
A me inizia il 14, sOooOoo ho paura di non riuscire a fare aggiornamenti sempre ogni mese perché sappiamo che la scuola fa schifo.
Abbiate pazienza, insomma 😔

E non credo di aver molto da dire yEah
Cosa faranno adesso questi cristiani?
Riusciranno ad andare a casa?
Se avete dubbi su questo, vi capisco.
Ci si rivede besties :D
Addio 🥺

───── ⋆⋅☆⋅⋆ ─────

╰━ ⋅𖥔⋅ ━━✶━━ ⋅𖥔⋅ ━╯

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro