𝐢𝐢𝐢. - underoos
Alex corse verso la porta, mettendosi in spalla la sua sacca e controllando rapidamente di non aver dimenticato nulla. Aprì la porta e si ritrovò davanti suo padre. Aveva anche lui la sua tenuta da battaglia, e da una tasca si intravedevano i suoi pugnali. Rivolse un sorriso alla figlia.
-Sei pronta Alexandra?- le chiese, posandole una mano sulla spalla con fare protettivo.
-Certo padre- rispose lei, ricambiando il sorriso.
Il padre le tolse la mano dalla spalla e indietreggiò di qualche passo. Alle sue spalle comparve un portale. Alex vi si avvicinò. Senza indugiare ancora, vi entrò. Dopo un attimo, le mura del castello di Asgard erano sparite.
***
Dopo pochi secondi, Alex si ritrovò in un grande luogo all'aperto. Il cielo era limpido, e vi erano poche nuvole. Davanti a lei c'era un grande palazzo, quasi interamente fatto di vetro. Si rese conto all'improvviso di essere atterrata su un'aereo. Non era l'unico lì. Infatti ce n'erano almeno cinque. Si voltò verso destra, e incrociò lo sguardo del padre. Lui annuì con la testa, come per farle capire che era quello il luogo dove sarebbero arrivati gli Avengers. Alex poggiò la sua sacca ed estrasse i suoi pugnali. Neanche il tempo di girarsi, che qualcosa, o meglio qualcuno, le volò sopra la testa. Sembrava essere un ragazzo, con un costume da supereroe rosso e blu. Aveva tra le mani un oggetto. Uno scudo. Stava guardando qualcuno. La ragazza, alla fine, notò che lei e suo padre non erano più soli. Infatti ora l'aeroporto era occupato da diverse persone. Alex riconobbe Iron Man, Captain America, Vedova Nera e il Soldato d'Inverno. Gli altri proprio non riusciva a capire chi fossero. Vide il Capitano lanciarsi contro il ragazzo che gli aveva rubato lo scudo. Dopodiché, tutti iniziarono a combattere. Alex si girò verso suo padre, che stava osservando attentamente la scena. Quando notò che la figlia lo stava guardando, come per chiedergli cosa avrebbe dovuto fare, il dio indicò con la punta del pugnale il ragazzo che poco prima aveva rubato lo scudo a Captain America. Lei annuì, sfoderò i suoi pugnali e partì all'attacco. Si lanciò dall'aereo, atterrando proprio davanti alla sua preda. Lui si girò all'improvviso, sussultando dallo spavento. Ad Alex comparve un ghigno sul viso. Nessuno si era accorto di lei e suo padre, a parte quel ragazzo. Erano tutti troppo occupati a combattere. Alex lanciò una delle sue armi verso il petto del ragazzo, che lo prese al volo dal manico e lo lasciò cadere a terra. Poi qualcosa volò dai suoi polsi.
Delle ragnatele?
In quel momento Alex capì. Quel ragazzo doveva essere Spiderman. La ragnatela le tolse di mano l'altro pugnale, e anch'esso finì per terra.
-Senti, non ho intenzione di farti del male- disse lui, allontanandosi da Alex.
-Beh, io si- rispose la ragazza, tirandogli un calcio che lo fece atterrare lungo disteso a pancia in su. Con un movimento rapido riprese i suoi pugnali. Ne lanciò uno verso la gamba del nemico, che stava cercando di rimettersi in piedi. Quel colpo lo fece ricadere per terra, mentre un rivolo di sangue iniziava a sgorgare dalla ferita. Gli andò vicino, staccò l'arma dalla sua gamba e, molto lentamente, l'avvicinò al suo petto. Stava per conficcarglielo nella carne, quando qualcosa la colpì nel petto. Era stato un raggio d'energia, proveniente da Iron Man. Alex andò a sbattere contro un aereo, con una forza tale che le fece perdere i sensi.
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-Signor Stark! L-L'UOMO INSETTO!- urlò Peter, indicando Ant-Man, che si stava ingrandendo sempre di più.
-Resta qui, Peter. Ci pensiamo noi a lui- rispose Tony, volando verso la testa del supereroe che ormai era diventato grande quanto tutto il palazzo che gli stava dietro.
Peter si guardò attorno. Vide che la ragazza era accasciata a terra, proprio vicino all'aereo da dove aveva attaccato. La gamba gli faceva molto male, ma riuscì comunque ad avvicinarsi a lei. Le scostò i capelli neri dal viso, studiandone tutti i tratti. Somigliava molto a qualcuno che già conosceva, ma non riusciva proprio a capire chi. Aveva ancora i due pugnali stretti nelle mani. Restò a guardarla per un pò, fin quando decise. La prese in braccio, facendo attenzione a non ferirsi con quei due pugnali. Poi fece volare una ragnatela in direzione opposta al combattimento, diretto al quartier generale degli Avengers.
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Quando Alex si svegliò, non si trovava più all'aeroporto. Si trovava in una camera da letto sconosciuta, con le pareti bianche e vari poster di supereroi attaccati. Era distesa su un letto dalle coperte blu. Alla sua destra, una parete completamente di vetro mostrava un panorama del tutto diverso da quello di Asgard. Mentre percorreva con lo sguardo tutta la camera, notò che non era sola. Su una poltrona alla sua sinistra, sedeva un ragazzo. Quando riuscì a mettere a fuoco, vide che era il ragazzo con il costume rosso e blu, solo senza maschera. Aveva i capelli color nocciola, mossi da qualche riccio. I suoi occhi castani la stavano scrutando incuriositi.
-Dove sono?- furono le prime parole della ragazza.
-Non è importante ora- rispose lui, alzandosi dalla poltrona. Si avvicinò ad Alex, con una busta del ghiaccio in una mano. Le alzò delicatamente la testa, posando la busta sopra al cuscino e facendola aderire con la botta che aveva preso sulla nuca.
-Chi sei tu?- continuò Alex.
-Peter. Peter Parker. Quando metto il costume sono Spiderman ma...beh, altrimenti sono Peter- rispose lui, indicando il suo costume.
Alex stava per rispondere, quando un dolore lancinante al petto le tolse le parole di bocca. Vide Peter spalancare gli occhi preoccupato.
-Dove ti fa male?- le chiese.
Alex si indicò il petto, con gli occhi socchiusi per il dolore.
-Ecco...beh...potrei vedere se c'è una botta?- chiese Peter, palesemente in imbarazzo.
Alex fece di sì con la testa. Peter le tolse molto delicatamente la parte di sopra dell'armatura. Sotto Alex aveva solo una canottiera bianca, ma questo ora non le interessava più di tanto. Abbassò lo sguardo sul suo petto, scoprendo con orrore di avere un'orribile scottatura, dalla quale usciva anche del sangue. Peter corse fuori dalla stanza, per poi ritornare poco dopo con del disinfettante e delle bende. Medicò la ferita della ragazza, mentre lei cercava di non urlare per il dolore. Le fasciò il petto con delle bende, facendo attenzione a non farle troppo male. Quando ebbe finito, Alex si sentiva già molto meglio.
-G-g-grazie- riuscì a dire, guardando negli occhi Peter.
-Di nulla- rispose lui, con un sorriso.
-Ora, visto che stai un pò meglio, ti va di dirmi come ti chiami?- le chiese, rimettendosi seduto sulla poltrona.
-Alexandra, ma preferisco che mi chiami Alex. Sono la legittima erede al trono di Jotunheim, figlia del dio dell'inganno e delle malefatte Loki- rispose Alex.
Peter sbiancò all'improvviso.
-D-di chi hai detto di essere f-figlia?- disse, con la voce che gli tremava.
-L-O-K-I- ripetè Alex, scandendo ogni lettera.
Peter fece una pausa, mettendosi le mani nei capelli.
-Il signor Stark mi ammazzerà-
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