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Dopo che avevano trascorso almeno un'ora buona a battibeccare, Godric infine si era raggomitolato contro Dante e, incoraggiato dal suo braccio che lo cingeva e proteggeva, si era assopito profondamente, complice il tepore spanso dal caminetto acceso e il silenzio che regnava nella stanza. La pace, tuttavia, si interruppe all'arrivo della governante che lo avvertΓ¬ di una visita, ovvero quella dei coniugi Reghsar che finalmente si erano recati fin lΓ¬ per accertarsi di persona che il bambino stesse bene dopo esser sopravvissuto a un rapimento che, di certo, sarebbe altrimenti culminato con un assassinio.Β
Capendo la solfa, il cacciatore strinse a sΓ© il piccolo e con lui in braccio si alzΓ² e uscΓ¬ dal soggiorno per andare incontro agli ospiti. Aveva scoperto, in quegli ultimi giorni, che non era cosΓ¬ male badare a un ragazzino. Quasi quasi gli stava prendendo voglia di averne uno tutto suo, se solo ciΓ² non avesse comportato il dover per forza legarsi a qualcuno e quindi farsi mettere in poche parole una bella museruola.Β
Bei tempi quelli piΓΉ antichi in cui non c'erano tutti quei vincoli e chiunque poteva fare quel che gli pareva.Β
Godric si mosse nella sua stretta e si accoccolΓ² meglio fra le sue braccia forti nelle quali si sentiva al sicuro, forse piΓΉ di quanto si fosse sentito in passato nel castello del padre. Dante sorrise teneramente.Β
Piccolo lestofante, pensΓ² con affetto. Proprio non ce la fai a non farmi intenerire come se fossi una mammoletta.
Si stava decisamente rammollendo, ma visto e considerato che dopo il ritorno quand'era per gli affari suoi passava il tempo a rivivere i momenti peggiori dell'ultima avventura o a gestire male numerose crisi di pianto, per un po' poteva anche concedersi di togliere la maschera di cinismo.
Fu costretto a far svegliare il bambino, dopo aver fatto un cenno di saluto ai genitori di questi. Godric si svegliò, si coprì le labbra e sbadigliò, poi, mentre si strofinava un occhio, si voltò e vide i genitori.
Dante sbuffò una risata sentendolo agitarsi e decise di metterlo giù. Il ragazzino schizzò come una freccia in direzione della madre e del padre. Fu il secondo a prenderlo in braccio al volo e a baciargli il capo. Mentre il piacevole quadretto famigliare si snodava, Evergard rimase in disparte e trasferì altrove lo sguardo. Si sentiva sempre a disagio in situazioni del genere, inadeguato e fuori posto. In minima parte, però, quella scena padre-figlio gli aveva ricordato il suo, di padre, e di come egli fosse stato solito comportarsi a quel modo con lui. Un attimo dopo, tuttavia, un altro ricordo ben poco felice aveva attraversato la mente del cacciatore: una sagoma dall'aura dorata sempre meno luminosa, le linee e i contorni di un viso che sempre aveva solo potuto immaginare finalmente rivelare l'aspetto di suo padre, dell'uomo che era morto ai suoi piedi, quelli del figlioletto che, impotente, incapace di aiutarlo, era rimasto a guardarlo morire.
Quasi come a voler scappare dai Reghsar, arretrΓ² e fece una cosa che sua madre gli avrebbe di certo rimproverato: sgusciΓ² via dal corridoio e tornΓ² in soggiorno, lasciandosi cadere su uno dei divani imbottititi e nel pieno di una crisi respiratoria. Gli si era chiusa la gola, sentiva l'aria mancargli nei polmoni e una gran voglia di... non piangere. Urlare.
Voleva urlare a squarciagola.
Si coprì gli occhi con una mano e provò a fare dei respiri profondi. Dentro e fuori, come Lytha stessa gli aveva insegnato. Non era la prima volta che accadeva, di tanto in tanto succedeva e non poteva che aspettare che il momentaccio passasse.
Dopo Kellen e il rapimento di Godric, perΓ², la frequenza di quegli spiacevoli episodi era aumentata.
SobbalzΓ² udendo una voce irrompere nella bolla di angoscia in cui si era estraniato. SollevΓ² lo sguardo sfocato e riconobbe la sagoma di Lord Reghsar, il quale rispondeva al nome di Roderick.
Lo vide avvicinarsi e fermarsi a poca distanza da dove si trovava lui. Esitare. «Volevo ringraziarti personalmente per aver salvato la vita a mio figlio» esordì, realmente riconoscente. «Posso sedermi qui?» aggiunse, accennando all'altro divano.
Dante lo fissΓ² con aria smarrita. Β«Questa Γ¨ casa vostraΒ» replicΓ². Β«Potete sedervi dove vi pare.Β» Per tenere sotto controllo l'angoscia che lo attanagliava si torturΓ² le mani, senza rendersi conto che stava per ferirsele. Fu Roderick a sporgersi e a stringergli gentilmente un braccio. Lo guardΓ² a lungo, in silenzio, come se riuscisse a leggergli sin dentro l'anima. Β«Tuo padre era un uomo coraggioso, Dante, e tu hai ereditato il suo coraggio. Ne hai dato prova salvando mio figlio, anche se chiunque altro, dopo quattro giorni di silenzio, senza neppure una richiesta di riscatto, avrebbe alzato le mani e si sarebbe arreso. Tu non l'hai fatto, hai affrontato il pericolo e ne sei uscito vincitore. Saresti potuto morire, lo sai? Mi sono permesso di dire io, in caso si fosse presentato qualche problema qui, alla governante di rivolgersi al guaritore di famiglia. Mi ha dato un dettagliato e preoccupante resoconto delle condizioni in cui ti ha trovato al suo arrivo. Stavi realmente per lasciare questo mondo, Dante, e tutto per un bambino che a malapena conosci.Β»
Dante scosse la testa. Non si trovava d'accordo su niente di ciΓ² che Reghsar aveva appena detto. Β«N-Non sono coraggioso e... ho giurato di proteggere vostro figlio in caso di necessitΓ , giusto? Ho fatto quello che dovevo e Godric non meritava di morire in quel modo. Γ innocente. La colpa Γ¨ stata solo mia. Di tutto quanto.Β»
Β«Cos'Γ¨ successo mentre eri via? Qualcosa ti tormenta.Β»
Β«Niente di importante.Β»
Dante non era abituato che qualcuno, oltre a sua madre, si interessasse in modo genuino a lui e ai suoi problemi. Lo disorientava la gentilezza in generale.
Β«Prima ho visto voi e vostro figlio e... ho... ho ripensato a mio padre, tutto qui. Un accesso di debolezza da parte di un bambino che non Γ¨ mai cresciuto.Β»
Dire che suo padre avesse continuato a mancargli per tutto quel tempo sarebbe stato riduttivo. Certo, suo zio aveva fatto le veci del fratello, ma non era la stessa cosa e Remus era sempre stato molto diverso da Aries.
Roderick abbozzò un sorriso malinconico. «Sai, io lavoravo per la famiglia imperiale di Sverthian, prima di venir bandito qui con la mia famiglia. Tuo padre faceva parte della sua cerchia di amici più intimi ed era fra i più leali sostenitori del vecchio imperatore, molto prima dell'ultima fronda che quasi distrusse la stirpe dei Rowinster. Morirono in tanti durante l'ultima ribellione, il massacro fu atroce. Per tuo padre fu un duro colpo, ricordo. Non faceva che ripetere che sarebbe dovuto trovarsi lì per spalleggiare i suoi più cari amici, e invece era qui, esiliato ingiustamente, umiliato e con solo il suo nome a ricordare a tutti quanti chi era stato. La sua prima preoccupazione andava sempre a te, però. Si chiedeva quale avvenire avresti avuto in un luogo come questo, e penso che se ora fosse presente, sarebbe solo orgoglioso dell'uomo che sei diventato.»
Lord Reghsar tacque e rispettosamente volse altrove lo sguardo vedendo l'Efialte piΓΉ giovane tremare in preda a un pianto irrefrenabile e visibilmente doloroso da tollerare.
Β«Qualunque cosa abbia risvegliato in te questa antica sofferenza, non credo sia stata colpa tua. Sicuramente avrai fatto del tuo meglio, solo che... purtroppo, Dante, non sempre possiamo fare qualcosa per cambiare l'inevitabile. A volte dobbiamo accettare la sconfitta e ricordare che possiamo trarre un insegnamento persino dalle tragedie.Β»
Non aveva intenzione di lamentarsi con lui per esser mancato da casa piΓΉ del dovuto, perchΓ© non era stata colpa di nessuno se Godric era stato preso in ostaggio. La colpa era dei dissidenti e di coloro che neanche dopo la guerra dell'entroterra si erano arresi alla spartizione dei territori e ce l'avevano particolarmente coi Reghsar perchΓ© avevano ottenuto vittorie schiaccianti insieme agli alleati e si erano schierati contro la totale anarchia, l'assenza di ordine.
Sapevano fin troppo bene che per colpire un uomo come Roderick Reghsar era sufficiente indirizzare il dardo verso la cosa piΓΉ preziosa che possedeva, ovvero il suo unico figlio, il solo erede alla fortuna del casato.
Se avesse perso Godric, se per qualche ragione Dante non fosse arrivato in tempo, il dolore lo avrebbe ucciso.
Avrebbe tollerato di perdere tutto quanto, tranne lui, e Roderick disse tutto ciΓ² al salvatore del piccolo, la gratitudine ben percepibile nel tono di voce pacato, in quell'accento elegante che sapeva ancora di Sverthian, la loro antica patria, quella dove lo stesso Dante era nato e aveva vissuto per pochissimo tempo.
Evergard si asciugΓ² velocemente il viso. Β«Ho perso un mio collega che era anche un caro amico. Forse qualcosa di piΓΉ. Mi ha scosso parecchio.Β»
Β«Prenditi tutto il tempo che ti occorre. Non sei obbligato a star dietro sempre a Godric.Β»
Β«Non voglio perderlo di vista. Potrebbero tentare di prenderlo di nuovo e penso che mi ammazzerei, a quel puntoΒ» ammise con paurosa onestΓ il cacciatore. Β«Non sopporterei di avere anche il suo sangue sulle mie mani.Β»
Roderick sorrise. «à bello vedere che gli sei così affezionato.»
Evergard rifletté e pensò che poteva essere schietto almeno con il padre di Godric. «à un ragazzino impossibile da non amare. Entra nel cuore degli altri, che lo vogliano o meno, che lui se ne renda conto oppure no. Lo fa e basta.» Sospirò. «Vi pregherei di non dirgli cosa ho appena detto su di lui. Non vorrei si montasse la testa e un giorno decidesse di approfittarsene per fare il bello e il cattivo tempo, nonché smettere di darmi retta. Non voglio che dimentichi chi sono io e chi è lui.»
«Un maestro che vuole bene al proprio allievo ed è ricambiato, senza che ciò rimanga un segreto, non rende l'autorità dell'insegnante debole e il pupillo arrogante. à proprio a questo che serve il percorso che hai intrapreso. Un maestro non può mai essere solo tale, altrimenti i genitori sceglierebbero di mandare i propri figli in Accademia. Io volevo che Godric avesse qualcosa in più e potesse contare su una persona che sapeva l'avrebbe aiutato sempre e comunque, nonché protetto e sì, rimproverato quando necessario.»
Β«S-Signore, io...Β»
«Stammi a sentire, Dante» proseguì Roderick, «la mia famiglia è rispettata, nobile e rinomata, ma hai visto anche tu a quali rischi conducono la fama e le buone intenzioni. Più si è in alto e più aumenta il pericolo di cadere, perciò... voglio che mio figlio, nel caso dovesse mai accadere qualcosa a me e a mia moglie, possa avere qualcuno vicino disposto a prendersi cura di lui, anche quando sarà adulto e a sua volta un uomo, perché... in fin dei conti, una parte di noi non cesserà mai di essere fanciullesca, fragile e ingenua. Oggi hai dimostrato di saper proteggere Godric ben oltre i limiti delle tue forze, del tuo stesso coraggio e dell'ardore che ti porti dentro. Sapevi che potevi morire, eppure, anche se avevi la punta di una freccia che sprofondava a ogni passo sempre di più nel tuo corpo, anche se ti avevano trafitto ancora e ancora con le spade per abbatterti, i fatti parlano chiaro e ora sei qui, dopo aver sterminato da solo un numeroso manipolo di ribelli, soldati abituati a fare la guerra e a uccidere. Godric ha detto che hai perso la ragione quando hai visto che uno di loro stava per picchiarlo. Sei saltato addosso a quell'uomo e lo hai smembrato. Sei disposto a uccidere per proteggerlo, e secondo te questo non significa niente?»
Dante sorrise sardonico. «Che forse neppure lui è realmente al sicuro con me? In fin dei conti resto pur sempre chi sono, cosa sono. C-Come faccio a sapere se prima o poi non diventerò un pericolo per vostro figlio, ditemi? Se dovessi perdere la ragione e lui si trovasse a un passo da me, chi lo salverebbe dalla bestia? A questo avete pensato quando mi avete affidato un bambino di sei anni, sapendo che non avevo alcuna esperienza e che le persone attorno a me tendono a morire o a soffrire, senza possibilità di redenzione alcuna?» Più parlava, più affiorava il suo nervosismo, il suo senso di inadeguatezza, la paura di non saper tener fede alle aspettative di tutti quanti e sì, di deludere prima o poi Godric o... fargli del male.
Nessuno poteva capire o immaginare cosa avesse provato quando si era reso conto di aver massacrato degli uomini di fronte a un bambino, a una creatura innocente che aveva avuto per la prima volta un assaggio della morte nelle sue vesti più crudeli e barbare. Si era sentito morire appena aveva percepito come lo aveva guardato Godric. Pur non potendo vederlo, sapeva di essergli apparso in quei minuti il Lupo Cattivo in persona giunto lì per divorarlo in un sol boccone. Si era sentito un vero mostro, anche se aveva solo cercato di proteggere il bambino ed eliminare la causa del problema alla radice. Aveva ucciso delle persone e il ragazzino non avrebbe mai dimenticato quel che aveva visto. Non si potevano dimenticare scene simili, era impossibile. Prima o poi avrebbero presentato il conto e forse Godric era stato rovinato per sempre.
Fino ad allora non aveva dato segno di aver paura di lui, ma sarebbe sempre stato così? Lo faceva solo perché temeva di farlo arrabbiare e di fare la stessa fine di quella gente? O era solo lui a esser diventato paranoico a furia di flagellarsi coi sensi di colpa?
Β«Avete preso un grosso granchio, a mio parere. Ecco cosa pensoΒ» aggiunse infine, mordendosi il labbro inferiore con forza per non piangere di nuovo e apparire piΓΉ stupido e debole che mai.
Forse aveva esagerato e non avrebbe dovuto rivolgersi così a Lord Reghsar, eppure da parte sua non avvertiva alcun malumore né indignazione o rabbia.
Roderick si strinse nelle spalle. «Temo di non avere le risposte che cerchi, non sapendo predire il futuro in alcun modo. Posso però dirti che ormai è tardi per tornare indietro. Non abbiamo stipulato un patto dal quale ci si può tirare fuori in qualsiasi momento. à come aver firmato col sangue, Dante, e ad aver in qualche maniera stabilito il destino di entrambi è stato Godric. Lo ha fatto scegliendo te, senza se e senza ma. Ti ha scelto e sai cosa disse a me e a sua madre quel giorno, prima di seguirti? Di averti scelto perché avevi lo sguardo buono, e solo gli dèi sanno se i bambini non siano da sempre la bocca della verità . A quest'ora mi avrebbe detto già da un pezzo di non voler aver più nulla a che fare con te, se solo pensasse ciò. à un bambino senza peli sulla lingua e non ha paura di parlare.»
Β«Beh, speriamo solo che non abbia preso lucciole per lanterne, alloraΒ» fu la risposta infelice di Dante.
Non appena Dante fu sul punto di uscire dalla camera del piccolo Godric, quest'ultimo prima esitΓ², poi gli chiese: Β«PerchΓ© piangevi oggi?Β»
L'istitutore sbattΓ© le palpebre e parve gelarsi sul posto. Β«Cosa?Β» In un attimo realizzΓ² che forse il ragazzino aveva spiato la conversazione con Roderick, e sentito dunque anche ciΓ² che lui, Dante, aveva detto sul suo conto, ovvero che era impossibile non affezionarglisi.Β
Ormai Γ¨ andata. Accidenti.
Il bambino torturΓ² i lembi delle lenzuola con le manine. Β«Parlavi con il mio papΓ e piangevi. PerchΓ©? Stai ancora male?Β»
Dante scosse la testa. Β«Niente di che. Stai tranquillo.Β»
Β«Io perΓ² piango solo quando sto maleΒ» insistΓ© il ragazzino, perplesso. Β«SennΓ² sorrido.Β»
Il maestro non rispose e allora Godric ritentΓ². Β«Dicevi che tornavi presto, perΓ² non lo hai fatto.Β»
Dante capì che non l'avrebbe scampata ancora a lungo. Forse era meglio spiegare e basta. Tornò indietro e si fermò a pochi passi dal letto. «Ci sono stati degli imprevisti. Avevo calcolato i tempi senza valutare i rischi. Un paio di giorni di ritardo sono stati dovuti a...», gesticolò. «Beh... ricordi quando ti ho detto che sarei andato via per lavorare?»
Il ragazzino annuì.
Β«Non ci sono andato da solo. Con me c'era un mio collega. Ci conosciamo da tanto e lui... purtroppo non ce l'ha fatta contro le Fiere. Quindi... quando siamo tornati da Thelsa, l'ho riportato dalla sua famiglia e ho partecipato alle onoranze funebri, altrimenti sarei corso a salvarti molto prima di quanto ho fatto. Mi dispiace, Godric. Scusa per non aver mantenuto la parola e per averti lasciato da solo.Β»
Il bambino si fece dispiaciuto. Β«Gli volevi bene, vero?Β»
«Sì. Particolarmente.»
Godric si fece un po' imbronciato. «Più che a me?» Era evidente che si sentisse messo in secondo piano e al posto di riserva, e i bambini erano spesso un po' accentratori. Non tolleravano di non essere al centro dell'attenzione e dei pensieri delle persone alle quali tenevano. Il primo posto nel cuore di un adulto doveva essere per loro in primo luogo, ma ciò non faceva di un bambino una creatura egoista, bensì fragile e bisognosa di affetto più di qualsiasi altro essere vivente.
Questo Dante, finalmente, lo capì, anche se aveva dovuto sbatterci la testa e farsi poi fare l'ennesima ramanzina da sua madre che sosteneva che si comportasse in modo troppo severo con un bambino di solo sette anni. Comprese e per tale ragione gli lasciò un'affettuosa carezza sui capelli corvini. «Gli volevo bene, ma in modo diverso. Lascia che ti dica questo, piccoletto: io tengo a te, altrimenti non sarei venuto a salvarti.»
Β«Allora non preferisci un cane a me, vero?Β» pigolΓ² Godric, sull'orlo delle lacrime. Il mese scorso avevano bisticciato e Dante, un po' non facendocela piΓΉ per via dei capricci dell'allievo, se n'era uscito dicendo che avrebbe di gran lunga preferito prendersi cura di un cane anzichΓ© di un marmocchio fastidioso.
Se n'era dimenticato, ma i bambini... loro non dimenticavano niente. Rimuginavano eccome sulle parole degli adulti, sul modo in cui le pronunciavano, specialmente quando erano sensibili.
Dante, allora, si sedé sul bordo del letto e poi, dopo aver esitato per alcuni secondi, si sfilò dal collo il ciondolo che sua madre gli aveva donato giorni prima. Lo aprì e rivelò due cornici ovali, piccole vuote. Un po' come si sentiva lui al momento: vuoto.
«Questo è stato la mia mamma a darmelo» spiegò. «Voleva che lo avessi perché così avrei avuto due persone a me molto care sempre con me, però...», si sporse e lo adagiò con delicatezza sul comodino. «Voglio che sia tu ad averlo. Magari ora sarà troppo lungo perché tu possa indossarlo, ma fra qualche anno... beh, potrai metterci i ritratti dei tuoi genitori. Ogni tanto andremo a trovarli, come abbiamo fatto fino ad ora, ma rimarrai lontano da loro per tanti anni ancora, Godric. Quel cimelio ti aiuterà a sentire un po' di meno la nostalgia di casa. Serve più a te che a me, poco ma sicuro.»
Magari non era capace di esprimere a parole l'affetto nei confronti del prossimo, ma se voleva, sapeva farlo tramite le azioni e i gesti. In fin dei conti le parole tutti erano capaci a usarle a loro piacimento, specie per ingannare, ma ciΓ² che una persona invece faceva, poi restava per sempre impressa, aveva una reale conseguenza.
Il ragazzino, sorpreso, si sporse goffamente e poi prese fra mani il ciondolo d'argento. Indicò a destra. «Qui ci posso mettere mamma e papà , ne hanno tanti di ritratti» ragionò, per poi indicare a sinistra. «Qui invece ci metterò te, Dante. Farò così!»
Dante, che non aveva realmente compreso fino in fondo, annuì. «Sì, appunto, come ti dicev...», si bloccò e si fece stralunato. «Che?! Io? Perché?»
Il piccolo Reghsar ricacciΓ² indietro una risata. Β«PerchΓ© ti voglio bene, no? Come a mamma e a papΓ !Β» ParlΓ² in maniera talmente genuina, lineare e semplice, da ridurre al silenzio l'istitutore. Per certi versi quel discorso non faceva una piega, anche se era un po' strano.
Β«Uhm... v-va bene. Se... se ti fa sentire meglio...!Β» commentΓ² smarrito Evergard, non sapendo bene cosa dire o come. Non si era aspettato una cosa del genere.
Mi spiace dirgli che non mi sono mai fatto ritrarre, pensΓ², non troppo dispiaciuto, in realtΓ . Ammetteva di essere vanesio, ma solo dal punto di vista delle proprie capacitΓ di mago e guerriero. Il resto, a suo parere, era roba da donnicciole, e poi non trovava mai il tempo nΓ© la voglia di posare per un dipinto.
Un attimo dopo non fu di certo un roboante tuono proveniente dalla finestra a farlo sobbalzare, bensì l'urlo terrorizzato del bambino. Lo guardò scioccato. «Ma cosa urli?» gli chiese. «à solo un temporale!»
Godric si coprì con le coperte fino al naso e lasciò scoperti solo gli occhi pieni di panico. «Non mi piacciono i temporali!» si lamentò, sussultando quando vide un lampo risplendere dietro ai tendaggi.
Dante sospirΓ² e si massaggiΓ² il retro del collo. Β«Resto qui finchΓ© non dormi, va bene?Β» propose stancamente. Aveva bisogno di riposare a sua volta, ma non se la sentiva di lasciare il ragazzino a quelle condizioni. Ricordava bene cos'aveva detto Roderick a un certo punto, ovvero che non fosse un male che Godric in lui cercasse di trovare una sorta di fratello maggiore.
Se avesse avuto un fratellino, di certo sarebbe rimasto lì per cercare di fargli passare la paura di qualche tuono.
La pioggia intanto batteva furiosamente sul vetro della portafinestra, ben lontano dal terminare o dall'acquietarsi.
Evergard scivolΓ² indietro e appoggiΓ² la schiena all'alta testiera di legno del letto. Β«Su, vieni quiΒ» disse al piccolo, per poi accoglierlo subito nella stretta del braccio destro quando Godric si fiondΓ² sotto di esso come se fosse stata la possente e protettiva ala di un'aquila.
Β«Aver paura di qualche lampo, alla tua etΓ !Β» lo prese in giro Dante, pur con affetto.
Β«Sta' zittoΒ» bofonchiΓ² il bambino, rannicchiandosi contro il suo fianco e seppellendo il viso tra le pieghe della sua camicia. Da sotto di essa percepiva il lieve rilievo dei bendaggi che Dante doveva cambiare quotidianamente per impedire alle ferite lasciate dalle spade di infettarsi e permettere loro di rimarginarsi piΓΉ in fretta. Β«Quando ho paura dei temporali la mamma mi canta sempre qualcosaΒ» aggiunse.
Β«Non ci pensare nemmeno, bipede in miniaturaΒ» borbottΓ² Dante, il quale si rifiutava categoricamente di acconsentire a fare una cosa come cantare. Non era mica una servetta intenta a lavare i panni giΓΉ al fiume, diamine!
Β«Ti pregoΒ» implorΓ² il ragazzino. Β«Ti prego, ti prego, ti prego!Β»
Β«Nossignore.Β»
Β«Allora mi metto a piangere!Β»
Β«Piangi pure, gioia. Fa bene all'anima.Β»
Β«Dai, Dante!» Β
Il punto della questione, quello vero, anzi, era che Dante conosceva qualcosina, ma niente che potesse esser adatto alle orecchie di un ragazzino. La prima esperienza l'aveva avuta in guerra, quando i suoi compagni, di tanto in tanto, per tirarsi su di morale canticchiavano qualcosa, seguiti ben presto dal resto dell'esercito.
Kellen era quello che cantava sempre quando si annoiava in viaggio e voleva smorzare il silenzio. Io gli dicevo che era stonato, ma in realtΓ cantava benissimo.
Per un attimo riecheggiΓ² nella sua mente la melodiosa e baritonale voce del suo caro estinto. Le labbra gli tremarono, forse per trattenere un sorriso nostalgico, forse invece per lo sforzo che stava impiegando nel ricacciare indietro le lacrime.
A volte Kellen era riuscito a strappargli una risata, quando si era messo a cantare stornelli popolari ridicoli o volgari e al contempo assurdi, e Dante era uno che rideva sul serio e di gusto sì e no cinque volte all'anno.
Poi un altro ricordo gli sovvenne, qualcosa che negli anni e nell'etΓ adulta aveva arginato.
Beh, l'ha voluto lui.
Di certo non aveva lo stesso timbro vocale di sua madre, la quale era sempre stata un usignolo ed era capace di raggiungere note molto alte e cristalline, ma alcune delle donne che aveva corteggiato gli avevano detto che aveva una bella voce, perciΓ²... tanto valeva provare.
Fu così che attinse dal ricordo della canzoncina che sua madre era stata solito intonare per farlo addormentare, quand'era stato bambino. Aveva un ritmo lento e dolce, ben cadenzato, e chiaramente era dal punto di vista di un genitore, probabilmente una madre, che ribadiva al figlioletto le meraviglie che si celavano nei sogni e tra le stelle.
Non vide, per ovvi motivi, gli occhi di Godric fissarlo, l'espressione del ragazzino totalmente rapita dal suono della sua voce e dalla canzone in sé per sé, elementi che, non molto tempo dopo, lo indussero a chiudere gli occhi e a lasciarsi cullare dal timbro vellutato e caldo del suo maestro. Eppure la cosa che realmente riuscì a farlo calmare e a permettergli di scivolare nel mondo dei sogni, fu il regolare e lento battito del cuore di Dante che risuonava nel suo orecchio.
Appena Evergard capì che stava finalmente dormendo, e pure della grossa, si lasciò sfuggire un debole e intenerito sorriso. Piano piano scivolò via e lo sistemò meglio sul materasso, lo coprì e gli accarezzò il capo un'ultima volta. «'Notte, fratellino» sussurrò, per poi voltarsi e lasciare la cameretta.
~ ππππ ~
Il tardo mattino rischiarava la stanza con una luce grigiastra e fredda quando Godric si svegliΓ² e si tirΓ² su fra le coperte, ravviandosi indietro i capelli che, fra la noncuranza e impegni ben piΓΉ decisivi, in quei mesi erano cresciuti e ormai gli solleticavano la parte alta della schiena.
Non subito si rese conto di dove si trovava e che tutto fosse reale e veramente accaduto. Ci credette sul serio quando volse lo sguardo a sinistra e vide Dante ancora assopito giacere accanto a lui, chiaramente nudo sotto le lenzuola.
Il cuore di Godric accelerΓ² di molto i battiti, ma l'emozione venne un pochino smorzata quando, muovendosi ancora, un leggero fastidio, misto a qualche doloretto qui e lΓ nel fondoschiena, attirarono la sua attenzione.
Allora... l'abbiamo fatto davvero.
Lo avevano fatto eccome, e piΓΉ di un paio di volte, e a giudicare dalla luce del giorno, era veramente tardi. Dei flash gli passarono di fronte agli occhi, i momenti decisamente migliori di quella notte movimentata e ricca di colpi di scena, di emozioni, di speranze ritrovate.
Mi ha chiesto di sposarlo.
Si coprì le labbra, la vista sfocata e il cuore di nuovo a mille.
Lui sposare Dante? Sembrava fin troppo bello per esser vero. Quanti nella sua identica situazione potevano dire di aver infine coronato il sogno di una vita intera? Una vita lunghissima, poi, e trascorsa per almeno due quarti in solitudine.
Ma non era piΓΉ solo e Dante era tornato da lui, e lo aveva fatto per restare, rimanergli accanto finalmente da pari a pari, come suo sposo. L'uomo che per lui era stato prima un maestro, un fratello maggiore, a volte una figura paterna e altre un caro amico, aveva chiuso il cerchio di trasformazioni nell'unico modo nel quale Godric da tanto aveva smesso di sperare.
Si passΓ² le dita sotto entrambi gli occhi, senza riuscire a smettere di piangere e di sorridere in silenzio.
Se davvero Grober tornerΓ per uccidermi, vorrΓ dire che morirΓ² felice.
No... non sarebbe morto. Avrebbe avuto Dante al proprio fianco, un uomo che in passato giΓ altre volte aveva quasi dato la vita per lui e, la notte prima, aveva detto chiaramente che se Grober si fosse azzardato a fare uno scherzetto nel suo stile, avrebbe avuto di che preoccuparsi e avrebbe fatto molto meglio a saper correre molto veloce.
βAnche se penso, onestamente, che renderebbe al sottoscritto la caccia solo piΓΉ stimolante" aveva aggiunto Evergard, con uno dei suoi sorrisetti mefistofelici. Non sembrava aver paura di Grober come tutti loro e quello da un lato faceva sentire orgoglioso Godric di lui, della sua fierezza, ma dall'altro lo preoccupava e spaventava. La paura a volte salvava la vita, ma tutto quello che Dante aveva passato, alla fine, lo aveva privato della capacitΓ di provarne di fronte a un avversario, per quanto temibile e diabolico fosse.
Godric si rimise giΓΉ e si accoccolΓ² accanto al futuro marito, posando il capo sopra il suo sterno scolpito.
Ieri doveva essere davvero stanco. Dorme come un sasso.
Beh, dal canto proprio ammetteva di averlo spompato un bel po', e chissΓ da quanto tempo Dante non aveva avuto notti roventi come quella trascorsa.
Sembra così diverso rispetto a quando è sveglio.
Sembrava sereno, il viso era rilassato, come se nulla potesse turbarlo almeno nei sogni.
Forse avrebbe dovuto svegliarlo, ma non aveva il cuore di farlo, sapendo che non era comunque del tutto in forma. Lo preoccupava che ci impiegasse piΓΉ tempo del solito per rimettersi in sesto. Erano passati giorni e pareva esser tornato il giorno prima dalla fortezza di Specula, dove erano stati intrappolati con l'inganno, costretti ad affrontare le loro peggiori paure e i loro trascorsi piΓΉ dolorosi e tormentati.
Non avevano mai parlato di quello, ma a giudicare dalla frecciatina che Grober aveva lanciato a un certo punto a Dante, era chiaro che fosse stata usata Yvaine per demolirlo e tentare di farlo cedere.
Non poteva non domandarsi quanto Grober potesse odiarli tutti quanti, per spingersi a simili livelli di crudeltΓ . Forse aveva ragione a provare rancore, ma lo provava nei confronti delle persone sbagliate, dei semplici eredi di una colpa che i veri colpevoli mai avevano scontato.
Non era colpa loro se era stato tradito da chi avrebbe invece dovuto aiutarlo e amarlo. Non era colpa di nessuno se Lucifero, invece di tendergli una mano un'ultima volta e tener fede anche al contratto matrimoniale, gli aveva affondato la lama di una spada nel corpo e aveva spinto altri a fare la stessa cosa. C'era anche da dire, poi, che Grober fosse andato a cercarsela, specialmente schiavizzando una divinitΓ vendicativa come Rasya, il dio che per eccellenza non perdonava e non dimenticava. Non era mai un bene mettere alla catena un cane feroce e poi affamarlo e incattivirlo, perchΓ© quando la catena poi si sarebbe spezzata, la belva avrebbe scatenato tutta l'ira repressa. Non stupiva che Rasya, dunque, si fosse infine stancato di fare lo schiavetto e avesse scelto di rischiare tradendo il proprio padrone, anche se con un prezzo altissimo.
Ma in fin dei conti... era meglio regnare all'inferno, che servire in paradiso, no?
Il punto era, perΓ², che non avrebbe permesso a Grober di rovinare tutto quanto proprio quando i suoi sogni si erano realizzati. Si sarebbe tenuto stretto Dante, e al diavolo le conseguenze.
Lui non ti avrΓ . Lo giuro sulla mia vita e l'amore che provo per te da sempre.
Sentendosi osservato, si rese presto conto che l'altro si era svegliato e lo stava guardando in silenzio. Fu grande la sua sorpresa quando si ritrovΓ² a spaziare in due iridi color smeraldo, diverse dall'azzurro che aveva ricordato per tanto tempo.
Non potΓ© che pensare a Misha e all'affetto che Dante, chiaramente, non aveva mai smesso di provare per lui, per il ragazzo al quale si era affezionato maggiormente, lo stesso che alleandosi con i nemici gli aveva spezzato il cuore.
Ricordava che quando gli aveva detto, secoli prima, che Misha si era schierato a favore delle idee di Petya, Dante non aveva voluto credergli subito. Aveva avuto bisogno di vedere coi propri occhi la veritΓ , e la veritΓ lo aveva deluso e spiazzato. Era stato un brutto colpo per lui, e il massacro dei loro cari aveva peggiorato tutto.
Eppure l'affetto era rimasto, si era cristallizzato, malgrado quanto accaduto. Nel caso di un Efialte, era proprio vero che gli occhi fossero lo specchio dell'anima.
Godric si odiava per averlo incolpato della morte di Misha, pur sapendo com'era sempre stato fatto quel ragazzo. Misha in vita era stato uno di quegli uomini che o accettavano di salvarsi da soli oppure preferivano di gran lunga morire e farlo scegliendosi da soli la fine contro la quale scagliarsi.
La veritΓ , cruda e triste, era che i Cacciatori non avrebbero mai e poi mai perdonato Misha per i suoi crimini e le colpe passate; la veritΓ era che neppure Petya avrebbe potuto far niente per cambiare le sue sorti. La veritΓ era che Misha, condannato alla prigione e destinato alla pena capitale, aveva scelto di porre fine alla propria vita da solo, come un samurai che non accettava di perire per mano del nemico.
Misha aveva in realtΓ vinto, scegliendo la morte, e l'inganno che aveva ordito insieme a Loki aveva fatto guadagnare a James quasi quattro anni di tempo destinati a consentirgli di prepararsi allo scontro finale che, ormai, batteva con sempre piΓΉ insistenza contro le porte di tutti loro.
Grober era stato ingannato e raggirato e Misha, pur morendo in silenzio, se n'era andato da eroe, facendo la cosa giusta, dopo aver vissuto per tanto di quel tempo da esser diventato il cattivo.
La morte di un figlio era sempre dolorosa, ma quando corrispondeva a una fine da eroe, da uomo onesto, la sofferenza era meno pungente e intollerabile.
Se Dante non fosse stato fiero di Misha, dell'uomo che era morto sull'altare pagano nella foresta di Nordmarka, probabilmente i suoi occhi sarebbero rimasti quelli di una volta.
Sapevo che volevi ancora bene a tutti e tre. La veritΓ Γ¨ che sei una persona buona che ha sofferto troppo per i motivi sbagliati.
Si sporse e lo baciΓ² lentamente, venendo subito ricambiato. Β«Ben svegliatoΒ» sussurrΓ², provando una piacevole sensazione nel percepire le dita di Dante fermarsi sui suoi fianchi, i quali parevano decisamente piΓΉ esili. Godric era uno la cui corporatura aveva tratto in inganno parecchi sprovveduti, sia in passato che nel presente. Come Efialte era minuto e smilzo, seppur non carente in quanto a materia muscolare. Se confrontato con Dante, appariva quasi come un ragazzino per altezza e mole, la quale si ritrovΓ² sovrastata da quella dell'ex-cacciatore e in balia delle sue attenzioni.
Pareva quasi non riuscire ad averne abbastanza di lui, dell'esplosione di sensazioni scaturita dal contatto fra i loro corpi.
Sesso di mattina e da appena svegliato. Non mi capitava da un bel pezzo di farlo.
Godric sorrise tra sΓ© e si abbandonΓ² ai baci del suo promesso sposo, alle sue labbra che scorrevano sempre piΓΉ in basso. Non negava di essersi svegliato con una sorpresa che tanti altri uomini si ritrovavano fra le gambe al mattino, ma negli ultimi anni spesso gli era toccato di farsi una doccia fredda o di rimediare per conto suo al problema.
Quel mattino, tuttavia, fu Dante a pensarci, e lo fece in modo sublime. Godric spalancò le labbra e serrò le palpebre, arcuando la schiena e aggrappandosi al cuscino, quando sentì l'altro usare la bocca e inglobarlo quasi del tutto, in profondità . Era una pratica che solo agli audaci e agli esperti riusciva alla perfezione, e malgrado fosse il massimo per il piacere che era capace di dare, era pur sempre vero che fosse difficile e scomoda da attuare. Il rischio di procurarsi dei bei conati era alto, se non si agiva correttamente.
A Godric era capitato di ricevere quel particolare servizio solo pochissime altre volte, e non sempre erano state esperienze da ricordare, ma quella mattina Dante sbaragliΓ² tutti i record precedenti e non ebbe fretta, anzi cercΓ² di prolungare piΓΉ che poteva la piacevole tortura, e non ebbe bisogno dei poteri per indurre Godric a spingere indietro diverse volte l'arrivo dell'orgasmo. Il piΓΉ giovane gemeva e si contorceva, le sue gambe ben trattenute dalle braccia forti del focoso amante.
Appena si rese conto che sarebbe venuto, cercΓ² di allontanare Dante, ma quest'ultimo invece fece intendere che non era un problema.
Quando tutto terminΓ², si ritrasse e passΓ² il dorso di una mano sulle labbra. Il colpo di grazia lo attuΓ² leccandosele. Godric, ancora ansante e senza fiato, tremante da capo a piedi per via dell'estasi che continuava ad attraversarlo come una serie di piacevoli scariche di elettricitΓ , squadrΓ² con un'occhiataccia Evergard. Β«Sei indecenteΒ» ansimΓ². Β«Non puoi fare quella cosa dopo aver fatto... questo.Β»
Β«Ma sta' zitto, che urlavi come una gatta in caloreΒ» lo liquidΓ² con un ghigno Dante, scostandosi i capelli dal viso. Β«A proposito: fai troppo rumore quando scopiamo.Β»
«Vorrei vedere te al mio posto» borbottò Godric. «à colpa tua, non mia.»
Β«Se tu sei minuscolo e qualcos'altro invece non lo Γ¨, la colpa in realtΓ non Γ¨ mia nΓ© tua.Β»
Ric avvampò ulteriormente e si coprì il viso. «Ma come ti vengono in mente?» piagnucolò. Il punto era che lo trovava sexy e lo trovava ancor più tale quando diceva quelle sconcezze.
Β«Beh, per te cosa posso fare io, invece, cowboy?Β» chiese poi Godric, girandosi su di un fianco, le gambe incrociate.
Dante sorrise di sbieco, lo sguardo che scintillava. Β«Resta in quel modo e vado a chiamare Jack Dawson per un ritratto che farΓ impallidire quello della sua datata Rose.Β»
Β«Davvero divertente.Β» Il piΓΉ giovane scivolΓ² verso l'altro e lo spinse a sdraiarsi sul materasso, poi, con movimenti fluidi, gli si mise cavalcioni, seppur al contrario.
«Mhm. Iniziamo già a sperimentare, vedo.» La voce di Dante subì una roca battuta d'arresto quando Godric, lentamente, scivolò sopra di lui e pian piano lo intrappolò dentro di sé. Anche se di schiena, fremeva visibilmente. Le scapole si contrassero e la schiena si arcuò, e il sensuale procedimento venne seguito dallo sguardo rapace e pieno di lascivia di Dante, il quale gli stringeva le anche e cercava di aiutarlo mentre si abbassava un po' alla volta e andavano unendosi più in profondità che mai.
Quando si rese conto di essere solo parzialmente dentro Godric, tuttavia, l'impazienza ebbe la meglio sulla ragione e dunque mosse il bacino e spinse verso l'alto, affondando completamente nelle carni dell'amante che soffocΓ² un grido e sussultΓ², ansimando e gemendo.Β
Β«BastardoΒ» sibilΓ² Godric, guardando dietro di sΓ© e fulminando con un'occhiata assassina Dante. Β«E io che volevo fare una cosa sensuale e romantica!Β»
Β«Sicuro che invece non stessi solo cazzeggiando perchΓ© sei un novellino?Β» ghignΓ² Evergard. Β«Beh, allora?Β»
Β«Dammi pace, sono ancora agli inizi!Β» fece a denti stretti Godric, respirando profondamente e sfiorandosi l'inguine. Accidenti, gli pareva quasi di sentirlo dentro di sΓ© fino a quella profonditΓ .
Si fece coraggio e mosse i fianchi in direzione contraria a quella che avrebbe adottato se si fosse trovato faccia a faccia con Dante. Eppure sbirciare da oltre la spalla e incrociare gli occhi ora smeraldini dell'uomo che amava, lo eccitava piΓΉ che averlo sopra di sΓ© o di fronte. Provocarlo sempre gli era piaciuto, non lo negava, e Dante mai aveva scoraggiato quella sua indole maliziosa.
Β«Muori dalla voglia di riprendere il potere, vero?Β» lo stuzzicΓ², mordendosi il labbro inferiore.
Β«Se vuoi che non mi comporti da animale, ti consiglio di non parlare con quel tono di voce sensuale.Β»
I movimenti erano lenti, l'aderenza fra i corpi massima e la vista, almeno da dove si trovava Dante e per ciΓ² che egli riusciva a immaginare, doveva esser niente male.
Si tirΓ² su lentamente, senza lasciar andare i fianchi di Godric, e si sporse per baciargli e mordergli il collo, poi le spalle. Dato che gli piaceva sorprenderlo e farlo arrossire come una scolaretta, raccolse al volo, con la lingua, un rivolo di sudore che stava scivolando lungo la colonna di Reghsar, il quale fremette e trattenne un gemito strozzato di pura sorpresa.
Β«Ne Γ¨ passato di tempo dall'ultima volta che l'hai usata su di me a quel modoΒ» commentΓ² Godric, fra il divertito e il compiaciuto, decidendo poi di cedergli il comando quando Dante lo spinse in avanti e lo fece mettere bocconi sul letto, poi chinare nuovamente, sempre piΓΉ giΓΉ, fino a restare con il fondoschiena sollevato. Β«Non sono un cane, sai?Β» commentΓ².
«Io invece sì, anche se alla lontana» replicò prontamente Evergard, spingendosi di nuovo dentro di lui senza troppi complimenti. Gli afferrò le anche e arretrò, solo per poi spingersi più in avanti. «Rilassati, accidenti» ansimò.
«Scusa se così mi sento esposto e in imbarazzo.»
Β«Ma se hai un fondoschiena che andrebbe reso patrimonio dell'umanitΓ ?Β»
Godric parve rizzare le orecchie. Β«Davvero?Β» esalΓ², voltando la testa per guardare in su, verso il futuro marito. Β«E c-cos'altro ti piace di me?Β»
Β«La boccaΒ» gemette Dante. Β«Le mani. Sembrano di velluto.Β» Non era facile parlare e concentrarsi sul sesso allo stesso tempo, specie se si era di poche parole come lui. Β«E sei una brava personaΒ» aggiunse, fermandosi e asciugandosi la fronte col dorso della mano. Β«Forse, col senno di poi... la migliore che abbia mai conosciuto, e ti conosco da una vita.Β»
Godric non resistΓ© e di nuovo interruppe la connessione fra di loro per voltarsi a guardarlo. Sulle sue labbra c'era un sorriso commosso. Β«Sotto sotto sei un tesoro, sai?Β» disse, un po' perchΓ© lo pensava realmente, sempre l'aveva pensato, e un po' perchΓ© si divertiva a stuzzicarlo e a farlo arrossire con quei commenti che venivano dal niente e in modo inaspettato. Β«E...Β», continuΓ², posando un piede sul suo ampio sterno. Β«Ho ancora quel ciondolo, tra l'altro. Tu non hai mai voluto farti ritrarre, perciΓ² una delle cornici Γ¨ rimasta sempre vuota. nell'altra c'era mia moglie, prima che togliessi il ritratto perchΓ© non riuscivo piΓΉ a guardarlo. Di recente, perΓ², Γ¨ Violet a occupare uno dei posti vacanti. Voglio che finalmente sia tu a reclamare quello rimasto vuoto per... beh, letteralmente, secoli.Β»
Dante deglutì. «Pensavo che...»
«Non lo avrei mai e poi mai fatto. Era tutto ciò che mi restava dell'uomo che eri stato e che rimpiangevo ogni giorno. Non avevo il coraggio di privarmene, e comunque... sapevo che era importante per te, era un cimelio della tua famiglia e lo avevi ceduto a me, come se in qualche maniera avessi voluto dirmi che facevo parte di essa. Per me significava tutto, Dante.» Fece una pausa. «Mi sono sentito in colpa per quanto successo con i Ghoul, quando Dario è stato aggredito, perché... non sono inciampato, in realtà . Ero tornato indietro perché avevo capito di aver perso per strada quel ciondolo e non potevo permettermi di andarmene senza averlo recuperato. Era lì, a terra, scintillava nel buio. La tentazione è stata troppo grande.»
Dante era sconvolto. Β«Un attimo... hai rischiato la pelle non solo mia, ma di un tuo amico, per un ciondolo che uno stronzo, che ti aveva persino maledetto, ti aveva donato secoli fa?Β»
Godric era rosso in viso. Β«Quando decido di amare, lo faccio visceralmente e senza freni. Non potevo permettermi di perdere il solo ricordo bello di te che mi fosse rimasto. Non l'avrei sopportato, e ancora non ci eravamo neppure rivisti. In un certo senso, Γ¨ stato quel ciondolo a farci riunire, altrimenti... non so se avrei mai avuto il coraggio, se un mio amico non si fosse trovato in pericolo di vita, di affrontarti dopo secoli di silenzio. Sapevo che avresti anche potuto uccidermi, che forse non avresti mai e poi mai ascoltato, ma dovevo provarci. Non potevo permettere a una persona che stimavo e alla quale tenevo di morire solo per una mia debolezza nei tuoi riguardi. Non avrei sopportato altro sangue sulle mie mani.Β»
Per questo aveva poi perso il controllo quando aveva visto Petya raggiungere lui e Dario e intromettersi, addirittura provocando lui. Non ci aveva visto piΓΉ, ricordando cos'aveva fatto l'ambizione di Petya all'intero Oltrespecchio e, soprattutto, alla sua famiglia e a quella di Dante.
Β«Non tornerai a odiarmi per questo, vero?Β» aggiunse in un timido mormorio.
Dante scosse la testa, si avvicinΓ² e gli prese il viso fra le mani. Β«Odiarti? Mai piΓΉ. Voler prenderti a calci per aver rischiato la vita per un ciondolo... Giuro che non lo faccio solo perchΓ© ci tengo ad averti vicino a me ancora per molto tempo a venire, e sarebbe difficile gestire una relazione a distanza con te che te ne stai sulla Luna.Β»
Godric rimase inebetito, poi scoppiΓ² a ridere e lo spinse per gioco. Β«Cretino!Β» sghignazzΓ². Β«E io che ti ho preso sul serio, per un attimo!Β»
Β«Allora sei tu il cretino, non ioΒ» lo rimbeccΓ² ilare Dante, baciandogli la fronte. Β«Sei unico nel tuo genere. Questo Γ¨ sicuroΒ» aggiunse, i loro nasi che si sfioravano teneramente. Non ci misero molto per tornare alle effusioni, ormai immersi nella loro realtΓ da autentici piccioncini.
Β«PerciΓ²Β» fece Godric, tra un bacio e l'altro, Β«adotterai Violet?Β»
«Certo che sì.» Dante gli sospinse i fianchi in avanti con una mano sul fondoschiena e una delle gambe dell'altro gli cinse un'anca. Erano senza dubbio bravi nelle acrobazie del talamo, non v'era alcun dubbio. «Sempre che lei mi accetterà .»
Reghsar emise un debole e lascivo lamento quando lo sentì di nuovo spingersi dentro di sé. «à ancora piccola. Sarà come se tu ci fossi sempre stato.» Si strinse di più a lui e incrociò le braccia dietro al suo collo. «Mio Dio!» ansimò, senza riuscire a riguadagnare fiato per via delle spinte veloci e profonde. «P-Piano, piano!» Voleva che durasse di più, ma Dante sembrava indomabile, vorace come una belva che non riusciva a smettere di divorare la preda che aveva tra le fauci. Spinse sul materasso ancora una volta Godric, senza uscire dal suo corpo, e tenendolo per il punto di vita proseguì la danza che diveniva sempre più frenetica. Ric si era abbandonato a lui, le gambe divaricate al massimo per dare piena libertà al suo amante, le braccia che giacevano accanto alla testa, fra i lunghi capelli neri sparsi sulle lenzuola. La mano destra dell'altro Efialte risalì sul suo inguine per dargli ulteriore piacere e concentrarsi sulla sua virilità e Godric scattò in su con la schiena mentre calde lacrime di gioia e piacere scendevano sulle sue guance accaldate. Intanto cercava di realizzare di avere di nuovo un futuro felice davanti a sé, per giunta accanto all'uomo che mai aveva smesso di amare, quello di cui si era innamorato un po' alla volta, senza neppure rendersene conto. Aveva dovuto soffrire e attraversare l'inferno per averlo per sé, per fargli capire che era alla sua altezza e di meritare almeno una possibilità , e gli sforzi avevano dato frutti succosi e dolci, inebrianti.
Β«Ti amoΒ» gemette. Β«Ti amo cosΓ¬ tanto!» Β
Non osΓ² fiatare mentre osservava Iago leggere in fretta la breve missiva da parte di Andrew, direttamente da Sverthian. Capiva, tuttavia, specialmente dall'espressione del figlio adottivo, che qualcosa era andato storto. Decisamente storto.
Godric fece un respiro profondo. Β«Non per metterti fretta, ragazzo, ma gradirei sapere anch'io se dovremo iniziare i preparativi per la festa di benvenuto per Grober o meno!Β» sbottΓ² infine, non reggendo oltre la tensione. Β«Allora? Cos'ha scritto Coso?Β» Il gelido vento che spirava da nord faceva serpeggiare i suoi capelli corvini. Era in arrivo un tempo da lupi.
Iago sollevò lo sguardo e deglutì. Aveva l'aria strana. Era turbato, sì, ma non stupito. Non era sconvolto quanto avrebbe dovuto esserlo.
«Alex... Alex lo ha lasciato indietro e... s-si è fatto catturare spontaneamente dai soldati di Syrma. Sai, no... mia nipote. Quella che governa sulle Terre dell'Ombra.» Gli tremavano le mani. «à finita. Godric.»
Il piΓΉ anziano sbattΓ© le palpebre, teso. Β«Che cosa farΓ Andrew? TornerΓ qui?Β»
«Macché. Vuole seguirlo, solo che a mio parere finirà per farsi ammazzare, ma questo... questo so che Alex lo aveva previsto, anche se ha cercato di barare e di andare contro la sorte. Vuoi la verità ? Ormai lui e Grober giocano a scacchi in maniera così avanzata, da sfociare in strategie incomprensibili per chiunque stia ad osservarli. à un gioco che va oltre la nostra portata e i nostri poteri, il loro. Non possiamo far altro che aspettare.»
Stava per accadere. Se lo sentiva nelle ossa. Stava per succedere e lui... lui non poteva farci niente.
Β«Alex non tornerΓ mai da Sverthian. Ormai Γ¨ una certezzaΒ» concluse con un filo di voce, coprendosi poi le labbra con le nocche per trattenere i singhiozzi. Solo perchΓ© Alexander lo aveva messo a parte del vero piano, ciΓ² non significava che non facesse male sapere che presto quel piano avrebbe ufficialmente cominciato a far scattare i primi ingranaggi. Gli pareva quasi di sentirli cigolare e riscaldarsi, attendere il momento propizio per entrare in azione.
CercΓ² di calmarsi. Β«Vorrei tornare indietro e aiutare Andrew, ma so che devo restarne fuori. Alex ha detto che non avrei dovuto cedere alla tentazione per nessun motivo al mondo. Γ una cosa che solo loro due devono fronteggiare. Sapeva che l'avrebbe seguito. Quel testone non si arrenderΓ mai, neanche dopo aver visto il fatto compiuto.Β»
Godric capì che stava realmente per succedere qualcosa. Capì che lo scontro era vicino e Grober presto sarebbe tornato al potere. «Dicono... dicono che l'Inferno sia in fermento, e un po' tutto il Mondo Ultraterreno in generale. à un caos del cazzo, in realtà .» Pareva assurdo, ma Dante aveva stretto amicizia con molti demoni in quegli anni, pur avendo lavorato come Cacciatore per l'Ordine e, in teoria, non potendo aver a che fare con creature che sempre avevano avuto una reputazione discutibile. «Alcuni, laggiù, non vogliono che Grober ritorni al potere. Ci sono sommosse di continuo. I ribelli lottano un giorno sì e l'altro pure contro le schiere di Grober e i demoni rimastigli fedeli in tutti questi secoli. L'Inferno sta per collassare, a mio parere. Non può reggere l'ennesima lotta per il potere.»
L'informatore di Lucifero era Valmar, un demone di quelli che non erano né nati propriamente ieri né erano così antichi da aver assistito alla rottura fra Lucifero e il Paradiso. Una via di mezzo, ma Valmar era fra gli uomini migliori dell'ex-signore infernale, insieme al ben più famoso e antico Astaroth.
Godric, però, dopo aver spiegato ciò, preferì evitare di dire a Iago che il nipote di questi, Frederick, pareva aver già fatto la sua conoscenza prima di quegli ultimi eventi e, a giudicare dal modo in cui aveva ammesso ciò con Godric, ovvero arrossendo come una mammoletta, forse c'era qualcosa in più sotto.
Iago, che era uno zio decisamente apprensivo e geloso, non avrebbe tollerato di buon grado un simile pettegolezzo. Paradossalmente aveva ritrovato un po' di carica da quando, poco dopo esser tornato da Sverthian, Frederick era andato da lui e si era gettato fra le sue braccia in lacrime, dicendo che Clover Garth, il suo storico spasimante, nel frattempo aveva scelto di andare avanti senza di lui e si era messo con qualcun altro, spezzando il cuore a Frederick.
C'era voluto un bel po' per convincere Iago a non andare da Garth per spaccargli la faccia, perciΓ² era meglio non parlare di Valmar, non se si trattava di accostare il nome a quello di un Rivers.
Iago esitΓ² e guardΓ² il padre adottivo. Anche se era tale e quale ad Alex, forse dalle sembianze un po' piΓΉ giovani e fanciullesche, sapeva distinguerli, sentimentalmente parlando, e non si sentiva a disagio per via della loro uguaglianza fisica.
Β«Io... io ho paura che Grober, appena tornerΓ e verrΓ qui, deciderΓ di finire il lavoro che ha iniziato quando... quando ha attirato te e Dante in quella trappolaΒ» ammise. Β«N-Non posso perdere nessun altro, soprattutto voi.Β»
Godric gli aveva detto che presto lui e Dante si sarebbero sposati, e se le cose stavano in quel modo, se davvero quei due finalmente avevano scelto di essere sinceri l'uno con l'altro e di riprovarci, non voleva che Grober mandasse tutto a monte.
Erano i suoi genitori e come tali voleva averli accanto quando tutto sarebbe finito.
Godric gli sorrise. Β«Non ci succederΓ niente, tranquillo. Sappiamo domare quel pagliaccio, ormai. Io guardo le spalle a Dante e lui le guarda a me. Siamo tornati a essere una squadra che vale per mille.Β» SospirΓ² e passΓ² in rassegna l'Efialte piΓΉ giovane. Β«Da quanto non dormi? Mangi, almeno?Β»
Iago rise appena, nella voce una vena di sofferente isteria. Β«P-Probabilmente tra non molto non farΓ piΓΉ alcuna differenzaΒ» replicΓ². Β«Dopo che Syrma avrΓ aiutato quel mostro a far fuori Alex, chi credi che verranno a cercare? Non frega un cazzo a nessuno se io e Desya abbiamo deciso di lavarcene le mani. Ci ammazzeranno lo stesso!Β»
Β«Iago?Β» fece Godric, incerto e preoccupato.
Possibile fosse fino a quel punto terrorizzato dal futuro, così tanto che stava per andare fuori di testa?
Lo aggirΓ² per guardarlo dritto in faccia e gli schioccΓ² le dita davanti agli occhi. Β«Ehi! Non ti azzardare a dare forfait proprio adesso, eh! Stress post-traumatico un cazzo! Non me ne frega niente! Tu resti qui con la testa, chiaro?Β» Odiava essere brusco a quel modo, ma quando ci voleva ci voleva, e Iago aveva bisogno di un bello scossone coi controfiocchi, non di un abbraccio o altre stupidaggini. Β«E per piacere, non ti azzardare a fare la ramanzina a me e all'altro tuo padre adottivo, se poi non trovi neppure le palle di andare da Zelda per farla finita con questa soap-opera che hai messo su con lei! Sii uomo, per Dio! Va' da quella donna e dille che le starai vicino e darete il benvenuto insieme al marmocchio! Fallo o giuro che mi incazzo!Β»
«Certo» replicò sardonico Iago, tremante come una foglia. «C-Così poi magari... magari Grober ucciderà anche quel bambino prima ancora di permettergli di nascere, com'è successo all'altro! Bella roba!»
Β«Insomma basta!Β» fece categorico Godric, stanco di quelle lagne. Β«Dove cazzo abita quella disgraziata? OtterrΓ² di piΓΉ parlando con lei piuttosto che stare qui a sentirti frignare! Vergognati!Β» AlzΓ² gli occhi al cielo e si massaggiΓ² le tempie. Β«Ma cosa devo fare con te, me lo spieghi?Β»
Β«Sparami dritto in testa. Mi faresti solo un favore.Β»
Β«Puttanate. Farei un favore solo a Grober, non a te, e comunque preferirei sparare in testa a me stesso.Β»
Godric si guardΓ² in giro e passΓ² in rassegna i desolati giardini del Palazzo Imperiale. Β«Dio, che sfaceloΒ» mormorΓ² fra sΓ©. Β«Skyler non Γ¨ ancora tornato dal viaggio riparatore con quell'altro decerebrato?Β»
Β«Non hanno fatto sapere niente. Hanno solo detto che sarebbero andati a trovare i genitori di Brian. Si sono stabiliti in Francia, alla fine, almeno da quel che ha raccontato Brian. Beati loro, dico io.Β»
Β«Allora va' da Zelda e progettate insieme un bel viaggetto fin laggiΓΉ, visto che ti lamenti.Β»
Β«Non posso coinvolgerla nei miei casini personali. Se lo facessi, Grober lo prenderebbe come un affronto personale. Non avrebbe pietΓ di nessuno di noi due, neanche della donna che ha cresciuto come se fosse sua figlia. Alice ha detto che a questo punto dei fatti, Grober probabilmente considera Zelda peggio che morta, visto che si Γ¨ alleata con noi.Β»
«Quindi pensi che facendo così la proteggerai? Bel piano della minchia, per citare il Principe degli Ansiosi, o forse dovrei chiamarlo Principe del Bordello, visto cosa si è venuto a sapere.»
Β«Disse quello che sta facendo le capriole acrobatiche-barra-erotiche con il Signore degli Oscuri.Β»
Β«Il Signore degli Oscuri Γ¨ anche tuo padre, ingratoΒ» borbottΓ² Godric, arrossendo. Β«E comunque, per citare ciΓ² che una volta ti ha detto il tuo amore non corrisposto: fattela una scopata, ogni tanto. Ora come ora ne avresti un disperato bisogno, e so di che parlo.Β»
Iago fece una smorfia. Β«Ora come ora non riuscirei a far niente neanche se prendessi un afrodisiaco, credimi.Β»
Β«PerchΓ© porti un lutto che ancora deve svolgersi?Β»
Il piΓΉ giovane rivolse un'occhiata fra l'arrabbiato e il disperato. Β«Si puΓ² sapere cos'hai contro Alex? Γ lui quello che si sta sacrificando per tutti quanti noi.Β»
Β«Non ho niente contro di lui. Sono arrabbiato per ciΓ² che questo amore dannoso sta facendo a te. Ti comporti come se fosse tutta colpa tua, ma non Γ¨ vero e lo sai bene. Lo hai aiutato fin dove hai potuto e altro non puoi fare. Guarda come ti stanno riducendo questi sensi di colpa assurdi, Iago. Guardati! Non riposi, non mangi, piangi e ti stai estraniando sempre di piΓΉ. La sola cosa che sto sentendo, ora come ora, Γ¨ una fottuta paura del cazzo per te, va bene?Β»
Iago sospirΓ². Β«Non ho intenzione di fare qualche scemenza.Β»
«Davvero? Perché sai... continuando così, mio caro, è nella tomba che ti ritroverai molto presto. Nessuno può vivere a lungo a questa maniera e io non voglio che a ucciderti sia il dolore, fra tanti altri che ti vogliono morto. Non puoi andare avanti così, Iago, e ti chiedo, ti imploro, di farti aiutare. Non ti sto dicendo di andare da uno strizzacervelli, perché rischieresti probabilmente di mandarlo al manicomio con tutte le cose che finiresti per sciorinargli, ma non respingere chi ti vuole bene e tiene a te. Non hai perso tutto, credimi. In realtà ... devi ancora riscuoterlo e reclamarlo come tuo, e penso sia ora che tu lo faccia.» Lo sospinse verso una delle panchine di pietra e ve lo fece sedere, senza ottenere alcuna resistenza, poi si sistemò al suo fianco. «Fino al giorno in cui Jake è arrivato e ti ha ucciso, hai sempre vissuto in funzione delle esigenze altrui, per accontentare gli altri, i loro bisogni. Quelli dei tuoi fratelli, specialmente. Non c'è niente di male in questo, ti fa solo onore. Eravate da soli e tu hai preso in mano la situazione, grazie a te siete sopravvissuti fino all'età adulta, ma quello che è accaduto in seguito alla tua scomparsa, Iago, non è avvenuto per colpa tua, perché eri morto. Non potevi farci niente e quando sei tornato... non ti è stato dato neppure il tempo di ambientarti. Ti hanno rimesso a sgobbare come un animale da soma e costretto a tacere sul reale destino di Misha. Tu non hai mai avuto la possibilità di vivere sul serio, e questo deve finire.»
Iago serrò le mani sulle ginocchia. «S-Se non aiuto gli altri, allora... allora è come n-non poter aiutare neanche me stesso» disse, pur sapendo che quel discorso, forse, non aveva alcun senso. «à come ammettere che non ho alcuna speranza.»
Godric scosse il capo. «Prima devi aiutare te stesso e solo dopo gli altri. Il segreto è questo, fidati. Altrimenti vivrai sempre solo grazie alla luce emanata dal prossimo, ed è sbagliato. Finché ti annullerai per gli altri, Iago, non potrai mai essere felice. Annullarsi significa dire a gran voce di essere un niente, e non è così.» Gli accarezzò la schiena. «Tu sei Iago di Varesya, sei il Re Stregone, sei l'ultima speranza rimasta per l'Oltrespecchio. Molti ormai odiano Petya, ma daranno ascolto a te. Sei uno di loro, hai vissuto nella schiavitù per tanti anni, sai cosa vuol dire portare sulle spalle fardelli insopportabili e... soprattutto, sei e rimarrai sempre mio figlio.» I suoi occhi si trasferirono verso un punto in lontananza, come se avesse avvertito qualcosa: laggiù vide, infatti, Dante, e accanto a lui c'era un'altra persona.
Iago si terse gli occhi gonfi di pianto e stanchezza mentre seguiva lo sguardo di Godric, e rimase interdetto nello scorgere Zelda accanto a Dante. Un'immagine di per sΓ© piΓΉ unica che rara.
Li osservò e capì che stavano parlando fra di loro, poi Zelda proseguì e si avvicinò, camminò fino a quando non fu di fronte a lui e a Godric. Abbozzò un sorriso. «Ciao, Iago.»
Reghsar schiarì la voce. «Bene, direi che... uhm... io ormai sia superfluo, perciò ti lascio in sua compagnia.» Squadrò la donna e cercò di celare la sorpresa, poi si decise a lasciar soli i due e raggiunse Dante. «Va bene, questa devi proprio spiegarmela» gli disse, lanciando delle occhiate a Zelda e Iago, di tanto in tanto.
Dante si strinse nelle spalle. Β«Se non Γ¨ Maometto a recarsi alla montagna...!Β»
Β«E fin qui ci sono, ma il resto? Voglio dire...Β»
Β«Beh, francamente non tolleravo di vedere Iago in quello stato, proprio come non lo sopportavi tu, e visto che avevi deciso di parlargli, io ho scelto di fare quattro chiacchiere con la streghetta. Direi che ha funzionato, ma giuro che se si mettono insieme, il marmocchio nasce e poi lo avvezzano a chiamare il sottoscritto βnonno", li disconosco tutti e tre.Β»
Β«Non Γ¨ da te fare il deus ex machina della situazioneΒ» gli fece notare l'altro, dopo aver riso di gusto all'ultima frase.
Dante sogghignΓ². Β«Ho deciso di pensare secondo la tua ottica.Β»
Β«Io li avrei trascinati direttamente all'altare.Β»
Β«Almeno sappiamo che non farai la parte della suocera gelosa, il che Γ¨ un problema in meno.Β»
Β«Spiritoso. Zelda mi sta sulle palle, a dire la veritΓ , ma se piace a Iago... beh, me ne farΓ² una ragione. Prima o poi.Β»
Β«Prima o poiΒ» lo scimmiottΓ² impunemente Dante. Β«Che sagoma!Β» Scosse la testa, lo attirΓ² a sΓ© e gli scoccΓ² un bacio sulla fronte, cosa che fece diventare Godric color papavero sulle guance. Β«Su, forza, lasciamoli a sbrogliarsela da soli. Sono grandi, grossi, vaccinati e scemi.Β»
Β«Aspetta! Voglio vedere come va a finire!Β»
Β«Ma che vedere e vedere! Cammina, pettegolo!Β»
Godric lo seguì, pur con reticenza e borbottando come una pentola. Un po' alla volta, però, tornò di umore più o meno normale. «à strano, lo sai?»
Β«Cosa?Β»
«à come se...», Reghsar agitò una mano. «à come se fossimo sempre stati così. Come se i secoli passati fossero trascorsi a questa maniera, con te al mio fianco e... il mondo incasinato, come al solito.»
Dante annuì. «Ho la stessa sensazione, in effetti» ammise. «E mi piace.»
Godric sorrise. Β«Anche a me.Β» AllungΓ² una mano e trovΓ² quella di Dante. La strinse e fece incrociare le loro dita, e non venne respinto.
Erano usciti dai giardini e osservavano dal cortile esterno alle mura del Palazzo Imperiale i lontani territori malridotti di un impero un tempo florido e prosperoso. Obyria era irriconoscibile, proprio come la loro casa, l'Oltrespecchio.
Β«Le cose non torneranno mai a essere com'erano prima, vero?Β» chiese Godric dopo un interminabile silenzio sfumato solo dal sibilo del vento.
Dante si strinse nelle spalle. Β«Non tutti i cambiamenti vengono per nuocereΒ» replicΓ², guardandolo e regalandogli un lieve sorriso. Β«Per quanto mi riguarda, non posso lamentarmi.Β»
N.d.A.
E niente, penso che d'ora in avanti li chiamerΓ² Super Husbands.
A parte gli scherzi: I regret nothing. Sono stupendi da scrivere, di materiale su di loro ce ne sarebbe ancora tanto da affrontare e prendere in esame, ma per il momento termino qui il cerchio dei Danric, in attesa magari di ispirazione o, perchΓ© no, di richieste altrui su eventuali os con loro al centro!Β
P.S. La Danric domina. Chi ha capito il rimando cinematografico, otterrΓ dei budini gratis u.u
BαΊ‘n Δang Δα»c truyα»n trΓͺn: Truyen247.Pro