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乇ㄩㄒㄖ卩|卂 || Pilot. La Dalia Nera


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In un mondo alternativo dove al posto della specie umana esiste quella Alphaga, suddivisa fra Alfa, Beta e Omega, sorge la città di Eutopia, la metropoli più grande e densamente abitata nello stato di South Manero, uno dei tanti nel continente di Bergovia. Nonostante possa apparire come il sogno di qualsiasi abitante di periferia, Eutopia non è affatto come sembra e possiede un lato oscuro che sarà Andrew Thorne, un poliziotto Alfa ventinovenne appena promosso a detective, a cercare di portare in superficie quando dovrà affrontare il suo primo caso come investigatore del Dipartimento di Polizia di Eutopia. La sua strada si incrocerà ben presto con quella di Lexie, un giovane Omega diviso fra l'essere la punta di diamante di un locale a luci rosse e l'amante di un gangster. Inizialmente reticente e deciso a non prendere una scomoda posizione in quel gioco di luci e ombre, Lexie alla fine sceglierà di accettare di aiutare il detective Thorne a risolvere la scia di crimini che ha iniziato a sconvolgere Eutopia, la città che tutti ritenevano perfetta.

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La storia, pur senza dilungarsi più del necessario, sarà composta da veri e propri episodi a mo' di una serie Netflix, per intenderci, e questo è l'episodio pilota. È una specie di esperimento e non mi dispiace ampliare un pochetto la storia che avrà tendenze, almeno spero, noir e un po' retrò. L'idea mi ronzava in testa da diverso tempo e alla fine ho deciso di prendere sul serio la scelta di una AU Omegaverse che fosse lievemente collegata alla serie Alphaga che sto scrivendo in contemporanea con le altre storie sul mio profilo. I contenuti saranno a volte crudi, sarà presente linguaggio scurrile, ci saranno scene per un pubblico maturo e personaggi ben lontani dalla perfezione. Insomma, le solite cose che tanto adoro scrivere. Beh, godetevi il soggiorno a Eutopia e buona lettura!


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«Andiamo, ragazzi, ora fatela finita e ditemi dove stiamo andando!»

Andrew, un po' stufo, guardò i due colleghi, nonché amici, e li vide scambiarsi un sorriso furbetto.

Fu Brian a rispondere: «Lo vedrai quando saremo arrivati».

James, invece, si limitò a sogghignare, finché non disse: «L'idea è stata di Brian, non mia. Ricordalo nel caso ti venisse in mente di farti saltare la mosca al naso».

Andy non poté che agitarsi il doppio. Sbuffò sonoramente e sprofondò nel sedile, incrociando le braccia. «Era sufficiente una bevuta tra amici, sapete? In fin dei conti oggi compio ventinove anni, non diciotto! E non mi convince affatto che non abbiate voluto dire niente a Skyler!» Piantò gli occhi verde giada su Brian, che sul posto di lavoro equivaleva a ‟l'agente Herden". «Sei sposato con mio cugino e guarda caso non lo inviti a venire con noi durante una serata come questa? Qui la faccenda mi puzza!»

James, il cui cognome era Peterson, sorrise di sbieco, le iridi azzurre che scintillavano maliziose. «Beh, mettiamola così, Principe Azzurro» disse, chiamandolo con lo storico soprannome, «dove stiamo andando non è di certo un posto adatto all'amato sposino di Brian che sta per sfornare il suo primo marmocchio».

Herden allungò una mano e gli diede un forte pizzicotto per farlo stare zitto. «Sei il solito stronzo guastafeste!»

Andrew socchiuse gli occhi. «Non ho intenzione di ubriacarmi. Domani dobbiamo lavorare, ricordate? Siamo degli agenti di polizia! Che razza di esempio diamo se...»

«Per gli dèi incoronati, santissimi e benedetti, Thorne! Rilassati e goditi la vita, una volta tanto!» esclamò James, alzando gli occhi al cielo mentre cambiava marcia e le sue dita scivolano mollemente sul volante. «Siamo degli Alfa, la sbronza ci passerà ancor prima che possiamo renderci conto di aver vuotato chissà quanti bicchieri! Non siamo mica degli Omega!»

Era risaputo, infatti, che gli Omega non fossero dei veri campioni nel reggere gli alcolici.

Brian rise. «Ricordo quando io e Skyler siamo usciti per andare in discoteca, qualche anno fa, quando aveva terminato gli studi e andammo a festeggiare in giro. Si prese una epocale sbornia triste!»

James rise a sua volta. «A me va decisamente meglio, visto che Rogue è un Beta!»

Nel loro trio, l'unico a essere ancora un incallito scapolo era Andrew, il quale sin da ragazzo aveva giurato a se stesso di sistemarsi solo con la persona con la quale sarebbe scattata quello che gli Alphaga, la loro specie che dominava sì e no tutto il pianeta, definivano Legame Eterno. In sostanza altro non era che la forma più autentica e resiliente d'amore. Era il vero amore, in poche parole, e lui non lo aveva ancora trovato, purtroppo. Non aveva trovato nessuno al quale donare il proprio marchio e che gli avesse mai chiesto di imprimerglielo nella pelle. Il marchio era il simbolo per eccellenza del legame fra due innamorati, la dimostrazione di massima fiducia e abbandono, di voler appartenere per tutta la vita a una sola anima.

Aveva avuto solo un paio di storie più o meno serie, ma si erano concluse nel giro di poco tempo e sempre con non troppo amaro in bocca.

Non era il massimo, per lui, andare a trovare nella città natale di campagna il resto della sua famiglia e dover sopportare i genitori che ormai sembravano averci preso gusto nel tormentarlo con le fatidiche domande di rituale: ‟Quando ti deciderai a sistemarti sul serio? Quand'è che ti sposerai? Tutti quelli della mia età hanno già dei nipotini e io ancora niente! Voglio diventare nonno/a!"

Al momento, il solo obiettivo che si vantava di aver conseguito, dopo essere entrato anni prima nel corpo di polizia di Eutopia, era l'esser stato promosso fino a ottenere il ruolo di detective. Nel lavoro era bravo, tra i più giovani poliziotti ad aver sbaragliato i record in meno di dieci anni. Era il resto della sua vita a non girare per il verso giusto, tutto qui.

Un po' egoisticamente ringraziava il cugino per aver distolto l'attenzione di tutti i parenti dalla sua fallimentare vita sentimentale, specialmente dopo l'annuncio che presto Skyler e Brian sarebbero diventati genitori. Da quel che Andrew sapeva, sarebbe diventato lo zio di un maschietto che, secondo le ultime analisi, sarebbe nato come un Alpha tra meno di cinque mesi, se la gestazione fosse durata per i dieci mesi canonici.

Non invidiava Brian. Dicevano che verso la fine della gravidanza i puerperi, Omega maschi o femmine che fossero, diventassero particolarmente irritabili e schizzati, un po' come la fidanzata dell'altro suo cugino, Asher, che andava su tutte le furie quando si ritrovava a discutere con il cognato per la minima futilità. Non aveva mai capito come avessero potuto uno come Asher e una come Samantha innamorarsi e addirittura trovarsi ormai vicini al matrimonio, diversi com'erano. Lui era un tipo tranquillo e riservato, una specie di personificazione della calma, ma lei... buon cielo, se la si prendeva per il verso sbagliato, poi non la faceva più finita per giorni interi!

Andrew tornò ad ascoltare la conversazione fra i due amici: James stava raccontando a Brian un aneddoto scherzoso sul suo storico fidanzato, ossia Rogue. Loro erano un'altra coppia che sembrava completarsi come un puzzle perfettamente intersecato. Rogue era un tipo piuttosto serio e mansueto, ma James un burlone di prima cartella, almeno quando non si arrabbiava, e accadeva spesso. Da questo punto di vista avrebbe fatto faville con Samantha: due bisbetici a confronto.

«Sapete?» disse in tono casuale. «A rigor di logica io ormai sarei diventato un vostro superiore e potrei, dico potrei, fare rapporto sulla vostra prossimamente futura e pessima condotta. Giusto per fare un esempio!»

«E poi sono io lo stronzo!» buttò lì Peterson.

«Io sono uno stronzo responsabile» lo corresse Thorne. «E perché tu lo sappia, non ho ancora ben capito perché tu abbia rifiutato la promozione a detective.»

«Non sono tagliato per certe cose. Preferisco essere un semplice sceriffo» disse senza problemi James. «È un ruolo né troppo in alto né troppo in basso. Insomma, non è come essere un ausiliare del traffico!»

Lo sceriffo, secondo la gerarchia della polizia Alphaga, veniva subito dopo il detective, colui che gestiva gran parte delle indagini, le conduceva e sì, teneva anche sotto controllo l'operato degli agenti e dello sceriffo per conto del capitano.

Brian si stiracchiò e sorrise di sbieco quando vide che finalmente erano arrivati. 

Andrew a sua volta guardò a destra e vide l'insegna di una delle discoteche, anzi club veri e propri, più famose e a volte discusse di Eutopia: il Black Dahlia.

Sospirò e alzò gli occhi al cielo, l'espressione era la stessa di qualcuno che era a tanto così dal sotterrarsi. Quei posti lo mettevano a disagio e... beh, non era mai stato uno spasso alle feste, come aveva più volte detto – a quanto pareva inutilmente – a James e a Brian.

«Forza!» fece Peterson, scrollandolo per una spalla. «Andiamo a divertirci!»

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L'uscita procedette come c'era da aspettarsi: entrarono, si presero qualcosa da bere e si misero a un tavolo nella zona situata in alto e che si affacciava sulla vera e propria pista da ballo illuminata da luci che spaziavano dal rosa shocking all'azzurro ghiaccio; Andrew, nonostante l'insistenza dei due amici e compari, scelse di sorseggiare con calma il proprio drink per limitare i danni.

Francamente l'idea di vedersela l'indomani mattina con il capitano, nonché capo del dipartimento in cui lavorava, e subire una sua epocale strigliata nel presentarsi mezzo intontito per via dell'alcool, non lo allettava affatto. Il capitano Jones, sposato Herrick, era uno di quelli con il quale era meglio non tirare la corda né scherzare. Non era uno che rideva chissà quanto già in circostanze normali, figurarsi se poi ci si presentava al lavoro con la serietà sotto le suole delle scarpe.

Pur essendo uno dei pochi Omega all'interno del dipartimento, si era dimostrato abbastanza dotato di coglioni d'acciaio da essere alla fine stato promosso come autorità principale nel corpo di polizia di Eutopia.

Brian, però, lo chiamava l'Isterico. Probabilmente perché all'arrivo suo, di Andrew e James risalente ad anni prima, aveva commesso il madornale errore di sfidare troppo la pazienza del capitano Jones, guadagnandosi una strigliata che James gli aveva poi rinfacciato scherzosamente per settimane. 

Ad ogni modo, la serata piuttosto noiosa agli occhi di Andrew subì una svolta verso le undici di sera quando il giovane detective si rese conto di non riuscire a staccare gli occhi di dosso da uno dei ballerini che un bel po' di altri avventori stavano osservando con aria rapita ballare la lap dance con felina e seducente agilità.

A giudicare dalla mise più provocante rispetto a quella degli altri quattro – due maschi e due femmine – doveva essere la stella vera e propria all'interno del gruppo, forse dell'intero personale del locale.

Thorne deglutì e cercò di concentrarsi sulla chiacchierata che si stava svolgendo fra Brian e James e che veniva parzialmente celata dalla musica a tutto volume, ma ben presto i suoi occhi verdi tornarono in basso, verso il palco che si affacciava sulla pista da ballo, verso il ballerino sì minuto, ma slanciato, agile e aggraziato come un cigno. Per gli dèi, era... era davvero bello. Non c'era un  solo centimetro di quel corpo che non fosse stato baciato dalla divina benevolenza che dispensava bellezza e fascino ai mortali.

I suoi capelli biondi sembravano della consistenza delle nuvole, mossi e ricci allo stesso tempo, simili a migliaia e migliaia di sottili fili d'oro zecchino e incorniciavano un viso triangolare e dalla delicata ossatura che custodiva due grandi occhi a mandorla grigio acciaio e impreziositi dall'accurato trucco scuro, uno squisito naso all'insù e, per finire, provocanti, morbide labbra laccate di nero e che languidamente, di tanto in tanto, si socchiudevano o ammiccavano, donavano sorrisi civettuoli e seducenti.

Quasi tutti gli occhi erano per lui, per quello che doveva essere sicuramente un Omega. Era troppo delicato e androgino per essere un Beta o addirittura un Alfa.

Gli Omega erano abili nel sedurre, d'altro canto, e quel ragazzo, che doveva essere sicuramente più giovane di Andrew, era di certo un esemplare maestro di tale arte.

James e Brian si accorsero che non li stava più ascoltando e si voltarono come lui a osservare i ballerini. Il primo, poi, sorrise di sbieco: «Vedo che la Dalia Nera ha irretito anche il nostro detective!» lo apostrofò malizioso.

Andrew si riscosse e fissò con aria vagamente ebete l'amico. «Cosa? Chi?»

Peterson sghignazzò. «Non fare finta di niente, su! Tra un po' stavi per metterti a sbavare!»

«Non è vero!» replicò piccato Thorne. «Stavo solo... ecco...»

«Sbavando» concluse Brian, ridendo, poi guardò Jay. «Come mai chiamano quel tipo la Dalia Nera?»

James fece spallucce e sorseggiò il proprio drink. «Ho sentito due nostri colleghi parlarne. L'ho riconosciuto perché non facevano che ricordare ogni suo singolo dettaglio. Penso fossero un bel po' arrapati, proprio come Andrew. Lo chiamano la Dalia Nera perché... beh, guardatelo! È quasi la vera e propria insegna del Black Dahlia e sembra che il proprietario lo consideri la sua gallina dalle uova d'oro. Ne è talmente geloso che il ragazzo è il solo, qui dentro, a non essere disponibile per... beh, ciò che di solito fanno quelli come lui.»

«Ossia che cosa?» chiese Andrew, pur avendo intuito.

«Scoparsi i clienti più importanti e potenti, mi sembra ovvio» disse Brian.

James si morse il labbro inferiore. «Gira però voce che sia l'amante di... non lo so, un boss della criminalità organizzata di alto livello di Eutopia, in pratica.» Notando che Thorne di nuovo stava fissando la Dalia Nera, gli strinse un braccio. «Togliti dalla testa lui e qualsiasi cosa ti stia passando in quel cervello da sbirro, Andy. Finirai solo per beccarti una pallottola nel cranio, se è vero che sta con un mafioso. Non parliamo di un criminale qualsiasi, ma di uno di quelli così potenti da risultare sì e no intoccabile.»

Nonostante il brivido che in un attimo gli corse lungo la schiena, Drew ancora una volta osservò la Dalia Nera, le gambe magre e sode ornate da calze a rete nere dotate di giarrettiera muoversi attorno al palo di metallo; i fianchi dalla forma vagamente a clessidra stretti alla perfezione in pantaloncini di pelle nera e lucida così corti da risultare quasi inesistenti; il torace magro decorato da un corsetto scuro serpeggiare e ondeggiare, le dita sottili scorrere lentamente sul palo, forse imitando atti ben più osceni di una danza. Lo vide piroettare sempre più giù, poi raccogliere al volo uno dei fiori che gli erano stati lanciati e, con espressione maliziosa e civettuola, stringerne il gambo tra i denti dotati, come quelli di tutti gli Alphaga, di canini piccoli, appuntiti e più lunghi rispetto al resto della dentatura.

Andrew sapeva fin troppo bene che a volte l'esterno non rispecchiava l'interiorità di una persona, ma non poteva non sentirsi rapito, ammaliato da quel ragazzo che, secondo quanto affermato da James, era praticamente fuori dalla sua portata e intoccabile, forse coinvolto nei loschi affari del suo amante e protettore.

Trattenne il fiato quando la Dalia Nera, seppur per pochi istanti, sembrò finalmente percepire di essere osservato con molta insistenza da qualcuno in particolare e sollevò gli occhi d'argento verso il grande soppalco dov'erano situati i tavoli, proprio in direzione di Andrew e dei suoi amici.

Thorne vide la sua espressione suadente e civettuola vacillare, ma alla fine ristabilirsi, lo sguardo allontanarsi e l'attenzione tornare sul pubblico. 

«Beh... non mi sorprende che lo chiamino anche il Diamante di Sub-Eutopia» concluse Peterson. «Se sta con il gangster più temuto di tutti e sa irretire chiunque, tanto vale dire che ha la città nel palmo della propria mano.»

«Sub-Eutopia?» chiese confuso Andrew, il quale ancora, dopo anni di residenza in quella città, faticava a comprendere i soprannomi e i nomi in codice di certi luoghi o date persone. James, però, prima di diventare sceriffo era stato uno di quegli agenti addetti al lavoro sotto copertura e all'infiltrarsi fra le gang criminali della città. Era normale che fosse al corrente di cose così specifiche e di nicchia.

«Sì, insomma... chiamano così l'Eutopia sotterranea, il pezzo di iceberg sommerso, quello che non tutti riescono a vedere e ancor meno a raggiungere. È una rete urbana nella città vera e propria che purtroppo è gestita da gente come il mafioso di cui parlavo poco fa. Temo che certi imperi non potranno mai crollare né essere debellati.»


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