|| 𝚀𝚄𝙰𝚁𝚃𝙰 𝙽𝙾𝚃𝚃𝙴 ||
Quella sera, per motivazioni assolutamente sconosciute e forse insensate, Loki non uscì da palazzo, rimanendo tra le mura della sua stanza, ad osservare il cielo stellato dal davanzale della propria finestra. Thor aveva fatto rientro a palazzo verso l'ora di cena, sorridente e con i capelli ancora più spettinati di quando era uscito la notte precedente. Quando Loki gli era passato accanto aveva sentito chiaramente un profumo estraneo a quello del fratello, che aveva in sé un pizzico dell'odore presente nella tenda di Sosia e che fece dedurre al minore dei principi che forse lui non era stato l'unico a passare la notte in compagnia di una zingara, anche se, dal silenzio pieno di gioia segreta del fratello, presumeva che la sua nottata fosse stata molto più interessante di quella di Loki. Nonostante ciò, nemmeno il maggiore dei figli di Odino uscì quella sera, bisognoso di una doccia e di una dormita su un letto vero tanto quanto Loki. Entrambi sentivano una stretta allo stomaco ben simile quando per sbaglio il pensiero che solo nove giorni li separavano dall'addio che avrebbero dovuto dare agli Zekos, ma questo non cambiò la loro decisione.
Fuori dalla periferia di Asgard, invece, Sosia aveva continuato a dormire per un buon lasso di tempo, stringendo tra le propria braccia un cuscino come fosse un dolce amante e forse per colmare la mancanza di qualcuno al suo fianco, fino a quando un piccolo cranio non aveva fatto capolino nella sua tenda, puntando gli occhi gialli sulla sua figura e tirandola letteralmente giù dal suo letto, annunciandole che la cena – che gli Zekos servivano molto prima rispetto agli asgardiani – era ormai pronta e che lo Sciamano voleva ci fosse anche lei. Il piccolo Sorte, mandato come sveglia occasionale all'addormentata Sosia, aveva aggiunto che se era stata svegliata così bruscamente era soltando perché il diciassettesimo asgardiano era giunto in prova e lei si era persa gli esiti – se pur tutti fallimentari – di già diversi uomini, cosa che lo Sciamano non gradiva particolarmente.
Perciò la zingara si era trascinata fuori dalla tenda, incontrando a metà strada il volto assonnato ma inspiegabilmente felice di Thor, che si stava riavviando verso il castello e che salutò con gran allegria la ragazza. Sosia nel frattempo continuava a pensare a quel primo pensiero che, subito dopo aver maledetto il fratellino e averlo cacciato fuori dalla sua abitazione, aveva pervaso la sua mente: svegliandosi, la ragazza si era scoperta sola nella tenda – eccezion fatta per la piccola peste dagli occhi brillanti. Non aveva trovato alcun messaggio da parte di Loki ed era quasi arrivata a chiedersi se non fosse stato tutto un semplice sogno e il principe di Asgard non avesse mai messo piede nella sua tenda quella mattina.
Arrivata al focolare, la ragazza preferì evitare Melodia, che sapeva avrebbe chiesto di Loki, portandosi invece ad una cerchia di sole ragazze, ricavandosi un posto affianco a Mente, che sorseggiando con eleganza il suo succo d'uva, aspettò che anche l'ultima delle sue sorelle fosse seduta per dare il suo annuncio.
“Mi hanno richiesta in sposa.” annunciò, con la consueta aria seria e altezzosa, che la rendeva simile alle nobili donne Kree. All'intero gruppo di ragazze e bambine cadde la mascella, tutte con bagliori nei grandi occhi variopinti ed enormi sorrisi sui volti. Mille congratulazioni, auguri e sospiri di desiderio la circondarono, prima che l'ultima arrivata picchiasse il cucchiaio sulla ciotola di metallo, creando abbastanza baccano da far tacere tutte. Protagonista dell'attenzione dell'intero gruppo, Sosia guardo Mente con aria seria e vagamente indagatoria.
“E tu che cosa hai risposto?” domandò.
Il silenzio calò sul gruppo, mentre le altre zingare mormoravano il loro consenso a quella domanda, chiedendosi loro per prime se Mente avesse accettato oppure no. La maggiore delle sorelle attese qualche istante prima di rispondere, sorbendo un altro lungo sorso di succo violaceo, del medesimo colore degli occhi della sua commensale, che ancora la fissava, in attesa.
“Ho accettato.”
Enormi boati si alzarono dalle ragazzine, attirando l'attenzione degli altri focolari, circondati quasi solo esclusivamente da Zingari, con giusto un paio di stanchi asgardiani, in procinto anche loro di abbandonare il campo e tornare alla propria dimora in città. Circondata da tanta allegria, anche la severa Mente non poté far a meno di sorridere, incrociando per primo lo sguardo con Sosia, che la guardava con fierezza, quasi fosse lei la maggiore, che vedeva una delle sue sorelline maritarsi con gioia.
“Raccontaci di lui!” esclamò Grazia, la bravissima danzatrice, che non aveva potuto fare a meno, a quella notizia, di immaginarsi il suo matrimonio, arrossendo quando al posto dello sposo posizionò nella propria immaginazione la figura robusta e affascinante del biondo principe di Asgard. Mente inspirò profondamente, come preparandosi ad una rivelazione importante, ed infatti riuscì a stupire ancora di più tutte le sue sorelle.
“E' un asgardiano.”
Altri boati si alzarono dal focolare, facendo sorridere e scuotere la testa a qualche adulto lì vicino, che già aveva appreso la notizia del matrimonio in programma e aveva a suo tempo gioito per ciò, vedendo un'altra delle proprie ragazze crescere, entrando definitivamente nel mondo delle adulte e lasciando lo stadio di semplice ragazzina.
“Mi ha avvicinata la prima notte. Trovava strano che, riporto le sue esatte parole, una bella ragazza come me non festeggiasse con tutti gli altri. È rimasto affascinato quando gli ho detto che, impersonificando la ragione e la coscienza, di rado mi abbandono alla bisboccia sfrenata.”
“Eppure ieri sera stavi ballando con un uomo!” fece notare con divertimento e un pizzico di malizia una delle sorelle, facendo annuire tutte coloro che l'avevano vista. Mente sorrise con lieve imbarazzo, ripercorrendo con la mente i bei momenti della nottata precedente.
“E' stato allora che ti ha chiesto di sposarlo, non è così?” chiese Vera, puntando lo sguardo cieco sopra la spalla della sorella, impossibilitata a conoscera la vera posizione di Mente, che però confermò le sue parole, narrando di come quel momento fosse stato semplicemente perfetto, mostrando per la prima volta una gioia ed un'eccitazione che mai le avevano visto in volto e che ancora la accomunava un poco a quella banda di adolescenti in età da primi amori.
“Quando vi sposerete?” domandò a metà della cena Sosia, curiosa di scoprire le usanze di un matrimonio asgardiano tanto quanto di vedere sua sorella in abito da sposa.
“Il settimo giorno.” rispose con sicurezza la ragazza, “Dopodiché lasceremo decidere allo Sciamano e a Destino se sarà lui ad unirsi a noi o io a rimanere su Asgard.”
Tutte le ragazze annuirono serie. Uno strano senso di gelo calava ogni volta che il vecchio Destino veniva nominato. Qualunque Zekos nutriva un profondo rispetto e un pizzico di paura verso l'anziano zingaro che fin dall'alba delle loro vite e molto prima aveva sempre deciso la sorte dei mariti e delle mogli della tribù, di eventuali criminali e che designava ogni tredici giorni il nuovo pianeta su cui spostarsi, secondo metodi che nessuno aveva mai compreso e logiche che si dicevano essere oscure persino al Grande Sciamano. Per stemperare la tensione che aveva inevitabilmente accompagnato il nome dell'antico zingaro, Mente riprese la parola, pronta a causare ulteriori grida da parte delle sue sorelle.
“Faremo una grossa cerimonia, come è usanza su questo pianeta. Ci sarà una bellissima festa e chissà, forse dopo di essa non sarò più l'unica a sposarsi.”
Le guance di tutte le zingare che avevano legato con un determinato ragazzo asgardiano diventarono color porpora, mentre tutte si immaginavano infilate nei loro abiti migliori, a danzare con i propri cavalieri e chissà, magari cogliere davvero la loro oppurtinità. Tuttavia la maggior parte delle ragazzine lì riunite erano ancora ben lungi da essere in età da marito, o comunque non avevano trovato alcun fervore negli uomini asgardiani, e l'idea di una cerimonio non cambiava di molto la loro gioia. Era solo l'ennesima festa in una vita di baldoria, dopotutto. Vera diede di gomito alla ragazza che le sedeva affianco ed indicò il limite dell'accampamento.
“Conta fino a trenta.” le disse.
“Hai un problema con il numero trenta, sorella, lascia che te lo dica.” rise Grazia, voltandosi ugualmente verso la direzione indicata dalla più piccola e attendendo quei pochi secondi. Quando le labbra della zingara che stava contando mormorarono il numero trenta, fu ben visibile la figura di un uomo asgardiano che molte tra le zingare riconobbero e che suscitò subito gran trambusto.
“E' lui! Mente, è qui per te!” esclamavano, mentre l'uomo cercava la sua futura sposa tra la folla e, una volta trovata, le rivolgeva un dolce sorriso che fece alzare commenti da tutta la cerchia di ragazzine. Mente si alzò dal tronco per avviarsi dal suo uomo e passare una dolce serata con esso, ma prima di potersi separare completamente dalla sua sedia di fortuna si piegò quel tanto che bastava verso Sosia per raggiungere il suo orecchio.
“Magari quel principino dai capelli neri potrebbe venire alla mia festa insieme a te. Sai, Vera non è l'unica in grado di predire qualcosa.” le sussurrò con una sfumatura maliziosa nella voce, prima di alzarsi e rivolgerle un ultimo sorriso furbo. Sosia le rivolse un gesto molto volgare nella loro cultura e la giovane donna allargò il suo sorriso divertito, lasciando definitivamente le sorelle e raggiungendo il proprio compagno, mentre Sosia inveiva contro la zingara più grande con borbottii contrariati.
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