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Godric finì di leggere la missiva e poi la arrotolò nuovamente anche e soprattutto per prender tempo. Evitò lo sguardo di Iago e cercò di venire a patti con la verità dopo aver ricevuto l'ennesima conferma di quanto sarebbe presto avvenuto.
Anche lui aveva ricevuto quell'invito da parte di Dante, ma era talmente rimasto scioccato dall'occasione che aveva spinto il re di Elgorad a invitare lui e i ragazzi a presenziare all'evento, da essersi inizialmente convinto che fosse uno scherzo, per quanto una burla simile sarebbe risultata pesante persino per un uomo come quello.
Quando Iago e Misha si erano recati da lui per fare lezione, come al solito, aveva chiesto loro se avessero ricevuto il medesimo invito; il cuore gli era sprofondato quando avevano risposto di sì e Iago gli aveva mostrato la lettera.
Era tutto vero. Non era uno scherzo e lui non sapeva come sentirsi, cosa provare.
Non che non sapesse che Dante si fosse fidanzato, cosa avvenuta sotto il naso di Misha, il quale per un anno era rimasto a Elgorad sotto la protezione del sovrano e la sua guida come maestro. Il ragazzo gli aveva raccontato, dopo esser tornato a Varesya, di aver poco a poco visto Dante cambiare, farsi più distratto e con la testa altrove, ricevere misteriose missive e celare a stento un sorriso dolce e del tutto fuoriluogo per uno come lui. La cosa era andata avanti finché, un giorno, il re non aveva deciso di presentare a Misha, che considerava praticamente un figlio adottivo, una donna di nome Neera Alewar, la quale era andata a genio al ragazzo sin da subito, specie perché Dante sembrava realmente felice con lei, un'altra persona. Mikhail si era fatto una bella risata quando però aveva scoperto che in origine lei fosse stata una Sacerdotessa di Kyresia proveniente da uno dei tanti templi omonimi presenti nell'Oltrespecchio. Quello in questione si trovava al confine con il regno di Elgorad e il re si era ritrovato lì per circostanze volute dalla sorte, nonché da un drago che lo aveva conciato per le feste.
L'Ordine delle Colombe, così venivano definite le sacerdotesse vergini fedeli alla dea Kyresia, non si faceva mai problemi a prestare aiuto e soccorso a chiunque ne avesse bisogno, ragion per cui la preferita della Somma Madre dell'Ordine, Neera, si era personalmente occupata di salvare la vita a Dante, senza neppure sapere chi fosse in realtà .
Il bel sovrano era stato ospitato per alcuni mesi presso le Colombe di Kyresia e... beh, malgrado il loro obbligo di restare pure e caste fino alla morte, Neera alla fine sembrava aver ceduto al magnetico fascino dell'uomo, nonché alla sua sì e no spudorata corte, concedendosi a lui più di una volta e scegliendo infine di seguirlo a Elgorad con la scusa di offrire i propri servigi alla corte, quando in realtà , oltre a essere la più abile guaritrice del regno, era diventata anche l'amante del re e, in seguito ancora, la sua fidanzata in via ufficiale, cosa che le aveva imposto di abbandonare l'Ordine.
Misha non si era stupito nel venire a sapere che presto quei due si sarebbero sposati e Desya era felice per Dante, ma per Iago e Godric non pareva esser così. Il primo non si era sbilanciato troppo, il secondo invece... beh... pareva esser rimasto di stucco, come se non se lo fosse aspettato e quell'invito di presenziare alle nozze del suo amico di vecchia data gli fosse giunto fra capo e collo, a tradimento.
Alla fine Mikhail non resse oltre alla palese tensione e disse: Β«Solo io sono contento per lui e penso si meriti di esser finalmente felice?Β»
Malgrado l'opinione pubblica di Elgorad fosse ancora divisa fra coloro che erano entusiasti della futura regina e chi, invece, continuasse a ripetere che prender in moglie una Sacerdotessa di Kyresia fosse di cattivo auspicio e irrispettoso nei confronti dell'Ordine delle Colombe, per non dire sacrilego e da sfacciati, era chiaro che Neera fosse la donna giusta per Dante. Era riuscita a terminare il tortuoso e impervio percorso che conduceva al cuore del re ed essersi conquistata l'ambito premio grazie solamente alla propria indole e al palese fascino esercitato sull'uomo, e questo giΓ era sufficiente a far capire un bel po' di cose.
Β«Che problema avete, si puΓ² sapere?Β» incalzΓ² Misha.
Β«La conosce da troppo poco tempoΒ» disse infine Iago. Β«E comunque non capisco quali arti abbia usato su di lui per fargli cambiare idea da un giorno all'altro sul matrimonio.Β»
Β«Stai scherzando, vero? Si conoscono da quattro anni!Β»
Misha decise di ignorare il fratello e si rivolse a Godric: Β«E tu, allora? Il tuo migliore amico si sposa e fai quella faccia?Β»
Lord Reghsar fece un respiro profondo. «Certo che sono felice per lui» rispose infine, abbozzando un sorriso. «E ovviamente andrò al suo matrimonio. Non potrei mai mancare a un'occasione così speciale e per lui importante.»
In realtΓ avrebbe voluto usare ben altre parole per descrivere come si stava sentendo al momento, ma in fin dei conti sapeva che un giorno sarebbe accaduto. Era stato lui stesso a predirlo, in un certo senso. Non c'era niente di cui stupirsi e non aveva il diritto di mostrarsi contrario a quell'unione o di voler prendere a calci quella donna o, addirittura, presentarsi a quel matrimonio solamente per il gusto malefico di raggiungere Neera e strapparle gli occhi.
Non avrebbe mai e poi mai ammesso apertamente di provare una bruciante e viscerale gelosia, di sentirsi in un certo senso tradito.
Fra lui e Dante non c'era mai stato niente, eppure lo stesso si sentiva la parte lesa in quella faccenda.
Iago si voltΓ² e lo guardΓ² con aria sconvolta. Β«Cosa?! Γ tutto quello che sai dire?! PapΓ ...Β»
«Basta così, Iago. Dante ama Neera e tu, per molte ragioni, dovresti essere felice per entrambi.»
Il ragazzo si chiese se il suo maestro, nonchΓ© padre adottivo, si fosse ammattito.
Sentiva che tutto quanto era terribilmente sbagliato, che le cose non sarebbero dovute andare affatto in quel modo.
Solo lui aveva sempre avuto l'impressione che Godric provasse in realtΓ qualcosa per Dante? Solo lui si sentiva come uno di quei figli che impotenti erano costretti a stare a guardare mentre i genitori prendevano strade diverse e si innamoravano di altre persone, mandando all'aria l'equilibrio che prima era andato a crearsi?
Per anni si era adagiato sugli allori, abituandosi a una certa dinamica, ma ora tutto sembrava crollare davanti ai suoi occhi e lui non poteva farci niente, e il pensiero che un giorno o l'altro Dante avrebbe avuto forse anche un figlio tutto suo, un figlio di sangue Evergard, lo faceva sentire anche peggio. Messo da parte.
ScattΓ² in piedi. Β«Beh, non sono affatto felice, invece! Non lo sono e non potete costringermi a presenziare a quella stupida cerimonia!Β» sbottΓ². Β«Odio quella bastarda e odio ancora di piΓΉ Dante!Β»
Godric lo guardò esterrefatto. «Non parlare a quel modo» lo ammonì, non tollerando un simile linguaggio né di sentir Iago professare un odio in realtà inesistente nei confronti dell'altro maestro.
Β«Altrimenti?!Β»
Β«Altrimenti niente.Β» Reghsar si alzΓ² a sua volta. Β«Il punto Γ¨ che non hai validi motivi per uscirtene con simili sceneggiate.Β»
Β«Ma...Β»
«La realtà è questa, Iago» continuò duramente Godric, avendone abbastanza. «à così che stanno le cose.»
Misha si rese conto che parevano parlare quasi in codice, di qualcosa di cui lui era invece all'oscuro, qualcosa che sempre gli era sfuggito.
Certo, aveva sempre visto Dante e Godric come dei genitori adottivi, senza però mai dimenticare che avessero tutti e due una vita propria e sentieri differenti da percorrere. Non capiva l'atteggiamenti di Godric e ancor meno quello di Iago. L'avversione di suo fratello per Neera lo innervosiva così tanto, che alla fine si vide costretto a intervenire: «à proprio come con Dalya, vero?» lo apostrofò con malcelata rabbia. «Magari vuoi anche che vada a finire proprio com'è andata a finire con la ragazza che io avrei dovuto sposare, vero?»
Si era ripromesso di non parlarne piΓΉ, ma la reazione di Iago avrebbe fatto scappare a chiunque la pazienza.
Il maggiore dei gemelli squadrΓ² il fratello. Β«E questo cosa c'entra?Β»
Β«C'entra eccome. Eri contrario anche al mio fidanzamento con lei e non hai fatto altro che dirmi che me l'ero andata a cercare quando lei Γ¨ stata uccisa da quel miserabile verme di Kal! Piangevo per la sua morte e ti sei permesso di incolpare me per tutto quanto!Β»
Purtroppo, dopo che era tornato a Varesya, Misha si era crogiolato nei sogni di un futuro insieme a Dalya fino all'ultimo, tanto da decidere infine di sposarla in gran segreto e fuggire con lei non appena avesse racimolato abbastanza denaro con il lavoro presso il fabbro Bernard. Qualcuno, però, doveva aver scoperto tutto e lo aveva detto a Kal. Quanto avvenuto insieme era stato sì e no un incubo: una sera Dalya era stata ritrovata morta, in un lago di sangue, e la cosa peggiore era che lui, Misha, era stato accusato di aver commesso il crimine.
Non aveva avuto altra scelta se non fuggire da Varesya e tentare di superare il lutto in solitudine e, nel mentre, provare a farsi finalmente una vita. Poco a poco c'era riuscito, si era trovato un lavoro e si era costruito da solo una dimora servendosi della magia e delle proprie abilitΓ manuali, finchΓ© non si era riunito ai fratelli e aveva scelto di ospitarli.
Le cose erano andate bene, almeno finché non avevano ricevuto quell'invito che sembrava aver mandato su tutte le furie Iago. Godric si era recato a trovarli il giorno seguente e infine eccoli lì a discutere per qualcosa che invece avrebbe dovuto renderli felici.
Lui onestamente era contento, specie perchΓ© vedeva Neera come una sorta di madre. Lei si era comportata in modo materno con lui sin da quando era giunta a Elgorad e per un anno Misha aveva potuto assaporare ciΓ² che sempre aveva invidiato agli altri ragazzi: la presenza di una famiglia, di due genitori che lo amassero con tutto il cuore, due persone presenti e disposte ad aiutarlo sempre.
A malincuore aveva scelto di tornare a Varesya, illudendosi che da lì in poi tutto sarebbe andato a gonfie vele, e dopo esser fuggito da quella città per sempre per un po' si era di nuovo rifugiato a Elgorad, trovando conforto nella presenza rassicurante di Dante e in quella affettuosa di Neera. Era rimasto sotto la protezione delle ali di entrambi finché non si era sentito meglio, quanto gli era bastato a decidere che era tempo di ricominciare da zero e cavarsela con le sue sole forze, consapevole, però, che se avesse mai avuto bisogno di aiuto avrebbe trovato sempre in Dante e Neera due colonne portanti, un porto sicuro.
Se aveva deciso di non ammazzarsi e porre fine per sempre alla propria vita lo doveva solamente a loro e alla pazienza che avevano mostrato nel stargli vicino, perciΓ² non accettava che altri potessero pensare che Dante non avesse il diritto di essere felice e sposare la donna che chiaramente amava alla follia.
Trovava ingiusto e insensato l'atteggiamento di Iago e sì, anche quello di Godric. Guardò quest'ultimo con severità spiazzante, considerando che era ancora molto giovane, appena diciannovenne. «Non riesco a capirti. Non ce la faccio e basta.»
Per quel che lo riguardava, era disposto ad andare da solo a Elgorad per presenziare al matrimonio e augurare alla coppia tutta la felicitΓ del mondo.
Si alzΓ² a propria volta. Β«Vado a farmi un giro.Β»Β
Iago neanche cercò di fermarlo, adirato com'era al momento. Appena fu rimasto da solo con Reghsar, squadrò quest'ultimo con rabbia. «Quindi è così che reagisci quando qualcosa a te caro ti viene sottratto sotto il naso?»
L'Efialte più anziano, di solito mansueto e poco incline all'adirarsi, sembrò lottare con se stesso pur di non farsi prendere e trascinare dalla collera. «Non so cosa tu stia insinuando, Iago, ma ti invito caldamente a smetterla. Sono anni che va avanti così e inizio ad averne abbastanza. Sei grande, ormai, ed è tempo che tu ti comporti da uomo adulto e la smetta di indugiare in chissà quali congetture e assurdi sogni» replicò. «Risponderò a Dante e andrò al suo matrimonio, com'è giusto che sia.»
Β«Lo sai di star solo fingendo! Se solo...Β»
Β«Non intendo tornare sull'argomento, Iago!Β» tuonΓ² Godric, giunto al limite. Β«E se non ti presenterai alle nozze farai solo un doloroso torto a un uomo che ti vuole bene e ci tiene che tu conosca la donna che egli ama! Vuoi davvero dargli un simile dispiacere? Padrone di farlo, ma sappi che per lui sarebbe una pugnalata dritta al cuore. Dici di odiarlo, ma la tua Γ¨ solo una sceneggiata di gelosia del tutto insensata. Solo perchΓ© Dante sta per sposarsi, non vuol dire che metterebbe da parte l'affetto per te e i tuoi fratelli o per i suoi amici.Β»
Β«Ma...Β»
«E gli devi rispetto!» tagliò corto Godric, alzando la voce. «Lo devi a lui così come a Neera! Se per te è come un padre, allora hai l'obbligo di rispettare lui e le decisioni che prende per se stesso! à un uomo adulto e largamente più maturo di te, sa cosa vuole e sa cos'è bene per se stesso! Sono stato chiaro?»
Era la prima volta che rimproverava così aspramente Iago. Mai si era comportato a quel modo.
Il ragazzo lo squadrò quasi con compassione. «Si vede che ti senti mancare la terra da sotto i piedi, sai? Si vede proprio.» Non aggiunse altro e, proprio come Misha, uscì di casa sbattendo la porta.
Inutile dire che la cerimonia si fosse svolta in pompa magna, tanto che Godric si era ritrovato a pensare che le sue, di nozze, a confronto e col senno di poi sarebbero parse sciatte e di poco conto. Elgorad aveva finalmente una coppia reale cui volgere lo sguardo nei momenti difficili e da ammirare in tempi di pace, nonché una regina che forse, con la benevolenza degli dèi, un giorno o l'altro avrebbe dato al sovrano il tanto bramato erede al trono.
Per la prima volta Godric aveva avuto modo di vedere Neera di persona, seppur da lontano e dovendo un bel po' sporgersi per via di tutte le persone che quel giorno si erano recate al tempio per presenziare alla cerimonia, e doveva ahilui concedere a quella donna una cosa: era veramente bella, forse una delle creature piΓΉ splendide che avesse mai visto, e rendeva giustizia al suo fresco marito, il quale a sua volta... beh... era ancora piΓΉ bello e affascinante di quel che Godric avesse fino al giorno prima ricordato. Si chiedeva come fosse possibile per una persona diventare sempre piΓΉ irresistibile un anno dopo l'altro. Avrebbero dovuto rendere una cosa del genere illegale e illecita.
Misha non aveva mentito: sembrava un'altra persona, piΓΉ sereno e disteso, piΓΉ sorridente. Felice oltre ogni ragionevole dubbio.
Godric si rese conto, perΓ², di averlo visto sorridere giΓ a quel modo, in passato, e piΓΉ di una sola volta, ma forse... forse era solo lui che voleva convincersi disperatamente che quei due si fossero sposati per fini ben diversi dal voler coronare il loro amore.
Eppure la prova schiacciante la stava osservando secondo dopo secondo. Era lì, proprio davanti a lui e al tempo stesso lontana.
Non mi ha neppure notato. Γ come se non esistessi. Sarei anche potuto non venire e lui non se ne sarebbe neanche accorto.
Quello era il giorno di Dante e Neera, era ovvio che Evergard avesse occhi solamente per la sua sposa, ma Godric lo stesso si sentiva offeso di fronte a tanta noncuranza.
Iniziava a pensare di aver commesso un grave errore a recarsi a quelle nozze e le parole di Iago continuavano a martellargli in testa, implacabili e senza pietΓ .
Che gli piacesse o meno ammetterlo, Iago aveva capito tutto, forse sin da subito gli erano state chiare molte cose.
Β«Lei Γ¨ adorabileΒ» disse Ravya. Β«Sono perfetti insieme!Β»
Una cosa che Godric aveva capito era che a Elgorad le nozze fossero un tantino diverse rispetto, ad esempio, alle tradizioni di Varesya. Gli sposi, tanto per cominciare, indossavano entrambi tuniche bianche, drappeggiate e lunghe molto simili, tutte e due strette in vita da una fibbia che poteva variare a seconda dello status sociale degli individui. Visto che in quel caso si parlava di un re e di una futura regina, la fibbia in questione era d'oro zecchino e quella di Dante, piΓΉ alta rispetto a quella della consorte, recava al centro, per mascherare la chiusura, una sottile placca con inciso il simbolo araldico degli Evergard, ovvero un Fiore del Buio stilizzato nel cui cuore scintillava una gemma scarlatta. Recava giustizia alla tipica corona composta da foglie dorate di preziosa manifattura.
Godric ammetteva di non aver subito riconosciuto Dante, visto che si erano visti poco o niente negli ultimi quattro anni e che quest'ultimo, quel giorno, si era presentato con i capelli accorciati di molto e qualcosa di diverso dai classici abiti sobri e scuri. Forse erano quei dettagli, ma in un certo senso sembrava completamente cresciuto, maturato e per di piΓΉ con grande classe, cambiato proprio come a esser cambiato era il regno da lui governato. Elgorad, infatti, aveva espanso i confini e in poco tempo conquistato terre fino a tempo fa rimaste territorio neutrale e indomito. La capitale, perΓ², era il gioiello piΓΉ prezioso di tutto il reame. Bianca come puro avorio, come sempre era stata, aveva subito perΓ² dei cambiamenti e miglioramenti, specie in quanto a infrastrutture, strade e opere artistiche. Si diceva che le condizioni di vita di gran parte della popolazione di ceto medio e basso fossero migliorate grandemente e che il re si fosse mostrato piΓΉ benevolo e bendisposto che mai nei confronti dei piΓΉ fragili e bisognosi. Non era raro, infatti, che sia lui che Neera spesso facessero visita agli orfanotrofi e alle strutture dove erano ospitati i membri della societΓ piΓΉ indesiderati e le giovani madri prive del supporto di un marito o della loro famiglia.
Era come se insieme al re fosse rinato anche il regno e tutti, quel lieto giorno, potessero assistere alla gloria e al trionfo di Elgorad. Non erano presenti, infatti, soltanto i nobili e persino alcuni regnanti di altri reami, ma anche lo stesso popolo, coloro che abitualmente non avrebbero potuto mai assistere alle nozze del re.
Forse la conquista piΓΉ grande di Dante era stata l'essersi finalmente guadagnato l'amore dei suoi sudditi, della sua gente, ed era probabile che Neera, dandogli buoni consigli e cercando di mitigare il suo carattere spigoloso, gli avesse offerto un grande aiuto nel render ciΓ² possibile.
Era evidente che il re fosse amato, bastava restare in ascolto del giubilo generale proveniente dalla gente qualsiasi, al modo in cui molti esclamavano βLunga vita al re e alla regina!" e alla sinceritΓ celata in quel benevolo augurio.
Il giovane Lord Reghsar guardò la propria consorte di sfuggita. «Sì, sono... entrambi scintillano, bisogna ammetterlo» replicò, cercando di mascherare il più possibile la fatica che aveva impiegato nel comporre la frase.
«Non ho mai visto Misha comportarsi meglio di così» aggiunse lei. «Non pensavo avrebbe avuto un ruolo così rilevante, oggi.»
Β«Da che ne so Γ¨ stato proprio lui a forgiare i loro anelli nuzialiΒ» replicΓ² Godric. Ricordava, non molto tempo fa, di esser passato a fare un saluto a Misha sul posto di lavoro β era ormai un fabbro di professione, uno fra i migliori β e di averlo visto, in effetti, alle prese con la forgiatura di due gioielli il cui progetto era apparso minuzioso e colmo di dettagli. Misha usava la magia per rendere ciΓ² che creava autentiche opere d'arte e doveva averlo estasiato poter occuparsi personalmente della creazione degli anelli dei sovrani di Elgorad. Godric, ad ogni modo, non ne aveva saputo niente fino all'ultimo, ovvero quando, quello stesso giorno, Misha gli aveva mostrato l'opera ormai terminata.
Quel ragazzo a diciannove anni era un autentico artista, non lo si poteva negare, e sarebbe migliorato sempre di piΓΉ col passare del tempo.
Ad ogni modo, gli anelli erano d'argento e dotati entrambi di pietre preziose al centro. Per Dante il tradizionale rubino, per Neera, invece, una delle gemme piΓΉ rare, costose e inestimabili che esistessero, ovvero un diamante rosso.
Mentre Godric osservava i due uscire finalmente dal tempio e fermarsi sulla soglia, si disse che era solamente il principio di una lunga e difficile giornata.
GuardΓ² Dante rispettare l'ultima parte del rituale matrimoniale, ovvero prendere dalle mani del sacerdote che lo aveva unito per sempre a Neera un manto scarlatto dalle rifiniture dorate e adagiarlo delicatamente sulle spalle della consorte. Un atto simbolico con cui lo sposo prometteva alla propria dolce metΓ di offrirle sempre amore, calore, riparo e aiuto.
Dopo ciΓ² si baciarono ancora, in modo piΓΉ appassionato e impaziente rispetto al bacio di rito avvenuto minuti addietro.
Reghsar si sentì un po' ribollire dentro come magma nel vedere le mani dell'amico cingere i fianchi della donna. Era chiaro come il sole che fra i due vi fosse già un bel po' di intesa che andava oltre il piano platonico e simbolico del termine.
SpostΓ² altrove gli occhi, come se quella vista lo stesse nauseando e mandando in bestia al tempo stesso.
Β«Godric, che ti succede?Β» gli chiese Ravya, credendo che stesse male.
Β«S-Sto bene, tranquillaΒ» rispose lui, sentendosi il peggior egoista sulla faccia dell'Oltrespecchio. Che diritto aveva di sentirsi corroso dalla gelosia, di provare tanta cieca e furibonda possessivitΓ nei confronti di Dante? Che diritto aveva di non volere che anche lui fosse felice?
Eppure, quattro anni prima, solo per un momento gli era sembrato che gli occhi dell'uomo avessero voluto disperatamente comunicargli in silenzio qualcosa di importante, qualcosa che tuttavia era sparito con l'arrivo imprevisto di Iago in quella piccola cucina.
Alla fine sono sempre io il più stupido fra di noi, amico mio, non è così? Sono sempre io a volere che le cose andassero in un certo modo, solo per restare sempre deluso e arrabbiarmi quando il presente non è come me lo immaginavo.
Si rese conto di non esser altro che un povero cane che sempre si sarebbe morso la coda. Un cane che avrebbe continuato imperterrito a intravedere sedicenti segnali dove in realtΓ non c'era proprio un bel niente.
Se Dante avesse voluto far virare il loro rapporto in una direzione ben precisa, di occasioni per farlo ne aveva avute a iosa per tanto tempo. Se avesse provato per lui il minimo interesse in un modo ben preciso che andava oltre l'amicizia, quel giorno non sarebbe di certo stato lì, intento a baciare Neera con trasporto e amore.
Amore... Quella cosa inestimabile in cui Godric per anni e anni aveva invano sperato era ormai stata rubata da qualcun altro per sempre. Per tanto tempo vi aveva agognato, persino dopo essersi sposato e convinto di aver trovato la felicitΓ accanto a Ravya. Aveva guardato quel prezioso gioiello invisibile all'occhio nudo per innumerevoli giorni, mesi, anni e decenni, solo per poi vedere quella vana attesa venir resa nulla nel giro di soli quattro anni.
Ormai non aveva bisogno di altre prove per capire di esser stato sempre e solo lui a illudersi, a desiderare qualcosa che Dante mai e poi mai gli avrebbe concesso: il suo cuore.
Non aveva il minimo diritto di stare male, talmente male che stava apertamente piangendo, incurante dell'esser in mezzo a molte altre persone. Piangeva e non ce la faceva a smettere. Se ne vergognava fino al punto da tenere le mani sul viso e provava tanto di quel dolore interiore, di quella strana e atipica umiliazione, che forse tra pochi istanti sarebbe crollato sulle ginocchia.
Ravya, ovviamente, dovette travisare la sua reazione. Β«Non dirmi che ti sei commosso fino a questo punto!Β» lo apostrofΓ², accarezzandogli le spalle.
Lui non seppe se esser grato della beata ignoranza di Ravya o urlare addosso che non stava affatto bene e no, non si era affatto commosso. Piangeva solo perchΓ© si sentiva uno stupido, un idiota, un derelitto innamorato di qualcuno che non aveva mai potuto sperare di avere per sΓ©. Piangeva perchΓ© si sentiva un miserabile, l'uomo piΓΉ povero e solo al mondo. Le lacrime erano dovute alla consapevolezza che ormai ogni singola speranza fosse morta per sempre.
Cercò di sorridere. «à più forte di me» gemette. «N-Non so controllare le mie emozioni, lo sai.»
Non sapeva controllarle, certo, e proprio per tale motivo si stupì di se stesso e della propria capacità di sopportazione quando resse allo smodato, irato impulso di farsi largo tra la folla, raggiungere Dante e prenderlo a pugni, urlargli addosso e insultarlo fino a farsi andar via la voce, fino a fargli rimpiangere di averlo preso un tempo con sé.
Quasi lo odiava per aver tanto tempo addietro accettato di diventare il suo maestro. Lo odiava per esser nato molto prima di lui e in un regno lontano, per non aver mai colto i suoi disperati segnali e tanto altro ancora. Lo odiava e amava, e non poteva farci assolutamente niente, se non attendere che un giorno la ferita si sarebbe richiusa e avrebbe cessato di fare male.
Per il momento, perΓ², la sola cosa che sentiva era il dolore. V'era il dolore e nulla piΓΉ.
Quando finalmente il ricevimento serale ebbe luogo, nessuno si stupì nel veder arrivare i due festeggiati non proprio in orario. Non era raro, specie da quelle parti, che nell'intermezzo pomeridiano una coppia appena sposata si desse alla pazza gioia per ingannare l'attesa e trovare una valida scusa per cambiarsi poi d'abito.
Appena si erano ripresentati nell'immensa sala al palazzo reale, infatti, avevano dato sfoggio di abiti diversi che si somigliavano solamente per il colore utilizzato, ovvero rosso scuro, e nel tipico stile di Elgorad.
Poco dopo i novelli sposi avevano aperto le danze e il re, soprattutto, aveva stupito molti nell'essersi dimostrato un leggiadro ballerino. La danza degli sposi era un connubio di sensualitΓ e complicitΓ , una sorta di corteggiamento durante il quale si erano guardati negli occhi ogni singolo istante.
Dopo ciΓ² il ballo era proseguito e i due sovrani avevano approfittato della pausa per fare gli onori di casa e salutare gli ospiti piΓΉ illustri, nonchΓ© gli amici piΓΉ cari. Fu proprio grazie a ciΓ² che Godric, finalmente, vide Dante individuarlo fra gli invitati, dire qualcosa alla moglie e avvicinarsi con lei al proprio fianco.
A Lord Reghsar ci volle un po' per realizzare che l'uomo che sembrava così tanto felice di rivederlo era proprio Dante, uno che mai si era sbilanciato nei loro precedenti incontri. Eppure, quella sera, avrebbe fatto impallidire una stella.
«Eccoti qui, finalmente!» esordì Evergard.
Godric cercΓ² di sembrare il piΓΉ neutrale possibile e rivolse a tutti e due un lieve sorriso. Β«Sono sempre stato qui, in realtΓ Β» replicΓ², cercando di non far suonare la frase come una velata accusa di negligenza da parte dell'altro.
Β«Tu sei il famoso Godric, alloraΒ» intervenne Neera. Β«Dante mi ha parlato molto di te e posso assicurarti che abbia sempre e solo intessuto lodi sul tuo conto!Β»
Lodi, eh?, pensΓ² il nobile, non del tutto convinto.
«Non sono poi così famoso, ma... beh, sono contento che lui abbia parlato bene del sottoscritto. In passato, però, devo ammettere che non avesse sempre e solo buone opinioni sul mio conto. In realtà non andiamo d'accordo quasi su niente tuttora!»
Gli altri due, che stupidi non erano, avvertirono subito che qualcosa in lui non andava. Dante, in particolar modo, si ritrovΓ² spiazzato da quell'atteggiamento sottilmente ostile ed ebbe la sensazione di aver ricevuto non solo un ceffone, ma anche uno spintone del tutto gratuito.
Neera, alla fine, capì che era meglio lasciarli a sbrogliarsela da soli e con la scusa di prendere da bere per sé e per il marito si allontanò, non prima di aver di nuovo salutato Godric.
Dante trattenne un lungo sospiro. Β«Non vorrei sembrarti brusco, ma per caso c'Γ¨ qualcosa che ti disturba?Β» chiese, senza arroganza nΓ© altro. Era chiaro che volesse davvero cercare di capire.
Godric per una volta si approfittò della cecità dell'amico per squadrarlo con rabbia. Forzò un sorriso. «Le nozze sono già abitualmente impegnative e non posso immaginare quanto debbano esserlo quando coinvolgono un re e una futura regina, ma... beh, sai com'è: mi definisci da sempre il tuo amico più caro e poi, però, neppure ti degni di dirmi un po' prima che stai per sposarti. Senza contare che è la prima volta che ci rivediamo dopo quattro anni. Certe cose non cambiano mai, non è così?»
Non gli importava di star rovinandogli la giornata. Non gli importava un bel niente.
Β«A quanto pare sono l'unico che dopo essersi sposato ha ancora a cuore le proprie amicizie. Tu, invece, ora che hai lei hai mandato al diavolo tutto il resto. Rendi giustizia alla tipica figura del re che pensa solo e unicamente al proprio benessere.Β»
Io ti sono stato vicino quando eri ancora detestato ovunque, quando eri a terra, coperto di sangue e vergogna, immerso nelle risate crudeli del prossimo e nello scherno altrui. Io c'ero quando non eri ancora il tanto acclamato re di Elgorad. Non meritavo una tua visita, una lettera, qualcosa? Eri così impegnato con la tua adorata Neera da non avere neppure un paio di giorni da concedere a me?
Quando lui si era sposato, si era recato fin laggiΓΉ per invitare di persona Dante. Non avrebbe avuto alcun valido motivo per abbassarsi a tanto, ma lo aveva fatto.
Dante, invece, lo aveva invitato proprio come aveva fatto con tutti gli altri, tramite un invito uguale ad altri mille.
Una volta dicevi che ero parte della tua famiglia. à così che tratti la famiglia, dunque?
Prima ancora di poter capacitarsi di cosa stava accadendo, Dante lo aveva giΓ afferrato per un braccio e con lui si era allontanato fino a raggiungere le porte della sala e uscire da esse nel corridoio illuminato da enormi torce nelle quali ardevano delle fiamme.
«Ora che siamo da soli, ti spiacerebbe dirmi a cosa devo una così penosa sceneggiata? Ora come ora sono solo tentato di prenderti a sberle, Godric. Avresti se non altro potuto mostrare per me lo stesso rispetto che io ti ho riservato il giorno in cui ti sposasti.»
Quattro anni di lontananza e sei tornato a trattarmi come quando avevo quindici anni. Con leggerezza e superioritΓ , come se fossi tu l'unico a capire qualcosa e io fossi uno sciocchino.
Godric per un attimo volle davvero spintonarlo o rifilargli un ceffone. Β«Il rispetto va guadagnato, non credi?Β» replicΓ² a tono, mordendosi subito dopo la lingua. Aveva parlato senza riflettere, spinto dalla collera, e se ne pentiva.
Dante lo squadrΓ², convinto che fosse uno scherzo di pessimo gusto. Β«Hai bevuto, per caso? Sei uscito di senno? Insomma, che cos'hai?Β»
Β«Io ti ho parlato di Ravya prima ancora che la sposassi. Ho condiviso con te la mia felicitΓ nell'averla accanto a me. Nel tuo caso, perΓ², sono venuto a sapere di Neera solo tramite Misha. Misha che ormai sembra avermi rimpiazzato con lei!Β»
Β«Rimpiazzato?Β» ripetΓ© Dante, smarrito e sconvolto. Β«Questa devi proprio spiegarmela!Β»
Non sapeva proprio cosa ci fosse di male nel fatto che Mikhail considerasse Neera una specie di madre adottiva, proprio come considerava lui un padre. Nessuno era stato rimpiazzato.
Β«Iago una volta ci ha definiti entrambi suoi genitori, se ben ricordi!Β» sbottΓ² furibondo Godric. Β«Poi arriva lei e io finisco nel dimenticatoio!Β»
Β«Oh, andiamo! Posso capire lui e i suoi fratelli, sono ancora dei ragazzi, ma tu! Sei abbastanza adulto da saper discernere certe situazioni l'una dall'altra! Ti stai solo arrampicando sugli specchi!Β» Dante ne aveva seriamente abbastanza. Era una conversazione senza capo nΓ© coda, quella. Β«Sai cosa? Fa' pure. Resta nel tuo angolino di rabbia insensata e di sciocco risentimento per non so nemmeno cosa. Io stavolta ho la coscienza pulita e non ti permetterΓ² di farmi sentire di nuovo un cane come Γ¨ giΓ accaduto in passato. Credevo che avessi smesso da tempo di fare i capricci, ma a quanto pare era una semplice finta. Va bene, Godric. Fai come vuoi. Mi hai stancato.Β»
Β«Io ho stancato te?!Β» sbottΓ² l'altro. Β«Tu non ti sei mai chiesto, invece, quanto sia estenuante per me esserti amico?! Ci hai mai pensato, dimmi?!Β»
Era chiaro che stesse ferendo Dante con quel modo di fare, ma la cosa in realtΓ non gli dispiaceva. Voleva che ci stesse male.
Β«Beh... ora finalmente siamo pari, Godric. Adesso anche io so quanto sia sfiancante starti vicino.Β»
Godric lo vide far per tornare nella sala e gli andò dietro, deciso a non permettergli di cavarsela così facilmente. «Ma certo! Perché sono io a sparire di tanto in tanto e poi a ripresentarmi sorridente, come se il tempo non fosse mai trascorso e ci fossimo scritti sempre negli ultimi quattro anni! Sono sempre io a sbagliare, non è così?»
Dante si fermò e l'altro quasi gli finì addosso, ritrovandosi ad appena un centimetro dal suo ampio torace.
Β«Allora chiediti perchΓ© sparisco, di tanto in tanto! Fatti qualche domanda!Β» perse le staffe il re.
Godric fece un passo indietro, sia per metter distanza fra di loro, sia perchΓ© l'esplosione inaspettata di Evergard lo aveva colto di sorpresa. Β«Ho giΓ trovato una risposta. Penso che tu, semplicemente, mi sia rimasto amico solo finchΓ© ti Γ¨ stato di utilitΓ .Β»
«Questa, poi...!» Dante quasi gli rise in faccia, anche se quelle parole avevano fatto male come una pugnalata. Si chiedeva cosa avesse fatto di così male e imperdonabile da non meritare una tregua neppure nel giorno più felice della propria vita. «Hai passato ogni limite, Godric! Sappilo!»
Β«Allora siamo finalmente pari!Β» replicΓ² il piΓΉ giovane, imitandolo.Β
Dante si impose di restare molto, molto calmo; si disse di non farsi prendere fino in fondo dalla collera e di ricordare che era il giorno del suo matrimonio e doveva restare sereno, godersi la serata, il pensiero che da lì in poi avrebbe trascorso ogni singolo anno della propria vita accanto alla donna che amava dopo fin troppo tempo trascorso a coltivare vane speranze e a farsi del male.
Si domandava, piuttosto, cosa avesse visto in Godric per arrivare a innamorarsi di lui, a fare la parte dell'idiota e a ingoiare un boccone amaro dopo l'altro per amor suo e della sua serenitΓ .
Se lo chiedeva e non riusciva a trovare una valida risposta. Forse neppure esisteva. Era acqua passata, comunque, e non gli avrebbe permesso di trattarlo nuovamente come uno straccio. Ne aveva abbastanza di farsi fare la paternale da quello che a suo confronto non era altro che un bamboccio con ancora un bel po' di strada da fare. Aveva tollerato anche per troppo tempo bizze simili a quella e messo una pietra sopra fin troppe faccende. Era ora di smetterla e di far capire a quel marmocchio chi era a comandare.
«Guardati intorno» disse rauco. «Qui non hai il diritto né la libertà di rivolgerti a me così. Anzi, non ti è consentito neppure fuori dai confini di questo regno. Che io indossi la corona o il mantello da viaggio, resto un re e prima ancora di questo l'uomo che ti ha cresciuto, che ha tollerato i tuoi infantili capricci e ti ha insegnato tutto quello che sai e conosci. Mi devi rispetto, è chiaro?»
Β«Sul serio?Β» lo rimbeccΓ² incredulo Reghsar.
Β«SONO SERIO COME LA MORTE!Β» tuonΓ² Dante, perdendo le staffe. Β«E ti proibisco di tornare dentro finchΓ© sarai in questo stato! Fatti un esame di coscienza e rivolgimi di nuovo la parola quando ti sarai reso conto di cos'hai fatto stasera! O ti scusi o te ne vai all'inferno!Β» Non aggiunse altro e dopo aver fatto un lungo respiro ed essersi calmato fece ritorno dai propri ospiti e, soprattutto, da sua moglie.
Godric rimase dunque da solo e si accorse di star tremando come una foglia.
Instabile sulle proprie gambe, barcollΓ² fino a raggiungere la parete, vi si appoggiΓ² e scivolΓ² giΓΉ fino a toccare il pavimento, consapevole di aver mandato all'aria tutto quanto e che Dante non lo avrebbe mai e poi mai perdonato per aver guastato quella giornata. Certo, magari la rabbia gli sarebbe passata, ma non la delusione.
Mai aveva tirato in ballo il proprio status sociale, mai aveva messo ben in chiaro quali fossero i loro ruoli nΓ© lo aveva fatto sentire inferiore, un tale qualsiasi che non doveva azzardarsi a parlare con sfacciataggine al re di Elgorad. Non era mai successo, ma ormai era cambiato tutto.Β
Godric si coprì le labbra con le mani e soffocò in tal modo i singhiozzi, il pianto che lo travolse nel giro di pochi secondi.
Il castello era immerso in un silenzio a dir poco irreale dopo i festeggiamenti tenutisi fino a tarda sera, finchΓ© lui e Neera non si erano infine assentati per... beh, per riprendere da dove avevano interrotto prima di presentarsi alla celebrazione finale. Da allora erano trascorse poche ore e poi, a un certo punto, il re era stato svegliato da uno dei servitori che gli aveva fatto recapitare un piccolo frammento di pergamena sul quale aveva letto poche parole dalla grafia che non aveva tardato a riconoscere.
Lo ammetteva: il suo primo impulso era stato di ridurre in tanti piccoli brandelli quel frammento, infischiarsene e tornare a stendersi accanto alla sua fresca sposa, ma poi, da idiota qual era, aveva ripensato al modo in cui lui e Godric avevano discusso, all'amarezza che, nonostante tutto, non era riuscito a scrollarsi di dosso fino in fondo, neppure mentre si era ritrovato fra le braccia di Neera. A malapena era riuscito a prender sonno visto che aveva continuato a rimuginare sull'accaduto per un bel po' di tempo.
Consapevole di dover presentarsi all'incontro notturno per dare un po' di pace almeno a se stesso e ritrovare un minimo di serenità interiore, si era rivestito ed era sgattaiolato fuori dagli appartamenti di sua moglie e ora eccolo lì a camminare avanti e indietro per i giardini, proprio al centro del vasto labirinto di siepi dove, tra l'altro, faceva la sua gran figura una fontana che probabilmente altrove molti avrebbero considerato macabra e sinistra: nella pietra nera, infatti, erano stati scolpiti una fanciulla nuda nell'atto di sporgersi con fare quasi ipnotizzato verso uno scheletro a cavallo di un destriero altrettanto privato ormai della carne. Il tetro cavaliere, ornato solamente di una veste logora e svolazzante, pareva a sua volta inclinarsi in direzione della giovane donna come a voler afferrarla per portarla via con sé, probabilmente nella Terra dei Morti. L'ennesimo rimando a Rasya, il tenebroso e arcaico capostipite degli Evergard, nonché la sola divinità che avesse avuto l'ardire di vivere fra i mortali e addirittura mescolare con il loro sangue il proprio. Alcuni dicevano fosse morto, altri che se ne fosse semplicemente andato dopo aver perso qualsiasi interesse per una vita che aveva iniziato a sembrargli troppo tranquilla e priva di stimoli; c'erano, tuttavia, gli Evergard che invece avevano una teoria ben più oscura, sanguinosa e raggelante, una teoria che azzardava l'ipotesi che Rasya fosse sì morto, ma non per cause naturali, pur trattandosi di una divinità . In famiglia da sempre si vociferava che fosse avvenuto un crimine ancor più grave e funesto proprio perché la vittima di esso era stato un dio, il signore dei morti in persona, e non poteva esserci un atto peggiore di quello. Nessuno sapeva però chi fosse stato a realizzare l'impossibile, a uccidere la Morte stessa, ma era chiaro che la scomparsa di Rasya avesse per un po' gettato nel caos i suoi discendenti, portando persino a faide familiari, fratelli che si erano uccisi fra di loro, tanto da portare a un'autentica decimazione della stirpe. Tutto solamente a causa dell'immenso potere lasciato in eredità dal capostipite e dal trono rimasto vacante, trono al quale tanti avevano ambito, persino coloro che non avevano niente a che vedere con la famiglia. Alla fine era stato il ramo più aggressivo e potente della stirpe ad avere la meglio e a sbaragliare senza pietà la concorrenza.
Non avevano torto quelli che affermavano che gli Evergard fossero assetati di sangue, morte e potere. Non si poteva non dar credito, almeno un pochino, a chi diceva sul loro conto che fossero spregiudicati e amanti della violenza, tanto da esser chiamati sin dall'antichità "signori della morte e della guerra". Per Dante, sin dalla nascita, era stato un peso non indifferente ignorare tutte quelle malelingue e restare leale al proprio casato, specie perché lui non era mai stato interessato né al potere né alla sete di conquista e, quindi, al vedere gli altri soffrire. Lungi da lui il definirsi un santo o un benefattore, sapeva di non esserlo mai stato, ma riteneva giusto non dipingere se stesso nemmeno come uno dei peggiori membri della propria famiglia. In tutta franchezza sperava che quando sarebbe giunta la sua ora, sarebbe stato ricordato come un re che non aveva mai fatto del male a nessuno. Non volontariamente, almeno. Non con la chiara volontà di far soffrire il prossimo, specialmente le persone a lui care. Voleva essere il degno erede di suo padre e sperava con tutta l'anima di aver fatto un buon lavoro fino ad allora, specie dopo aver impiegato così tante risorse finanziarie nel migliorare la capitale in sé per sé e le condizioni di vita dei cittadini di Elgorad, così come stava iniziando a fare anche nelle varie province del regno, le zone che erano state man mano riconquistate pacificamente e annesse al potere centrale.
Mentre se ne stava seduto sul bordo della piscina sulla quale poggiavano le sculture della fontana, talmente era immerso in quelle profonde riflessioni da non badare ai passi in avvicinamento nΓ© alla figura che poco dopo emerse da uno dei tanti snodi del labirinto.
Godric non subito se la sentì di palesare la propria presenza e dar inizio a quella che si prospettava essere una conversazione pesante e complessa, perciò rimase ad osservare il sovrano e a studiarne l'espressione del viso decisamente intensa e corrucciata.
Odiava averlo disturbato a quell'ora della notte, specie considerando che era la sua notte di nozze e tutto il resto, ma non se l'era sentita di rimandare a chissΓ quando le scuse che intendeva porgergli. Aspettare sarebbe stato solo un errore, specie visto che si trattava di Dante, un uomo che tendeva a legarsi al dito discussioni come quella avvenuta ore addietro. Se la prendeva facilmente, era permaloso piΓΉ di chiunque altro Godric avesse mai conosciuto, e non era bene lasciare che la sua rabbia e il suo disappunto ristagnassero.
Pur sapendo, comunque, quanto fosse sbagliato indugiare in pensieri come quelli, il giovane lord non potΓ© non pensare che Dante, in quel momento, mentre le tenebre notturne li avvolgevano, vestito con abiti bianchi a quel modo sembrasse una specie di apparizione magnifica e spettrale al tempo stesso, complice anche quel lieve ed evanescente fulgore che la pelle esposta pareva irradiare. Non era la prima volta che lo notava, se ne era accorto sin dai primi tempi, ma ogni volta era come la prima.
In momenti del genere era impossibile non venire a patti con le origini semi-divine degli Evergard. Tutti loro presentavano quella caratteristica, oltre a una bellezza talmente evidente da parere irrisoria, sbattere in faccia al prossimo una specie di naturale superioritΓ che a volte risultava davvero snervante.
Mi chiedo se ora le cose fra noi sarebbero state differenti se io avessi deciso di rischiare, di dirti la veritΓ , di farti capire come mi sentivo e mi sento tutt'ora ogni volta che ti guardo e ti ho vicino.
Non riusciva a togliersi dalla testa lo sguardo di Dante risalente a qualche anno prima, alla sera in cui si erano ritrovati a parlare come se il tempo non fosse mai trascorso. Non riusciva a smettere di pensare a quello sguardo, a quegli occhi in cui aveva intravisto una sorta di veritΓ che non aveva compreso e continuava a non comprendere.
PiΓΉ rifletteva e piΓΉ si ritrovava a credere che Dante, a modo suo, avesse cercato disperatamente di comunicargli in silenzio qualcosa di importante. Lui, perΓ², come uno stupido non aveva colto un bel niente e ormai era probabilmente tardi per chiedere delucidazioni. Neanche piangendo tutte le lacrime a sua disposizione sarebbe riuscito a far riavvolgere il tempo.
Di tiranni ve n'erano tanti, ma nessuno era crudele e beffardo come il tempo.
Si decise a fare qualche passo in avanti e a schiarirsi la voce. Β«Sei... sei venuto, allora.Β»
L'espressione dell'altro subì una notevole e graduale trasfigurazione. Quando Dante gli piantò addosso gli occhi cerulei, in essi vi era un gelo non da poco. Era arrabbiato, eccome se lo era, e a preoccupare Godric era la sua eccessiva calma.
Non era un buon segno che avesse in un certo senso imbottigliato l'ira. Rendeva la situazione ancora piΓΉ rischiosa. Tutti sapevano, infatti, cosa accadeva a una bottiglia quando la si agitava troppo e il suo contenuto era effervescente, incline all'erompere come accadeva al magma dei vulcani.
Β«Spero che tu abbia una giustificazione valida per avermi fatto svegliare a quest'oraΒ» replicΓ² il re, alzandosi e incrociando le braccia.
Reghsar si fece coraggio e si avvicinΓ² un altro pochino. Β«Non so da dove iniziareΒ» ammise. Β«Sono... sono tante le cose che vorrei dirti.Β»
Β«Allora inizia a parlare e vedi di esser celere, per favore. Voglio tornarmene a letto.Β»
Β«So che sei arrabbiato e ne hai tutte le ragioni, ma... potresti darmi tregua, almeno per un secondo?Β»
Β«Non sei nella posizione adatta per avanzare simili pretese.Β»
Β«Per favore.Β»
Β«Favore non accordato. Allora?Β»
Godric avrebbe voluto chiedergli se davvero non meritasse un minimo di clemenza, visto che erano amici da tanto tempo. Β«Non era mia intenzione trattarti male.Β»
Β«Eppure Γ¨ successo. Per me sono i fatti a contare, Godric, non le parole.Β»
Β«Me ne sono pentito subito dopo, te lo assicuro.Β»
«Ma davvero? Povero piccolo!» lo prese in giro gelidamente il sovrano. «Sai, conosco una maniera infallibile per evitare di ricevere una spiacevole visita da parte del buon vecchio rimorso, e sai in cosa consiste? Nel non commettere l'azione di cui poi finiremmo per pentirci amaramente. Non mi sembra così difficile.»
Godric si rese conto di dover correre ai ripari. Β«Ero... ero arrabbiato e sottosopra per i fatti miei.Β»
Β«Ho la faccia del fantoccio di pezza di turno sul quale chiunque Γ¨ libero di scaricare le proprie frustrazioni, per caso?Β»
Β«Certo che no. Il punto Γ¨ che...Β»
Β«Il punto, Godric, Γ¨ che io non mi sarei mai permesso di rovinare il giorno del tuo matrimonio comportandomi come un marmocchio capriccioso. L'ho forse fatto, io, quando mi sono presentato alle tue nozze? L'ho fatto, dimmi?Β»
Reghsar scelse di incassare, sapendo di meritarsi tutto il biasimo del mondo. Β«N-Non sto cercando di difendere cosa ho detto e fatto, credimi.Β»
Β«E ci mancherebbe. Sei indifendibile, se proprio devo esser sincero.Β»
Β«Non Γ¨ che tu abbia migliorato poi la situazione. Potevi anche evitare di nasconderti dietro alla corona e ai privilegi che essa compete.Β»
Dante sorrise di sbieco. Β«Visto? Alla fine la colpa Γ¨ sempre mia. Sai che novitΓ !Β»
Β«Sto solo dicendo che forse la responsabilitΓ Γ¨ anche tua.Β»
Β«Non ti permettereΒ» quasi ringhiΓ² Evergard, ferino. Β«Sai cosa? Niente mi impone di restare qui solo e unicamente per permetterti di continuare a insultarmi.Β»
Β«Ti ho chiesto scusa e ti sei solo arrabbiato ancora di piΓΉ. Non so cos'altro dire.Β»
«Non sai cosa dire? Sei stato tu a volere che ci incontrassimo e non sai cosa dire? Non te la prendere, amico, ma penso che tu abbia problemi molto seri! Se è così, allora ti consiglio vivamente di risolverli!»
Β«Ma se nemmeno vuoi ascoltarmi!Β» fece disperato l'altro, la voce rotta dal pianto ormai imminente.
«Non voglio ascoltarti perché stai solo accampando una scusa dietro l'altra! Pensi sia così stupido da non capire quando stai cercando di fregarmi o appiopparmi una scemenza?! Lo considero offensivo! à la mia intelligenza che stai offendendo, Godric!»
«Tu pensi di non avermi offeso e mancato di rispetto non facendoti sentire quasi per niente per quattro anni?» replicò il più giovane, tagliandogli la strada quando lo vide intenzionato a imboccare uno dei sentieri del labirinto. «A malapena ti fai vivo e ho saputo solo tramite Misha che ti eri fidanzato! Ho scoperto che stavi per sposarti solamente quando hai mandato l'invito alle nozze, proprio come hai fatto con tutti gli altri! Mi definisci tuo amico, ma a giudicare dalle tue azioni non sono poi così importante per te!»
Dante fece un passo indietro, come se non volesse Godric vicino. Β«Fammi capire beneΒ» disse lentamente, quasi divertito. Β«Ce l'hai con me perchΓ© non ho condiviso con te i miei sentimenti per Neera, nemmeno fossimo due ragazzine adolescenti abituate a scambiarsi segreti e pettegolezzi?Β» Non riusciva a crederci. Β«Hai la minima idea di quanto suoni infantile e ridicolo?Β» esclamΓ² subito dopo, non sapendo se ridere o arrabbiarsi di nuovo.
Per Godric quelle parole furono peggio di un pugno dritto in faccia. «Sai cosa? Sei veramente un bastardo, Dante. Forse avrei dovuto dirti addio un bel po' di anni fa, quando mi fu chiaro che ormai avevi ben altri interessi e potevi fare a meno degli amici, delle poche persone capaci di tollerare il tuo pessimo carattere.» Si sentiva umiliato e deriso, e cosa lo faceva arrabbiare sul serio, a quel punto, era che continuava a starci male e... mentre lui stava male, Dante era lì, davanti a lui, a ridere della sua sensibilità e del suo dispiacere. Il ciondolo che per tanti anni aveva indossato e portato sempre con sé, di colpo, pesava come un macigno e bruciava sulla sua pelle come se fosse rimasto fino ad allora immerso nei carboni ardenti. Avrebbe solo voluto avere la forza di strapparselo dal collo e restituirglielo, e in qualche maniera riuscì a trovarla: con l'indice prese la catenella e diede un lieve strattone per far azionare la chiusura; afferrò un polso all'altro Efialte e pose sulla sua mano il ninnolo. «Visto che ai tuoi occhi forse valgo ancor meno degli altri, non c'è motivo per cui dovrei continuare a tenere con me questo ciondolo» disse gelido. «Sei la persona più crudele che esista, e sai una cosa? Spero che anche Neera una volta o l'altra se ne accorga. Vedremo se a quel punto ghignerai ancora.»
Non riuscì però a fare più di due passi indietro perché Dante lo fece fermare con una mano stretta attorno al braccio. «Adesso basta» disse con durezza. «Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, Godric.» Anche se era chiaro che non volesse ammetterlo, lo aveva ferito che Godric gli avesse restituito il ciondolo, visto e considerato che si era trattato di un regalo. «Continui a non voler dirmi perché ti comporti così e se non vuoi dirmi la verità sei libero di tenerla per te, ma ti chiedo di smetterla con questo atteggiamento» continuò, ignorando i suoi vani tentativi di divincolarsi.
«Te l'ho detto il motivo!» lo rimbeccò spazientito Reghsar. Per lui era una tortura avere Dante così vicino e sapere quanto in realtà fosse lontano, irraggiungibile. «Sei tu a a leggere fra le righe cose che non ci sono!» Aveva una voglia matta di colpirlo, di dargli uno spintone o qualcosa di simile. Alla fine lo fece: riversò le nocche contro il suo torace una volta, due, tre, e la sua rabbia aumentò solamente nel vedere che ogni colpo non sembrava sortire l'effetto sperato. A malapena era riuscito a smuoverlo, in realtà , e Dante non aveva battuto ciglio né dato l'impressione di aver provato il benché minimo dolore.
Godric, allora, fece per caricargli addosso un altro pugno, ma esso venne intercettato dall'altro Efialte che lo fermΓ² a mezz'aria e serrΓ² nelle proprie dita. Β«Smettila e datti una calmata.Β»
Β«Non dirmi di calmarmi!Β» sbottΓ² Reghsar, colpendolo a tradimento col ginocchio nel plesso solare. Finalmente la mossa parve andare a segno, visto che Evergard cercΓ² di mascherare al meglio una smorfia di dolore.
Accidenti a me e a quando ti ho insegnato a lottare, pensΓ² snervato.
Β«Fa male?Β» lo provocΓ² Godric. Β«PiΓΉ o meno Γ¨ come mi sono sentito io ieri sera o ancora prima!Β»
Β«Benissimo, allora!Β» perse le staffe Dante, colpendolo a sua volta allo stomaco. Β«Ora siamo pari!Β»
Se lui avesse dovuto prendere a calci Godric tutte le volte che si era sentito ferito per via di qualcosa, a quell'ora Reghsar si sarebbe ritrovato con i connotati un bel po' cambiati a suon di pugni. Non volendo rischiare lo scoppio di una rissa vera e propria, si vide costretto a ricorrere alla magia: dal nulla evocò dei filamenti di luce color fiamma ed esse si avvolsero attorno alle spalle e alle braccia del più giovane, impedendogli così di muoverle. «Ora che ce le siamo date di santa ragione è cambiato qualcosa, dimmi?!»
Β«Bastardo che non sei altro, questo Γ¨ barare! Niente magia! Stai infrangendo le tue stesse regole!Β» ringhiΓ² Godric, cercando invano di liberarsi.
«Quale alternativa mi hai dato? Non c'è verso di frenarti!» Dante si avvicinò. «E lascia che ti dica una cosa sulla lontananza: due persone potrebbero pure restare vicine ogni singolo giorno della loro esistenza ed essere comunque lontane l'una dall'altra! Non è la vicinanza a stabilire chi sono o meno i nostri amici o quanto una persona tenga al prossimo!» Con un gesto della mano fece sparire i legamenti luminosi. «Se non me ne fosse importato niente di te, ti avrei forse invitato al mio matrimonio?» Alzò gli occhi al cielo vedendo Godric fare di nuovo per caricarlo con un calcio e riuscì a bloccargli il ginocchio. «Ho capito che ce l'hai con me, ma ora dacci un taglio!» Fece appena in tempo a terminare la frase prima che l'altro, a tradimento, gli riversasse un pugno dritto in faccia. «Cazzo!» gemette Dante, tenendosi il naso con entrambe le mani.
Β«Ti sta bene!Β» lo rimbeccΓ² Reghsar, anche se avvertiva un dolore terribile alle nocche. In realtΓ quasi non le sentiva piΓΉ e si chiedeva se le ossa di quell'uomo fossero per caso fatte di pietra. Β«Davvero credi che io ce l'abbia con te solo per quello? Allora ti sbagli e hai proprio bisogno di prendere qualche lezione su cosa voglia dire essere amici! Gli amici parlano fra di loro e non si nascondono niente!Β»
L'altro si rimise a posto il naso con un lieve e spiacevole scricchiolio e lo squadrò da sotto le lunghe ciglia. «Perdonami se non sono tipo da sbandierare ai quattro venti la mia vita privata e sentimentale» replicò alterato. «So da solo di esser fatto un bel po' male e non c'è bisogno di ricordarmelo ogni santa volta. Io sono fatto così, Godric! Che ti piaccia o meno!»
GiΓ si sentiva abbastanza un cane per via del modo freddo e distante in cui Iago lo aveva trattato la sera prima. Anche il ragazzo pareva avercela con lui per chissΓ quale ragione, anche se era certo di non aver fatto niente di male.
«Si può sapere cos'ho fatto di così malvagio e imperdonabile per esser trattato a questa maniera?» chiese alla fine, non facendocela oltre. «Vengo preso a pugni e a insulti solo perché ho voluto tenere per me la relazione con Neera? Perché voglio che certe cose restino riservate?»
Non ne faccio mai una giusta, non è così?
Gli ficcΓ² in mano il ciondolo. Β«Questo Γ¨ un regalo e devi tenerlo, che ti piaccia o meno. In quanto al resto... non parlarmi piΓΉ, se lo desideri. Fa' come ti pare, Godric. Se non ti sta bene come sono, non sei obbligato a starmi vicino.Β» Lo spinse da una parte e stavolta se ne andΓ² sul serio, avendone fin sopra i capelli di discutere.
Misha pose davanti a Godric un calice che aveva appena ricolmato con il vino migliore che possedeva. Il suo lavoro come fabbro e orefice andava a gonfie vele e con l'aiuto dei suoi fratelli era riuscito a trovare una stabilitΓ finanziaria che gli permetteva, fra tante altre cose, di mangiare bene e usufruire delle bevande migliori del circondario, fra cui il vino. Quello che aveva appena offerto a Reghsar, in particolare, era speziato e aveva un odore dolce e floreale.
L'uomo sorrise e lo guardΓ² sedersi. Β«Ti trovo piuttosto bene e in formaΒ» si permise d'osservare. Β«I tuoi fratelli dove sono?Β»
Misha si strinse nelle spalle e si versΓ² in gola un sorso di vino, rilassandosi contro lo schienale della seggiola. Β«Desya come al solito sta per i fatti suoi. Andiamo sempre meno d'accordo e ultimamente, il piΓΉ delle volte, quando non discutiamo ci ignoriamo a vicenda. So che Γ¨ orribile, ma Γ¨ il solo modo per evitare di litigare. Penso che presto prenderΓ la decisione di andare a vivere altrove.Β»
Godric si accigliΓ² e squadrΓ² il piΓΉ giovane con fare perplesso. Β«La cosa non sembra impensierirti o dispiacertiΒ» si permise d'osservare.
L'altro Efialte ricacciΓ² indietro un lungo sospiro. Β«So che vorresti vederci andare d'accordo, Godric, ma... ormai io e i miei fratelli siamo uomini adulti, abbiamo ventun anni e interessi diversi, opinioni differenti sul prossimo. A Desya non sta bene che io sia pragmatico e... lo ammetto, un po' attaccabrighe, e a me non sta bene che lui se ne stia sempre a fare la predica al prossimo quando Γ¨ il primo a non esser capace di farsi una vita propria. Non Γ¨ colpa mia se nessuna donna del circondario Γ¨ interessata anche solo a frequentarlo e onestamente, fossi io stesso una femmina e non avessi con lui la benchΓ© minima parentela, non mi sognerei lontanamente di concedergli le mie piΓΉ intime grazie. Piuttosto andrei con un cavallo.Β»
Β«Misha!Β» lo riprese Godric, sconvolto da tanta esuberanza di linguaggio.
Il ragazzo sogghignΓ². Β«Oh, andiamo! Siamo fra adulti, no?Β»
Β«Non Γ¨ un buon motivo per non conservare un po' di decoro!Β»
Β«Oh, dai! Mi sembra quasi di sentire Desya!Β» si lamentΓ² Misha. Β«Dammi tregua almeno tu!Β»
Godric alzΓ² gli occhi al cielo. Β«Con te Γ¨ come parlare ai muri, dico bene?Β»
Β«PiΓΉ o meno.Β»
L'Efialte piΓΉ anziano scosse la testa e sorrise al giovane con affetto. Β«Non riesco proprio ad arrabbiarmi con te, niente da fare.Β»
«Sì, so di essere adorabile.»
Β«E umile, anche, vedo.Β»
Β«Soprattutto umileΒ» scherzΓ² ancora una volta Misha, per poi schiarire la voce e tornare serio. Β«Comunque... ti ho chiesto di venire fin qui per un altro motivo. Si tratta di Iago.Β»
Β«Ovvero?Β»
«Non lo so, mi sembra... strano. Non che non sia mai stato un po' bizzarro e sopra le righe, ma si è in qualche maniera evoluto. Come saprai, è riuscito a entrare in Accademia per diventare un Guaritore e per qualche mese è andato tutto bene, ma ultimamente è un po' cambiato. Pensavo che stesse studiando troppo, all'inizio, ma non ne sono più così sicuro. à più silenzioso di prima e sembra sempre con la testa altrove. A volte rientra tardissimo o non lo fa per niente e quando torna presto spesso mi accorgo che va a dormire a orari improponibili. Lo vedo quando mi capita di alzarmi per qualche motivo e vedo la luce filtrare da sotto la porta della sua stanza nella quale non vuole che io e Desya entriamo. Una volta ho deciso di andare contro questo divieto perché mi andava di pulire a fondo tutta la casa e lui è tornato proprio allora e me ne ha dette di tutti i colori, si è arrabbiato come una belva. Ci sono rimasto male, lo ammetto, e inizio a preoccuparmi.»
In un primo momento aveva pensato che forse Iago stesse frequentando qualcuno, ma ciΓ² non giustificava le ore piccole e tanti altri particolari che facevano pensare a motivazioni tutto fuorchΓ© romantiche. Stava nascondendo qualcosa, era evidente.
«Sono diversi mesi che va avanti così e... beh... lo scorso mese è venuto a trovarci Dante. Lui e Iago non vanno più molto d'accordo, come sicuramente ricorderai, ma quel giorno hanno discusso veramente ed era ovvio che in parte Iago avesse voluto fare di tutto per provocarlo. La discussione poi è proseguita fuori ed è peggiorata. Non ho mai visto Dante così alterato, specie trattandosi di Iago. L'argomento della lite era però importante, anche se non sono riuscito a capirci un granché. So solo che a un certo punto Dante lo ha in un certo senso avvertito riguardo a qualcosa. Gli ha detto di fare molta attenzione o sarebbe andato a finire male. Iago gli ha risposto, non ho sentito in che modo, ma le sue parole hanno spinto la discussione sul punto di non ritorno.» Misha fece una pausa. «Il punto è anche un altro, Godric: credo che Iago si sia fatto degli amici all'Accademia, ma... una volta ho conosciuto uno di loro e non mi ha fatto una grande impressione. In tutta franchezza mi ha fatto venire i brividi e Iago... sembra preso da lui, quasi... non lo so, succube.»
Godric era sempre piΓΉ preoccupato e incredulo, anche se non lo stupiva molto che Iago e Dante avessero discusso. Una cosa che con l'andare del tempo gli era stata sempre piΓΉ chiara era che le idee di quel ragazzo fossero grandemente differenti da quelle del re di Elgorad. CiΓ² che davvero lo metteva in ansia era il cambiamento caratteriale di Iago, l'allontanamento dai suoi fratelli e l'amicizia tossica con la persona che Misha aveva appena menzionato.
Si chiedeva, anzi, se fosse veramente un'amicizia o una relazione basata su qualcosa di piΓΉ articolato e contorto.
Misha aveva definito il fratello succube di quel tizio, un termine che mai veniva usato alla leggera. Chi era succube era schiavo della volontΓ di qualcuno, talmente ammaliato da non riuscire piΓΉ a ragionare distintamente e da esser quasi un tutt'uno con chi lo teneva in pugno. Un rapporto simbiotico e spesso sbagliato, dannoso.
Cercando di mantenere la calma, chiese: Β«Per caso hai notato qualcosa quando sei entrato nella stanza di Iago?Β»
Misha esitò. «Sì...» rispose lentamente. «Sembra averla riconvertita in parte in una sorta di laboratorio. Sta conducendo degli esperimenti, Godric. Sulla scrivania c-c'era... c'era un corvo morto, per metà aveva perso le piume e i tessuti, le ossa erano esposte, e... non so come fosse possibile, ma quell'animale o ciò che ne rimaneva era... era vivo, anche se aveva gli occhi strani.»
Β«Occhi strani?Β»
«Sì, uhm... luminosi. Rossi.»
Un brivido percorse la colonna di Lord Reghsar.
Non puΓ² essere...
Β«Descrivimi questo amico di Iago, ti prego.Β»
Β«Non si Γ¨ mai presentato e Iago non ha mai detto il suo nome. Credo sia di poco piΓΉ anziano di noi, forse sui trenta. PerΓ²... penso si sia lasciato sfuggire una cosa mentre pensava che io non potessi sentirli parlare: ha menzionato una cosa chiamata... Gilda delle Ombre.Β»
Il ragazzo sollevò gli occhi sull'altro Efialte e si convinse che di lì a poco gli sarebbe venuto un infarto o qualcosa di simile. «C-Che succede?» Non nascondeva che quel nome potesse apparire sinistro, ma si era sforzato di pensare che non si trattasse altro se non di un gruppo di studenti un po' troppo esuberanti e con la testa montata. Roba da ragazzi, no?
Eppure non era affatto così. A dimostrarlo era l'espressione sconvolta di Godric.
Β«L-La Gilda delle Ombre?Β» ripetΓ© a fatica Reghsar. Si chiedeva, intanto, come fosse stato possibile che Iago si fosse lasciato sedurre dalla magia oscura. Era sufficiente soffermarsi sul cadavere del corvo rianimato per capire che l'operato di Iago fosse quello di un novello negromante, ovvero uno stregone che esercitava la magia votata alle tenebre e a scopi tutto fuorchΓ© leciti e altruisti. Pochi, perΓ², possedevano il dono della necromanzia, ben diversa dalla magia nera in sΓ© per sΓ©. La necromanzia era l'arte oscura che stabiliva un legame di comunicazione fra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma non solo quello. Consentiva a chi l'esercitava di risvegliare i defunti a piacimento, di manovrarli come marionette e, nei livelli piΓΉ avanzati e tutto tranne che etici, di ricorrere all'Empia Evocazione, ossia far divenire chi era trapassato un servo pronto ad agire secondo la volontΓ dello stregone che lo aveva risvegliato dal sonno eterno. Le differenza fra l'Empia Evocazione e la morte vivente erano tante, ma quella piΓΉ importante di tutte era una: nel secondo caso il morto ridestato non agiva secondo la volontΓ di nessuno, presentava un'aggressivitΓ rivolta a chiunque e non era raro che si nutrisse β inutilmente β di altri cadaveri; nel primo caso, invece, l'Empia Evocazione rendeva il riesumato un servo delle Tenebre, un guerriero impossibile da sconfiggere e con un'unica missione: distruggere la persona o le persone che lo Stregone gli ordinava di eliminare e non c'era niente e nessuno che potesse fermarlo, se non un rituale di purificazione antico e difficile da eseguire. Ne aveva letto a riguardo in un libro da ragazzo quando aveva ceduto alla voglia di curiosare in uno dei grimori di Dante, uno di quelli che gli era sempre stato proibito di sfogliare o addirittura leggere. Col senno di poi aveva capito il motivo di tale divieto, visto i terribili sortilegi e le bizzarre pozioni dagli inquietanti effetti che aveva trovato in quei libri.Β
Lo preoccupava molto che Iago provasse interesse per arti del genere e le avesse addirittura messe in pratica. Se stava giΓ conducendo esperimenti sui cadaveri di animali, ciΓ² non toglieva che potesse prima o poi iniziare a voler sperimentare anche su quelli di altri Efialti. Quel ragazzo andava fermato in tempo prima che potesse imboccare una via oscura che l'avrebbe portato solo alla rovina.Β
Come ho potuto lasciare che accadesse? Dove ho sbagliato? Sono stato un così pessimo insegnante?
Quando un allievo decideva di perseguire obiettivi loschi la colpa non sempre era imputabile solamente a questi, ma anche al maestro che l'aveva istruito e non lo aveva messo in guardia abbastanza da certi pericoli.
In quanto alla Gilda delle Ombre, ne aveva sentito parlare, ma mai in modo approfondito; si era sempre trattato di voci di corridoio e pettegolezzi, niente di veramente concreto e appurato.
Misha si preoccupò vedendo che l'incarnato di Godric aveva assunto una tonalità grigiastra che non lasciava presagire mai niente di buono. «à davvero così grave?»
«à un guaio, Misha» lo rimbeccò l'altro Efialte con un filo di voce. «Un guaio colossale e ho paura che potrebbe esser già troppo tardi. Dov'è ora Iago? Devo parlargli al più presto.»
Il ragazzo deglutì a vuoto. «L-Lui... lui ha detto che si sarebbe assentato per qualche giorno. Non ha detto dove sarebbe andato, però. à partito ieri.» Sentiva di aver commesso un errore madornale a fidarsi ciecamente del fratello come sempre aveva fatto. Che l'affetto gli avesse impedito di vedere la reale gravità della situazione? Che fosse anche sua la colpa, non solo di Iago che si era fatto abbindolare?
Ora capisco perché Dante si è arrabbiato così tanto e insisteva per far ragionare Iago.
E lui che si era addirittura adirato con Evergard per esser stato troppo duro e categorico...
Godric vuotΓ² il proprio calice. Β«Ottimo. ChissΓ quando tornerΓ Β» commentΓ², scontento della risposta ricevuta. Β«Quello che gradirei perΓ² sapere, Misha, Γ¨ questo, e ti pregherei di essere sincero: Dante sicuramente per primo ha scoperto di questa faccenda e allora mi domando perchΓ© non si sia impegnato un po' di piΓΉ per far tornare il senno a Iago.Β» Aveva una gran voglia di andare fino a Elgorad per prendere a pugni quel pallone gonfiato.
Il ragazzo avvertì immediatamente la rabbia nelle parole di Reghsar. «Non poteva restare. à dovuto tornare in fretta e furia nell'Ovest per via di... disordini nel regno, lotte intestine fra i clan alleati. Sembrava un disastro bello grosso.»
Β«Ha non so quanti generali e funzionari al suo servizio, accipicchia! Poteva lasciare a loro il compito di porre fine agli scontri!Β»
«à quello che gli ho detto io, ma il punto è che si è infuriato persino con il messaggero quando gli ha riferito che proprio uno di quei generali aveva fatto sedare una delle rivolte nel sangue trucidando persino donne e bambini. Non ho osato contraddirlo, era davvero furibondo. Credo che ora non potrebbe aiutarci neppure volendo. à molto probabile che sia alle prese con un bel po' di guerriglie.» Non trovava neppure giusto caricare sempre le spalle di Dante di tutti i problemi possibili e immaginabili. Aveva già troppo a cui pensare.
Mi ha fatto promettere di tener d'occhio Iago e non sono riuscito a fare niente.
Godric sospirΓ² e si ritrovΓ² costretto ad ammettere che il giovane aveva ragione. Fece un bel respiro per calmarsi. Β«Almeno sai, all'incirca, quando Iago dovrebbe tornare?Β»
Β«Ha detto che sarebbe stato via al massimo quattro giorni.Β»
Β«Bene, allora. AspetterΓ² il suo ritorno e poi gliene dirΓ² quattro. Andarsi a confondere con la magia oscura! Gingillarsi con pennuti stecchiti e solo la Grande Madre benedetta sa cos'altro! Quel ragazzo mi vuole morto!Β»
Eh boh, mi andava di farlo. Giusto per farmi un po' male. Ad ogni modo... tra poco arriveremo alla parte peggiore di questi flashback, ovvero quella dove tutti e due cadranno realmente dalla grazia. PerciΓ² le prossime parti (ne restano tre o quattro, I can't Γ§_Γ§) saranno toste per me da scrivere. Spero di farcela, aiut.
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