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Ore dopo essersi confrontati, Dante e Godric di nuovo si ritrovano a confessare l'uno all'altro cose che mai si sono detti. Segreti che hanno alimentato la crescente tensione fra di loro.Β 
La notte si rivelerΓ  tuttavia non solo portatrice di veritΓ  rimaste sepolte, ma anche della speranza che finalmente rinascerΓ  dalle ceneri di antiche sofferenze.

Allora, come si Γ¨ giΓ  capito, questa os – piuttosto lunghetta per esser tale, ma sorvoliamo – si svolge alcune ore in seguito agli eventi della parte precedente. Ho esitato un po' prima di scriverla, ma poi mi sono resa conto che uno come Godric, pignolo e puntiglioso com'Γ¨, non ha mai tollerato lasciare le cose a metΓ  e di questioni da chiarire con Dante ne aveva ancora molte. Quindi ho ambientato la os che segue solo a distanza di qualche ora dal loro ultimo incontro. Devo confessare che di parti come questa ne ho scritte tante con protagoniste le coppie piΓΉ svariate, ma ho provato emozioni intense nello scrivere tutto ciΓ² solo un'altra volta, ossia quando scrissi il capitolo di Tredici Rose in cui Alex e Andrew si trovano in macchina e capiscono finalmente di provare sentimenti viscerali l'uno per l'altro. Mi sono sentita proprio cosΓ¬, e quasi piango se ripenso a come io stessa avevo perso le speranze per Godric e Dante. Mi dicevo che ormai era inutile anche solo provarci, ma poi ho ricordato di non aver mollato la presa quando Andrew e Alex parevano arrivati ai ferri corti. Quindi perchΓ© non avrei dovuto farlo anche con i Danric, la coppia che forse, piΓΉ ti tutte le altre, merita veramente un po' di serenitΓ  e una possibilitΓ ?Β AuroraTheOtakuGirlΒ questa os in particolare Γ¨ per te, perchΓ© mi hai stuzzicata cosΓ¬ tanto con la ship Danric a suon di commenti esasperati fra un capitolo di Tenebre e l'altro, che alla fine mi hai spinta a fare una pazzia, e di questo ti ringrazio veramente ❀️

Β«Per arrivare all'alba non c'Γ¨ altra via che la notte.Β»
β€” Kahlil Gibran

 Considerando quanto accaduto solo ore prima, quando Dante si diresse alla porta della propria camera per aprirla e capire chi avesse avuto il coraggio e la faccia di presentarsi da lui a quell'ora, rimase sì e no di stucco rendendosi conto che quello che stava guardando era Godric.

Riconobbe subito la sua aura, nonchΓ© la sua presenza.

Per la prima volta da quando si conoscevano, si ritrovΓ² molto a disagio a presentarsi senza indossare nulla sul torso. Cercando di celare il disagio si premette la maglietta contro il torace e si diede dell'idiota. Come se potesse fare chissΓ  quale differenza!

Non sapeva neppure quale aspetto avesse nΓ© quale quadretto stesse offrendo all'altro Efialte.

«Uhm... pensavo fossi a sbronzarti» buttò lì.

Godric intanto stava realmente provando a non fissarlo dal collo in giΓΉ, ma accidenti se quel fisico da statua greca non era la distrazione piΓΉ spudorata di tutto il Creato!

Meno male che non si è mai potuto guardare allo specchio, altrimenti chi l'avrebbe sopportato? È già vanesio così com'è.

Si ficcΓ² le mani in tasca e strinse le spalle. Β«Non so neanch'io perchΓ© sono quiΒ» ammise. Β«E sbronzarmi da solo non Γ¨ poi un granchΓ©.Β»

Lo avrebbe proposto a Petya, ma il punto era che attualmente l'ex sovrano degli Efialti era lui stesso con l'umore a terra per via della recente e definitiva rottura con Desya, il quale stava a sua volta da schifo, ma non aveva comunque intenzione di avere ripensamenti e non aveva mentito affatto quando aveva assicurato a Godric di voler dimenticare Petya e basta, senza se e senza ma.

In pratica siamo tutti un manipolo di complessati falliti, si era detto, ed era stato allora che i suoi pensieri erano corsi a Dante, il complessato fallito per eccellenza.

Fallito... beh, non tanto tale, ma complessato lo era di sicuro. Un etero all'occorrenza bisessuale che non sapeva cosa voleva e aveva pure la faccia tosta di dare a lui del rincretinito.

Non capisce un cazzo, pensΓ², ancora alterato con lui.

Lo osservò richiudere con fare molto incerto la porta, poi inarcò un sopracciglio. «Accidenti. È la prima volta che ti vedo incapace di mettere in fila due parole e startene lì come un cretino» lo apostrofò, il tono di voce neutrale. «E non c'è bisogno che ti copri. Ti avrò visto centomila volte senza maglietta o addirittura nudo. Non ti sei mai fatto problemi, che ti prende?»

Lo guardΓ² esitare, poi sospirare, avvicinarsi al letto e gettarvi sopra l'indumento.

«È successo qualcosa?» chiese poi. «Voglio dire... eri incazzato, qualche ora fa, quindi...»

Β«Non ti bastano i casini che giΓ  ci sono?Β» lo interruppe Godric, annoiato. Β«Sono qui perchΓ© francamente non sapevo dove altro andare e tutti hanno le loro grane, e non ho voglia di star a sentire i problemi altrui, non stasera. Se do fastidio, perΓ², alzo i tacchi.Β»

Sapeva che Dante ci stava provando a comportarsi bene e a farsi perdonare, ma doveva decisamente alzare il tiro e migliorare l'approccio.

Godric fece schioccare piano la lingua e si guardΓ² in giro. Β«Come mai stavi facendo lo spogliarello? Non vedo un pubblico.Β»

Β«Mi stavo spogliando per dormireΒ» replicΓ² Dante.

Β«Detto da te suona veramente deprimente.Β»

Β«PerchΓ© mai?Β» Dante si decise nel frattempo a stendersi. Aveva ancora la spalla indolenzita e non era guarita del tutto. Il lato peggiore della faccenda era che il malessere si espandeva di conseguenza anche nella zona muscolare che circondava quella in via di guarigione. Gli toccava di prendere tutti i santi giorni delle medicine per combattere l'intossicazione da acciaio melanio e quella roba, specie di sera, lo intontiva parecchio.

ProvΓ² comunque a restare sveglio, ma era probabile che in caso contrario Godric l'avrebbe fatto ridestare e senza troppo garbo.

Lo sentiva che era arrabbiato oltre ogni aspettativa e non poteva biasimarlo.

Era il primo a esser incazzato con se stesso per essersi raccontato stronzate per secoli. Se non era apparso come un clown, ci si avvicinava comunque un bel po', il che era imbarazzante.

Β«Posso... posso chiederti un'altra cosa che non mi Γ¨ mai stata chiara?Β» chiese, schiarendosi poi la voce visto che era rauca in modo strano, non da lui. Β«Di tanto in tanto non ho potuto far a meno di tornare a rifletterci e ancora non mi spiego cosa accadde in quei giorni, sul serio.Β»

Godric si era messo a sedere sulla seggiola imbottita accanto alla scrivania, le gambe accavallate in maniera scomposta. Lo osservava dall'altra parte della stanza e attualmente era concentrato su quella spalla piuttosto malandata, malgrado le cure e tutto il resto.

Sta guarendo troppo lentamente, qualcosa non va.

La deformazione professionale come guaritore gli sussurrava di controllare e accertarsi di persona che non fosse poi così grave, ma la sua parte di uomo ancora ferito per via delle passate incomprensioni gli imponeva di fregarsene. In fin dei conti Dante era ancora vivo, perciò non era messo così male.

Non voleva che morisse, ovviamente. Quando mai lo aveva realmente desiderato, d'altra parte? Persino prima di andarsene e cominciare il lungo esilio gli aveva augurato di star bene e di tornare a esser felice. Anche in quell'occasione aveva messo lui al primo posto, come se poi se lo fosse meritato.

Col senno di poi lo avrebbe solo preso a calci nel culo. Lui e la sua pessima abitudine mai venuta meno di dar retta al primo istinto e non permettere mai agli altri di spiegare o difendersi a dovere.

Dante era uno che partiva sparato per la propria strada e non voleva sentire scuse, quando era convinto di avere ragione e che fossero gli altri i cattivi.

Β«Quindi un pochino hai pensato a me, in questi secoliΒ» osservΓ², provando a non suonare gelido e acido. Β«Di che si tratta, in particolare?Β»

«Ricordo che per un paio di settimane venne a stare da me una delle tante donne che frequentavo di tanto in tanto. Tu avrai avuto... beh... più o meno sui quindici anni o giù di lì. Non ti eri mostrato chissà quanto espansivo con la tizia, però una mattina risultasti veramente intrattabile e ostile. Pareva quasi averti fatto un torto personale, ma rimasi di sasso quando te la prendesti anche con me e non volesti saperne di dirmi che diavolo ti passava per la testa. Ero stato anche abbastanza comprensivo.»

Una delle rare volte in cui si era comportato bene e l'aveva trattato con affetto, ricordava.

Godric rimembrava a sua volta quell'episodio. Non l'aveva mai dimenticato per una gran varietΓ  di ragioni e provava ancora un misto di risentimento, vergogna e qualcos'altro che non aveva mai saputo classificare, oltre alla gelosia.

«Ah, sì. Lei era... Kelsa, giusto?»

Β«Mi pare fosse lei. Dunque?Β» fece Dante, tirandosi su in posizione seduta nel letto e guardando in direzione sua. Β«Pareva averti morso un'aspide. Mi tenesti il broncio per settimane e non capivo cosa avessi fatto di sbagliato.Β»

Godric contrasse la mascella. Proprio di quello dovevano parlare?

Non aveva mai raccontato a nessuno di quella faccenda, ma a quanto pareva il suo silenzio si sarebbe concluso presto.

Si umettò le labbra e schiarì la voce con ostentata nonchalance. «Se fai due più due ci arrivi anche da solo, non credi? Ormai ero abbastanza grandicello e sapevo cosa mi stava succedendo. Avevo capito cosa provavo e... sì, ammetto di essermi sentito uno strambo, quello sbagliato. Tu mi trattavi come un fratello minore e io, invece, pensavo a quanto avrei tanto voluto essere baciato da te come ti vedevo fare quando ti trovavi, ad esempio, con Kelsa. Mi sentivo bruciare dalla gelosia, ecco qual era il problema, e lei mi stava già sulle palle a prescindere. Era una stronza e ti fece soffrire, come se non bastasse, e tu le avevi sempre dato corda come un puledro innamorato. Non ti riconoscevo quando era presente lei. Mi chiedevo come fosse possibile che quello che stavo guardando fosse lo stesso Dante che conoscevo io.»

L'altro sospirò e si ravviò i capelli. «Andiamo, Godric! Per gli standard umani la mia età all'epoca corrispondeva ai trenta o simili. È ovvio che a trent'anni fossi ancora un idiota e facessi il cascamorto con le ragazze. Lo facevano tutti.»

«Pensavo che almeno tu non saresti sceso così in basso. Sul serio, sembravi esserti rimbecillito.»

Β«Senti chi parla. Quando conoscesti la tua futura moglie pensavo che mi sarei prima o poi sparato in testa. Parlavi solo di lei, eri noioso.Β»

Β«Faceva male, vero?Β» lo apostrofΓ² Godric, il tono volutamente smielato. Β«Bruciava essere per una volta dall'altra parte del fiume, immagino!Β»

Dante contrasse la mascella e mise su un broncio che Godric avrebbe tanto voluto non classificare come adorabile, nel perfetto stile di Dante.

«Eri geloso, non è così? Non eri più al primo posto nella mia vita. Dev'esser stato un trauma.»

Β«So che vuoi torturarmi appositamente, e non ti biasimo, ma dacci un taglio.Β»

Β«Invece penso proprio che me la prenderΓ² molto comoda e la tirerΓ² per le lunghe, perchΓ© cazzo se te lo meriti, brutto stronzo. Te lo meriti eccome.Β»

Β«Va bene, ero gelosoΒ» ammise snervato Dante. Β«Su, avanti! Ora bastonami!Β»

Β«Lo so io dove piazzerei un bel bastone e no, non ti piacerebbe per niente.Β»

Β«Ancora non capisco perchΓ© poi diventasti insopportabileΒ» insistΓ© Dante, gli occhi ridotti a fessura. Β«Non cambiare discorso solo per evitare di rispondere. Spara.Β»

Β«Tanto per cominciareΒ» fece Godric, rancoroso, Β«scopavate come ricci e le pareti, in quei momenti, sembravano per chissΓ  quale astruso motivo sottili come cartapesta. Non so quanto ti odiavo tutte le volte in cui iniziavo a sentire quei colpi sul muro e voi che gemevate come animali in calore. Quella stronza che gridava, neanche la stessi scannando con l'arnese. Hai idea di cosa potesse provare uno della mia etΓ  sentendo un simile spettacolo piΓΉ o meno tutte le notti?Β»

Dante deglutì. Pareva realmente mortificato. «Non pensavo che... insomma... credevo che a quell'ora tu stessi già dormendo.»

Β«Se dormivo, nel giro di poco mi svegliavo, credimi. Vi avrebbero sentiti anche su MarteΒ» aggiunse il piΓΉ giovane. Β«β€ŸOh, sΓ¬, cazzo, sΓ¬! Piccola, cosΓ¬!" E altre stronzate che facevano sentire sporco il sottoscritto, anzichΓ© voialtri! E poi... beh, una volta arrivΓ² il colpo di grazia!Β» Si chetΓ² per alcuni secondi e fece un bel respiro. Β«Non riuscivo a dormire e in piΓΉ avevo una sete da matti. Mi alzai e uscii dalla mia stanza e mentre camminavo per il corridoio... insomma...Β», esitΓ². Β«Vidi voi. Quella volta non eravate riusciti neanche ad arrivare tutti interi in camera tua. Lo stavate facendo lΓ¬. La tenevi fra le braccia, sospesa da terra, contro il muro. Cristo, l'imbarazzo che provai.Β»

Ricordava ancora quei colpi ritmati alla parete, quei suoni sporchi, i movimenti ripetitivi e frenetici; quei due avvinghiati come due anguille, lei che si era stretta per interminabili, pochi minuti a Dante con le vesti sollevate e le cosce in bella vista che avevano stretto i fianchi di lui, quasi a volerlo intrappolare. E lui che quella volta ci aveva dato dentro come una belva. A un certo punto lo aveva visto sragionare del tutto, afferrare i due lati del bustino di Kelsa e strapparle via dal petto la stoffa, esporle i seni, poi...

Ancora lo pervadeva l'imbarazzo al solo ricordo di tutto quello che aveva visto, nascosto dietro l'angolo. Ovvio che poi si fosse comportato in maniera strana. Quell'episodio gli aveva offerto una visione nuova del maestro di cui si era invaghito, gli aveva ricordato che era un uomo come tanti altri. Si era chiesto se anche a lui prima o poi sarebbe successo, se anche lui sarebbe diventato in quel modo, annebbiato dalla lascivia e totalmente succube di una donna.

Β SollevΓ² gli occhi e vide il Dante del presente fissarlo a bocca aperta. Non doveva essersi aspettato una cosa del genere.

«Sfortuna voleva che sarei dovuto passare per quel corridoio per arrivare al piano inferiore» proseguì tetro Godric. «Solo che c'eravate tu e la stronza lì. Sono corso via e tornato in camera. Non ho chiuso occhio tutta la notte.»

Infatuazione a parte, era stato un trauma. Un ragazzino di quindici anni non avrebbe mai dovuto assistere a una scena come quella.

«Non riuscivo più a guardarti in faccia. In generale non potei più guardarti alla stessa maniera. Però... negli anni seguenti, quando ormai ero diventato grandicello e non ero più così innocente, quando come tutti i miei coetanei iniziavo ad avvicinarmi a quel genere di cose, ogni tanto mi tornava in mente quella notte.»

Aveva capito, infine, che avrebbe venduto l'anima pur di poter trovarsi al posto delle altre donne che in seguito Dante aveva frequentato.

«Volevo solo che tu avessi potuto dimenticare il bambino che ero stato e vedere il giovane uomo che ero diventato. Se solo tu avessi smesso di guardarmi sotto la luce sbagliata, forse tante cose sarebbero andate diversamente. Avrei... avrei solo voluto poter avere una possibilità, ma tu eri cieco sotto ogni punto di vista. Oh, sì, Dante: l'ho sempre saputo. L'ho capito sin dalla prima volta che ti ho visto. Mi guardavi, certo, ma non mi vedevi sul serio. Poi, una volta, ti ho seguito in una missione. Stavi dando la caccia a una viverna che viveva sulle montagne. Eravamo vicini alla sua tana e sapevamo che aveva terrorizzato un villaggio e si era portata dietro un ragazzino per colazione. C'era una scia di sangue. Forse tu la vedesti o ne sentisti il sentore, ma fatto sta che ti inginocchiasti e sfiorasti il sangue, poi però ti lasciasti sfuggire una domanda che mise fine ai miei dubbi: mi chiedesti di che colore fosse, perché se era viola, allora non apparteneva al ragazzino, ma al mostro. Ti tradisti da solo.»

Dante stava ancora palesemente faticando a passar oltre il fatto di esser stato sorpreso nel momento sbagliato da Godric. Strano ma vero, si vergognava un bel po'.

«Non volevo che tu pensassi che in realtà non ero all'altezza di istruirti per via di quel difetto» ammise. «Avevo smesso di farlo presente agli altri quando, le prime volte, mi avevano sempre riso in faccia e risposto che un Efialte privo della vista avrebbe fatto molto meglio a uccidersi o a non esser mai nato. Perciò... sì, ho cercato di nasconderlo.»

Β«E ti tradisti ancora quando rispondesti in maniera sbagliata appena ti chiesi di che colore avessi io gli occhi.Β»

«Sì, me lo ricordo bene. Ti avrei voluto strozzare, lo ammetto.»

Β«Non vuoi sapere di che colore erano?Β»

Β«Spara, allora.Β»

Β«Malva, come quelli di mia madre. Adesso perΓ² sono diventati come quelli di Iago, ovvero ambrati. Quando ti ho conosciuto, i tuoi erano azzurri.Β»

Dante sorrise di sbieco, ma in maniera un po' forzata. Β«Beh, spero solo che non stonassero troppo con la mia faccia.Β»

Β«Nah, ti donavano abbastanza.Β» Godric tacque e si rese conto che Dante... era appena arrossito. Poteva giurare di non averlo mai visto arrossire in tutti quei secoli, non in sua presenza o per via di qualcosa che gli aveva detto.

«Sì, beh... un colore vale l'altro, suppongo» borbottò l'Efialte più antico, stringendosi nelle spalle e fingendo una nonchalance che risultava, però, alquanto sbilenca e poco convincente.

«Sono curioso...» proseguì Godric, sapendo che un po' lo stava torturando. «Mi sono sempre chiesto come ti immaginassi il sottoscritto. Insomma, ti sarai pur fatto un'idea almeno accennata di come potessi e potrei apparire, no?»

Dante incrociΓ² le braccia e fece spallucce. Β«L'unica cosa che mi sono figurato bene da quando ti conosco, Γ¨ che sei basso e mingherlino.Β»

Β«SarΓ² pure basso, ma mi Γ¨ sempre tornato utile. Riesco a sfuggire meglio all'avversario e corro piΓΉ veloce. In quanto a velocitΓ , se la memoria non mi inganna, ti ho sempre battuto.Β»

Β«Di solito erano gli altri a dover scappare dal sottoscritto, non il contrario.Β»

Β«Certo, come quella volta a Brezska, vero?Β» lo punzecchiΓ² perfidamente Godric. Β«Te la sei data a gambe mentre quel drago ti inseguiva per farti fare la fine del pollo arrosto.Β»

Dante fece una smorfia. Β«GiΓ , e tu mi hai seguito a spron battuto, mi pare.Β»

Β«Eri tu quello piΓΉ esperto. Scappare era un'opzione per me, non di certo per te.Β»

«Sì, va bene, come ti pare.»

Godric schiarì la voce. «Se all'epoca dicevi, spergiuravi anzi, che a piacerti erano solamente le donne, allora mi domando come facesti poi a ritrovarti nel letto di Petya.»

Β«Ah, ci risiamoΒ» mormorΓ² tra sΓ© Dante, trattenendosi dallo sbuffare.

Β«Sto solo chiedendo, non voglio discutere. Sono solo curioso.Β»

Β«Mi ha baciato lui per primo, chiaro? Io... io all'inizio l'ho persino respinto e gli ho chiesto che cazzo stesse facendo.Β»

Β«PerΓ² poi ci sei andato a letto. Ancora, ancora e ancora. E poi inventavi a tutti quanti di aver avuto da fare per un motivo bellico o l'altro.Β»

Β«Avresti potuto sbugiardarmi, visto che sapevi che in quei giorni o in quelle ore non c'era stato alcun impegno.Β»

Β«Francamente pensavo ci stessi tradendo e stessi passando dalla parte del nemico. Per un po' ho pensato che in realtΓ  eri stato tu a tradirci tutti quanti e avessi poi scaricato su di me la colpa. Poi, perΓ², mi sono detto che non aveva alcun senso, visto cos'era accaduto al tuo popolo.Β»

«Mi credevi sul serio capace di una cosa così meschina?»

Β«Tuo zio si rivelΓ² capace di arrivare a tanto. Magari era una cosa di famiglia.Β» Godric si alzΓ² e prese a camminare senza un reale motivo per la stanza. Β«Quello che francamente vorrei sapere, che avrei voluto capire per secoli, Γ¨ questo, Dante: come cazzo hai potuto pensare che la colpa di tutto quanto fosse stata solo e unicamente la mia? Come hai potuto guardarmi con quella spietatezza e condannarmi all'esilio e all'odio altrui? Non sembrava importarti un granchΓ© del passato, sai? Ti importava solo di trovare un capro espiatorio per alleggerirti la coscienza e non pensare che se solo non fossi stato troppo impegnato a fare gli occhi dolci a Petya, magari avresti capito subito che tuo zio stava tramando alle tue spalle per ucciderti e avere il potere. Invece no, e ho dovuto pagare io per i tuoi cazzo di errori come condottiero e come uomo. Sei da manuale, biblicamente parlando, sai? Abramo che alla fine se ne sbatte il cazzo e sacrifica Isacco, e al diavolo il resto!Β»

Forse non gli sarebbe mai passata, la veritΓ  era quella.

Β«Tu non hai la minima idea di quanto mi faccia ancora male. Non ce l'hai, Dante!Β»

E continui a startene lì, a stare zitto! Incazzati, accidenti!

Avrebbe voluto vederlo arrabbiarsi come prima, non evitare lui e il suo sguardo, restare dov'era con la faccia da cane bastonato e incassare tutto in silenzio.

Mi hai proprio rotto il cazzo! Basta!

Lo raggiunse a passo deciso e rimase a pochi centimetri dal letto, fissandolo in silenzio. Vide che era disorientato e non sapeva cosa aspettarsi. Doveva percepire la sua furia, forse pensava che lo avrebbe attaccato.

Invece Godric si accostò, gli afferrò il viso e lo baciò. La prima reazione di Dante fu di frapporre fra di loro una mano e fare debolmente pressione con essa sul torace dell'altro Efialte, ma poi la resistenza venne meno e le sue dita si trasferirono sul retro del capo di Ric, le labbra si schiusero e accettarono il bacio. Godric tuttavia non si fermò lì, perché dopo aver finalmente assaporato le labbra pensava gli fosse dovuto anche ben altro, molto altro, e decise di prenderselo, proprio come Dante secoli addietro si era preso il suo futuro, la sua speranza, e li aveva infranti. Mosse una mano alle proprie spalle, alla cieca, la fece roteare e la serratura della porta scattò. Posò poi le dita sul torace da atleta dell'altro e lo spinse giù sulle coperte, gli forzò entrambi i polsi ai lati del capo e se ne infischiò se facendolo gli aveva causato una fitta dolorosa alla spalla, tale da farlo sussultare e imprecare. Scoprì, tuttavia, che pareva essergli anche piaciuto.

Ti piace soffrire?

Scese con le labbra sul suo collo e lasciΓ² una scia di baci e morsi sempre meno gentili e sempre piΓΉ ardenti di sicurezza.

Lo sentì agitarsi sotto di lui e realizzò che era in suo potere, succube delle sue attenzioni, della prepotenza che lo animava.

Volle fare un altro tentativo: una delle sue mani lasciΓ² andare uno dei polsi di Dante e poi, solo dopo un breve attimo d'esitazione, fece pressione sul punto dolente e ancora non del tutto guarito. Un po' ammetteva di voler fargli male, non in modo serio, giusto quel poco che bastava a dargli sadica soddisfazione.

GiΓ , perchΓ© tutto quello che aveva passato gli aveva poi lasciato come regalino l'insorgere sempre piΓΉ prepotente di una vena di sadismo. Accadeva quello a frequentare le compagnie sbagliate perchΓ© coloro che osavano definirsi Efialti perbene, invece, erano stati troppo impegnati a ignorarlo, a volte a sputare persino al suo passaggio. Ci si accontentava di poco, sempre di piΓΉ, e si scoprivano cose di se stessi che forse sarebbero dovute restare sepolte.

A Dante sfuggì un gemito strozzato, ma non era chiaro se fosse stato dovuto al dolore o a qualcosa di ben diverso.

Β«Fa male?Β» chiese Godric, lo sguardo che scintillava. Β«Dimmi, fa male?Β»

Β Lo vide annuire e mordersi le labbra con forza.

Β«Come dici, scusa?Β» insistΓ© Godric. Β«Tira fuori la voce, avanti.Β»

Β«F-Fa maleΒ» esalΓ² Dante con una nota stridula.

Β«PiΓΉ forte. Ormai anch'io ho una certa etΓ  e non ci sento bene. Ripetilo.Β»

Β«Fa male, cazzo!Β» sbottΓ² rauco l'altro.

Β«Bene! Sono proprio contento che faccia male!Β» rispose a tono il piΓΉ giovane. Β«E adesso moltiplica quel dolore per dieci, per cento, per mille, diecimila! Fin dove la tua immaginazione riesce a sprofondare!Β»

Mentre parlava di tanto in tanto cambiava postura, e quando lo fece ancora la mano libera di Dante corse a una delle sue ginocchia e strinse, come a voler dirgli di smetterla di muoversi a quel modo.

Un lampo di pura malizia attraversò le iridi ambrate di Godric. Curvò un angolo delle labbra all'insù. «Intendi dire così? Non vuoi che faccia... così?» Ondeggiò in avanti e in risposta ottenne uno scatto del bacino che in un primo momento lo lasciò di sasso, ma non quanto la spudorata evidenza di cosa ne pensasse realmente Dante di quel suo perverso giochetto.

Β«Guarda guardaΒ» commentΓ² Godric con un mezzo ghigno. Β«Muori proprio dalla voglia!Β»

Lo udì biascicare qualcosa e si accostò per sentire meglio. «Cosa?»

Β«Che intenzioni hai?Β» ripetΓ© l'altro, sforzandosi di essere chiaro. Si vedeva che era per metΓ  incazzato e per metΓ  irretito. Probabilmente lo faceva imbestialire.

Β«Dipende. Tu cosa vorresti che facessi?Β»

Ora basta.

Dante restrinse lo sguardo, poi capovolse le posizioni velocemente. Β«SpogliatiΒ» ordinΓ².

Godric, invece, si mise bello comodo. Β«Sii gentiluomo e spogliami tuΒ» lo canzonΓ², falsando il tono per renderlo come quello di un bimbo capriccioso. Β«A meno che tu non abbia dimenticato come si fa.Β»

Lo sentì borbottare una bestemmia bell'e buona e si trattenne dal ridere.

Ti dΓ  fastidio aver a che fare con qualcuno che non obbedisce a ogni tuo ordine come un cagnolino, vero?

Il ghigno che campeggiava sulle sue labbra sparì e venne rimpiazzato da un'espressione stizzita e scandalizzata quando Dante gli squarciò sì e no la maglietta. «Figlio di puttana» protestò. «Era una Yves Saint Laurent, animale.»

Β«Davvero?Β» lo provocΓ² l'altro. Β«Gli manderΓ² dei fiori per scusarmi, allora.Β» Come sempre accadeva quando si trattava di spogliare chicchessia, dovette per qualche istante vagare sul corpo di Godric e quando trovΓ² il cavallo dei suoi jeans attillati, li sbottonΓ² e abbassΓ² la zip. Β«Sei giΓ  bello carico, ho modo di sentire.Β»

Β«Ammetto che stavo godendo parecchio a sentirti uggiolare come un cane dal dolore.Β»

Β«E poi dicono che sono io il sadico.Β»

Β«Cosa devo dirti? Ho avuto un esempio eccellente di sadismo.Β»

«Mhm.» Dante gli fece scivolare via dalle gambe i pantaloni e gli slip da uomo in un colpo solo. «Toglimi una curiosità: ti immaginavi così una situazione del genere?»

Β«Chiedo scusa?Β»

Β«Sto reagendo come volevi che facessi?Β»

Β«Davvero ti importa di saperlo?Β»

Β«Rispondi e staremo a vedere.Β»

Godric contrasse la mascella. «Non ha molta importanza, ormai. A volte speravo e sognavo un futuro con te, ma era un altro Godric a fare quei sogni ed era un altro Dante quello che lui sognava. Non ho più sperato in un bel niente dopo che tutto è andato a puttane.» Si morse il labbro e guardò altrove, provò a celare le lacrime che gli bagnavano il viso e gli facevano bruciare gli occhi. Persino in quel momento non smetteva di pensare, paranoicamente, che Dante lo stesse solo prendendo in giro e che di lì a poco lo avrebbe lasciato lì, umiliandolo per l'ennesima volta come aveva fatto molto tempo addietro disconoscendolo.

Sapeva che non poteva vedere il suo viso contratto da un dolore antico che sempre sarebbe tornato a galla, di tanto in tanto, eppure sentiva che riusciva a vedere dentro di lui la sofferenza ardere come un incendio, altrimenti non si spiegava perchΓ© lo stesse guardando con aria colpevole, quella di chi stava osservando le conseguenze del proprio bieco operato e non osava fregiarsene.

Dante finalmente capì che quell'aura rossa che aveva visto quando aveva incontrato dopo secoli Godric non era affatto colpa delle Tenebre. Era solo lo spettro della sua anima che ormai pareva prestare l'orecchio solo al dolore, quello che era stato lui a causargli.

Avvicinò una mano e gliela pose su di una guancia e sotto le dita avvertì l'umida scia delle lacrime. Col cuore in gola non si fermò lì e prese a spaziare, sfiorando man mano una zona dopo l'altra del viso, come a voler dare un vero aspetto al dolore che percepiva. Eppure, alla fine, un altro pensiero gli attraversò la mente. Non poté non pensare che Godric dovesse essere davvero bello.

Che ironia che avesse scelto di consacrare il proprio cuore a un'autentica bestia come lui. Ironico e crudele. Avrebbe meritato di meglio.

AllontanΓ² la mano. Β«Avresti potuto liberarti del marchio tante volte. PerchΓ© non l'hai mai fatto?Β» chiese.

Godric sospirò. «Mi è stato insegnato che quando si ama una persona, non le si fa del male né tantomeno la si uccide. Se la ami, accetti di soffrire o di morire al suo posto.» Non credeva ci fosse bisogno di altre spiegazioni. Quel che aveva da dire lo aveva detto tante, tante volte, ma Dante mai aveva voluto ascoltare, eppure eccolo lì, disposto finalmente a farlo, solo che ormai la canzone si era estinta, c'era solo un lontano eco come unica traccia del suo passaggio.

Se si amava qualcuno, non si poteva ucciderlo, neanche volendolo con tutta l'anima.

Quella frase dava un senso a molte cose che Dante, di proposito, aveva sempre scansato o ridotto al silenzio. Spiegava perchΓ© Godric fosse ancora vivo e perchΓ© lui, quel lontano giorno dell'esilio, quando aveva pensato addirittura di usare uno degli Anatemi della tortura, si era scoperto incapace di agire, di pronunciare quelle orribili parole arcane. Aveva ritentato e di nuovo una voce dentro di lui gli aveva urlato di fermarsi, di non osare fino a quel punto, perchΓ© altrimenti se ne sarebbe pentito per tutto il resto dell'esistenza.

 Sfiorò il collo di Godric, le clavicole, lo sterno, le insenature del torace, infine risalì e di nuovo gli sfiorò una guancia. A confronto del viso glabro di Godric, le sue mani risultavano ruvide, poco abituate ad agire con gentilezza.

Si chinΓ² e fu lui a baciarlo di sua spontanea volontΓ , prendendosi il tempo che gli ci voleva, come se avessero a disposizione davvero tutto il tempo del mondo.

Β«Da questa notte in avantiΒ» sussurrΓ² sulle sue labbra, Β«trascorrerΓ² ogni giorno della vita che mi resta a starti vicino e ad amarti. E non lo farΓ² per ammenda, ma perchΓ© voglio farloΒ».

E voglio essere amato per ciΓ² che sono. PerchΓ© sono stanco di fingere, di essere criticato e giudicato ancor prima di essere conosciuto. PerchΓ© sei l'unico a essere rimasto anche quando il resto del mondo probabilmente vorrebbe vedermi morto.

Un amore del genere meritava solo di essere ricambiato, oltre che a delle sentite scuse.

Lo baciò ancora. «Perdonami se sono così tardo e non ho capito subito.»

Se potevano farsi del bene a vicenda, perchΓ© non farlo?

Godric si abbandonΓ² alle sue attenzioni, alle sue carezze. Β«Non so quanta esperienza tu abbia con i maschi, ma cerca di andarci piano con meΒ» mormorΓ², piegando il collo per incoraggiare i baci che Dante stava lasciando su di esso.

Era sempre stato lui l'attivo, non aveva mai permesso a nessuno di prendersi tutto di lui fino in fondo. Forse perchΓ© scioccamente aveva sempre desiderato concedere a un'unica persona un simile privilegio. Non avrebbe mai creduto possibile che alla fine sarebbe accaduto sul serio.

SfiorΓ² le spalle a Dante mentre quest'ultimo scivolava in basso e riprendeva a baciare ogni centimetro del suo corpo; per un po' si concentrΓ² sui capezzoli, li sottopose a una piacevole tortura nella quale alternava la lingua e le labbra ai denti; passΓ² oltre mentre sentiva accrescere dentro di sΓ© una corroborante frenesia. Al momento persino il sentore di Godric, del sudore che cominciava a palesarsi sulla sua intera figura, sembrava agire da potente afrodisiaco. I gemiti e i sospiri, invece, erano una splendida e soffusa sinfonia in sottofondo, rendevano l'oscuritΓ  perenne dentro i suoi occhi abbagliante. VagΓ² con le dita, deciso a fare un'approfondita conoscenza del corpo sotto di sΓ© e svelarne ogni mistero, ogni segreto celato nel piΓΉ piccolo anfratto.

Godric, incoraggiato dal suo tocco, divaricò le gambe, si offrì completamente a lui, tenendosi stretto con un braccio al cuscino, l'altra mano invece abbandonata sullo sterno. Se solo Dante avesse potuto vedere il suo viso, la sua espressione, il modo in cui tante lascive attenzioni avevano acceso un delizioso rossore sulle guance che poco fa aveva sfiorato, di certo gli sarebbe saltato addosso e avrebbe mandato al diavolo i convenevoli.

Invece doveva appellarsi all'immaginazione e voleva prendersela comoda.

L'unico altro maschio con il quale sono stato, a parte Petya, Γ¨ andato a finire male.

Non volle pensarci e si concentrò di nuovo su Godric, gli accarezzò le cosce, le natiche, poi passò alla virilità. Alternò il tocco alla bocca, facendo delle pause e agendo in base alle reazioni dell'altro, ai suoi gemiti e lamenti. In base ad essi capì che doveva essere spaventosamente sensibile laggiù, più di chiunque altro.

O Γ¨ solo perchΓ© sono io a farti tutto questo?

Si interruppe, senza essere brusco, e gli divaricò maggiormente le gambe, con gli avambracci gli fece sollevare il bacino e scelse di nuovo di stimolarlo tramite la bocca e la lingua. Lo sentì sussultare. «C-Cosa? N-No, non devi, tu...», biascicò Ric, ma l'altro lo ignorò e nel frattempo capì che nessun altro si era dedicato al suo piacere fino a tal punto.

Dante fece un'altra pausa e sollevò la testa per guardarlo. «Verginello, lascia fare al maestro» disse, chiarendo che qualche preliminare era d'obbligo se Godric non voleva vivere il resto dell'amplesso come avrebbe fatto nel venir sottoposto a una tortura cinese. «E poi persino lì hai un bel sapore» aggiunse, condendo quella frase con un bell'occhiolino. Godric si coprì le labbra e dovette appellarsi a tutto l'autocontrollo che aveva per non venire all'istante. «Bastardo» gemette. «Dire una cosa del genere mentre... ahh! Cazzo!» Inarcò la schiena e incrociò le caviglie sulle spalle di Dante.

E pensare che quel figlio di puttana di Petya...

Il sangue gli ribolliva come lava al solo pensiero.

SbuffΓ² per la frustrazione quando l'altro Efialte tornΓ² a concentrarsi sul suo membro e a stimolarlo con la mano. Non fu una sorpresa quando poco dopo si ritrovΓ² fra le dita il viscoso risultato di tanta perizia.

Ric sapeva che era solo il principio, eppure era giΓ  stremato, specialmente dopo aver avuto l'orgasmo migliore degli ultimi trent'anni, come minimo.

Β«Mhm...Β», si agitΓ² sulle lenzuola.

«Rilassati, altrimenti smettiamo» lo avvertì Dante, introducendo dentro di lui la falange dell'indice. L'ingresso fu di certo reso più fluido dal seme ancora presente sulla sua mano. Quando Godric si decise a rilassare i muscoli e a non combattere contro quell'intrusione a sorpresa, l'altro introdusse una seconda falange. Non era solo per preparare Godric, ma voleva anche capire dov'era il punto più sensibile.

Gli pose l'altra mano sotto il bacino e lo indusse a sollevarlo.

Godric lo osservΓ²: era meticoloso, concentrato, pronto a captare la piΓΉ piccola reazione. Trattenne il fiato e si morse le labbra per non gridare quando qualcosa in lui, simile a un interruttore, lo indusse a provare un piacere logorante e viscerale.

«Finalmente» commentò con un ghigno Dante. «Quindi, ricapitolando: ti piace qui?» Di nuovo fece pressione con le dita sulla prostata dell'altro, ottenendo un gemito strozzato e stridulo in risposta. Lo fece ancora. «Questa sì che è musica per le mie orecchie» sentenziò diabolico.

Godric, accaldato e un po' spazientito, lo squadrΓ². Β«Quanto mi stai sul cazzoΒ» sibilΓ² tra i denti.

Β«Onestamente preferirei starti dentro, ora come ora.Β»
Il più giovane si coprì la faccia col cuscino. «Falla finita, accidenti!» Non era solo imbarazzato, ma anche più eccitato che mai e la cosa lo snervava, proprio come poi lo snervò sbirciare e vedere Dante ridersela di gusto e prendersela molto, molto comoda nello slacciarsi la cintura, sfilarla dai passanti dei jeans neri e poi lottare appositamente con i bottoni e la zip.

Ma guarda tu se dovevo innamorarmi di un simile stronzo!

Lo stava facendo apposta, altro che storie. Ci sarebbe solo mancato che si fosse messo a fischiettare.

Β«Vuoi darti una mossa?!Β»

Β«Hai fretta?Β» sogghignΓ² Dante, scivolando fuori dal letto per stare in piedi e togliersi quel che restava degli abiti.

Β«Ci puoi scommettere!Β»

Β«Male, molto male. Io no.Β»

«Io sì!»

Il piΓΉ anziano reclinΓ² un ginocchio sul bordo del giaciglio, si sporse e afferrΓ² le gambe a Godric, facendolo scivolare verso di sΓ©.

L'altro storse la bocca e si accigliΓ². Β«Sul serio?Β» berciΓ², osservandolo mentre tornava da lui e strappava coi denti la carta del profilattico.

Β«Non si sa mai.Β»

Β«Sono sano come un pesce!Β»

Β«Non Γ¨ per quelloΒ» replicΓ² Dante, finendo di prepararsi e apprestandosi a darsi da fare. Β«Pensavo ci arrivassi da solo, anzi.Β» CercΓ² di essere il meno rude e frettoloso possibile, anche se ormai era arrivato al limite. L'ingresso fu meno difficile grazie ai preliminari e all'attuale stato di abbandono di Godric, il quale sollevΓ² le gambe, le pose sulle spalle dell'altro e le incrociΓ².

Appena lo sentì avanzare e sprofondare dentro il suo corpo, spalancò le labbra e reclinò il capo contro il materasso, serrò i pugni e non ce la fece a trattenere un licenzioso e deliziato gemito.

Dante si ritrasse, poi spinse di nuovo con l'inguine e si chinΓ² verso Godric, sottoponendone il torso a una flessione da togliere il respiro. Si scambiarono un bacio. Β«Niente male, vero?Β»

Β«Giuro che ti prendo a calci, dopoΒ» ansimΓ² l'altro, anche se stava sorridendo e cercava, malgrado il piacere che gli impediva di restare lucido, di far tesoro di ogni particolare del viso di Dante, delle sue reazioni, di ciΓ² che provava mentre affondava dentro di lui e si lasciava avvolgere dal calore del suo corpo, dalla morsa di esso che lo incoraggiava ad aumentare l'intensitΓ  delle spinte. La penetrazione era profonda, il ritmo ormai serrato e in costante crescendo.

Godric affondò le unghie nelle scapole di Dante, le fece scorrere sulla sua schiena, poi risalì e affondò le dita fra i suoi capelli neri e fluenti, passò ancora una volta in rassegna quel viso meraviglioso da cattivo ragazzo, il tipico uomo dal quale le madri più rigorose cercavano di tener lontane le proprie figlie, ma senza successo.

Dante gli afferrò entrambi i polsi e gli forzò le mani sul letto, poi fece incrociare le loro dita e strinse, come se quel semplice contatto fra di loro fosse capace di oscurare persino l'incastro delle loro membra. Con i fianchi fece un movimento rotatorio e dopo si ritrasse, spinse di nuovo e ottenne un gemito acuto da parte dell'altro, il quale non si accorse subito di un particolare, non lo fece finché non avvertì qualcosa di minuscolo e umido pungergli delicatamente la guancia destra. Si focalizzò sul viso di Dante, ma quest'ultimo, capendo di essere osservato, diresse altrove gli occhi e il viso.

Sta piangendo?

Godric era confuso. Β«C-Che succede?Β» chiese, sfiorandogli uno dei bicipiti.

«Niente. È solo una cazzata, lascia stare.»

Β«Dimmela lo stesso.Β»

Dante si fermΓ², allora, e sospirΓ². Si terse la fronte col dorso della mano sinistra. Β«Odio non poter vedere la tua faccia e i tuoi occhi. Odio non vederti.Β» Poteva toccarlo, sentirlo tramite il tatto e l'udito, inspirare il suo sentore, ma nient'altro, e preferiva non fidarsi troppo della proposta della propria controparte, perchΓ© in fin dei conti a Dario importavano solo due cose, principalmente: porre fine a tutto quanto e proteggere il suo adorato figlioccio.

Preferiva, quindi, non illudersi troppo, perchΓ© sapeva che i desideri piΓΉ tormentati del cuore, quando si presentava l'occasione di realizzarli, chiedevano in cambio una ricompensa altrettanto salata e difficile da digerire.

Sapeva di aver professato il contrario fino a poco tempo addietro, ma lui... lui non voleva morire. Non perchΓ© aveva paura di cosa sarebbe successo dopo, ma perchΓ© in tal modo avrebbe fatto del male come al solito a qualcuno.

Che fosse quella la punizione che la vita aveva scelto per lui? Che fosse quella la pena da scontare per aver voltato le spalle prima a Talia e ancor prima a Godric e tutti quelli che lo avevano un tempo amato e visto come una figura di riferimento?

Proprio quando aveva trovato un valido motivo per andare avanti, per ricominciare da zero e lasciarsi per sempre il passato alle spalle, ecco che arrivava la bastonata, e faceva dannatamente male.

Godric rimase un po' di stucco a quelle parole e avvertì una fitta al cuore. Solo allora capì che per Dante doveva essere sempre stato un incubo vivere un giorno dopo l'altro circondato da una notte senza fine, una notte che solo lui poteva vedere.

Si puntellò con i gomiti, si sporse e gli prese una mano, poi lo incoraggiò a passare le dita sulle sue palpebre che aveva appena chiuso. «Così saremo pari» spiegò, accostandosi di più e procedendo letteralmente alla cieca. Allacciò le braccia dietro alla nuca di Dante e sempre al buio cercò le sue labbra, sfiorandole con le proprie. Lo baciò. «Se tu non puoi guardarmi, allora neanche io voglio guardarti.» Fece scontrare piano le loro fronti. «Non sono abituato più di tanto alle tenebre, perciò stringimi forte la mano e non lasciarla andare.»

Ebbe appena il tempo di dire questo prima che Dante lo baciasse ancora, quasi disperato. Era strano per Godric restare ad occhi chiusi e dover affidarsi solo agli altri quattro sensi, ma in un certo senso riusciva a sentire tutto meglio quando ripresero da dove avevano interrotto, ma stavolta con lui che giaceva sulla schiena e Dante che spingeva e si ritraeva tenendosi sospeso sopra di lui con l'aiuto delle mani affondate nella trapunta.

Capì che si era avvicinato nell'attimo in cui avvertì il suo caldo respiro solleticargli l'orecchio; le loro mani erano intrecciate, si sfioravano e accarezzavano, i loro corpi frizionavano cercandosi e incastrandosi come pezzi di un rompicapo fatto di gemiti e suoni scivolosi, il suono di carne contro carne. Il ritmo era più lento, c'era un'aria diversa in quella stanza, adesso.

Β«Voglio... voglio dirti una cosaΒ» sussurrΓ² Dante. Β«Avrei... avrei dovuto dirtela sin dal giorno in cui... venisti da me e dicesti che avresti sposato Ravya.Β»

Godric ricordava bene quell'occasione. Ricordava di aver visto Dante fingere una felicitΓ  che in realtΓ  non esisteva. Aveva percepito un gran fastidio irradiarsi da lui, quasi autentica rabbia malcelata, malgrado gli auguri e tutto quello che di solito si diceva in simili circostanze.

Β«Di che si tratta?Β» incalzΓ², scambiandosi con lui un altro bacio.

Β«Manda quella scema a fanculo e sposa meΒ» snocciolΓ² l'altro, senza smettere di muoversi e, anzi, aumentando la velocitΓ  per via del climax ormai alle porte. Β«Sposami, Godric.Β»

Godric non ebbe il tempo di chiedergli di ripetere, perchΓ© vennero entrambi e poterono solo attendere che un po' dell'adrenalina retrocedesse. Respiravano pesantemente, entrambi stremati e sudati. Ric non negava di essere indolenzito, ma il piacevole torpore seguente all'orgasmo gli consentiva di non badare troppo alle viscere in fiamme.

Β«C-Cos'hai detto?Β» ansimΓ², gli occhi di nuovo aperti e puntati languidamente in quelli d'ebano di Dante. Β«Ancora non ti sei stancato di prendermi per i fondelli?Β» aggiunse, scherzoso. Β«Dire certe cazzate, alla tua etΓ !Β»

L'altro inarcΓ² un sopracciglio, decisamente infastidito, e gli assestΓ² una schicchera sulla fronte. Β«Ti sembro in vena di scherzi?Β» l'apostrofΓ², serio come la morte.

Β«Puttana la Grande MadreΒ» biascicΓ² Godric, mezzo stordito.

Accidenti se era serio. E lui fu altrettanto serio quando rispose: «E me lo chiedi pure? Cazzo, sì!»

BenchΓ© mai avesse osato sognare fino a tal punto, sapeva di aver atteso un momento come quello per secoli, e non era un'iperbole.

Non sapeva neanche se sarebbero sopravvissuti quando Grober fosse tornato alla ribalta nel suo reale corpo, perciΓ² preferiva non perdere piΓΉ neppure un secondo di quel che gli restava probabilmente da vivere.

Prese il viso di Dante e reclamΓ² ancora una volta le sue labbra. Piangevano entrambi e nessuno dei due mai avrebbe ammesso apertamente quanto quegli istanti sapessero di dolcezza, di rinnovata speranza nel futuro. Ric si scostΓ² e spinse sul materasso Dante. Β«Intanto, direi di fare una prova in vista della luna di miele.Β»

L'altro lo squadrΓ² dubbioso. Β«Abbiamo finito cinque minuti fa.Β»

Β«Lo so.Β» Godric scivolΓ² indietro e prese a baciargli i pettorali scolpiti. Β«PerΓ² mi devi ancora quasi quattro secoli di attenzioni negate.Β» Fece per proseguire, ma si fermΓ². Β«Non mi hai ancora detto perchΓ© hai voluto usare il profilattico.Β»

Dante alzΓ² gli occhi al cielo, si tirΓ² su e gli diede un'altra schicchera sulla fronte. Β«Siamo Efialti, ricordi?Β»

Β«Wow, non ci sarei mai arrivato senza di te. Quindi?Β»

Β«Quindi, tonto, la signora Grande Madre Γ¨ sempre in ascolto e le regole sono molto diverse. Teoricamente potrebbe vedere il sesso non protetto come un'implicita richiesta di avere un'altra occasione per giocare a fare la mamma e il papΓ  del secolo. Non Γ¨ il momento adatto per ritrovarci fra capo e collo un marmocchio.Β»

Godric realizzΓ² che aveva ragione. Gli Efialti, almeno la maggior parte di loro, nascevano in maniera diversa e quello era il motivo per cui le relazioni fra i loro simili dello stesso sesso mai avevano suscitato scalpore o altro. Aveva sentito di molte coppie che un giorno erano state ricevute presso il tempio della dea e ne erano usciti con un uovo da custodire.

La Grande Madre era una divinità diversa da molte altre. Era presente, ascoltava veramente le preghiere del suo popolo, perciò sì: in teoria era insidioso non fare sesso protetto.

Β«Miseria neraΒ» esalΓ². Β«Quanti cazzo di figli illegittimi potrei essermi lasciato dietro?!Β»

Dante incrociΓ² le braccia e lo squadrΓ² con aria palesemente scocciata. Β«Ti sembra il momento adatto per parlare delle tue scappatelle? Ti ho chiesto di sposarmi quattro secondi fa!Β» Lo agguantΓ² e lo baciΓ² mentre lo forzava sul letto. Β«Ora concentrati su di me o vado a farmi un bagno e poi a dormire.Β»

Godric borbottò tra sé inviperito e gli cinse i fianchi con le gambe. «Gelosetto, Dadà?» lo provocò, ma dovette mordergli forte una spalla quando, a tradimento, Dante unì di nuovo i loro corpi.

Β«Non sai quantoΒ» rispose rauco Dante, ignorando il soprannome e sigillando le proprie parole con un altro bacio. Β«Ti amo, Godric Reghsar. Non mi stancherΓ² mai di dirtelo, d'ora in avanti.Β»

Dopo ciΓ² riaprirono le danze, ma stavolta erano consapevoli di star facendo l'amore. Furono piΓΉ lenti e pazienti, furono precisi, ma soprattutto dolci, come nessun altro li avrebbe mai e poi mai visti.

La notte fuori dalla finestra, intanto, sfumava in una pallida aurora e in lontananza delle scure nubi promettevano tempesta, ma a loro non importava. Fintanto che fossero rimasti insieme, niente avrebbe avuto piΓΉ importanza. Erano entrambi a casa, al sicuro l'uno nel cuore dell'altro.

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