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Y/N's pov
Apro gli occhi infastidita da un rumore continuo. Come accade la cosa sbiadisce rapidamente ciò che stavo sognando: io e il mio splendido uomo, le nostre labbra a due passi l'uno dall'altra con la luce del tramonto che faceva da sfondo ad uno scenario così sublime ed appagante. Se devo essere sincera avrei sperato di non vederlo nel sonno, perchè così facendo la mancanza che provo nei suoi confronti è aumentata a livello esponenziale. Averlo di fianco, sentire il suo respiro in una mattina soleggiata come questa e le sue mani che mi cingono. Tutto, tutto mi manca di lui. Appoggio con forza il dito sullo schermo del mio cellulare, in modo da spegnere la tremenda suoneria preimpostata dal telefono. Ogni mattina in questi ultimi giorni non si degna di smettere di assordarmi e ammetto di essere stata tentata più volte di lanciare via il telefono sul parquet della camera. Già che ci sono controllo l'orario: sono le dieci e mezza e guardando fuori dalla finestra prevedo una splendida giornata. Il sole non ci pensa due volte ad illuminare ogni angolo della stanza, mettendomi da subito il buon umore. Spero che anche papà in questo momento lo possa vedere. Sospiro continuando a pensare a lui e a cosa stia facendo in questo momento, se stia bene o se sia ferito. Devo solo avere un po' di pazienza e fiducia in Sun e nelle forze dell'ordine.
Visto che lui non c'è per via di commissioni da fare con loro, decido di prendermi un po' di tempo per me, per immergermi nei miei pensieri e pensare sul da farsi. Sono state giornate davvero pesanti, e ho avuto talmente tanto da fare che non sono mai riuscita a ritagliarmi anche solo un'ora per stare tranquilla. Infilo un paio di auricolari sulle orecchie per ascoltare della buona musica e continuo a guardare fuori sdraiata sul materasso avvolta dal tessuto della maglia di Jungkook. Non vedo molto, ma la grande vetrata a destra del quadro, affiancata al muro su cui poggia il mio letto, mostra una sorta di siepe piena di fiori e il resto del lavoro non viene che fatto dal cielo. Sebbene sia qui da ormai metà settimana, non sono riuscita neanche una volta ad osservare le sfumature che assumeva nell'arco della giornata. Scommetto però che ci sarebbe una vista mozzafiato. Continuo a tenere gli occhi fissi sul bianco candido delle nuvole fuggiasche e serro i denti mentre un'improvvisa tristezza mi sovrasta. Ogni cosa mi ritorna in testa come un flash, facendomi realizzare pienamente dove sia e soprattutto il motivo. Inalo più aria incamerabile nei polmoni possibile e sospiro a cuore aperto, lasciandomi sfuggire qualche lacrima. "Papà..." sussurro, cedendo poco dopo in un libero pianto "dove cazzo sei finito..." mi esce in una sorta di gemito strozzato. Finisco per singhiozzare come una bambina senza pensarci due volte, coprendomi gli occhi con l'avambraccio e continuando a piangere. Diciamo che la canzone che sto ascoltando ora non mi sta aiutando particolarmente. La splendida voce di Lewis Capaldi mi riempie le orecchie e il modo in cui "Before you go" viene cantato mi fa palpitare il cuore malinconico. E' come se nel modo in cui si esprime, capisse ciò che sto provando in questo momento, come se avesse inteso di dover infilarsi tra un pezzo e l'altro della playlist. Lascio comunque che ogni nota musicale si inserisca nelle mie lacrime nomadi e che insieme a queste viaggi attraverso le mie tempie. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di sfogarmi come non mai, senza preoccuparmi di fare stare male qualcuno per me o dare fastidio. E' più forte di me, quando succedono cose di questo tipo trattengo tutto quello che posso, ma poi devo farlo farlo uscire, liberarlo dalla mia anima. E quindi succede. Esplodo quando meno me lo aspetto, anche nella giornata più solare e gioiosa.
Le sue parole mi girano attorno nel momento in cui tutti gli ultimi momenti passati assieme pensano bene di scorrermi rapidi nella fronte, ma una cosa in particolare risalta sulle altre: "Qualsiasi cosa sia: andrà tutto bene. La questione si risolverà". L'aveva detto la notte in cui corsi da lui dopo il litigio con Jungkook. Andrà tutto bene, la questione si risolverà. "E' che ho il terrore che tu sia morto in questo momento papà, ho paura che tu, che tu sia stato..." gemo prendendomi il viso tra le mani. Per quanto provi a non pensarci, a vedere la cosa in una chiave più ottimista, non ci riesco. Perchè so di cos'è capace quell'uomo e so che sicuramente non ha paura di arrivare a tanto, se dovesse servire. L'ho testato sulla mia stessa pelle. E tu sei più debole di me ora. Forse sei a due passi da me, forse no, ma prometto che non appena potrò verrò a prenderti. Devi solo tenere duro, ancora un pochino.
[...]
Sono passate un paio di ore da allora. Dopo lo sfogo improvviso sono stata distratta per un momento da un fruscio fuori dalla finestra, così ho deciso di alzarmi e dare un'occhiata. Non essendoci niente ho lasciato perdere e mi sono diretta verso la vasca per usufruirne. Ammetto che ora mi sento molto meglio e molto più calma. In tutto ciò si è fatta l'ora di pranza, così ho optato per indossare qualcosa di carino e andare a mangiare nel ristorante dell'hotel. In questo momento mi sto allacciando le scarpe, dopo aver avuto cura nel coprire gli occhi e il naso rossi dal pianto ed essermi resa presentabile. Raccatto un paio di cose e le infilo nell'ormai usato e riusato marsupio nero. Il ricordo mentre lo prendevo all'aeroporto prima di venire qui assieme a Jungkook che stava iniziando a piacermi da matti, non mi lascia trattenere un sorriso spontaneo e genuino. Ho ancora fresco nella mano il suo tatto quando ne toccava le fattezze, o quando me lo aveva allacciato attorno ai fianchi proprio come sto facendo in questo momento. Bei ricordi.
Stacco tutte le prese dal muro e dò un'ultima occhiata alla stanza prima di uscire e dirigermi verso la hall del posto. La attraverso e dopo qualche secondo di camminata giungo nell'enorme sala ristorazione. Oggi è un po' più affollato del solito, ma sono sicura che un po' di compagnia indiretta non guasterà sicuramente, anzi. Mi accomodo nello stesso posto dell'altro giorno, a due passi dalla finestra, e osservo la gente che cammina in attesa che mi portino il menù. Il rumore di passi rivolti nella mia direzione mi fa girare il viso "E' qui per il brunch signorina?" mi viene chiesto da una cameriera che mi accoglie con un sorriso. Convinta che stessero servendo il pranzo, le chiedo gentilmente quanto devo aspettare per le prossime portate "oggi non lo serviremo, è stato deciso di optare per un brunch" risponde lei scusandosi. Alzo la mano per discolparla, tenendo tuttavia il gomito appoggiato sul tavolo "si figuri, allora tornerò per cena" mi limito a dire. Lei annuisce e se ne va velocemente, mentre il mio stomaco brontola ed io maledico i brunch. Tra tutti i pasti della giornata, questo è quello che odio di più. Uniscono sempre il dolce e il salato e il novanta per cento delle volte non ti sazi nemmeno. Non mi resta che cercare qualche chioschetto o qualche locale fuori da qui. Di fatto esco e mi incammino nelle strade che circondano l'hotel, evitando di allontanarmi troppo per paura che risucceda la stessa cosa dell'altro ieri. Trovo un posto che pullula di gente e una volta letta l'insegna capisco il perchè. Un enorme "Italian kitchen" posto come insegna principale trasforma le mie iridi in due piccoli cuoricini ed entro senza pensarci due volte. Scelta migliore non potevo fare: l'immediato profumo di ragù mi inebria le narici non appena varco la soglia e più mi guardo attorno più mi rendo conto di quanto sia fantastico l'ambiente qua dentro. Le mie orecchie si riempiono di risate, schiamazzi, rumori di forchettate nei piatti. "Antonio, fai accomodare la splendida signorina" sento dire da qualcuno. Due secondi dopo un ragazzino dolcissimo mi si presenta davanti e, prendendomi per mano, mi accompagna ad un tavolo. Avrà più o meno l'età di Nancy, penso di morire di tenerezza. Lo ringrazio e gli mostro il sorriso più cordiale che tengo. Lui mi saluta se ne va, sostituito immediatamente da un altro ragazzo, decisamente più grande. "ecco a lei il menù". Annuisco e lo prendo gentilmente dalle sue mani, dandoci una rapida occhiata. Ogni cosa sembra più buona dell'altra, non so veramente che scegliere. "avete qualche piatto del giorno o cose simili?" mi limito a dirgli. Lui annuisce e si riprende la lista, dopo avermi cortesemente chiesto di aspettare. Non vedo l'ora di vedere cosa mi porterà.
Qualche minuto dopo mi viene servito uno splendido, no, strepitoso piatto di pastasciutta "spero che le piaccia. Spaghetti all'amatriciana. Guanciale, pecorino, salsa di pomodoro, peperoncini. Buon appetito!". Sposto gli occhi da lì a lui e annuisco dopo avergli dato la mancia. In risposta mi fa un piccolo inchino e se ne va sotto il mio sguardo divertito. Amo già questo posto, verrò sicuramente a mangiare qui ogni volta che posso. Bando alle ciance, prendo la prima forchettata. Oh mio dio. I miei occhi si aprono un pochino di più dallo stupore, ma per evitare di sembrare una stupida contengo la mia eccitazione. Non scherzo se dico che questo è sicuramente uno dei piatti più buoni che abbia mai mangiato in vita mia. Di fatto lo divoro in pochissimo tempo, senza lasciare neanche un singolo spaghetto. La pasta era cotta alla perfezione ed ogni singolo elemento mi colpiva in un punto diverso del palato. Decisamente appagante. Dopo aver chiesto il conto mi dirigo alla cassa intenta a pagare, quando vengo fermata da due ragazze "ciao y/n!". Le guardo meglio e poi mi ritornano in mente: sono le gemelle di Michael, l'autista. "ehi ciao! come state?" le abbraccio una per volta "splendidamente, anche tu mangi qui? buono vero?" Non posso che annuire. "ho appena finito, per la verità" aggiungo mostrando fiera lo scontrino. "Noi veniamo sempre a prendere il cibo d'asporto per papà da qui, così non va avanti di fast food e si mette qualcosa di decente tra i denti" ridono ed io con loro. Sono contenta che si prendano cura di lui, è un uomo straordinario. "Senti, ti andrebbe di venire con noi? Se non hai da fare ovviamente. Gli portiamo la roba e andiamo a ballare in una sala non molto lontana da qui" Spalanco gli occhi dalla sorpresa "c'è una sala da ballo in queste zone?" farnetico già euforica. "Sì ed è anche molto bella. Allora? Che dici ti andrebbe?". Senza pensarci due volte accetto volentieri l'offerta.
"Santo cielo..." sussurro entrandoci. Mi aspettavo qualcosa di simile a quella della scuola, invece è davvero tutta un'altra roba. Pareti e pavimento sono interamente coperti da sgargianti colori e la musica risuona in tutta la stanza raggiungendo ogni singolo centimetro quadrato. Senza neanche volerlo trascorriamo tutto il pomeriggio a danzare e muoverci a ritmo. Ammetto che però tre quarti del tempo lo hanno trascorso a guardare me, una volta scoperto che ballo per professione. Dovevate vedere le loro facce, erano esilaranti. Ora giacciamo a terra esauste, mentre la pancia ci fa male da quante risate stiamo facendo. Mi hanno raccontato che Michael era venuto un paio di volte e si era messo a ballare su pezzi senza senso. Mi hanno mostrato anche dei video e non vi dico quanto erano divertenti da vedere. Veniamo interrotte dallo squillo del mio cellulare. Esausta mi allungo in terra e lo afferro: è una videochiamata di Jungkook. Accetto immediatamente e il suo bellissimo viso mi si mostra davanti "ciao amore".
Lui ricambia il saluto, prima di notare quanto sia sudata "piccola, ma che stai facendo?" chiede infatti con aria preoccupata. In risposta giro la videocamera verso le mie due nuove amiche che lo salutano briosamente. Lui accenna a qualche parola in inglese prima di ritornare a parlare in coreano "ti sei fatta delle amiche nuove?". Annuisco felice "sono le figlie del tassista, quello da cui sono andata a cenare ieri sera" rispondo. Lui mi mostra un'espressione genuina e continuiamo a chiacchierare raccontandoci di tutto e di più. Il tempo di salutare le ragazze e tornare a casa e siamo ancora in linea. Circa una mezz'ora dopo sono arrivata in hotel "c'è Sun con te?" sento chiedere da un auricolare "non ancora, però dovrebbe tornare tra non molto". Alzo la mano per guardarlo bene, dio se mi manca. "Sei bellissima" aggiunge poi. Riesco a percepire le guance scaldarsi e la cosa mi porta a ridacchiare. "tu di più".
Giro la chiave nella serratura una volta arrivata nella stanza ed entro ascoltando ciò che mi sta raccontando sull'aver corso quindici chilometri o qualcosa del genere. Appoggio le cose sul tavolino di fianco alla porta e mi tolgo pigramente le scarpe "devo farmi una bella doccia, non sai quanto ho faticato oggi, però ho mangiato un piatto di pasta squisito". Parlare come se fosse davvero qui aiuta un pochino a ridurre la mancanza. "quello della foto di prima?". Prendo il telefono e me lo porto bene davanti al viso, prima di annuire. Mentre continuiamo a parlare mi sdraio sul letto e la stanchezza dei muscoli mi pervade, facendomi uscire un lungo sospiro dalle labbra. Gli occhi si poggiano poi sulla stanza, ma c'è un'aura strana, come se ci fosse qualcosa che non va. Gli occhi mi cadono sulle ciabatte, girate di fianco al bagno. "Piccola? Tutto bene?" chiede lui notando la mia espressione stranita.
"no, si, e-ero sicura di aver messo le pantofole all'ingresso, ma sono davanti alla porta del bagno". deglutisco, guardandomi lentamente attorno "stai scherzando?" il suo tono si abbassa fino a sembrare quasi un sussurro. "n-non lo so, potrei anche sbagliarmi..." C'è però qualcos'altro che non quadra, dal letto noto che la finestra del bagno è socchiusa. Come me ne accorgo un lungo brivido mi pervade la schiena "qualcuno è entrato qui Jungkook" mormoro. "merda" dice lui. Lo guardo sul telefono, mordendomi il labbro in preda all'ansia, quando vedo che c'è anche Taehyung: a quanto pare ha sentito tutto e la faccia che mi sta mostrando me lo fa capire "guardati attorno, vedi se trovi qualcos'altro e aspetta che torni Sun" si limita a dire con voce più seria che mai. Io annuisco e faccio per alzarmi dal letto, quando un forte frastuono mi fa sobbalzare sul materasso. La porta della cabina armadio si apre i passi di qualcuno mi raggiungono. Oh no... "y/n? che cazzo è stato?" dicono loro, ma non riesco a rispondere. Un uomo mi si è piazzato di fronte..e ha una pistola in mano.
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