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Questa AU per me Γ¨ davvero speciale e adoro scriverla, specie per approfondire certi aspetti della vita degli Efialti e capire quante cose potrebbero esser andate diversamente se...Β
Insomma, sono in uno stato di costante hype, per farla breve, e mi ha persino restituito la voglia di fare qualcosa con Photoshop. Ad avermi dato non pochi grattacapi nello svolgimento della grafica Γ¨ stato Dante, specie per via dei suoi occhi azzurri e dunque chiari, decisamente piΓΉ chiari rispetto a quelli del suo splendido prestavolto. Comunque ho capito perchΓ© la natura non ha concesso a Ben gli occhi chiari: sarebbe stato letale per tutti quanti, cioΓ¨ lo guardi e muori per la figaggine πΒ π€£
Godric invece Γ¨ stato piΓΉ facile e gradevole da riprodurre, salvo per la tunica che non riuscivo a trovare, santa pupazza >.> E non fatemi iniziare neppure con le corone di entrambi. Per ritagliarle alla perfezione penso di averci messo tre ore buone π
Comunque i manip sono in contrasto fra di loro: la grafica di Godric Γ¨ piΓΉ luminosa, praticamente scintilla come Edward Cullen (LOL), Dante invece si trova nella stessa ambientazione, ma in un'atmosfera notturna e dal flebile bagliore. Non so se l'ho reso abbastanza evidente, ma rispetto alla prima grafica questa Γ¨ piΓΉ sfumata e soffusa, quasi fosse un'allucinazione e questo per evidenziare il leggero bagliore proprio dell'incarnato di DadΓ .
Ad ogni modo, stavolta so di aver fatto un buon lavoro e mi complimento con me stessa per la perseveranza *pat pat*
Bene, dopo ciΓ² vi lascio alla lettura! π
ππ²π¬π³π¬ π°π±π¦π©π’ π‘π¦ π³π¦π±π
Non era del tutto chiaro se nella dimora dei Reghsar a regnare maggiormente fossero l'ansia, la trepidazione e l'orgoglio in vista del matrimonio del figlio piΓΉ grande del duca con il re dell'Ovest o, invece, a farla da padroni fossero il timore e il dubbio nei confronti di ciΓ² che il futuro avrebbe riservato non solo alla famiglia intera, ma anche ai rapporti giΓ abbastanza delicati fra Vyrenys, il regno del Nord, ed Elgorad.
A volte Godric aveva la vaga sensazione che suo padre fosse in minima parte adirato con lui o comunque scontento della scelta che lui aveva compiuto. Lucilia, la sua matrigna, invece sembrava decisa ad appoggiarlo anche se per assurdo avesse infine stabilito di voler annullare le nozze e rimanere con loro. Era una donna che decisamente scardinava il luogo comune della matrigna perfida con i figliastri provenienti da un precedente matrimonio a volte finito in tragedia. Con Godric era stata affettuosa e genuina sin da subito e lui aveva ricambiato l'affetto senza alcun problema. Pareva quasi il figlio prediletto di Lucilia, in realtΓ .
Ad ogni modo, ormai mancava poco alla partenza di Godric per l'Ovest, la quale sarebbe avvenuta l'indomani mattina. Per la precisione il matrimonio si sarebbe tenuto dopo altri due mesi, ma vista la lontananza della destinazione era normale che Godric avrebbe dovuto fare uno sforzo e separarsi con largo anticipo dai genitori e dai fratelli minori.
BenchΓ© avesse mantenuto una fitta corrispondenza con il suo futuro consorte, avrebbe tanto voluto che Dante fosse rimasto lΓ¬ con lui fino al giorno fatidico, solo per averlo dalla propria parte e non sentirsi, in un certo qual modo, come quello che avrebbe avuto fra le proprie mani, molto presto, la sorte di ben due regni ai quali sarebbe bastato molto poco β una parola sbagliata o carente di chiarezza, uno sguardo rivolto nella maniera errata o non troppo convincente, il popolo che avrebbe anche potuto non accettarlo mai come consorte del re e rivoltarsi contro Dante fino al punto da pretendere la sua morte β per trovare la giusta scusa per dare inizio all'ennesimo conflitto su larga scala capace di distruggere ogni cosa.
Come suo padre, poco dopo la partenza di Evergard, gli aveva detto: laggiΓΉ non sarebbe stato semplicemente lo sposo del Sire della Morte, la persona da egli amata, ma anche il massimo ed esemplare rappresentante degli Uomini del Nord, il suo ambasciatore in una terra straniera e, come tale, il primo e piΓΉ influente responsabile della rovina o della buona sorte della propria gente. Era assai probabile, dunque, che per il primo anno di permanenza a Elgorad sarebbe stato posto a una sorta di silenzioso scrutinio da parte della corte, del volgo, degli aristocratici e dei parenti del re, soprattutto la regina madre. Godric conosceva Lytha, l'aveva incontrata diverse volte, ma mai prima di sposarne l'unico e adorato figlio, e si chiedeva se lei per tale ragione lo avrebbe trattato in maniera differente. Visto, perΓ², che prima di tornare sui propri passi aveva fatto una buona impressione sulla madre di Ravya, sperava che sarebbe accaduto anche con Lytha. Ci teneva ad andare d'accordo con lei e a poter magari esser un giorno considerato dalla regina madre una sorta di secondo figlio, altrettanto degno di affetto quanto lo era attualmente Dante. Quest'ultimo, fra il serio e il faceto, aveva detto che la sola cosa che a quel punto della vita Lytha desiderasse fosse di diventare una buona volta nonna e avere un nipote da viziare e coccolare.
Godric sperava che ciΓ² sarebbe avvenuto molto presto. Sarebbe risultato di certo un punto in piΓΉ a suo favore presso il popolo di Elgorad che, vedendo finalmente arrivare il tanto sospirato erede al trono, non avrebbe avuto piΓΉ nessun dubbio circa quell'unione fra Nord e Ovest.
Peccato che lui, finchΓ© non Γ¨ dovuto tornare a casa, non abbia voluto neppure sfiorarmi in quel senso, e ci ho provato fino alla fine.
Non ricordava che Dante avesse mai detto di no a certe cose, era famoso per essere un noto seduttore, eppure con lui si comportava in maniera diversa.
Ha detto di amarmi, ma se non mi desiderasse abbastanza dal punto di vista fisico?
Non sempre amore e carnalità viaggiavano sulla medesima carrozza, era risaputo, eppure ciò non era possibile. L'ultima volta, infatti, era almeno riuscito a mettersi cavalcioni sul suo futuro consorte ed era apparso piuttosto evidente che quell'uomo lo desiderasse completamente e sotto ogni aspetto, ma poi lo aveva spinto via, non bruscamente, ma comunque con decisione. Il giovane conte non negava di essersi sentito in minima parte umiliato e rifiutato. Aveva iniziato a ricolmarsi la mente di elucubrazioni, pensieri e ipotesi d'ogni genere, a convincersi di non essere abbastanza dotato di esperienza da poter tenere il passo con un uomo d'età più avanzata della sua, un Efialte che aveva appena raggiunto la piena maturità . Se anche non avesse saputo gli anni che aveva Dante, si sarebbe comunque reso conto di quanti potessero essere per via della resistenza che il suo corpo opponeva persino al tentativo di rifilargli un pugno sul bicipite. L'ultima volta che lo aveva fatto, Godric si era poi stretto le nocche con la mano opposta per una buona decina di minuti, visto che si era solo procurato da sé un gran male. Le sue ossa, i tessuti, i muscoli e così via, infatti, non erano del tutto maturati e tendevano a essere ancora piuttosto suscettibili ad agenti esterni, alle aggressioni e alle lacerazioni. Un Efialte dal fisico completamente sviluppato e al massimo o quasi della capacità di opporre resistenza alle offese fisiche che gli venivano arrecate, poteva essere visto come un albero sì giovane, ma dalla spessa corteccia e con forti, nodosi rami, seppur ancora privo di tutte le foglie e dei frutti e fiori; un Efialte dell'età di Godric, invece, era più simile a una pianticella verdeggiante che di strada da fare ne aveva ancora molta e finiva per essere oscurata dall'ombra dell'altro albero.
βNon voglio rischiare di farti male" aveva infine ammesso Dante, dopo aver subito da parte sua una specie di terzo grado a dir poco petulante, e quella frase pareva quasi significare, in modo implicito, che probabilmente si sarebbe tirato indietro persino durante la loro prima notte di nozze, quando era costume e usanza inaugurare il talamo nuziale e rendere fino in fondo valido il rito svoltosi al mattino. Non era importante per via di un qualche passaggio di un membro della coppia da uno stato all'altro, ad esempio la perdita della verginitΓ , ma si trattava, invece, di rendere in un certo senso omaggio alle divinitΓ , specialmente quelle che patrocinavano le novelle coppie sposate e i consorti in generale. Un'altra motivazione era che in tale maniera il legame spirituale ed economico fra i due sposi sarebbe diventato completo con quell'ultimo tassello, ovvero l'unione carnale, romantica β se si era fortunati a sposare una persona che si amava β e fautrice di maggiore e futura complicitΓ , di rispetto e vicinanza.
Se poi si parlava di persone appartenenti a una famiglia reale, la situazione si complicava e il cerchio rituale andava assolutamente chiuso e sigillato e... una delle paure maggiori di Godric era che anche a Elgorad potesse vigere la stessa usanza presente presso il Nord, ovvero che quando un re si sposava, poi dovesse consumare la prima notte di nozze in presenza del sacerdote che aveva celebrato il rito e di altre persone, fra le quali persino alcuni membri della famiglia in modo che tutti loro sapessero che il matrimonio era ormai stato validato e di esser stati diretti testimoni di essi. Questo era dovuto perchΓ© in passato uno dei re di Vyrenis aveva rischiato di venire spodestato perchΓ© si era sparsa in giro la pericolosa voce che non avesse portato a termine lo sposalizio come di consueto dopo aver preso in moglie una principessa dell'Est, faccenda che avrebbe persino potuto portare all'inasprimento dei rapporti fra i due regni. Alla fine, comunque, era saltata fuori la veritΓ , nonchΓ© la tresca della donna con il fratello minore del sovrano che aveva a lungo aspirato a diventare re e a spodestare il congiunto. Tutto era finito bene, a parte per il principe che era stato fatto sbattere nelle segrete del castello e infine cacciato per sempre dalla corte di Vyrenis.
Tale vicenda bastava e avanzava per capire quanto fosse importante che certe tradizioni venissero rispettate, dolore o meno. E se qualcuno, membro della servitΓΉ o di grado piΓΉ alto, si fosse accorto e reso infine conto che il rito non era stato ancora concluso e deciso di sfruttare la cosa a proprio vantaggio per inasprire i rapporti fra Nord e Ovest?
Dante non era un re amato, era ancora considerato giovane e persino inesperto sotto alcuni punti di vista, uno che doveva metter in mostra parecchie altre qualitΓ in proprio possesso prima di esser ritenuto un re decente e all'altezza di un regno come Elgorad. Bastava poco per far traballare il trono sul quale sedeva e far decadere la sua autoritΓ in bilico.
Non mi importa se potrebbe fare male. Mi importa di vederlo vivere ancora a lungo e di sapere la sua posizione a corte piΓΉ che sicura e priva di falle.
Certo, sperava davvero che a Elgorad non avessero la pessima usanza di invitare il sacerdote e i parenti ad assistere a un momento delicato, intimo e personale. Godric non ne sapeva niente della sfera sessuale, non aveva mai avuto rapporti carnali con nessuno perchΓ© aveva prima voluto aspettare di incontrare la persona giusta e addirittura di sposarla, ma era sicuro che non sarebbe stato granchΓ© bello per lui giacere con Dante e avere nel frattempo un autentico pubblico.
Era giΓ caratterialmente una persona abbastanza riservata e incline all'imbarazzarsi per un nonnulla, perciΓ² non aveva bisogno di altre scuse valide per ficcarsi sotto le coperte e rifiutarsi spontaneamente di dare anche un semplice bacio al suo fresco marito finchΓ© fosse rimasta anche una sola persona nella loro camera da letto.
Β«Godric?Β»
Fu trascinato di nuovo nel presente dalla voce di Lucilia. Smise finalmente di torturare con una posata la propria cena che consisteva in una quaglia arrostita e disossata che giaceva supina su un letto di verdure stagionali.
Si guardΓ² attorno e incrociΓ² gli sguardi di Agnar, il fratello, fra di loro il piΓΉ giovane, e Ingrid, nata per prima dalle seconde nozze di Roderick. Avevano rispettivamente trentatrΓ© e quarantun anni. Ingrid, tra l'altro, li aveva da poco compiuti e forse presto avrebbe ricevuto una proposta di fidanzamento da parte di un giovane barone di Varesya. Agnar invece sembrava poco propenso al voler sistemarsi e assai piΓΉ incline a voler divertirsi ancora per molto tempo prima di decidere cosa fare, ragion per cui diveniva insofferente ogni qual volta Godric cercava di spronarlo un pochino e di ripetergli che un giorno o l'altro avrebbe dovuto per forza mettere la testa a posto, se non voleva finire male.
Almeno loro avevano continuato a trattarlo esattamente come sempre avevano fatto, ovvero come il loro fratello maggiore che a volte li bacchettava perchΓ© pretendeva che si impegnassero sempre e comunque nelle varie attivitΓ svolte, ma che voleva loro anche un gran bene. Si erano conosciuti meglio relativamente tardi, visto che lui era rimasto a lungo lontano da casa e poi aveva deciso non molto tempo dopo di studiare per diventare guaritore, ma avevano comunque un rapporto molto stretto.
Godric ripose la posata e trattenne un lungo sospiro. Β«Uhm... n-non ho molta fame, a dire la veritΓ Β» ammise, schiarendosi subito dopo la voce.
Ingrid gli sorrise. «Andrà tutto bene, non devi preoccuparti così» lo rassicurò.
Roderick si versΓ² del vino in gola. Β«Devi sforzarti di mangiare, Godric. Domani mattina partirai per l'Ovest e sarΓ un viaggio molto lungo, dovrai essere in forze. FinchΓ© non giungerai a Elgorad non avrai altri pasti accurati come questo, fidati. E comunque... la via per il regno del tuo futuro consorte Γ¨ lastricata da possibili pericoli. Abbassare la guardia solo perchΓ© ieri Γ¨ arrivata un'intera scorta inviata dal re per consentirti di viaggiare in tutta sicurezza non Γ¨ saggio.Β»
Β«Non credo che Dante non abbia considerato tutto questo, papΓ .Β»
Β«Cionondimeno resta un viaggio pericoloso. Viaggio che, tra l'altro, subirΓ una piccola battuta d'arresto non appena avrai superato i confini dell'Ovest.Β»
Godric si accigliΓ². Β«Che vuoi dire?Β»
Β«Non te l'hanno detto? Non ti sarΓ consentito proseguire finchΓ© avrai ancora addosso degli abiti stranieri e per niente in linea con la tradizione di Elgorad. Verrai fatto spogliare e poi aiutato a indossare qualcosa che sia all'altezza del tuo futuro status sociale come sposo del re. Per curiositΓ ho domandato qualche dettaglio in piΓΉ all'ambasciatore di Elgorad che viaggerΓ assieme a te per illustrarti come vanno le cose laggiΓΉ e quali saranno i tuoi principali compiti e lui afferma che sua maestΓ ha espressamente commissionato solamente per te degli abiti di splendida fattura e... beh, non solo quelli.Β»
Godric tornΓ² a chinare la testa per celare il violento rossore sulle guance e la voglia di lanciare qualcosa ad Agnar che, in modo scherzoso, aveva commentato tutto quanto con un sonoro fischio di ammirazione. Β«Sta' zitto o ti strozzoΒ» biascicΓ² il giovane conte.
Β«Non ho detto niente, in realtΓ Β» lo stuzzicΓ² Agnar, sorridendo sotto i baffi.
Roderick schiarì la voce per fargli intendere di dover stare zitto, poi proseguì: «Corre voce che il re dell'Ovest abbia chiamato alla propria corte il migliore compositore del regno e questo non molto dopo aver portato a termine con successo la riforma politica che ha decretato la libertà per tutti quanti di sposare o frequentare coloro che preferiscono. Il senato era convinto che una simile riforma non sarebbe stata ben vista, ma sono rimasti di sasso quando il popolo ha accolto la notizia e la decisione del sovrano con un boato di puro giubilo e di chiara approvazione. La sua popolarità è aumentata vertiginosamente, specie quando, in seguito all'approvazione del decreto, Dante ha infine annunciato pubblicamente che si sarebbe sposato. Pare che la gente sia in realtà curiosa di vedere a cosa porterà il matrimonio fra il re dell'Ovest e un giovane conte del Nord. Va altresì sottolineato che lui abbia sapientemente scelto di intessere le tue lodi e far presente al popolo i lati migliori del tuo carattere e della tua personalità . Queste nozze si prospettano come le più attese dell'anno e fra le più sfarzose che si siano viste negli ultimi dieci anni.»
Godric non sapeva cosa dire e il cuore che gli rimbombava freneticamente nelle orecchie non gli consentiva di ragionare o rispondere in maniera adeguata a quanto detto da suo padre.
Tutto questo solo per me?
Roderick sospirΓ². Β«Ho invano cercato di giustificare la proposta di matrimonio come una mossa piΓΉ politica che dettata dal cuore, ma a fronte di tutto ciΓ² sono costretto ad ammettere che quell'uomo ti ama veramente. Si sta impegnando perchΓ© quel giorno sia fra i piΓΉ belli di tutta la tua vita. Sarai tu al centro dei festeggiamenti, non lui, il che Γ¨ qualcosa che non si Γ¨ mai visto fare a nessun altro re della sua millenaria stirpe.Β»
Ingrid sospirò, trasognata. «Com'è romantico!» disse sincera. «E per giunta è un così bell'uomo! Sono quasi gelosa, fratellone! Sei sicuro che non abbia dei fratelli?»
Godric non resistΓ© e scoppiΓ² a ridere di cuore. Β«Non che io sappia, temoΒ» replicΓ² divertito. Β«E poi sei giΓ fidanzata! Se ti sentisse Alfric non credo che lui prenderebbe bene le tue parole!Β»
Β«Non verrΓ a saperlo, se nessuno glielo dirΓ .Β»
Β«ProvvederΓ² a farlo in men che non si dica.Β»
Β«Provaci, Agnar, e ti spenno come un'oca!Β»
Lucilia schiarì la voce. «Basta beccarvi, voi due» li riprese con pacatezza. «Ad ogni modo, Godric, tua sorella ha ragione: andrà tutto bene, specialmente se consideriamo le premesse citate da tuo padre. La corte di Elgorad è molto diversa da quella di Vyrenis, ma questo non vuol necessariamente dire che sia qualcosa di negativo. Ti ambienterai, devi solo concederti del tempo.»
Alla fine Godric chiese: Β«Quindi la prima notte di nozze si svolgerΓ in modo diverso rispetto alle consuetudini di Vyrenis?Β»
Β«Che vuoi dire?Β» incalzΓ² Roderick.
Lucilia sghignazzΓ². Β«Tuo figlio vuole sapere se dovrΓ giacere con suo marito davanti a un pubblico o meno, io credo.Β»
Il duca quasi si strozzΓ² con il vino che stava bevendo. Β«Possiamo non parlare di questo?Β» gracchiΓ², trovandosi a disagio. Β«Comunque no, Godric. Non dovrai fare niente di simile.Β»
Agnar, vedendo che il fratello, malgrado quella rassicurazione, sembrava ancora molto in ansia, sorrise sotto i baffi mentre sbocconcellava dell'uva dai bianchi e pallidi acini e il peduncolo nero. Il sapore era speziato e molto dolce. Β«Ah, non starci troppo a pensare e non ti preoccupare. Non Γ¨ male come sembra, credimi. Basta rilassarsi e farsi trasportare dal momento.Β»
Roderick a momenti perse la presa sul proprio calice e lentamente si voltΓ² per guardare il figlio minore, gli occhi strabuzzati. Β«E tu come fai a sapere queste cose, di grazia?Β» chiese in un sussurro strozzato.
Agnar, come al solito privo di peli sulla lingua, sogghignΓ² ancora di piΓΉ e arcuΓ² le scure sopracciglia. Β«Secondo te, papΓ ?Β»
Β«C-Come... chi... quando?!Β»
Ingrid, vedendo la giusta occasione per vendicarsi, flautΓ²: Β«Magari non te ne sarai accorto, papΓ , ma Agnar ha un debole per il figlio del nostro fabbro di fiducia. Quando eravamo bambini li vedevo sempre sgattaiolare via assieme per andare chissΓ dove a combinarne di tutti i colori e non molto tempo fa io e Alfric li abbiamo beccati al fiume mentre erano sull'erba e si stavano rivestendo. Dalle mie parti uno piΓΉ uno fa due!Β»
Il minore dei tre rampolli Reghsar divenne rosso in volto e berciΓ², biascicando: Β«Avevi promesso di non dirlo, strega impicciona!Β»
Β«Chi di spada ferisce, di spada perisceΒ» commentΓ² Godric, il quale era piΓΉ rilassato rispetto a prima.
Β«Ah, zitto tu!Β»
Roderick era sconvolto. Β«Oh, cielo.Β»
Godric, invece, guardando i fratelli bisticciare e i genitori provare ad appianare l'attuale dissapore, riusciva solamente a pensare che avrebbe sentito terribilmente la loro mancanza. Di tutti loro, nessuno escluso.Β
Era stato difficile abbracciare i membri della sua famiglia uno a uno e pensare che li avrebbe rivisti solamente nel giorno delle nozze, ma la parte davvero ardua arrivò quando il giovane conte Reghsar si fermò di fronte a suo padre, sapendo che il loro non sarebbe stato un vero addio, bensì un lungo arrivederci. Sapeva, tuttavia, che ogni cosa sarebbe presto cambiata. Era diverso rispetto a quando era stato sul punto di sposare Ravya; non aveva dovuto fare i conti con il dover vivere altrove, molto lontano da Varesya, né con l'occupare una posizione di immenso prestigio e ritrovarsi a essere al vertice della piramide, parte di una famiglia reale che intere generazioni avevano temuto e a volte detestato.
Da che ne sapeva, re Ivan aveva accolto con interesse e con ottimismo la proposta di Dante di instaurare un'alleanza politica fra Nord e Ovest, ma certe cose cambiavano con la direzione del vento, potevano mutare con uno schiocco di vita e far diventare nero ciΓ² che un tempo era stato bianco.
Il re di Vyrenis aveva addirittura detto che avrebbe presenziato per ovvi motivi al matrimonio, cosa che non faceva che aumentare l'ansia che stava divorando giΓ da allora Godric.
Lui e Roderick si abbracciarono con forza e a lungo, l'uno restio a lasciar andare l'altro, ma poi l'ambasciatore dell'Ovest, lord Nyrgolath, fu costretto a ricordare loro che il momento della partenza era ormai giunto.
Con il cuore pesante Godric si separΓ² dal padre e gli promise che avrebbe portato prestigio e onore alla loro casata, nonchΓ© evitato di combinare pasticci.
Lord Reghsar sorrise, gli prese il capo fra le mani e gli baciΓ² la fronte. Β«Il tuo nome parla al tuo posto, figlio mio. Sin da quando ti ho guardato per la prima volta ho capito che un giorno avresti avuto un grande avvenire e fatto cose altrettanto grandi. Sapevo di non sbagliarmi. Va', ora, e sii felice. Ci rivedremo qualche ora prima delle tue nozze.Β»
Il ragazzo non ebbe il coraggio di prolungare quella che sembrava una sorta di agonia dolce-amara. Si limitΓ² ad annuire, a ripetere a suo padre che gli voleva bene e a poi a seguire Nirgolath dentro la carrozza alla cui guardia v'era quello che sembrava un autentico e piccolo esercito, vista la presenza di almeno una trentina di soldati in armatura. Dieci di loro dovevano appartenere alla cavalleria o esser comunque stati investiti del cavalierato, visto che erano in sella a neri destrieri dalla criniera e dalla coda molto fluenti e ondulate, gli zoccoli coperti da una folta lanugine molto simile ad esse. I sei che invece trainavano la carrozza dovevano appartenere a una razza diversa e forse persino piΓΉ rinomata; la loro corporatura era snella, il muso stretto; le criniere erano molto corte e squadrate, le code ben spuntate; tutti e sei recavano bardamenti neri con dorate e metalliche rifiniture.
Godric non era mai stato dentro una carrozza così elegante e pregiata. Prese posto sull'imbottitura scarlatta con cautela, quasi temendo di rovinarla se vi avesse gravato più del dovuto.
Lord Nirgolath sedeva di fronte a lui e indossava abiti consoni, secondo i costumi del Nord, ma era probabile che anche lui si sarebbe cambiato i vestiti dopo aver passato il confine. Per essere un ambasciatore non era affatto pomposo e a giudicare dalla corona dorata attorno alle sue pupille β l'aspetto esteriore, d'altronde, fuorviava sempre β doveva avere piΓΉ o meno l'etΓ del re cui era fedele. Era di bell'aspetto e aveva maniere sΓ¬ garbate e dignitose, ma non esageratamente cerimoniose. Mentre facevano conversazione per passare il tempo e rompere il ghiaccio, Godric scoprΓ¬ che in realtΓ la missione era stata prima affidata al padre di Soren ma, visto che l'uomo era venuto a mancare senza preavviso, lui aveva dovuto prendere il suo posto dopo aver subito ereditato il titolo e la professione paterni.
Β«Mi dispiace per il vostro luttoΒ» disse sincero Reghsar. Β«Quando Γ¨ accaduto?Β»
Β«Circa un paio di mesi faΒ» replicΓ² l'ambasciatore. Β«In effetti non Γ¨ che io e la mia famiglia non ce lo aspettassimo ormai da tempo. Mio padre non aveva piΓΉ una salute di ferro e quando Γ¨ peggiorata, purtroppo c'Γ¨ stato ben poco che potessimo fare, quindi... ora, proprio come accadde a lui con il precedente sovrano, mi ritrovo a servire un re dalla visione giovane e piuttosto ambiziosa, un uomo che, tra l'altro, conoscevo da prima.Β»
Godric lo guardΓ² con aria stupita. Β«Conoscevate il re prima che diventasse tale?Β»
«Oh, sì. Eravamo nella stessa divisione, in guerra. Entrambi ufficiali, ma io ero meno avventato e in generale non andavamo molto d'accordo. Preferiva la compagnia di persone, a suo parere, dalla visione più concreta e realista. Era molto in sintonia con un uomo di nome Kellen Hirsch. Più o meno eravamo tutti e tre coetanei e a me Kellen in fin dei conti stava decisamente più simpatico di quanto lo facesse Dante. Mi è dispiaciuto parecchio venire a sapere solamente per puro caso che era morto e anche da diverso tempo. Decenni fa, per l'esattezza.»
L'Efialte piΓΉ giovane, ormai incuriosito, disse: Β«Strano. Dante non mi ha mai parlato di lui in tutti gli anni che ci conosciamoΒ».
«Non mi stupisce che non l'abbia fatto» ammise Soren. «Accadde mentre lavoravano insieme per conto di una città , anzi un villaggio, che era stato aggredito da un branco di Fiere. Sono stati i genitori di Kellen a dirmelo. Ero passato da loro perché li conoscevo e volevo sapere come stava lui e se sapessero dove fosse andato ad abitare dopo aver lasciato la loro casa e... ho saputo così che non c'era più. Lui e la vecchia volpe non ebbero molta fortuna, quel giorno, e Kellen rimase gravemente ferito. Dopo essere stato nominato nuovo ambasciatore di Elgorad ho provato a parlarne con Dante, ma lui ha subito aggirato il discorso e fatto capire di non voler parlarne. Correva voce che avessero un rapporto molto stretto sin dalla fine della guerra, forse ben oltre l'amicizia.»
La storia, però, non finiva lì. Correvano voci terribili circa avvenimenti cruenti verificatisi sempre nel milleseicentocinquantasette che coinvolgevano molto da vicino proprio Evergard. Si era parlato a lungo di come egli avesse ucciso a sangue freddo un feudatario, Sir Leowan, perché si era reso responsabile del massacro di molti innocenti a opera di quel famoso branco di Fiere. Il nobile, in breve, non aveva fatto niente per evitare la mattanza e aveva affrontato la giustizia venendo decapitato da Dante, i suoi soldati sterminati e la sua testa, infine, era stata consegnata alla popolazione di Thelsa che in seguito si era resa una città fiorente e indipendente. Il capovillaggio, tuttavia, pareva avesse quasi pregato Evergard di non fare mai più ritorno a Thelsa, visto che non sarebbe stato accolto granché bene.
Questo, perΓ², Soren evitΓ² di dirlo a Godric. Non gli andava di sparlare a quel modo del re e se il ragazzo avesse desiderato delucidazioni in piΓΉ avrebbe fatto molto meglio a chiedere direttamente al protagonista di quelle voci che, forse, erano soltanto tali.
«Quando accadde la tragedia, di preciso?» chiese Reghsar. Quando gli venne fornita una risposta, capì di averci visto giusto. Ricordava bene quell'anno in particolare perché era stato rapito e tenuto in ostaggio per tre giorni da un gruppo di ribelli che detestavano suo padre e sicuramente avevano progettato di fargliela pagare uccidendo lui. Ricordava ancora meglio cos'era accaduto il terzo giorno, quando la notte era calata e lui si era ormai convinto che non avrebbe mai più rivisto la propria famiglia né l'adorato Maestro.
Se fosse accaduto tutto anni e anni dopo, durante la sua adolescenza, era sicuro che avrebbe invece assistito a ogni cosa con una miscela di fascino e sgomento nel cuore, ma non era stato così.
Rimembrava le urla, il suono di carne che veniva dilaniata da zanne affilate come rasoi, quei ruggiti che avevano scosso la terra.
Non lo sorprendeva, ora che sapeva la veritΓ , cosa avesse spinto al limite Dante quel giorno. Ora aveva piΓΉ senso che per un po' di tempo fosse stato di pessimo umore o comunque giΓΉ di corda. Doveva esser stato difficile convivere con quel terribile peso sul cuore, con una simile perdita. Gli aveva letto negli occhi che la morte di quel sedicente e caro amico lo avesse demolito piΓΉ di quanto avesse voluto dar a vedere.
Con Dante non bisognava mai fermarsi alla superficie, perché era ingannevole, egli stesso voleva che fosse così. Bisognava scavare, immergersi nell'acqua nera e profonda e andare giù, giù dove la giù fioca luce del giorno nell'Oltrespecchio non poteva arrivare. Con quell'uomo solo i più risoluti e coraggiosi osavano arrivare a simili profondità e lui da molto tempo cercava di non darsi per vinto e di nuotare, di avvicinarsi un po' alla volta al fondale, incurante se questo sarebbe potuto risultare magari letale.
Beh, si faceva per dire. Godric sapeva che Dante non gli avrebbe mai fatto del male. Non lo aveva fatto neppure nella forma della Volpe dell'Ovest, ed era risaputo che spesso e volentieri i mutaforma tendessero a perdere il controllo e la ragione, a lasciar prevalere gli istinti ferini. La stessa belva che aveva massacrato tutti quegli uomini era poi stata la stessa che, con le fauci ancora macchiate di sangue, lo aveva raccolto per la collottola dei vestiti e adagiato sul proprio garrese per riportarlo a casa.
Magari a occhi esterni poteva sembrare una situazione molto strana e senza precedenti, ma per quanto riguardava Godric, lui sapeva di aver voluto bene a quell'uomo durante l'infanzia, di aver continuato a farlo per la prima parte dell'adolescenza e aver iniziato in seguito a nutrire sempre piΓΉ intensamente sentimenti per lui ben diversi e piΓΉ profondi.
Non era la prima volta che accadeva, in realtΓ . La storia si era ripetuta di tanto in tanto, era giΓ successo che uomini e donne che erano stati affidati a dei Maestri poi, molti anni piΓΉ tardi, li avessero di nuovo incontrati e infine sposati.
La loro specie viveva molto più a lungo, il tempo si dilatava e a un certo punto cessava di essere importante. Gli Efialti tendevano a non guardarsi indietro e ad andare avanti, e quando si agiva così il passato non contava chissà quanto.
Sapeva solo di aver atteso per anni che Dante finalmente cessasse di vederlo in una certa maniera e iniziasse a rendersi conto che ormai era diventato un adulto, responsabile delle proprie scelte e dei propri sentimenti. Per fortuna era successo, anche se per un soffio.
La diceva lunga che Godric, da quel giorno al tempio, sempre con meno frequenza avesse ripensato a Ravya fino ad arrivare a non pensare affatto a lei.
Lui e Dante si capivano in un modo che ad altri era semplicemente precluso. Godric aveva sempre creduto nel volere del Fato e nelle sue vie misteriose e a volte contorte.
Aveva capito che quell'uomo sarebbe diventato per lui importante, piΓΉ di chiunque altro, sin dal giorno in cui l'aveva visto alla finestra e si era reso conto di non vedere l'ora di conoscerlo di persona e da vicino.
In lui aveva riconosciuto semplicemente il famoso Fato ed esso finalmente aveva assunto una forma ben definita e alquanto stupefacente, per non dire piacevole.
Molti altri della sua giovane etΓ ed estrazione sociale forse avrebbero pensato anche ai numerosi vantaggi nello star per sposare un re di tale calibro, al potere che avrebbero avuto fra le mani e cosa farne di esso, ma a lui non interessava. Fra un paio di mesi avrebbe sposato l'uomo che amava, non un re. Il resto era come una sorta di suono lontano e indistinto, privo di importanza. Sapeva di amare Dante e di non voler deluderlo sotto ogni punto di vista.
Rendendosi conto di esser rimasto in silenzio per almeno una decina di minuti, tornΓ² a concentrarsi sull'ambasciatore. Β«Mio padre ha detto che durante il viaggio verso Elgorad cercherete di spiegarmi come funzionano di preciso le cose laggiΓΉ e quali saranno i miei principali compiti. Vi prego, dunque, di iniziare subito a riferirmi tutto quello che dovete. Vi ascolterΓ², Lord Nirgolath.Β»
Soren annuì. «Beh... per cominciare, dobbiamo subito chiarire la differenza fra il titolo di sovrano e quello che presto vi sarà concesso lo stesso giorno in cui sposerete il re. In casi come il vostro non è in alcun modo possibile o accettabile che esistano non uno, ma due sovrani al potere. Causerebbe incomprensioni e favorirebbe l'originarsi di innumerevoli cavilli d'ogni tipo, quindi, quando verrete incoronato subito dopo la cerimonia nuziale, verrete presentato al regno dell'Ovest come Principe Consorte di Elgorad. Come tale non avrete fino in fondo un potere pressoché assoluto come sua maestà e ogni singola decisione che prenderete dovrà esser prima sottoposta allo scrutinio e all'approvazione del re. Credetemi, se al vostro posto ci fosse stata una futura regina, il principio sarebbe rimasto pressoché invariato.»
Godric annuì. «Mi sembra più che corretto.»
«Devo altresì aggiungere che non vi sarà permesso far uso dell'anello sigillo del re per firmare o bollare eventuali documenti, missive e documenti di vario tipo, se non con l'approvazione del sovrano. Per quanto riguarda i vostri compiti, in tempi di pace saranno di aiutare vostro marito nei suoi impegni quotidiani di amministrazione del regno e delle sue province. In tempi di guerra, e si spera che mai arrivino, sareste ancora obbligato a consultare il re prima di prendere decisioni che comportino l'andamento della campagna militare.»
Β«Quindi mi sarebbe concesso di seguire il re in guerra?Β»
Β«Certamente. Γ un autentico obbligo morale e civile, in realtΓ . Ogni re e ogni regina del regno si sono sempre spalleggiati a vicenda quando si trattava di combattere al fronte. Qui a Elgorad anche le donne, ad esempio, hanno il diritto di imparare l'uso delle armi e portare onore alla propria famiglia in battaglia.Β»
Β«Nel Nord questo sarebbe oltremodo irregolareΒ» commentΓ² Godric, sorridendo di sbieco. Β«Chiunque troverebbe sconveniente vedere una donna imbracciare una spada e uno scudo e lottare al fianco degli uomini in guerra.Β»
Β«E voi cosa pensate a riguardo?Β» chiese Soren, curioso.
Β«La trovo una cosa stupida e insensata. Γ noto che in guerra piΓΉ risorse si hanno e meglio Γ¨, e comunque non c'Γ¨ ragione per cui le donne non dovrebbero contribuire al prestigio del proprio popolo e alla causa per cui il loro regno lotta.Β»
«Allora siamo già a buon punto, se la pensate così.»
Β«Altro?Β»
Β«Godrete di una rendita annuale, ovvero di risorse personali e finanziarie concesse dallo stato, ovvero dal re e dal tesoriere, di almeno centomila sigilli d'oro con annesse delle piccole aggiunte in bolli d'argento e timbri di bronzo.Β»
Il ragazzo spalancò la bocca. «Oh, cielo» esalò, senza riuscire a credere alla somma che aveva appena udito. «State... state scherzando? Voglio dire... è una fortuna! à almeno il triplo di quanto viene concesso in un anno a mio padre! Si potrebbe persino acquisire la proprietà di tutta Varesya, se solo fosse possibile acquistare una città ! Diamine, Dante non mi aveva mai detto di essere così ricco!»
Soren guardΓ² con aria perplessa il giovane Efialte. Β«Veramente, vostra grazia, parliamo delle risorse di Stato. I possedimenti finanziari privati del re e della famiglia di cui fa parte sono un discorso diverso.Β»
Β«Davvero?Β»
«Sì, e parlando ad esempio del re, risulta che lui percepisca una somma considerevolmente inferiore a quella cui erano abituati i suoi predecessori. Solitamente la loro rendita si aggirava sui duecentomila sigilli annuali, ma sua maestà non ha mai superato la soglia dei diecimila sigilli e quando ancora era un principe neppure nominato reggente si rifiutava sempre e comunque di percepire le finanze destinate solitamente a una persona di tale rango. Preferiva cavarsela da solo, da quel che mi è stato riferito.»
Tipico di lui, pensΓ² Godric, riconoscendo in quel quadro generale l'inconfondibile e pragmatica pennellata di Evergard. Dante era chiaramente uno di quelli che preferivano non eccedere piΓΉ del dovuto quando si trattava di agi e roba simile. Lo stretto indispensabile bastava e avanzava.
Β«E io avrei piena libertΓ sull'uso della mia personale rendita annuale?Β» chiese poi.
Β«Certamente, ma devo rammentarvi che se doveste superare per assurdo la quota annuale... beh, sorgerebbero dei problemi. Le casse di Stato hanno un equilibrio stabile e solido, certo, ma basta davvero poco per disturbarlo e non Γ¨ mai un bene provare a tamponare un'emorragia di quel tipo attingendo, ad esempio, dalle risorse finanziarie pubbliche.Β»
Β«Non mi sognerei mai di farlo, credetemiΒ» replicΓ² Godric con calma. Β«E dubito riuscirei a superare il limite di una cifra simile! Non so neppure cosa dovrei o potrei farmene di tanto denaro, francamente!Β»
Β«Beh, vi servirΓ per arricchire il vostro armadio, per fare un esempio, o ancora estinguere un debito, se mai doveste contrarne uno.Β»
Β«Se dovesse passarmi per la testa di utilizzarlo a scopo benefico? Magari una donazione a un orfanotrofio?Β»
Β«Potreste farlo senza problemiΒ» replicΓ² Soren, il quale chiaramente apprezzava la visione altruista del futuro consorte del re.
Β«Per quanto riguarda il culto religioso... come saprete nel Nord la divinitΓ che veneriamo sopra tutte le altre Γ¨ la Grande Madre. PotrΓ² mantenere le mie abitudini?Β»
Β«Senza alcun problema, ma dovrete tuttavia fare uno sforzo per mostrare i vostri rispetti anche alla divinitΓ che si dice abbia un tempo fondato Elgorad e abbia posto poi il regno sotto la sua protezione, ovvero Rasya.Β»
Β«L'Ombra Divoratrice di AnimeΒ» disse Godric, le parole simili a un sussurro strozzato e flebile. Nessuno si arrischiava mai a parlare con leggerezza di quella divinitΓ in particolare, temuta forse piΓΉ di tutte le altre e in pieno contrasto con la Grande Madre, signora della vita, della benevolenza e dell'abbondanza. Rasya era la sua perfetta antitesi, era tutto ciΓ² che i mortali temevano e dal quale non potevano fuggire. Un dio silenzioso e sfuggente, proprio come le ombre, come la fine che arrivava senza farsi sentire nΓ© vedere, ma anche crudele e indifferente alle sofferenze terrene, al pianto di coloro che non desideravano ancora seguirlo nel Regno dei Morti. Un dio sanguinario in nome del quale per secoli, anzi millenni, erano stati eseguiti sacrifici di sangue a volte singoli e dove erano gli animali a venire immolati, altre volte invece uomini e donne, fanciulli e fanciulle, si erano spontaneamente offerti di raggiungere i morti anzitempo per favorire la vittoria in guerra, la fine di una catastrofe o guadagnarsi il favore di Rasya e la sua clemenza.
Correva voce che venissero eseguiti sacrifici di entità ancora maggiore una volta ogni cento anni e che in tale ricorrenza venissero scelte cento persone, quasi sempre cinquanta femmine e cinquanta maschi, per non parlare anche di animali, spesso anche i cavalli, in modo che venisse rispettata la tradizione di offrire al dio dei morti anime che avrebbero reso ancora più grande e terribile le sue schiere di defunti che un giorno, alla fine dei tempi, di tutto quanto, quando ogni cosa sarebbe stata avvolta dal caos e dalle Tenebre e gli dèi avrebbero lottato fra di loro per sconfiggere per sempre il Padre delle Tenebre, Grober, avrebbero marciato assieme al Signore dei Tormenti per combattere un'ultima volta e porre fine alla grande battaglia degli dèi. L'intervento delle anime dei morti, dei corpi richiamati alla vita dal terribile richiamo di Rasya, avrebbe deciso il destino ultimo dei mortali e dell'intero Creato.
Questo, almeno, fu spiegato a Godric da Soren.
Il ragazzo era scosso. Dante mai gli aveva parlato di quell'aspetto decisamente crudele e sanguinario di Elgorad, di pratiche che al Nord sarebbero state guardate con orrore.
Β«PerciΓ²... secondo queste leggende... il mondo finirΓ nella morte o nelle Tenebre? Non c'Γ¨ una sorte migliore di questa o piΓΉ equilibrata?Β»
«A quanto pare no, ma penso che in fin dei conti questi miti siano una sorta di metafora e vadano guardati con una chiave di lettura più profonda. Qui a Elgorad, ad esempio, sappiamo che Rasya, inteso come il concetto della morte stessa, può anche esser sinonimo di rinascita, di un nuovo inizio. Quindi, a mio parere, significa che il mondo conosciuto dai posteri potrebbe terminare, certo, ma solo per far spazio a un'era completamente nuova e persino migliore. I vulcani sono sacri a Rasya, ad esempio, e sappiamo cosa accade dopo l'eruzione di un vulcano: la vita rinasce, più rigogliosa di prima, anche se preceduta dalla distruzione. Quindi... può sembrare una pratica crudele e barbara, quella del mio popolo, ma da quel che dicono è per un fine superiore, per una causa più grande che coinvolge tutti gli dèi e l'intero avvenire del mondo. Rasya, quel lontano giorno, secondo il mito avrà bisogno di tutti i rinforzi possibili e immaginabili per fronteggiare le Tenebre governate da Grober e sopraffare le creature che si annidano in esse. Il popolo di Elgorad è fiero di essere ammesso nelle armate eterne di Rasya, se ciò significa che un giorno quell'esercito solcherà di nuovo il mondo dei vivi per salvarlo dalle Tenebre. Sembra, tra l'altro, che solamente i re del passato ricordati con maggiore rispetto e ammirazione avranno il privilegio di lottare fianco a fianco con il loro divino antenato. Per questo per un re di Elgorad è importante andare incontro alla fine con coraggio e fierezza, accogliere la morte con decisione e senza versare una lacrima.»
A quanto pareva, dunque, c'era un aspetto vagamente positivo anche nel dio della morte.
Il giovane conte, perΓ², rimase di sasso quando Soren richiamΓ² alla memoria un episodio secondo il quale l'attuale sovrano di Elgorad, molti anni prima, quando era stato poco piΓΉ che un ragazzo, si fosse fatto avanti per primo, in maniera spontanea e fiera, per essere una delle cento vittime sacrificali. Chiunque aveva la possibilitΓ di farlo ed era giΓ successo che un membro della famiglia reale avesse affrontato il sanguinoso rituale scortato da altri cento guerrieri sia maschi che femmine incaricati, in maniera simbolica, di accompagnare il principe o il sovrano nell'AldilΓ per proteggerlo e attendere insieme a lui la famosa e ultima guerra.
CiΓ², perΓ², era preferibile solamente se quella persona di sangue reale era provvista di almeno un fratello o una sorella che avrebbe potuto prendere in mano il regno al suo posto.
Per questa ragione, e anche perchΓ© il sacerdote categoricamente aveva decretato che non fosse quella la sorte ultima del giovane erede al trono, Dante era stato risparmiato. Godric, se solo non fosse stato troppo sconvolto, si sarebbe messo a ridere udendo che il suo futuro marito, per giunta, all'epoca se la fosse presa un bel po' per esser stato, a detta sua, snobbato. A quanto pareva per uno dell'Ovest le offese autentiche e imperdonabili erano proprio episodi del genere.
Meno male che venne rifiutato come vittima sacrificale. Ora, altrimenti, non sarebbe qui e io non lo avrei mai conosciuto.
Non riusciva a concepire come un giovane di appena ventiquattro anni avesse fatto a trovare la forza e l'intraprendenza per farsi avanti e dichiararsi disposto a essere brutalmente lacerato da una daga sacra in cambio della fantomatica gloria eterna.
Dante doveva esser cambiato parecchio negli anni seguenti, visto che l'uomo che attualmente era mai avrebbe fatto una cosa simile.
Β«Q-Quindi... questa tradizione Γ¨ ancora in vigore?Β» chiese poi Godric.
Soren annuì e parve in parte comprendere il suo disagio. «Non è facile da accettare, lo capisco.»
E come si poteva accettarlo? Reghsar non ce la faceva a concepire come addirittura cento persone, specie se giovani e con un'intera vita davanti, potessero rinunciare a tutto per dissetare un altare e placare l'inesauribile sete di morte dell'Ombra Divoratrice.
La fede delle persone dell'Ovest nei confronti di Rasya era forte come lo era quella del Nord verso la Grande Madre, a quanto pareva.
La paura di Godric, perΓ², era anche un'altra: e se, quando e se lui e Dante avessero avuto un figlio, quello avesse un giorno compiuto la stessa scelta una volta fatta dal padre?
Sarei costretto, a quel punto, a guardare mentre mio figlio viene ucciso e a esserne addirittura orgoglioso?
Se le cose stavano in quel modo, non era più così ansioso di offrire al regno un erede al trono, anche se...
In fin dei conti ogni nuova vita che viene al mondo corre il rischio di diventare carne da macello.
Quando scoppiava una guerra o arrivava un'epidemia, d'altronde, molti morivano, giovani o vecchi che fossero, adulti o bambini. Nessuno era davvero al sicuro.
Tutti quei pensieri finirono per fargli venire un gran mal di testa e per il futuro Principe Consorte dell'Ovest non fu così semplice star dietro al resto delle spiegazioni di Lord Nilgorath.
Β«Non ho la benchΓ© minima intenzione di criticare o meno la tua scelta, anzi sono contenta che tu abbia finalmente deciso di sistemarti e di farlo al fianco di una persona come Godric. Lo conosco, so che Γ¨ un bravo ragazzo e tutto il resto, ma come farai, ora, a dire a tuo zio che Tiberius probabilmente non verrΓ piΓΉ nominato reggente di Elgorad?Β»
Lytha odiava guastare l'umore di suo figlio in un momento del genere, ma preferiva affrontare ogni singola cosa con la massima serietΓ , anzichΓ© lasciar spazio a eventuali incomprensioni che giΓ in passato erano state la causa principale di lotte intestine fra i membri del loro casato. BenchΓ© lei fosse nata con un cognome differente, sua madre era stata in vita una Evergard e ciΓ² rendeva lei stessa in minima parte tale, anche se alla lontana. Sapeva bene come andava a finire quando un Evergard faceva un torto a un altro membro della famiglia, e no, non finiva mai bene.
Aries e Remus erano stati due mosche bianche, se confrontati con altri fratelli che in epoche ormai trascorse si erano uccisi a vicenda per la corona di Elgorad. Loro non avevano mai permesso a un trono di separarli e renderli nemici e Remus aveva accettato la realtΓ , ovvero che Aries, in quanto fratello maggiore, avesse avuto tutte le ragioni del mondo per salire al potere. Remus non aveva scatenato una guerra civile per spodestare Aries nΓ© organizzato congiure per toglierlo di mezzo. Il defunto marito di Lytha se n'era andato a causa di un tragico incidente, aveva dato la vita per salvare quella del loro unico figlio.
Eppure tutto ciΓ² sarebbe andato in malora se Dante non avesse subito spiegato la situazione allo zio e messo in chiaro che la corona sarebbe un giorno spettata all'erede che si sperava sarebbe giunto per gentile concessione della Creatrice, la Grande Madre, e non a Tiberius.
Dante, capendo la solfa, si alzò dalla scrivania e chiuse le porte dei propri appartamenti, comprese quelle dell'anticamera, poi si voltò per guardare la madre. «à il primo al quale ho inviato l'invito per le mie nozze e sì, ho avuto l'accortezza di fargli presente il discorso che ora tu mi hai ribadito. Remus capirà . Lui per primo aveva comunque delle perplessità e sapeva che le cose sarebbero mutate se io mi fossi sposato. Lo aveva già messo in conto, quindi, a mio parere, ti stai solo preoccupando troppo e inutilmente.»
Lytha sospirΓ². Β«Poniamo che anche sposando una persona che ami fino a tal punto tu non riuscissi lo stesso ad avere un erede. Che cosa farai, allora? Non credo che poi ti abbasseresti a proporre nuovamente a tuo zio di eleggere Tiberius come principe reggente destinato a governare su Elgorad. E non penso nemmeno che ne avresti il tempo o la possibilitΓ , perchΓ© solamente in un caso sentiresti la necessitΓ di rimediare a un simile disastro. Qualcosa che preferisco non nominare nΓ© immaginare. Sinceramente il mio ultimo desiderio Γ¨ vedere mio figlio abbandonare il mondo dei vivi prima di me.Β»
«Oh, andiamo! Sto per sposarmi e tu stai lì a tirarmi sciagura? Alla faccia dell'amore materno!»
Β«Non essere sciocco. Sai cosa intendo.Β»
Β«E io ti ripeto che andrΓ tutto bene.Β»
Lytha alzΓ² gli occhi al cielo. Β«Povera meΒ» gemette fra sΓ©. Β«PiΓΉ passa il tempo e piΓΉ mi sembra di sentir parlare tuo padre, parola mia. Diceva sempre che tutto sarebbe andato per il meglio.Β»
Β«Beh, siamo tutti ancora qui. Aveva ragione, in fin dei conti.Β»
«Certo, a parte l'ultima volta in cui hai rischiato la pelle recandoti al Nord senza una scorta. Se pensavi che ciò sarebbe rimasto lontano dalle mie orecchie, allora non hai ancora capito con quale tipo di donna hai a che fare. Ti ho dato alla luce e lo stesso non sai quanto sono brava a scoprire quello che mi viene nascosto.» La donna usò un tono di voce che il re conosceva molto bene e a ragion veduta temeva. Era tranquillo, sì, ma celava a stento un'indispettita collera.
Β«Uhm... ho solo avuto poca prontezza di riflessi.Β»
«Che Rasya ti strafulmini!» sbottò stizzita la regina madre. «à mai possibile che tu non riconosca mai il pericolo quando lo hai a una spanna dal naso? E meno male che Godric era presente per rammendarti e ricordarti che sei stato uno sprovveduto! Sia lodato quel ragazzo e siano lodati gli dèi per avergli concesso di restarti accanto e magari farti tornare il senno con cui sei nato!»
Β«Non Γ¨ neppure arrivato qui e giΓ parteggi per lui?Β»
Β«Eccome se lo faccio! A mio parere Γ¨ addirittura troppo intelligente per uno come te!Β»
Β«Se non altro non dovrΓ² temere che tu e lui ingaggiate una lotta all'ultimo sangue perchΓ© non potete crepare di vedervi.Β»
Β«Come osi fare il sarcastico?Β»
Β«Era solo per dire.Β»
La regina madre rinunciΓ² a farsi ribollire il sangue e fece un bel respiro. Β«Voglio solo che tu faccia piΓΉ attenzione, Dante. Il problema Γ¨ che ti comporti ancora, certe volte, come se non fossi il re dell'Ovest, eppure tale sei e dovrai ricordarlo piΓΉ che mai, d'ora in avanti. Stai per costruirti una famiglia tutta tua, Γ¨ un momento delicato e per questo piΓΉ pericoloso che mai per te e piΓΉ opportuno per coloro che ti vogliono morto, e sono in tanti a volerlo. Fino ad ora chi era contrario alla tua ascesa Γ¨ rimasto buono e in silenzio perchΓ© non avevi eredi, non eri sposato e poggiavi su fondamenta traballanti. La sfida vera e propria inizierΓ non appena le nozze si saranno svolte. Ogni singolo oppositore del tuo governo vedrΓ la presenza di Godric come una minaccia e l'alleanza con il Nord come un canale attraverso il quale far passare possibili motivi per alimentare discordia e incomprensioni, nonchΓ© indebolire la tua figura pubblica. Dovremo serrare i ranghi, tutti noi, e per i primi tempi proteggere quel ragazzo. Tu sei nato nella fossa dei serpenti, Dante, ma lui sta per entrarvi senza l'immunitΓ al veleno con la quale tu invece sei venuto al mondo. DovrΓ fortificarsi nel minor tempo possibile e tu assicurarti che riesca ad ambientarsi correttamente. Restagli vicino o lui stesso rappresenterΓ una falla attraverso la quale colpire te e il regno.Β»
Β«Lo so, non devi...Β»
«No, tu non lo sai, Dante.» Lytha lo squadrò con estrema durezza. «E non saprai mai neppure cosa significhi per una persona esterna alla corte imparare a difendersi e a battere sul tempo la gente che ti vede come una minaccia, come l'anello debole della catena. Per me fu proprio così quando sposai tuo padre. Di me dicevano che ero una campagnola, una sempliciotta, almeno finché non scesi in battaglia con Aries e non uccisi il doppio dei nemici rispetto a quelli che fu lui ad abbattere. Solo allora tutti iniziarono a capire con chi avevano a che fare e quanto fosse rischioso sottovalutarmi o insultarmi. Tuo padre riuscì a sopravvivere perché c'ero io a guardargli le spalle, almeno finché non dovetti impegnarmi a proteggere te. Appena nascesti ci fu chiaro che la massima importanza fosse garantire la tua protezione e sopravvivenza. Quanto poi accadde nessuno avrebbe potuto prevederlo, ma il punto è questo: permetti a Godric di proteggerti proprio come tu farai con lui. Non intestardirti nel voler sembrare quello che non ha bisogno di niente e di nessuno. Quel ragazzo ha lo sguardo sveglio e secondo me tu stesso ignori quanto potrebbe rivelarsi in futuro all'altezza della posizione sociale che sta per occupare.»
Dante le si avvicinΓ² e con una mano le fece cenno di lasciarlo parlare. Β«So quanto vale Godric e quanto ancora potrebbe valere. So che potrebbe fare grandi cose con la giusta dose di potere nelle mani. Γ un grand'uomo che ha solo bisogno dei mezzi adeguati per far emergere suddetta grandezza. E non devi preoccuparti: so di dover guadargli le spalle e so che certa gente farΓ di tutto per separarmi da lui e farmi del male nuocendo a lui. Non ignoro i rischi che stiamo correndo tutti quanti, madre. Mai fatto in vita mia.Β»
Qualcuno, proprio in quel momento, spalancΓ² le porte ed entrΓ².
Lytha, a dir poco stizzita, si voltΓ² e squadrΓ² il maestro di palazzo. Β«Dove sei cresciuto, esattamente? In una stalla?Β» lo apostrofΓ² irritata. Β«Non Γ¨ piΓΉ d'uso comune bussare prima di entrare negli appartamenti di un re, per caso?Β»
L'uomo deglutì. «P-Perdonatemi, mia signora, n-non volevo, ecco...»
La regina madre alzΓ² gli occhi al cielo. Β«Smettila di biascicare e dicci perchΓ© ci hai disturbati!Β»
Il maestro di palazzo, allora, si rivolse al re: Β«Vostra maestΓ , il conte Reghsar Γ¨ appena arrivato. Sta per entrare a palazzo, perciΓ² pensavo che avreste preferito accoglierlo di personaΒ».
Dante parve trasfigurare in una persona che sembrava sospesa fra un forte nervosismo e grand'emozione. Β«Vengo subitoΒ» rispose, per poi intimare alla madre di seguirlo. Lytha ovviamente non si fece pregare e insieme al figlio giunse fino all'atrio principale del castello e, infine, all'ingresso esterno.
Dalla carrozza che si era appena fermata in mezzo a una gran folla che doveva aver compreso chi era appena arrivato a Elgorad ed era ansiosa di vedere da vicino il ragazzo del Nord che presto avrebbe sposato il re, vide scendere prima l'ambasciatore Nilgorath. l'uomo, subito dopo, aiutΓ² il giovane conte a fare lo stesso. Godric, come da accordi, indossava abiti perfettamente nello stile locale, ovvero una tunica, la quale copriva fino ai piedi il suo corpo snello ed era dotata di maniche corte drappeggiate che riprendevano le pieghe presenti sul resto dell'abito; sulla spalla sinistra, tenuta ferma da un'aurea spilla ovale e a sua volta drappeggiata, una fascia color dell'oro scendeva in diagonale sul torace, fino ad oltre l'inguine; una spessa fibbia dorata si stringeva attorno alla vita del ragazzo e teneva unita la composizione di tessuti.
A proteggerlo dal freddo che in quel periodo dell'anno imperversava a Elgorad ci pensava un lungo mantello di velluto nero dotato di cappuccio rivestito all'interno di pelliccia. I capelli scendevano sulle spalle come una folta e corvina cascata impreziosita da un diadema di sottili foglie d'oro zecchino i cui rami si intersecavano al centro e cingevano anche il retro del capo.
La cosa davvero straordinaria era che sembrasse nato per indossare abiti così pregiati, così come la corona che pareva fatta appositamente per lui, anche se in realtà era un cimelio che una volta la stessa Lytha, poco prima di sposare Aries, era stata tenuta a indossare in pubblico per far sì che il popolo potesse subito abituarsi a vederla come la futura regina.
Ora, però, eccolo lì quel cimelio di famiglia, posta sulla testa della persona che suo figlio aveva infine scelto per affiancarlo fino alla fine dei propri giorni.
Il poco clemente inverno di Elgorad, come a voler dare un tocco personale all'aggraziato insieme, aveva tinto vagamente di rosa le guance del giovane conte e inturgidito le sue labbra piene e ben disegnate.
Bisognava ammettere che Godric fosse dotato di un fascino del tutto innato e naturale.
Appena ebbe terminato di salire i gradini del palazzo e di fare un cenno rispettoso e di comune rituale a entrambi i membri della famiglia reale, Lytha fu la prima ad abbracciarlo e a dargli il benvenuto o, forse, un βbentornato". L'ultima volta che Reghsar era stato lΓ¬, infatti, lei si era trovata altrove e aveva scoperto della sua visita solo dopo che lui e Dante erano partiti per recarsi a Nord.
Era affezionata a quel ragazzo, dopotutto, anche se spesso aveva avuto l'impressione che egli provasse nei suoi confronti soggezione che lo aveva spinto a non aprirsi mai del tutto con lei e a mostrarsi cerimonioso.
Ad ogni modo, piΓΉ che mai era convinta di averci visto giusto per anni, viste le circostanze. Merito del buon vecchio intuito femminile, probabilmente, visto che suo figlio invece aveva ignorato molti segnali come il peggior idiota di tutto il regno. Tale e quale a suo padre: piΓΉ astuto e furbo che intelligente, e la differenza fra le tre qualitΓ era abissale. Si poteva essere furbi come volpi e al tempo stesso scemi come galline rintronate, infatti.
Β«Meno male che sei finalmente quiΒ» disse la regina madre. Β«Un'altra settimana e avrei probabilmente defenestrato il mio unico figlio. Non la smetteva piΓΉ di parlare di te e aveva iniziato a essere ansioso e a convincersi che stessi tardando perchΓ© ti era successo questo o quest'altro durante il viaggio. Una piaga, credimi!Β»
Dante subentrò nella conversazione. «Non darle retta» disse, liquidando le parole della madre che un po' lo avevano messo in imbarazzo. Fregandosene altamente delle convenzioni, dopo esser rimasto lontano da Godric per due mesi interi, lo avvicinò a sé e lo baciò con slancio sulle labbra. «Però sì: sono felice che tu sia qui e sia riuscito ad arrivare a Elgorad sano e salvo.» Gli cinse la vita con un braccio e insieme entrarono nel castello dove la temperatura era decisamente meno rigida e più accettabile. Godric squadrò il fidanzato. «Come diavolo fate voi dell'Ovest ad andarvene in giro con le maniche corte in pieno inverno? Io là fuori stavo sì e no congelando!» si lamentò. Gli veniva di nuovo freddo anche solo a guardare gli abiti di Dante, tutti molto simili fra di loro nello stile che già lui aveva avuto modo di notare la sera in cui avevano parlato prima di partire per il Nord.
Dante soffocò una risata. «Qui siamo abituati. Non fa mai così caldo nell'Ovest e comunque, quando a mia volta venivo istruito dal mio Maestro, lui per temprarmi mi faceva allenare senza camicia fuori anche se c'era la neve fino alle ginocchia.»
Β«Quello che non uccide fortifica, dunque?Β»
«Direi proprio di sì.»
Appena furono giunti in un corridoio piΓΉ tranquillo e appartato, si fermarono. Β«Allora, com'Γ¨ andato il viaggio, a parte il freddo impietoso?Β» chiese il re.
«Non mi sono annoiato così tanto. Lord Nilgorath mi ha tenuto impegnato praticamente sempre con tutto quello che c'era da spiegarmi.» Godric esitò. «E... poco dopo che eravamo partiti... mi ha... mi ha detto alcune cose su di te, su questioni che appartengono al tuo passato e che ignoravo del tutto.»
Β«Ovvero?Β»
Β«Kellen Hirsch. Appena l'ho convinto ad approfondire l'argomento, ho capito tutto. Ho unito pezzi che fino a quel momento avevo considerato di poca rilevanza e... n-non sono arrabbiato. Lo capisco perchΓ© non me ne hai parlato mai, se non una volta e senza scendere nei dettagli.Β»
Dante in parte si sentì gelare udendo quel nome dopo così tanti anni trascorsi a bandirlo ogni singolo giorno dai pensieri e dai ricordi. In parte si vergognava di aver condannato all'oblio Kellen, ma non aveva trovato soluzioni migliori per andare avanti e non lasciarsi sopraffare dai sensi di colpa. «Avrei dovuto parlartene di persona» ammise. «Però... sono trascorsi tanti anni da allora e credevo non fosse poi così rilevante.»
Β«Non lo Γ¨, in effetti, non per noi come coppia, ma... almeno ora so perchΓ© all'epoca soffrivi, perchΓ© ti vidi piangere mentre parlavi con mio padre. Non potevo capire fino in fondo, ero troppo giovane, ma ora che so la veritΓ capisco che non debba esser stato semplice andare avanti e dimenticare.Β»
Β«Dimenticare quello che vidi quel giorno sarebbe impossibile, credimi. Non dimentichi l'immagine di una persona a te molto cara che sta per essere dilaniata da un branco di Fiere. Ho sepolto l'accaduto e sperato che non sarebbe mai riuscito a tornare in superficie e a tormentarmi, niente di piΓΉ.Β»
Β«Lo amavi?Β» chiese Godric. Non era geloso o roba simile, voleva solo capire se avesse frainteso o meno le parole poco chiare pronunciate da Soren in merito a quel punto.
«Sì, e... in parte è stato anche questo a convincermi a fare quella pazzia di quasi due mesi fa. Ho ripensato a Kellen, a com'era morto senza che potessi dirgli che ricambiavo i suoi sentimenti ed ero solo troppo orgoglioso per ammettere la verità . Ho ripensato alle sue grida, a come poi sarei voluto morire anch'io dopo che avevo appreso della sua scomparsa. Mi sono detto che non avrei permesso al passato di ripetersi e a nessuno di portarmi via di nuovo la persona che amavo. Al diavolo le promesse. Non possono essere dei giuramenti a condizionare la nostra esistenza, dopotutto.»
Godric strinse una sua mano nelle proprie. «Ho anche appreso di... come dire... del modo in cui recate omaggio alla divinità che veglia sull'Ovest. So che anche tu avevi deciso di essere uno dei famosi cento tributi a Rasya, da ragazzo, e so che venisti rifiutato per un motivo o l'altro. Devo... devo chiedertelo, Dante: perché? Non ci credo che a spingerti fu la semplice fede. Non sei mai stato un fermo sostenitore degli dèi, neppure di quello dal quale dicono tu discenda.»
Dante si rese conto che Godric pareva conoscerlo meglio di chiunque altro. «Pensavo che in tal modo avrei scongiurato il destino che sembra remarmi contro sin dalla nascita» ammise, un po' criptico. «Un giorno mi venne detto che prima o poi avrei portato alla rovina la mia famiglia, il mio popolo, e all'epoca, quando arrivò il periodo dell'anno durante il quale avviene la celebrazione che qui definiamo Rituale del Raccolto Sacrificale, mi dissi che forse, in tal modo, avrei sconfitto lo stesso Fato, che sarebbe stato meglio per tutti così, stando alla predizione che avevo udito. La mia famiglia non ebbe voce in capitolo, nessuno può opporsi se una persona decide di offrirsi spontaneamente in sacrificio, ma il sacerdote non volle saperne di accettarmi. Diceva che il mio destino era scritto in modo ben diverso e che la mia ora non fosse ancora giunta. Ero il futuro re e avrei regnato senza dubbio sull'Ovest, che lo volessi o meno, perché era quello il volere degli dèi.»
Godric era sconvolto. Β«Un attimo... hai rischiato la morte e solo per via di una profezia? Chi diavolo sarebbe stato, poi, a dirti una cosa del genere?Β»
Β«Il veggente eremita che vive sulle montagne. Γ rispettato, da queste parti, e le sue predizioni si sono sempre rivelate corrette.Β»
«E a te disse che avresti sì e no portato alla distruzione un casato millenario e persino Elgorad?»
«Sì, almeno questo affermò. Ammetto che mentre stavo scendendo da quella dannata montagna più volte mi venne voglia di mollare la presa e ammazzarmi.»
Β«Beh, sono contento che le cose siano andate come sono andate, tanto per iniziare. Secondo punto: sono convinto che il destino ce lo creiamo da soli, Dante, e che sia in costante mutamento a seconda delle scelte che compiamo ogni singolo giorno. Non hai mai pensato che forse il veggente abbia solo cercato di indirizzarti verso il giusto cammino facendoti capire che altrimenti tutto sarebbe andato in malora?Β»
«Beh...» Evergard deglutì. «Francamente no. Voglio dire... da come ne parlava, sembrava non esserci speranza per me.»
Β«Se vuoi la mia opinione, quando si parla di profezie Γ¨ sbagliato dire che si realizzino per partito preso. Si auto-avverano perchΓ© noi stessi le condizioniamo, e sai perchΓ©? PerchΓ© Γ¨ proprio l'idea di non avere via d'uscita a spingerci a fare le scelte peggiori, anzichΓ© imboccare il sentiero piΓΉ luminoso. Siamo tutti dei masochisti che preferiscono sbagliare e guardarsi indietro con la convinzione che il disastro fosse inevitabile, piuttosto che agire per cambiare l'avvenire e il presente.Β» Godric roteΓ² gli occhi e scosse la testa, lasciandosi sfuggire un sorriso storto mentre guardava il fidanzato che sembrava non aver fino in fondo compreso il suo ragionamento a dir poco filosofico e intricato, pragmatico com'era e impostato su una visione decisamente piΓΉ fatalista e cupa della sua. Β«Se me lo permetterai, ti aiuterΓ² a compiere le tue future e fatidiche scelte e a scongiurare il fantomatico disastro. Se brancoli nel buio, lascia che sia io a reggere una torcia che possa illuminare il sentiero che entrambi stiamo iniziando a percorrere fianco a fianco. Pensa a tutte le cose belle che ci accadranno da questo momento in poi. Pensa alla famiglia che stiamo un po' alla volta costruendo. Non ti ci vedo a rinunciare a tutte queste cose per una profezia senza capo nΓ© coda.Β»
Β«Sarebbe un peccato, arrivati a questo puntoΒ» ammise Dante, come al solito ironico, ma al tempo stesso sincero. Forse la cosa che piΓΉ gli era mancata di Godric era il suo incrollabile ottimismo, la sua capacitΓ di essere al contempo concreto e idealista. Β«Ci sono altre cose che vorresti chiarire prima di proseguire lungo il fantomatico sentiero accanto a un re sciocco e credulone?Β»
Ovviamente non vide il lampo un po' malizioso e furbesco che attraversò lo sguardo di Godric, il quale, sornione, replicò: «Sì, in effetti: mi domandavo cosa ne pensassi del modo in cui oggi mi sono inghirlandato per la gioia dell'intero regno, e la tua, naturalmente».
Β«Devo ricordarti che sono cieco, per caso?Β»
Β«Non ho mai detto che avresti dovuto passarmi in rassegna con gli occhi.Β» Il giovane conte gli prese le mani e le guidΓ² sul proprio torace e un po' alla volta sempre piΓΉ giΓΉ, finchΓ© non si fermΓ² sull'insenatura della schiena che precedeva il rilevo e la curva del fondoschiena. Β«Sono perfettamente in linea con lo stile di Elgorad?Β» chiese infine, sussurrando. Solo un paio di centimetri lo separavano dall'altro Efialte che si ritrovava chiaramente in difficoltΓ .
«Direi di sì» replicò rauco Evergard. Probabilmente, se non si fossero ritrovati in mezzo a un corridoio, a quell'ora avrebbe già mandato al diavolo le tradizioni e fatto suo immediatamente Godric dopo una simile e chiara provocazione. «Lo stai facendo apposta, mi sembra chiaro.»
Β«Un pochino. Metterti in difficoltΓ , di recente, Γ¨ diventata la mia attivitΓ ricreativa preferitaΒ» flautΓ² Godric, avvicinandosi ancora di piΓΉ e sporgendosi per accostare le labbra a quelle del fidanzato, senza sfiorarle del tutto. Β«Confesso che ti stai rivelando un vero gentiluomo nel trattenerti. Sei una continua sorpresa, Dante.Β» Con le mani ripercorse i rilievi e le insenature del suo ampio torace in parte visibile per via della profonda scollatura. Lo sentiva contrarsi sotto le sue dita, ogni muscolo rispondere a quel minimo contatto con una ben percepibile tensione.
Mi desideri così tanto che tutto questo rappresenta senza dubbio una tortura per te.
«E tornando al discorso della prima notte di nozze, non dormirò finché non mi avrai dato qualcosa in più di un semplice bacio della buonanotte» proseguì il ragazzo, la voce ancora più bassa e sensuale. «L'unico modo per farmi arrivare al giorno dopo riposato e fresco come una rosa è concedermi di provare la magnifica sensazione del tuo corpo che possiede il mio senza alcun freno né ritrosia. Il dolore non mi spaventa, perché so che ogni singolo tuo gesto sarà capace di tramutarlo in estasi sublime. So che tutto quello che uscirà dalle mie labbra sarà solamente una sinfonia lasciva di puro piacere, perciò non pensare neanche al negarmi tutto questo solo perché mi ritieni fragile o chissà quale altra sciocchezza insensata. Sono più forte e resistente di quanto tu creda, e anche molto esigente.» Lo baciò lentamente. «Quindi meglio per te se farai ciò che pretendo tu faccia, altrimenti poi dovrai sudare un bel po' per darmi una buona ragione per concederti il mio più intimo abbraccio.»
Non stava scherzando. Pretendeva delle nozze al massimo dello splendore fino all'ultimo istante e in caso contrario era pronto a far restare a bocca secca quell'uomo testardo anche per un anno intero prima di riconsiderare un'attenuazione della punizione.
SogghignΓ² notando che il suo discorso sembrava aver sortito l'effetto sperato.
Β«Hai una daga nascosta da qualche parte o sei solo contento di avermi qui al tuo fianco?Β» lo provocΓ² nuovamente.
«Continua così e anticiperò di un bel po' la tua tanto agognata prima notte di nozze.»
Β«Mi chiedo perchΓ© tu debba far suonare una melodia del genere come una condanna a morte o una minaccia di guerra.Β»
Β«PerchΓ© sto prendendo in gran considerazione l'idea di far scempio di un certo individuo che sta mettendo a dura prova la mia pazienza.Β»
Β«Sto tremando da capo a piedi, credimi.Β» Godric fermΓ² le mani sui fianchi del re. Β«Che ne diresti di offrirmi una piccola anteprima di queste minacce?Β»
«Ci sto facendo un pensierino.» Gli occhi del re abbandonarono con un guizzo quelli di Godric e si spostarono altrove non appena udirono dei passi fermarsi a un paio di metri da loro. «Troppo tardi» commentò tra sé. Era chiaro che l'interruzione non fosse stata di suo gradimento, ma d'altronde era il sovrano e come tale non poteva illudersi di poter avere un solo minuto di tranquillità , un istante da reclamare come suo e di nessun altro. «Cosa c'è?» chiese a voce più alta. Senza volerlo finì per suonare un po' gelido.
Non appena l'uomo, uno dei suoi consiglieri, gli ricordΓ² che quel giorno avrebbe dovuto presenziare alla settimanale convocazione del senato.
Β«Ah, giustoΒ» commentΓ² Evergard, trattenendosi dallo sbuffare. Β«E mi pare che non manchino che una ventina di minuti alla seduta.Β»
Β«Esatto, sire.Β»
Dante annuì e fece per rivolgersi a Godric, ma il ragazzo lo batté sul tempo: «Tranquillo, va' pure.» Che gli piacesse o meno, per quanto stressante fosse, quella era la vita quotidiana che si prospettava davanti a loro negli anni che avrebbero trascorso insieme come coppia reale. Non negava che gli impegni di Dante avessero un tempismo a dir poco diabolico e snervante, ma il dovere era dovere. Non ci si poteva far niente. «Nel frattempo io cercherò di ambientarmi, ma solo dopo aver riposato un po'. Il viaggio è stato davvero faticoso.»
Β«Va bene, allora.Β» Il re gli posΓ² un bacio sulla fronte. Β«TornerΓ² stasera, in tempo per la festa di fidanzamento. Se dovessi tardare, resta vicino a mia madre finchΓ© non arriverΓ². Lei saprΓ darti una mano a gestire gli ospiti che sicuramente vorranno conoscerti meglio.Β»
Godric deglutì. «Cerca di essere puntuale, però» si raccomandò, non molto entusiasta all'idea di gestire un evento come quello da solo, seppur aiutato dalla sua futura suocera. Non era la stessa cosa e la presenza di Dante al suo fianco lo avrebbe reso molto più sicuro di sé e fatto sentire meno in soggezione.
AllungΓ² le mani, gli afferrΓ² il viso, lo fece chinare verso di sΓ© e lo baciΓ² sulle labbra. Β«Ora vai, prima che io abbia dei ripensamenti.Β» Lo lasciΓ² andare e lo guardΓ² allontanarsi con accanto il consigliere, sentendosi in parte come un cucciolo indifeso lasciato a se stesso dentro una casa troppo grande e silenziosa. Solamente allora si rese conto di non avere nessun altro a Elgorad, nessuno di familiare e del quale fidarsi, eccezion fatta per Dante e Lytha, ma quest'ultima abitava altrove e solo se necessario o per fare un saluto tornava a palazzo. PerciΓ², a conti fatti, c'era solo Dante, ma quest'ultimo era un re che doveva mandar avanti un regno ricco di province e forse di persone disposte a tradire la sua fiducia alla prima occasione.
Si chiese che cosa avrebbe fatto per il restante mese che avrebbe preceduto le nozze e quando avrebbe invece dovuto iniziare a mostrarsi all'altezza del ruolo che presto avrebbe ricoperto.
Era giΓ stato a Elgorad, ma mai in circostanze come quelle, mai con la consapevolezza che tra non molto tutto quello che stava guardando sarebbe appartenuto anche a lui. Fra i tanti impegni di un o una consorte reale c'era anche la gestione del castello, di ogni singola persona che vi prestava servizio, tenere sotto controllo tutto quanto e assicurarsi che la metaforica nave continuasse a scivolare sulla superficie dell'oceano senza intoppi e senza mai incagliarsi o arenarsi.
Come farΓ² a fare tutte queste cose se nemmeno so dove mi trovo adesso?
Quasi quasi era tentato di farsi fornire una mappa del palazzo, se non altro per evitare di andar a finire chissΓ dove a furia di errare come un'anima persa.
Beh, non posso restare qui per sempre.
Si fece coraggio, mentalmente gettò in aria una moneta e si decise a proseguire nella stessa direzione che minuti prima aveva preso Dante. Ben presto, così, si ritrovò nell'immenso e maestoso atrio principale; cercò dunque di memorizzare il percorso mentre imboccava uno dei corridoi a piano terra, superando l'imponente architrave di pietra impreziosito da decorazioni e arabeschi in rilievo che erano stati scolpiti da un architetto a dir poco eccezionale.
Malgrado l'austeritΓ generale e la mancanza di fronzoli, quel castello sapeva comunque lasciare a bocca aperta coloro che si aggiravano per le sue tante e tante sale.
Godric non ricordava quel corridoio in particolare, non avendo mai avuto l'opportunitΓ o comunque il permesso di gironzolare piΓΉ di tanto nella dimora del re. Ad attirare la sua attenzione non fu soltanto l'arredamento in sΓ© per sΓ© o il soffitto splendidamente affrescato, bensΓ¬ il realizzare di trovarsi in una sorta di galleria che ospitava i sovrani del passato immortalati in ritratti, cosΓ¬ come altri membri illustri della millenaria stirpe degli Evergard. Naturalmente i re appartenenti al periodo piΓΉ arcaico e antico solo in seguito si erano guadagnati quel privilegio, visto che in epoche meno recenti la pittura vera e propria non era ancora stata concepita. Quelli erano ritratti che mostravano quale aspetto avessero avuto, all'incirca, quelle persone da vive. Sotto ogni dipinto, incassate nel mure, v'erano delle lastre d'oro zecchino con incisi i nomi e le date di nascita e morte di quei sovrani e regine, principi e principesse e cosΓ¬ via.Β
L'unico a mancare era il capostipite, il primo re in assoluto di Elgorad, il fondatore del regno e sui divino protettore: Rasya. Godric non ne era perΓ² cosΓ¬ stupito, trattandosi di una figura piΓΉ a cavallo della leggenda e della mitologia che storicamente accertata. Era tuttavia bizzarro che di lui non fosse pervenuto alcunchΓ©, individuo realmente esistito o meno. NΓ© una scultura nΓ© un ritratto commemorativo, niente di niente, come se in realtΓ fosse stato proibito immortalare il suo viso. Paradossalmente questo non faceva che alimentare l'aura di mistero e divina che lo avvolgeva.Β
Godric si prese del tempo per osservare, allora, i vari Sire della Morte che si erano succeduti nel corso dei secoli, finchΓ© non arrivΓ² di fronte a un dipinto, in particolare, che lo spinse a soffermarsi piΓΉ a lungo. Raffigurava un uomo vestito secondo i costumi del regno, sulle spalle un mantello dai bordi ornati di pelliccia nera; sul fianco destro recava una spalla ben assicurata nel fodero e il braccio sinistro si sorreggeva a una colonna che emergeva in modo sapientemente vago dal fondale scuro, quasi nero, che attorniava il re in questione.
Eppure furono i tratti del viso, specialmente la forma degli occhi e alcuni particolari del viso a far capire al ragazzo, ancor prima di leggere le parole incise nella targa sotto il dipinto, che la persona che stava guardando era il defunto Aries, il padre di Dante.
Per quanto fosse evidente che l'attuale sovrano di Elgorad avesse ripreso molto dalla madre, c'era qualcosa in lui che lo faceva somigliare in maniera impressionante anche a quell'uomo.
Aries, nel ritratto, aveva uno sguardo buono e cristallino, ispirava signorile e dignitosa pacatezza. Era il re che aveva posto fine ai conflitti bellici dell'Ovest con gli altri regni, specialmente il Nord, ma anche quello che aveva regnato in assoluto piΓΉ brevemente e non era morto nΓ© in battaglia nΓ© per cause naturali, ma per un evento tragico del quale perΓ² nessuno si mostrava disposto a parlare apertamente. Godric, incuriosito, spesso aveva chiesto in giro, quando in passato era stato a Elgorad, cosa fosse accaduto di preciso ad Aries, ma aveva ottenuto risposte vaghe o persino scontrose, risposte che tuttavia convergevano sempre su una direzione comune: Dante.
Per qualche ragione egli veniva incolpato della scomparsa di Aries, anche se all'epoca si era affacciato da poco alla vita.
Godric, passando oltre, si accorse che Aries era presente anche nel dipinto di fronte al quale si era appena fermato, ma non era da solo, bensì affiancato da una Lytha più giovane, ma sempre dotata di silenziosa fierezza. La bella e altera regina reggeva fra le braccia un involucro di stoffa immacolata e ricamata che avvolgeva una piccola e fragile figura dagli occhi innocenti, rotondi e della medesima tonalità cerulea di quelli del re. Il ragazzo capì infine che l'adorabile neonato che stava osservando non era altri che Dante.
Udendo dei passi non molto distanti da sΓ©, si voltΓ² e vide la regina madre abbozzare un sorriso e fermarsi accanto a lui, poi osservare a propria volta il ritratto di famiglia.
Β«Quando io e mio marito iniziammo a posare per questo quadro, Dante era nato da appena poche settimane. Dovevamo sempre premurarci che stesse dormendo, altrimenti non sarebbe stato possibile per il pittore continuare l'opera.Β»
Godric la guardò con aria perplessa. «Ma lì Dante ha gli occhi aperti.»
Β«Aries insistΓ© perchΓ© il ritratto venisse modificato. Non gli piaceva che Dante avesse gli occhi chiusi, diceva che sembrava fosse morto o qualcosa del genere. Macabro, lo so, ma in effetti non aveva tutti i torti. L'artista si armΓ² di un minimo di fantasia e provvide subito a effettuare la modifica.Β»
Lytha sospirΓ². Β«Non sembri stupito. Suppongo che lui ti abbia detto la veritΓ , dunque.Β»
Godric annuì debolmente. «à vero che...?»
«à vero. Fui capace di fare una cosa così crudele al mio unico figlio, al mio bambino. So che non può cancellare le mie azioni di quel giorno, ma se ci ripenso, poi non riesco a chiudere occhio per giorni. Le sue urla tornano a tormentarmi, così come l'atteggiamento che adottò verso me e Aries nelle settimane successive. Non ci permetteva di avvicinarci a lui, scappava subito, ma quando poi ha iniziato a perdere la vista... quando iniziò a farsi male a furia di sbattere di qua e di là perché non ci vedeva, tornò da noi. Non avevo messo in conto che sarebbe potuto diventare cieco, volevo solo aiutarlo e fare in modo che il terribile dono con il quale era venuto al mondo non lo condizionasse mai più. Non volevo più che mio figlio vivesse come un recluso.»
Il giovane conte non se la sentiva di biasimare quella donna. Cos'altro avrebbe fatto lui al suo posto, d'altronde? Fino a che punto sarebbe stato disposto ad agire pur di proteggere suo figlio, seppur costretto a nuocergli, a privarlo per sempre della capacitΓ di vedere?
Lytha sfiorΓ² il viso del piccolo Dante. Β«Ho fatto quello che potevo per proteggere gli altri e soprattutto lui, ma a volte mi rendo conto di averlo messo di fronte a una vita di costanti sfide, di rinunce e difficoltΓ a non finire. Una vita nell'ombra, e noi Efialti viviamo a lungo.Β»
Β«Lui dice di cavarsela bene lo stesso.Β»
«Quello che mio figlio dice e quello che invece pensa spesso sono mondi talmente lontani da essere a dir poco agli antipodi. Quando oggi sei arrivato... tu eri troppo lontano per notarlo, ma io ho visto il suo sguardo. Avrebbe dato ogni cosa pur di poter vederti davvero come tutti gli altri ti vedevano. Credo che spesso abbia volutamente lasciato andare le persone da cui era attratto o per le quali provava qualcosa perché era convinto che vivere con una persona con il suo problema sarebbe stato a lungo andare pesante. La prima ragazza con la quale ebbe una relazione duratura alla fine si stancò. Sembrava detestare che lui non le facesse mai un complimento su come si vestiva o acconciava i capelli, sul suo aspetto e così via. Per molte donne è importante che un uomo si ricordi di adularle e ricordare loro che sono splendide e quando ciò non accade, a volte affiora l'insofferenza, ci si stanca. Mio figlio soffrì per diverso tempo dopo che lei lo lasciò per un suo sedicente amico, ma incolpava se stesso e nessun altro. Si odiava, forse si odierà sempre.»
Β«Non penso sia possibile odiare se stessi e amare al contempo il prossimo.Β»
Β«Alcuni ci riescono e lui ti ama veramente, per quello che ho potuto constatare. La sola cosa che voglio chiederti, Godric, Γ¨ di non farlo mai soffrire, se e quando puoi evitarlo. Non lo merita.Β»
Β«Credimi, farlo soffrire non rientra fra i miei desideri. La mia ambizione Γ¨ di renderlo anzi felice e farlo sentire il piΓΉ amato possibile. Questo lo merita eccome, ne sono sicuro.Β»
Lei sorrise e gli accarezzΓ² una guancia con reale affetto. Β«Questo Γ¨ ciΓ² che mi importa. Sono sicura che lo renderai l'uomo piΓΉ felice del regno e forse dell'intero Oltrespecchio.Β»
Godric a sua volta tornΓ² a osservare il dipinto, specialmente il neonato che poi, a distanza di molto, molto tempo, era divenuto l'uomo splendido che lui presto avrebbe sposato. Per un attimo indugiΓ² in un pensiero: si chiese, forse ingenuamente, se il figlioletto che sperava sarebbe arrivato dopo il matrimonio sarebbe stato egualmente adorabile.
Per quel che lo riguardava, si sentiva pronto a diventare padre, non solo a sposarsi e a essere felice. CiΓ² che tanto desiderava era formare una nuova famiglia con la persona che amava, nient'altro.Β
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