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Kiba

Sottoterra.
Ecco dove avrebbe voluto trovarsi Kiba in quel momento.
In una grossa buca, come quelle che scavava Akamaru in giardino e che, lui, tutte le volte doveva richiudere tra un imprecazione e l'altra, dopo essere stato sgridato da sua madre.
Sarebbe stato il posto perfetto: al buio, da solo e in silenzio; sicuramente così non avrebbe rischiato di essere preso in giro dai suoi amici per il resto della sua vita, ripudiato dalla ragazza che gli piaceva da una vita o, peggio, pestato a sangue e poi abbandonato sul bordo della strada come un cane.
Nel peggiore o nel migliore dei casi, ancora non aveva deciso bene, magari sottoterra ci sarebbe finito davvero, ricordato come: "Kiba Inuzuka il cane arrapato, segaiolo e stalker".
Il problema non stava tanto nell'essere stato scoperto a masturbarsi, non era mica la prima volta; quante volte sua madre l'aveva interrotto mentre era sul più bello?
Non era di certo un ragazzo introverso e vergognoso; no, Kiba non lo era di certo, anzi gli piaceva mostrarsi e fare lo spavaldo.
E, poi, come se gli altri non lo facessero!
Chi volevano prendere in giro?
Solo perchè non lo ammettevano, anzi dicevano che non lo avevano mai fatto, a differenza sua, non voleva dire che non si sparassero una sega ogni tanto!
No, di certo non era questo ciò che preoccupava il moro.
Purtroppo, questa volta, non era stata Tsume ad entrare in camera sua, magari urlando e scaraventandolo per terra ancora con il cazzo in mano, rischiando di farsi anche male, ma qualcuno di ancora più pericoloso e seccante.
E, soprattutto, quella che teneva nella mano libera non era una semplice rivista porno rubata da qualche edicola ben fornita, se lo fosse stata, l'Inuzuka non sarebbe stato preoccupato.
Era nella merda, nella merda fino al collo.
Se quello che stava facendo in quella stanza fosse uscito da lì, avrebbe avuto fare i bagagli e cambiare villaggio, come minimo.

"Imbarazzante, Inuzuka." Aveva sentito dire, con tono demigratorio.
Subito era sobbalzato, sgranando gli occhi e infilandosi sotto le coperte il più velocemente possibile.
Il suo cuore si era fermato per un istante quando aveva riconosciuta la voce di chi aveva parlato che non presagiva nulla di buono.
"C-che cazzo ci fai tu qui?! E poi perchè non hai bussato?!" Aveva ringhiato, mostrando i canini e girando la testa verso la porta scorrevole di camera sua, osservando, irato e sorpreso, la figura appoggiata allo stipite, con le braccia incrociate al petto, che lo guardava con le sopracciglia inarcate e un sorriso di scherno sulle labbra.
"Ho mai bussato in casa tua?" Aveva risposto, entrando nella stanza disordinata del ragazzo, ignorando ciò che stava pestando, l'ANBU.
"Esci immediatamente! E non hai risposto alla mia domanda!" Aveva urlato di nuovo, lui, tirandosi più adosso il lenzuolo azzurro, che lasciava intravedere l'erezione, seguendo con lo sguardo i movimenti lenti e composti della ragazza che si stava avvicinando sempre di più.
"Oh quante storie Ki-baka, ti ho visto mille volte nudo quando eravamo bambini.
E poi non è da te essere imbarazzato." Lo aveva schernito, arrivata ormai alla prossimità del letto, guardandolo dall'alto.
Lui aveva assottigliato lo sguardo, continuando a mostrare i denti bianchi e dritti che gli spuntavano ai lati della bocca.
"Non abbiamo più cinque anni e non chiamarmi in quel modo, (T/N)." Rispose, digrignando i denti e fissando in cagnesco la giovane che non sembrava affatto stranita da ciò che stava succedendo.
"Ho visto." Aveva iniziato a dire, lanciando uno sguardo al rigonfiamento sotto le lenzuola, che subito venne provato ad essere camuffato dalle mani del ragazzo che aveva imprecato a bassa voce.
"Sei proprio un cane arrapato." Asserì, poi, sedendosi tranquillamente sul fondo del letto, poggiando le mani ai lati ed alzando lo sguardo verso il soffitto.
"E tu sei una stronza insopportabile! Vai via dalla mia camera." Inveì di nuovo, puntando il dito contro la porta.
Lei aveva voltato la testa verso di lui, facendo scivolare una ciocca di capelli (C/C) lungo la sua spalla.
"Mi ha mandato tua madre a salutarti.
È da tanto che non ci vediamo, non potevo non venire." Aveva risposto, con tranquillità e senza mutare la sua espressione seria sul viso.
"Tsk! Non sai quanto sono felice di vederti.
Perchè non te ne sei tornata alla Radice invece di venirmi a scocciare?" Sbuffò, abbassando il braccio teso lungo il corpo, prima di incrociarlo al petto insieme all'altro.
La giovane ANBU era rimasta a fissarlo impassibile per un istante, osservando per bene l'espressione buffa e immatura che aveva Kiba, accentuata dai capelli arruffati che gli incorniciavano il viso.
"Ho dovuto portare il mio cane da tua sorella e ho approfittato della spiacevole occasione per salutare il resto della famiglia." Disse, tornando poi a guardare il soffitto bianco.
"Che bello." Borbottò lui, lanciando un'occhiata alla foto seminascosta sotto al cuscino.

Kiba non sopportava (T/N), non le era mai piaciuta.
Si conoscevano da quando erano piccoli, le loro famiglie erano molto amiche e così, spessevolte, avevano giocato insieme, o meglio, litigavano e si picchiavano anche facendosi male seriamente.
Quella bambina era sempre stata un maschiaccio e non faceva altro che prenderlo in giro facendogli saltare i nervi.
Lui aveva resistito finchè aveva potuto prima di metterle le mani addosso, perchè era un bravo bambino e non avrebbe mai picchiato una femmina, ma alla fine era arrivato alla conclusione che quella seccatura meritasse una lezione.
Peccato che la lezione l'aveva avuta lui, ritrovandosi con un braccio rotto e il labbro spaccato mentre lei se l'era cavata con qualche morso suo e di Akamaru.
Il loro rapporto non era mutato con gli anni: più crescevano più Kiba la odiava e la voleva fuori dalla sua vita.
Erano andati anche per un anno in accademia insieme, prima che lei fosse arruolata dalla Radice, sparendo dalla circolazione.
Così l'Inuzuka aveva tirato un sospiro di solievo per l'essersela tolta di torno ma aveva mantenuto una certa rivalità e odio nei suoi confronti; insomma, lei era diventata un ottimo Ninja e lui non voleva essere da meno.
L'aveva vista molto di rado dopo che aveva abbandonato gli studi in accademia; alla Radice erano molto severi ed anche tutt'ora, nonostante il loro capo fosse morto, gli ANBU di quel settore si facevano vedere in veste di normali cittadini raramente.
L'aveva incontrata giusto un paio di volte, durante quegli anni, quando il suo cane Ninja veniva portato da sua sorella per essere controllato.
Perchè, nonostante lei non facesse parte del clan Inuzuka, aveva come spalla destra un cane che, guarda caso, l'aveva chiamato proprio come il suo vecchio amico d'infanzia, giusto per schernirlo un poco di più.
Tutto sommato però a Kiba era andata piuttosto bene: almeno era un Cane Lupo e non un Chiwawa.
I loro caratteri, nonostante gli anni e gli insegnamenti non erano affatto cambiati: lei rimaneva una stronza di prima categoria che si divertiva a torturarlo e lui un idiota che cascava con facilità nei suoi giochetti psicologici, che lo facevano adirare.
Almeno non si erano più picchiati, ma solo perchè lui aveva deciso che, no, non avrebbe mai più picchiato una ragazza, soprattutto adesso che (T/N) era diventata anche piuttosto bella; pensiero che aveva faticato ad accettare (ma soprattutto perchè era un ANBU e ciò significava perdere in partenza).

Lei ridacchiò, cambiando posizione e sedendosi a gambe incrociate rivolta verso di lui.
"Ringrazia tua madre." Aveva detto, guardandolo divertita e tirando un poco verso di sè il lenzuolo che l'Inuzuka, prontamente, fermò prima che lo scoprisse.
Già, quella stronza di sua madre la adorava.
Con tutte le ragazze che esistevano a Konoha, proprio con lei doveva andare d'accordo; forse perchè entrambe erano due bastarde erano tanto amiche.
Sin da bambini, Tsume Inuzuka, aveva sempre visto (T/N) come la sua reincarnazione, elogiandola e facendole passare liscia ogni cosa, anche se si trattava di aver picchiato suo figlio.
"Vi odio tutte e due. Non so cosa ci veda di buono in una come te." Rispose, guardando un punto indefinito della sua camera.
La ragazza aveva tirato le labbra, tornando poi seria a fissare l'Inuzuka ancora nudo ed eccitato nel letto e che non vedeva l'ora di togliersela di torno.
Peccato che la suddetta non aveva la minima intenzione di andarsene così presto, anzi sarebbe rimasta a dargli noia per chissà quanto altro tempo; era il suo passatempo preferito ed era da troppo che non aveva possibilità di infastidirlo.
"Chi è il soggetto dei tuoi pensieri peccaminosi?" Domandò, facendo cenno con la mano verso il cuscino, sotto cui era nascosta la foto.
Subito Kiba si era irrigidito ed aveva messo la mano sopra di essa, prima che potesse essere presa dall'altra.
"Non sono affari tuoi." Aveva risposto, arossendo e deglutendo rumorosamente.
"Così mi ferisci, Inuzuka, pensavo fossimo amici. Non ti fidi di me?" Disse lei, con tono lamentoso, mettendosi già in una posizione comoda per scattare in avanti ed afferrare la pellicola.
"Non siamo amici e, no, non mi fido di te." Ringhiò, portandosi la mano al petto e stringendo il contenuto a sè.
Se (T/N) avesse anche solo intravisto qualcosa per lui sarebbe stata la fine; non avrebbe avuto occasione migliore se non questa per ridicolizzarlo e distruggerlo davanti a tutti.
Lei sbuffò, abbassando lo sguardo sulle pieghe del lenzuolo vicino alle sue gambe.
"Così ferisci i miei sentimenti, Kì."
"Tu non hai sentimenti, sei una bastarda." Rispose secco lui, cercando un luogo sicuro dove riporre il suo prezioso oggetto.
"La mamma ha ragione, sei proprio un idiota maleducato." Sospirò, roteando gli occhi color (C/O) e stiracchiandosi le braccia verso l'alto, inarcando un poco la schiena per farla scricchiolare.
Un campanello di allarme si accese nella testa del moro; quei movimenti non lasciavano intendere nulla di buono.
Imprecò mentalmente, cercando di usare il poco tempo rimastagli prima che gli saltasse addosso per decidere dove mettere la foto.

(T/N) gli lasciò intendere di avere ancora una possibilità di salvezza.
"Fammi vedere, da bravo." Disse, scrocchiandosi le mani ricoperte dai guanti neri, con tono cupo e superiore.
I suoi occhi lo stavano puntando semichiusi e ricoperti ai lati dai capelli, che rendevano la sua figura ancora più minacciosa.
"Scordatelo." Rispose, con fermezza, decidendo di tirarsi su le mutande alla velocità della luce ed infilarci dentro la fotografia.
Si scambiarono un lungo sguardo di sfida, prima che lei scoppiasse a ridere tenendosi lo stomaco.
"Pensi davvero che io mi fermi per così poco?" Domandò, indicandogli i boxer a righe azzurre e bianche che continuavano a mostrare il membro svettante.
"N-non lo faresti mai, non puoi farlo." Tentennò lui, mettendosi le mani sulle parti intime, seriamente intimorito.
La ragazza iniziò a muoversi lentamente verso Kiba che sgranò gli occhi e si rannicchiò su se stesso.
"Stammi lontana o-o giuro che non mi tratterrò nel metterti le mani addosso." Aveva provato ad intimorirla, risultando solo più insicuro di quanto già non fosse.
Ma lei non lo ascoltò, continuando ad avanzare a gattoni sul letto, raggiungendolo.
"Dipende in che modo tu mi voglia toccare, Kiba." Sghignazzò, arrivata ormai a mezzo centimetro dalla sua faccia, scrutandolo da vicino senza ancora toccarlo.
Trattenne il fiato, cogliendo l'allusione nelle sue parole, tenendo lo sguardo alto e gli occhi fissi nei suoi.
Prese coraggio e le diede una spinta leggera nello stomaco con il piede, per allontanarla quanto bastava per non sentirla respirare sulla sua faccia.
"Non provocarmi." L'avvertì, mettendosi ben seduto dritto sul letto che cigolò appena al suo spostamento.
"Voglio solo sapere su chi ti fai le seghe, Inuzuka." Non si trattenne a rispondere, spostandosi una ciocca ribelle da davanti ad un occhio.
"È una cosa personale.
Se te lo dicessi lo renderesti pubblico e mi metteresti nei guai perchè sei una stronza e non cogli occasione per prendermi in giro." Asserì, con decisione, digrignando i denti affilati.
L'altra sgranò gli occhi, stringendo il tessuto di cotone nelle mani.
"Pensi che sia così cattiva?" Domandò, leggermente offesa.
Lui soffiò, guardandola di sottecchi.
"Non me la bevo. Ti conosco bene e so che cercherai di raggirarmi facendo i tuoi giochetti."
"Ti ho detto che non mi faccio problemi a infilarti le mani nelle mutande, credi che abbia bisogno di fare giochetti?" Rispose subito, sapendo di avere la situazione in pugno.

Kiba di nuovò si bloccò, sentendosi con le spalle al muro.
No, non stava bluffando; non era una che si faceva tanti problemi a spingersi oltre al limite, soprattutto con lui.
"Perchè lo vuoi sapere? Che cosa te ne frega?" Chiese, curioso, senza toglierle gli occhi di dosso per essere pronto a qualsiasi sua mossa.
"Voglio vedere se vale la pena sprecare un erezione che ti dura da circa dieci minuti su una foto." Rispose (T/N), senza timore, alzando le spalle e guardando fuori dalla finestra a lato del letto, dando uno sguardo al giardino poco curato.
Il ragazzo non potè che abbassare lo sguardo imbarazzato sul suo bassoventre, dove il suo membro continuava a tirare e pulsare tra le sue gambe, nonostante si fosse preso uno spavento e ormai fossero diversi minuti che non si stava più toccando.
Le prese in giro dell'amica di infanzia iniziavano a pesargli; avrebbe preferito che si fosse scandalizzata ed imbarazzata, scappandosene via, invece quella stronza era completamente a suo agio a vederlo in quello stato.
Una risatina divertita fece fermare il flusso dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
Alzò lo sguardo verso di lei, tirando le labbra irato, sperando di non essere arrossito in volto, nonostante si sentisse le orecchie in fiamme.
"Se mi fai vedere chi è, ti dico su chi faccio pensieri poco casti io." Lo aveva incoraggiato (T/N), tornando seria, alzando un sopracciglio ed osservando la sua reazione.
Lui aveva sbattuto le palpebre più volte, grattandosi poi una spalla e rispondendo con finto tono disinteressato, perchè in realtà, sì, voleva saperlo, per poter avere qualcosa con cui ricattarla.
"Dovrebbe importarmi? Lo conosco per caso?" Chiese, per l'appunto, guardandola di sottecchi.
Lei aveva sorriso soddisfatta, incrociando le gambe e giocherellando con i parastinchi.
"Bhe, si e anche molto bene, Kiba.
Uno scambio di informazioni equo, che dici?" Rispose, allungando la mano verso di lui e facendogli cenno di farle vedere la famosa fotografia.
L'Inuzuka aveva gonfiato le guance riflettendo ancora un istante alla proposta: il suo fiuto canino gli suggeriva di non abboccare; come poteva essere sicuro che glielo avrebbe detto? E poi, poteva pur sempre mentire.
"Ho anche un suo oggetto personale e lui non sa che l'ho preso." Continuò lei, vedendolo tentennare.
"Mmmh, va bene, (T/N)." Aveva ceduto alla fine, sospirando e lasciandosi convincere ingenuamente, infilando velocemente la mano nei boxer e tirandola fuori subito dopo, per evitare contatti troppo prolungati con il suo sesso, lasciando la foto nella mano di lei, che se la tirò subito davanti al viso.
"Ah, Hinata eh?" Aveva detto, guardando il soggetto della foto ritratto di profilo senza l'ingombrante felpa che teneva solitamente addosso, lasciando il suo corpo in bella vista.
Di sicuro era uno scatto rubato, perchè la ragazza non stava minimamente guardando l'obiettivo e l'inquadratura era centrata esclusivamente sul suo seno prosperoso, trattenuto in una maglia stretta reticolata.
Lui non aveva risposto, limitandosi a guardare a terra un giornalino porno mezzo aperto e sgualcito.
"Bhe, me l'aspettavo a dire la verità." Aveva sospirato (T/N), avvicinandosi all'amico e sedendosi poco distante da lui, sventolandosi la foto sul naso e guardando in alto.
Lui aveva spostato gli occhi su di lei, guardandola di profilo.
"Che cosa vorresti dire? E poi adesso tocca a te!" Borbottò, togliendole la foto con uno scatto dalle dita, infilandola dentro in un cassetto stracolmo di cianfrusaglie.
"Dopo." Soffiò lei, sfilandosi i guanti neri pesanti ed allungandosi verso il davanzale per appoggiarli sopra.
Lui aveva seguito i suoi movimenti confuso, soffermandosi per un istante ad osservarle il sedere tondo e sodo coperto dal tessuto nero, prima di scuotere la testa e chiudere gli occhi.
"Dopo cosa? Dimmelo ades-" Aveva finito la frase sussultando sul letto e trattenendo il fiato quando sentì la mano di (T/N), afferrargli il membro da sopra le mutande.

L'aveva guardata con gli occhi spalancati, stringendo le coperte nelle mani, con la bocca semiaperta.
Cosa stava succedendo esattamente?
"C-che cosa vuoi fare?" Domandò, con voce roca e balbettando, lanciandole uno sguardo preoccupato.
Lei aveva passato l'indice in senso circolare sulla punta ancora coperta, facendo emettere un piccolo gemito al moro che aveva socchiuso gli occhi.
"Aiutarti a risolvere questo problema." Aveva sospirato, sorridendogli e avvicinandosi di più a lui, abbandonando l'erezione per slacciarsi le protezioni dalle braccia e gambe e poi passare al giubbino grigio.
E Kiba non aveva più risposto, respiando solo eccitazione in quella stanza.
Il suo naso non lo tradiva mai: sin da subito aveva avvertito che c'era qualcosa di strano, ma ora i suoi sospetti erano fondati.
Lei si era poi sporta in avanti con il viso, guardando negli occhi l'altro che si era spostato di lato deglutendo e rimanendo velato di un leggero rossore.
Poi si era fermato, lasciandola avvicinare.
Che cazzo, aveva una ragazza nel letto che lo voleva scopare e lui, con il pene eretto da minuti, si stava tirando indietro! Che idiota!
Le loro labbra finalmente si unirono in un bacio leggero, poi un'altro e un'altro ancora; fino quando Kiba non le aveva afferrato il viso con le mani e schiuso la bocca giusto il poco che bastava per lasciare uscire la lingua che avida andò ad insinuarsi nell'altro antro caldo dove l'aspettava la gemella che si lasciò stuzzicare timidamente, prima di prendere confidenza e muoversi più ritmicamente e con foga.
I respiri iniziavano a diventare pesanti e le labbra ad arrossarsi dopo essere state morsicate e succhiate con irruenza.
Si erano dovuti staccare, per prendere fiato, con lo sguardo ancora basso, verso le bocche semiaperte unite da un filo di saliva.
(T/N) aveva sorriso, mostrando appena i denti bianchi, prima di prendere un po' di distanza.
Aveva poi afferrato i lembi della maglia termica scura, sfilandosela e lasciando intravedere alcuni lembi di pelle segnata da cicatrici di diverse dimensioni e il seno fasciato da una stretta garza medica.
"Non saranno grandi come quelle di Hinata ma sono sicura che non ti faranno schifo." Aveva sospirato, iniziando a slegare il tessuto bianco e lasciando libero il seno che prima era compresso.
Lui osservava i suoi movimenti immobile, facendo guizzare lo sguardo su ogni punto di pelle scoperta, desideranto solo mordere e lambire quella carne morbida ed invitante.
Non aveva aspettato oltre a lanciarsi su di lei, facendole sbattere la schiena sul materasso, ancora con la fasciatura in una mano che era tenuta insieme all'altra sopra alla testa da quella più grossa e forte di Kiba che aveva deciso di dedicarsi subito al collo invitante, rimarcando un vecchio morso di qualche anno fa.
Lei aveva emesso un sospiro, lascandogli spazio e chiudendo gli occhi sotto il controllo di quello che fino a poco prima era stato un cucciolo intimidito.
Aveva fatto scorrere la mano libera lungo il suo fianco, soffermandosi poi a stringere un seno emettendo un ringhio roco nel suo orecchio, facendole accapponare la pelle.

"K-kiba..." Aveva mormorato (T/N), cercando di allentare la presa senza risultati.
Non che le dispiacesse essere toccata in quel modo e sovrastata così da lui, per una volta finalmente era lui quello superiore e ciò, in quel momento, le piaceva, ma voleva di più, voleva toccarlo anche lei.
"(T/N), sei invitante più di quanto pensassi." Aveva detto, sospirando sul suo collo, prima di scendere con il viso tra i due seni, lasciando una scia di baci umidi, andando poi a mordicchiare un capezzolo, facendola gemere.
Finalmente le aveva lasciato i polsi che si erano segnati di rosso, in modo che potesse avere le mani libere per strattonarle via con forza i pantaloni, tirando le labbra verso l'alto e mostrando quei due denti affilati che avevano lasciato il loro segno, passando su di lei.
Si avventò tra le sue cosce, iniziando a mordicchiarne l'interno di una, marchiando anche lì la zona mormida che ora aveva dei segni circolari ad abbellirla.
Il suo olfatto ben sviluppato aveva percepito un invitante profumo, feromoni, che lo attiravano verso il centro.
E tra un gemito e l'altro, l'ANBU cercava di tenere gli occhi aperti per vedere, quello che da piccolo era stato un bambino tanto carino e innocente, azzannarla come se fosse un osso da sgranocchiare.
"Hai un buon sapore." Constatò, dando la prima lappata alla vulva già velata di umori, fecendola contorcere un poco al contatto ruvido.
Poi aveva continuato, iniziando la vera e propria tortura.
La sua bocca si muoveva famelica e le dita affusolate le iniziavano a stuzzicare l'entrata, che presto venne violata ripetutamente.
Kiba si stava divertendo tantissimo a sentire la ragazza contorcersi e mugugnare al suo tocco, sentendosi per la prima volta padrone della situazione.
Il sapore leggermente salato e l'odore pungente di lei lo stavano, poi, facendo impazzire.
Era la prima volta che aveva tra le mani una femmina e stava dando sfogo a ogni sua fantasia.
Le pareti della sua vagina avevano iniziato a comprimersi e rilassarsi più volte sulle sue dita, lasciandogli intendere che la giovane fosse al culmine del piacere.
Si alzò, leccandosi le labbra sapide e tornando a sovrastarla con il suo peso, guardandola dall'alto affannata e con gli occhi languidi, mentre le guance erano tinte di un rosso accesso.
Sogghignò, appagato, ma ancora non del tutto soddisfatto quando la sua erezione si scontrò sul suo corpo accaldato, ricordandogli che anche lui aveva bisogno di attenzioni.
Si abbassò quindi con velocità le mutande, lanciandole sulla scrivania, prima si tornare a baciarla con prepotenza e sfregare il suo membro pulsante su di lei.
"Sei stranamente silenziosa, (T/N)." Ghignò, mordendole il labbro inferiore quasi facendolo sanguinare, mentre lei cercò con uno scatto di ribaltare le posizioni, senza però riuscirci.
"No, non ti lascerò vincere anche questa lotta." Aveva detto di nuovo lui, facendo presa con il suo corpo muscoloso su di lei, tenendola giù.
E lei si arrese, guardandolo negli occhi e rendendosi conto che quello che la stava per scopare non era più il ragazzino che aveva lasciato a combinare danni in giro per Konoha.
Prima che potesse pensare ad altro o ribattere le mancò l'aria, realizzando solo dopo la prima spinta che il cane bastardo si era infilato in lei senza preavviso iniziando a muoversi.
Aveva alzato gli occhi per farli incontrare con i suoi che erano socchiusi in due fessure, mentre il viso era corruciato in un'espressione concentrata.
La teneva per i fianchi andando avanti ed indietro, entrando ed uscendo da lei con ritmo sostenuto.

Kiba annaspava come un cane, continuando a muoversi sopra la ragazza che con la bocca spalancata tentava di respirare normalmente tra un gemito e l'altro.
Tornò a torturarle il collo arrossato, ringhiando di tanto in tanto nel suo orecchio, mentre le mani si spostavano dal suo seno ai suoi fianchi con costanza, pizzicandole con i polpastrelli la carne morbida.
"Kì..." Aveva detto, tra un sospiro e l'altro, cercando di avvicinarlo più al suo viso per poterlo baciare di nuovo.
Lui la accontentò, lasciando che le loro lingue si incontrassero di nuovo, attorcigliandosi l'una sull'altra.
Stringeva tra le dita i capelli leggermenti ondulati del ragazzo, massaggiandogli la cute, tenendolo ben stretto a sè.
Le spinte si fecero più scostanti ma profonde, andando a colpire ripetutamente il punto più sensibile della compagna che inarcò la schiena e gemette sulle sue labbra gonfie e rosse.
(T/N) strinse le gambe intorno al suo bacino, mentre sentiva che il calore concentrarsi sempre di più nel suo basso ventre.
Come una scossa che le percorse tutto il corpo l'orgasmo arrivò, facendola boccheggiare e contrarre più volte ogni muscolo del corpo intorno a quello del moro che rimase fermo dentro di lei a godersi fino alla fine gli spasmi del muscolo che lo conteneva; le pareti della vagina della ragazza continuavano a contrarsi ritmicamente sul suo membro, stringendosi ed allentandosi portandolo al limite.
Strinse le mani sulle sue natiche e chiuse gli occhi, inarcando le labbra in un ghigno, mostrando i denti bianchi e lucidi.
Venne copiosamente nella ragazza, abbandonandosi sul suo corpo stanco a riprendere fiato dopo l'amplesso.
I loro respiri erano affannati e i loro corpi svuotati da ogni energia; gambe e braccia erano molli ed erano distese svogliatamente sul letto sfatto.

(T/N) fu la prima a muoversi, cercando di togliersi di dosso il ragazzo che con uno sbuffò di contraddizione si spostò di lato, girandosi sulla schiena a guardare il soffitto bianco.
Sentì terribilmente freddo quando si staccò da lei, come se quel contatto così breve con un corpo sconosciuto fosse durato un'eternità e staccarsi gli avesse fatto perdere la stabilità.
Come il cane che era avrebbe voluto essere coccolato un poco, rilassandosi ed addormentandosi senza più nessun pensiero, completamente svuotato da tutto.
Girò la testa di lato, verso la giovane che era sdraiata nella sua stessa posizione e stava riprendendo fiato, con le gote arrossate e la bocca semiaperta.
Il suo seno si alzava ed abbassava constantemente, tornando ad una velocità moderata.
Rimase a guardarla per qualche istante, ripercorrendo mentalmente quello che aveva fatto poco prima, ricordandosi in quale momento di eccitazione le aveva dato quei morsi famelici che le avevano lasciato il segno tra le varie cicatrici sul suo corpo.
Un risolino lo fece tornare alla realtà; alzò lo sguardo sul suo viso, che adesso era a pochi centimetri dal suo.
Sbuffò, abbassando lo sguardo e sentendosi divampare nell'essere stato scoperto a osservarla con tanta insistenza e adorazione, sapendo che adesso gli sarebbe spettata una sessione di prese in giro.
La sua bocca inarcata in una smorfia venne catturata da quella di lei che gli lasciò un bacio leggero e dolce, mentre sentiva le sue dita lunghe passare tra i capelli ondulati e scomposti.
"Kiba, sei proprio un cane arrapato." Gli aveva detto, respirando sulle sue labbra umide ed arrossate, facendolo sbuffare di nuovo.
"Ed è per questo che mi piaci." Aveva continuato, lasciandolo interdetto e stranito.
Si era poi alzata per recuperare i suoi vestiti sparsi a terra, piegandosi senza vergogna davanti a lui.
Il ragazzo si era messo seduto sul letto ed aveva sbattuto più volte le palpebre, passandosi una mano sul viso mandido.
Che cosa voleva dire esattamente con quella frase?

La ragazza si era ormai rivestita del tutto, si stava riallacciando all'avanbraccio la protezione, soffiando di tanto in tanto sui ciuffi di capelli ribelli che le ricadevano davanti al viso.
"Adesso devo andare, ma ti prometto che verrò a farti visita più spesso d'ora in poi." Gli aveva detto, mettendosi le mani sui fianchi e sorridendogli furbamente.
Lui si appoggiato al muro freddo con la schiena, cercando un po' di solievo al continuo calore che provava in quella giornata fin troppo calda.
"Mi devi dire prima quella cosa." Le aveva ricordato, prima che lei si girasse per andare verso la porta di camera sua, andandosene di nuovo per poi riapparire chissà quando nella sua vita.
(T/N) lo aveva guardato con le sopracciglia inarcate per un istante, tirando infine le labbra in un sorriso.
"Ma davvero non lo hai ancora capito, Ki-baka?" Aveva iniziato a dire, avvicinandosi di nuovo pericolosamente a lui, facendo sfiorare i loro nasi.
"Ti ricordi quella maglietta, che avevi cercato di nascondermi l'ultima volta che ci siamo visti?" Domandò, riprendendo le distanza in modo che lui potesse ragionare con lucidità.
Lui si portò una mano al mento, guardando un punto indefinito sul letto prima di colorarsi di un rosso acceso sul viso e guardando teso la ragazza.
Oh, certo che se la ricordava e si ricordava bene anche perchè gliel'aveva nascosta.
"Stai scherzando? Ma-ma era sporca di-" Sgranò gli occhi, balbettando appena e non riuscendo a finire la frase dalla vergogna.
"Lo so, è per questo che l'ho presa.
Adesso ti è tutto più chiaro?" Le rispose lei, dandogli un pizzicotto sul naso che lo fece sobbalzare sul letto ed imprecare dal leggero dolore.
Quindi era così: (T/N) aveva pensieri poco casti su di lui e si toccava pensandolo con la sua maglietta imbrattata dal suo seme; chi l'avrebbe mai detto che quella che aveva sempre considerato la sua acerrima nemica in realtà avesse una cotta per lui?
Era confuso, molto confuso; non stava proprio capendo più nulla.
"Io credevo che mi odiassi.
Insomma mi hai sempre trattato di merda!" Disse, sorpreeso, alzando gli occhi su di lei e continuando a massaggiarsi il naso offeso.
"No, affatto." Gli disse, addolcendo il tono e incrociando le dita delle sue mani nervosamente, guardando a terra.
Era la prima volta che la vedeva così tranquilla e docile, togliendo il momento in cui l'aveva sottomessa e scopata per bene.
"Bhe, è colpa di tua madre." Ridacchiò, tornando a guardarlo un poco imbarazzata.
"Mi ha sempre detto di tenerti d'occhio e strigliarti come si deve." Concluse, spostandosi una ciocca di capelli dietro ad un orecchio con un movimento lento.
Logico, sua madre: quella strega aveva complottato dalla sua infanzia contro di lui.
"Magari è stata proprio mia madre a dirti fare sesso con me perchè mi reputa un povero allupato senza speranza." Disse, sbuffando e rotenado gli occhi al soffitto.
Lei rise divertita, intenerita dall'espressione buffa e offesa del moro che sembrava non gradire i riguardi che invece sua madre aveva per lui.
"No, però mi aveva accennato del tuo continuo masturbarti." Rispose, indicandogli in mezzo alle gambe il membro ancora nudo ma soddisfatto dai suoi bisogni.
"Tanto prima o poi sarebbe successo comunque." Parlò di nuovo, alzando le spalle e dirigendosi verso la porta, (T/N), venendo poi fermata di nuovo da Kiba.
"Aspetta! Cosa intendi dire?" Domandò, apprensivo, tirandosi ben dritto e pronto ad alzarsi in piedi per fermarla in caso avesse sviato la sua domanda.
"Ah giusto, tua madre non ti ha mai detto che io sarò la tua futura sposa.
A me l'ha sempre detto.
Bhe, ora lo sai.
Ci vediamo, Kiba." Lo aveva liquidato, chiudendosi frettolosamente la porta alle spalle e lasciandolo con la mascella spalancata.

Futura sposa? (T/N)?
Si grattò la testa, sospirando allibito.
Poi sghignazzò, scuotendo il capo.
Sua madre aveva proprio superato il limite, però, forse, dopo quello che era accadato quel giorno, l'idea di (T/N) come moglie non era poi così male come aveva pensato inizialmente.
"Kiba!" Sentì urlare, facendolo affacciare alla finestra semiaperte che dava sul giardino.
Il ragazzo stava per rispondere ma vedendo la scena che gli si presentò capì che non era lui il soggetto del richiamo.
Infatti, la giovane non stava chiamando lui ma il suo cane che, nonostante la zampa fasciata e il tutore al collo, stava cercando di montare il povero Akamaru che piangeva ed abbaiava cercando di spostarsi senza fare ulteriore male all'invalido.
L'Inuzuka si schiaffò una mano in faccia, prima di richiudere la finestra osservando per l'ultima volta la scena comica.
Quel cane gli assomigliava proprio, non c'era dubbio.
Si buttò sul letto di nuovo, chiudendo gli occhi cercando di riposare un poco ma i suoi buoni propositi furono presto distrutti dalla strega malefica di sua madre che aveva fatto irruzione nella camera, sommergendolo di domande poco opportune.

[5195 parole] - 18 Marzo 2018

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