Yahiko/Pain
Le pareti della camera, che un tempo erano state di un acceso arancione, erano state ricoperte da poster tetri, a tema per la maggior parte horror, collezionati nel passare degli anni; ormai era quasi impossibile scorgere, tra le varie locandine, attaccate con maniacale cura, perfettamente stese e dritte l'una al fianco dell'altra, le pareti sottostanti.
Quella stanza, un tempo luminosa, anche nelle giornate grigie, ora era parecchio cupa, scura, tanto che nemmeno il cocente sole estivo, riusciva a renderla meno buia.
Qualsiasi persona non amante dell'horror si sarebbe sentita a disagio, oppressa, impaurita in quella piccola stanza, tappezzata da poster che rappresentavano, per la maggior parte, scene cruente: zombie affamati di cervelli, croci rovesciate e insanguinate, clown assassini, demoni spaventosi... chi ne ha più ne metta.
Ma le locandine dei film, rappresentazioni cinematografiche fondate su scene macabre e raccapriccianti, basate o non su faccende realmente accadute, con lo scopo di far spaventare lo spettatore, intrattenendolo e scioccandolo, trattenendolo davanti allo schermo con un brivido continuo lungo la schiena, non erano tanto disturbanti quando quelle che rappresentavano le copertine degli album delle band dai nomi profani e aggressivi e dalle tematiche ancor più cupe, oscure e violente dei film stessi.
Chiunque, anche il più debole di cuore, avrebbe preferito sorbirsi novanta o più minuti del più spaventoso e raccapricciante film horror esistente sulla faccia della terra, che ascoltare soli tre minuti di musica, se così si potevano chiamare le infinite urla profonde e raccapriccianti, che sembravano provenire direttamente dalle gole secche dei dannati all'Inferno.
La musica metal, insieme ai suoi infiniti sottogeneri, di cui, la maggior parte, a base di tematiche discutibili, non è, di certo, un genere adatto a tutti, soprattutto ai super religiosi che ritengono questo genere musicale demoniaco, occulto.
Una qualsiasi persona, un minimo credente, avrebbe fatto il segno della croce e avrebbe iniziato a pregare mettendo piede in quella camera da letto, in quel ''covo per Satanisti''.
(T/N), sdraiata sul letto, con le braccia dietro alla testa, aveva fatto vagare lo sguardo sulla parete dinanzi a sé, perlustrandola con minuzia, cercando di scorgere una breccia di arancione, uno squarcio di quel colore brillante, solare, acceso, che stava al di sotto di quei poster tetri, di cui conosceva a memoria la disposizione e la tematica; ricordava benissimo l'evoluzione di quella stanza, di come fosse stata, un tempo, infantile, allegra e di come, con il passare degli anni, si era fatta sempre più all'apparenza cupa.
Ci erano voluti ben quattro anni, metri di carta lucida e nastro adesivo, per renderla così come era ora.
Le rappresentazioni macabre e occulte non la turbavano minimamente, si sentiva tranquillamente a suo agio a stare sdraiata comodamente sul letto circondata da esseri dall'apparenza poco amichevole che parevano fissarla, così come si sentiva totalmente tranquilla, rilassata, spensierata, nel sentire, continuamente, urla gutturali, veri e propri inni al Demonio, di sottofondo.
La (mora/bionda/rossa...) non si curava di quello che i cantanti dicevano, più che altro, detto proprio sinceramente, non capiva una parola di quello che stavano borbottando e, tutto sommato, le andava bene così.
Non tutte le canzoni che aveva sentito, durante quell'uggioso pomeriggio, erano state così violente, sataniche e brutali: alcune tracce musicali, per quanto violentemente colpissero i timpani, avevano tematiche e significati abbastanza profondi, che non trattavano di necrofilia o Satanismo.
Il sospiro pesante che la ragazza aveva rilasciato, dopo aver riempito il più possibile i polmoni di ossigeno, era stato sovrastato da un lungo urlo gutturale che, a lei, parse più come un rutto.
La musica andò a scemare non appena il cantante finì di urlare/ruttare a passo con il lungo sospiro della ragazza.
Il volume dello stereo venne gradualmente abbassato dal massimo al minimo, tanto che, ora, le urla venivano percepite come un lieve brusio.
Fu una sorta di rivelazione per le orecchie di (T/N) che, pur essendo abituata ad ascoltare quel tipo di musica, non è che la apprezzasse poi troppo, al tempo stesso, però, si stranì per via del graduale scemare della canzone.
Le iridi (C/O) della ragazza, prima fissi sul muro dinanzi a lei, si spostarono velocemente, in uno scatto, verso la sua destra.
Voltò leggermente il capo, mantenendo quell'espressione avvilita e infastidita ed ecco che, i suoi occhi, catturarono quell'arancione brillante e vivace che aveva cercato di ritrovare sotto gli strati di carta lucida: era come se qualcuno gli avesse appena lanciato un secchio di tinta arancione direttamente sugli occhi, ora non c'era più nero, solo arancione intorno a lei.
Le doghe cigolarono, il materasso si deformò seguendo i movimenti del corpo del ragazzo dai capelli rossicci che si era appena lanciato di peso sul letto di fianco a (T/N) che, sbattendo le palpebre, idratando gli occhi accecati dal calore di quel colore brillante, si spostò verso sinistra, sul bordo del letto, facendo spazio all'altro corpo.
''No m-ma... buttami pure per terra, eh!'' Aveva sbottato, retorica, (T/N), in un urletto di sorpresa, innocuo rispetto a quelli che fino a poco prima aveva udito, aggrappandosi poco prima di cadere giù dal letto, con una stretta salda al braccio dell'intruso che le aveva appena rubato il suo spazio comodo.
Il risolino di scherno fu appena percepibile dalle orecchie martoriate di (T/N) che, dopo aver evitato la caduta, si era rifatta spazio a spallate sul letto, muovendosi, aggressivamente, tra le lenzuola.
L'essere oscuro che dormiva sonni tranquilli, circondato da sangue, cervelli, croci, demoni e scritte lugubri in latino antico, nel così detto ''covo'', aveva tentato, invano, di spodestare (T/N) dal letto che la ragazza aveva fatto suo, mettendosi comodamente sdraiata al centro di esso.
Il ragazzo che si era buttato sul letto, di fianco a lei, era il suo migliore amico dall'asilo, si conoscevano da una vita e, anche se erano diversi, molto diversi, erano davvero legati; negli anni erano successe e cambiate molte cose, loro erano cambiati, e nonostante tutto erano rimasti amici per la pelle.
Dopo un attimo di lotta per la spartizione del letto, il quale sembrava essere sul punto di rottura ad ogni movimento brusco, dato il continuo cigolare emesso dalle doghe, tornò la calma.
(T/N) mollò la presa, lasciando libero il braccio pallido del disturbatore, sul quale rimase ben impressa, per qualche secondo, la sagoma rosea delle sue cinque dita.
Entrambi sospirarono, ma per due diversi motivi: quei due sospiri avevano diverso peso, suono, significato.
Lei aveva sospirato, di nuovo, avvilita e infastidita, lui, invece, aveva tirato un sospiro liberatorio, di relax.
Il nome del ragazzo era Yahiko, anche conosciuto come Pain.
Perché? Mai sentita l'espressione ''(...) è un pugno in un occhio.''?
Il soprannome era nato, inizialmente, come presa in giro per via del suo aspetto: le persone avevano paura di lui, il suo aspetto intimoriva, offendeva la vista e il senso di bellezza imposti dalla società, faceva ''male agli occhi'' guardarlo.
Nel corso del tempo, Yahiko aveva fatto suo quel soprannome di scherno, che non l'aveva, poi, mai offeso: tra tutti gli insulti che si era preso nel corso degli anni, quello era stato il meno violento.
Il viso del ragazzo era un piercing unico, lui stesso aveva perso il conto di quanti piercings si fosse fatto in faccia (e non solo) durante quei quattro anni.
(T/N), purtroppo, aveva assistito ad ogni pietosa seduta dal piercer, fungendo da supporto morale.
Yahiko, tanto duro e impassibile, non era affatto amante degli aghi e, ogni singola volta che era andato a farsi un piercing, era, quasi sempre, svenuto dalla tensione.
Non si poteva dire che non fosse audace nel continuare, imperterrito, nonostante la sua paura degli aghi, a volersi fare sempre più piercings.
Nonostante tutto quel metallo che gli adornava labbra, naso e orecchie, Yahiko era considerabile un bel ragazzo: i suoi lineamenti erano morbidi e piacevoli, il naso greco, trapassato all'attaccatura da un piercing (bridge) e da altri tre per ciascun lato (high nostril, nassalang e nostril) era perfettamente dritto e proporzionato al suo viso e le labbra erano rosee e carnose, delineate da due sporgenze metalliche ai lati del labbro inferiore (snake bites).
La carnagione era chiara, sicchè le lentiggini spiccavano ancor di più sulle sue gote, così come sul resto del suo corpo, ove erano presenti.
Gli occhi color nocciola erano grandi e profondi ed erano delineati da una buona quantità di matita nera sbavata nella palpebra inferiore che rendevano il suo sguardo ipnotico ma al tempo stesso tetro.
I capelli, naturalmente di un arancione acceso, erano l'unico punto di colore che si era concesso di mantenere; la chioma folta era lasciata solitamente ribelle, i ciuffi di capelli lisci e rossicci erano spettinati intorno al viso e saltuariamente, per le occasioni speciali, venivano acconciati in creste appuntite.
Di certo l'aspetto del pel di carota era poco amichevole: vestito sempre di nero, solitamente pelle, con borchie e catene, accessori complementari, l'espressione seriosa e lo sguardo cupo, non aspirava di certo amicizia, tutt'altro, sembrava essere sempre pronto a suonarle di santa ragione a qualcuno.
Ovviamente, (T/N), che lo conosceva fin troppo bene, sapeva che Yahiko non sarebbe stato in grado di fare del male a qualcuno, era più facile che qualcuno si facesse male tentando di fargli male: tirare un pugno a una mazza chiodata o a Yahiko era, praticamente, la stessa cosa.
Non c'era nemmeno bisogno di specificare che la ragazza non fosse per nulla intimorita da lui, ne tantomeno si vergognava di andarci in giro insieme.
(T/N) non condivideva appieno il suo stile che trovava esagerato, ma nonostante ciò, da buona amica, lo aveva sempre supportato nelle sue scelte, in ciò che lo rendeva felice; dietro tutto quel metallo c'era pur sempre quel ragazzino allegro, gentile e iperattivo che aveva conosciuto anni fa.
Yahiko aveva inspirato profondamente, puntando, poi, i suoi occhi nocciola, sulla ragazza al suo fianco, osservando l'espressione truce che aveva sul volto: le sopracciglia aggrottate, il naso appena arricciato all'insù, le labbra, tese, appena inarcate verso il basso in un broncio ostile che, lui, non potè che trovare adorabile.
(T/N) percepì gli occhi dell'altro addosso, scrutarla, leggerla, con attenzione; avrebbe voluto ricambiare lo sguardo curioso ed esaminatore dell'amico con un'occhiataccia, ma temeva di essere abbagliata nuovamente dal colore acceso dei capelli del ragazzo: dopo essere stata immersa per svariati minuti in colori scuri, una botta di un colore così acceso l'aveva stesa.
Si decise a girarsi verso il ragazzo dopo aver preparato adeguatamente i suoi occhi allo shock che il contrasto di colori le avrebbe procurato: se fossero stati in un luogo aperto, alla luce, non avrebbe avuto alcun problema, ma dato che si trovava in un ambiente in cui il colore predominante era il nero, le cose erano diverse.
''Koko...'' Esalò, lamentosa, voltandosi verso il ragazzo con un'espressione esasperata in volto, il broncio truce si era addolcito, mutando in una smorfia meno aggressiva, non appena i suoi occhi (C/O) incontrarono quelli nocciola di lui.
Quel soprannome era off-limits, (T/N) era l'unica che lo chiamava in quel modo e poteva chiamarlo così solo quando erano da soli, guai a lei se si fosse azzardata a chiamarlo con quel nomignolo melenso in pubblico: Pain era un duro, un freddo, un apatico, non gli importava di niente e di nessuno e, di certo, non aveva un lato tenero.
Yahiko era cambiato esteriormente nel corso degli anni, ma a livello emotivo e comportamentale era rimasto lo stesso, solo che aveva deciso che, per il personaggio che si era costruito intorno al nome di Pain, avrebbe dovuto sopprimere quella che era la sua personalità solare e genuina che mostrava solo a chi voleva, ossia ai pochi che riteneva persone a lui care.
In pochi conoscevano, ormai, il vero Yahiko, quello che si celava dietro al metallaro tosto che tutti credevano adorasse il Demonio per via del suo aspetto e dei suoi interessi.
(T/N) era una delle eccezioni, lei lo conosceva bene, sapeva quanto in realtà dietro alla facciata del ''cattivo ragazzo'' si nascondeva una persona solare e dolcissima; per lei non aveva senso il fatto che, lui, reprimesse il suo essere e assecondasse gli stereotipi di chi gli stava intorno, per non parlare del fatto che non era facile, per lei, sua migliore amica, trattarlo diversamente in pubblico da come avrebbe fatto privatamene.
''Mi annoio! Voglio fare qualcosa... che non sia ascoltare musica a tutto volume.'' Sbuffò (T/N), concludendo la sua lamentela in un sospiro.
Era un pomeriggio uggioso, umido, la ragazza, di cattivo umore e annoiata dal tempo, aveva deciso di andare a casa dell'amico, sperando di trovare conforto in lui, nella sua personalità solare, ma, per ora, Pain, non era stato per nulla d'aiuto.
Yahiko le aveva rivolto un'occhiata complice, di comprensione, poi era tornato a guardare il soffitto, anch'esso tappezzato da poster; attaccare in maniera maniacale, perfettamente dritti quei fogli al soffitto era stata una bella impresa, ma ne era valsa la pena: ora aveva i membri della sua band preferita che vegliavano sul suo sonno, che lo osservavano dall'alto qualsiasi cosa facesse in quel letto.
Aveva giocherellato un istante con il collare di pelle borchiato che portava stretto al collo, premendo i polpastrelli contro le punte appuntite, fino a quando il dolore non era stato insopportabile; anche lui si stava annoiando, nonostante con l'amica il tempo era sempre ben speso, anche se non facevano niente, in quel momento nemmeno lui era dell'umore di stare a fissare il soffitto accompagnato dal sottofondo musicale.
''Uuuhm... non so... fatti me?'' Aveva suggerito, ironico, il suo tono di voce scherzoso in totale contrasto con l'espressione seria sul suo viso, gli occhi nocciola, vividi ma indecifrabili, i celavano in realtà un grande nervosismo; la mascella era contratta, i denti stretti in una morsa ferrea, la lingua, trafitta nel mezzo, si muoveva nervosamente, sfregando contro il palato, sul quale la pallina del piercing faceva attrito.
(T/N) si era voltata, di scatto, verso l'amico, abbandonando la guancia sul soffice cuscino, il broncio annoiato, ora, deformato in una smorfia di disgusto che venne accompagnata da un'occhiataccia riprovevole.
Gli occhi (C/O) si mossero su e giù un paio di volte, squadrando, schifati, il volto del ragazzo, così vicino al suo, tanto che la ragazza poteva percepire il fiato caldo dell'altro solleticarle, tiepidamente, la pelle.
Ovviamente la ragazza non era davvero disgustata dal suo migliore amico e, lui, sapeva bene che lei stesse scherzando, quella smorfia di scherno era fin troppo fasulla.
''Dai...Dovrò pur far pratica, ho bisogno di una cavia. '' La supplicò, melenso, per nulla scalfito dalla teatrale smorfia di disgusto della ragazza.
L'ultimo piercing che Pain si era fatto, sotto richiesta della sua, ormai ex, fidanzata, Konan, era quello alla lingua ed era stato, in assoluto, il più doloroso che si fosse mai fatto: per una settimana intera non era riuscito a mangiare nulla di solido e nemmeno a parlare tanto la lingua gli si era gonfiata, per non parlare del fatto che, di notte, quando era riuscito a chiudere occhio grazie agli antidolorifici, aveva sbavato come un cane su tutto il cuscino.
Il piercing, ormai, guarito da mesi, purtroppo, non era ancora stato collaudato: Konan lo aveva lasciato il giorno stesso della seduta dal piercer, appuntamento che avevano preso insieme e al quale avrebbero dovuto accompagnarlo.
Konan era un'alternativa come Pain, insieme avevano coltivato i lor interessi comuni ed erano stati una bellissima coppia affiatata, o almeno così tutti avevano pensato che fossero vedendoli insieme; effettivamente tutto era sempre andato bene tra di loro, non c'erano mai stati grandi problemi in quasi tre anni di relazione, se non piccole inconvenienze.
La rottura da parte di Konan era stata inaspettata, Yahiko avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto accadere, eppure la ragazza, una volta diplomati, l'aveva lasciato.
Pain era stato il primo amore di Konan, lo aveva amato incondizionatamente, era stata così innamorata e succube dei sentimenti che aveva provato nei confronti del ragazzo che, per tanto, troppo, tempo, non si era accorta che il fidanzato era innamorato di un'altra persona.
Yahiko non le aveva mai fatto mancare niente, era stato un fidanzato perfetto, attento e amorevole, eppure pian piano Konan si era resa conto che il cuore del ragazzo apparteneva a (T/N); forse lo aveva sempre saputo, ma innamorata quanto era stata di lui, pur di essere la sua ragazza, aveva chiuso un occhio e sperato che, con il passare del tempo insieme, mostrandogli quanto lo amasse, le cose sarebbero cambiate in suo favore.
Purtroppo per entrambi, il triangolo amoroso incorrisposto era continuato, era durato fin troppo e, Konan, arresasi, aveva deciso che, finite le superiori, si sarebbe allontanata una volta per tutte da Yahiko e (T/N).
La ragazza aveva dichiarato all'ex che, con il passare del tempo, si era resa conto che il suo cuore appartenesse a (T/N) e che sapeva che lei era solo stata una sorta di copertura, una sostituta, un qualcuno con cui stava perchè il suo vero amore non era corrisposto.
Il ragazzo era rimasto molto stupito del fatto che Konan si fosse resa conto di ciò, credeva di essere riuscito a nascondere per bene i suoi reali sentimenti per (T/N), che, invece, a detta di Konan erano parecchio evidenti.
A Yahiko piaceva (T/N), le era sempre piaciuta, non solo come amica; a distanza di, ormai, anni, poteva dire di essere innamorato seriamente di lei, ma non aveva mai tentato di trasformare la loro amicizia in qualcosa di più, aveva sempre avuto troppo paura che il sentimento non fosse ricambiato e l'ultima cosa che desiderava era di rovinare la loro amicizia.
Il fatto era che più passava il tempo più era difficile controllare quel sentimento crescente che non si limitava all'astratto: Yahiko la desiderava in tutti i sensi, limitarsi all'immaginazione e a dei semplici, rari, abbracci, iniziava a risultare difficile, soprattutto ora che non aveva più la fidanzata, qualcuno a cui trasmettere, su cui scaricare, quei sentimenti repressi.
Ovviamente Konan non era stata solo una distrazione da (T/N), la ragazza aveva avuto un ruolo fondamentale durante quegli anni di scuola, il ragazzo aveva provato davvero interesse nei suoi confronti, tanto che aveva creduto che quella per la migliore amica, inizialmente, fosse stata solo una breve cotta.
Si era, però, ben presto reso conto del contrario: il suo umore dipendeva da (T/N), il suo primo pensiero era sempre stato lei, la prima persona a cui pensava in ogni momento era lei, Konan e il resto venivano dopo.
Non c'era mai stato niente da fare al riguardo, non era mai stato in grado di far svanire quei sentimenti nei confronti dell'amica, l'unica cosa che era stato in grado di fare era stato sopprimerli, metterli da parte e cercare di concentrarsi su un'altra persona.
''Continui a pensarla ancora, eh?'' Aveva chiesto (T/N), spezzando il silenzio che si era formato nella stanza, osservando attentamente il ragazzo al suo fianco martoriarsi il labbro inferiore, cercando di un raggiungere il piercing con i denti, dal nervosismo.
La ragazza aveva osservato l'amico perdersi nei suoi pensieri e aveva associato la sua inquietudine, il suo silenzio, il suo cruccio, a Konan, l'ex fidanzata, quando, in realtà, la mente di Pain era impegnata a pensare, principalmente, proprio alla persona che aveva lì al suo fianco.
Yahiko si fermò con la tortura, dissimulando, fingendo di essere stato colto sul fatto e sbuffò seccato, passandosi, poi, una mano nella folta chioma rossiccia, spettinandosi, ancor di più di quanto già non fossero, i capelli lisci, con un movimento brusco e nervoso.
''Oh, suvvia... sono sicura che troverai qualcun'altra con cui spassartela; la fuori è pieno di cavie.'' Aveva iniziato (T/N), cercando di rassicurare l'amico sul fatto che non sarebbe rimasto solo, fallendo miseramente, dato che in risposta ottenne un'occhiata omicida: Yahiko sapeva dove (T/N) stava per andare a parare, la conosceva fin troppo bene.
La ragazza roteò gli occhi (C/O) al soffitto e brontolò tra sé, sempre più indispettita dalla rassegnazione e pigrizia dell'amico che pareva non volersi rimettere in gioco, non riusciva, nonostante ormai fossero passati mesi, a lasciarsi alle spalle Konan; se solo la (mora/bionda/rossa...) avesse saputo il vero motivo per cui il ragazzo non era interessato a interagire con il sesso opposto...
Yahiko lo sapeva che avrebbe potuto trovare facilmente un'altra ragazza, anche più di una, ma nessuna sarebbe stata capace di prendere il posto di (T/N) nel suo cuore.
Al ragazzo non gli erano mai interessate le scappatelle, non era il tipo da una trombata e via e, soprattutto, non voleva più mentire e prendersi gioco di nessuna emotivamente; i sensi di colpa nei confronti della ex, invece di alleviarsi, si facevano sempre più pesanti.
''Tsk... pensare che avevo deciso di farlo proprio per lei.'' Aveva risposto, indispettito e lievemente malinconico al ricordo di quando aveva prenotato la seduta dal piercer con Konan, appena una settimana prima della rottura.
Erano anni che il ragazzo teneva soppressi i suoi sentimenti per l'amica, per tanti, troppi motivi.
Yahiko era sempre stato un ragazzo discreto, timido, introverso, amichevole e solare, disponibile, solo con chi se lo meritava; il suo cerchio di amicizie, durante il corso degli anni, si era parecchio rimpicciolito ed era, per la maggiore, limitato a persone che avevano in comune con lui la passione per la musica metal e l'horror.
Finite le scuole, il rosso, aveva iniziato a lavorare come barista in un pub della città, nel quale, ogni tanto, si esibiva con la sua band amatoriale, gli Akatsuki.
Era soddisfatto del suo lavoro, della sua vita in generale, non aveva chissà quali grandi aspirazioni, se non il sogno, che sapeva fosse quasi del tutto irrealizzabile, di diventare famoso.
Ciò che gli mancava per essere davvero felice e soddisfatto della sua vita era (T/N), o, meglio, il suo amore: un'utopia, impossibile; diventare famoso a confronto era fattibile, realizzabile.
Se in tutti quegli anni di amicizia e amore incorrisposto, Yahiko non aveva mai dichiarato, seppur il pensiero gli affiorasse al cervello sempre più spesso, i suoi sentimenti nei confronti della migliore amica era perchè era sicuro che lei non ricambiasse minimamente: se (T/N) avesse provato per lui qualcosa di più che una grande amicizia, se ne sarebbe accorto già da tempo, ma era sempre stato chiaro che più di quello, da parte di lei, non c'era.
Seppur l'amasse e avrebbe fatto di tutto per renderla felice, non voleva averla senza amore, senza che i suoi sentimenti fossero corrisposti; aveva provato sulla sua stessa pelle cosa voleva dire stare con una persona di cui non si è innamorati e non voleva rivivere di nuovo questa vile menzogna.
Piuttosto che perderla, preferiva seppellire il suo amore e averla al suo fianco solo come amica.
Yahiko non era nemmeno sicuro se (T/N) fosse in grado di amare; lui di storie ne aveva avuta solo una e aveva creduto di essere stato innamorato di Konan, era certo di amare la migliore amica, la quale invece, seppur di relazioni ne avesse avute parecchie, non aveva mai espresso amore per nessuno.
La (mora/bionda/ rossa...) era impenetrabile emotivamente; in adolescenza la ragazza aveva sviluppato un bel caratterino, si era fatta una reputazione e tutti la conoscevano per tale.
Al contrario di Pain, che aveva costruito un personaggio pubblico intorno al suo aspetto, (T/N), aveva sviluppato la sua reputazione intorno al suo carattere, rimanendo vera dinanzi agli altri e sè stessa.
Crescendo (T/N) era diventata oggettivamente bella e stronza, tanto bella quanto stronza.
Era stata una delle ragazze più popolari della scuola e veniva ammirata e odiata al tempo stesso.
Non era una persona cattiva, tutt'altro, era sempre stata una ragazza allegra e spontanea, facilmente approcciabile, disponibile e paziente, intelligente, ma tal volte fin troppo schietta e ipercritica, aggressiva quando qualcuno provava a invalidare la sua opinione o tentare di sottometterla, sopprimere il suo essere.
Seppur sempre circondata da persone, ammiratori e spasimanti, di amicizie vere ne aveva solo una, Yahiko, il solo e unico ragazzo che le era sempre stato vicino e non ci aveva mai provato con lei in anni di amicizia, dimostrandosi davvero di essere degno di essere il suo migliore amico.
(T/N) non aveva mai avuto un gran interesse nelle relazioni, non sotto l'aspetto emotivo: tutti i ragazzi che aveva avuto, di cui aveva persino perso il conto, non erano stato altro che passatempi, persone con cui aveva fatto esperienze, con cui si era divertita, con cui aveva avuto rapporti intimi, ma a livello emotivo, da parte sua, non c'era mai stato amore.
La ragazza non si era mai innamorata e la cosa non le aveva mai dato alcun fastidio, anzi, era sollevata dal fatto di non essere una di quelle ragazze che si innamora del primo ragazzo che le da un minimo di attenzioni; lei di attenzioni, ne aveva ricevute parecchie e da molti, eppure questo non era mai bastato per farle battere il cuore.
(T/N) era bella, stronza e spezza cuori e, Yahiko, piuttosto che essere rifiutato e allontanato con il cuore in frantumi, preferiva amarla incondizionatamente da amico.
Il ragazzo aveva messo da parte il suo orgoglio e la sua gelosia davanti a qualsiasi relazione dell'amica, aveva accettato ognuno dei suoi innumerevoli effimeri fidanzati, con la consapevolezza che non sarebbero stati in grado di rimanere a lungo al fianco di (T/N), incapaci di entrale nel cuore; se durante quegli anni, Yahiko, non aveva commesso pazzie per amore, era solo stato perchè aveva sempre avuto la sicurezza che, nessuno sarebbe mai stato di avere un grande impatto nella vita della ragazza in grado di sconvolgerla.
Yahiko si era mosso di scatto verso (T/N), dopo un attimo di apparente silenzio e calma, destabilizzando la ragazza che, subito, aveva cercato di fare resistenza e allontanarsi dall'amico o, meglio, dalla lingua che il ragazzo aveva appena lasciato fuoriuscire dalle labbra.
''N-no! Non provare a sfiorarmi con la tua linguetta viscida!'' Aveva gracchiato, in un urletto, cercando invano di ribellarsi, strattonando con violenza il braccio, non volendo alcun contatto umido con la lingua trafitta dell'amico.
Il pel di carota aveva tentato di immobilizzarla, sfruttando la sua forza fisica: era riuscito ad afferrarle un braccio, bloccandoglielo a lato del corpo; la ragazza si dimenava con irruenza, scalciando e cercando di liberarsi dalla presa dell'amico.
''Lo so che sei la prima a volerla provare.'' Aveva risposto, in maniera scherzosa, Yahiko, muovendo la lingua appuntita avanti e indietro, sempre più vicina alla faccia di (T/N) che, tesa, con il tempo, ormai, agli sgoccioli, aveva ben pensato di iniziare a colpire il ragazzo con l'altra mano libera che, però, velocemente, ancora prima di un possibile attacco, venne catturata.
Pain aveva detto quella frase per scherzare, ovviamente, ma c'era un nonché di veritiero dietro a quelle parole: (T/N) non l'avrebbe mai ammesso, anzi, al pensiero quasi si schifava perché -diamine- Yahiko era il suo migliore amico, ma un pensierino su quella lingua e quel piercing se l'era fatto.
Insomma, da adolescente in piena tempesta ormonale era chiaro che volesse sperimentare il piacere che quel muscolo caldo e umido poteva procurarle tra le gambe; da quello che aveva sentito dire il piercing alla lingua rendeva le cose ancor più interessanti e piacevoli, perciò era chiaro, palese, normale, che la sua mente eccitata avesse subito immaginato come sarebbe stato avere tra le gambe la lingua di Yahiko, il suo migliore amico.
Lui, a sua volta, fremeva nel compiere davvero qualche gesto azzardato, dettato dall'attrazione per (T/N), e di rendere reali, palpabili, le fantasie di entrambi.
Il solo sfiorarla suscitava in lui pensieri e sensazioni contrastanti: le farfalle si spostavano, come imbizzarrite, dallo stomaco alle sue parti intime, mandandolo più in tilt di quanto già non fosse.
(S)fortunatamente per lui era raro che avesse contatti fisici: nonostante non desiderasse altro che stringerla a sé, era un bene che non si scambiassero spesso gesti affettuosi, altrimenti, probabilmente, il suo amore segreto sarebbe venuto alla luce già da tempo.
Non era facile per lui tener oppressi i suoi sentimenti, eppure non riusciva a far a meno di stuzzicare l'amica con quelle battutine a sfondo sessuale che mettevano a rischio la sua stessa copertura: sì, era un idiota masochista codardo.
(T/N) si dimenava freneticamente, cercando di evadere dalla stretta salda di Yahiko sui suoi polsi, senza ottenere nulla, se non far cigolare e scricchiolare continuamente le povere doghe marce di quel povero letto: la struttura di quel mobile pareva di aver incassato parecchi colpi.
''Yahiko! L-lasciami!'' Aveva protestato, di nuovo, la ragazza, preoccupata di sperimentare anche solo tramite una veloce leccatina sulla mano una sorta di piacere che, poi, sarebbe sfociato in altrettanta curiosità di voler provare quella lingua altrove.
Il ragazzo aveva ridacchiato avidamente, assottigliando lo sguardo, facendo sparire le iridi nocciola in una sottile fessura, osservando, sadicamente, la ragazza affannarsi per liberarsi dalla sua presa.
Internamente stava lottando: i muscoli del suo corpo avrebbero voluto contrarsi, intrappolarla tra le sue braccia, mentre il suo cervello gli consigliava, se non voleva rendere la situazione ancor più complicata da gestire, di lasciarla andare il prima possibile, prima che potesse cambiare idea e compiere qualche gesto avventato.
Nel momento di debolezza mentale, di indecisione, (T/N) lo aveva fregato, prendendo il sopravvento: con tutta la forza che aveva avuto in corpo, facendo forza con gli avanbracci, aveva spinto verso l'alto, destabilizzando il ragazzo sopra di lei che aveva appena barcollato da lato a lato: aveva fatto resistenza, i muscoli delle sue braccia si erano tesi, le vene scure e spesse erano divenute ancor più evidenti, visibile tramite la pelle chiara e lentigginosa.
La ragazza aveva emesso uno sbuffo di fatica, i capelli (biondi/mori/rossi...) erano scompigliati sul viso, compromettendole la vista.
Con un'espressione crucciata in volto, affaticata, ma imperterrita nel riuscire a liberarsi, non intendendo essere più la vittima sottomessa all'amico, con un ultimo sforzo, un colpo di bacino, era riuscita a prendere dominio.
Le ginocchia di Yahiko avevano ceduto, sprofondando nel materasso molle, aveva perso del tutto la stabilità ed era barcollato verso la parte del letto sulla quale prima era, tranquillamente, sdraiato, ritrovandosi nella posizione originaria.
Irrigidì i muscoli e trattenne il fiato, in difficoltà, quando si ritrovò a cavalcioni, seduta sopra il suo bacino, (T/N).
Respirava affannosamente, con la testa a penzoloni, i capelli (C/C) scompigliati davanti al viso, nascondendolo, le braccia tese in avanti che, tremanti, facevano ancora forza.
Le dita esili e sottili di lei, erano intricate, in una presa ferrea, tra quelle di lui, spingendogli il dorso della mano contro il materasso.
''Ho vinto io, Koko.'' Ridacchiò in affanno, beffarda, soddisfatta di essere lei ora a dominare dall'alto, di aver sottomesso l'amico, oggettivamente più robusto e forte di lei.
Seguì qualche istante di silenzio, in cui solo il sottofondo musicale era appena percepibile, mischiato al respiro accelerato di (T/N), che Yahiko stava ascoltando con attenzione, analizzandolo come se fosse un testo di una canzone.
Ci fu un breve scambio di sguardi, un momento in cui il nocciola si mischiò con il (C/O), fu un effimero istante di connessione, in cui entrambi si osservarono con un'espressione statica, a tratti confusa sul perché da un momento all'altro tutto si fosse zittito, fosse divenuto così scomodo.
Eppure non avevano motivo per essere divenuti, d'un tratto, così seri e impacciati, rigidi, confusi dal non avere un motivo per esserlo; stavano giocando fino a qualche istante fa, ma non appena il gioco era finito e si erano tranquillizzati, l'adrenalina era scesa, la stupidità sparita, tutto era divenuto, d'un tratto, strano, scomodo, sbagliato.
I loro corpi premuti così, l'uno sull'altro, senza alcuna apparente malizia e fine, era destabilizzante, immorale nei confronti della loro amicizia.
A mettere fine a quel momento di angosciante scomodo silenzio, che aveva rovinato l'attimo di gioco, anche questo ormai finito, fu lo squillare del cellulare di (T/N), fuoriuscito dalla tasca posteriore dei suoi jeans poco prima, mentre, come una furia implacabile, si dimenava per la libertà.
Il telefono squillava, vibrando, sul letto, il display illuminato, mostrava, in caratteri cubitali, il nome della persona che stava cercando (T/N) e che aveva interrotto il loro momento di intimità, di unione, di confronto, di una possibilità.
La ragazza di scatto, aveva voltato la testa a lato, mentre lui era rimasto a osservarla in adorazione, perchè la venerava, seppur stesse provando anche un grande fastidio, disdegno nei confronti di lei e di chi la stava chiamando, persona che in un istante aveva catturato l'attenzione di (T/N), allontanandola da lui in maniera così brusca.
''Yahiko lasciami.'' Questa volta nel tono di voce di (T/N) non c'era alcuna traccia di giocosità, ne tantomeno (T/N) stava formulando una domanda, lo stava ordinando; l'espressione sul suo viso si era fatta truce: le labbra erano tese, le sopracciglia aggrottate, gli occhi si erano incupiti.
Il ragazzo non aveva intenzione di obbedire e, questa volta, dato che non si stava più giocando, non si sarebbe distratto facilmente, ne si sarebbe affidato solo alla sua forza fisica per impedire all'amica di rispondere al telefono.
Anche Pain era divenuto serio e dall'espressione sul suo volto si notava che era infastidito dalla situazione.
Nessuno dei due, per ora, si era, però mosso: lui non aveva mollato la presa e lei non aveva ancora tentato di sfuggirne, dimenandosi.
La (mora/bionda/rossa...) seduta sull'addome dell'amico, che aveva tenuto lo sguardo fisso sul telefono a pochi centimetri da lei, che vibrava sul letto, si voltò di scatto verso il ragazzo, non appena l'apparecchio aveva smesso di suonare.
Ma, chi la stava chiamando, non aveva intenzione di smettere di disturbare il loro pomeriggio, perchè pochi secondi dopo alla prima chiamata senza risposta, ne era subito seguita un'altra.
Hidan stava cercando (T/N) e non avrebbe smesso di chiamare fino a quando non gli avrebbe risposto o non l'avesse trovata; era questione di minuti prima che anche Yahiko iniziasse a ricevere messaggi e chiamate dal medesimo.
Hidan era il ragazzo, o forse ex ragazzo in quel momento, di (T/N); la loro relazione era indefinibile, un continuo tira e molla, un perenne litigio, una guerra senza tregua, senza un reale e possibile, lieto fine.
I due non erano fatti per stare insieme, ma sembrava che non riuscissero a stare separati, uno dei due cedeva sempre e tornava indietro tra le braccia dell'altro che, puntualmente, lo riaccoglieva a braccia aperte, dimenticandosi, momentaneamente, di quanto male si fossero fatti, si facevano e si sarebbero fatti, continuando a vivere in quel circolo vizioso.
Yahiko aveva accettato tutti i ragazzi di (T/N), ma Hidan, lui, no; a differenza degli altri ragazzi con cui l'amica aveva avuto delle storie, che erano iniziate e finite in breve tempo e senza troppi drammi e danni a discapito della giovane, quest'ultimo, ne aveva combinate di tutti i colori e, lei, nonostante tutto, continuava a volerlo e a riprenderselo.
Hidan era un bello stronzo, bello quanto stronzo, un narcisista ammaliante, con problemi di rabbia e vittimismo.
Al pel di carota non era mai piaciuto, quel ragazzo creava solo problemi, metteva sempre zizzania tra le persone per un motivo o per l'altro ed era pericoloso, era violento e incapace di trattenersi nel fare casino; l'unica qualità buona di Hidan, oltre la bellezza eterea, che ammaliante, dietro la quale si celava il suo laido essere, era la sua bravura alla batteria.
Se Hidan era nel circolo di amicizie di Pain e nella sua band, era solo perchè nessun altro, meglio di lui, in città, sapeva suonare lo strumento musicale tanto bene; se fosse stato possibile sostituirlo, i membri dell'Akatsuki lo avrebbero già fatto da tempo.
Eppure Hidan piaceva, faceva impazzire le ragazze con la sua bellezza albina, il fascino del cattivo ragazzo, del delinquente; purtroppo anche (T/N) era finita nella trappola del bello e impossibile e non era mai stata in grado di uscirne.
L'amico, che tanto la stimava per la sua forte personalità, per il suo buon senso e principi, ci era rimasto davvero male quando aveva capito che i due si erano iniziati a frequentare, aveva creduto, scioccamente, che la ragazza una volta avuto un assaggio dell'essenza di Hidan, lo avrebbe lasciato e non ci avrebbe più avuto a che fare ma, invece, (T/N) sembrava aver perso le capacità di intendere e di volere da quando lo aveva conosciuto e non riusciva a dire basta a quella relazione malsana, nemmeno due anni di tira e molla.
A (T/N) piaceva Hidan perchè le teneva testa, gli altri ragazzi che aveva frequentato, in un modo o nell'altro, per un motivo o un altro, a una certa non le davano più stimoli, non le trasmettevano più niente, oppure si sottomettevano o fuggivano, intimoriti, dinanzi al suo carattere forte e, a tratti irremovibile.
L'albino, invece, era un'altra testa dura, indomabile e bellicoso, si faceva strada alzando la voce o le mani, quando il suo fascino non bastava.
Hidan diceva di amarla, di amarla da impazzire, tanto che quando stavano separati era ancora più ingestibile del normale, diceva che lei era l'unica persona che davvero lo conosceva e lo capiva e lo accettava e che, anche se litigavano, spesso anche per piccolezze, e tante volte avevano idee discordanti, erano destinati a stare insieme, perchè lei era l'unica che lo rendeva una persona migliore.
Tutte cazzate: Hidan non sapeva cosa era l'amore, la sua era ossessione e stare con (T/N) non lo rendeva affatto un bravo ragazzo, anzi, la loro relazione era deteriorante per entrambi.
A Yahiko non era piaciuto l'effetto che -l'amico- aveva avuto sulla ragazza, aveva tirato fuori il peggio di lei, l'aveva resa aggressiva e impaziente, gelosa, possessiva, incapace di stare da sola, lontana per troppo tempo da lui.
Sin da subito aveva cercato di avvisarla che frequentarsi con il batterista sarebbe stata una pessima idea, tutti conoscevano la sua reputazione, ma non c'era stato verso di convincerla: Hidan era come una calamità, non c'era ragazza in grado di resistergli.
Peccato che la (mora/bionda/rosa...) non era una qualsiasi ragazza, era la migliore amica e amore segreto di Pain, il che aveva causato un sacco di attriti tra i tre; a un certo punto, Yahiko, aveva dovuto mandare giù il disdegno e la gelosia, il ribrezzo, e non mettere più parola nella relazione tossica dei due, per evitare di perdere la persona a lui più cara.
La sua accondiscendenza e passività, la sua calma, pazienza, però avevano un limite che (T/N) e Hidan erano sempre più vicini al superare.
La ragazza aveva iniziato a dimenarsi, furiosa, cercando di liberarsi, di nuovo, dalla presa ferrea dell'amico che, questa volta, prepotente, non aveva intenzione di dargliela vinta.
Quando si trattava di Hidan, (T/N) diventava un'altra persona, la sua personalità cambiava del tutto: impazziva, i suoi ragionamenti, le sue azioni, non avevano più un filo logico, erano caos, non le si poteva dire niente, non ragionava più oggettivamente, era dipendente dalla tossicità di quella relazione instabile che, di positivo, non aveva assolutamente nulla.
Avevano litigato, per l'ennesima volta, per una sciocchezza, scenate di gelosie per nonnulla, erano giorni che non si parlavano e questa volta era toccato a Hidan di mettere da parte l'orgoglio e cedere per primo, a cercarla.
Lei si era rifugiata dal migliore amico per trovare serenità mentale e svagarsi, rilassarsi, non aveva nemmeno accennato la situazione al ragazzo e lui non aveva fatto domande al riguardo.
(T/N) non si aspettava che il suo migliore amico si opponesse con insistenza a una questione alla quale da tempo non si era più permesso di impicciarsi.
Era raro che Yahiko prendesse decisioni così drastiche, che si impuntasse così tanto su qualcosa e, quando capitava, le conseguenze erano sempre parecchio importanti; un campanello di allarme si accese nel cervello di (T/N), allarme che, però, era stato totalmente ignorato, sovrastato dalle sue urla tedianti.
''Lasciami andare! Fammi rispondere al telefono!'' Aveva sbraitato, già affannata, quando la suoneria del telefono era ripartita per la terza volta di fila.
Di nuovo, il suo ordine, la sua lamentela, non era stato eseguito, ascoltato.
(T/N) tirava per allontanarsi, Yahiko la tratteneva per i polsi, cercando di avvicinarla il più possibile a sè, se l'avesse lasciata andare sarebbe fuggita da lui, sarebbe corsa tra le braccia di Hidan, abbandonando un posto sicuro, una persona che la amava e l'adorava da anni, per un ragazzo che non stava facendo altro che prosciugarla di ogni sua energia e della sua sanità mentale.
Per fortuna che (T/N) non aveva mai espresso il suo amore nei confronti di Hidan (uno dei tanti motivi per il quale più e più volte i due avevano litigato), per fortuna che, nonostante fosse succube del suo narcisismo, la ragazza non aveva perso la sua integrità emotiva.
Yahiko credeva ci fossero ancora speranze di salvezza, ma ormai era palese che, da sola, non sarebbe mai riuscita ad allontanarsi dall'albino: si sentiva, da migliore amico, in dovere di aiutarla, di liberarla, non riusciva più a vederla in quella situazione degradante che la stava annientando.
I loro corpi facevano attrito l'uno sull'altro, nel tentativo disperato di dimenarsi e fuggire dalla presa salda di Yahiko, (T/N) cercava di muoversi, allontanarsi, con la parte bassa del corpo, dato che le sue braccia erano bloccate, non le rimaneva altro che muovere gambe e bacino.
Il letto non era dalla sua parte: il materasso era troppo mollo, le sue ginocchia sprofondavano, non aveva stabilità, non riusciva a sollevarsi, più si muoveva più era instabile, rischiava di cadere, ma neppure la caduta era contemplata, perché il ragazzo la sorreggeva con forza, non dandole possibilità di fuga.
Dal basso, sdraiato con le braccia protese verso di lei, Yahiko la guardava struggersi passivamente, incapace di accettare questa versione difettosa della sua migliore amica.
La amava genuinamente e voleva vederla felice, più di qualsiasi altra cosa, tanto che aveva annullato qualsiasi pretesa nei suoi confronti pur di non perderla, ma adesso non se la sentiva più di rimanere impassibile dinanzi a questa relazione abusiva che aveva con Hidan, incapace di darle serenità.
Avrebbe preferito soffrire del suo amore non corrisposto sapendola innamorata e felice con un altro, che in una relazione ossessiva e tossica con una persona che nemmeno amava e nemmeno si meritava il suo affetto.
Yahiko si irrigidì, i muscoli del suo corpo si tesero, in sgomento: (T/N) stava facendo troppa pressione, faceva troppa frizione sul suo bassoventre.
Questo non era il momento di distrarsi, ne tantomeno di avere un'erezione, eppure il suo corpo non poteva trattenersi e non rispondere agli stimoli esterni in maniera più che lecita, naturale.
Il ragazzo stava cercando di rimanere concentrato e impassibile, di focalizzarsi sul continuare a trattenere l'amica, al non lasciarla libera di muoversi fino a quando non si sarebbe arresa, o per lo meno calmata, o il telefono non avesse smesso di squillare.
(T/N), seppur affaticata, pareva non voler cedere, in balia dell'ira, imperterrita, avrebbe continuato a lottare per la libertà; i polsi, stretti tra le mani del ragazzo, iniziavano davvero a farle male e più strattonava più la presa di Yahiko si faceva oppressiva.
''Adesso ti tiro una testata!'' Aveva annunciato, scioccamente, senza pensare che, forse, se non avesse detto ad alta voce il suo disperato intento, magari avrebbe avuto una minima possibilità di successo.
Con le braccia tese in avanti, aveva allontanato da Yahiko, il più possibile, il suo corpo, sfruttando la presa salda che il ragazzo aveva sui suoi polsi per non cadere all'indietro.
Una volta raggiunto il limite di estensione dei suoi arti, con una spinta di bacino, aveva spinto tutto il suo peso in avanti, sfruttando la forza di gravità, con la convinzione che l'impatto che il suo corpo avrebbe avuto contro quello di Yahiko, gli avrebbe fatto abbastanza male e, in tal caso, avrebbe avuto una possibilità di fuga dalla sua presa ferrea.
Così, la (mora/bionda/rossa...), dopo essersi annunciata, aveva, letteralmente, catapultato, abbandonato, tutto il suo peso in avanti, crollando addosso all'amico che, però, prontamente, aveva flesso gli avanbracci ed era stato in grado di frenare la caduta in avanti, a peso morto, della ragazza che, al seguito dell'ennesimo fallimento, si era adirata ancor di più.
Gli occhi (C/O) erano sgranati e iniettati di rancore, i capelli scompigliati sul suo viso appena madido di sudore, le labbra erano tese, inarcate verso il basso in una smorfia iraconda.
Respirava affannata, il petto si alzava e abbassava ritmicamente, seguendo il ritmo accelerato del suo respiro gravoso.
Guardava, dall'alto, l'amico, i loro visi a pochi centimetri di distanza, i loro corpi separati dalla forza di Yahiko, dalle sue braccia che intrappolavano e sorreggevano la ragazza, impedendole di compiere qualsiasi tipo di azione che le avrebbe permesso la fuga.
A cavalcioni su di lui, con la schiena tesa, gli avanbracci bloccati davanti al petto, (T/N), a questo punto, non poteva far altro che fissare, inerme, con rabbia, il ragazzo sotto lei.
Il rosso la guardava, a sua volta, dal basso, stabile, impassibile, dominante seppur la sua posizione fosse passiva.
In quel momento di calma apparente, con il solo squillare del telefono, a spezzare il silenzio, a creare un sottofondo a quell'attimo di tregua, di astio, Yahiko si era distratto, incapace di non perdersi all'ammirare la ragazza sopra di lui.
Non erano mai stati così a stretto contatto per un periodo di tempo così prolungato, certo, la situazione non era delle migliori, ma le sensazioni fisiche ed emotive che quel contatto stavano procurando al giovane innamorato erano rare e inebrianti.
Nel momento in cui Yahiko aveva abbassato la guardia, si era incantato a venerare l'amica, qualcosa nei suoi pantaloni si stava levando.
Si rese conto che l'erezione che aveva soppresso fino a quel momento si era ormai palesata, quando l'espressione sul viso di (T/N) era passata dall'essere rabbiosa a turbata, imbarazzata.
La ragazza aveva percepito, gradualmente, qualcosa premerle sempre con più vigore il basso ventre, ci aveva messo qualche istante, confusa, a capire che cosa stesse premendo sulla zona più bassa del suo addome; si era ricordata, a scoppio ritardato, che il suo migliore amico era un uomo e che, anche lui, era dotato di un pene che, occasionalmente e se sollecitato, poteva elevarsi e inturgidirsi.
Se Yahiko avesse avuto un erezione in un momento di gioco, come quello di pochi minuti fa, la ragazza sarebbe scoppiata a ridere e avrebbe iniziato a prendere in giro l'amico, senza dare troppo peso al perchè e alle dinamiche che avevano portato il ragazzo ad avere il pene eretto; avrebbe semplicemente sviato l'imbarazzo, giustificando l'erezione come una naturale conseguenza di uno stretto contatto fisico, alla concretezza del fatto che gli uomini si eccitano con un non nulla e che, spesso e volentieri, hanno erezioni nei momenti meno opportuni e sono legate esclusivamente a normali meccanismi fisiologici e ormonali.
Il fatto che, però il ragazzo, avesse avuto un'erezione in un momento del genere, durante un diverbio, uno scontro fisico, l'aveva un attimo impressionata; un secondo campanello di allarme le aveva risuonato in testa e, questa volta, era riuscito a coglierlo e aveva iniziato a fare i conti con i dati che aveva raccolto nel tempo, ma a cui non aveva dato peso fino a ora.
Yahiko era attratto da lei? (T/N) aveva sempre considerato il rosso come il suo migliore amico, non come un uomo, non come qualcuno che avesse potuto avere un qualsiasi tipo di interesse sessuale e/o emotivo nei suoi confronti.
Lei non aveva mai avuto alcun tipo di interesse nei confronti del migliore amico, sì, aveva avuto dei pensieri a sfondo sessuale riguardanti la lingua trafitta dal piercing di Yahiko, ma si erano limitati all'oggetto fonte di piacere, le sue fantasie non si erano mai ampliate e non avevano mai avuto come soggetto di principale interesse lui, come uomo.
Eppure, adesso che era coricata a cavalcioni su di lui, con la sua erezione turgida che le puntellava il basso ventre, a pochi centimetri dal suo volto, a osservarlo da vicino, con un interesse diverso nei suoi confronti, aveva iniziato a rivedere le sue fantasie erotiche.
''Non ho intenzione di lasciarti andare.'' Yahiko aveva spezzato il silenzio, cercando di non dar a vedere l'imbarazzo, di non dar troppo peso al fatto che gli fosse venuto duro.
I suoi occhi color nocciola, delineati malamente dalla matita nera, erano puntati, fissi, carichi di fermezza, in quelli (C/O) di (T/N) che, persa nei suoi pensieri, aveva, ora, un'espressione più neutra in volto, tutta la rabbia e la tensione, poi la confusione e lo sgomento, non avevano lasciato tracce sul suo viso.
''Allora non lasciarmi.'' Aveva sussurrato lei, in risposta, fievolmente, esprimendo di essere più che d'accordo con l'affermazione dell'amico, ordinandogli passivamente, di non lasciarla andare.
(T/N) non aveva più intenzione di liberarsi dalla presa dell'amico, l'interesse nel raggiungere il telefono squillante a pochi centimetri da lei, abbandonato sul letto, era svanito; la suoneria assillante e ripetitiva aveva preso posto alla musica aggressiva di poco fa, divenendo un trascurabile suono di sottofondo.
Le parole di concordanza della ragazza, il suo sguardo allettante, avevano disorientato per un istante Yahiko che, anzitutto, non si sarebbe mai aspettato un riscontro del genere e, soprattutto, si stava chiedendo che cosa sarebbe successo ora, che cosa avrebbe dovuto fare o dire, se spettava a lui fare o dire, effettivamente, qualcosa o se doveva rimanere in balia del momento, della confusione e aspettare che fosse (T/N) a decidere come fosse meglio procedere.
Il suo cervello era in tilt: le sue fantasie con la migliore amica credeva che sarebbero sempre e solo rimaste tali, si era ormai da anni rassegnato al fatto che non l'avrebbe mai avuta, eppure in quel momento sembrava che le sue convinzioni non fossero mai state valide, perchè in quel preciso istante, sembrava che ciò che aveva sempre e solo potuto sognare di fare, di avere, fosse possibile.
Aveva iniziato a giocherellare con la pallina del piercing, premendo la lingua trafitta contro il palato, sfregando la rotondità metallica contro i denti, dissimulando la tensione che l'aveva pervaso, annientando qualsiasi sua capacità mobile e cognitiva.
''Visto che sono la tua migliore amica mi spetta il diritto di essere la tua prima cavia, no?'' Aveva detto (T/N), alludendo al discorso che poco tempo prima avevano avuto, scherzosamente, riguardo al piercing alla lingua dell'altro che, tanto aveva insistito nel volergliela far provare sempre -scherzando-.
La ragazza, poi, aveva cercato di sporsi un po' più in avanti, per avvicinarsi di più al viso dell'amico, ma aveva trovato resistenza da parte dell'altro che, di rimando, aveva affossato la nuca nel cuscino, distanziandosi di pochi millimetri da (T/N), incerto sul da farsi, incredulo dinanzi a ciò che stava vivendo; non voleva rifiutarla, assolutamente, non desiderava altro che lei, ma temeva che lo stesse prendendo in giro, che in qualche modo stesse cercando di raggirarlo, che non appena avesse abbassato la guardia e si fosse fidato a lasciarla libera di muoversi, lei se ne sarebbe andata, sarebbe corsa da Hidan.
I suoi timori erano più che fondati, d'altronde perchè proprio ora (T/N) aveva deciso che voleva avere un rapporto sessuale con lui, perchè non prima, perchè non aveva deciso di prendere sul serio gli scherzi di Yahiko ed essere la sua prima cavia prima, perchè ora, se in testa aveva Hidan e stava smattando per lui?
Forse era perchè si era resa conto adesso, dato che la sua erezione la stava puntellando in questo momento, che lui era attratto da lei e viceversa, forse non si era mai approcciata a lui prima perchè aveva sempre creduto che i suoi scherzi a sfondo sessuale fossero sempre e solo stati tali e non avessero realmente un doppio senso e fine e, forse, Hidan era molto meno importante del suo migliore amico.
Ma i ma, i forse, i se, non importavano, non avrebbero portato a nulla di concreto, non servivano a niente in quel momento, se non a creare dubbi e, soprattutto, distacco: continuare a rimuginare e non cogliere l'attimo, non gli avrebbero portato a nulla di buono, senza se, forse e ma.
Le aveva lasciato andare i polsi, finalmente, aveva liberato le esili braccia di (T/N) dalla morsa che erano state le sue mani; fu un vero sollievo per la ragazza che aveva percepito le giunture quasi cedere sotto la pressione delle dita di Yahiko.
Si era, poi, piano, senza compiere movimenti bruschi, aggiustata meglio sul grembo dell'altro, premendo il bacino contro la durezza sotto di lei, sfregando appena contro di essa.
Di nuovo, si era sporta in avanti con il viso, cercando di avvicinarsi a quello del ragazzo che, questa volta, non si tirò indietro, ma lasciò azzerare le distanze tra le loro labbra.
(T/N) aveva schiuso appena la bocca, sfiorando le sporgenze metalliche ai lati del labbro inferiore di lui.
Yahiko, di rimando, aveva aperto la bocca quanto bastava per farne uscire la punta della lingua, seguita dal piercing che la trafiggeva, accarezzando lentamente le labbra della ragazza, prima di intrufolarsi tra di esse.
Il loro primo bacio fu lungo e pacato, non invadente e per nulla aggressivo; seppur il desiderio di Yahiko stesse avendo sfogo solo ora, dopo anni di repressione, non aveva intenzione di essere affrettato, voleva godersi con calma l'esperienza, voleva far durare quel momento il più a lungo possibile.
La pallina del piercing scivolava tra le labbra di (T/N) e la sua lingua, accarezzandone dolcemente la superficie, gli snake bites ai lati delle labbro inferiore del ragazzo erano un interessante intralcio.
Avevano interrotto il lungo e dolce bacio solo per riprendere fiato, con gli occhi socchiusi avevano sbirciato l'espressione del viso l'una dell'altro: con quel flebile sguardo di intesa, dopo il primo bacio conoscitivo, di intesa, i complici, avevano acconsentito al cominciare a fare sul serio.
(T/N) si era avventata con foga sul ragazzo, baciandolo con passione e trasporto, spingendosi il più possibile contro il suo corpo, sfregando le sue parti intime, ancora intrappolate dal tessuto dei vestiti, contro quelle dell'altro che, già da tempo, supplicavano di essere liberate.
Gli aveva accarezzato il volto celermente, intrufolando, poi, le dita tra la chioma folta e scompigliata, aggrappandosi alle ciocche ramate con forza; ironico come, fino a qualche istante prima, la (mora/bionda/rossa...) voleva prendere il più possibile le distanze da Yahiko che l'aveva trattenuta a sè presuntuosamente, mentre ora era lei quella avvinghiata a lui, impedendogli di fuggire dalle sue grinfie.
Yahiko aveva tracciato con le mani la circonferenza delle cosce della ragazza, fermandosi, poi, sui glutei, afferrandoli con bramosia, affondando le dita più che poteva nei jeans, sollecitando la ragazza a muovere di più il bacino, a sfregarsi di più contro di lui, a torturarlo ancora un po' con l'attrito dei loro vestiti.
(T/N) aveva esalato un sospiro di compiacimento tra le labbra del ragazzo, bramando sempre di più di lui; mai si sarebbe immaginata di desiderare tanto di far sesso con il suo migliore amico, ormai era totalmente coinvolta e sedotta dalle capacità del ragazzo e delle meraviglie che la sua lingua le avrebbe fatto provare.
Fugace, con uno scatto, aveva scavalcato il ragazzo e si era tirata in piedi; le sue gambe erano atrofizzate e faticava a star eretta dopo tutto quel tempo passata rannicchiata, a cavalcioni, con le ginocchia piegate, sull'altro.
Velocemente, si era slacciata i pantaloni e se li era sfilati, insieme all'intimo, liberando la sua intimità e lasciando respirare parte del suo corpo accaldato.
Yahiko aveva, frettolosamente, avuto la possibilità di scorgere il corpo nudo di (T/N), aveva visto appena, di soppiatto, le sue gambe nude, non aveva nemmeno avuto il tempo di rendersi conto che si era allontanata da lui, tolta la parte inferiore dei vestiti e che fosse nuda, che se l'era ritrovata, di nuovo addosso.
Questa volta, però, il dolce peso di (T/N), non era ben distribuito sul corpo del ragazzo, bensì Yahiko si ritrovò il viso incastrato tra le cosce dell'amica che aveva ben deciso di sedersi sulla sua faccia e lo guardava, dall'alto, con le braccia tese, le mani strette sulla testiera del letto, dominante.
A malapena respirava incastrato tra le gambe della ragazza, ma quel poco che riusciva a inspirare era inebriante, prelibato, più di quanto potesse desiderare.
Aveva affondato, finalmente, le dita nella carne morbida delle natiche, ora libere, di (T/N), tenendola ben ferma, perchè seppur fosse stata lei ad averlo intrappolato questa volta, da lì, a poco, non sarebbe riuscita a stare immobile, a resistere al piacere.
La punta del naso del ragazzo si era già inumidita di umori, ancor prima di infilare la lingua tra la polpa succosa, le sue labbra avevano già avuto un assaggio dell'essenza di (T/N).
Aveva inspirato profondamente, riempiendosi i polmoni di aria e inebriandosi del profumo che la ragazza emanava, prima di iniziare a darle piacere, prima di mettere alla prova la sua cavia.
Di nuovo, la lingua trafitta, si era fatta spazio tra le labbra della ragazza, insinuandosi nella sua soffice e umida rientranza, avanzando tra le pieghe e le avvallature calde e invitanti, soffermandosi, particolarmente, a scendere e risalire l'altura che sporgeva dalla sommità dello speleo.
Come aveva presupposto, ci era voluto ben poco prima che (T/N) avesse iniziato a contorcersi dal piacere, incapace di mantenersi stabile, immobile, tanto meno era stata in grado di tacere, di non lasciarsi sfuggire, tramite soventi mugolii e ansimi, quanto le stesse piacendo farsi tormentare da Yahiko che teneva prigioniero tra le sue gambe.
Più il ragazzo lambiva la morbidezza della ragazza, più si umettava: era una fonte di puro piacere liquido.
La (mora/bionda/rossa...) talvolta, stringeva le cosce, pressando la testa del ragazzo, in balia del piacere, non rendendosi conto di quanto lo stesse schiacciando con il suo peso e, poi, si agitava, inetta nello star ferma: inarcava la schiena all'indietro, muoveva in moto circolare il bacino, poi avanti e indietro, sfregandosi il più possibile contro il viso di lui.
Il telefono intanto squillava, non aveva mai smesso di squillare, ma nessuno dei due ormai ci faceva più caso al trillo continuo di sottofondo.
Yahiko stava lentamente e piacevolmente soffocando, strozzato e sottomesso dalle cosce di (T/N) che, di tanto in tanto, quando non aveva la testa ripiegata all'indietro, buttava un occhio in basso per controllare che il ragazzo fosse ancora proficuo, ancora vivo e in forma, stabile, per continuare a procurarle piacere.
Era totalmente in balia del piacere, era stata un'ottima scelta quella di offrirsi a Yahiko come cavia per provare il suo nuovo piercing, avrebbe dovuto farlo molto tempo prima e godersi i vantaggi di quel piercing il più spesso possibile.
Seppur il godimento fosse impagabile e imparagonabile, (T/N) sapeva che il migliore amico, riconosciuto da poco come uomo, da tale, aveva a disposizione un altro strumento che le avrebbe procurato altrettanto piacere.
D'un tratto Yahiko aveva ripreso a respirare a pieni polmoni, senza avere alcun peso gravargli sul petto, seppur con gran dispiacere, dato che soffocare non era mai stato tanto olfattivamente piacevole; (T/N) lo aveva scavalcato di nuovo, sempre brevemente, giusto il tempo necessario per slacciare frettolosamente i pantaloni al ragazzo e calarglieli, giusto quanto bastava, per liberare l'erezione che era intrappolata nel tessuto, agonizzante, da troppo tempo.
Di nuovo, il rosso non aveva nemmeno avuto un momento per realizzare cosa stesse succedendo, che la ragazza l'aveva sopraffatto e sovrastato di nuovo.
Adesso l'amica era, per l'ennesima volta, sopra di lui, a cavalcioni, sul suo grembo e, di nuovo, lui, o almeno una parte del suo corpo, era intrappolato in lei: il turgore era stato accolto tra la polpa accogliente, avvolgendolo dolcemente in un abbraccio madido.
Sollevatagli la maglietta fino alle spalle, le dita di (T/N) si erano fatte spazio sull'addome scolpito del ragazzo, tracciandone frugalmente i solchi e le avvallature, fino a raggiungere il petto sodo, la via verso il suo sterno era appena ricoperta, nel centro, da una lieve peluria ramata e, tante piccole e numerose lentiggini di un tenue marroncino, ricoprivano la pelle chiara del ragazzo.
Pensare che conosceva così bene quel corpo, eppure non l'aveva mai esplorato, non aveva mai preso in considerazione quel percorso sensoriale fino ad allora, seppur l'avesse sempre avuto a pochi passi da lei.
Di nuovo le mani di Yahiko avevano fatto presa sulle natiche della ragazza, invogliandola a muoversi.
Ancora affannato, il rosso guardava dal basso, in venerazione (T/N) scoparlo; quante volte si era immaginato quel momento e finalmente ora lo stava vivendo ed era assolutamente migliore di quanto avesse mai sognato.
L'amica muoveva il bacino con maestria, sfruttava la struttura flessibile del materasso per muoversi e creare attrito tra le loro intimità, tenendosi ben salda, con le mani appoggiate al petto del ragazzo che, a sua volta, la sorreggeva e l'aiuta nei movimenti tenendola per il sedere.
Ansimavano e gemevano insieme, alternandosi nell'esprimere il loro piacere, piacere che si stavano procurando e provocando insieme, uniti.
(T/N) inspirò a denti stretti, affannata e madida di sudore, togliendosi di scatto, di dosso, l'ultimo indumento che la opprimeva, lasciando libero il seno.
Aveva, poi, emesso un sospiro di sollievo una volta liberatasi, si era sistemata le ciocche di capelli (C/C) che le si erano appiccicate sul viso umido e aveva riportato le mani sul petto dell'amico.
Ammaliato dalla bellezza del corpo, ora, totalmente nudo, di (T/N), Yahiko si era distratto e non si era accorto che la ragazza aveva preso di mira i suoi capezzoli: l'amica aveva ben pensato di strizzargli le due protuberanze turgide, anche queste ultime trafitte da lato a lato da due barre metalliche sottili.
Il ragazzo per poco non aveva sobbalzato dal dolore, aveva serrato la mascella e puntato i suoi occhi nocciola, carichi d'astio, in quelli (C/O) di lei che, con un ghigno beffardo in volto, ansimando, continuava a cavalcarlo, sbeffeggiandolo.
Di rimando, Pain, le aveva tirato una prepotente pacca sul sedere, così forte che persino la sua mano aveva iniziato a bruciare dal contatto secco con la natica di lei.
La (mora/bionda/rossa...), però non aveva espresso alcun fastidio, ne sofferenza di conseguenza a quella carezza aggressiva, tutt'altro, aveva emesso un mugugno di piacere e il suo sorriso si era fatto più largo e appagato, si era, poi, allungata con il corpo verso il viso del ragazzo, facendo aderire i loro corpi nudi e accaldati.
Aveva infilato due dita nel cerchio di metallo al centro della collana borchiata che Yahiko indossava, tirandolo verso di sè, facendo aderire di nuovo le loro labbra: questo fu un bacio di pura passione, fu un bacio frenetico e incoerente, affannato, stanco, ma pieno di adrenalina, eccitazione.
Yahiko sapeva che a breve non sarebbe più stato in grado di trattenere il piacere, era sempre più vicino all'orgasmo e, da come si stava muovendo, su di lui, (T/N), anche lei doveva essere in prossimità di venire.
Si era tirata di nuovo dritta, le braccia tese in avanti, mani salde sul petto del ragazzo, appellandosi alle sue ultime forze: aveva i muscoli delle gambe in fiamme, le facevano male, li sentiva tirare a ogni movimento, ma non poteva fermarsi, era così vicina a venire che se avesse perso il ritmo in quell'istante si sarebbe rovinata l'orgasmo.
Il letto cigolava a ogni affondo, le doghe scricchiolavano, il materasso sfondato era sempre più infossato verso il basso, mentre la testiera del letto batteva rumorosamente contro il muro alle sue spalle, seguendo il ritmo degli affondi della ragazza.
Boccheggiò, mentre le sue carni si contraevano e rilassavano, palpitanti, intorno al membro dell'amico, mentre il suo corpo veniva pervaso da una vampata di puro ed effimero piacere.
Anche Yahiko non poté più contenersi, non poteva più trattenere la sua passione per (T/N).
''T-Ti amo (T/N).'' Aveva esalato, in un rauco sospiro liberatorio, liberando il suo corpo dal piacere, riversandolo nell'amica.
(T/N) aveva riportato la testa in avanti, con un sorriso compiaciuto sulle labbra, il corpo totalmente rilassato, al limite del cedevole, i capelli (T/N) le contornavano ribelli il viso rilassato.
Yahiko, con gli occhi semichiusi, quasi incosciente, in uno stato catatonico, venerava dal basso la ragazza, incapace di esprimersi o muoversi, tantomeno rendersi conto, in quei primi secondi che avevano seguito l'orgasmo, di rendersi conto di ciò che aveva appena dichiarato ad alta voce.
Le labbra della ragazza si inarcarono verso il basso, in una smorfia tesa, gli occhi (C/O), fino a poco fa carichi di lussuria, si erano fatti tetri; il suo orgasmo era stato rovinato.
Un terzo campanello di allarme aveva iniziato a echeggiarle nella testa, questa volta impossibile da non sentire: era una sirena di allarme che la invitava al cercare il prima possibile una via di uscita, inneggiava alla fuga.
Di nuovo, scattante, nonostante il corpo a pezzi, aveva scavalcato Yahiko, tirandosi in piedi e, ancora più velocemente di quando se li era tolti, raccattò frugale i suoi vestiti che lesta indossò, traballante.
Recuperò il telefonino che ancora squillava, abbandonato a lato del letto, tempestato di chiamate senza risposta dallo stesso mittente, lanciando un'occhiata angosciata all'amico, sdraiato, inerte, sul letto, prima di dileguarsi, finalmente, libera, dalla stanza.
Il ragazzo aveva realizzato troppo tardi cosa era appena accaduto, cosa aveva detto, come aveva rovinato quell'onirico utopico momento di intimità con la migliore amica.
Indolente, interdetto dall'orgasmo, era rimasto steso sul letto, nella stessa posizione in cui era rimasto per la maggior parte di quel pomeriggio, con i pantaloni calati alle ginocchia e la maglietta sollevata alle spalle; gli occhi nocciola, persi, avevano seguito, sovrappensiero, i movimenti fin troppo bruschi di (T/N), senza capirne il senso.
E non si era mosso, nemmeno di un millimetro, ritornato alla realtà, colpito dalla realizzazione di ciò che era appena successo, era rimasto lì immobile, infossato nel materasso mencio, a fissare il soffitto tappezzato dai suoi poster, i membri delle sue band preferite a giudicarlo dall'alto, solo la suoneria violenta del suo telefonino a spezzare il silenzio della solitudine.
Non aveva provato a contattare la migliore amica nei giorni seguenti all'accaduto, la conosceva fin troppo bene, sapeva che fino a quando non sarebbe stata pronta a parlare, non lo avrebbe incontrato.
Era sicuro che una volta metabolizzato e accettato la realtà lo avrebbe contattato e avrebbero chiarito, ne andava di mezzo l'integrità della loro amicizia.
Yahiko aveva per tutta la sua vita amato passivamente, di nascosto, l'amica, in codardia, permettendosi solo di sognare di poterla amare come avrebbe desiderato e, nel momento in cui, sempre in maniera passiva, non per sua attiva scelta, aveva avuto vissuto una delle sue fantasie, aveva ben deciso di rivelare a (T/N), in un momento di più succube debolezza mentale, il suo amore per lei, seguendo il copione che migliaia di volte aveva recitato nella sua testa, dimostrandosi, per l'ennesima volta, un codardo passivo, represso dall'amore.
Ormai il danno era fatto, d'altronde, seppur nei suoi sogni (T/N) ricambiava i suoi sentimenti, era ben conscio che nella realtà, soprattutto vista la reazione dell'amica alla sua avventata dichiarazione, lei non lo amasse.
Yahiko lo sapeva, non era mai stato delusionale, non aveva mai avuto aspettative, ciò che temeva, più di tutto, al seguito dell'accaduto, era di perdere (T/N) per sempre, anche da amica, era questo, era solo e sempre stato solo questo, il suo più temibile incubo, incubo che, al seguito della realizzazione di uno dei suoi sogni, sembrava si stesse per palesarsi.
Rincasato, aveva salutato distrattamente suo padre, rintanato nel suo ufficio, che dall'altra parte della stanza, doveva avergli detto qualcosa, parole che lui non si era interessato a fargli ripetere, a cui aveva annuito distrattamente, che non aveva percepito, annientate dalla musica ad alto volume che gli rimbombava, tramite le cuffie, nelle orecchie.
Risalendo per le scale con passo afflitto, aveva varcato la soglia della sua stanza, con la testa piegata in avanti, gli occhi fissi sullo schermo del telefonino che teneva tra le mani, alla ricerca della prossima canzone che gli avrebbe violentato le orecchie.
Rimase immobile, al centro della sua tetra dimora, a osservare, interdetto, il suo letto disastrato, sul quale giaceva, occupando il meno spazio possibile, verso la sponda destra, (T/N).
Sdraiata, dritta, con le braccia conserte sul grembo, da un tempo che non sapeva definire, la ragazza aveva fatto vagare gli occhi (C/O) per la stanza, risalendo verso il soffitto, alla ricerca di uno squarcio di arancione, di colore, tra quelle tetre locandine horror che tappezzavano ogni dove la stanza; non si era mossa, ne aveva spostato la sua meticolosa attenzione dal soffitto, quando Yahiko era entrato in camera, seppur avesse percepito la sua presenza.
Nel silenzio, si era steso a sua volta sul letto, a fianco dell'amica, a fissare il vuoto con lei; le doghe marce avevano cigolato, il materasso si era infossato verso il basso, seguendo i movimenti del suo corpo.
Questa volta non c'era nessun sottofondo musicale a scandire il passare del tempo, ne c'era alcun rumore a creare distrazione: il silenzio regnava sovrano, indeterminabile.
''Mi dispiace.'' Yahiko aveva voltato appena il capo in direzione dell'amica, che, fino a quell'istante, aveva solo osservato di soppiatto, con la coda dell'occhio.
La guancia di (T/N) era rigata da un solco umido, una lacrima si era fatta strada lungo la sua mandibola tesa.
Aveva cercato di trattenere autoritariamente le lacrime, tenendo gli occhi (C/O) spalancati il più possibile, puntati sul soffitto, con la speranza che l'aria glieli inaridisse.
Seppur, in parte, la sua tattica avesse funzionato, non appena aveva avuto il coraggio di aprir bocca, di esalare una paio di mere scuse, i suoi occhi si erano caricati di nuovo di lacrime.
Era raro che (T/N) piangesse; a Yahiko era capitato di vederla piangere per rabbia, ma mai per tristezza, per delusione o dispiacere e, lui, non voleva essere fonte di quelle lacrime.
''Non devi scusarti.'' Aveva risposto, con calma, fievolmente, osservando con attenzione i lineamenti del viso dell'amica, in tensione.
Si era preparato un discorso, in quei giorni di silenzio, aveva raccolto le idee e aveva immaginato, più e più volte, come il loro prossimo incontro si sarebbe potuto svolgere, le diverse dinamiche, alle molteplici conseguenze, i differenti modi in cui avrebbe potuto affrontare il discorso, a chiarire, a dichiararsi come si deve all'amica; era stato in silenzio, aveva vissuto passivamente il suo amore per lei per tutti quegli anni, non aveva mai avuto il coraggio di parlarle dei suoi sentimenti per paura di perderla, ma, ora, che la verità era venuta, approssimativamente alla luce, era obbligato a non essere più un codardo davanti alla realtà.
''Sono anni che sono innamorato di te.'' Lo aveva ammesso, di sua spontanea volontà, ad alta voce, con fermezza e, questo, era già un inizio e sollievo.
Aveva sospirato profondamente, toltosi il macigno dal petto, tornando a guardare i poster sul soffitto, a far vagare lo sguardo, in difficoltà a dissuadere le emozioni che stava provando.
''Nessuno lo sapeva. Sono stato così bravo a nascondere i miei sentimenti che nessuno, nemmeno tu, la mia migliore amica, te ne sei accorta. Non ho mai voluto che tu lo sapessi, non ho mai voluto dirtelo perchè non volevo perdere la nostra amicizia.'' La pura e semplice verità, senza giri di parole.
(T/N) aveva voltato appena il viso in direzione dell'amico, in tensione, angosciata dalla situazione che aveva creato con le sue avventate azioni, si sentiva estremamente in colpa di non essere stata abbastanza arguta da non accorgersi che il suo migliore amico, la persona che -evidentemente non- conosceva meglio di chiunque altro, fosse innamorato di lei.
Si sentiva ancor più in colpa di essere fuggita via, come una vigliacca, davanti alla sua sommessa dichiarazione, non facendo altro che nutrire la paura più fondata dell'amico.
Si era isolata per un paio di giorni, aveva dovuto farlo per raccogliere le idee e mettere insieme i pezzi, tornare indietro, mentalmente, nel tempo, seguire il trillo dei campanelli d'allarme che le risuonavano in testa, per trovare l'interruttore e spegnerli.
''Non volevo che tu ti sentissi in dovere di stare con me vincolata dalla nostra amicizia.''
Yahiko sapeva cosa voleva dire stare con qualcuno e non amarlo e non voleva ripetere lo stesso errore, non voleva che un'altra persona si legasse a lui senza amore.
Solo riflettendoci accortamente, (T/N), aveva finalmente capito perchè Konan aveva lasciato l'amico senza un evidente motivo, la loro relazione era sempre apparsa sana e fondata, invece era stata costruita su una menzogna e, con il passare del tempo, la verità aveva, pian piano, logorato perennemente le fondamenta, impedendone il recupero e un ulteriore sviluppo, ma ciò era successo privatamente, nessuno si era mai accorto, ne aveva dubitato, che la loro relazione non fosse durevole.
''Ho sempre accettato tutte le tue relazioni... egoisticamente sono contento che tu non ti sia mai innamorata di nessuno, seppur questo includa anche me. E non hai idea di quanto io sia sollevato dal fatto che tu non sia nemmeno innamorata di Hidan.'' Era quasi giunto al centro del suo discorso, Yahiko aveva bisogno di far capire a (T/N) che lui non aveva mai avuto alcuna intenzione di intralciare nessuna delle sue relazioni per gelosia, ma se si era tanto opposto a Hidan era solo perchè lo reputava, oggettivamente, una pessima persona.
''Hidan ha annientato la tua personalità... ogni tua singola qualità, i tuoi principi sono stati avvelenati dalla sua assidua presenza nella tua vita.'' Era davvero infastidito da Hidan e a pensare a lui e di come aveva rovinato la vita della sua migliore amica gli creava rabbia.
Non voleva niente da (T/N), non le avrebbe chiesto di dargli una possibilità, ne si aspettava che la loro amicizia, ormai, data la situazione, rimanesse quella di sempre, ciò che si augurava, però, era che l'amica si rendesse conto che la relazione ossessiva che aveva con quel ragazzo non era altro che un danno alla sua persona.
''So che la nostra amicizia non potrà più essere come prima, che non riuscirai più a vedermi come il migliore amico che hai sempre avuto a fianco. É inevitabile...'' Aveva sospirato amaramente, torturandosi con i denti uno dei piercing al lato del labbro.
Esprimere i suoi sentimenti e i suoi pensieri non era stato poi così difficile una volta obbligato a farlo, soprattutto non ne era angosciato perchè erano i suoi, aveva convissuto con essi per anni, quello che lo spaventava era l'incognito di quelli di (T/N) e, da lì a poco, sarebbe stato il suo turno di esprimerli e non aveva idea di cosa aspettarsi.
''Da parte mia non cambia nulla: continuerò ad amarti passivamente senza destare sospetti, mantenendo la mia posizione di migliore amico, se tu vorrai.'' Aveva concluso con un sorriso sconsolato il suo discorso, mentre l'ansia si riprendeva lo spazio nel petto di Yahiko che aveva abbandonato per poco.
''Koko...'' Aveva mormorato, commossa, la ragazza, incapace di trattenere le emozioni.
Con il dorso delle mani si era sfregata velocemente le guance arrossate e solcate da rigoli di lacrime, cercando di ricomporsi dal discorso toccante dell'amico.
Non avevano mai raggiunto in quegli anni un livello di intimità così profondo, nel giro di un paio di giorni il loro rapporto era stato sconvolto e si era fatto più insito.
''In tutti questi anni... in tutte le relazioni che ho avuto mi è sempre mancato qualcosa che non ho mai saputo definire.'' Aveva iniziato (T/N), tirando su con il naso, cercando di moderare l'emozione.
Era sempre stata alla ricerca di qualcosa, di un emozione, di un qualcosa di più di ciò che chiunque ragazzo avrebbe potuto offrirle, ostinata nel cercare una risposta alle sue domande, a trovare ciò che avrebbe riempito il suo vuoto.
Aveva avuto relazioni su relazioni, senza mai capire cosa stesse cercando di tanto particolare, cosa mancava a quei ragazzi per essere degni del suo amore.
Quando aveva conosciuto Hidan aveva quasi creduto di aver trovato la risposta alle sue domande, era quasi riuscita a saziare la sua fame con il compulsivo attaccamento che avevano l'uno dell'altro, per un breve periodo di tempo aveva quasi creduto che quello che c'era tra di loro fosse amore, che l'incapacità di lasciarsi, di stare lontani l'uno dall'altra stesse a significare che si amassero, ma ben presto si era resa conto di quanto fosse stato malsano quel pensiero.
Non erano capaci di starsi lontani, quanto non erano capaci di stare insieme, l'unica cosa che aveva tenuto morbosamente insieme la loro relazione erano state le liti e il senso di adrenalina, la rabbia, che spesso veniva sfogata nel sesso, che ne susseguiva.
Ma (T/N) non era mai stata alla ricerca di adrenalina, ne tantomeno amava litigare, soprattutto per sciocchezze, cosa che, invece, con Hidan era all'ordine del giorno; quante volte avevano litigato perchè lei non gli aveva mai detto di amarlo, quante volte era stata quasi costretta a cedere nel dare il contentino al ragazzo pur di cessare la lite.
Con Hidan era sempre stata una guerra e l'amore non deve essere tale, non avrebbe dovuto crearle così tanta inquietudine.
Il suo senso di vuoto continuava a tormentarla, a opprimerla, quasi quanto ormai -definitivamente- ex ragazzo.
''Ad oggi, mi sono resa conto che non mi è mai mancato niente, che ciò che stavo cercando, di cui avevo bisogno e non sapevo definire, ce l'avevo già, era sempre stato con me.''
Aveva tirato un sospiro di sollievo, puntando gli occhi (C/O) in quelli nocciola di lui.
Lo aveva guardato negli occhi così tante volte e non si era mai accorta di quanta adorazione si celasse dietro a quello sguardo premuroso; Yahiko era sempre stato lì, al suo fianco, a vegliare su di lei, cercando di essere il più presente possibile nella sua vita, occupando il meno spazio possibile, senza intromettersi nelle sue esperienze.
Il suo migliore amico c'era sempre stato e aveva contribuito solo in maniera positiva alla sua vita, la persona a lei più cara, era sempre stata con lei.
Non era mai riuscita a colmare quel vuoto perchè, in origine, l'aveva, disastrosamente, creato lei stessa, allontanandosi dal principio di sazietà; aveva cercato negli atri ragazzi, il suo migliore amico, la pura complicità che c'era tra di loro.
In tutta serenità si era gettata nel perpetuo caos alla ricerca di equilibrio che già esisteva; era stata cieca e indolente davanti ai sentimenti suoi e dell'amico.
Se Yahiko non avesse dichiarato inconsciamente il suo amore, al culmine del piacere, (T/N) avrebbe comunque messo in dubbio la loro relazione dopo la loro unione passionale, perchè quando si erano uniti, quando i loro corpi erano stati un tutt'uno, si era sentita finalmente completa.
''Koko, non so se sono innamorata di te.'' Aveva detto, con sincerità, stendendo le braccia, che aveva tenuto incrociate al petto, inquieta, lungo i fianchi.
Le dita avevano percorso lentamente il tessuto spesso delle lenzuola, alla ricerca della mano del ragazzo sdraiato al suo fianco.
''Però so che sei ciò che ho sempre voluto.'' Aveva concluso, arrivata alla bramata meta.
Yahiko non aveva perso tempo ad afferrare, prontamente, con delicatezza, ma una presa salda, la mano della ragazza.
Era da tutta la vita che sognava di avere una possibilità con (T/N), vivendo passivamente i suoi sentimenti repressi, ora, che aveva, davvero, l'occasione, la sicurezza, di vivere il suo amore attivamente, non si sarebbe più trattenuto.
Entrambi si erano guardati in imbarazzo, le labbra tese in un sorriso impacciato, gli occhi colmi di pura adorazione l'uno nei confronti dell'altra.
Si conoscevano così bene, in amicizia non c'era nulla che non sapessero l'uno dell'altra, ma, in questo momento, in intimità, avevano ancora tanto da imparare l'una dell'altro.
''Alla fine il piercing alla lingua non l'ho fatto invano, allora.'' Aveva ridacchiato, Yahiko, cercando di dissimulare l'imbarazzo, cercando di ritrovare la vicinanza con la sua migliore amica e di iniziare a coltivare la loro nuova relazione.
[13276 parole] - 3 Dicembre 2023
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