Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

꧁81꧂

Y/n's pov

"puoi stare qui". Il signor Park mi mostra una stanza da letto vuota della sua casa, lo ringrazio. "la cena sarà pronta tra un'oretta" mi avvisa prima di andarsene nella zona soggiorno. Annuisco timidamente. Mentre lo guardo allontanarsi sento i sensi di colpa premermi sulla coscienza, ma dopo avermi proposto di passare la notte da lui nel mentre che decido sul da farsi e per tutto il viaggio di andata a casa sua mi ha detto che gli fa più che piacere, che non devo chiedere scusa, che se provo a dirgli per un'altra volta quanto mi dispiaccia disturbarlo mi farà fare trenta giri in corsa del quartiere. Per tutto questo tempo sembrava cosí duro, con quella bacchetta da correzione postura, il tono sempre severo, le alzate di mani quando perdeva la pazienza, in realtà invece è un pezzo di pane, un pezzo di pane immerso nel miele. Mi sdraio sul letto esausta dopo aver chiuso la porta e mi metto a fissare il soffitto. Penso alla storia che mi ha raccontato: ora capisco perchè in tutti gli ultimi anni si è costruito quel muro, in un certo senso sono contenta di essere riuscita a sfondarci almeno una porticina, così da capirlo meglio e stringere il nostro rapporto. Mai giudicare un libro dalla copertina. È proprio vero che solo una volta conosciuta davvero la persona, capisci quanto sia buona o..crudele. Sospiro. Un sospiro lungo, accompagnato da un paio di lacrime nomadi sul mio viso. Fortunatamente riesco a trattenermi nonostante il buio che mi circonda e che mi incita a sfogarmi con tutta la mia anima. Mi rigiro sul morbido materasso pensierosa, ma finisco con l'addormentarmi.

Vengo svegliata un po' dopo da una leggera stritolata "forza, a mangiare. Metto la mano sul fuoco convinto che tu non abbia messo niente sotto i denti per tutto il giorno, quindi dormirai solo una volta aver finito il piatto". Metto a fuoco mentre cerco di comprendere dove mi trovi, chi io sia e in quale universo sia catapultata. nonostante dalla voce si è capito benissimo chi fosse, ora ho la certezza di avere davanti il maestro. Annuisco con fare stordito e mi alzo con il suo aiuto. Raggiungo la cucina e mi siedo dove capita: il tavolo è rotondo quindi posso mettermi dove voglio senza mancare di rispetto. Decido la sedia con di fronte la vista sulla finestra della stanza. Mi guardo attorno: solo ora ho modo di osservare per bene le fattezze della sua abitazione. Pensavo sarebbe stata una casa malconcia, con il minimo indispensabile per vivere dignitosamente. Invece, con mio sincero stupore, è molto elegante. È arredata in un modo tale da non farla neanche sembrare della piccolezza che è, i quadri sono disposti nel modo giusto e le varie finestre illuminano sicuramente l'ambiente di giorno: non è per niente opprimente. gli elettrodomestici dello stesso color pistacchio si armonizzano bene con il bianco panna sui muri e il contrasto generale è molto gradevole alla vista. I gusti del signor Park sono decisamente raffinati, per essere un uomo che vive da solo e che è sembrato indossasse gli stessi vestiti per dieci anni. "Ecco qui". Mi porge con viso fiero un vassoio di legno, sul quale si trova un piatto di spaghetti al sugo di pomodoro e un bicchiere di latte aromatizzato alla fragola. Per lui pollo e birra. "Non doveva impegnarsi così tanto" sorrido guardando con l'acquolina in bocca quello che ho davanti "sembra buonissimo, grazie" alzo gli occhi su di lui. "Ah non era niente, lo facevo sempre quando..." affievolisce il tono fino a bloccarsi del tutto. Capisco quello intende dire, probabilmente era solito a prepararlo per la figlia, si capisce dall'abbinamento di latte e pastasciutta. Appoggio una mano sulla sua e gli regalo il sorriso più bello che possa mostrargli in quelle condizioni, cosa che gli ha fatto molto piacere a quanto vedo. "Buon appetito!" E con la forchetta attacco il piatto, gustandone un po' curiosa.
È squisito. Un mugolio mi esce inevitabilmente dalle labbra "è fantastico!" dico con la bocca piena, coperta dalla mano, dopo un boccone stratosferico. Risponde con una risata genuina e beve un sorso di birra. Continuiamo a mangiare in silenzio, quando mi dice "se non hai da cambiarti dovrebbe esserci una scatola con tutti i vestiti che ti sei dimenticata in spogliatoio" lo guardo confusa "perchè, ho mai dimenticato qualcosa?" chiedo curiosa. "più di quanto credi" ride "dovrei averla messa nel ripostiglio. Avevo intenzione di darti lo scatolone pieno una volta incartato, così sarebbe stato impossibile che te li dimenticassi un'altra volta" nella mente mi passa chiaramente ogni volta che prima delle lezioni mi restituiva una qualche maglia lasciata in spogliatoio, e ora realizzo che me le dimenticavo nell'identico punto addirittura il giorno stesso in cui me le restituiva "C'è una maglia che ricordo aver provato a darti dato almeno tre volte" aggiunge con aria divertita prima di addentare una coscia di pollo dall'aspetto divino, mentre l'imbarazzo mi si mostra in viso. possibile che fossi stata così sbadata? "quale?" mi limito a chiedere curiosa. "Quella violetto con la stampa dei bts e scritte ovunque..ammetto che per fortuna ora ti vesti molto meglio" ecco dov'era finita! "la mettevi sempre, poi ad un certo punto hai iniziato a scordartela sulla panchina dello spogliatoio, incredibile". scoppio a ridere "basta basta! ho capito" alzo una mano con aria di arresa e prendo l'ultimo boccone con l'altra.
Grazie signor Park, grazie di tutto.

Jungkook's pov

"Un altro! Un altro! Un altro!". Buttavo giù l'ennesimo bicchierino di soju e sentivo la mente iniziare ad annebbiarsi. Era fantastico. "Passami la bottiglia" ho teso la mano verso una delle ragazze del gruppo che avevo conosciuto nel pomeriggio lì al bar. Lei ha fatto come dico. Non appena il vetro freddo ha sfiorato il mio palmo stringo la presa e mi sono portato alla bocca quello che credevo fosse quello che ho chiesto. Fastidiosissime urla mi infastidivano mentre finivo l'ultimo goccio di quello che avevo tra le mani. Non capivo più niente, ma improvvisamente mi sentivo..più leggero.

"Bravo Jungkook.." ha decifrato la mia testa, mentre il corpo percepiva un punto più freddo del solito. Una ragazza mi stava toccando il braccio. "Levati" ho discosto l'arto. Il ricordo della sua schifosa mano fredda su di me, il "eddai! Scherzavo! Ancora uno dai" e poi il vuoto più totale.
"Aish". Un grugnito indecifrabile mi esce dalla bocca mentre tento di alzarmi dal pavimento del mio salotto. Non appena mi ritrovo in piedi sento per un attimo le gambe cedermi. Tutto gira intorno a me. Provo a ricompormi. Non ho idea di come io sia arrivato qui, né di come sia riuscito ad entrare, ma ignoro la cosa spinto dal desiderio opprimente di farmi una doccia. Mi sento così sporco, più dentro che fuori. "kookie.." Sento d'un tratto. Alzo gli occhi confuso:

è la ragazza di prima: e ha indosso una mia camicia. Solo quella. Tolgo gli occhi da lei e faccio un passo indietro, come se vederla potesse bruciarmi gli occhi. "Non riesci neanche a guardarmi?" Chiede con fare flirtante avvicinandosi a me. Riposo lo sguardo su di lei, deve sparire da qui "toglitela e vattene.". La rabbia inizia a prendere il sopravvento "non dicevi così quand-". Mi avvicino verso di lei e la spingo "stai zitta. Non provare a dire che abbiamo fatto sesso. Non ti toccherei con un dito" la guardo schifato. E' bruttissima, anche lei più dentro che fuori. "Vattene" le dico, mentre un "vattene" dalla voce femminile mi risuona in testa come fosse un'eco urlato in una galleria deserta. Ignoro la cosa "ma-".."vattene!" La prendo per un braccio e la spingo nella stanza degli ospiti, facendola cadere sul letto "VATTENE!"..di nuovo l'eco "SPARISCI DALLA MIA VISTA!" E ancora la sua voce. Basta, deve uscire dalla mia testa. "E va bene!" Si alza lei, iniziando a prendere le sue cose "un pazzo, un pazzo totale" borbotta raccogliendo le calze. Bolle di sangue mi scoppiano nelle vene e le tempie prendono fuoco. La prendo per il colletto della mia camicia e la spingo di nuovo, facendola sbattere contro l'armadio. Mi sento come se avessi il diritto di farlo. "Non sono io che faccio credere di aver scopato la gente per guadagnarci chissà che stronzata." Sussurro quasi le stessi ringhiando contro. Lascio la presa ed esco dalla camera "hai due minuti." Ribadisco sbattendo la porta dietro di me. Mi siedo sul divano avendo bene davanti la visuale giusta per poterla vedere uscire. Di fatto neanche sessanta secondi dopo se ne va, senza dire niente. Non appena si chiude con forza la porta dietro lascio cadere la testa sul divano, esausto.
Il silenzio più totale ha iniziato a girare per l'appartamento. Neanche un fruscio d'aria, una voce che canticchia sotto la doccia, un rubinetto aperto, un lenzuolo muoversi. Niente. Il vuoto.
Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, iniziando a spogliarmi strada facendo. Arrivo alla sua porta già completamente nudo. Mi catapulto in doccia e spero che ogni goccia sul corpo contribuisca a scacciare via il pensiero di lei impresso nella mia testa. Mi ritrovo a piangere, facendo mescolare sul pavimento le mie lacrime con il freddo getto azionato.
Sento il bisogno di sfogare la mia rabbia, mi ritrovo a farlo sul muro davanti a me. "Stupido!" Urlo a pieni polmoni, colpendo la superficie dura con un pugno "STUPIDO!". Mi concentro a fare uscire bene fuori l'ultima vocale, come convinto che quella lettera sia in grado di consumarmi la voce. Mi sento così..così..
Un altro urlo mi esce dalle labbra, più forte che posso. Tra quello e il dolore fisico, mi ritrovo distratto ma non sollevato.

L'ho allontanata da me, e dopo quello che le ho detto non mi rivolgerà mai più la parola. Ho rovinato tutto. Ho fottutamente rovinato tutto. E la cosa peggiore è che ora ho bisogno ancora più di lei. Ho bisogno dei suoi abbracci, della sua voce che mi dice che andrà tutto bene. Ho bisogno delle sue mani sul suo viso, della sua risata stampata nella mia testa. Oggi ho fatto lo sbaglio più grande della mia vita. E non posso neanche rimediare perchè non so farlo. Che cosa devo fare.. vi prego..qualcuno me lo dica...

[...]
I raggi del sole colpiscono il mio viso stanco. Mi giro e rigiro nel letto, allungando le braccia sul lenzuolo. Non tocco niente. Apro gli occhi lentamente, accecato dalla luce, prima di alzarmi dal letto. E' ormai una settimana che dormo in questo appartamento, non ci ero mai entrato prima. il letto, per quanto sia morbido il materasso, mi sembra fatto di pietra. Ma non potevo stare dov'ero prima. Tutto me la ricordava: i fiori sul tavolino, i suoi vestiti ben ripiegati sopra il cassettone, i suoi profumi nel ripiano del lavandino. E ogni singola cosa mi sbatteva in faccia quanto fossi un coglione. Non ho idea di dove sia in questo momento e la cosa mi fa impazzire. Lo squillo del mio cellulare interrompe i miei pensieri "pronto?" Me lo porto all'orecchio senza neanche badare a chi abbia chiamato. "Jungkook? Dove sei?". E' Namjoon. Cristo, non ho proprio voglia di vederli e affrontarli ora "a casa" mi limito a dire. "Mi passeresti y/n per favore? Devo chiederle di raggiungerci nell'edificio principale" un nodo mi si forma in gola "perchè chiami me?". E poi capisco da solo, Namjoon non ha il numero di y/n, chiamava sempre me per parlare con lei "non è qui" aggiungo prima che possa dire altro. "Devi venire anche tu, comunque. Hanno cambiato le predisposizioni del concerto. Contattala e dille di fare in fretta, vi stiamo aspettando tutti." Non so che rispondere "hai capito Jungkook?" Sento dall'altro capo del telefono "si" mi limito a dire. "Chiamala tu, devo fare una cosa" mento. "Okay, mandami il suo numero. E sbrigati, avete mezz'ora per raggiungerci " Annuisco lentamente come se potesse vedermi e faccio come dice dopo aver attaccato. Dopo aver inoltrato il contatto in chat gli chiedo di farmi sapere se risponde. Dopo interminabili minuti vedo che sta scrivendo. Trattengo il respiro involontariamente. Poi mi arriva un'emoticon : pollice in su. Gli ha risposto, quindi sta bene. Non le è successo niente.
"Non aspettarla, ha detto che arriverà direttamente da dove si trova" leggo.
Una profonda ansia mi pervade. Dopo un'intera settimana senza vederla, finalmente ho modo di riposare gli occhi su di lei. I sette giorni più infernali della mia vita. Ogni volta che aprivo gli occhi speravo fosse stato tutto un grande, terribile incubo, tanto da portarmi a stare sveglio il più tardi possibile. Avevo paura di sognarla, avevo paura di poter vedere la sua ultima espressione. Di poter sentire le sue ultime parole.
Mi preparo mettendo la prima cosa che capita. Ci penserà la mascherina a coprire le mie condizioni.
Mi trema il cuore.
Mezz'ora e la rivedrò.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro