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Β«Tuo padre dice che lΓ fuori Γ¨ un vero pandemonio. Non c'Γ¨ un solo cittadino che non sia in fermento e impaziente di assistere alla cerimonia!Β»
Lucilia si chiuse le porte alle spalle, convinta che Godric, suo figlio, fosse ancora intento a prepararsi, ma rimase di stucco quando si rese conto che non era da nessuna parte. GuardΓ² con aria smarrita i tre servitori, due uomini e una donna. Β«Santo cielo, dov'Γ¨ andato a finire?Β» chiese loro, perplessa.
La fanciulla, allora, spiegΓ²: Β«Sua grazia... uhm... n-non si sente molto beneΒ».
La nobildonna sbatté le palpebre e si decise a controllare di persona. Recatasi in bagno, chiuse le porte e scorse il giovane conte chino su una bacinella posta sul ripiano di marmo chiaro. Le ci volle un secondo per capire che aveva dato di stomaco e la situazione sembrava ancora in alto mare, specie considerando il pessimo colorito del ragazzo. Lucilia lo raggiunse e gli accarezzò la schiena. «à il nervoso» disse comprensiva. «Non sei il primo né l'ultimo a ritrovarsi in questo stato in un giorno così importante.»
Godric cercò di calmarsi. «N-Non mi è successo quando stavo per sposare Ravya» si lamentò. «Perché ora invece sì?»
«Beh, tesoro, se adesso ti trovi qui dopo aver cambiato idea sullo sposare quella ragazza, evidentemente non stavi male perché in fondo in fondo l'evento non era poi così importante per te. Più diamo importanza a qualcosa e più è normale avere queste reazioni. à il nervoso, te l'ho detto, e dopotutto non stai sposando un nobile qualsiasi, ma un re. Sarei in crisi anch'io!» Lucilia recuperò un panno pulito, si avvicinò al contenitore d'argento nel quale v'era acqua profumata con petali di rosa e vi immerse la stoffa. Un attimo dopo tornò dal figliastro e gli tamponò la fronte e il viso. «Su, avanti, fa' un bel respiro e pensa solo che è il giorno più bello della tua vita. Presto ti sposerai con l'uomo che ami e in fin dei conti è questa la cosa più importante, l'unica che debba interessarti quest'oggi. Il resto è semplice prassi, credimi.»
Godric, sensibile e facile all'agitarsi com'era, stava solamente somatizzando lo stress accumulato, l'attesa che era parsa infinita, niente di piΓΉ.
Β«Comunque, prima di venire da te sono passata ovviamente a porgere i miei rispetti all'uomo che tra non molto diventerΓ mio genero e... perbacco! Credo che oggi tu sia una delle persone piΓΉ invidiate del regno, caro!Β»
Β«T-Ti ha detto niente su di me?Β» chiese Godric, quasi pigolando.
Β«Era un po' preoccupato. Ha notato eccome che avevi i nervi tesi e mi ha pregato di parlarti. Pensava che magari ti saresti aperto piΓΉ facilmente con me. Non penso abbia frainteso e si sia convinto che tu non sia piΓΉ cosΓ¬ sicuro di sposarlo. Γ... beh, solamente in ansia, ecco.Β»
Non aveva potuto far a meno di provare per Dante un velo di tenerezza vedendolo veramente interessato al benessere fisico e soprattutto mentale di Godric.
Β«Una cosa Γ¨ sicura: gli importa di te piΓΉ di quanto gli importi dell'intero regno che governa, e questo Γ¨ tutto dire.Β»
Godric sospirΓ². Β«Ieri sera ho dato un po' di matto e me la sono presa anche con lui.Β»
«Sì, me l'ha detto, ma non se l'è legata al dito. Credo che solamente lui possa capire come ti senti. Ci è passato prima di te, dopotutto. Non l'ho conosciuto se non dopo molto tempo che ti aveva preso con sé per istruirti, ma a giudicare da come tuo padre me lo descriveva... penso sia stata dura per uno come Dante far fronte all'incoronazione e alle responsabilità come sovrano. Roderick parlava di lui definendolo una sorta di spirito libero.»
Il ragazzo sorrise di sbieco. Β«Lo Γ¨ ancora, sotto sotto, fidati.Β»
Β«Circola voce che tu abbia conosciuto anche suo zio. Com'Γ¨ andata?Β»
Godric non rispose subito. Com'era andata? Avrebbe detto bene, anzi in modo perfetto, se solo...
Β«Non lo soΒ» replicΓ² infine, tenendosi sul vago. Β«Remus sembra un uomo di sani principi, Γ¨ cordiale e tutto il resto, d'altronde Γ¨ un principe, ma... c'Γ¨ qualcosa in lui che mi sfugge, madre, specie quando l'ho visto che guardava Dante.Β»
Lucilia lo ascoltΓ² con molta attenzione. Β«Il consiglio migliore che posso darti, tesoro mio, Γ¨ di dar ascolto al tuo istinto. Quello non mente mai, ricordarlo sempre. Se in cuor tuo senti di dover tenere a una certa distanza quell'uomo, allora fallo.Β»
Lui annuì. «Non è per me che sono preoccupato, ma per Dante. Lui dice che suo zio non ha mai voluto essere re, ma a giudicare dalla storia della loro famiglia non è raro che tra parenti ci si divori a vicenda per ottenere la fetta di potere più grande. Suo padre morì per un incidente, almeno così dicono, ma in fin dei conti chi era lì quel giorno per confermare che si trattò sul serio di una tragica fatalità ? C'era soltanto Dante e all'epoca era solo un bambino, oggiogiorno neppure ricorda i dettagli di quella giornata. Ha persino dimenticato molte cose di suo padre.»
La donna sospirΓ². Β«Lui cosa pensa di Remus?Β»
Β«Gli vuole bene, lo considera praticamente un padre, Γ¨ stato cresciuto da lui finchΓ© poi non lo hanno affidato a un Maestro, proprio come poi Γ¨ successo a me. Lo rispetta e lo tiene in gran considerazione, ma... Γ¨ proprio questo a preoccuparmi. L'affetto a volte acceca la ragione.Β»
«Quand'è così, allora tieni gli occhi aperti per entrambi. Essere sposati significa anche guardarsi le spalle a vicenda, Godric, e nel vostro caso tenere gli occhi aperti è un obbligo, specialmente quando e se avrete un figlio. Paradossalmente sarete ancora più in pericolo ed esposti, almeno finché il piccolo non sarà cresciuto e diventato un minimo indipendente. La corte di Elgorad è piena di persone che invidiano la posizione sociale di Dante, persone che farebbero di tutto pur di prendere il suo posto. L'arrivo di un erede al trono sarà il classico campanello d'allarme. Il modo migliore per colpire un sovrano non è solo provare a sbarazzarsi di lui, ma privarlo di una discendenza.»
Godric deglutì. «Non permetterò a nessuno di far del male alla mia famiglia, madre. Terrò d'occhio Remus finché si troverà qui e poi... poi, forse, cercherò di fare in modo che qualcuno lo sorvegli per me.»
L'istinto gli urlava di non fidarsi di quell'uomo. Il segnale vero e proprio era stato proprio lo sguardo che Remus aveva lanciato al re. Nessuno zio avrebbe guardato un nipote a quel modo, se non uno che in realtΓ stava tramando qualcosa.
Β«Vuoi che ne parli a tuo padre?Β» propose Lucilia.
Β«Per il momento no. Voglio cavarmela da soloΒ» replicΓ² Godric, deciso a prender in mano le redini sin da subito. Quante volte, in passato, Dante lo aveva protetto e gli aveva guardato le spalle? Era ora che lui facesse la stessa cosa e che agisse da solo, di sua iniziativa. Chiedere sempre aiuto non sempre era positivo e migliorava le cose. Β«E oggi voglio pensare al mio matrimonio e a godermi la giornataΒ» aggiunse, abbozzando un sorriso.
Sua madre sorrise. Β«Andiamo a prepararci, allora.Β» Non che i matrimoni a Elgorad prevedessero che i rispettivi sposi mostrassero chissΓ quale sfarzo nell'abbigliamento, ma di certo il ragazzo non poteva presentarsi con i capelli scomposti e gli abiti da camera ancora addosso.
Seguì dunque Lucilia nella stanza adiacente e con il suo aiuto, nonché quello dei tre servitori, riuscì a mettersi in fretta la biancheria e infine la semplice tunica plissettata e lunga fino a toccare terra, senza maniche e dotata di fermagli su entrambe le spalle d'oro zecchino che recavano inciso lo stemma araldico della famiglia Reghsar, ovvero un elegante e mansueto cervo rampante inciso in modo minuzioso e ricco di particolari. La toga era stretta in vita da un'alta fibbia dorata solcata da squisiti arabeschi floreali. Per finire, da ambedue le spalle, sul retro, scendeva fino a terra e oltre uno strascico semi-trasparente che pareva scintillare, come se fosse cosparso di polvere di diamanti.
Delle basse calzature simili a sandali chiusi sul fronte e lievemente a punta che si reggevano grazie alle fibbie intrecciate sulla caviglia completavano il tutto.
Per ultimi vennero acconciati i capelli: sulla parte superiore furono raccolti da ambo le parti e poi uniti sul retro per formare una treccia che scendeva sopra il resto della chioma ondulata e lasciata libera sulle spalle. La composizione, in sΓ© per sΓ© semplice, venne poi impreziosita da minuscoli fermagli che non appena vennero sistemati fra le corvine volute davano l'impressione che minuscole e scintillanti perle vi fossero rimaste impigliate. In cima alla treccia, proprio dove essa aveva origine, fu posto un fermaglio che fu Lucilia ad affidare al figlio acquisito. Β«Appartiene alla famiglia di tuo padre da generazioni e lo indossavo anche io quando mi sposaiΒ» gli spiegΓ² mentre sistemava l'ultimo dettaglio decorativo stilizzato per sembrare la dorata corolla di una rosa con tanto di foglie laterali che celavano la chiusura. Β«Dicono porti fortuna a ogni membro della famiglia che lo indossa in un'occasione speciale, perciΓ²... che ne porti tanta anche a te, oggi.Β»
Fece girare su se stesso il giovane e ne passΓ² in rassegna il viso che pur senza orpelli era lo stesso magnifico. L'unico tocco in piΓΉ era stato un sottile strato di polvere dorata sulle palpebre che rendeva i suoi occhi color malva magnetici, difficili da smettere di guardare.
Lucilia gli accarezzΓ² una guancia. Β«Non v'Γ¨ re esistente che non ti sposerebbe in questo preciso istanteΒ» sentenziΓ², un po' orgogliosa. Non era stata lei a partorire Godric, ma era come se lo avesse fatto, provava la stessa fierezza materna ed era egualmente felice per lui. Β«Ormai ci siamoΒ» aggiunse, la voce ora che minacciava di spezzarsi.
Le era mancata la presenza di Godric a Varesya e da quel momento in avanti essa sarebbe stata perpetua. Β«Tuo padre vuole che tu sappia che Γ¨ felice per te. Per lui conta solo la tua serenitΓ , Godric.Β»
Β«Lo soΒ» rispose lui, abbracciandola forte. Β«Digli che porterΓ² onore alla nostra famiglia ogni singolo giorno.Β» Avrebbe mostrato a tutti, allo stesso Nord, che una convivenza con il prossimo, specialmente con gli abitanti dell'Ovest, era possibile e soprattutto lecita.
Lui stava per sposarne il re e questo giΓ era sufficiente a zittire un bel po' di malelingue.
Β«Lo sa giΓ , credimi.Β» Lucilia si separΓ² da lui. Β«Ora sarΓ meglio andare. Quando ho incontrato Dante lui ormai aveva finito di prepararsi, perciΓ² penso sia giunto il momento di recarsi al tempio.Β»
Godric, quando salì in carrozza, venne accompagnato proprio da suo padre, il quale osservava con un velo di sincero stupore le persone esultare festose al loro passaggio.
Β«Che mi prenda un colpo, ragazzoΒ» esalΓ², tornando a guardare il figlio. Β«Che gli fai a questi dell'Ovest, si puΓ² sapere?Β» Gli risultava molto chiaro che Godric fosse giΓ piuttosto amato. Non si poteva dar loro torto, visto che era un ragazzo impossibile da non amare. Forse erano stati la sua spontaneitΓ e il suo innato fascino a conquistare il cuore di un popolo solitamente chiuso e poco amante degli stranieri.
Godric, dal canto suo, aveva condotto una permanenza esemplare al palazzo reale di Elgorad e guadagnato un bel po' di punti a suo favore interagendo anche con il popolo, non solo con gli ospiti che un po' alla volta erano giunti lì per recare omaggio a lui e a Dante. Si poteva dire, dunque, che fosse diventato popolare in senso positivo, specialmente dopo il buon esito della festa di fidanzamento che il giovane, con sua stessa sorpresa, aveva saputo gestire al meglio e senza un solo strafalcione.
Β«Non saprei, papΓ Β» replicΓ² infine, lievemente rosso sulle gote. Β«Mi sono comportato come faccio di solito.Β» D'altronde in tal maniera si era infine conquistato un posto speciale nel cuore del re. La cosa migliore era sempre essere se stessi e lasciare che le persone imparassero ad amarne un'altra per cos'era veramente e non per come appariva.
«Beh, continua pure così, figliolo. Direi che stai andando alla grande» sentenziò Roderick, dandogli un delicato e scherzoso pizzicotto sulla guancia. «Non prenderla a male se te lo dico, ma... mi ricordi un po' tua madre, oggi. Le somigli già in circostanze normali, ma oggi, soprattutto, sei radioso proprio come lo era lei all'epoca, quando ci sposammo.»
Godric sorrise e rimase in silenzio, perchΓ© parlare della defunta madre lo rendeva sempre emotivo e raramente gli consentiva di esprimere a parole quanto lei gli mancasse.
Β«Vorrei che fosse qui, oggiΒ» ammise infine, lo sguardo lucido puntato fuori dal finestrino della carrozza. Β«Ma so che... dovunque sia ora, sicuramente mi starΓ guardando. Forse Γ¨ accanto a me persino ora, anche se non posso vederla.Β» Quel pensiero lo confortava un po'.
Β«Ne sono sicuroΒ» lo rimbeccΓ² Roderick, commosso. Β«Sono meno sicuro, invece, di voler cedere la tua mano simbolicamente e poi fisicamente al tuo futuro maritoΒ» aggiunse poi, scherzoso.
Β«Non dirmi che ce l'hai ancora con Dante!Β»
Β«Non ce l'ho mai avuta con lui e... capisco di aver pensato troppo all'opinione pubblica del Nord o dell'Ovest, anzichΓ© alla felicitΓ tua e sua. Forse avrei dovuto semplicemente concedergli la tua mano tredici anni fa, invece di farvi sprecare tempo comunque prezioso e che non tornerΓ mai. ChissΓ , puΓ² darsi che oggi sarei qui in visita, circondato da almeno cinque o sei nipotini lautamente viziati e in salute.Β»
Godric scoppiΓ² a ridere. Β«Non farti sentire da lui. Dice di volere solamente un figlio, non uno di piΓΉ. Con cinque o sei bambini penso darebbe di matto.Β»
Β«AppuntoΒ» replicΓ² Lord Reghsar, sghignazzando.
«E poi», proseguì Godric, «sta tutto nelle mani della Grande Madre. Sarà lei a decidere se graziarci con un bambino o meno.»
Β«Non temere per quello. La tua devozione verrΓ ben ripagata, Godric, credimi. Le hai sempre mostrato solo e unicamente rispetto, hai una fede incrollabile. In poche parole basti e avanzi a fare da cuscinetto al tuo futuro marito che Γ¨ un inguaribile miscredente.Β»
Β«Non penso lo sia davvero. Ha solo bisogno di un segno, a mio parere.Β»
Β«L'unica cosa di cui abbia bisogno credo sia proprio tu.Β»
Il cuore del ragazzo venne avvolto da un turbine di tante, troppe emozioni, e solo grazie a quella frase.
La cosa peggiore? Erano arrivati e lui stava piangendo come una ragazzina. Non seppe mai come fece a mantenere il controllo su se stesso quando venne aiutato da due ufficiali dalla divisa rosso scuro a scendere dalla carrozza, ma ci riuscì.
Non lo stupiva che molti invitati, sopratutto conoscenti e vecchi amici del re, fossero tutti abbigliati come militari. Prima ancora che un re, Dante era un guerriero e aveva servito Elgorad in guerra come tanti altri avevano fatto, perciΓ² quello, per alcuni, era il matrimonio di un commilitone, non soltanto del sovrano del regno, e presentarsi in divisa era d'obbligo, nonchΓ© segno di rispetto.
Godric riconobbe in uno dei due ufficiali Soren e gli sorrise. Β«Non vi avevo riconosciutoΒ» ammise mentre provava ad asciugarsi il viso senza farsi troppo notare.
Lord Nilgorath si strinse nelle spalle. Β«Oggi un mio vecchio amico si sposa. Mi sembrava il minimo presentarmi alle nozze al meglio.Β»
Β«Ditemi che non sono arrivato in ritardo.Β»
Β«Solo di qualche minuto, ma non vi preoccupate. Γ normale e persino d'uopo ritardare un pochino.Β»
Β«L-Lui come sta?Β»
«Prima di arrivare qui era un fascio di nervi e se l'è presa con me perché, testuali parole, facevo troppo rumore mentre mi sistemavo la giacca della divisa» replicò allusivo Soren, trattenendosi a stento dal ridere. «Mai visto così nervoso.» Squadrò brevemente il ragazzo. «State una favola, comunque.»
Β«GrazieΒ» replicΓ² sincero Godric, un po' imbarazzato. Soren, proprio come Dante, lo aveva aiutato molto ad ambientarsi al meglio e a imbastire una vincente strategia per guadagnarsi il favore del popolo il piΓΉ possibile.
Roderick nel frattempo li aveva raggiunti e aveva preso sottobraccio il figlio.
Godric, allora, con un cenno salutò Lord Nilgorath e assieme al padre salì i gradini del tempio. Probabilmente i petali che scendevano sopra di loro erano frutto di un incantesimo e rendevano l'attimo ancora più suggestivo, quasi un'autentica apoteosi. Lui, però, non stava ascendendo fra gli dèi. Stava solamente andando incontro all'uomo che avrebbe fra non molto sposato. Forse, però, era ancora meglio di una divinizzazione, del ritrovarsi circondati da scintillanti divinità .
E a proposito di dèi...
Oh, cielo...
Godric quasi inciampò nella lunga tunica quando finalmente, da lontano, vide sull'altare, davanti alla statua della dèa, il re che attendeva il suo arrivo.
Si rese conto che Dante, a dire il vero, sembrasse sul serio una divinitΓ scesa dal pantheon per portarlo con sΓ© nella propria divina dimora. Il vago fulgore che sempre era stato proprio della sua pelle sembrava irradiarsi ancora di piΓΉ nell'atmosfera soffusa e mistica del tempio.
A Godric la tunica concedeva un aspetto fanciullesco ed efebico, ma per il sovrano l'effetto complessivo era ben diverso: autoritario, sì, ma anche seducente e maestoso. La tunica era più semplice rispetto a quella del ragazzo, ma con un aspetto grandioso come quello del re non c'era bisogno di chissà quanti orpelli. Portava solamente una fibbia alla vita la cui chiusura era camuffata da una placca sempre dorata che recava inciso il simbolo araldico degli Evergard, un fiore del buio al cui centro v'era un fiammeggiante rubino. I suoi lunghi capelli erano raccolti parzialmente sul retro del capo, mentre per il resto scendevano sulle spalle, eccezion fatta per le due sottili trecce che incorniciavano i lati del viso e, alle estremità , erano ornate e tenute insieme da minuscoli fermagli dorati dalla forma tubolare; la corona, ovviamente, era posta sul suo capo, anch'essa avvolta in una sorta di delicato bagliore.
Gli unici altri abbellimenti consistevano in un paio d'orecchini di scintillante oro zecchino formati da sottili catenelle cui erano appese pietre romboidali e scarlatte.
I gioielli migliori, tuttavia, erano incastonati nel volto e puntati verso di lui, ornati da una velata sfumatura nera che sin dall'antichità , durante riti così solenni, era parte integrante dell'aspetto che durante simili circostanze il re doveva presentare. Nel caso di Dante, metteva però ancora più in risalto i suoi occhi cerulei, concedeva loro un'aria esotica e... beh, li rendeva più magnetici che mai.
Godric si rese conto di tremare come una foglia da capo a piedi. Si sentiva quasi in soggezione, come se una parte di lui, remota e proveniente da millenari anfratti, riconoscesse la natura realmente semi-divina nell'uomo, nel Sire della Morte, anzi, verso il quale stava lentamente avanzando.
La sola cosa che il ragazzo sentiva era il tamburo impazzito che vibrava dentro il suo petto e la dolce e soave musica che accompagnava quelle percussioni che solamente lui poteva sentire. La melodia che ne veniva fuori era galvanizzante, gli dava energia, ma gli faceva salire anche le lacrime agli occhi per via dell'emozione.
Appena furono giunti all'altare, Roderick eseguì l'azione rituale di prendere una mano al figlio e posarla con delicatezza su quella del futuro genero. Terminò il tutto baciando la fronte a Godric, ma quest'ultimo continuava a fissare Dante, ipnotizzato da lui, da quel semplice contatto fra di loro, dal tepore delle sue dita e del suo corpo ora così vicino.
Avvertiva il suo inconfondibile profumo che sapeva di mirra e vagamente dell'aroma delicato e misterioso dei Fiori del Buio.
Se avesse dovuto descrivere in breve quell'uomo, lo avrebbe definito di una bellezza letale.
Β«Pronto?Β» gli sussurrΓ² infine il re.
Godric annuΓ¬. Β«Sì» rispose, quasi senza fiato. Lentamente si sistemarono l'uno di fronte all'altro, di profilo rispetto al sacerdote, tenendosi per entrambe le mani. La cerimonia, dunque, ebbe ufficialmente inizio. Il sacerdote pronunciΓ² il rituale discorso, anzi la formula, nella quale recava onore a ogni singola divinitΓ ; venne dato particolare rilievo a Kyresia, patrona del rito nuziale, del talamo e della famiglia, signora della fertilitΓ e del benestare dei coniugi, e infine al protettore del regno e al capostipite divino degli Evergard, ovvero Rasya, al quale venne chiesto umilmente di avvolgere fra le sue nere e protettrici ali anche Godric, in quanto nuovo membro della famiglia.Β
In seguito le rispettive figure paterne degli sposi, Roderick e Remus, si fecero avanti e consegnarono ai due le proprie spade. Secondo il rito, infatti, ciΓ² avrebbe trasferito la forza e la protezione delle rispettive stirpi e dei genitori alla nuova coppia, nonchΓ© i futuri eredi. Quella forza, invisibile, eppure in un certo senso palpabile e capace di esser avvertita nell'aria, venne unita e cementata quando Godric e Dante incrociarono le lame, le quali vennero attraversate, per un breve e mistico attimo, da una delicata luminescenza bianca che poi parve venir assorbita dai loro corpi. Un ultimo, pulsante e flebile bagliore, proprio dove si trovavano i cuori degli sposi, lasciΓ² intendere che il procedimento fosse andato a buon fine.
Consegnarono nuovamente le armi ai due nobiluomini e fu allora che fecero la loro comparsa, su sollecitazione del sacerdote, i rispettivi anelli nuziali d'argento: galleggiavano a mezz'aria, avvolti in un bagliore rossastro, in mezzo agli sposi.Β
«Ora è giunto il momento di pronunciare i vostri giuramenti» sentenziò infine il sacerdote con solennità . «Vostra maestà , prima voi» aggiunse, rivolgendosi a Dante. Questi, allora, senza farsi notare, fece un bel respiro e prese l'anello con al centro un rarissimo e prezioso diamante rosso. «Con questo anello io ti prendo come mio sposo» iniziò, cercando di suonare come al solito sicuro di sé, ma in parte fallì. A rivelare il suo reale stato d'animo, l'emozione che lo pervadeva, erano le mani che non smettevano di tremare. «La tua gioia sarà la mia; sarò io a prendere sulle spalle la tua sofferenza, se il male mai dovesse bussare alla nostra porta; provvederò ad ogni tua necessità , nulla ti farò mai mancare. Ora e per sempre accetto di condividere con te ogni singolo istante della mia vita. Possa il nostro amore durare mille anni ancora e riecheggiare nell'eternità .» Fece del proprio meglio per non far cadere il ninnolo e piuttosto per farlo scivolare fluidamente sull'anulare del ragazzo. Il bagliore che fino ad allora lo aveva avvolto, dunque, svanì.
Godric intravide sulle guance del re sottili e traslucide scie farsi strada lungo di esse, un po' scurite per via del nero che ornava gli occhi.
Si rese conto che quell'uomo, solitamente restio a mostrare le proprie emozioni in pubblico, stava piangendo.
Al momento, perΓ², non poteva infrangere la sacralitΓ del rito e dunque non potΓ© far altro che allungare quella mano ora ornata dall'anello nuziale e sfiorare con le nocche uno zigomo al marito, il quale gliene fu ovviamente grato.
Dopo alcuni secondi Godric si decise a ripetere il giuramento e a infilare l'anello con il rubino all'anulare di Evergard sulla mano opposta rispetto alla sua. Per Dante la destra, per Godric invece la sinistra, le quali poi si unirono, dando luogo a filamenti di luce scarlatta che serpeggiarono fra di esse, attorno ad esse, finchΓ© non ebbero formato un nodo che alla fine scomparve.
Godric non potΓ© non notare che rispetto al primo matrimonio che aveva fronteggiato, i filamenti si erano rivelati piΓΉ luminosi, quasi abbaglianti, e piΓΉ numerosi, quasi gioiosi mentre si intersecavano e annodavano.
Sia lui che Dante, per un solo istante, ebbero la sensazione che qualcosa simile a una invisibile piuma avesse accarezzato le loro spalle nel medesimo istante e i capelli, invece, attraversati da una gentile e calda brezza venuta dal niente.
A quanto pareva quell'unione era vista più che benevolmente dalla Grande Madre e dagli dèi in generale.
Β«Sono qui con noiΒ» sussurrΓ² il ragazzo al suo fresco marito. Β«Hanno benedetto le nostre nozze!Β»
Il sacerdote sorrise fra sΓ©, lieto che il giovane avesse inteso il silente, ma chiaro, messaggio. Β«Possa il vostro matrimonio essere duraturo, felice e colmo di piccole e grandi vittorieΒ» disse, come se persino lui si fosse in parte commosso. Era piΓΉ raro di quanto si pensasse assistere a segni divini come quello.
I due neppure gli diedero il tempo di finire. Dante avvicinΓ² a sΓ© Godric e lo baciΓ² subito, visto che finalmente, dopo aver dovuto rispettare il rituale della βsettimana di austeritΓ ", ovvero quella durante la quale ogni contatto fra i futuri sposi doveva essere evitato per mostrare agli dΓ¨i che ci si amava davvero, fisicitΓ o meno, poteva tornare ad assaporare le labbra del suo dolce e splendido Godric.
Quest'ultimo ebbe la sensazione di star sciogliendosi come burro fra le braccia del marito, le gambe instabili e molli, il cuore che ormai minacciava di uscirgli dal petto, tanto batteva forte.
Dalla folla di invitati, compresi quelli rimasti fuori, popolani o nobili che fossero, eruppe uno scroscio di applausi, di voci che inneggiavano alla nuova coppia reale.
Il sacerdote, dunque, disse al re che era giunto il momento di incoronare Godric. Fu Lord Nilgorath, che era stato scelto per svariate ragioni per quel compito, ad avvicinarsi mentre recava sulle mani un cuscino di velluto sul quale era posta con cura una corona simile a quella del sovrano. Lo stile floreale era perΓ² diverso: i fiori, infatti, erano rose con i rispettivi boccioli sparsi qui e lΓ in mezzo a tante, sottili foglie appartenenti a quella tipologia di pianta. Le rose, per gli Efialti, simboleggiavano la vita, ma anche la regalitΓ , la forza d'animo e, se bianche, la purezza. Sembrava, dunque, che la corona facesse da contrasto e contrappeso a quella di Dante.
Vita e morte.
Il re prese il prezioso cimelio d'oro e attese che il suo giovane sposo si fosse inginocchiato prima di dire: Β«Con questa corona, oggi, io ti incorono come Principe Consorte di Elgorad. Che tu possa regnare a lungo al mio fianco ed essere, in mia assenza o in caso di una mia prematura scomparsa, la colonna portante di questo dominio e suo degno rappresentante. Che la mia gloria e il mio prestigio siano anche i tuoiΒ». Con delicatezza pose la corona sul capo del ragazzo e poi aiutΓ² quest'ultimo a rialzarsi, facendogli segno di voltarsi verso il popolo che ora era di entrambi.
Godric, piano piano, lo fece e fu accolto di nuovo da un giubilo a dir poco ruggente il cui festoso boato andava aumentando mentre lui e Dante percorrevano la navata del tempio e si dirigevano, mano nella mano e con calma, all'uscita. Di tanto in tanto il novello Principe Consorte salutava la folla e accettava i fiori che gli venivano donati dal popolo che sembrava adorarlo e averlo giΓ preso in grazia.
Appena furono fuori, Dante prese dalle mani del sacerdote un manto di pregiato e scarlatto velluto dalle rifiniture dorate, poi lo posΓ² sulle spalle di Godric. Era l'ultimo atto matrimoniale che significava che sempre gli avrebbe concesso amore, calore, rifugio, aiuto e riparo. Β«Grazie per essere diventato la mia famigliaΒ» gli sussurrΓ², sincero come mai era stato prima di allora.
Godric, fra i singhiozzi, lo afferrΓ² per la tunica, si sporse e lo baciΓ² ancora, incapace di contenere la gioia e la commozione che provava.
Β«Io ringrazio il cielo che tu abbia sfidato il Nord intero per me, solo e soltanto per meΒ» rispose commosso. Β«Ti ho sempre considerato fra le persone piΓΉ coraggiose e imprevedibili che abbia mai conosciuto e neppure stavolta mi hai deluso!» Β
Quando il re entrΓ² negli appartamenti del suo sposo, lo vide in piedi, in mezzo alla stanza, mentre attendeva che un'ancella e un servitore finissero di aiutarlo a togliersi la fibbia e a disfare l'acconciatura. Quando perΓ² arrivΓ² il momento della tunica, Dante disse loro di lasciarli da soli e i due, dunque, con un cenno rispettoso rivolto a entrambi, si congedarono.
Godric capì che la sua richiesta di consumare il matrimonio come di consuetudine sarebbe stata presto rispettata. Vide negli occhi del marito, d'altronde, tanta di quella amorosa brama, che sarebbe stato impossibile un finale diverso da quello che lui sognava.
In silenzio, con il cuore che frenetico gli batteva nella cassa toracica, lo guardΓ² avvicinarsi e fermarsi di fronte a lui.
Β«So che forse mi prenderai a sberle, ma... te la senti veramente di...?Β»
Il ragazzo battΓ© le palpebre e poi, animato da un improvviso connubio di ostinazione e di determinazione, si portΓ² le mani a entrambe le spalle e slacciΓ² all'unisono ambedue i fermagli che reggevano la stoffa. Un secondo piΓΉ tardi la tunica, senza fare rumore, si afflosciΓ² sul tappeto, esponendo il corpo seminudo. Β«Tu che ne dici?Β» chiese di rimando, il tono di voce basso e, senza volerlo, sensuale, provocatorio. Si avvicinΓ², si armΓ² di iniziativa e un po' alla volta privΓ² degli abiti il marito, prendendosi infine del tempo per ammirarne il fisico statuario e ornato, qui e lΓ , di cicatrici e segni lasciati in dono dalle battaglie e dalle rischiose avventure che egli aveva accumulato durante il corso degli anni.
Lo fece sorridere notare come i pettorali e gli addominali del re si contraevano e reagivano al passaggio lento delle sue dita che curiose e avide sfioravano ed esploravano.
Godric, d'altronde, non aveva mai visto nessun altro quasi del tutto privo di abiti da così vicino, fino ad allora, se non nei panni di guaritore. Al lavoro, dopotutto, ci si concentrava sulla malattia e non il paziente in sé per sé.
Decise di osare ancora, galvanizzato dallo sguardo di Evergard intorbidito dalla crescente brama: si avvicinò di più e baciò il torace al marito, proprio dove si trovava il cuore, e un attimo dopo sostituì alle labbra i denti, imprimendovi un gentile e giocoso morso.
Si ritrasse un po' alla volta e senza interrompere il contatto fra i loro occhi spinse pian piano Dante verso il letto, finchΓ© l'uomo, giunto al capolinea, non fu costretto a sedersi sulle coperte.
Sotto il suo sguardo irretito, famelico e che suggeriva quasi che fosse stato colto di sorpresa da tanto spirito di iniziativa, Godric si rese conto di sentirsi... magnifico, potente e con le redini della situazione ben salde nella propria presa.
Per quanto assurdo, era Dante a essere alla sua mercΓ©, sotto il suo controllo, stregato da ogni sua singola mossa.
Gli prese una mano e se la portΓ² sul fianco, proprio sopra la biancheria di batista che consisteva nel classico perizoma indossato in generale dagli uomini in quel secolo, ma ornato all'altezza del basso ventre e ai lati da drappeggi semi-trasparenti impreziositi da tre catenelle dorate da ambo le parti; tintinnavano e scintillavano a ogni movimento mentre il ragazzo, sinuosamente, con voluttuosa lentezza, muoveva il bacino, come se un primordiale e lascivo istinto lo stesse inducendo a eseguire una seducente danza di accoppiamento.
Si morse il labbro inferiore quando il marito lo fece avvicinare di piΓΉ a sΓ© e cominciΓ² a baciare con lentezza il suo torace, scendendo sempre piΓΉ, fino all'inguine.
Godric, pur non sapendo bene che intenzioni egli avesse, visto che non era propriamente un uomo di mondo, saggiamente scelse di affidarsi a lui e alla sua maggiore esperienza.
Gli permise di far scivolare giΓΉ, lungo le gambe, la biancheria, e poi ancora di accostarsi e...
Sussultò e serrò entrambe le mani sulle spalle del re, il quale, intanto, lo stimolava tramite la bocca. Era calda, umida ed esperta; scivolava sulla sua virilità , servendosi anche della lingua, ma mai dei denti. Il giovane ben presto si abituò a tanta delizia, si lasciò andare del tutto e sollevò una gamba, posando il piede sulle coperte, l'altro invece ben piantato sul tappeto in modo da tenerlo in perfetto equilibrio. Trasferì una mano fra i capelli non più acconciati del marito e vi serrò le dita, di tanto in tanto si concesse di cedere all'impulso smodato di spingere un po' con il bacino. La viscosa frizione causava in ogni cellula del suo corpo una frenesia folle, lo stava portando sull'orlo delle lacrime.
Nessuno gli aveva mai detto che andare a letto con qualcuno fosse fino a tal punto bello e ricco di sorprese. Iniziava a capire sul serio Agnar e la sua abitudine di dar spesso retta alle tentazioni e al voler divertirsi. Come si poteva resistere a cose del genere?Β
Dante, perΓ², sul piΓΉ bello si ritrasse, lo fece chinare e lo baciΓ² sulle labbra. Il ragazzo si abbandonΓ² fra le sue braccia e tra le effusioni che seguirono, si ritrovarono infine sulle coperte, il re che sovrastava il suo sposo, il quale, capendo al volo cosa voleva fare prima di passare all'amplesso vero e proprio, sogghignΓ² e divaricΓ² le gambe. Fu lui stesso a guidargli la mano in basso, a incoraggiare prima una falange e poi addirittura un paio di esse a esplorare l'interno del proprio corpo sempre piΓΉ impaziente e scevro di pudore, di ritrosia o tensione.
Si sporse e lo baciΓ², lo fece con lentezza, facendo danzare in perfetta sincronia le loro lingue. Β«L'ho fatto anche ieri sera, mentre facevo il bagno. Non resistevo piΓΉ e quando ho pensato a te non ho potuto farne a menoΒ» rivelΓ² con spiazzante onestΓ . Β«E non Γ¨ stata la prima voltaΒ» aggiunse con un sommesso gemito, inarcando il bacino per facilitare i movimenti della mano del marito, il quale lo ascoltava e si chiedeva se Godric, in fondo in fondo, non fosse sempre stato un mezzo malandrino. Si domandava quante volte, in realtΓ , lui fosse stato al centro di molti dei torbidi scenari creati dalla mente del ragazzo.Β
Β«Sto reggendo il confronto con le tue selvagge fantasie?Β» chiese rauco, spingendo ancora piΓΉ in profonditΓ le falangi del medio e del terzo dito nelle membra del suo sposo. Lo fece finchΓ© non avvenne una sorta di collisione con una parte ben precisa del corpo di Godric, il quale ansimΓ² e per un soffio non gridΓ², per poi venir assalito dal massimo piacere che giunse assieme a spasmi involontari. Β«D-Dante!Β» Stava quasi piangendo, non voleva che si fermasse e cercΓ² di farglielo capire serrandogli le dita sul polso. Il re, allora, lo accontentΓ² e fece di nuovo pressione con le falangi in quel punto. Β«Mi vuoi?Β» gli sussurrΓ² all'orecchio, la voce ancora piΓΉ roca e profonda di prima resa tale dal desiderio.
L'altro annuì.
Β«Dillo chiaramente. Sono cieco e non posso vederti, sai com'Γ¨.Β»
Β«Sei un infameΒ» si lamentΓ² Godric, stringendogli il braccio per fargli appositamente male. Ovviamente non ottenne l'effetto sperato e Dante sghignazzΓ². Β«Piano con le offese. Sono molto permaloso, lo sai.Β»
Β«Mi sto trattenendo, credimi!Β»
Evergard delicatamente fece scivolare fuori le dita e rimase lì, troneggiando sull'altro Efialte. «Allora?»
Godric alla fine cedette: Β«Ti voglio dentro di me. Ti serve altro o ti decidi a fare il tuo dovere? Sono mesi che aspetto, se non ti spiace.Β»
Β«Se la metti in questi termini...!Β» ghignΓ² il re, togliendosi finalmente a sua volta la biancheria. Tornato serio, aggiunse: Β«Se dovesse far male, dimmelo e ci fermiamoΒ».
Non voleva di certo che Godric poi venisse colto da un malessere che sarebbe durato per giorni. Quando il dolore era troppo bisognava interrompere, senza se e senza ma. Nessuno era tenuto a dimostrare alcunchΓ© a nessuno.
«Sta' un po' zitto» lo chetò il ragazzo, divaricando le gambe e accogliendo fra di esse il marito, il quale, lentamente, lo penetrò. Forse grazie anche ai preliminari l'ingresso non risultò poi così fastidioso e difficile. Fu persino fluido e veloce, considerando che era la prima volta per Godric.
Il giovane Efialte spalancΓ² le labbra e premette il capo contro il cuscino, ormai pronto a lasciarsi andare fino in fondo. Capendo che forse in quel modo avrebbe migliorato la situazione, pose sulle spalle del sovrano i polpacci e incrociΓ² le caviglie.
Senza che neppure vi fosse bisogno che glielo dicesse, Dante si chinΓ² e lo baciΓ² sulle labbra, lo fece con dolcezza, per distrarlo mentre si ritraeva e poi avanzava una prima volta, facendosi strada nel suo corpo vergine, plasmandolo e tagliandolo in due, seppur non con violenza. C'era solo amore in ogni singola azione, in ogni bacio, in ogni lenta e ritmata spinta.
A Godric tutto appariva come una sinfonia che un po' alla volta andava crescendo. Prima era stata sommessa e sussurrata, ma piΓΉ proseguiva e piΓΉ si faceva intensa, un coro musicale dove gli strumenti, con ricchezza di sentimento e passione, cantavano una melodia trascinante e meravigliosa, tanto bella da far salire le lacrime agli occhi.
Stava piangendo, in effetti, ma non perchΓ© faceva male. Per quello che lo riguardava era piacevole, inebriante. Piangeva perchΓ© era felice, perchΓ© tutto quello che aveva sognato si stava realizzando davanti a lui senza chiedere in cambio niente, se non di esser vissuto al meglio.
La cosa piΓΉ bella erano i baci che Dante, di tanto in tanto, tornava a posare sulle sue labbra, sul suo viso e le sue spalle, come se lo stesse venerando, non solo amando. Accompagnava tutto questo a dichiarazioni d'amore quasi disperate e sussurrate alle quali Godric rispondeva ogni volta con altrettanta foga.
Quando i movimenti del re si fecero più veloci e profondi, più intensi e dal ritmo serrato, tanto da mozzare il respiro, il ragazzo si aggrappò alle sue spalle, si strinse a lui e lo fece con maggior forza quando la sua prostata venne nuovamente sollecitata e stimolata, strappandolo così alla terra dei mortali per elevarlo a un mondo dove esistevano solamente colori astratti e piacere, nient'altro che viscerali delizia e lascivia.
Nell'attimo in cui sentì il marito lasciarsi andare dentro di lui e ricolmarlo con la propria linfa maschile, riuscì ad avvertire tutto questo con chiarezza, lo sentì spingere ancora e ancora per un semplice impulso dettato dalla natura, per favorire un concepimento che tuttavia non sarebbe avvenuto, almeno non dentro Godric. V'era qualcosa di velatamente animalesco, persino feroce, nel modo in cui il re stringeva a sé il suo sposo, come a voler assicurarsi che restasse lì dove si trovava e non potesse scomparire come una spettrale apparizione.
E quando la marea, dopo la sciabordante esplosione di onde anomale e indomite, finalmente si ritrasse e tornΓ² a essere placida, una tavola schiumante che tagliava in due l'orizzonte, solo allora la presa di entrambi si attenuΓ².
Ansimavano, avevano ancora il fiato corto dopo l'amplesso, ma ciò non impedì loro di scambiarsi l'ennesimo bacio. Fu lento, a tratti nostalgico, in onore di tutto il tempo andato ormai perduto, di tredici anni divorati dall'avanzare inesorabile di giorni, settimane e mesi che, se moltiplicati, formavano una somma che pesava sull'animo di tutti e due.
Tuttavia finalmente avevano vinto quella corsa contro il tempo, lo avevano acciuffato e reso loro schiavo, piegato alla loro volontΓ .
Godric, mentre sembrava totalmente in preda a uno stato di sublime e trasognata beatitudine, come se avesse appena assistito all'epifania di una divinità e non potesse far altro che restare fermo dove si trovava e contemplare ogni cosa con occhi diversi e ricolmi di meraviglia, accarezzò i capelli all'amato marito mentre quest'ultimo si concedeva del tempo per rimanere fra le sue braccia e le sue anche per il semplice motivo che lì, fra le braccia di Godric, era come trovarsi nel posto più sicuro e familiare del mondo, dove non c'era paura né pericolo, nessuna preoccupazione. Riusciva a sentire il suo cuore battere e ne adorava il suono, sapeva che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere e anche oltre pur di preservare quella fiamma nelle tenebre e impedirle di spegnersi ad ogni folata di gelido vento.
La sola cosa che provava, al momento, era una pace che aveva quasi un sapore ultraterreno, introvabile altrove, anche se l'avesse cercata per una vita intera e avesse girato tutti i mondi possibili e immaginabili.
Non avrebbe mai e poi mai potuto sentirsi amato fino a quel punto da altre persone, neppure se avesse errato in eterno e attraverso le epoche. Era magnifico sentirsi amati, sapere di essere cosΓ¬ importanti per qualcuno, di non essere soli.Β
Si sarebbe potuto persino addormentare in grembo a Godric a furia di indulgere in una simile calma.
Β«Fra le lenzuola non scherzi, comunque. Non mi sento piΓΉ le gambeΒ» mormorΓ² il ragazzo, tra il serio e il faceto. Β«E tra non molto ci sarΓ il ricevimento.Β»
Β«Che aspettinoΒ» replicΓ² Dante, sorridendo di sbieco mentre con delicatezza si ritraeva e infine scivolava accanto a lui. Β«Piuttosto... come stai?Β» chiese poi, piΓΉ interessato a sapere se gli avesse fatto male o meno, che al ricevimento.
Godric sorrise fra sΓ© e si rifugiΓ² nell'incavo del braccio del marito, sfiorandogli il torace. Β«Mai stato meglioΒ» replicΓ² sincero. Β«Che dire... sei davvero un mago!Β»
L'altro scoppiò a ridere di gusto. «Non ho mai sentito nulla di così osceno, prima d'ora!»
Β«Colpa tua. Sei una vera fonte d'ispirazione quando si tratta di oscenitΓ .Β»
Β«Povero me, ho creato un mostro.Β»
«... questa sì che era una frase oscena.» Godric si accoccolò meglio nella stretta di Dante. «Rimarrei qui in eterno.» Inutile dire che non si era mai sentito così appagato e al settimo cielo. «Prima di cambiarmi voglio fare un bagno, ma penso che dovrai portarmi in braccio fino alla vasca. Ora come ora non ce la faccio proprio a reggermi in piedi.» Da come lo disse, però, sembrava più propenso ad addormentarsi e così alla fine avvenne. Evergard lo lasciò fare e gli posò un bacio sulla fronte mentre ascoltava il suo placido respiro scandire il tempo.
Quel suono era a tratti ipnotico, rilassante, e finì per contagiarlo e far assopire anche lui.
AllungΓ² una mano e scostΓ² i capelli dal viso di Evergard. Avevano fatto l'amore una seconda volta e un'altra ancora, dopo la fine del ricevimento nuziale ed esser rimasti nuovamente da soli dentro una stanza che imponeva di essere utilizzata per scopi che andavano oltre il semplice dormire.Β
Appena erano entrati Dante a malapena gli aveva dato il tempo di chiudere le porte prima di prenderlo fra le braccia e metterlo giΓΉ solamente quando erano giunti al letto. Sembrava non averne mai abbastanza di lui e Godric non poteva di certo lamentarsi di questo.Β
Era chiaro, comunque, che a un ritmo del genere avrebbero presto allargato la famiglia e a tale possibilitΓ si ritrovΓ² a pensare mentre guardava suo marito, il re del suo cuore, riposare dopo l'ennesima prodezza fra le lenzuola.
Gli era sempre piaciuto osservare Dante quando quest'ultimo era assopito e aveva il volto disteso, dominato da una serenitΓ che raramente si poteva vedere quando invece era sveglio.
Era una cosa che era stato solito fare sin dall'infanzia, ma le cose fra loro erano cambiate e quella era la prima volta che poteva guardarlo in quelle circostanze e sapere che stavano dormendo assieme come una coppia dopo aver consumato ripetutamente attimi di passione e di piacere come tante altre persone unite da comuni sentimenti.
Probabilmente avrebbe dovuto svegliarlo, visto che era mattina, a giudicare dal canto degli uccelli soffuso che risuonava oltre i tendaggi e le finestre chiuse, ma... era cosΓ¬ tenero da addormentato, che non aveva il cuore di strapparlo dalle braccia del sonno.Β
Alcuni sostenevano che un uomo dormiente a volte tendesse a tornare in un certo senso bambino e forse era proprio vero. Era raro vedere una persona adulta e in piena veglia presentare tanta serenitΓ , tanta mancanza di preoccupazioni, tanta pace, ma per un bambino il discorso era differente.
Ripercorse con l'indice la forma dello zigomo del re e poi delle sue labbra appena un po' dischiuse attraverso le quali avvertiva il suo caldo e placido respiro.
Gli riusciva ancora difficile credere che lo avesse appena sposato. Sembrava talmente bello, che lo spingeva a domandarsi se non stesse solamente facendo un lungo e irreale sogno che sarebbe scomparso non appena avesse sbattuto le palpebre e si fosse risvegliato altrove.
Quel pensiero lo terrorizzava fino al punto che non resistΓ© all'impulso di avvicinarsi ancora di piΓΉ, rannicchiarsi contro il torace di Dante e rifugiarsi sotto il suo braccio, approfittando del fatto che stesse dormendo su di un fianco.
Il calore del suo corpo sembrava reale, lo era la sua rassicurante mole a confronto della quale si sentiva quasi minuscolo, un eterno ragazzino.
Tra una effusione e l'altra avevano parlato ancora e Dante lo aveva messo in guardia circa la realtΓ che fino ad allora solamente suo padre, Roderick, gli aveva fatto presente: fra quelle mura, paradossalmente, avrebbe corso una montagna di pericoli, avrebbe dovuto sempre guardarsi bene da ogni singola conoscenza, da ogni amicizia che avrebbe potuto stringere e imparare che fidarsi fosse bene e non farlo fosse ancora meglio.
Gli aveva perΓ² anche detto che non sarebbe stato lasciato da solo, che avrebbero lavorato insieme come una squadra e collaborato. Non importavano le regole e i protocolli, per Dante Godric era un suo pari, aveva i suoi stessi, identici diritti e doveri, la stessa libertΓ .
A tratti lo spaventava realizzare che avrebbe dovuto a sua volta reggere le fila di un intero regno e che l'avvenire di un numero incalcolabile di vite, di anime, sarebbe dipeso anche da lui. Era una responsabilitΓ enorme, a stento concepibile.
Dante aveva paragonato il ruolo di sovrano a quello di un padre che si ritrovava a dover occuparsi e a dover proteggere, ad amministrare, un bel po' di figli, ognuno di essi con idee diverse, gusti differenti, necessitΓ persino agli antipodi e spesso in contrasto le une con le altre. Fare il re era un lavoro a tempo pieno, un compito che si sarebbe esaurito solamente al momento della dipartita o con l'abdicazione, anche se, come poi egli aveva aggiunto, abdicare equivale a comportarsi come quel tipo di genitori che un giorno, senza una vera spiegazione, uscivano di casa e non tornavano mai piΓΉ dai propri figli, li abbandonavano e lasciavano a loro stessi, condannandoli al caos, a dover poi abituarsi a un padre diverso che li avrebbe fatti marciare a un ritmo ben differente. Solo un genitore vigliacco o davvero disperato se ne sarebbe andato di casa, venendo meno ai propri doveri morali, soffocando in maniera deliberata la coscienza.
La metafora, con gran sorpresa di Godric, sembrava calzare a pennello con quello che un sovrano era tenuto a fare ogni singolo giorno che sedeva sul trono e amministrava un regno magari molto vasto e dalle regole complicate.
Quando Godric aveva espresso con sincerità la propria preoccupazione, la paura di non essere all'altezza di una responsabilità come quella, Dante gli aveva sorriso, ammettendo che le cose non erano complesse come potevano sembrare. A spaventare erano le regole, la stessa definizione di re così altisonante e temibile. In sé per sé spesso era sufficiente ascoltare la voce del popolo, più che del senato e della nobiltà . Era il popolo e lo stato in cui esso versava a rivelare se un re stava facendo un lavoro egregio o meno.
Probabilmente solo chi fosse vissuto abbastanza avrebbe visto dove il futuro sarebbe andato a parare.
Forse era meglio lasciare che le cose facessero il loro corso e imparare un po' alla volta a furia di accumulare esperienze e sì, anche errori, fallimenti e strafalcioni.
Francamente, per ora, voglio solo restare qui, fra le sue braccia. Voglio solo assaporare questo momento.
Era sicuro che non avrebbero più potuto godere di così tanta pace, ora che le nozze si erano svolte. Avrebbero avuto un regno da mandare avanti e da gestire, e poi, ancora, se la Grande Madre avesse deciso di graziarli e benedire la loro unione, prepararsi ad accogliere il loro primo bambino.
Paradossalmente molti Efialti erano molto piΓΉ bendisposti al formare una famiglia quando si trattava di attendere semplicemente che un uovo si schiudesse. Nel caso delle coppie formate da un uomo e una donna, le donne spesso e volentieri vedevano come un peso immane e una spiacevole costrizione il dare alla luce un figlio alla maniera degli umani o degli animali. Le rendeva incapaci di fare molte cose. Dante aveva detto che nell'Ovest nessun marito si azzardava mai a dire a una donna di non prender parte, ad esempio, a una guerra e in generale a uno scontro, che fosse anche un semplice duello all'ultimo sangue. Neppure la gravidanza frenava una donna di Elgorad dal prestar fede alla propria fierezza e all'orgoglio incrollabile. PerciΓ², quando invece si veniva graziati con l'arrivo di un figlio che sarebbe nato da un uovo concesso con benevolenza dalla Creatrice di tutti gli Efialti, erano tutti piΓΉ contenti, a cominciare dalle future madri.
Correva voce che la regina Lytha, mentre era stata in attesa del primo e unico figlio che avesse mai dato alla luce, avesse preso parte, su Sverthian, a molte feroci battaglie finché aveva potuto muoversi liberamente e senza l'ingombro del ventre ormai troppo ingrossato. Si poteva però affermare quasi che Dante fosse nato in guerra e che l'unica ninna nanna concessa a lui prima e poco della nascita fossero stati il boato della battaglia, il suono delle spade che stridevano le une contro le altre e le grida dei soldati che venivano massacrati. Le malelingue affermavano che fosse stato proprio tutto questo a farlo poi nascere con una sorta di terribile maledizione insita nel suo essere e a renderlo anche, fra tante altre cose, un guerriero così temuto e feroce, praticamente imbattibile, uno che mai era stato sconfitto o ferito a morte. Era considerato pressoché immortale, impossibile da uccidere, ma ovviamente non era così, come egli stesso aveva chiarito in modo più che esaustivo.
βTutti possono essere uccisi e sconfitti" aveva affermato una volta, molti anni prima, quando Godric, da ragazzino ansioso di eguagliarlo nella bravura e nell'agilitΓ sul campo di battaglia, gli aveva chiesto se fosse vero che fosse una specie di guerriero dai poteri divini, uno che niente e nessuno poteva scalfire.
Dante spesso era stato considerato in molte maniere, ora come un eroe, ora come un reietto e qualcuno dal quale era bene tenersi lontani, ma la verità , pura e semplice, era che fosse un uomo esattamente come tutti gli altri capace di commettere errori e sì, anche di venire sconfitto. Si era sempre rifiutato e aveva sempre mostrato insofferenza quando qualcuno lo aveva definito fra le creature che più si avvicinavano alla perfezione. Non era affatto vero e mai aveva osato ritenersi tale.
PerΓ² sei perfetto per me, pensΓ² Godric, sorridendo di sbieco. E questo mi basta e avanza.
Sperava solo che il tanto atteso erede al trono giungesse presto e senza intoppi, e che ad esso, che Dante lo volesse o meno, potessero seguire almeno altri tre figli.
Godric aveva sempre voluto una famiglia numerosa, una di quelle dove la vita pulsava in modo frenetico e permetteva a ogni singolo membro di dimenticare magari le difficoltΓ e i dolori che incombevano oltre le mura di casa.
Certo, un po' lo preoccupava che avere piΓΉ di un figlio avrebbe potuto realmente causare in seguito lotte intestine per il potere, per il diritto che ognuno di loro avrebbe potuto rivendicare sul trono di Elgorad e l'ereditΓ paterna, ma tutto dipendeva anche dall'educazione che avrebbero ricevuto.
Godric aveva intenzione di crescere dei figli che avrebbero messo al primo posto sempre la famiglia e pensato al benessere comune, non solo il proprio.
Per puro caso, mentre i suoi occhi vagavano per la camera da letto, il suo sguardo si posΓ² sull'orologio che se ne stava appollaiato sul caminetto, simile a un pingue gufo il cui viso consisteva nel quadrante e nelle lancette, mentre il corpo era dotato di organi di metallo che gli davano la vita.
Capendo che sarebbe stato controproducente per il marito tardare agli impegni mattutini, lo scosse piano una spalla e poi si sporse per baciarlo sulle labbra.
Soffocò una risata divertita vedendolo rannicchiarsi beatamente contro il cuscino, senza voler saperne di ridestarsi. A Godric ci vollero diversi altri tentativi, ma alla fine riuscì nell'intento e sorrise al compagno quando questi aprì gli occhi cerulei. «Credo tu debba alzarti» gli disse il ragazzo. «Hai un bel po' di cose da fare e sei stato tu a dirmi di ricordartelo.»
Dante sogghignΓ² e stiracchiΓ² i muscoli intorpiditi, senza tuttavia muoversi piΓΉ del dovuto. Sembrava uno di quei gatti sornioni e pigri che poltrivano tutto il santo giorno davanti al camino acceso, e guai a chi osava disturbare il loro dolce far niente.
Β«Aver tenuto fede ai miei impegni come marito non Γ¨ una scusa sufficiente per evitare quelli come sovrano?Β» chiese beffardo.
Β«Ma quelli non sono veri impegni!Β» lo rimbeccΓ² Godric. Β«Su, avanti, sorgi e splendi.Β»
Evergard si sporse e lo baciΓ². Β«Prima perΓ² voglio godermi ancora un pochino questo prezioso silenzioΒ» mormorΓ² contro le sue labbra, spingendolo poi sul materasso.
Godric cercò di rimanere serio e focalizzato, ma fallì miseramente mentre divertito si dimenava invano nella stretta dell'altro. «Non puoi annichilire la mia buona volontà così!» protestò, cedendo però nel giro di pochi istanti. Ogni singola attenzione che Dante gli stava rivolgendo lo seduceva e convinceva sempre di più a lasciarlo fare e a rimandare a più tardi le faccende di Stato. «Oh, accidenti a te» sospirò mentre esponeva il collo ai baci e ai delicati morsi del marito.
Benché avesse il viso già in fiamme, arrossì maggiormente quando Dante continuò a scendere e gli baciò l'inguine, poi ogni centimetro delle gambe.
Accattivato, immaginando cosa avesse in mente, lo osservò risalire pian piano e afferrargli le cosce con gli avambracci. Proprio com'era successo il giorno prima, sussultò quando il re si prese la briga di dargli piacere usando la bocca, pur non mirando alla virilità , bensì ancora più sotto. Godric sussultò, diviso tra il fermarlo e dirgli che non doveva abbassarsi a tanto, e il restare semplicemente dove si trovava e bearsi di quella nuova esplosione di sensazioni che a parole non avrebbe proprio saputo descrivere.
Alla fine si rilassΓ² e lo lasciΓ² fare, scacciΓ² l'iniziale imbarazzo e ogni frammento di refrattaria pudicizia, aprendosi al piacere e a lui che sembrava sapere molto bene cosa fare e come.
Il ragazzo fu sul punto di perdere del tutto il controllo quando Dante fece scorrere una mano sul suo stomaco e la fermΓ² sul torace, dove stimolΓ² a turno i capezzoli che aveva capito essere fra le zone del corpo di Godric maggiormente sensibili e reattive. Il giovane, infatti, inarcΓ² la schiena e sovrappose le proprie dita a quelle di Evergard per fargli capire che gli piaceva e non voleva che si fermasse.
Quando ormai si trovava a un passo dall'apice, complice anche quella stessa mano che si era infine concentrata sulla virilità di Godric, Dante si ritrasse. L'altro, capendo al volo, più che volentieri lo accolse fra le cosce e subito dopo dentro di sé. Contrariamente alle volte precedenti, il re non si chinò per far sì che potessero stringersi l'uno all'altro, ma rimase inginocchiato sul materasso e con il braccio sorresse ambedue le gambe del suo sposo, dopo avergli intimato di tenerle serrate.
Godric non sapeva se fosse una sua impressione o meno, ma in quel modo lo sentiva affondare ancora piΓΉ in profonditΓ , sfiorare in modo snervante la prostata che, quando sollecitata, sembrava innescare nel suo cervello e nel suo corpo un'ondata di piacere.
Non sapendo a cos'altro reggersi o come, si aggrappΓ² in qualche maniera alla testiera del letto, bisognoso di un supporto che lo aiutasse a tenere il passo con le vigorose e voraci spinte del sovrano. Per quanto provasse a trattenersi, non ce la faceva e molti furono i deliziati e acuti lamenti che eruppero dalle sue labbra.
Prima lo implorava di rallentare e dargli il tempo di assaporare ogni singolo passo di quella lasciva danza, poi perΓ² ritrattava e lo pregava di ripetere questo o quest'altro movimento. Insomma, neppure lui sapeva piΓΉ cosa volesse. Sapeva solo che al momento poco gli importava se avrebbero dovuto pensare a come affrontare il primo giorno di co-reggenza.
«Baciami» ansimò, guardandolo da sotto le lunghe ciglia corvine, oramai in totale abbandono, prigioniero della frenesia. «Ti prego, baciami!» Ne aveva un disperato bisogno, lo voleva vicino, così tanto che i loro cuori avrebbero finito per fondersi in un unico e pulsante organo reso folle dall'estasi.
Dante lo fece: di slancio si chinΓ² su di lui, spingendogli contro il torace una gamba in un modo che sicuramente poi avrebbe presentato un salato conto fatto di dolori ai muscoli a piΓΉ non posso, ma ne valse la pena. Fu meraviglioso per Godric riassaporare ancora una volta quelle labbra e intanto perdere la ragione sotto il giogo di fameliche e avide spinte.
In sincrono raggiunsero l'orgasmo e fu così intenso da imporre a entrambi di fermarsi e restare immobili, in preda ai tremiti e al piacere che dilagava come elettricità in un corpo che era stato appena folgorato da un fulmine.
Non vi furono grida, neppure un lieve gemito. Solo silenzio che in realtΓ parve a tutti e due piΓΉ liberatorio di qualunque altro suono o verso.
Godric non si sentiva più né le gambe né le braccia. Era pervaso da un piacevole e sordo torpore e si sentiva realmente appagato. Chiuse gli occhi quando Dante gli sfiorò e accarezzò il viso, ma li riaprì non appena capì che egli non respirava normalmente, bensì come se...
Β«Qualcosa non va?Β» gli chiese, preoccupato. PerchΓ© piangeva? Era andato tutto magnificamente bene e fino a poco prima lo aveva visto sorridere e scherzare. A cosa erano dovute quelle lacrime improvvise?
Eppure gli bastΓ² osservarlo meglio per capire qual era e sempre sarebbe stato il problema.
Β«Non Γ¨ colpa tua. Non puoi farti il sangue amaro solo perchΓ©...Β»
Β«Lo so. L-Lo so. Adesso mi passa, tranquilloΒ» replicΓ² sbrigativo Dante, scostandosi da lui e alzandosi per recuperare la veste da camera che giaceva sul tappeto. Appena l'ebbe indossata, chiudendola con un nodo sul fianco, aggiunse che se Godric non se la sentiva di camminare ed era magari troppo indolenzito e intorpidito, lo avrebbe aiutato lui a farsi un bagno caldo. Nel frattempo, come aggiunse immediatamente dopo, si sarebbe preparato e vestito per primo.
Godric, dunque, rimase da solo fra le lenzuola sgualcite e ancora imbevute del profumo di mirra del marito, chiedendosi se avesse fatto o detto qualcosa di sbagliato o se avesse ragione Lytha a dire che Dante, certe cose, se le sarebbe portate dentro per sempre, che lo volesse o meno, che il prossimo gliele facesse pesare oppure no. Era diverso da quando una persona era malata e c'era la speranza che potesse guarire. Quella era una condizione perpetua, sarebbe perdurata fino alla fine dei giorni del re e non c'era rimedio, se non amarlo per chi e cosa era e sperare che prima o poi quel peso sarebbe svanito dal suo animo.
Finalmente vide arrivare Lucilia e come lei si fu avvicinata, Godric si sollevΓ² dal bordo della fontana dov'era rimasto fino a quel momento seduto e la abbracciΓ². Β«Scusa se magari avevi altri impegni, ma...Β»
Β«Tranquillo, finchΓ© io e tuo padre rimarremo qui, diciamo che siamo in vacanzaΒ» lo rassicurΓ² la donna. Β«Piuttosto... come ti senti, dopo ieri? Come procedono i tuoi primi giorni come Principe Consorte?Β»
«Stressanti» ammise il ragazzo, stringendosi nelle spalle e ringraziando di aver messo sopra gli abiti, adeguati al suo rango e secondo i costumi della corte, un mantello foderato di calda pelliccia dalle tonalità chiare. Un paio di alamari uniti da una catenella d'argento assicuravano che rimanesse al suo posto e non scivolasse via. «Sembro piacere praticamente a tutti, però... persino la servitù a volte sembra trattarmi come se fossi solo un ragazzino e non un adulto che impartisce un ordine ben preciso. Sul momento paiono ascoltarmi, ma poi scopro che non è così. Tutti fanno quello che Dante ordina loro di fare e nessuno si permette di fare il furbo. Perché per me non vale lo stesso?»
Lucilia esitΓ². Β«Beh... sei ancora molto giovane, questo dobbiamo ammetterlo. Purtroppo si tende a non prendere mai fino in fondo sul serio le persone della tua etΓ . Dante Γ¨ un Efialte ormai adulto ed Γ¨ abituato a impartire ordini e a farsi rispettare. Credo sia stato un bene per lui ricevere un'educazione militare e servire nell'esercito.Β» In effetti spesso il re sembrava un ufficiale impegnato nel mettere in riga a spron battuto i propri sottoposti. Usava un tono di voce fermo e autoritario, ma mai sgarbato e...
Β«Forse... forse ho capito perchΓ©, in parte, nessuno mi dΓ rettaΒ» biascicΓ² Godric. Β«Credo che molti non siano abituati all'accento, alla cadenza e al dialetto del Nord. Dante utilizza termini che spesso mi sfuggono, quando parla ad esempio con il maestro di palazzo.Β»
Lucilia lo guardΓ² stralunata. Β«Che mi venga un colpo, ragazzo mio! Mi sorprende che lui non ti abbia ricordato di imparare almeno le basi del linguaggio che viene usato nell'Ovest!Β»
Β«L-Lo ha fatto, m-ma... d-dopo un po' non ci ho capito piΓΉ niente e mi sono detto che in fin dei conti me la sarei cavata bene lo stessoΒ» ammise il giovane, rosso in volto come una ciliegia matura.
Lady Reghsar alzΓ² gli occhi al cielo. Β«Beh, non mi sorprende neppure, allora, che molti non ti diano retta, visto che neppure sanno cosa gli stai dicendo e hanno troppa paura di contraddirti per farti notare che parli in modo buffo o persino sconclusionato!Β» sentenziΓ², severa e stizzita. Β«Una volta eri piΓΉ diligente!Β»
Godric capì anche il motivo per cui, un paio di giorni prima, il marito a un certo punto gli aveva rifilato un'occhiata torva e severa, quasi come a voler rimproverarlo, in silenzio, per un motivo che tutti e due conoscevano alla perfezione.
Sì, però poteva anche dirmelo subito invece di lasciare che mi scervellassi fino allo sfinimento, pensò contrariato.
Β«Non Γ¨ stata solo colpa miaΒ» borbottΓ², provando a difendersi. Β«Nessuno mi ha mai proposto di venire seguito da qualcuno che potesse aiutarmi a imparare la loro lingua!Β»
«Quando vuoi hai una lingua così lunga che andrebbe arrotolata per fartela rientrare in bocca» lo apostrofò duramente Lucilia. «Beh... come diceva sempre mio padre: restare impalati a guardare un vaso rotto non lo farà di certo tornare intero. Puoi solo andare avanti e rimediare al pasticcio, altrimenti una volta o l'altra qualcuno finirà per capire male e credere che tu gli abbia insultato chissà quale avo, e allora sì che te ne torneresti da tuo marito con un bell'occhio nero.»
Godric riflettΓ©. Β«Forse so a chi chiedere aiuto.Β»
Β«Chiunque sia, lo aspetta un lavoro colossale da eseguire.Β»
Nelle ore successive il Principe Consorte si incontrΓ² con Lord Nilgorath, l'ambasciatore e ormai quasi per lui un amico, per proporgli di insegnargli in fretta almeno le basi della lingua dell'Ovest.
Il ragazzo aveva stabilito che si dessero del tu, perciΓ² Soren, infine, domandΓ²: Β«Non puoi semplicemente chiedere a Dante? Siete sposati e comunque ne va della tua reputazione a corte! Non penso ti direbbe di noΒ».
Β«Sei matto? Ha giΓ capito tutto e chiaramente mi farebbe pesare la cosa. A volte sa essere uno stronzo, perdonami la volgaritΓ , e non Γ¨ tipo da cambiare solo perchΓ© ora abbiamo entrambi la fede al dito, credimi!Β»
Nilgorath sospirΓ². Β«Devi proprio coinvolgermi? Sai come recita un certo detto circa il ficcanasare tra gli affari di una coppia?Β»
Β«Questi sono affari di Stato e poco hanno a che fare con la mia vita matrimoniale.Β»
Β«Lo stesso penso sarebbe piΓΉ logico se...Β»
Β«Se devo essere onesto, Soren, preferirei evitare di dover star a sentire mio marito ripetermi che me lo aveva detto e sciorinarmi una delle sue faraoniche filippiche!Β»
Capendo che c'era ben poco di cui discutere, l'ambasciatore si arrese. Β«Va bene, ti aiuterΓ², ma fidati: non Γ¨ affatto semplice imparare in poco tempo il dialetto dell'Ovest e la cosa piΓΉ antipatica Γ¨ in assoluto la pronuncia.Β»
Β«Ovvero fa sembrare persino una frase educata o dolce come un insulto?Β»
Soren rifilΓ² un'occhiataccia al Principe Consorte. Β«Da dove vieni tu cadenza e pronuncia hanno un'inflessione piΓΉ gentile e musicale, qui invece Γ¨ tutto piΓΉ duro e ben scandito. Basta ascoltare una persona che viene dall'Ovest parlare la lingua del Nord per carpire la differenza.Β»
Godric sbuffΓ² una risata. Β«La prima volta che ho sentito Dante parlare, in effetti, aveva un accento strano e quasi buffo. Per questo non riuscivo a prenderlo sul serio, inizialmente.Β» Col tempo aveva smesso di farci caso e, in parte, la pronuncia di Evergard era grandemente migliorata a furia di risiedere per anni stabilmente nel regno di Vyrenis. Certo, qualche volta gli era capitato di sentirlo imprecare senza perΓ² capire cosa avesse detto. Aveva inteso che non si fosse trattato mai di qualcosa di carino basandosi sull'umore che l'uomo aveva presentato in tali circostanze.
Β«Pensa che Γ¨ fra quelli che sanno parlar meglio il dialetto del Nord. Per noi Γ¨ una gran fatica esprimerci con una cadenza del tutto opposta a quella cui siamo abituati. Da qui deriva l'accento che tu definisci buffo.Β»
Β«Come si dice, ad esempio, βti amo"?Β»
Β«In maniera del tutto differente rispetto a cos'hai detto ora. Voi del nord dite βilyp'has-tei", ma se si vuole far colpo su una persona dell'Ovest, allora, Γ¨ molto meglio usare il locale βishi zdrΓ¦vΓ€r' ti".Β» Nilgorath, nel parlare, scandΓ¬ lentamente l'ultima frase perchΓ© Godric potesse carpire la pronuncia di tutte e tre le parole in essa contenuta. Β«In teoria sarebbe zdrΓ¦vΓ€rd, ma al giorno d'oggi le due parole vengono legate perchΓ© altrimenti il suono che ne uscirebbe sarebbe sgradevole e ci sarebbe anche troppa difficoltΓ a scandire zdrΓ¦vΓ€rd ti, visto che l'ultima runa del verbo e la prima del pronome che lo segue hanno un suono troppo simile e si rischia solo di pronunciare male e con difficoltΓ la frase. Comunque la pronuncia corretta, con tanto di cadenza rigorosamente dell'Ovest, sarebbe questa...Β»
L'ambasciatore ripeté, ma molto più velocemente, tanto che alla fine ciò che Godric udì fu: ishsdrærti. In poche parole qualcosa che semplicemente non poteva esser trascritto in modo letterale e in base al suono, se non da coloro che sapevano dove e come collocare ogni singola runa.
Godric guardΓ² Soren con tanto d'occhi. Β«Eh?Β»
Β«Te lo dicevo che Γ¨ roba astrusa.Β»
Β«Sembra piΓΉ un minacciare qualcuno di prenderlo a ceffoni!Β»
Soren scoppiΓ² a ridere. Β«Solo perchΓ© non l'ho detto con sentimento. Prova a fartelo dire da tuo marito e vedrai se non suona come una dichiarazione d'amoreΒ» replicΓ² mentre entrambi si dirigevano all'enorme biblioteca reale. Non era la prima volta che Godric vi entrava e vi aveva trascorso molto tempo nel mese che aveva preceduto le nozze con Dante. Era forse il suo luogo preferito di tutto il castello, nonchΓ© una sorta di rifugio dove riusciva a pensare e a riflettere.
Presero posto sul lungo e grande tavolo al centro della sala le cui pareti consistevano in immensi scaffali dove probabilmente erano riposte migliaia e migliaia di volumi d'ogni genere ed epoca, sia recente che remota.
Β«Tu conosci meglio questo posto. Per caso hai notato qualche libro che potrebbe fare al caso nostro?Β» chiese Soren.
«Credo di sì. Aspetta.» Godric provò a ricordare e si diresse infine verso uno degli scaffali. Osservò i volumi e appena trovò quelli giusti, con un gesto svolazzante della mano li fece scivolare via dalle rispettive file in cui erano stati riposti e levitare finché non si ritrovarono fra le sue mani. Il ragazzo fece ritorno con ben cinque libri che racchiudevano letteralmente dentro le pagine il peso della cultura. «Già che ci siamo, voglio fare un po' di pratica con la dizione e con la tonalità di voce. Voglio che le persone obbediscano quando impartisco un ordine, non che mi tutti mi guardino come se fossi un adorabile cucciolo che vuole solo giocare al tiro alla fune.»
«Sul serio fanno così?»
Β«Giuro che Γ¨ vero, e mi dΓ un tremendo fastidio.Β»
Β«Vedrai che sapremo rimediareΒ» ribattΓ© Lord Nilgorath con ottimismo. Β«Iniziamo, dunque.Β»
SbuffΓ² sonoramente e speranzoso occhieggiΓ² a sinistra, dove aveva riposto i documenti da esaminare e di tanto in tanto firmare e bollare con la ceralacca. Con enorme sconforto vide che mancava parecchio alla fine del tedioso onere.
Come se ciΓ² non fosse stato giΓ abbastanza, da almeno un paio di settimane non riusciva a far a meno di stare con la testa altrove e di guardare Godric con un velo di sospetto.
Girava voce che lui e Soren ultimamente stessero trascorrendo molto, decisamente troppo tempo assieme, e iniziava a nutrire qualche dubbio, pur sapendo che Godric non era tipo da fare cose del genere alle spalle altrui, specialmente visto che si erano sposati da poco.
Tuttavia il ragazzo tornava tardi ogni sera e spesso diceva di essere troppo stanco per concedergli le attenzioni che erano di solito dovute a qualsiasi marito.
Dante sapeva di avere un terribile difetto, ovvero la gelosia, e in quel frangente non poteva far a meno di provarne almeno un velo.
Se solo non avesse avuto un gran bel daffare con le scartoffie e il dover star dietro a mille altre faccende di Stato...!
I suoi occhi si diressero all'orologio sulla scrivania e vide che le lancette segnavano le undici passate di sera.
Ogni sera viene ad augurarmi la buonanotte sempre piΓΉ tardi.
Β«Ora bastaΒ» mormorΓ² tra sΓ©, spazientito. Rimise nel calamaio la piuma, si alzΓ² e aggirΓ² la scrivania, uscendo infine dai propri appartamenti e percorrendo a passo spedito e determinato i corridoi, deciso a capire cosa diavolo facessero ogni giorno, da mattina a sera, quei due in quella dannata biblioteca.
Quando perΓ² fu davanti alle porte della sala incriminata, esitΓ² a lungo, incerto se entrare o meno.
E se avesse visto qualcosa che non avrebbe gradito?
Entra e basta. Non sapere peggiora solamente tutto.
Un respiro profondo. EntrΓ² e si guardΓ² in giro, scorgendo quasi subito tutti e due accanto al lungo tavolo disseminato di volumi, alcuni ancora aperti.
Sembravano conversare amabilmente e la cosa gli diede sui nervi.
Schiarì rumorosamente la voce e sorrise a tutti e due non appena loro si voltarono e lo guardarono.
Β«Dante! Come mai qui? Dicevi di avere un bel po' da fare!Β» lo apostrofΓ² Godric, sinceramente sorpreso.
Β«Sai com'Γ¨, sono due settimane che a malapena riusciamo a vederci e a stare un po' insieme, perciΓ² mi sembrava giusto e sacrosanto ricordarti che siamo sposati e sarebbe bello avere da parte tua un po' di considerazione in piΓΉ. Vedo, perΓ², che la compagnia non ti manca.Β»
Godric e Soren si fissarono a vicenda, interdetti e confusi.
Β«Ma di che parli?Β» si permise di chiedere Nilgorath, trovando strano l'atteggiamento di quell'uomo che conosceva da una vita e mai si era comportato a quella maniera.
Β«Di che parlo, eh?Β» lo rimbeccΓ² il sovrano, restringendo di poco lo sguardo, come a voler ridurlo in cenere con una semplice occhiata.
Il Principe Consorte, capendo che c'era qualcosa che davvero non andava e avvertendo nell'aria la tipica atmosfera di un madornale errore che si ingigantiva a ogni secondo che passava, si avvicinò al re. «Soren mi sta soltanto insegnando a parlare meglio la lingua dell'Ovest, tutto qui. Gli ho chiesto io di darmi una mano» chiarì, mantenendo un tono di voce tranquillo.
Β«Oh, ora vi chiamate anche per nome! Che carini!Β» commentΓ² Dante, suonando come una crudele caricatura di una ragazzina sovreccitata. Β«Potevi chiedere a me di aiutarti. Non mi sarei tirato indietro, e lo sai, ma fa niente.Β»
Β«Non vorrai dirmi che sei geloso!Β» esclamΓ² Godric, incerto se trovare tutto un filo divertente o dal sapore tragicomico.
«Certo che no!» replicò l'altro, troppo bruscamente per poter esser preso sul serio. «Comunque fate pure e... non mi aspettare neanche, quando andrai a letto. Probabilmente rimarrò sveglio tutta la notte, visto che la stanchezza mi è passata. Sai com'è.» Non aggiunse altro e uscì come una furia dalla biblioteca.
Soren guardΓ² Godric. Β«Scusa se mi permetto, ma... penso tu debba seguirlo e dirgli che ha soltanto frainteso tutto. Parlaci ora o rimuginerΓ su questa storia per mesi, credimi.Β»
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e corse fuori per raggiungere il marito. Lo vide in fondo al corridoio e allora lo seguì finché non gli fu vicino e poté afferrarlo per farlo fermare e voltare. «Oh, ma insomma! Fai quella sceneggiata da primadonna e poi neanche mi dai il tempo per spiegare? Sei una piaga d'uomo, a volte, lasciatelo dire!» si lamentò.
Β«Meno male, allora, che esiste Soren ad alleviare il fardello di stare con una piaga d'uomo!Β»
Β«Ma sei diventato matto? Stai parlando di una persona che conosci da non so neppure quanto tempo! Tu e lui siete amici e adesso sei qui a sospettare che fra me e quell'uomo ci sia chissΓ quale intrigo!Β»
Β«A me sembravate conversare amabilmente, almeno finchΓ© non sono arrivato io!Β»
«Abbiamo solamente stretto amicizia! à normale che i tuoi amici diventino anche i miei! Penso sia così per qualunque altra coppia!»
Β«Questo non spiega perchΓ© hai preferito chiedere a lui di aiutarti, invece di chiederlo a me! Ti ho mai detto di no quando in passato sei venuto a cercare il mio aiuto?Β»
Godric deglutì. «Non l'ho fatto per il motivo che credi, se può consolarti.»
Β«E allora perchΓ©?Β»
Β«All'inizio mi hai consigliato di imparare la lingua che parlati qui nell'Ovest e io... ci ho provato, ma era tutto troppo complicato, ero giΓ abbastanza sotto pressione per il matrimonio in sΓ© per sΓ© e... ho mollato la presa e accantonato la cosa, va bene? Poi perΓ² ho capito che dovevo per forza imparare almeno le basi. Non ti ho detto niente perchΓ© lo vedevo che mi avevi in parte giΓ smascherato e mi scocciava venire da te e ammettere apertamente di esser stato pigro ed essermi poi ritrovato con l'acqua alla gola. Mi scocciava, perciΓ² ho chiesto a Soren di aiutarmi. La prima cosa che gli ho chiesto di insegnarmi a dire nella vostra lingua Γ¨ la stessa che ti ripeto ogni giorno e che vorrei tu ricordassi specialmente quando ti ingelosisci per un nonnulla. Pensavo che dire quella frase per farti capire che finalmente avevo imparato la tua lingua sarebbe stato un pensiero carino e mi sono impegnato da mattina a sera per studiare a fondo. Non era mia intenzione trascurarti, ma si trattava di una cosa importante che mi sarebbe tornata utile in futuro, e questo lo sai.Β» Godric incrociΓ² le braccia. Β«Ci siamo sposati da neppure tre settimane, quindi mi offende molto sapere che tu abbia anche solo potuto dubitare della mia fedeltΓ coniugale e credere che ti avrei tradito, addirittura con un tuo vecchio amico. Non hai motivo per dubitare di me, Dante. Non lo avrai mai e vorrei solo che tu ti fidassi di me quanto io mi fido di te. A te affiderei la mia vita a occhi chiusi e sarebbe bello, un giorno, guardarti e capire che per te vale lo stesso.Β»
Odiava quando faceva in quel modo, quando Dante non lo guardava e si chiudeva palesemente a riccio, troppo orgoglioso per ammettere di aver commesso un errore e troppo malfidato per credere subito alla veritΓ .
Godric, perΓ², non era tipo da lasciar perdere e si spostΓ² verso sinistra perchΓ© potessero guardarsi in faccia. Β«So che non puoi vedere i miei occhi, la sinceritΓ che porto dentro di essi, ma guarda la mia anima e dimmi se scorgi anche il minimo frammento di menzogna o doppiogiochismo. Vedi l'anima di un bugiardo o della persona che ami e ti ama a sua volta, che ama i tuoi pregi e i tuoi difetti? Devi fidarti di me, Dante, o fra noi le cose non funzioneranno, a lungo andare, e io voglio far parte della tua vita per tutta la durata della mia.Β»
Era disposto a passare oltre quella incomprensione e a guardare avanti, ma prima pretendeva delle scuse. Lui era stato sincero e gli aveva spiegato tutto quanto senza celare alcunchΓ©, perciΓ² delle scuse gli erano dovute. Si era impegnato pur di compiacerlo e non voleva esser visto come una persona di cui non ci si poteva fidare, specialmente non dall'uomo che aveva sposato.
Allungò le braccia e prese fra le mani il viso del marito. «Io ti amo, uomo cocciuto. Ficcatelo bene in testa, chiaro? Non pensare sia così facile liberarti di me. Non sai ancora con chi hai davvero a che fare e quanto io sia determinato a renderti felice e anche orgoglioso di me. Non lo immagini neppure lontanamente. Te ne renderai conto solo guardandomi mentre mi guadagno il diritto di stare al tuo fianco, di regnare insieme a te sull'Ovest.»
ProvΓ² a frenarsi dal sorridere, ma fu difficile per lui restar serio mentre vedeva Dante arrossire di colpo e far di tutto per dirigere altrove gli occhi, da persona in fondo timida e incerta qual era realmente. Era per tale ragione che spesso aveva fatto lo spaccone, perchΓ© non aveva difese migliori dell'orgoglio e della corazza che si era costruito attorno al solo scopo di proteggersi dal resto del mondo e dall'incrollabile abitudine di quest'ultimo di non perdonare la fragilitΓ .
Β«ScusaΒ» borbottΓ² Evergard. Β«Credo di aver esagerato, almeno un pochino.Β»
Β«Almeno un pochinoΒ» ripetΓ© Godric, imitandolo per punzecchiarlo a bella posta. Β«Attento a come parli o l'intero Oltrespecchio potrebbe scoprire che in realtΓ sei un tenerone gelosone come pochi!Β»
Β«Ero in buona fede.Β»
«Però un po' mi lusinga che fossi geloso. Solo gli dèi sanno quanto ribollivi dentro quando parlavo di Ravya!»
Β«Ma piantala. Non ribollivo affatto. Mi stava simpatica, anzi.Β»
Β«Certo, e la sera prima del mio matrimonio con lei non andato mai in porto a malapena le hai rivolto la parola.Β» Godric non resistΓ© e gli sprimacciΓ² una guancia per dispetto, pur sapendo che il marito ormai si era arreso quando si trattava di venire amorevolmente strapazzato. Β«Davvero hai ancora un bel po' da fare o preferisci seguirmi a letto?Β» Non negava di voler fargliela pagare per quello strafalcione, seppur con amore. Β«Sappi che se se rifiuterai, potrei offendermi, e quando sono offeso tendo a vendicarmi.Β»
Il ragazzo sogghignΓ² compiaciuto vedendo che aveva sortito l'effetto sperato e prese il marito per mano, sapendo che quella sarebbe stata una notte movimentata.
Durante il periodo estivo le temperature a Elgorad non erano mai così elevate, anzi a malapena potevano esser paragonate a una mite primavera, se confrontate con il caldo invece afoso del Nord.
Per Godric, dunque, era stato magnifico che suo marito, alla fine, avesse scelto di ordinare la costruzione di terme molto simili a quelle presenti nel castello dei Reghsar, in modo che il Principe Consorte potesse usufruirne quando e se desiderava. Di tanto in tanto vi si recavano assieme e a quel punto godersi il tepore dell'acqua diveniva l'ultima cosa importante sulla loro personale lista di attivitΓ ricreative presso le terme.
Al giovane signore di Elgorad piaceva da sempre nuotare e tenersi in esercizio, ma da quando aveva iniziato a regnare accanto a Dante il tempo che poteva dedicare al proprio piacere si era considerevolmente assottigliato. Non poteva tuttavia definirsi uno sposo insoddisfatto, visto che nel privato andava tutto a gonfie vele e veniva pressochΓ© coccolato sempre e comunque dal marito.
Lytha, scherzosamente, sosteneva che il genero, di quel passo, sarebbe diventato con l'andare del tempo viziato, ma era ovvio che fosse felice che tutto stesse andando per il meglio. Così tanto che forse, fra qualche settimana o persino qualche giorno, avrebbero finalmente annunciato la nascita del primo erede di Elgorad. Grazie alle capacità di guaritore che possedeva, Godric aveva potuto conoscere in anticipo il sesso del nascituro: maschio, per la gioia dell'intero regno e l'orrore di tutti coloro che sicuramente si erano augurati di veder venire al mondo una femmina o addirittura nessun bambino.
Poteva giurare di non aver mai visto Dante così preso da qualcosa come lo era dall'arrivo sempre più vicino e insorgente del piccolo. Quando, su sollecitazione del sacerdote, lo stesso che li aveva sposati, si erano recati al tempio della Grande Madre, ad attenderli avevano trovato una sacerdotessa attraverso la quale la dèa era solita offrire responsi e non solo. La donna aveva dunque spiegato loro che fra un anno esatto, dodici mesi, sarebbero diventati genitori per la prima volta.
Erano tornati a casa con un uovo da custodire e da tenere al sicuro, nonchΓ© ben celato fino alla nascita del bimbo. Molta era stata la loro paura che qualcuno avrebbe potuto farsi venire orribili idee su come non permettere mai al piccolo di nascere.
Ogni giorno Godric e il marito avevano parlato al figlioletto custodito da un nero guscio che con l'andare dei mesi si era fatto sempre piΓΉ sottile, morbido e fragile, anche se all'inizio aveva dato l'impressione di esser fatto di solida pietra o di osso.
Poco ma sicuro, il principino sarebbe nato circondato da amore e vicinanza, desiderato e a lungo atteso.
In quanto a Remus, fino ad allora se ne era stato buono e non aveva dato preoccupazioni di alcuna sorta. Questo Godric lo sapeva perchΓ© aveva infine ingaggiato una spia alla corte del principe in questione perchΓ© le mosse di questi fossero sempre tenute sotto stretta sorveglianza.
Andava tutto così bene che a volte non poteva non chiedersi se non fosse strano e sintomo di qualcosa che presto lo avrebbe fatto orribilmente ricredere.
Gli riusciva difficile credere che due anni fossero trascorsi in totale pace. I rapporti fra Nord e Ovest erano migliorati grandemente, tanto che quello fra Dante e Ivan veniva definito un duumvirato, vista l'alleanza ormai cementata fra loro e i regni che governavano.
Godric doveva ammettere di aver sviluppato, un po' alla volta, molto gradimento per la vita letteralmente da re che conduceva, ma non aveva mai indugiato in vizi o altro, mantenendo sempre una condotta esemplare a corte e nel privato.
La sua parte preferita della settimana era quella in cui si svolgeva la seduta al senato, specie quando capitava che Dante dovesse rimettere al loro posto quelle vecchie salme conservatrici che pensavano solamente al benessere dell'aristocrazia, anzichΓ© quello del popolo. Poteva non sembrare, ma quell'uomo, quando si trattava di parlare chiaro e ricamare abilmente un'orazione coi fiocchi, sapeva stupire e lasciare di stucco. Conosceva il peso delle parole e il vantaggio che si poteva trarre da esse quando venivano pronunciate con arguzia.
Il loro matrimonio, poi, lo aveva reso popolare e in qualche maniera piΓΉ gradito agli occhi del volgo. In effetti non si era mai visto un re di Elgorad convolare a nozze con una persona del Nord e nonostante l'iniziale rischio di attirare addosso a sΓ© l'odio della gente, alla fine tale unione aveva sortito un effetto sorprendente e molto positivo.
Quando ormai era sul punto di uscire da una delle tre enormi vasche e risalire i gradini, si bloccΓ² scorgendo proprio il sovrano entrare nella sala e andargli incontro. Sorrise fra sΓ© e lo osservΓ² recuperare da una dormeuse di velluto la lunga veste da camera bianca e dalle maniche a campana che lui aveva tolto per entrare in acqua. Ormai non lo faceva sentire a disagio rimanere nudo e attese con pazienza che il marito lo aiutasse a indossare di nuovo l'indumento. La stoffa, setosa e leggera, finΓ¬ per bagnarsi e appiccicarsi alla pelle del giovane Principe Consorte, ma non aveva importanza. Poi, tornato nei propri appartamenti, si sarebbe fatto un bel bagno caldo.Β
Β«Credevo saresti tornato domani dal viaggio a Varesya per incontrare re IvanΒ» disse, dopo essersi sporto e averlo baciato per salutarlo a dovere.
Dante si strinse nelle spalle. Β«Alla fine sono riuscito a tornare prima del previstoΒ» replicΓ². Β«Ivan ti manda i suoi saluti, comunque. Probabilmente verrΓ a farci visita a breve.Β»
Β«Gli hai detto qualcosa di...?Β»
Β«Certo che no. Mi fido di lui, ma non fino a questo punto. SaprΓ del bambino nello stesso momento in cui gli altri verranno a saperlo. Mi sono perΓ² preso la libertΓ di farlo presente ai tuoi. Tuo padre non la smetteva di abbracciarmi e di piangere, credimi!Β»
Godric sorrise di sbieco, andΓ² a sedersi sulla dormeuse, si sporse verso il basso tavolino di marmo sul quale v'erano un calice e una caraffa e si versΓ² del vino. Β«Sicuramente verranno a trovarci molto presto anche loroΒ» sentenziΓ² con affetto, sorseggiando la bevanda. Β«Non abbiamo ancora deciso che nome mettere al piccolo.Β» Si distese e accavallΓ² le gambe. Poco gli importava di sembrare, al momento, una persona leziosa e indolente. Voleva godersi un po' di pace prima di tornare ai suoi soliti compiti, fra i quali il tenere sotto stretto controllo ogni singola cosa all'interno di quelle mura.
Dante si avvicinΓ². Β«Beh, visto che sicuramente il merito per il suo arrivo Γ¨ piΓΉ tuo che mio, considerando la tua sconfinata fede nella Creatrice, direi che spetta a te l'onore di scegliere il nome.Β»
Β«Dante Evergard, sono mesi che discutiamo senza sosta sul nome e sono mesi che tu, prontamente, storci il naso a ogni mia proposta.Β»
Β«Stavolta non storcerΓ² il naso, croce sul cuore.Β»
«Mhm.» Godric rifletté per un po' in silenzio. «Che ne dici di... Silas? Mio padre mi raccontò, una volta, che all'inizio, quando nacqui, volevano chiamarmi così, ma poi preferirono chiamarmi con il nome che ho tuttora. A me non dispiace e suona bene per un futuro re.» V'era anche dell'uva bianca sul vassoio e posta in un piccolo piatto d'argento, proprio vicino alla caraffa. Se ne prese un acino, spingendoselo fra le labbra con voluttuosa lentezza.
Β«Silas, eh? βColui che abita nei boschi"Β» riflettΓ© il sovrano. Β«In effetti suona bene, te lo concedo.Β»
«Silas Theodore Evergard» precisò Godric con un certo orgoglio. In fin dei conti quel bambino era stato letteralmente un dono degli dèi, quindi era quasi d'obbligo dargli un secondo nome come quello. «Secondo me è perfetto.»
Β«E sia, allora.Β»
Dopo un po' si diressero insieme fin dentro gli appartamenti del Principe Consorte. Β«Non penso mi abituerΓ² mai alle temperature da queste partiΒ» disse Godric, fra il serio e il faceto. Per un po' rimase davanti al caminetto che pretendeva rimanesse acceso anche in estate, visto che a Elgorad faceva sempre freddo, per quanto lo riguardava. Β«Non sarebbe male se qualcuno provasse a riscaldarmi in maniera piacevole e molto piΓΉ creativa, comunqueΒ» aggiunse allusivo.
Dante sghignazzΓ². Β«Se stai provando ad avere un'autentica nidiata di figli, dillo e mi arrendo in partenza.Β» Diamine, rischiavano grosso ogni singola volta che giacevano assieme, specialmente durante le quattro settimane distribuite lungo le stagioni che erano sacre alla Grande Madre e, dunque, ancora piΓΉ proficue quando si voleva allargare la famiglia ottenendo il suo favore e la sua attenzione. Β«Ah, peste, chi se ne fregaΒ» disse poi, scacciando la faccenda. Fece segno al proprio sposo di avvicinarsi. Β«Su, vieni qui.Β»
Godric sogghignΓ² vittorioso e si tolse di dosso la sopraveste. Pochi passi e fu a cavalcioni del marito per baciarlo con trasporto. Β«Cerca di capirmi, amore mio: sono settimane e settimane che manchi da casa e il mio letto si Γ¨ raffreddato piΓΉ del dovuto. Non ti ho sposato mica per farti andare in giro impunemente e lasciarmi qui a morire di freddo ogni notte!Β»
Il re scoppiΓ² a ridere di gusto. Β«Praticamente sono uno scaldaletto! Grazie tante, dico sul serio!Β»
Β«Sei un idiotaΒ» commentΓ² l'altro, divertito quanto lui.
«Senti chi parla» lo rimbeccò Dante, sporgendosi per baciarlo. Godric, intanto, con una certa fretta gli spalancò la casacca nello stile di Varesya, poi gli fece sfilare la camicia; dovette litigare un po' con l'allacciatura dei pantaloni, ma appena riuscì a superare quell'ultimo ostacolo non trascorsero che pochi attimi prima che i loro corpi si ritrovarono uniti, grazie soprattutto alla spinta che il re diede con il bacino per andare incontro al compagno.
Ancora si stupiva, certe volte, dell'energia irriducibile che Godric mostrava di possedere quando si parlava delle gioie del talamo nuziale. V'erano occasioni in cui lo facevano ovunque e piΓΉ di tre volte al giorno. Tuttavia non poteva di certo lamentarsi.
Godric gli forzΓ² le braccia sul materasso mentre si muoveva sopra di lui con snervante lentezza e lo faceva affondare sempre piΓΉ dentro di sΓ© ad ogni movimento. Β«Non osare mai piΓΉ dire che non so cavalcareΒ» disse scherzoso. Β«A me sembra di cavarmela egregiamente.Β»
Β«Io credo tu abbia bisogno di un altro po' di pratica.Β» Il re non ne potΓ© piΓΉ, infine, di quella specie di tortura, perciΓ² decise di prendere nuovamente il controllo della situazione: lo scostΓ² da sΓ© e lo fece voltare prima di spingersi dentro di lui con decisione. Β«Se solo non fossi consapevole che siamo EfialtiΒ», ansimΓ², Β«mi sarei convinto da tempo che in realtΓ tu sia un animale in perenne calore.Β»
Godric sorrise fra gli ansiti e i gemiti. Β«Come se una cosa del genere ti sarebbe potuta dispiacere, vero?Β»
L'altro si accostΓ² di piΓΉ, cingendogli le mani attorno allo stomaco e al basso ventre. Si sporse e gli sussurrΓ² all'orecchio: Β«Non mi sto lamentando, infattiΒ». Gli morse il lobo dell'orecchio mentre lo possedeva con spinte sempre piΓΉ voraci e veloci. Β«Ti amo da impazzire, lo sai?Β»
Il ragazzo non replicò, non a parole, e riuscì invece a voltarsi quanto bastava a incontrare le labbra del marito. «Mio re, così mi fate arrossire» lo stuzzicò, deliziato dal piacere che gli veniva donato anche dalle dita del sovrano che stimolavano la sua virilità .
Non ci volle molto a entrambi per raggiungere l'apice e, infine, giacere sfiniti fra le lenzuola disfatte. Dante sorrise fra sΓ© mentre si tergeva la fronte sudata. Β«Certe volte mi viene da chiedermi se in realtΓ non sia morto e questo non fosse altro che un angolo dell'aldilΓ dove ci viene consentito di vivere i sogni ad occhi aperti che ristagnano nella nostra mente.Β»
Godric, impigrito com'era dopo aver fatto l'amore così energicamente, non si mosse di un solo centimetro e rimase accasciato sopra il marito, beatamente ospitato fra le sue braccia. «Lo pensi anche quando ci capita di bisticciare?»
Β«Lo penso sempre, in realtΓ .Β»
«Io sono convinto che sia tutto vero, invece. E penso che qualcuno fosse lì, accanto a te, quando hai deciso di farti avanti e di dire la verità davanti a tutti, due anni fa. Qualcuno ti diede la forza di parlare, Dante, e questo nessuno riuscirà a togliermelo dalla testa. Era semplicemente destino che accadesse, poco importa cosa ti disse il Senz'occhi. Hai fatto la scelta giusta, ne sono convinto.» Godric tacque per alcuni secondi. «Lo sa... a volte... a volte io, invece, penso a come reagirei se dovesse accaderti qualcosa di irreparabile, qualcosa che ti sottrarrebbe a me per sempre. E ogni volta che ci rifletto, conosco sempre la risposta: mi lascerei morire di dolore o mi ucciderei per raggiungerti e poter stare di nuovo insieme a te. Non sopravviverei da solo, non ne avrei la forza o la volontà .» Sollevò la testa e lo guardò scostandogli i lunghi capelli dalla fronte e dal viso per poi fermare la mano su di una sua guancia. «Se mi portassero via te, sarebbe come portarmi via il cuore dal petto, Dante. Che io sappia nessuno sopravvive senza un cuore che batte.»
Dante non potΓ© non provare un velo d'angoscia. Β«Tu che fai questi discorsi tragici? Devo preoccuparmi, per caso?Β»
Β«Voglio solo che tu capisca quanto sei importante per me. Ho rischiato di perdere la sola occasione che avessi per stare insieme a te e sapere che potrebbe accadere qualcosa e che potrei perderti senza poter far niente per evitarlo... Γ¨ straziante per me.Β»
Β«Oh, andiamo!Β» Dante gli accarezzΓ² la schiena per rassicurarlo. Β«Che vuoi che succeda a un briccone come me?Β»
Β«Forse proprio perchΓ© sei un briccone ho paura che possa accaderti qualche disgrazia.Β»
Β«Va bene, va bene. Visto che la mettiamo in questi termini, ecco come ti rispondo: se dovessi venire a mancare prima del tempo, avresti l'ordine tassativo da parte di tuo marito, nonchΓ© il tuo re, di andare avanti, di rialzarti dalla polvere e riprovare a essere felice, trovare una ragione valida per proseguire con il tuo cammino anche senza di me. E poi... diamine, abbandoneresti Silas? Per non parlare degli altri dieci probabili figli che sforneremo ancora, di questo passo? Sarebbe troppo egoista da parte tua, nient'affatto nel tuo stile.Β»
Β«PiΓΉ facile a dirsi che a farsi. Magari tu saresti capace di reagire, ma io... io non sono forte come te, Dante. Non lo sono e mi basta poco per andare in pezzi.Β»
Β«I pezzi si riaggiustano, Godric.Β»
Β«Salvo se sono talmente minuscoli da somigliare alla cenere.Β»
Β«Stiamo parlando di vite e cuori infranti o di vasellame?Β»
Godric sbuffò e gli diede una schicchera sulla fronte. «So di sembrarti melodrammatico, ma ti assicuro che le cose stanno così. Mi rassicura sapere però che tu saresti in grado di assorbire il colpo meglio di quanto potrei fare io.»
Evergard sorrise amaramente. Β«E chi te lo dice che io non mi ammazzerei se ti vedessi morire? Non ci saresti tu a impedirmi di usare la spada per porre fine alle mie sofferenze.Β»
Β«Preghi bene e razzoli male, allora.Β»
Β«Io so di essere debole, Godric, ma so anche che tu sei piΓΉ forte di quanto tu stesso creda. Ti sei adeguato a uno stile di vita completamente diverso da quello che conducevi prima e lo hai fatto nel giro di due anni scarsi. Non immagineresti neppure lontanamente quanto ci sia voluto a me per abituarmi a vestiti pregiati e a gente che fa tutto quanto al mio posto. Ci sono ancora giorni in cui mi sento una bestia selvatica chiusa in una gabbia, non mi abituerΓ² mai fino in fondo alla cattivitΓ . Figurati se un giorno dovessi fronteggiarla da solo, senza piΓΉ te al mio fianco. Uno dei motivi per cui ti amo da impazzire, Godric, Γ¨ il modo genuino in cui sei capace di contagiare chiunque con la tua speranza e la tua abitudine di trovare sempre un lato positivo nelle situazioni. Ho piΓΉ bisogno di te di quanto tu ne abbia di me, credimi. Tu sai adeguarti, ma tutti sanno cosa accade a un animale selvatico in cattivitΓ che non ha piΓΉ validi motivi per nutrirsi e stringere i denti.Β»
Una bestia imprigionata e priva di grinta, di voglia di vivere, si spegneva un po' alla volta e non c'era verso di farla tornare sui suoi passi, di farla rialzare.
Β«Ho atteso fin troppo a lungo una persona come te per poter anche solo concepire l'idea di vederti un giorno sparire sotto i miei occhi. Non reggerei affatto a un simile colpo.Β»
Godric si sentì male udendolo parlare a quel modo e scorgendo in quegli occhi azzurri solo e unicamente sincerità , spiazzante onestà .
Β«Accidenti a me e a quando non me ne sto un po' zittoΒ» si lamentΓ², abbandonando la fronte sul torace del marito. Β«Non parliamone piΓΉ. Scusa se ho tirato in ballo la questione!Β»
Β«Nah, ogni tanto va bene parlare di cose serieΒ» lo tranquillizzΓ² Dante, come al solito stemperando tutto con una buona dose di scherzositΓ . Β«Qui sei l'unico con il quale possa fare discorsi del genere senza che venga accusato di essermi rammollito. Visto? Sei indispensabile.Β»
Β«Ma che rammollito!Β» mugolΓ² Godric. Β«Sei un tesoro, invece.Β»
Β«Oi! Ora vedi di non far arrossire proprio me. Ho una reputazione da difendere!Β»
Β«Sta' zitto.Β»
Per un po' rimasero dunque in silenzio, finchΓ© non si convinsero ad alzarsi, farsi un bagno insieme, rivestirsi e infine recarsi nella stanza adiacente che era stata riconvertita su misura per il bambino in arrivo.
Godric voleva avere Silas il piΓΉ vicino possibile in modo da poter accudirlo di persona e raggiungerlo facilmente. Non gli andava di affidarlo solo e unicamente alla balia, voleva instaurare con il suo primo figlio un legame solido.
Com'era consuetudine fare in casi come quello, l'uovo era stato adagiato in una culla perfettamente circolare e spaziosa dal soffice materasso pieno di piume ed era attorniato da una spirale di morbida e calda stoffa simile alla lana. Il freddo era nemico giurato delle uova di qualsiasi specie animale e lo stesso valeva per le uova di Efialte. Specialmente per quest'ultime, anzi. Un minimo sbalzo termico metteva in serio pericolo il corretto sviluppo del feto e se per disgrazia fosse rimasto troppo a lungo privo di calore il piccolo sarebbe finito per morire.
Era quindi importante assicurarsi che fosse sempre circondato dal calore, nonchΓ© dalla presenza dei genitori.
Godric posΓ² le mani sull'alta sponda finemente traforata della culla, poi si sporse e accarezzΓ² con delicatezza il guscio. Β«Credo che nascerΓ prima del previsto.Β» L'uovo al tatto ormai appariva molle e quella era la fase piΓΉ delicata, quella in cui era tassativo non spostarlo da dove si trovava e attendere con pazienza la nascita del piccolo.
Dante sospirΓ², sentendosi inquieto dopo le parole del compagno. Β«Non credo che fino ad allora riuscirΓ² a dormireΒ» ammise.
«Anche io ho paura che decida di uscire da lì proprio quando noi non ci siamo o non possiamo esser qui per aiutarlo.»
Il re esitΓ². Β«Che succede se quando inizierΓ a parlare chiamerΓ uno di noi due βmamma"?Β» chiese infine, stupidamente.
Godric rise di cuore. Β«Ma come ti viene in mente?Β» gemette, scosso dalle risate. Rideva tanto da essere sull'orlo delle lacrime.
Β«Oh, andiamo! Sono serio!Β» protestΓ² Dante, imbronciato.
Β«Onestamente non mi importa granchΓ© di come potrebbe chiamare uno di noi o menoΒ» replicΓ² sincero Godric. Β«Crescendo alla fine capirebbe da solo e rettificherebbe, tutto qui. Succede a molte coppie come le nostre e nessuno vi ha dato piΓΉ di tanto peso. Mamma o papΓ in sΓ© per sΓ© sono solamente parole. Siamo le persone che lo amano e che lo proteggeranno sempre e per sempre, e questo Γ¨ sufficiente.Β»
Si zittirono immediatamente appena uno di loro notΓ² qualcosa.
Β«O sono diventato orbo o si Γ¨ appena mossoΒ» commentΓ² ansioso Godric.
Β«Oh, porca puttanaΒ» esalΓ² Dante. Β«E ora che facciamo?!Β»
Β«Senti, non iniziare ad andare in rotta di collisione con il tuo cervello o non ci si salva piΓΉ!Β»
Β«Sei tu che stai starnazzando come una gallina isterica!Β»
Β«Se io sono una gallina, allora tu sei un anatrone spennato!Β»
Β«Ehi!Β»
Β«Hai iniziato tu!Β»
«Insomma, fa' qualcosa!» Evergard spinse in avanti il compagno, quasi temesse che l'uovo sarebbe di lì a poco scoppiato.
Godric era incredulo. Β«Non tremi davanti alla battaglia o alla morte, ma vai in panne per un uovo che sta per schiudersi? E saresti l'uomo piΓΉ coraggioso di Elgorad?Β»
Β«Ah, sta' zitto!Β»
Β«Ma come osi? Non dirmi di stare zitto!Β»
Entrambi si chetarono e fissarono con tanto d'occhi l'uovo, udendo un suono sospetto e in un certo senso umido. La superficie nera e irregolare del guscio si tese e poi, un po' alla volta, si ruppe, anzi quasi si strappΓ², e dallo squarcio emerse un piccolo braccio dalla mano semi-chiusa e ricoperta di liquido rossastro e viscoso.
Dante si rese conto che forse di lì a poco sarebbe svenuto per l'ansia. Si avvicinò quatto quatto e sporse il collo per vedere meglio. «Ma che fa? Non esce?»
Β«Oh, insomma! Dagli il tempo per recuperare le forze! Sta facendo uno sforzo enorme, sai?Β» gli berciΓ² dietro Godric. Β«Fatti in lΓ , uomo inutile!Β» Lo fece spostare e si sporse. Β«Non dovrei farlo, ma... un aiutino puΓ² fargli comunque comodo.Β» AccostΓ² le mani e con gli indici di entrambe provΓ² ad allargare lo squarcio nel guscio. Β«Ha bisogno di respirare o potrebbe anche soffocare lΓ dentro.Β» Non ci vedeva bene per via delle lacrime che gli affollavano la vista. Β«Forza, piccolo, ce la puoi fare.Β» Un Efialte doveva sapersela cavare sin dalla nascita, che essa originasse dall'uscire da un uovo o dal grembo materno. Era importante perchΓ© in tal modo avrebbe subito sviluppato un solido istinto di sopravvivenza che lo avrebbe poi accompagnato per il resto della vita e reso piΓΉ forte, piΓΉ resistente alla pressione fisica e psicologica. Non era una sciocchezza, per farla breve.
Il piccolo dovette alla fine spingere con le gambe e con i piedi, perché il guscio finì per aprirsi in due completamente e rivelò una minuta e fragile creatura sporca di fluido rossastro e mezzo intontita. Respirava velocemente e giaceva sulla schiena, ma era vivo. Silas era vivo e si stava semplicemente riposando e adeguando al nuovo ambiente che lo circondava. Nel frattempo, di tanto in tanto, emetteva flebili versi infantili mentre si copriva gli occhi con i pugni chiusi. Dopo un po', dal niente, si stranì e iniziò a vagire con foga. Doveva sentirsi molto spaesato e smarrito, complice anche l'atmosfera ben diversa da quella angusta e protettiva dell'uovo in cui era rimasto per un anno intero.
Godric si decise a fare qualcosa e lo prese delicatamente in braccio. «Eccoti qui, finalmente» gli disse con dolcezza. «Shh, va tutto bene.» Piangeva e sorrideva al tempo stesso e non riusciva a fermarsi mentre cercava di ripulire la testolina e il viso del bambino. «à bellissimo!» singhiozzò. «Il bambino più bello che abbia mai visto!»
Si frenΓ² appena in tempo, appena un istante prima di cedere all'impulso di invitare il marito ad avvicinarsi per ammirare anche lui la piccola meraviglia giunta ad allietarli.
In fin dei conti, come constatΓ² subito dopo, non v'era bisogno di sollevare la questione. Era evidente che Dante giΓ avesse riflettuto in merito ad essa, lo si capiva dallo sguardo un po' velato d'amarezza che campeggiava nei suoi occhi. Eppure questo non lo frenΓ² dall'avvicinarsi e dall'osservare la semplice e minuscola sagoma bianca che il suo sposo reggeva fra le braccia.
Β«Lo Γ¨ anche da dove mi trovo ioΒ» sentenziΓ², un po' per far sentire meglio Godric e non sottrargli il buon umore, un po' perchΓ© in fin dei conti era ben altro a contare nella vita, non solo l'aspetto esteriore. Β«Lo tengo io. Tu prepara i Fiori, intantoΒ» gli disse, riferendosi ai Fiori Piangenti che venivano usati per sfamare i neonati, quando non si aveva a portata di mano del latte materno. Riuscirono a passarsi il piccolo senza disturbarlo piΓΉ del dovuto e il Principe Consorte si concesse qualche secondo per imprimere nella memoria la dolce e tenera immagine del marito che stringeva a sΓ© il loro primogenito.Β
Il re, dunque, sollevΓ² lo sguardo e disse al compagno: Β«Mentre aspetto che tu ritorni, penso che cercherΓ² di dare una ripulita a questo scricciolo. Mandami qui la balia, giusto per sicurezza. Non vorrei che... insomma...Β»
Aveva paura di far annegare il bambino o di sbagliare qualcosa. Quella piccola e fragile creatura racchiudeva in sΓ© tutte le sue piΓΉ tenere e dolci speranze nei confronti del futuro. Silas era suo figlio, il dono piΓΉ prezioso che fino ad allora avesse ottenuto dalla vita e non voleva di certo esser lui a nuocergli solo perchΓ© era incapace di vedere il mondo come lo vedevano tutti gli altri.
Godric gli si avvicinò e gli strinse con gentilezza un braccio. «Non dire così. Sei perfettamente in grado di prenderti cura di lui senza l'aiuto della balia, Dante. à tuo figlio, nostro figlio, e quando si tratta di un figlio l'istinto non si sbaglia mai, è quello a guidarci sempre.» Si sporse e gli baciò una guancia. «Ho fiducia in te e manderò la balia solo perché serve qualcuno che prepari l'acqua per pulire Silas. Il resto dovrai farlo da solo, almeno finché non sarò tornato. Ora non siamo una coppia reale, Dante. Siamo solamente genitori e se anche sbagliamo, sbagliamo con amore e lo facciamo insieme. D'accordo?»
Il sovrano non si era mai sentito così fragile e incerto, spaventato all'idea di fare qualcosa di errato, ma Godric, ancora una volta, seppe smuoverlo dal pantano e restituirgli un po' di sano spirito di iniziativa e combattività . «D'accordo.»
Β«E ora che si fa?Β» chiese Godric a voce bassa e a tratti divertita, accennando al piccolo Silas che si era assopito comodamente sopra il suo torace, rannicchiato su se stesso come un ghiro in letargo.
Era tarda sera e tutti e due quel giorno avevano messo in pausa qualsiasi impegno per adattarsi alla presenza del bambino nella loro vita quotidiana.
Tra qualche giorno Lytha sarebbe arrivata a Elgorad per conoscere il tanto desiderato nipotino e non appena anche Lord Reghsar avesse ricevuto la splendida notizia, sicuramente anche lui e la moglie si sarebbero precipitati fin laggiΓΉ, forse in tempo per la presentazione al popolo dell'erede al trono.
Suonava pazzesco che una creatura così piccola e indifesa un giorno avrebbe dovuto portare sulle spalle un fardello come quello della corona, ma quello era il destino di Silas.
Dante si sedΓ© sul letto e osservΓ² il figlioletto con un sorriso sghembo. Β«Beh, si Γ¨ giΓ ambientato, poco ma sicuro.Β» I suoi occhi cerulei scintillavano come zaffiri e mai si era vista tanta tenerezza nel suo sguardo. Lingue velenose lo avrebbero definito a dir poco rincitrullito, ma quale genitore rimaneva impassibile di fronte al primo figlio, a una novitΓ del genere che avrebbe portato molti, molti cambiamenti e tante responsabilitΓ ?
Godric accarezzò piano la testolina a Silas e notò che di tanto in tanto il bambino muoveva tramite lievi scatti le minuscole mani o le gambe. «Dicono che quando fanno così... insomma, sognino.»
«Allora credo proprio stia dormendo della grossa» commentò Dante. «Ti tocca restare così, temo.»
Β«Beh, al massimo per stasera potrΓ dormire con noi.Β»
Β«Non penso sia una buona idea. Rischieremmo di schiacciarlo, no?Β»
Β«Non me la sento di lasciarlo da solo nella sua stanza.Β»
Β«Oh, andiamo, starΓ benissimo!Β»
Godric esitΓ², poi si convinse e stringendo a sΓ© il bimbo si alzΓ² un po' alla volta dal letto e raggiunse la stanza adiacente. Un po' gli fece male al cuore allentare la presa delle mani di Silas dai propri abiti, ma in fin dei conti farlo dormire nel letto sarebbe stato davvero troppo rischioso.
Appena lo ebbe posto con delicatezza nella culla, si aspettΓ² che da un momento all'altro Silas avrebbe riaperto i rotondi occhi color malva e iniziato a protestare piangendo a squarciagola, ma ciΓ² per fortuna non avvenne e lui, dunque, tornΓ² nella propria stanza, pur lasciando socchiuse le porte che separavano le due camere.
Β«Tu resti a dormire qui da me?Β» chiese, sedendosi di fianco al marito.
Β«C'Γ¨ bisogno di domandarlo?Β»
Β«Perfetto, allora.Β» Ric si sporse e lo baciΓ² sulle labbra lentamente; nel frattempo sciolse il nodo che teneva uniti i lembi della parte superiori degli scuri abiti da notte, esponendo il suo nudo torace che prese a sfiorare mentre oscillava sopra il suo inguine per stuzzicarlo.
Il re ghignΓ² tra sΓ©. Β«Sicuro di poter tenere la bocca sigillata ed evitare di svegliare il marmocchio?Β» Senza offesa, ma Godric, quando facevano sesso, gemeva e si lamentava come un gatto in calore. La cosa difficile era farlo star zitto.
«Ah, è così?» Pur sapendo bene che il marito non avrebbe gradito, Godric con decisione si scostò. «Allora meglio che me ne resti buono buono e vada a dormire.» Si alzò per spegnere quasi tutte le candele dei candelieri presenti nella camera, lasciandone accesa solo qualcuna qui e là , visto che non gli era mai piaciuto rimanere completamente al buio.
Tornato a letto sgusciΓ² sotto le lenzuola e si accoccolΓ² su un fianco, dando le spalle a Dante che lo fissava con aria stizzita e oltraggiata.
Β«Sul serio?Β» protestΓ², incrociando le braccia. Β«Come osi lasciare me a secco?!Β»
Β«Non alzare la voce o sveglierai SilasΒ» replicΓ² tranquillo Godric, il quale dentro se la stava ridendo e pure di gusto. Β«Su, Γ¨ tardi. Dormi anche tu.Β»
Β«C-Cosa... ma...Β»
Β«Buonanotte, amore mio.Β»
Evergard sbattΓ© le palpebre, poi, arresosi, si coricΓ² a sua volta, dando le spalle anche lui a Godric. Β«Buonanotte un cazzoΒ» borbottΓ², pur sapendo che amava Godric anche quando gli tirava tiri mancini come quello per il semplice gusto di farlo e la consapevolezza che poi la rivalsa sarebbe stata comunque piacevole.
Per questa ragione, dopo un po', si voltΓ² e attirΓ² a sΓ© l'altro Efialte, abbracciandolo da dietro. Godric, che era ancora sveglio, sorrise e strinse delicatamente il polso al marito. Un βti amo" dolce e silenzioso che valeva piΓΉ di mille parole o mille torride effusioni.Β
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