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𝐱𝐢. - ave atque vale

"Hail and farewell"



-Ragazzo, dov'è Alex?- chiese Tony, non appena Peter rientrò al quartier generale.

Peter si girò verso di lui, cercando di pensare a una scusa plausibile.

-Oh, è andata a comprare qualche vestito. Aveva visto un negozio molto carino e...-

-Peter- lo interruppe lui, avvicinandosi.

-Dov'è Alex?- chiese di nuovo, questa volta con voce più seria.

Peter cercò di inventarsi qualcosa, ma fallendo. Gli raccontò tutto quello che era successo, mentre il signor Stark lo guardava con faccia scettica. Sembrava conoscere già tutti gli avvenimenti, e che facesse finta di niente solo per testare la sincerità di Peter. Alla fine della storia, il ragazzo stava per rimettersi a piangere. Tony si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla. Peter restò sorpreso da quel gesto, nonostante non fosse la prima volta che lo faceva.

-Peter, ascoltami bene. Io me ne intendo molto di donne, sentimenti, eccetera eccetera- iniziò, togliendosi gli occhiali dalle lenti azzurre con un gesto teatrale.

-Voi siete ancora dei ragazzi, ed è proprio questo il problema. L'adolescenza è un vero casino, soprattutto in questioni amorose. In questo caso, mi dispiace ammetterlo, sei tu ad aver sbagliato, e non Alex. Tu avresti dovuto avere il coraggio di dirglielo prima che quel genio del tuo amico le parlasse di Liz- continuò, mentre Peter rimaneva immobile.

-Ma- riprese ad un tratto -non è tutto perduto. Puoi farle cambiare idea, ma con le ragazze è molto difficile. Peggio ancora se quella ragazza è figlia di Loki- a quel punto si staccò da Peter, rimettendosi gli occhiali.

-Tu sei innamorato di lei, Peter. Me ne sono accorto dal primo giorno- riprese, andandosi a sedere a un lato del divano.

-E se fossi in te muoverei quel sederino e penserei a come riconquistare il suo cuore "ghiacciato"- concluse, mimando delle virgolette per l'ultima parola.

Peter riuscì a sorridere e, ringraziando il signor Stark, si incamminò verso la sua stanza.

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-Padre? Padre riuscite a sentirmi?- continuava a ripetere Alex, sperando che Loki la sentisse.

Ad un tratto, qualcosa si mosse dentro al portale. Una mano dalle lunghe dita pallide fuoriuscì da esso, facendole segno di seguirla. Alex si alzò ed entrò nel portale, non indugiando un secondo di più.

Si ritrovò in un piccolo stanzino, completamente nero e con un unico barile che conteneva un liquido violaceo. Qualcosa, o meglio qualcuno, le posò una mano sulla spalla. Alex non si spaventò. Aveva capito chi fosse.

-Padre!- esclamò, abbracciando il dio.

Lui ricambiò l'abbraccio, ma in maniera più distante e fredda rispetto alle altre volte.

-Alex, devo spiegarti una cosa- iniziò a dire, mentre prendeva qualcosa dalla tasca della sua tenuta da battaglia. Estrasse un cubo azzurro, non più grande della sua mano. Risplendeva di una luce abbagliante, che le fece socchiudere gli occhi.

-Io dovrò consegnare questo cubo a...una persona- riprese, rimettendo lo strano oggetto in tasca.

-Qualsiasi cosa succeda, tu rimani qui dentro- concluse.

Si avvicinò alla figlia e le posò delicatamente i pollici sulle guance. Sorrise, avvicinando la sua fronte alla sua. Come sempre, suo padre trasmetteva un freddo glaciale con la sua pelle. Diede un bacio in fronte ad Alex, poi uscì dalla stanza.

-Ti voglio bene, non dimenticarlo mai- furono le ultime parole che pronunciò Loki.

Alex si sistemò a gambe incrociate davanti alla porta, osservando quello che succedeva fuori tramite un buco che si era formato nella porta. Vide una figura inginocchiata e incatenata, che perdeva sangue da molte parti del viso. Con un brivido, lo riconobbe. Era suo zio Thor. Al contrario di tutte le altre volte in cui lo aveva visto, sembrava impotente. Suo padre si teneva in disparte in un angolo della grande stanza, cercando di non guardare suo fratello. Ad un tratto, una grande figura, che prima Alex non aveva notato, si fece avanti, mettendosi allo scoperto. Non era un uomo, ma aveva dei tratti molto simili. Era alto più di due metri, con la pelle viola e protetto da una robusta armatura.

-So cosa significa perdere, sentire disperatamente di aver ragione, e ciò nonostante fallire. È spaventoso, fa tremare le gambe. Ma io vi chiedo, per quale fine? Lo temi, lo sfuggi, il destino arriva ugualmente ed ora eccolo, o dovrei dire... eccomi- disse, con una voce così profonda da rimbombava in tutta la stanza. Alex notò che una delle sue mani e parte del braccio era coperta da un guanto dorato, con una singola gemma viola incastrata al centro.

Alex rabbrividì, tenendo d'occhio il padre.

-Tu parli troppo Thanos- sbottò Thor, cercando di liberarsi dalle catene che lo bloccavano.

Thanos lo ignorò, girandosi invece verso Loki. Alex trattenne il fiato.

-Il Tesseract, o la testa di tuo fratello. Presumo tu abbia una preferenza- commentò, puntando la sua grande spada ancora macchiata di sangue contro di lui.

Il padre ghignò.

-Oh certo, uccidi pure- rispose, con voce fredda.

Thanos si avvicinò a Thor, chiudendo una mano intorno alla testa per soffocarlo.

Lui iniziò ad urlare e a dimenarsi, pregando Thanos di fermarsi.

Loki girò la testa di lato, cercando di controllarsi.

-Va bene, FERMO!!!- sbottò.

Thanos fece come gli aveva detto, mentre Thor cercava di riprendersi.

-Non abbiamo il Tesseract, è stato distrutto su Asgard- riuscì a dire, con voce spezzata.

Loki si fece avanti, posizionandosi proprio accanto al fratello. Quando fu sicuro di avere l'attenzione di tutti, alzò il braccio destro e fece apparire il Tesseract nella mano.

-Oh, sei proprio il peggiore dei fratelli- commentò Thor, guardando sconsolato il cubo nella mano di suo padre.

Lui fece un grande respiro, poi si rivolse al dio del tuono.

-Ti assicuro fratello, il sole brillerà nuovamente su di noi- gli disse, addolcendo un pò la sua espressione.

-Il tuo ottimismo è mal riposto, asgardiano- disse Thanos, ridendo amaramente.

Loki si rivolse di nuovo verso di lui, abbassando un pò il braccio.

-Beh, prima di tutto, non sono asgardiano, e secondo poi, noi abbiamo un Hulk- disse. Poi una gigantesca figura verde comparve da un lato della stanza, scagliandosi ferocemente su Thanos.

I due rimasero a combattere per un pò di tempo. All'inizio sembrava che Hulk avesse la meglio, poi la situazione si ribaltò. Quando ebbe finito con lui, Thanos prese il Tesseract, sbriciolandolo in mille pezzi. Ne prese uno, quello più simile a una gemma, posizionandola al suo posto sul guanto.

Alex all'improvviso notò una figura, una figura che le era molto nota. Era Heimdall. Pronunciò alcune parole, che lei non riuscì a sentire. Il Bifrost si aprì, risucchiando Hulk e spedendolo chissà dove. Thanos si avvicinò a lui, trapassandogli il petto con la sua arma.

Alex chiuse gli occhi, rifiutandosi di assistere alla scena.

-Ci sono altre due gemme sulla Terra. Trovatele, figli miei, e portatele da me su Titano- disse, come se non fosse successo nulla.

-Non ti deluderemo padre- rispose una voce che Alex non riconobbe.

-Scusate se mi intrometto- commentò Loki con voce sarcastica -sulla Terra forse, vi servirà una guida. Io ho un po' di esperienza in quell'arena- disse, facendosi di nuovo avanti.

-Sì, soprattutto esperienza in fallimenti- rispose Thanos, con voce seccata.

Padre, stai fermo, pensò Alex, trattenendo il respiro.

-Io considero l'esperienza...esperienza- replicò lui, cercando di mantenere la calma.

-Onnipotente Thanos...- riprese -Io, Loki, principe di Asgard,... figlio di Odino...- continuò, guardando per un attimo il fratello.

-... legittimo re di Jotunheim, dio dell'Inganno, ti faccio promessa della mia immortale fedeltà- concluse.

O no no no

Alex sapeva cosa avesse intenzione di fare il padre, ma sperava con tutto il cuore di sbagliarsi.

Thanos sembrò sollevato per circa due secondi, poi il padre partì all'attacco, Si slanciò in avanti, puntando uno dei suoi pugnali verso il collo del titano. Lui lo fermò con estrema facilità, bloccandogli il braccio nella stretta del suo guanto.

-Immortale? Dovresti scegliere i termini con più cautela- gli disse, circondandogli il collo nella stretta della sua presa.

Il padre cercò di parlare, ma dalla sua gola uscì solo un sospiro soffocato. Alex aveva le lacrime agli occhi. Avrebbe voluto urlare, uscire dalla stanza e salvare il padre, ma non era neanche armata. In più, Loki le aveva detto di rimanere lì, qualunque cosa fosse successa. Proprio in quel momento, i loro occhi si incrociarono. Lui riuscì a sorridere, mentre il sangue iniziava ad arrivargli fino agli occhi. Poi si girò di nuovo verso Thanos.

-Tu... non sarai mai... un dio- riuscì a dire, tra un sospiro e un'altro.

A quel punto, il titano aumentò la sua stretta. Un rumore sordo invase il silenzio. Il corpo senza vita del padre cadde a terra, con gli occhi che fissavano il vuoto. Alex emise un verso strozzato. Cadde in ginocchio, prendendosi la testa tra le mani. Voleva urlare, ma sapeva di non poterlo fare. Rimase a piangere in silenzio, guardando dritto negli occhi ormai vuoti del padre. Chiuse gli occhi, desiderando con tutta se stessa che fosse tutto un incubo e che si sarebbe svegliata presto. Ma non era così. Suo padre era morto, non c'era più. Si appoggiò con le spalle alla porta, cercando di riprendere fiato. Aveva il cuore che batteva a mille, e nelle orecchie le rimbombava ancora il suono sordo del collo del padre che si spezzava. Mille pensieri iniziarono a invaderle la mente. Vedeva suo padre, sua madre, Odino, il signor Stark, Thor e persino Peter. Senza neanche accorgersene, dopo pochi minuti, era accasciata sul pavimento, svenuta.

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