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Dalle folte fronde di un alto albero secolare nel giardino reale spuntΓ² la folta chioma corvina di una bambina dal viso grazioso e dall'espressione concentrata. I suoi occhi cerulei, infine, si spalancarono e le sue labbra si aprirono in un sorriso raggiante.

Agile e snella com'era, ci mise poco a tornare a terra, sfruttando i nodosi e spessi rami e la propria agilitΓ  nell'arrampicarsi come, secondo ciΓ² che sostenevano i suoi genitori, un gatto selvatico.

Le avevano detto e ripetuto a piΓΉ riprese che non gradissero il suo andare a pericolarsi di continuo e comportarsi come un maschiaccio; sua madre, specialmente, riteneva che fosse disdicevole per una principessa e futura regina abbigliarsi da maschio, andarsene in giro da sola anche oltre le mura del castello e, specialmente, tornare spesso a casa ancora sporca di polvere o fango perchΓ© magari si era giocosamente azzuffata con altri ragazzini della sua etΓ  appartenenti alla classe popolare.

Yvaine ci provava davvero a cercare di esser degna del proprio rango, ma era più forte di lei e le piaceva esplorare la città e i territori là fuori, così come amava convincere suo padre a raccontarle delle avventure che egli aveva vissuto quando ancora non era salito al trono e le imprese cui aveva preso parte nelle vesti di mercenario e cacciatore. Odiava, invece, frequentare le lezioni di etichetta, di letteratura e altra roba che non riteneva di grande importanza.

Con un agile balzo raggiunse la terra coperta da erba nera e corse fino a raggiungere l'ampio e lussureggiante cortile interno del palazzo reale. ArrivΓ² a destinazione proprio quando i cavalli degli inattesi ospiti si fermarono e raggiunse quello dagli occhi color rosa chiaro simili in tutto e per tutto a quelli del cavaliere che recava in sella.

Β«Zio Godric!Β» esclamΓ².

Lord Reghsar, il quale era appena sceso a terra, venne colto di sorpresa e sobbalzΓ². Senza sapere nΓ© come nΓ© perchΓ© si ritrovΓ² fra le braccia Yvaine, la quale lo stava abbracciando, chiaramente contenta di vederlo.

«Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo!» la apostrofò divertito, stringendola a sua volta con affetto. «Come sei cresciuta!» Non la vedeva da mesi ed era diventata più alta di almeno un paio di centimetri, era evidente. Per avere otto anni cresceva a vista d'occhio, ma era ancora una bambina e a rivelarlo era il suo viso innocente, così come gli occhi grandi e sempre spensierati.

Yvaine si scostΓ², si guardΓ² in giro e poi fece cenno all'uomo di abbassarsi, come se volesse rivelargli un segreto. Lui lo fece. Β«Non dire alla mamma che mi hai visto qui fuori, va bene? Sono in punizione e non sarei dovuta uscire.Β»

Godric la squadrΓ². Β«In punizione? Che hai combinato?Β»

Lei si strinse nelle spalle. Β«Sono tornata molto tardi ed ero andata in cittΓ . Mamma e papΓ  si sono arrabbiati tantissimo e mi hanno detto che per due settimane non sarei potuta piΓΉ uscire.Β»

«Beh... è normale che si siano arrabbiati, Yvaine. È pericoloso per una bambina andare in giro da sola e...»

Β«Non sono una bambina! Io sono grande!Β» protestΓ² lei, imbronciandosi, poi si aggrappΓ² a un braccio di Godric e lo guardΓ² con occhi imploranti che erano abituati a corrompere chiunque suscitando tenerezza immediata. Β«Ti prego, non dire niente a loro! PapΓ  ha detto che poi, finita la punizione, mi avrebbe insegnato a usare la spada! Se scopre che ero qui fuori...Β»

Β«Yvaine...Β»

Β«Ti prego, ti prego, ti prego!Β»

Godric cercΓ² di resistere, ma non ce la fece e si arrese. Β«Va bene, ma ora torna subito dentro. Magari non entrare dalla porta principale.Β»

Yvaine sorrise soddisfatta. Β«Grazie!Β»

Β«PerΓ² non sgattaiolare piΓΉ fuori da sola, d'ora in avanti. I tuoi genitori te lo proibiscono per la tua sicurezza e...Β»

Β«Va bene, va bene, ho capito!Β» lo liquidΓ² in fretta la ragazzina, correndo via appena un paio di minuti prima che Godric vedesse il re di Elgorad scendere i gradini di pietra nera del palazzo e raggiungere lui e gli altri nobili provenienti da Varesya che lo avevano seguito in quel viaggio che in realtΓ  non era affatto una visita di cortesia.

Dante gli sorrise. Β«Guarda chi si rivede!Β» Si scambiΓ² con lui un breve, amichevole e fraterno abbraccio, poi passΓ² in rassegna il resto della scorta con aria perplessa. Β«E costoro...?Β» Ne aveva riconosciuto solamente uno e non ne gradiva affatto la presenza nel proprio regno: si trattava di Lord Arron, ovvero Cornelius, il quale, in maniera molto forzata, gli rivolse un inchino rispettoso. Non poteva comportarsi come gli aggradava, non a Elgorad, il cuore dell'Ovest.

Godric rifilΓ² al nobiluomo uno sguardo torvo e d'avvertimento, poi accennΓ² agli altri cinque uomini e li presentΓ² uno a uno: Lord Ypsos, Lord Zagrivar, Lord Belthar e, infine, due che appartenevano alla stessa famiglia, ovvero Lord Cyldar e il fratello minore di nome Jaren.

Β«Tra non molto ci raggiungerΓ  anche il re del Nord. Abbiamo parlato con lui e lo abbiamo convinto a recarsi qui per discutere di una questione ormai fattasi seria e sempre piΓΉ preoccupante.Β»

«Quale questione?» incalzò Dante, non proprio contento all'idea di dover ricevere alla propria corte l'uomo più detestato dal regno dell'Ovest. Ivan Bælerian di Varesya di per sé non era un uomo dalla reputazione pessima né stupido o troppo pieno di sé; la gente di Elgorad, semplicemente, lo detestava a prescindere, era a capo del popolo che meno gradiva e sarebbe stato difficile per il sovrano dell'Ovest tener buoni i cittadini all'arrivo di re Ivan.

«Non lo sai?» chiese perplesso Reghsar. «Petya in questi ultimi due anni ha avviato una vera e propria campagna militare per conquistare tutto l'Oltrespecchio e la cosa assurda è che fino ad ora i suoi piani sono andati a gonfie vele. Non so come ci sia riuscito, ma si è conquistato l'appoggio di molti signori dell'Est e dei loro eserciti, così come dei popoli a loro sottomessi. Ora pianifica di marciare contro il Nord ed è solo questione di tempo prima che decida di attaccare anche il tuo regno e quello di re Fingal, nel Sud!»

Non aveva mai visto nessuno acquisire così tanto potere in così poco tempo e Petya sembrava a dir poco inarrestabile, reso avido dalle tante vittorie andate accumulandosi, nonché dall'esser riuscito ad abbandonare, due anni prima, l'Oltrespecchio e ad annientare Athanase Allaire, suo fratello, per vendicarsi dell'affronto subito nell'esser stato ucciso da questi. Malgrado all'inizio fosse sembrato un uomo inoffensivo, nel giro di un solo anno Petya era cambiato un po' alla volta, in lui la sete di vendetta era diventata progressivamente una feroce e violenta necessità che egli, a tutti i costi, aveva scelto di placare. Ci era riuscito eccome e aveva affrontato il fratello giocando un po' sporco, servendosi dell'abilità di mutaforma che lo tramutava in un drago; una volta aveva attaccato una città umana chiamata Firenze pur di sconfiggere e uccidere Ilya, ma non ci era riuscito e a quel punto aveva scelto di agire tramite l'astuzia e un potere simile a quello di Misha, ma ancora peggiore per certi versi: non solo sapeva leggere nella mente delle persone, ma anche manipolarla a suo piacimento e piegare la volontà altrui. Aveva indotto Allaire a massacrare nei panni di un'enorme e feroce belva bianca una zona nel mondo umano denominata Gévaudan, in un posto chiamato Francia, e alla fine quell'uomo era stato arrestato da delle autorità incaricate di tenere al sicuro le specie magiche e sovrannaturali: i Cacciatori. Molti avevano potuto assistere all'esecuzione di Allaire grazie all'enorme specchio che Petya aveva fatto fabbricare appositamente per godersi la lenta discesa all'inferno del fratello, così come la sua definitiva sconfitta, e quel momento aveva sancito la fine di Athanase Allaire e l'ascesa di Petya tramite uno dei canali più importanti che esistessero all'interno di una società: la popolarità. 

Si era creato attorno una cerchia sempre piΓΉ grande e degna di nota di persone d'ogni ceto sociale, specialmente coloro che erano di rango nobile e agiato e guardavano con invidia i re e i principi del Nord, del Sud, dell'Est e dell'Ovest. Non aveva altre motivazioni se non quella che sembrava esser diventata un'ossessione per la grandezza, per il potere e la fama. Petya conquistava per il puro gusto della conquista in sΓ© per sΓ©, della vittoria, dell'esser acclamato dai propri sostenitori e temuto da coloro che cercavano di contrastarlo da ben due anni. Alcuni erano morti, uccisi in battaglia, altri invece in circostanze sospette o traditi da persone a loro vicine schieratesi infine con Petya, altri ancora avevano preferito fuggire in esilio o uccidersi quando gli era stato ormai chiaro che non sarebbero rimasti al potere ancora per molto.Β 

Dante sapeva eccome cosa stava accadendo, ma fingeva di esserne rimasto all'oscuro, di non aver piΓΉ volte provato, in passato, a dissuadere Petya, a ripetergli che l'idea di voler diventare signore indiscusso dell'Oltrespecchio fosse folle e per giunta da autentico tiranno. Petya, prima che le loro strade si separassero, aveva persino cercato di convincerlo a schierarsi con lui, facendo leva sulla sua antipatia per il Nord. Dante non aveva voluto saperne di seguirlo in quella crociata sanguinaria e destinata a finire male per qualcuno; si era limitato a dirgli che quando avrebbero dovuto combattere su fronti opposti la sua spada non si sarebbe fermata solamente perchΓ© un tempo erano stati amici.

Ora, tuttavia, il destino sembrava aver bussato alla sua porta per ricordargli che non poteva piΓΉ far finta di niente.Β 

Mentre ascoltava Godric e gli altri parlare e spiegargli la situazione, dopo che avevano raggiunto la sala dei concili, riusciva solamente a pensare che la loro idea di opporre resistenza e lottare contro Petya fosse pericolosa o, addirittura, una missione suicida. Sapeva anche, perΓ², che rifiutare a priori di appoggiare i signori del Nord avrebbe poi condannato l'Ovest a restare isolato e da solo contro un nemico che non poteva sperare di annientare da solo. Elgorad non aveva la forza di contrastare l'esercito giΓ  abbastanza impressionante e agguerrito di Petya che, fra l'altro, aveva scelto di farsi chiamare Iago, come a voler per sempre tagliare i ponti con chi era stato un tempo, cosa che aveva suscitato indignazione in Godric e Dante. I presenti seduti a quel lungo tavolo conoscevano il suo vero nome, ma molti altri invece ne erano all'oscuro. Petya Yakovich, in sΓ© per sΓ©, non esisteva piΓΉ.Β 

Β«Abbiamo bisogno anche delle milizie di Elgorad per farcela e impedire a Petya di radere al suolo Vyrenis.Β»

Β«L'Ovest e il Nord che si alleanoΒ» commentΓ² il re, dubbioso. Β«Sembra l'inizio di una barzelletta, perdonatemi la schiettezza.Β» Forse avrebbe dovuto piuttosto chiedere aiuto e supporto al re e ai signori del Sud, simili alla ferocia e all'abilitΓ  in guerra all'Ovest. Sud e Ovest non si erano mai infastiditi a vicenda, trovandosi anzi d'accordo sull'antipatia per il Nord e l'indifferenza nei confronti dell'Est, ma era possibile trovare in questi fattori in comune una stabilitΓ  necessaria a creare un'alleanza?

Godric squadrò il vecchio amico con aria incredula. «Davvero in un momento simile tiri in ballo questioni risalenti ad anni, se non secoli, or sono? È una faccenda seria, Dante! Rischiamo di venir trucidati tutti quanti!»

Β«Avete fatto questa proposta a re Fingal?Β» Nessuno rispose a quella domanda e Dante sorrise tra sΓ©. Β«Come sospettavoΒ» disse fra sΓ© ironico. Β«Non ne avete avuto il coraggio, presumo.Β»

Β«Chiedo scusa?Β»

Β«Avete inteso molto bene, Lord Ypsos.Β»

Β«Perdonatemi la sinceritΓ , sire, ma trovo quest'affermazione offensiva.Β»

Β«Eppure eccovi qui a chiedere a me di unirmi a voi, anzichΓ© al Sud, piΓΉ potente in quanto a milizie e piΓΉ gradito alla gente del Nord di quanto siamo noi dell'Ovest.Β»

Godric decise di intervenire e disse, con molto giudizio: «È già previsto, in un futuro molto prossimo, fare una proposta del genere a re Fingal. Intendevo recarmi io stesso a Vreha».

Β«Buon per voi. Auguri con il convincere quel popolo di orgogliosi testoni.Β» Evergard sospirΓ². Β«Lasciateci, per favore. Desidero parlare da solo con Lord Reghsar. Ho giΓ  disposto che venissero preparate per tutti voi delle stanze dove poter riposare e stasera vi verrΓ  servito tutto quello che sarete in grado di mangiare.Β»

I cinque Lord non osarono contraddirlo. L'ultimo ad andarsene fu Lord Arron, il quale guardΓ² Godric come a dirgli che era inutile e che tanto non avrebbero ricevuto alcun appoggio da parte di Elgorad.

Quando infine i due furono rimasti da soli, Dante piantò le iridi azzurre su Godric. Riusciva lo stesso a immaginarsi la sua espressione delusa e al contempo indignata. Lo conosceva ormai fin troppo bene. «Suppongo ti aspettassi che dicessi subito di sì.»

Β«In effetti ci speravo.Β»

Β«Godric, dammi retta: Γ¨ una pazzia e finirai per farti uccidere.Β»

«Nel caso tu lo avessi dimenticato, anche il tuo regno è in pericolo!» sbottò Lord Reghsar, scattando in piedi e sbattendo i pugni sul tavolo. «Credi davvero che le terre dell'Ovest, così estese e ricche, non facciano gola a un falco impunito come Petya? Allora sei un ingenuo, Dante!»

Β«Non ti azzardare a fare queste sceneggiate proprio quiΒ» lo apostrofΓ² duramente il re. Β«So bene quali pensieri avidi avvelenano l'ambiziosa mente di Petya. Non osare darmi dell'ingenuo, perchΓ© sai che non lo sono. Sto solo soppesando i pro e i contro dell'unirmi a voi.Β»

Β«Non credo tu abbia molte alternative!Β»

Β«A parte allearmi con il Sud.Β»

Β«Sareste comunque in minoranza, credimi!Β»

Β«O ti calmi o chiudiamo qui la faccenda e potrai dire seriamente addio al mio supporto, Godric, ti avverto. Odio ripetermi, perciΓ² apri le orecchie: non tollero che si facciano sceneggiate in questa sala. Qui pretendo rispetto e diplomazia, e ora come ora non sembri granchΓ© diplomatico.Β»

Β«Quindi non ti importa un fico secco neppure di sapere che Desya e Misha si sono uniti a lui?Β» lo rimbeccΓ² Godric, volutamente provocatorio, gli occhi ridotti a fessure. Β«Questo lo sapevi, dimmi? Sapevi che quel piccolo bastardo ha trascinato loro in questa storia? Lo sapevi, dimmi?!Β»

Β«Cosa?Β» Dante era appena caduto dalle nuvole con quell'inaspettata novitΓ .

«Proprio così. Confesso di esser rimasto di sasso anch'io quando l'ho saputo. È successo per puro caso. Un giorno sono andato a trovarli e... beh, ho trovato lì anche Petya. Stavano facendo chissà quali progetti per una delle tante battaglie che dovranno tenersi sul suolo del Nord. Ironia delle ironie, Misha sembra quello maggiormente entusiasta di combattere al suo servizio e in suo nome. A mio parere quel ragazzo ha completamente perso il senno con cui è nato! Dicono che sul campo di battaglia sia micidiale quanto Petya, se non più pericoloso, e il peggio è che entrambi sanno trasformarsi in draghi. Misha è molto diverso da quello che ricordavamo, è diventato sanguinario e arrogante. Non risparmia nessuno neppure quando le città vengono assaltate e gli uomini che comanda non si fanno scrupoli nemmeno di fronte a donne e bambini. Inizio a pensare che abbiamo cresciuto un mostro!»

Dante preferì non dire che forse Godric esagerava nel definire Misha un mostro solo perché si stava dimostrando un guerriero abile e, giustamente, poco incline alla clemenza.

«La guerra non la vincono i teneri di cuore» sentenziò. «Misha questo lo ha capito perfettamente e agisce di conseguenza. Mi dispiace sapere che ha scelto di schierarsi con Petya, non lo nego, ma come tutti ha preferito agire secondo ciò che pensava gli avrebbe recato maggior profitto. Se Petya riuscisse nel suo intento, probabilmente gloria e fama spetterebbero anche ai suoi sottoposti, fra i quali Desya e Misha. È allettante come prospettiva, lo devi ammettere.»

Β«Da che parte stai? Giusto per non avere dubbi dell'ultimo minuto!Β»

Il re, senza peli sulla lingua, aggiunse dunque: «Puoi strepitare quanto vuoi, ma quando un avversario si dimostra abile e ingegnoso la sua superiorità va riconosciuta e forse presa da esempio. Non sto dicendo che sono d'accordo con Petya e le sue idee né di voler schierarmi tantomeno con lui, ma è chiaro che le sue ambizioni, per quanto folli e arroganti, siano da ammirare e offrano uno scenario a dir poco suggestivo. Re incontrastato di tutto l'Oltrespecchio... Nessun altro ha mai osato fino a questo punto, ma lui invece sì e al momento sembra in netto vantaggio, e se conosco Petya mi riesce facile immaginare come sia riuscito a convincere tutti quei signori della guerra e i loro eserciti a seguirlo: è bravo a usare le parole, a dire ciò che uno ha bisogno di sentirsi dire. È un ottimo oratore, Godric, e fossi in te farei in modo di riuscire a tenergli testa, perché con questo atteggiamento che hai adesso, fidati di me, non otterrai alcun appoggio. Suoni solamente spocchioso, capriccioso e privo di solide motivazioni che potrebbero convincere anche solo una persona, anche trattandosi del sottoscritto, a venirti dietro». Si alzò con calma. «Offrimi una ragione sacrosanta e allettante per seguirti e ti assicuro, ti prometto anzi, che metterò al tuo servizio il re dell'Ovest in persona e la sua spada, ovvero me. Fino ad allora... riposa e schiarisciti le idee.»

Β«Non vorrai lasciarmi qui come un fesso, spero!Β»

Β«Ho altri impegni, Godric. Il mondo non gira attorno a te e lo stesso vale per Elgorad e per me.Β»

«Ma non puoi voltarmi le spalle così!» Godric, disperato, lo seguì a ruota e fu talmente repentino nel piazzarsi di fronte alle porte oltre le quali il re doveva passare per uscire, che finì per sbattervi con la schiena con un leggero tonfo. «Hai sempre detto che mi avresti spalleggiato nel momento del bisogno! Ricordi?»

Evergard lo prese per le spalle. Β«Godric, non ho detto che non ti aiuterΓ² nΓ© che ti volterΓ² le spalleΒ» gli disse, avendo imparato a esser paziente a furia di dover star dietro a una ragazzina pestifera come Yvaine sempre pronta a combinarne di tutti i colori. Β«Ho solo detto che devi darmi un valido motivo per accettare di unirmi a voi del Nord piuttosto che preferire un'alleanza con il Sud e cercare di proteggere da solo il mio regno. Niente di piΓΉ. Io ho delle motivazioni sacrosante. Quali sono le tue? PerchΓ© dovrei seguire te e il re del Nord, anzichΓ© re Fingal?Β»

Β«PerchΓ© separati nessuno di noi avrΓ  scampo!Β»

Β«Avete almeno provato a cercare un dialogo con Petya?Β»

Β«No, ma sono sicuro che non accetterΓ  nient'altro all'infuori della sottomissione!Β»

Β«Non puoi saperlo con certezza.Β»

Β«Cosa vuoi che ti dimostri?!Β»

Β«Che hai ragioni che valgono la pena di esser difese, anche a costo della vita. Battendoci contro Petya rischiamo tutti grosso, io compreso, e se mi trovassi in fin di vita vorrei tanto andarmene sapendo di aver dato il sangue nel nome di una valida causa.Β»

Tutto ciΓ² che Dante riusciva a sentire, al momento, era solo la profonda avversione di Godric nei confronti di Petya che esisteva da prima che si arrivasse a quel punto. Se fosse stato un semplice conoscente di Reghsar avrebbe soltanto visto il capriccio di un uomo che a priori non voleva perdere contro un rivale.

Godric deglutì a vuoto. Gli riusciva difficile, molto difficile, ragionare lucidamente quando Dante era così vicino a lui. Riusciva ad avvertire vagamente il suo respiro e la sua alta e possente mole lo faceva sentire come un filo d'erba all'ombra di una quercia.

Non Γ¨ solo perchΓ© non voglio ritrovarmi schiavizzato da Petya o vedere la mia famiglia perdere tutto ciΓ² che possiede. Non ho solo paura di morire trucidato anche se decidessi di arrendermi. Non voglio che arrivi a fare del male anche a te. Non voglio vederti cadere solo perchΓ© sei troppo orgoglioso per chiedere aiuto al Nord.

Era così vicino che gli sembrava persino di poter sentire il suo cuore battere e... era solo una sua impressione o stava battendo davvero più veloce del consueto?

Che fosse arrabbiato, alterato, e non lo stesse dando a vedere?

So che non dovrei pensare a questo, specialmente ora, specie con ciΓ² che sta accadendo lΓ  fuori, ma...

Gli piaceva la sensazione delle mani di Dante poste sulle sue braccia, la loro delicata e appena accennata stretta. Agognava da molti, molti anni, il suo tocco, e avrebbe dato chissΓ  cosa per poter avere molto altro da parte sua, per poter addirittura prendere il posto di Neera al centro del suo cuore.

Una parte di Godric non era mai del tutto diventata adulta, era rimasta ferma all'indole ribelle, sognatrice e passionale da quindicenne che avrebbe ucciso pur di poter avere un'occasione per aver finalmente solo per sΓ© quell'uomo.

Sei così vicino che potrei persino afferrarti i vestiti, sporgermi e baciarti. Lo farei se solo non sapessi che mi respingeresti e reagiresti malissimo. Ti darei tutto di me, cuore, corpo e anima, se solo non sapessi che disprezzi l'idea di due uomini che si amano.

Si odiava immensamente per sperare ancora in qualcosa di impossibile, qualcosa che lo aveva sempre fatto soffrire e sentire incompleto, rifiutato a prescindere e indegno di tutto quanto. Si odiava per non saper lasciar andare una buona volta i sentimenti per Dante.

Nei suoi sogni piΓΉ proibiti, se avesse trovato il coraggio di baciarlo, Evergard avrebbe subito ricambiato con ardore il gesto, lo avrebbe stretto a sΓ© e ricoperto di attenzioni sempre piΓΉ romantiche e torride, ma il vero Dante, quello ben lontano dall'uomo idealizzato che continuava a vivere nei pensieri di Godric, sicuramente lo avrebbe spinto via e guardato con ribrezzo, si sarebbe sentito ripugnato e disgustato, forse non gli avrebbe mai piΓΉ rivolto la parola.

Se avesse dato ascolto al cuore, quest'ultimo poi si sarebbe spezzato a causa dei propri desideri, distrutto da solo.

Godric amava Ravya, ma amava Dante in modi in cui mai e poi mai avrebbe potuto amare la moglie. Era un amore piΓΉ viscerale e cieco, capace di fargli scorrere il sangue nelle vene a tripla velocitΓ  e far andare il suo cervello in avaria; un amore in grado di indurlo a pensare cose poco carine su Neera e desiderare di poter prendere il suo posto in qualche maniera.

Gli veniva da ridere se ripensava a quando, non molto tempo dopo esser diventato un guaritore, mentre cercava un incantesimo ben preciso nel grimorio, gli era capitato di soffermarsi su una pozione assai curiosa e tentatrice. Si era crogiolato nella prospettiva di cambiare aspetto e persino la propria natura, di presentarsi alla corte del re di Elgorad e ritrovarsi davanti a quest'ultimo dietro alle sembianze di una fanciulla che forse sarebbe persino riuscita a sedurlo, a renderlo suo per sempre, a fare ciΓ² che era proibito fare a un uomo, ovvero ottenere le attenzioni di Dante. Si era detto che sarebbe stato tutto molto piΓΉ semplice, ma sarebbe solo stato un inganno, un'illusione e per giunta pericolosa e con molti contro, non solo pro.

V'erano momenti, tuttavia, in cui rimpiangeva di non aver compiuto tale scelta, per quanto azzardata, ingiusta e forse persino immorale. Forse, nel presente, ci sarebbe stato lui accanto a Dante, non Neera o chiunque egli avesse amato prima di quella donna fino al punto da pensare che lei, in fin dei conti, fosse stata in parte un ripiego, una scelta secondaria.

Β«Io... io so solo questo: non voglio vedere l'Oltrespecchio venir sottomesso alla volontΓ  di una persona spregiudicata e crudele come Petya. Un uomo che Γ¨ stato capace di portare il proprio fratello alla pazzia, di ucciderlo e rovinarne la reputazione per sempre, non Γ¨ un uomo degno di governare tutti quanti noi e di avere le nostre sorti in pugno. Per quanto mi riguarda Petya Γ¨ il male, ora come ora, e io mi opporrΓ² sempre e comunque al male. E comunque... ne va della reputazione della mia famiglia, della libertΓ  di ognuno di noi. Non voglio perdere tutto per colpa di una creatura che non appartiene veramente neanche alla nostra specie.Β»

Dante sospirò, come se quell'ultima frase lo avesse deluso. «Allora buona fortuna con la tua personale campagna contro chiunque sia diverso da te e da molti altri. Finché la penserai così, finché quest'ultime saranno le tue motivazioni principali, a giudicare dall'ardore con cui le hai esposte, io non combatterò al tuo fianco.» Lo fece spostare e uscì dalla sala.

Β«Ma chi si crede di essere per poter anche solo pensare di rifiutare il nostro appoggio? Pensa di essere fino a tal punto invincibile?Β»

Godric roteΓ² gli occhi. Β«Lord Arron, vi suggerisco di calmarvi e di smetterla di girare per la stanza come un moscone rimbambitoΒ» disse infine, stufo marcio di quella tirata contro Dante che ormai durava da almeno un paio d'ore. Lui e gli altri Lord si erano riuniti negli appartamenti di Cornelius per confrontarsi e, soprattutto, capire se valesse o meno la pena insistere per ottenere il favore del re di Elgorad.

Cornelius si fermΓ² e fissΓ² a sua volta Reghsar. Β«E voi, come al solito, lo difendete a spada tratta. Tipico! Mi chiedo, a questo punto, perchΓ© mai non ci siate voi al posto della regina, visto che lo supportate sempre e comunque!Β»

Godric mise da parte l'imbarazzo che provava di fronte a simili illazioni e si alzΓ² in piedi, fronteggiando l'altro aristocratico. Β«Come osate?Β»

Β«Potrei farvi la stessa domanda.Β»

Jaren Cyldar sbuffΓ² sonoramente. Β«Vi spiacerebbe farla finita una volta per tutte? Non fate che beccarvi a suon di parole!Β»

«Mio fratello ha ragione» intervenne l'altro Cyldar, Tiernan. «Discutere così non fa che seminare fra noi zizzania e abbiamo bisogno, prima di tutto, di restare uniti.»

Lord Zagrivar, alzΓ² gli occhi al cielo. Β«Udite, udite! Il saggio della compagnia ha parlato.Β»

«Se voi state cercando rissa, Ruben, io non ho alcuna intenzione di soddisfarvi» replicò Tiernan con severità, poi trasferì l'attenzione su Godric. «Lord Reghsar, quante probabilità ci sono che il re di Elgorad combatta al nostro fianco? Credo ci sia comunque dovuto sapere se stiamo solo nutrendo vane speranze, perdonate la schiettezza.»

L'interpellato esitò. «È ancora presto per stabilirlo. Lasciate che sia io a parlargli. Lo conosco meglio di voi e credetemi: è un guerriero sopraffino, forse il migliore che abbia mai avuto l'onore di incrociare. Con lui avremmo la vittoria in pugno, è abile con la spada, con la magia e con le strategie.»

«Sì, sì, lo sappiamo: è l'uomo perfetto.»

Tiernan trapassΓ² con un'occhiata glaciale Cornelius. Β«Tacete, voi.Β» TornΓ² a squadrare Godric. Β«Siamo nelle vostre mani, allora. Vi prego di non dimenticare quanto la vostra abilitΓ  nell'essere persuasivo sia decisiva nell'esito della guerra contro Petya. Non possiamo permettere che vinca.Β»

Β«Lo so bene, credetemiΒ» replicΓ² demoralizzato Reghsar. Β«Gli parlerΓ² stasera, a cena.Β»

Tuttavia, quando un paio d'ore più tardi arrivò il momento della chiacchierata, Godric sentì il cuore sprofondargli e la sconfitta gravargli addosso come un macigno quando venne annunciato che il re, per cause rilevanti e di forza maggiore, non avrebbe presenziato al banchetto.

Il mattino successivo, scoprì che la sera prima si era verificato un pandemonio presso una città a ridosso della costa: delle navi mercantili con a bordo rifornimenti e approvigionamenti d'ogni sorta erano state attaccate e affondate al largo della baia di Ilerhis e la conta dei morti sembrava superare quello di mille anime. Artefici del misfatto erano stati dei corsari che, stando a quel che avevano in molti affermato, avevano preso accordi con Petya. Dante aveva deciso di recarsi presso l'omonima città per comprendere quanto fosse realmente grave il danno arrecato e provare, anche, a rassicurare e a calmare i cittadini in preda allo scompiglio e al panico.

Quel segnale, comunque, aveva tagliato la testa al toro e stabilito che ormai anche l'Ovest fosse stato preso di mira, visto che poi i corsari non si erano limitati ad affondare le navi, ma anche ad approdare e a saccheggiare la cittΓ , nonchΓ© far strage di innocenti, donne e bambini compresi.

Il re non aveva avuto altra scelta se non rimanere e presenziare ai riti funebri pubblici in onore delle vittime e aveva fatto ritorno nella capitale solamente quattro giorni piΓΉ tardi, accompagnato da un umore pressochΓ© pessimo e tanta rabbia nel cuore.

In parte era ancora dell'idea che si potesse cercare di ragionare con Petya, ma ciΓ² che aveva visto, la distruzione cui aveva assistito, dimostrava che quell'uomo fosse interessato soltanto a eliminare tutta la concorrenza esistente e a rimanere l'unico pedone ancora in piedi su quella pericolosa scacchiera.

Β«Detesto dire β€Ÿte l'avevo detto", ma sΓ¬, Dante: te l'avevo detto.Β» Godric scosse la testa e squadrΓ² con durezza il re seduto alla scrivania nell'ampio studio le cui pareti erano decorate da scaffali e scaffali di libri e volumi d'ogni tipo e dimensione.

Evergard gli rifilΓ² un'occhiata scocciata, ma alla fine rispose: Β«Me l'avevi dettoΒ».

«Dunque? Sei deciso a incassare e ad attendere di veder arrivare alle porte della città quel pallone gonfiato che ti proporrà di arrenderti e consegnargli il tuo regno o di cadere nel vano tentativo di proteggere tutto ciò che hai costruito così duramente?»

Β«Certo che no, non essere odioso!Β» sbottΓ² esasperato l'altro. Β«Dammi un po' di tregua! Va bene?Β»

Reghsar si avvicinò. «La sua è stata una chiara provocazione e non riesco a capire fino in fondo perché abbia per forza voluto suscitare la tua ira. Sa che farti arrabbiare così ti rende solo più agguerrito e pericoloso, più determinato a contrastarlo. A che gioco sta giocando?»

Β«Pagherei a saperlo, fidati.Β»

Β«Non ti sforzi neppure di ragionarci sopra, perΓ².Β»

«Perdonami se negli ultimi quattro giorni sono stato occupato nel dare una mano a una intera città che nel giro di una notte ha perso tutto. A un certo punto, poco dopo che ero arrivato, mi trovavo al molo e ho visto il cadavere di un bambino galleggiare lì vicino. L'ho recuperato e quando finalmente sono riuscito a rintracciare i genitori ho assistito a una scena straziante che non avrei mai e poi mai voluto vedere, non sotto il mio comando. Ora come ora ciò che frulla in testa a Petya è l'ultima delle mie preoccupazioni!»

Β«Il nemico va prima di tutto compreso e solo dopo fronteggiato. Sei stato tu a dirmelo, sai?Β»

Dante respirΓ² profondamente e sorrise in modo forzato. Β«Ti rivelerΓ² un segreto inestimabile: io dico una marea di stronzate, Godric, specialmente quando sono sobrio.Β»

Β«Uhm... non ha molto senso. Voglio dire...Β»

Evergard si morse in tempo la lingua. Sapeva molto bene quante stupidaggini avesse detto in presenza di Godric e quante cose avesse invece taciuto, perciΓ² le sue parole avevano un senso eccome, almeno per quanto gli riguardava. Β«Niente ha senso in questa vita, se proprio devo esser onesto. Allora, hai riflettuto su ciΓ² che ti ho chiesto giorni fa?Β»

«Sì, l'ho fatto.»

Β«Quindi? Facciamola breve, ormai ci resta poco tempo e devo sapere se sei abbastanza motivato o meno.Β»

«Vuoi la verità? D'accordo: non è solo una questione di onore o di libertà, ma di giustizia. Guarda cos'ha fatto Petya a quella città, ai suoi abitanti. È giusto contrastarlo e impedirgli di fare del male a tante altre persone. Non sta agendo per il bene di tutti, ma solo per il proprio tornaconto e questo mi fa infuriare. Va bene?»

Β«E...?Β»

Β«Rivoglio indietro Misha e DesyaΒ» terminΓ² con voce incrinata Godric, ma il resto del viso esprimeva determinazione, rabbia, paura e tanto altro ancora. Β«Non voglio che continuino a seguire quel lestofante col rischio di farsi ammazzare. Li rivoglio con me, voglio vederli realizzarsi da uomini perbene, crearsi un futuro degno di esser definito tale e che non comprenda il versare il sangue di non so quanti altri innocenti. Petya li ha come ipnotizzati, ha avvelenato loro la mente, e il solo modo per porre fine a quest'incantesimo Γ¨ eliminarne alla radice la fonte.Β» Si lasciΓ² cadere sullo scranno di fronte alla scrivania. Β«Non posso permettere che vadano incontro alla rovina come Iago. Credo che Eneas non mi perdonerebbe, stavolta, e io non perdonerei me stesso se accadesse. Vuoi altre ragioni sacrosante o ti decidi finalmente a darmi una mano?Β»

Dante annuì e sorrise debolmente. «Ora sì che ti riconosco. Ci voleva tanto a esser sincero almeno con me, invece di metter su tutto quel teatrino di chiacchiere basate su cose futili come l'onore di famiglia e altri ideali che in fin dei conti lasciano il tempo che trovano?»

Β«Sono in una posizione molto delicata e precaria, al momento. Gli altri pensano che io non sia all'altezza di guidare questa ribellione contro Petya e io... io a volte mi soffermo a pensare che forse abbiano ragione a dubitare di me.Β»

Β«Beh, si sbagliano. Io so quanto vali, Godric, e con ragioni come le tue niente Γ¨ impossibile fino in fondo. Loro combattono per tenersi stretto il titolo nobiliare e i loro privilegi, ma tu vuoi lottare perchΓ© sei un padre che sta provando a salvare i suoi figli. Non esiste motivazione migliore e piΓΉ sacra di questa. Sarei felice di morire per aiutarti in questa impresa.Β»

Godric non riuscì a trattenersi, si sporse, gli prese una mano e ne baciò il dorso più volte. «Grazie, grazie, grazie!» disse, in lacrime.

Evergard, conoscendo molto bene la destabilizzante sensazione di calore sulle guance, pregando che il cuore non gli schizzasse via dal petto per andarsene chissà dove, ritrasse in fretta le dita. «Sì, va bene, va bene, ma ora non esageriamo!» biascicò, cercando di non perdere la bussola. Quel gesto lo aveva colto alla sprovvista e gli aveva rimescolato il cervello fino al punto da mandarlo fuori rotta.

Che ti venga un colpo, Godric! Tu e la tua stupida abitudine di strafare!

Un giorno o l'altro lo avrebbe fatto ammattire, poco ma sicuro.

Reghsar era talmente contento che neppure badò all'aria scombussolata dell'amico e, dicendo che sarebbe andato a riferire le novità agli altri, uscì di corsa dallo studio.

Dante serrΓ² le dita dell'altra mano su quella che era stata baciata, portandosela infine al petto. La strinse forte, come se fosse tentato di strapparsela via anche a suon di morsi. La cosa peggiore di tutte, in situazioni complicate come la sua, era che gesti magari innocenti e insignificanti per qualcuno fossero per altri, invece, motivo di malessere e sofferenza, un modo come un altro per allungare un'agonia giΓ  a lungo protrattasi.

Si diede dello stupido e della mammoletta quando alla fine tutto risalì in superficie e si spinse ancora più in là tramutandosi in pianto, lacrime impossibili da ricacciare indietro o fermare.

Ma guardami... Sono passati anni e ancora non ho imparato la lezione, a stare al mio posto.

Β«Vaffanculo, GodricΒ» singhiozzΓ² sottovoce.

Non gli piaceva ammetterlo, ma a volte si ritrovava quasi a odiare quell'uomo e a pentirsi di non aver deciso di tagliare con lui i ponti, di aver sottoposto se stesso a quella tortura che non avrebbe portato mai ad altro, se non al dolore.

Se l'amore era l'altra faccia dell'odio, allora amava e odiava Godric con la medesima intensitΓ , con lo stesso cieco ardore che era costretto da tanti anni a celare, a tenere sepolto come accadeva al magma ben custodito dentro un vulcano.

CiΓ² che lo preoccupava, perΓ², era che un vulcano, quando dormiente, prima o poi trovava la maniera di risvegliarsi e rigurgitare la propria incandescente e distruttiva linfa, e lui aveva paura che prima o poi, in un modo o nell'altro, sarebbe accaduto con Godric. Temeva il giorno in cui non avrebbe retto oltre quell'immane sforzo e l'amore o l'odio avrebbero preso il sopravvento sulla ragione.

La notizia che il regno dell'Ovest sarebbe finalmente sceso in guerra era stata accolta con ardore e con impazienza, cosa che non aveva stupito affatto il re. Si poteva quasi dire che la gente, da quelle parti, affiorasse dal grembo materno con le idee giΓ  molto chiare e la volontΓ  di combattere e perire in battaglia per portare onore e lustro ai propri avi.

Meno popolare era invece stata la decisione di Dante di allearsi con il Nord. Appena lo aveva annunciato, le sue parole erano state seguite da fischi e varie dimostrazioni di profonda disapprovazione e a nulla era servito il tentativo dei sei Lord provenienti da Vyrenis di assicurare che il loro re intendesse collaborare con quello dell'Ovest in maniera leale e per il bene di entrambi i regni.

Il motivo per cui invece re Ivan non aveva potuto raggiungere i propri ambasciatori a Elgorad era lo stesso che aveva indotto Evergard a scegliere di partire per il Nord entro un paio di giorni: le difese del Nord avevano ceduto e il regno era ufficialmente sotto attacco per mano d'un esercito impressionante e assetato di vittoria capitanato in via ufficiale da Mikhail, ma a tirare le fila di tutto era chiaramente Petya che solo in caso di necessitΓ  prendeva attivamente parte agli scontri.

Re Ivan non aveva potuto in alcun modo abbandonare il proprio popolo.

Le cose non sarebbero potute andare peggio, come si ritrovΓ² a pensare Dante mentre, dopo aver indossato la propria armatura che da anni era rimasta custodita in una teca nell'armeria, chiusa da un sigillo il cui meccanismo poteva esser azionato soltanto dall'anello regio che veniva tramandato di generazione in generazione, si avvicinava alla moglie e alla sua unica figlia per salutarle o, nel peggiore dei casi, dir loro addio.

Il mattino era giunto da poco e la piccola Yvaine era assonnata, ma le era molto chiaro cosa stesse accadendo e quanto alto fosse il rischio che non vedesse tornare mai piΓΉ il padre dalla guerra.

Questo lo sapeva anche Neera, la quale afferrΓ² il marito per le spalle, si sporse e lo baciΓ² con tutto l'amore che poteva esser racchiuso in un gesto come quello. Β«Torna vivo da noi. Non mi importa se vittorioso o piegato dalla sconfitta. Non mi importa come... torna e basta.Β»

«Farò del mio meglio» le sussurrò lui, asciugandole le guance. «Ma se qualcosa dovesse andare storto e io non potessi proteggervi, prendi Yvaine e conduci tutte le persone che puoi lontano dalla città e verso la roccaforte sulle montagne. Lì sarete ben riparati e avrete il tempo di organizzare una buona difesa.»
Β«Ma io non so nulla su come...Β»

Β«Ci sarΓ  mia madre con te. Ti aiuterΓ  lei, Neera, non preoccuparti.Β»

Β«Fa' in modo che non ce ne sia bisogno. Va bene?Β» replicΓ² lei. Β«Non voglio perderti.Β»

Dante la baciΓ² di nuovo. Β«Non succederΓ . FarΓ² di tutto per tornare da voi, hai la mia parola.Β» Si baciarono ancora, poi il re si separΓ² dalla consorte e i suoi occhi cerulei si trasferirono sulla figura molto piΓΉ minuta della figlia. Si inginocchiΓ² di fronte alla bambina. Β«Qualcosa mi dice che non ti sta bene che io parta.Β»

Yvaine, imbronciata e con le braccia incrociate, si dondolò sul posto. Lo faceva sempre quando era di cattivo umore e voleva punire qualcuno con il mutismo, lei che non voleva mai star zitta. Borbottò qualcosa che Dante non riuscì ad afferrare.

Β«Non vuoi neanche salutarmi?Β»

Β«PerchΓ© devi partire?!Β» sbottΓ² la ragazzina, non facendocela oltre. Β«Dicevi che saresti sempre stato con me e con la mamma, e poi te ne vai!Β»

Β«Non sarΓ  per sempre. Devo andare perchΓ© Γ¨ il mio dovere e per proteggere voi due.Β»

Β«Allora voglio venire anche io! Tu proteggi gli altri, ma chi protegge te, eh?Β»

Lui non ce la fece oltre e dovette chinare il capo per non far vedere a sua figlia che stava piangendo. Amava sua figlia piΓΉ di qualsiasi altra cosa al mondo e sentirla dire che voleva seguirlo per proteggerlo, proprio come lui voleva fare con lei e Neera, era in un certo senso straziante, ma anche motivo di orgoglio. Yvaine era una bambina coraggiosa e niente sembrava spaventarla, non fino al punto da renderla inerme e paralizzarla. Β«In qualche maniera me la caverΓ², fidatiΒ» rispose, tornando a guardarla e sorridendole con affetto. Β«Non Γ¨ la prima volta che vado in guerra, lo sai.Β»

Β«Ma io voglio che resti qui!Β» Yvaine gli allacciΓ² le braccia al collo e si strinse a lui, dando l'impressione di non voler lasciarlo andare per nessun motivo.

Il re la strinse e la cullΓ² fra le braccia. Β«Non Γ¨ un addio, Yvaine. TornerΓ² presto, vedrai.Β»

Β«Non Γ¨ vero!Β»

Β«PapΓ  ti ha mai detto una bugia?Β» Lei scosse la testa. Β«Allora fidati di me, Yvaine. TornerΓ², Γ¨ una promessa. Non vengo mai meno alle promesse che faccio, credimi.Β»

La ragazzina si strinse di piΓΉ a lui e tirΓ² su con il naso. Β«Mi mancherai, papΓ . Ci scriverai, vero?Β»

Lui sorrise e si scostΓ² per guardarla. Β«Ogni volta che potrΓ². Tu, perΓ², mi devi promettere che farai la brava e darai sempre ascolto a tua madre. Per un po' basta andartene in giro fuori dal castello e da sola, va bene?Β»

Β«Mhm.Β»

«Me lo devi promettere, Yvaine. È importante che tu resti sempre accanto alla mamma. Stanno arrivando tempi pericolosi.»

Yvaine si passò il dorso di una mano su entrambe le guance e annuì. «Te lo prometto, papà.»

«Bene, così partirò più sereno.» Dante le baciò la fronte e per scherzò le scompigliò i capelli che già di per sé erano indomabili e quasi sempre scarmigliati, visto che lei non voleva saperne di farseli legare o acconciare. «Quando tornerò riprenderemo a fare pratica con la spada. Nel frattempo tieniti allenata, capito?»

Yvaine gli sorrise e lui riuscì a capirlo solo perché le stava accarezzando una guancia. Avrebbe tanto voluto poter vedere sua figlia sorridergli, poter guardare il suo viso un'ultima volta, se la volontà del fato era che non facesse più ritorno da quella guerra, ma la realtà era una e una sola, e non poteva essere cambiata o respinta.

Il re si rimise in piedi e fece un cenno a entrambe. Β«State attente e non perdetevi mai di vista. Io farΓ² del mio meglio al fronte.Β»

Non aggiunse altro, sapendo che altrimenti avrebbe mandato tutto al diavolo e sarebbe rimasto lì, insieme alla propria famiglia. Il dovere tuttavia era pur sempre dovere e non poteva tirarsi indietro. Mentre il vento serpeggiava fra i suoi corti capelli corvini e sollecitava il mantello nero che ornava l'armatura, guardò un'ultima volta la famiglia da cui sperava con tutto il cuore di tornare vivo. Voi siete il mio cuore, pensò. E ogni giorno di lontananza da entrambe sarà per me come vivere senza il cuore che mi batte nel petto.

Yvaine fece qualche passo in avanti. «Ti voglio bene, papà!» disse ad alta voce mentre lui ormai aveva sceso tutti i gradini esterni del palazzo e si dirigeva al proprio cavallo tenuto fermo da uno degli ufficiali. Udì le parole della figlioletta proprio dopo esser montato in sella. Sorrise. «Anche io, piccola mia! Amo te e la mamma più della mia stessa vita!» Era difficile parlare per via delle lacrime che scendevano e del pianto che gli chiudeva la gola. «Se posso, tornerò da voi per un saluto!» Salutò entrambe con un gesto della mano e poi guardò l'esercito radunato davanti a lui. Erano talmente tanti i soldati che la maggior parte di essi era stata costretta a radunarsi oltre le mura della fortezza.

Il re fece un respiro profondo, spronΓ² il cavallo e si immerse in quel mare di armature che si apriva al suo passaggio; appena fu giunto a capo delle legioni assunse un'aria autoritaria. Β«In marcia, soldati!Β» tuonΓ². Venne seguito subito da tutti quanti loro e al suo fianco c'era l'ambasciata di Vyrenis. Godric era quello piΓΉ vicino a lui e per quanto stesse provando a non fissarlo, gli riusciva difficile non farlo. Per ovvie ragioni non gli era mai capitato di vederlo vestito per andare in battaglia e con addosso non solo la corona, ma anche la famosa armatura che gli aveva fatto guadagnare il soprannome di Cavaliere dei Fiori. A differenza di quella degli altri soldati di Elgorad era stata forgiata in un metallo talmente scuro da apparire nero e nell'insieme il sovrano incuteva un certo timore, complice il suo cavallo che si narrava non fosse mai stato domato da nessuno, a parte il re, tanto era un animale testardo e persino aggressivo.

Malgrado tutto, nonostante Godric si sentisse in un certo senso messo in ombra da quell'uomo, dalla fama che aveva sul campo di battaglia e come condottiero, la veritΓ  era che lui avrebbe guidato la campagna militare per contrastare l'avanzata di Petya e respingere l'esercito che aveva varcato i confini del Nord.

La vita di tutti loro, dello stesso Dante, era nelle sue sole mani. Si domandava solo se si sarebbe rivelato all'altezza di una tale responsabilitΓ .

Β«Godric?Β»

La voce di Evergard lo riportΓ² alla realtΓ .

Β«Cosa?Β»

Dante sorrise appena, ma con affetto, all'amico. AccennΓ² a un punto davanti a sΓ©. Β«Sei tu il comandante supremo. Spetta a te stare in cima al corteo dell'esercito.Β»

Β«Cosa?Β» Reghsar lo fissΓ² mezzo stordito, chiedendosi se lo stesse prendendo in giro o meno. Β«Ma...Β»

Β«Davanti a tutti noi,Β» ripetΓ© Dante, Β«mio signore.Β»

Una vampata calda e improvvisa assalì il viso di Godric, il quale, dopo parole del genere pronunciate a quel modo, con sincero e affettuoso rispetto, non osò controbattere. Spronò il proprio cavallo e adagio si spostò in cima all'esercito, dietro di lui gli altri Lord e il re di Elgorad che, come un qualsiasi vassallo, aveva chinato la testa e ceduto a lui il pieno comando su ognuno di loro, nessuno escluso.

Il cuore gli massacrava le costole e la sensazione di avere ancora lo sguardo di Dante addosso non lo abbandonΓ² per diversi minuti, finchΓ©, non reggendo oltre alla tentazione di guardarsi indietro, volse la testa in direzione del sovrano, ma si rese conto di aver inteso male o persino immaginato tutto, perchΓ© egli non lo stava affatto guardando e, anzi, sembrava immerso in pensieri non proprio sereni e felici. Doveva giΓ  sentire la mancanza di Neera e Yvaine, non si era mai allontanato da casa dopo la nascita della figlia, se non in occasione della morte di Iago, e lui poteva capire appieno il suo stato d'animo.

Avrebbe voluto stringergli una spalla, dargli una scherzosa spinta o simili per cercare di risollevargli il morale, ma non poteva. Erano troppo lontani e sapeva che Dante non avrebbe accettato dimostrazioni di vicinanza o affetto alcune davanti ai propri soldati.

FarΓ² di tutto per farti tornare da loro. Non permetterΓ² a Petya di ucciderti o farti del male.

Β Quando finalmente trovΓ² suo fratello, lo vide seduto assieme a una manciata di soldati e intento a consumare un frugale pasto a base di selvaggina, quella che erano riusciti a catturare nei boschi circostanti.

Misha era uno di quelli che mangiavano in maniera incostante e solo quando proprio non potevano farne a meno. Erano cresciuti, d'altronde, lavorando sodo e senza mai sapere se sarebbero poi stati pagati quanto bastava a procurarsi del cibo ed era andata così finché Iago e Misha non erano diventati entrambi provetti cacciatori. Una volta Mikhail era tornato a casa con sulle spalle il corpo di un grosso cervo e avevano avuto di che sfamarsi per due settimane, visto che la cosa più importante che avevano imparato era che di un animale si potesse mangiare tutto o quasi, comprese le interiora.

La fame che da ragazzini avevano patito, perΓ², non era un buon motivo che bastava a giustificare il modo di Misha rozzo e avido di nutrirsi. I suoi denti dotati di canini piΓΉ accentuati e affilati, spie della sua reale natura dragonesca, strappavano la carne dall'osso che le dita reggevano con autentica e animale voracitΓ .

L'unico al quale tuttavia ciΓ² sembrava importare e dare un po' sui nervi pareva esser solo Desya, il quale storse appena le labbra e si sforzΓ² di sorvolare la questione. Aveva imparato a fare molta attenzione alle parole che usava con suo fratello, visto che egli sembrava esser diventato particolarmente permaloso e sensibile, specie allo scherno altrui e alle ramanzine o critiche.

L'unico con cui non osava alzare troppo la cresta era Petya. Pur avendolo sì e no odiato, nonché aver desiderato la sua morte, in seguito Misha e Petya erano diventati molto uniti, un duo invincibile e pericoloso, se provocato.

Petya era la mente e Misha era il braccio che reggeva la spada. Del ragazzo tutto sommato animato da ambizioni sane che puntavano al migliorare la propria condizione sociale non pareva esser rimasto granchΓ©, tantomeno del bambino remissivo, fragile e incapace di far del male a chicchessia.

Solo gli dèi sapevano quanto Misha fosse divenuto sanguinario e amante degli scontri. Non si limitava a combattere, lui massacrava gli avversari, tutti coloro che gli si paravano davanti con la presunzione di poter annientarlo. Si faceva strada nella mischia a suon di fendenti, di affondi, di teste mozzate e ventri squarciati, indifferente al sangue che magari finiva sul suo volto e si impigliava fra i suoi lunghi capelli corvini.

Se Mikhail non era la Morte in persona o in realtΓ  figlio di qualche demone, ci si avvicinava di molto comunque, e la cosa peggiorava quando decideva di affrontare la battaglia tramutandosi in drago. Molte erano state le volte in cui aveva dato alle fiamme centinaia di soldati tutti assieme o persino villaggi pieni di persone innocenti.

Desya temeva che di quel passo suo fratello si sarebbe fatto prender troppo la mano, dimenticando che stavano combattendo per assoggettare le varie regioni e unificarle sotto un unico vessillo, non per decimare la popolazione e lasciare che Petya regnasse su nient'altro che cenere e scheletri.

Β«Mi dicono che le tue legioni hanno di nuovo vinto. Di questo passo conquisteremo le coste entro un altro paio di settimane.Β»

Misha sorrise di sbieco, chiaramente fiero di sΓ©, gli occhi verdi che scintillavano con una punta di bieca malizia. Β«La parte piΓΉ bella Γ¨ arrivata alla fine, fratelloΒ» replicΓ². Β«Ho detto ai miei di risparmiare a qualsiasi costo Lord Neryan e una volta sconfitto il suo esercito ho agguantato quel pavone vanaglorioso e gli ho mostrato cosa facciamo con chi cerca di contrastarci.Β» Non si faceva problemi a mostrarsi soddisfatto dalla fine che aveva riservato a Lord Neryan: aveva fatto piantare saldamente due paletti nel terreno con annesse delle corde, fatto legare ad essi i polsi dell'aristocratico e... beh, alla fine egli era morto per il dolore e il supplizio in sΓ© per sΓ©, nonchΓ© per la difficoltΓ  piuttosto elevata nel ritrovarsi a dover respirare il suo stesso sangue con i polmoni sistemati a regola d'arte fuori dal corpo e sulla schiena, la cassa toracica aperta in due a mo' di ali ornata della pelle. CiΓ² che era rimasto di tale tortura era poi stato appeso alle porte della cittΓ  come un monito per i futuri nemici e tutti coloro che sarebbero passati da quelle parti.

Desya non si fece notare quando roteò gli occhi e ricacciò indietro un'espressione nauseata. «Sì, ho visto anch'io la tua... opera. Non ti sembra di aver un tantino esagerato? Potevi semplicemente tagliargli la testa o consegnarlo ancora vivo a Petya. Non c'era bisogno di tanta crudeltà e in questo modo farai passare lui stesso per un sadico senza pietà.»

Mikhail restrinse lo sguardo, gettΓ² via l'osso ormai spolpato e lentamente si mise in piedi, fronteggiando il gemello. Β«Se qualcosa non gli va a genio, Desya, Γ¨ lui stesso a riferirmelo. Non ha bisogno di intermediari nΓ© che tu prenda le sue parti come se fosse un bambino rincretinito. Sto solamente mostrando al popolo che con noi, con lui anzi, non si scherza. Il rispetto lo si guadagna solo facendosi temere e l'unico a non averlo ancora capito sei tu. Fatti due domande, fratello.Β»

Desya si accorse che molti li stavano fissando e di avere praticamente tutti loro, nessuno escluso, contro. In silenzio lo avvertivano che se avesse osato anche solo prendere a pugni il loro generale, gli avrebbero fatto poi passare la voglia di alzare le mani su Mikhail. Come quest'ultimo potesse essere amato dalle stesse persone che egli non si faceva problemi a sacrificare in massa sull'altare della guerra era per Desya un mistero. A Misha chiaramente non importava di salvaguardare la sicurezza e la vita degli uomini e delle donne sotto la sua autoritΓ . Per lui non erano altro che pedoni, strumenti minori per raggiungere un alto e ambizioso fine.

Misha era spregiudicato e crudele, la veritΓ  era quella, e forse lo era anche fuori dal campo di battaglia, nella vita privata. Non si era visto un uomo meno interessato alle buone maniere e al rispetto del gentil sesso di Mikhail; trattava con la medesima indifferenza e incuria le poche donne coraggiose che si arrischiavano a concedergli il loro intimo abbraccio. Le usava e poi gettava via, passava a un'altra con la stessa facilitΓ  con cui cambiava camicia.

Desya non aveva la piΓΉ pallida idea di come suo fratello fosse potuto trasformarsi in una simile bestia. Alcuni dicevano che certi istinti, certe maniere, fossero presenti nell'animo di un individuo sin dalla nascita e aspettassero soltanto il momento piΓΉ opportuno, quella particolare frattura o esplosione, per emergere e prendere il sopravvento su tutto il resto.

La cosa peggiore era che Misha fosse giovane, molto giovane, e sarebbe vissuto ancora molto a lungo, per secoli e secoli, e Desya temeva che potesse solo peggiorare con l'andare delle ere. Se si comportava a quella maniera quando nessuno di loro aveva ancora assaporato il vero potere, cosa avrebbe fatto Mikhail una volta giunto all'apice, sul posto d'onore accanto a lui e a Petya?

Niente di buono, sicuro come l'oro.

Β«Ti sto solo dicendo che forse dovresti mostrarti un po' piΓΉ misericordioso e prudente, tutto quiΒ» disse Desya con calma.

Aveva paura di Misha, lo spaventava lo sguardo che aveva sempre negli occhi, non si fidava piΓΉ di lui nΓ© delle sue azioni, della sua imprevedibilitΓ , della sua volubilitΓ . L'umore di quell'uomo mutava secondo la direzione del vento o della piΓΉ piccola stupidaggine.

Β«La guerra non viene vinta con la misericordia, DesyaΒ» replicΓ² gelido Misha. Β«Com'Γ¨ che solo tu non l'hai ancora capito?Β»

Β«A differenza tua non mi va a genio passare per un mostro.Β»

Β«Meglio essere un mostro che un senza-palle come teΒ» cinguettΓ² Mikhail, sorridendo beffardo.

La diatriba fu interrotta dall'arrivo di circa un centinaio di soldati con a capo Petya in persona, il quale, dall'alto del proprio destriero nero e dagli occhi violetti, squadrΓ² a turno il comandante e il generale. Β«Che sta succedendo qui?Β» domandΓ² garbato, ma lo sguardo rivelava una certa sospettositΓ . A volte pareva non fidarsi neppure della propria ombra.

Β«Niente di cheΒ» replicΓ² Misha. Β«Desya stava piagnucolando come al solito.Β»

Β«Non stavo affatto piagnucolando, stavo solo dicendo...Β»

«Sì, sì, abbiamo inteso tutti: secondo te dovremmo sconfiggere i nostri avversari lanciando loro addosso fiorellini e adorabili cuccioli. Sconfiggerli con tenerezza!»

Β«Stavolta mi hai proprio stancato!Β» Desya, spazientito, fece per dargli addosso ma venne separato dal gemello da Petya, il quale li spinse via entrambi.

«Calmatevi e smettetela di litigare come due ragazzini! Ne ho abbastanza!» Appena fu certo che non si sarebbero scannati a vicenda, disse loro di seguirlo nella sua tenda e lì dentro si decise a esporre loro le novità di cui era venuto a conoscenza. «Mi è stato riferito che l'esercito di Elgorad sta marciando proprio verso di noi per affrontarci. Non possiamo permettere che giungano fino a qui, perciò è mia intenzione guidare insieme a uno di voi la metà dei nostri soldati per tagliare la strada a Elgorad e impedire a tutti loro di arrivare a Varesya per appoggiare la resistenza di re Ivan. Se arrivassero laggiù prima di noi poi sarebbe molto più difficile far breccia nelle difese di ben due eserciti e corre voce che abbiano intenzione di allearsi anche con il re del Sud.»

Misha restrinse lo sguardo. Β«Che lo facciano pure. Rimarrebbero comunque in minoranza e riusciremmo lo stesso a spazzarli via.Β»

Petya, tuttavia, gli rifilò un'occhiata severa. «Non è così scontato che riusciamo a vincere contro tutti loro. Sembra che a capo dell'esercito di Elgorad attualmente ci sia Lord Reghsar, ma io penso che in realtà sarà il re dell'Ovest a dirigere l'attacco contro di noi. Serve dire altro?»

I gemelli si scambiarono un'occhiata inquieta. Non avevano capito che Dante avesse scelto di partecipare attivamente alla guerra e di contrastarli senza prima mandare avanti i propri uomini.

Persino Misha temeva quell'uomo, visto che ormai potevano considerarsi a vicenda nemici. La sua sfacciata sicurezza parve finalmente vacillare.

Fu Desya a porre a Petya la domanda fatidica, quella che sia lui che il fratello non subito avevano avuto il coraggio di fare: Β«Pensi che dovremo arrivare fino in fondo e... uccidere lui e Godric?Β»

Β«Questo non so dirvelo e... sentite, so che per voi non Γ¨ facile. Siete legati a quei due uomini dall'affetto, vi hanno cresciuti e istruiti, tutto ciΓ² che sapete sul combattimento e sulla magia lo avete appreso da loro. So che per voi equivale a lottare contro i vostri genitori, ma non potete tirarvi indietro proprio ora. Ormai avete superato il confine e tornare indietro non Γ¨ un'opzione praticabile. Si va avanti, chiaro? StarΓ  a voi decidere la sorte di Godric e Dante. Forse potreste riuscire a convincerli ad arrendersi pacificamente e a fare in modo che anche la vita dei loro uomini venga risparmiata.Β»

Misha scosse il capo. Β«No... non lo farebbero mai. Non si inchinerebbero mai a nessuno, tantomeno a te. Combatteranno fino alla morte, Petya.Β»

Quello che ormai tutti avevano soprannominato e definivano Alto Principe annuì gravemente. «Allora così sia. Fino alla morte, e che vinca il migliore.» I suoi occhi azzurro-violetti si posarono su Mikhail. «Misha, te la senti di affiancarmi e lottare insieme a me come più volte abbiamo già fatto? Desya rimarrà qui per tenere sotto controllo la situazione sulle coste e l'accampamento. In questa maniera attaccheremo il Nord su due fronti, anziché uno, e questo aumenterà le probabilità di vincere, ma... te lo devo chiedere: siamo ancora dalla stessa parte? Te la senti di voltare le spalle per sempre a tutto quanto, compreso il passato?»

Misha deglutì. «Non credo di avere molte alternative. Tornare indietro, dici? A quanto ero magari un nessuno e non godevo del benché minimo rispetto? 'Fanculo, me la gioco fino all'ultimo. Probabilmente uno di loro finirà per ammazzarmi per l'affronto arrecato a entrambi, ma preferisco la morte a una vita mediocre» rispose determinato. Si era ripromesso che non avrebbe permesso a nessuno di frapporsi fra lui e l'ascesa al potere, e quel nessuno comprendeva anche Dante e Godric.

Doveva decidere a seconda di ciΓ² che era meglio per se stesso, ciΓ² che gli avrebbe concesso una vita agiata e costellata di conquiste, di ricchezza e influenza. E comunque ciΓ² cui davvero anelava era finalmente regolare i conti con Varesya e una delle famiglie nobiliari alla quale, un tempo, aveva giurato che un giorno sarebbe tornato per radere al suolo il loro adorato castello e cancellare per sempre l'intera stirpe Ellenswald. Avrebbe acciuffato di suo pugno quel miserabile verme di Kal e lo avrebbe fatto pentire di aver ucciso Dalya, la sua amata Dalya che a quell'ora sarebbe potuta essere sua moglie, la madre dei suoi figli, e invece era ormai nient'altro che uno scheletro custodito in un sarcofago nelle cripte sotterranee del castello dei Dyrkas.

Misha pretendeva giustizia, non solo vendetta, e per ottenerla avrebbe trucidato ogni singolo membro della famiglia Ellenswald. Avrebbe costretto Kal a guardare impotente gli altri, compresa la moglie e i figli, venire torturati e giustiziati sul posto, e solo dopo ciΓ² avrebbe affrontato il proprio supplizio. Si sarebbe pentito fino in fondo, fino all'ultimo istante, di aver ucciso Dalya, e non c'era niente che Godric o Dante potessero fare per evitare tutto quanto.

L'esercito capitanato da Misha e Petya, alla fine, era riuscito ad andare incontro a quello di Godric e a tagliargli la strada per far sì che non potesse proseguire verso Varesya.

Lo scontro era stato inevitabile e Misha si era reso sordo e cieco a qualsiasi tentativo da parte di Lord Reghsar di farlo desistere e magari passare persino dalla propria parte.

La battaglia, dunque, stava ancora proseguendo e come luogo dell'attuale massacro erano state scelte dal fato le Piane di AsgΓΆdhart.

La guerra civile regnava ovunque, il suo boato giungeva fin sopra le nuvole e poteva esser udito a distanza di molti chilometri. Dovunque si guardasse v'erano soldati appartenenti a due diverse fazioni impegnati a duellare barbaramente e uccidersi; c'era chi ricorreva alla spada e chi, invece, come una buona parte dei soldati di Elgorad, che usava la magia, compreso il Settimo Anatema, per spazzare via l'avversario e respingere il suo attacco. Nessuno, perΓ², sembrava poter competere con Petya, Misha e l'agguerrito re di Elgorad, simile nella foga della battaglia a una belva e veloce come un'aspide.

Soldati su soldati cadevano uno a uno sotto i suoi fendenti o travolti dalla Maledizione Rasya che Dante, suo malgrado, aveva scelto di tirare in ballo e usare pur di decimare in fretta le fila nemiche.

Ben presto fu chiaro a cosa mirava: arrivare il piΓΉ vicino possibile a Petya e fare ciΓ² che un tempo aveva impedito a Misha di fare. Era il solo modo per porre fine alla guerra e salvare da essa Misha.

TrovΓ² Petya quasi ad attenderlo, proprio al centro del tafferuglio, delle esplosioni causate dagli incantesimi che si scontravano e i soldati che continuavano a cadere al suolo morti.

Lo vide e tanto era stufo di quella storia, che appena gli si parΓ² di fronte l'ennesimo avversario con un solo fendente se ne liberΓ² tagliandogli la testa e calciando via il resto del corpo. Era sporco di sangue e polvere, ma ciΓ² non faceva che accrescere la sua aria intimidatoria e pericolosa.

Petya, tuttavia, non parve venir affetto dalla benchΓ© minima paura all'idea di dover affrontare il re di Elgorad in persona.

A quanto pareva il destino aveva stabilito che lui avrebbe dovuto fare ciΓ² che Misha avrebbe avuto sincera difficoltΓ  a fare: uccidere Dante.

Ti ho dato la possibilitΓ  di sopravvivere e persino affiancarmi da pari a pari nella conquista dell'Oltrespecchio, ma vedo che ormai hai le idee fin troppo chiare.

Non intendeva lasciarsi indebolire dal pensiero che quell'uomo fosse stato fino a un paio di anni prima suo amico. I legami si corrodevano e spezzavano ogni giorno, di continuo, e persino la famiglia il piΓΉ delle volte era niente in confronto a cose come l'aviditΓ  e il potere. Lui aveva imparato a far a meno di simili legami e persino a condannarli, perchΓ© in fin dei conti erano stati quelli a portarlo alla rovina.

Β«Dovrei sentirmi forse onorato dalla tua chiara intenzione di farmi la festa?Β» disse, quasi beffardo, squadrando il re che lo fissava con tanto di quel disprezzo che qualcun altro, forse, sarebbe a quel punto arretrato e se la sarebbe data a gambe.

Dante avanzò in direzione sua, la spada insanguinata pareva quasi ardere come ferro rovente nella sua stretta. In un primo momento parve voler muovere un fendente, di quelli che difficilmente chiunque sarebbe stato capace di schivare, ma alla fine, rabbioso, piantò la lama nel terreno con un ringhio. «Guardati attorno!» sbottò. «È questo che volevi? Ridurre in pezzi un popolo già abbastanza segnato dalla rivalità e da guerre passate? Volevi il caos, dimmi?»

Petya cercΓ² di mascherare al meglio la propria sorpresa. Β«Uno come te non potrebbe mai capire. Tu sei nato nel privilegio, era tuo destino governare sul regno di tuo padre e aspirare alla grandezza e al rispetto degli altri. Io ho avuto una sorte molto differente e per tutta la mia vita ho conosciuto solo schiavitΓΉ, miseria e privazioni d'ogni tipo! Mi chiedi se volessi tutto questo? Credevo che molti si sarebbero arresi e mi avrebbero dato ragione, avrebbero contribuito alla mia causa. Non volevo tutte queste morti sulla coscienza nΓ© il caos, ma se servono perchΓ© io possa realizzare i miei progetti, allora sono disposto a tutto!Β»

Che si trattasse del caos o della pace, era stato lui a mettere in moto tutti quegli ingranaggi, a portare finalmente il cambiamento e no, non se ne pentiva. Ogni cambiamento era spesso doloroso e sofferto, ma qualcuno doveva pur favorirlo e dargli modo di avvenire.

Dante capì la solfa ed estrasse dalla terra la propria spada. «Non sei il primo né l'ultimo a essersi fatto prendere la mano dal potere. Non sei diverso da molti altri, Petya. È inutile che tu ti nasconda dietro a chissà quale sogno o giustificazione. Resti un tiranno che sta seminando morte e distruzione ovunque.»

Petya serrΓ² con maggior forza le dita attorno all'elsa della propria arma. Β«A te da' solo fastidio che ti abbia sottratto Misha, colui che consideri un figlio, e so anche un'altra cosa. So che ultimamente iniziavi a vacillare e a esser stanco di regnare su Elgorad. So che prima che io convincessi Misha a seguirmi tu gli proponesti di prendere il tuo posto, di diventare signore incontrastato dell'Ovest. Deve fare male venir spinti via in favore di qualcun altro, dico bene?Β» Nella sua voce v'era una sorta di risentita cattiveria.

Dante, inaspettatamente, provΓ² per quell'uomo solo compassione. Β«Sei stato distrutto e ora sei diventato a tua volta un distruttore e provo pena per te, ma non puoi pensare di fare a pezzi le famiglie altrui solo perchΓ© la tua si Γ¨ rivelata un covo di vipere pronte ad azzannarsi a vicenda. Non Γ¨ colpa di nessuno se Ilya ha fatto quel che ha fatto. Noi ti abbiamo accolto, Petya. Io stesso ho frenato Misha prima che potesse ucciderti. Senza di me saresti morto tre anni fa e ora eccoti qui a sputarmi in faccia come il peggiore degli ingrati. Forse avrei fatto meglio a lasciare che la morte ti cogliesse all'epoca.Β»

Quelle parole fecero esplodere in Petya una rabbia feroce. «Nessuno ti aveva chiesto un bel niente, tanto per iniziare!» ringhiò, dando inizio allo scontro. Caricò Evergard, ma quest'ultimo subito intercettò la lama e la bloccò con la propria; entrambe stridettero, finché il re dell'Ovest non riuscì a spintonare l'avversario e distrarlo con un pugno in faccia. Petya cadde a terra, ma appena prima che Dante potesse affondare la spada si mosse velocemente e con una gamba colpì quelle del sovrano, facendolo cadere a sua volta. 
Le loro spade giacevano lontane, troppo perchΓ© uno potesse battere sul tempo l'altro, e allora fu Petya a scegliere di affrontare Dante a mani nude. Questi poteva essere forte e resistente quanto voleva, ma non sempre la persona piΓΉ alta e robusta riusciva ad avere la meglio su quella piΓΉ piccola e in apparenza in svantaggio. Questa, anzi, poteva sfruttare la propria debolezza per sgattaiolare via e ricorrere all'astuzia.

Per minuti che parvero durare secoli si batterono a mani nude, prendendosi a pugni e impedendosi a vicenda di rialzarsi e magari scattare per riprendere le spade di entrambi. Nel frattempo dal cielo tuoni e lampi avevano iniziato a comporre un caotico concerto seguito da una pioggia violenta, nera come l'inchiostro e gelida, la quale tramutΓ² il terreno in una distesa viscida, scivolosa e fangosa nella quale tutti e due i contendenti continuavano a scivolare e a cadere, macchiando le loro armature e ogni centimetro di pelle rimasto privo di protezione.

Dante, stufo di quella tiritera, forzΓ² a terra Petya e lo prese a pugni in faccia per distrarlo, poi, dalla manica, estrasse il pugnale che fino ad allora aveva tenuto ben nascosto nel fodero legato al polso. Era di uso comune ricorrere a quel trucco quando non si aveva con sΓ© altre armi.

Premette la lama sulla gola del proprio nemico e i loro occhi si incrociarono, egualmente ricolmi di furia omicida, ma anche stanchezza dopo ore di battaglia.

Β«Non volevo arrivare a questoΒ» sibilΓ² il re, facendo per far scorrere il pugnale. Una spada, tuttavia, venne puntata alla sua di gola e lo indusse a sollevare lo sguardo. Vide Misha che lo aveva in poche parole in pugno. Lo riconobbe subito per svariate ragioni. Sapeva che era lui.

«Vediamo chi fa prima a fare una cosa o l'altra, papà?» esordì Mikhail, gelido.

Β«Non ti immischiare, Misha, per favore!Β» quasi lo implorΓ² Evergard. Ormai era vicino a risparmiare a tutti loro altre sofferenze, altre guerre. Β«Sai che Γ¨ la cosa giusta da fare! Lo sai!Β»

Β«Io so solo che lui mi ha promesso un avvenire che nessun altro potrebbe offrirmiΒ» lo rimbeccΓ² l'Efialte piΓΉ giovane. Β«Consegnami quel pugnale e non ti ucciderΓ². Te lo giuro.Β»

Una voce dentro Dante gli urlΓ² di ricorrere di nuovo al Settimo Anatema, in tal modo avrebbe avuto un margine di vantaggio, ma poi... poi avrebbe dovuto uccidere Misha. Lo sentiva, lo sapeva dentro di sΓ©. Mikhail ormai aveva scelto, era chiaro, e avrebbe ripagato la morte di Petya lottando fino alla fine e, forse, divenendo a propria volta una seria minaccia. Probabilmente avrebbe proseguito il lavoro lasciato incompiuto da Petya.

Per la prima volta si ritrovΓ² con le mani legate, bloccato da tanti, troppi compromessi contrastanti, dai sentimenti che gli impedivano di pronunciare la Maledizione o di far scorrere la lama a discapito della propria vita.

Ho promesso alla mia famiglia che sarei tornato, ma se non uccido Petya moriremo tutti lo stesso.

Non solo non voleva in alcun modo fare del male a Misha, ma pensava anche a come avrebbe reagito Godric, alla sua delusione, alla fiducia che aveva ciecamente riposto in lui. Non credeva sarebbe riuscito a convivere con l'odio di Godric nei propri confronti. Tutto tranne quello.

I suoi occhi ruotarono in direzione di Petya, ancora con il pugnale puntato alla gola.

Fu proprio lui a porre fine allo stallo. Vedeva negli occhi di Evergard l'incertezza, la lotta interiore, e scelse di approfittarne. Con uno scatto serpentino gli allontanΓ² il polso e con l'altra mano gli rifilΓ² un pugno, poi rotolΓ² via e aiutato da Misha si rialzΓ². Il generale lo spinse via. Β«Allontanati da qui e dalla battaglia! Non sei al sicuro! Forza, vai!Β»
Per quanto detestasse ammetterlo, il suo esercito era in difficoltΓ  e stava perdendo lo scontro. Con le labbra serrate per la rabbia e la delusione rinfoderΓ² la spada e squadrΓ² l'uomo che una volta aveva chiamato β€Ÿpadre". Β«Una vita per una vita. Fra noi non v'Γ¨ alcun debito e al nostro prossimo incontro non sarΓ² altrettanto clemente, ti avverto.Β» Detto ciΓ² si allontanΓ² in fretta e a gran voce ordinΓ² a tutti i suoi soldati sopravvissuti di ritirarsi di corsa. Β«Mettetevi in salvo, presto! Ritirata!Β»

Godric si sedé cautamente accanto a Dante, entrambi di fronte al falò che era stato acceso. Gli mise in mano un boccale di liquido caldo e dal profumo speziato. «In fede mia, giuro di non averti mai visto così malconcio. Bevi. Ti aiuterà a guarire in fretta e a riprendere le forze. L'ho fatto per tutti.»

Quel giorno non avevano vinto nΓ© avevano perso. Si era trattato di qualcosa rimasto solo in sospeso e in attesa del prossimo scontro.

Più che malconcio, Godric non aveva mai visto Dante così abbattuto e incline a restarsene in silenzio e chiuso nei propri pensieri. Aveva ricevuto molte, forse troppe batoste tutte assieme.

Non che a lui fosse andata meglio, visto che era vivo per miracolo e si ritrovava con una ferita all'addome che lo aveva quasi portato a fare un bel saluto alla Grande Madre, ma non gli andava di restarsene a riposo e lasciare da solo in un momento come quello Dante.

Il re di Elgorad, infine, si decise a parlare: Β«Oggi ho fallito in ogni modo possibile e immaginabile. Ho fallito come guerriero, come padre e come Maestro. Vorrei quasi che Misha non mi avesse risparmiatoΒ». Si vergognava terribilmente e sentiva di aver sbagliato a esitare. Era stato un codardo a non affrontare la morte in cambio della fine della guerra. Avrebbe dovuto semplicemente far scorrere una lama e pur morto, avrebbe trascinato tuttavia con sΓ© anche Petya.

Invece nei giorni a venire ci sarebbero stati altri scontri, altro sangue a dissetare la terra, altre grida e altro dolore.

Β«Niente di quello che ho fatto in tutti questi anni Γ¨ servito a qualcosa. Quanto accaduto oggi lo ha confermato.Β»

Aveva cercato di fare del suo meglio ed ecco cosa ne era stato dei suoi sforzi. Era mai possibile, tuttavia, che fosse destinato a non fare mai del bene al prossimo e a vedere tutto ciΓ² che faceva ritorcerglisi contro, neppure avesse sempre trascorso il tempo a tramare contro chissΓ  chi o a nuocere a tutti coloro che incontrava? Come poteva essere? Dove sbagliava ogni volta?

Β«Riesco solo a farmi odiare dalle persone che vorrei amare e proteggere.Β»

Godric, rimasto fino ad allora ad ascoltarlo in silenzio, alla fine non ce la fece oltre e si voltò di scatto per guardarlo, gli occhi color malva riflettevano le fiamme del fuoco di fronte a loro e sembravano ardere come tizzoni ardenti. «Non dire assurdità! Non è assolutamente vero, invece! Le scelte di Misha non hanno nulla a che fare con te, va bene? Non potevi esser responsabile per le sue azioni e le sue decisioni in eterno! È un uomo adulto e ha deciso secondo ciò che per lui era un miglior sentiero e non avresti potuto in alcun modo fermarlo o prevedere niente di tutto quello che è accaduto fino ad oggi!» Gli tremavano le mani. Aveva voglia di prenderlo a schiaffi per farlo tornare in sé e ricordargli chi era e quanto bene in realtà avesse fatto a tante persone, lui per primo.

È mai possibile che quest'uomo non riesca a vedere ciò che tutti gli altri invece vedono con chiarezza? È cieco fino a questo punto, anche nell'animo, nel cuore e nel saper riconoscere i propri limiti?

Non tollerava di sentirlo parlare così di se stesso. Punto e basta.

Reghsar cercΓ² di calmarsi. Β«E ora, per piacere, taci e bevi quel dannato infuso prima che decida di versartelo in gola a forzaΒ» aggiunse secco, accavallando le gambe e contraendo la mascella per il nervoso. Si sforzΓ² di tacere, ma alla fine volle dire un'altra cosa: Β«E riguardo a cos'Γ¨ accaduto oggi con Petya e Misha, io non penso che la tua scelta sia stata quella di un vigliacco o di una persona debole. Il fatto che tu abbia esitato, anche quando avresti potuto benissimo ucciderli entrambi o comunque eliminare almeno Petya, anche a costo della tua stessa vita o dell'odio di Misha, dimostra un fatto e uno soltanto: sei una brava persona e come chiunque altro sei capace di mostrare pietΓ . Questo non ti rende in alcun modo debole, stupido o codardo. Se esistessero piΓΉ persone come te, probabilmente l'Oltrespecchio sarebbe un posto migliore di quello in cui viviamo. Petya sicuramente non ti restituirΓ  la cortesia, certo. E allora? Questo significa forse che non ne sia valsa la pena? Che tu abbia sbagliato in qualche maniera? Nient'affatto. La cosa piΓΉ difficile che esista, Dante, Γ¨ fare del bene anche alle persone che sappiamo non ricambierebbero il favore e piuttosto preferirebbero approfittarsi di noi o farci del male per il proprio tornaconto. Non sei tu a sbagliare, Dante, Γ¨ solo che... non viviamo nel migliore dei mondi possibili e a volte il bene che facciamo al prossimo non Γ¨ abbastanza o non viene neppure considerato. Questa Γ¨ la pura veritΓ  e non possiamo farci niente, se non continuare ad agire in maniera giusta, a prescindere da ciΓ² che gli altri possano o non possano fare.Β»

Evergard esitΓ², poi si decise a bere l'infuso che quasi all'istante lo riscaldΓ² e fu capace persino di scacciare un po' della costernazione che gli gravava sul petto come un macigno.

In realtΓ  erano state le parole di Godric a restituirgli un minimo di pace e calore. Era bello ogni tanto sentirsi dire che non si compivano solamente errori, ma anche buone azioni.

Una parte di lui avrebbe voluto finalmente vuotare il sacco e dire come stavano le cose per quanto gli riguardava, complice il fatto che non sapesse se il giorno dopo sarebbero arrivati a vedere la sera e vissuti abbastanza da poter parlare ancora e in tranquillitΓ , ma subito venne assalito dal pensiero e dal ricordo di Neera e Yvaine che lo attendevano a casa, sicuramente divorate dall'apprensione.

A malincuore, dunque, malgrado era sicuro che non avrebbe avuto mai piΓΉ un'occasione del genere, ricacciΓ² indietro quelle parole, le condannΓ² nuovamente all'oblio del silenzio e forse al gelo di una morte imminente.

Β«Probabilmente hai ragione tu e... mi spiace essermi concentrato solo sui miei pensieri. Non ti ho neppure chiesto se stai bene o meno. So che sei rimasto ferito, oggi.Β»

Godric scacciΓ² con un movimento della mano la questione. Β«Ah, tranquillo! Si trattava di un leggero graffietto, niente di piΓΉ! Una dormita e passerΓ  tutto!Β» Non gli andava di far preoccupare di piΓΉ Dante. C'era ben altro su cui concentrarsi. Β«Forte come un cavallo da tiro, diceva sempre mia madre!Β»

Β«Sicuro?Β»

«Certo che sì.»

Dante, nel frattempo, aveva finito di bere l'infuso e... cosa dire? Godric ci sapeva fare con quella roba, perchΓ© gli sembrava quasi di non aver mai partecipato a una battaglia e di essersi fatto persino un bel sonno ristoratore. Si alzΓ² dalla pietra su cui era rimasto fino ad allora accomodato. Β«Tu cerca di riposare un po'. Lascia a me la chiacchierata con gli ufficiali. Domani dovremo a qualsiasi costo cercare di arrivare a Varesya prima che lo faccia l'esercito di Petya. Se conquistano il cuore del regno di Vyrenis sarΓ  la fine.Β»

Β«Non dovresti cercare di riposare un po' anche tu?Β» lo apostrofΓ² Godric, lo stesso preoccupato.

Dante si voltΓ² e gli sorrise. Β«Ti sembrerΓ  assurdo, ma dopo aver chiacchierato con te e aver bevuto il tuo infuso sento che potrei abbattere cento eserciti da solo e senza troppa fatica. Sei davvero il guaritore piΓΉ brillante che conosca.Β» Detto ciΓ² si congedΓ² e lasciΓ² Godric in compagnia di altri soldati e di un cuore che non la smetteva di galoppare, impazzito dopo aver udito quel sincero complimento e quelle parole affettuose provenire da Evergard.

Sorridendo fra sΓ© come un ragazzino un po' imbarazzato e un po' entusiasta, ringraziΓ² il cielo di trovarsi vicino a un fuoco scoppiettante. Era l'ideale per mascherare il rossore sulle guance.

Β«A quanto pare la tua idea di prendere la scorciatoia attraverso i boschi di Tulyp, piuttosto che percorrere la via maestra o strade piΓΉ conosciute, si Γ¨ rivelata vincente.Β» Dante guardΓ² Godric e sorrise di sbieco. Β«Ben fatto, Reghsar.Β»

Non che non avessero incrociato soldati nemici in quella foresta, ma avevano evitato di scontrarsi apertamente e di nuovo con Petya e, a giudicare dalla cittΓ  ancora intatta, avevano battuto sul tempo Yakovich.

Eccoli lì, dunque, di fronte alle porte della capitale del Nord. Fu Godric a spiegare tutto alle guardie cittadine che si trovavano di vedetta in cima ai torrioni che affiancavano le mura.

Venne concesso a tutti loro di entrare e dentro videro molti cittadini fermarsi per fissarli o farsi da parte per lasciarli passare.

Era chiaro che vedere i vessilli di Elgorad li avesse scioccati. Era molto probabile che si fossero convinti che gli ambasciatori sarebbero tornati sconfitti, a mani vuote e anche con un bel calcio nel deretano come unica risposta di fronte alla proposta di un'alleanza.

Dante fece del proprio meglio per ignorare i molti occhi che percepiva addosso a sΓ© mentre adagio, in sella al proprio cavallo, si avvicinava sempre di piΓΉ alla roccaforte, dimora di re Ivan.

Si rese conto di quanto quel viaggio fosse stato estenuante solo nel momento in cui scese a terra e si sentì mezzo intorpidito e piuttosto bisognoso di riposare e darsi una rassettata.

Nel cortile i suoi soldati superstiti erano tutti accalcati ed egualmente stanchi. Per caso l'occhio gli cadde su Godric che vide smontare di sella in maniera insolitamente goffa, poi reggersi al cavallo e tornare stabile sulle gambe con molta fatica. Lo raggiunse. Β«Stai bene?Β» gli domandΓ², solo per rendersi subito conto che no, in realtΓ  non stava bene; a confermarlo era la macchia di un brillante turchese che vedeva macchiare la sagoma degli abiti: sangue. Β«DannazioneΒ» mormorΓ². Β«Te lo avevo detto di stare in disparte e vicino a me! Avrei potuto coprirti senza che tu dovessi per forza lottare, testone che non sei altro!Β» Si chiese cosa potesse fare visto che era lo stesso guaritore a star male. Lui era negato per quella roba!

Β«Un bastardo mi ha mollato un pugno proprio allo stomaco, sulla feritaΒ» biascicΓ² Godric. Aveva provato a nascondere la questione per tre giorni in seguito all'imboscata che avevano subito, ma persino lui che era resistente, malgrado le apparenze, aveva un limite. Β«Non volevo dare altri pensieri a nessuno.Β»

Β«Ti prenderei a sberle se solo non ti stessi giΓ  dissanguandoΒ» brontolΓ² inviperito Evergard, sorreggendolo e ringraziando che delle persone stessero uscendo dal castello per andar loro incontro.

Per quel poco che riuscì a capire, nervoso com'era, di fronte a lui c'erano re Ivan, la sua consorte e i loro due figli. Il sovrano, però, capì immediatamente che qualcosa non andava. «Cos'è successo?» chiese, aggrottando le sopracciglia.

Β«Lord Reghsar Γ¨ ferito. Ha bisogno di cure immediatamente!Β»

Β«Bene, allora. AllerterΓ² subito il medico di corte.Β»

Dante, sapendo che era meglio non attendere oltre, mandΓ² a quel paese altri convenevoli e sollevΓ² fra le braccia l'amico che, a giudicare dal passo malfermo, non sarebbe riuscito ad andare da solo fin nello studio del guaritore reale. Β«Tranquillo, ti riprenderaiΒ» lo rassicurΓ², seguendo il re del Nord che si era offerto di fargli strada.

Poco dopo, sapendo che non c'era nient'altro che potesse fare, si arrese e si fece scortare nella migliore camera per gli ospiti presente nel castello. Non smise tuttavia di pensare e di temere per l'incolumità di Godric per tutto il tempo che impiegò nel farsi un bagno e cambiarsi finalmente d'abito. Conscio di trovarsi lì nelle vesti ufficiali di re di Elgorad, non ebbe altra scelta che porsi nuovamente sul capo la corona di minuscole foglie dorate e recarsi nella sala del trono per parlare con re Ivan.

Venne fatto entrare e andΓ² incontro al sovrano con il quale si scambiΓ² un rispettoso cenno, visto che erano di pari rango. Β«Vi chiedo perdono se il nostro primo incontro in assoluto Γ¨ stato frettoloso e movimentatoΒ» disse, sapendo di dover suo malgrado ingraziarsi quell'uomo.

Ivan mosse una mano e abbozzò un sorriso. «Non vi disturbate a chieder scusa per una cosa del genere. Posso capire perfettamente che in quel momento la vostra priorità fosse la sopravvivenza di Lord Reghsar. La sua famiglia è fra quelle più vicine alla mia e anche fra le più fidate e devote. Saremmo stati in due a dolerci per la sua dipartita, credetemi.» Fece una breve pausa. «Confesso, tuttavia, che non pensavo che il re dell'Ovest potesse esser così affezionato a un uomo del Nord. Mi ha stupito, a esser onesto.»

Dante si fece perplesso. Β«Se conoscete bene Godric, saprete anche che io un tempo fui incaricato di istruirlo. Mi venne affidato quando aveva sei anni dai suoi genitori e lo crebbi e protessi fino ai ventuno. Lo conosco da... praticamente quasi tutta la sua vita.Β»

Il sovrano del Nord non riuscì sino in fondo a celare l'espressione stupita che quelle parole avevano suscitato. «Volete dire che il Maestro di cui ha sempre parlato con rispetto e ammirazione eravate voi? Il re dell'Ovest?»

Β«Uhm... perdonate la franchezza, ma pensavo lo sapeste giΓ .Β»

Β«Vi giuro che Lord Reghsar non ha mai specificato nulla di simile!Β»

Dante trovava strano e inspiegabile che Godric avesse dimenticato di far presente quel piccolo, ma importante, dettaglio. Che non avesse mai approfondito l'argomento per paura di venir giudicato male, visto come venivano visti quelli dell'Ovest da quelli del Nord?

Ma era mai possibile che si fosse addirittura vergognato o qualcosa del genere?

Β«Suppongo se ne sia dimenticatoΒ» si limitΓ² a ribattere, preferendo non farsi idee sbagliate a priori.

Ivan capì al volo e si strinse nelle spalle. «Beh, l'importante è che presto sarà di nuovo fra di noi e pronto a combattere al nostro fianco contro quel tale che si fa chiamare Iago o Alto Principe di non so cosa. Non penso abbia origini nobili o persino regali. Da quel che ho capito, è uno che viene dal niente e si è messo in testa di poter comandarci tutti a bacchetta come se fossimo nati per baciare dove cammina. Ridicolo!»

Per qualche motivo a lui sconosciuto, Dante non gradì affatto di sentir parlare così di Petya. Poteva avere tutti i difetti del mondo e tutte le colpe dell'Oscuro Creato, per carità, ma a lui avevano insegnato a non schernire mai e poi mai il nemico né a sentirsi superiore ad esso.

Si morse in tempo la lingua e riuscì a non uscirsene con una sorta di velata apologia nei confronti del proprio avversario. Era evidente che lui e Ivan fossero stati tirati su con una visione delle cose e delle persone molto differente, per non dire agli antipodi.

Una cosa, però, sentì di dover dirla: «Vi prego, tuttavia, di non sottovalutare quell'uomo. C'è un motivo se è riuscito a conquistare l'intero Est, a sottometterne i popoli e a riservare ai Lord che non si sono piegati al suo volere, così come allo stesso re del regno in questione, una morte violenta. È riuscito già ad abbattere le difese e tutti gli avamposti sulle vostre coste, re Ivan. Sottovalutare Iago corrisponde all'avvicinare troppo la mano a una belva che sicuramente finirà per staccare l'intero braccio al malcapitato di turno».

Β«Eppure mi hanno riferito che voi siete stato capace di tenergli testa, sia a lui che al suo famigerato e bestiale generale, un tale di nome Misha.Β»

Dante ricorse a tutta la propria buona volontΓ  per non caricare un pugno in faccia al re di Vyrenis.

Bestiale? Ti mostrerei io qualcosa di davvero bestiale, pallone gonfiato.

Β«Non so quali voci stiano circolando, ma vi assicuro che sono una semplice esagerazione. Ho perso molti dei miei soldati e ho solamente messo in fuga il nemico, niente di piΓΉ. Solo grazie all'astuzia di Godric siamo riusciti ad arrivare fin qui sani e salvi e senza ulteriori nΓ© troppo ingenti perdite.Β»

Β«Via, via! Sappiamo entrambi che siete uno stratega esperto e che questa guerra Γ¨ la prima in assoluto alla quale Godric abbia avuto occasione di partecipare. Non serve esser modesto proprio con me.Β»

Β«Vi sto solo dicendo la veritΓ .Β»

Β«Mhm, ed Γ¨ anche vero che progettate di chieder aiuto al Sud e a re Fingal?Β»

«Sì, è corretto.»

Β«Sappiate che vi sarei grato in eterno. Sono molti anni che cerco inutilmente di appianare i dissapori con il Sud, prima ho tentato con il padre di Fingal, Piran, e poi con egli stesso, e se riusciste ad ottenere la sua fiducia e il suo appoggio sarebbe magnifico. Spero per voi che abbiate fortuna nel ragionare con lui. Non che sia un uomo malvagio o un cattivo re, ma... beh, Γ¨ piuttosto testardo e poco incline a dare ascolto al prossimo.Β»

Β«Non so allora quanto potrei andar d'accordo con luiΒ» replicΓ² Dante. Β«So esser a mia volta inflessibile e recalcitrante quanto un mulo. Ad ogni modo, vorrei prima aspettare che Godric si riprenda. L'idea Γ¨ stata in parte sua e vorrei mi affiancasse nell'impresa. Sa essere, spesso, piΓΉ diplomatico del sottoscritto.Β»

«Sì, Godric è proprio come suo padre. Roderick è un uomo che stimo grandemente e ha un figlio degno di esser considerato suo pari. Sembra, però, che forse si debba più a voi che a Roderick l'acume di quell'uomo. Sono certo che siate stato un ottimo Maestro per lui.»

«Ho fatto del mio meglio, ma vi ringrazio comunque per l'opinione che avete del sottoscritto. Ci tengo a precisare, però, che Godric debba soprattutto a se stesso l'uomo che è diventato. Da ragazzino era sveglio e non sarebbe potuto venir su diversamente.» Dante schiarì la voce. Non gli andava granché bene di lasciarsi andare troppo con una persona che a malapena conosceva. «Ad ogni modo... credo che ora faremmo bene a passare alle cose realmente importanti: come fermare l'avanzata di Iago.»

N.d.A.

Beh, signori: ci siamo. Mi consolo solamente sapendo che l'epilogo sarΓ  ambientato secoli dopo, proprio in seguito allo scambio degli occhi. Ci sono delle ultime cose da affrontare e per fortuna si tratta di questioni piΓΉ o meno positive. Oltre al fatto che intendo far tornare in auge, in un certo senso, la stirpe Evergard, c'Γ¨ una cosa importante che necessita di esser spiegata e, in ogni caso, credo che sia proprio ora che Dante si decida a esser sincero con Godric e a spiegare come sono veramente andate le cose e, anche, per quale ragione inizialmente abbia fatto finta di niente e lo abbia "respinto".Β 
Comunque, sul serio, ci sono alcuni punti, specie in questa parte del racconto, in cui davvero non mi capacito come questi due abbiano potuto travisare l'uno gli atteggiamenti dell'altro. Bisogna essere dei veri testoni come loro per non vedere ciΓ² che per altri sarebbe palese.
Cioè... boh, si sono condannati da soli all'infelicità, punto e basta
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